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Condor senza meta

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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Infatti sono davvero rari i casi.
  2. Le mie preferenze: 1990 - 1992 - 1999 P.s. E' dura lasciare fuori storie come il "Passato di Carson" "Gli invincibili" "L'uomo senza passato" "L'uomo con la frusta" o "Cercatori di piste" tuttavia si deve valutare il lotto nel suo complessivo,quindi ho finito per optare per altre annate.
  3. Ieri sera, contrariamente a ciò che hanno fatto milioni di telespettatori, invece di sintonizzarmi per vedere la finale di Instabul alla tv, ho preferito sprofondare sul divano e recuperare la lettura dell'albo autoconclusivo di questo mese. Paradossalmente il caso ha voluto che l'autore della sceneggiatura è legato ai colori della squadra che è uscita sconfitta nella sfida e spero che non se l'abbia a male col sottoscritto se dovesse leggere il mio commento. E' stato il karma a punirlo per aver voluto dare le sembianze di Barella ad Arkansas Joe in una recente storia di Tex Willer? Dopo l'orripilante errore di Lukaku che ha tolto il sonno a molti tifosi, ce lo ritroveremo nei panni di un futuro villain nella saga? Chiusa la premessa ironica (velata di O.T calcistico di cui mi scuso), torniamo alla storia che è decisamente meglio. Episodio anomalo ma intrigante, con una prima parte indipendente che vede Kit e un giovane amico alle prese con un gruppo di scalcinati ladri di manzi. Purtroppo Piccolo Falco è davvero sfortunato con i giovani amici, visto che anche questa volta se lo vede uccidere sotto gli occhi. Porzione breve, non originalissima ma che si fa apprezzare per via del patto di sangue che Kit stipula con il morente amico e l'interessantissima sequenza della sepoltura navajo, che dà un tocco di epicità. La seconda parte che vede Tex narrare al figlio l'episodio del passato, mi ha preso di meno, vuoi per la ripetitività di alcune trovate di soggetto (carovane fuorviate da guide fuorilegge, assalti di indiani complici dei banditi e via dicendo) ma nonostante ciò Giusfredi riesce comunque a tirar fuori alcuni spunti particolari, come la forte vignetta della giovane donna trafitta dalla freccia, l'intervento di Tiger che riesce a salvarla, ma è soprattutto il rapporto del pard Navajo con colei che definisce "Capelli di sole" che mi ha colpito: di solito Tiger è freddo e irreprensibile, ma stavolta imho la giovane Ingrid non gli è indifferente. L'autore lascia tutto sfumato, come è giusto che sia, ma per me è evidente che fra i due si instaura qualcosa di più forte di una semplice riconoscenza per essere stata salvata. Anche quando l'eroe indiano la consegna alle cure del fidanzato, la freddezza di Capelli di Sole verso il suo coetaneo è palese e Tiger pare uno di quei paladini romantici che si sacrifica facendosi da parte. Sulle pagini finali e il patto di sangue fra Tex, Tiger e Carson se n'è già parlato abbastanza. Provo comunque a dire la mia. Trovo sia stata una scelta giusta quella di non dilungarsi troppo nella sequenza, si sarebbe rischiato di divenire stucchevoli, tuttavia la scena non è riuscita a coinvolgermi come avrei voluto, forse a causa di come è stata preparata e concepita. La sfida che Tex chiede al capo Osage Cervo Forte è un po' forzata, così come è ovvio che il capo indiano non rispetterà la parola. In fondo la precauzione della pistola è indice che lo stesso Tex è convinto della mancanza di lealtà dell'avversario, quindi è quasi un suicidio una simile scelta. D'altronde senza l'intervento di Carson e Tiger prima e dei Pawnee dopo, la sua sorte sarebbe segnata. Una scelta coraggiosa o del tutto folle? Ognuno formulerà la sua risposta in merito. Anche la scelta del giovane Pawnee di rinunciare alla sua vendetta per "sportività" è buona per fungere da assist a un suo ritorno, ma convince poco. Proprio questi aspetti, a mio avviso poco convincenti, hanno depotenziato il lirismo della tavola finale per me, Giusfredi è un autore bravo e promettente, ha un ottimo maestro come riferimento, ma proprio da lui deve carpire meglio i segreti di come creare davvero sequenze epiche e memorabili (di recente da me citate in un altro trhead). Riassumendo una storia non male, ma neanche indimenticabile. Dopo le recenti prove non convincenti di Burattini e Ruju, e questa breve alquanto lineare, comincia a pesare l'assenza di Mauro sulla regolare. Font si conferma un autore spacca platee. Parecchi lettori non lo digeriscono, altri gli riconoscono una buona capacità narrativa. Come sempre il sottoscritto si attesta a metà fra le categorie appena citate, comunque forse per l'età che avanza o la fretta di realizzazione, un lieve calo l'ho riscontrato anch'io. Sullo stile sui generis e alquanto caricaturale, sappiamo fin dal suo esordio sulla saga che fa parte del suo bagaglio personale, tuttavia rispetto al passato, mi hanno convinto davvero meno gli sfondi, alquanto vuoti e tirati via, quasi del tutto privati di quei bei tratteggi incrociati che arricchivano parecchio i paesaggi soprattutto notturni o in tempesta. Davvero sgraziate le ultime due vignette di pagina 17, con Kit che assume posizioni troppo innaturali e anatomicamente non ideali. Anche parecchi primi piani dei nostri sono troppo ridotti all'osso e quasi tirati via. Dimenticavo: fa un particolare effetto vedere Carson brezzolato ma non ancora del tutto imbiancato . Il mio voto finale è 7
  4. Proprio mentre leggevo la tua frase mi è venuta in mente la foro postata da Pasquale Del Vecchio su facebook qualche giorno fa, in cui, purtroppo, sfoggiava una corposa ingessatura al braccio destro dopo un incidente, che verosimilmente lo terrà lontano dal tavolo da disegno per il tempo della convalescenza. Tipico esempio di imprevisto che nè un autore, nè tantomeno la redazione può prevedere. In effetti gestire la programmazione di una testata come Tex non è mica una bazzeccola: fra ritardi di consegna e variabili impreviste c'è da perdere il sonno per garantire le uscite degli albi in edicola. Non oso immaginare in passato, quando i tempi erano ancora più stretti.
  5. Storia non trascendentale ma molto divertente. Sfruttando lo spunto di soggetto della guerra fra compagnie ferroviarie, con sabotaggi, piani criminosi ai danni della società rivale (con l'ausilio di bande di indiani assoldati con una manciata di fucili e fiumi di whisky), Bonelli sfodera una sceneggiatura molto ritmata e interessante. Tex, Kit e Pat si trovano di fronte una coppia particolare di avversari; Gordon e Stella di fatto sono il riferimento per i cospiratori (il presunto Colter che sentiremo solo nominare fra le pagine) per destabilizzare i cantieri della società ferroviaria rivale e indurre alla sospensione definitiva dei lavori del tracciato. Gordon mostra un discreto acume e anche la bella complice (non sapremo mai se è la sua donna) è capace di tenergli testa, anzi a tratti Bonelli sembra volerci far credere che possa essere capace di tradire il proprietario del saloon per prendere le redini del comando. Ai loro ordini il bieco Laredo e gli indiani agli ordini di Volpe Rossa. Dopo mille peripezie, scoppiettanti sparatorie e persino una lettera di dimissioni dal comando dei ranger per poter risolvere la faccenda senza essere troppo imbrigliato da regole e vincoli regolamentari, i nostri la spunteranno e riusciranno a strappare una confessione allo sconfitto Gordon, chiudendo di fatto una storia discreta e molto divertente. Sotto l'aspetto grafico, Galep (che apprendo leggendo il commento di Carlo Monni aiutato da Muzzi alle chine) si mostra in forma superba per ben tre quarti dell'episodio, mostrando solo una calo qualitativo sul finale, presumibilmente per la fretta di consegna. Da notare quanta cura e perizia impiega il compianto artista nel rappresentare l'elegante abbigliamento della coppia di villain; ogni vignetta un nuovo "outfit" con abiti chic e di alta moda. A memoria stento a ricordare personaggi più eleganti di Gordon e Stella, o quanto meno che sfogggiano un così ricco e variegato guardaroba, nemmeno nelle storie ambientate all'est. Il mio voto finale è 7
  6. Sono gli anni che emotivamente mi coinvolgono di più, visto che proprio in quel decennio conobbi Tex e nacque l'amore della testata che dura tuttora. Con lo spirito critico attuale, riconosco che non fu certamente il decennio migliore per la saga, ma il cuore ha pur sempre la sua valenza. Sono gli anni del declino di Bonelli e della difficile gestione nolittiana, ma anche dell'innesto di Nizzi (autore che all'esordio si mostrò alquanto ispirato) che fece ingranare il passo giusto per oltrepassare il pericoloso guado. Anche solo per una breve parte, avremo pure l'esordio di Borden sulla serie; è vero che bisognerà attendere almeno un altro decennio per la sua consacrazione, ma simbolicamente, l'arco di tempo che esaminiamo nel sondaggio attuale ha racchiuso tutti e quattro i grandi sceneggiatori della serie. Le mie preferenze vanno: - al 1986 (esclusa l'insufficente "Il ritorno della Mano Rossa") abbiamo tre soddisfacenti storie di Nizzi, soprattutto "I cospiratori", la storia col Maestro e l'esordio sulla saga del celebre Claudio Villa; - al 1988 (ottime "Gli Spiriti nel deserto", "Nelle paludi della Louisiana" e "La leggenda della vecchia Missione"; non male la "Miniera del terrore" e "I rapinatori del Missouri" - al 1989 (il mio legame affettivo con le storie di quest'anno è troppo forte per non sceglierlo). P.S. Mi spiace che storie splendide come "Fuga da Anderville", "Il marchio di Satana" e "Giungla crudele" rimangano fuori, ma nello stesso anno di riferimento delle stesse, sono state pubblicate storie non all'altezza (Vedi Cruzado e Artigli nelle tenebre) o piatte come quelle che caratterizzano gli ultimi numeri del centinaio 200.
  7. Tra il prezioso "bottino" della recente visita a Etna Comics, anche questa bella stampa con dedica del grande Fabio Celoni. Potrei definirlo un Mickey Carson?
  8. Purtroppo condivido quanto detto da Diablero. Tutti gli indizi portano a ipotizzare che il brusco cambiamento di produzione di Bonelli sia dovuto a gravi cause esterne. Problemi (suppongo anche abbastanza seri) che hanno via via intaccato la sua effervescente produttività. Qualsiasi sia stata la reale causa, possiamo solo rispettare il ricordo di questo grandissimo artista e rendergli infinitamente grazie per la preziosa eredità artistica che ci ha donato.
  9. Dopo svariati episodi, piacevoli e funzionali ma abbastanza nella media, Bonelli pescò dal mazzo un bell’asso. La storia in questione è molto ispirata e spicca nel periodo, grazie all’ottima tensione narrativa che l’autore riesce a fornire (davvero al cardiopalma la lotta di Tex e Carlos contro i puma colossali) e per la notevole caratterizzazione dei comprimari. Di scienziati pazzi ne è piena la letteratura avventurosa, ma Vindex si presenta fin dall’inizio come un villain alquanto particolare. Indubbiamente è un folle pericoloso, che col suo ambizioso piano di creare un impero mette a repentaglio la vita di sottoposti e avversari, ma è comunque un geniale studioso che riesce a padroneggiare con stupefacenti risultati le alterazioni genetiche, a tal punto di creare un siero speciale che accresce la stazza e la forza delle sue cavie. Fondamentale nelle sue ricerche la collaborazione del giovane braccio destro Hermann, studioso di grande valore che, compreso in ritardo i folli progetti del professore, diviene ben presto un suo prigioniero. La grandezza di Bonelli in questo caso è quella di mettere su una fine caratterizzazione dei personaggi: Vindex è palesemente afflitto da un tumore al cervello, che gli porta fitte tremende e altera gli spettri della sua follia. Hermann teme il suo professore, ma al contempo lo compatisce, visto che riconosce che gran parte delle cause della sua follia siano dovute al male che logora la sua materia cerebrale. Tuttavia il giovane è pure capace a ribellarsi al suo infausto destino di pedina consapevole nelle mani di un folle disegno malvagio, a tal proposito emblematica la scena in cui dà a fuoco il laboratorio anche a costo di rischiare la sua vita stessa. Verrà salvato da Zumas e creduto vittima di un incidente, tuttavia il suo aiuto diverrà fondamentale per permettere a Tex e al fratello Carlos di porre fine al folle piano di Vindex. Fra scene avvincenti con i feroci puma a caccia di carne umana, i desideri di fuga dei poveri messicani aggregatasi al pazzo capo e Tex che, coraggiosamente s’inoltra nel regno nemico, armato di decisione e candelotti di dinamite, si arriva all’epilogo, in cui, dopo una rocambolesca fuga i nostri sconfiggono Vindex e i suoi giganti Zumas, resi più che altro delle semplici cavie di laboratorio per i folli disegni del professore. Fondamentale sarà pure l’arrivo dei Navajos guidati da Kit e Carson e anche stavolta farà capolino l’erculeo Pat (che riesce a fare concorrenza ai Zumas in quanto a stazza senza bisogno del siero) promosso in quegli albi come il quinto pard. Straordinaria pure la prova grafica di Galep, che riesce a rendere davvero avvincenti le sequenze più inquietanti della trama, con un sapiente studio di contrasti e funzionali trovate dinamiche nelle sue vignette. In alcune parti è presente pure la mano di Gamba in appoggio, ma anche stavolta è marcata la differenza di spessore fra i due tratti. Galep fornisce davvero delle strisce di altissimo valore, che si sposano perfettamente con le tematiche molto particolari del soggetto di Bonelli. Il consueto binomio di qualità che funge da fondamenta all’immenso successo della saga. Chiudo segnalando un presunto refuso in cui incappa Gamba nelle vignette successiva alla pagina 68 dell’albo “Sinistri Incontri”: Tex, analizzando le tracce, nota la presenza di orme di stivali e di piedi nudi, presumibilmente di una coppia di indiani. Dall’assenza di mocassini, il ranger desume che non si tratti né di Papagos che di Pimas e opta per gli Yaqui, indigeni abituati a muoversi a piedi nudi. Fin qui nulla di strano, peccato però che immediatamente nelle sequenze successive, quella in cui i due indiani gettano Carlos nella fossa di pietra scistosa e poi si scontrano con Tex, è ben evidente che i due malfattori calzano dei mocassini . Il mio voto finale è 9
  10. Condor senza meta

    [347/349] Zhenda!

    Speriamolo, se no sguinzaglia le sue pantere nere per farci sbranare
  11. Condor senza meta

    [347/349] Zhenda!

    Provo a dire la mia: proprio perchè il Mefisto della "Gola della Morte" è quasi un altro personaggio rispetto al debutto (sia fisicamente che per caratteristiche intrinseche come i poteri magici, assenti durante la sua comparsa di prestigiatore) il fatto che Bonelli faccia citare a Carson la sorella Lily, serve ad ausilio del lettore di allora per avere un ulteriore "collegamento" con quell'episodio di un decennio prima, apparentemente scollegato a primo impatto. E' vero che l'autore non si serviva di spiegoni o cose del genere, ma perchè tacere di un'eventuale morte della sorella che suscitasse il grande desiderio di vendetta dello stregone? Era uno spiegone evitabile o un movente che rendesse più credibile la sete di rivalsa? Può darsi che la chiave di lettura di Diablero sia corretta, ma allo stesso modo è probabile che al papà di Tex importasse poco di Lily e la citò solo per quella sorta di "rimando" a cui accennavo sopra. Mi chiedo più che altro perchè Bonelli abbia proprio scelto Mefisto per mettere in scena la nemesi di Tex. Di potenziali stregoni ne aveva creati abbastanza e poteva optare per uno di quelli per un ritorno, invece scelse un piccolo prestigiatore da strapazzo che in fondo non aveva poi tanto incantanto al suo debutto. Sarà per il nome molto a effetto? O per montare ad arte la tensione narrativa all'inizio della prova con i misteriosi medaglioni con la "M" stampigliata che dovevano attirare la curiosità dei lettori? Non credo lo sapremo mai, di fatto rivoluzionò il personaggio creando un antagonista leggendario e di grande carisma. Il suo odio smisurato per Tex può solo essere un pretesto narrativo per giustificare la sua presenza sulla saga o figlio di un'incipiente follia dovuta sia all'aspro sapore della prima sconfitta, ma soprattutto a quel prezzo da pagare per inoltrarsi nelle conoscenze dei cieli neri e delle arti infernali. P.s. Chiediamo alla megera Zhenda il perdono per aver sconfinato in O.T. nel topic a lei destinato
  12. Può essere dovuto al fatto che, avendo forzatamente ridotto il numero di tavole sceneggiate a causa delle precarie condizione di salute, la redazione abbia preferito affidare Galep (disegnatore "principe" della serie, nonchè artista molto proficuo e celere) a sceneggiatori che potessero garantirgli un numero più elevato di tavole. Non credo affatto che possano esserci alla base motivi di screzi e dissapori artistici; suppongo purtroppo che si trattò di una scelta obbligata.
  13. Condor senza meta

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    Leggendo la programmazione dell'evento, Mauro dovrebbe presenziare da giorno 1 al 4 giugno, ma dovremmo chiederlo direttamente a lui.
  14. E venne il turno del simpaticissimo e pasticcione Pat Mac Ryan di debuttare sulla saga! A differenza dei vari Montales, Jim Brandon e Gross Jean che esordirono in delle storie di altissimo spessore (se non addirittura un capolavoro vedi "Il tranello"), per il nostro caro pugile Irlandese, Bonelli crea un episodio atipico ma divertente. In effetti leggendo la storia si nota che sono tre miniepisodi uniti da un unico filo conduttore: la spassosa ironia che la presenza di Pat assicura. Fin dal primo incontro dei nostri con l'erculeo amico, i guai non mancano, così come le risse. Aiutato l'ingenuo pugile a evitare una combine, Tex e Carson, con a seguito il nuovo pard, si lanciano all'inseguimento di una banda di fuorilegge. Sconfitti Rufus e company, la caccia si sposta verso una banda di Piutes, sbaragliata in un pueblo con l'esagerata sequenza dei massi lanciati da Pat in sommità della montagna. Toccherà proprio all'irlandese far calare il sipario su Piute Bill e da qui, senza soluzione di continuità, riparte l'avventura per aiutare Brent, padre della fanciulla liberata dalle grinfie della banda indiana e vessato dal prepotente di turno, che vuole rubargli il terreno per speculare con la ferrovia. Azione, risate e tanto ritmo si susseguono fra le vignette, ma in effetti manca una vera trama e si va avanti a sequenze e d'istinto. La parte finale è la migliore e l'ironia continua a far da padrona, anche nella spassosissima e movimentata sequenza dell'epilogo con Pat all'attacco, alla guida di una rudimentale automobile. Anacronismo della Ford T a parte, la storia diverte e nonostante non sia tra le prove migliori del periodo, si fa ricordare. Bonelli con Pat si diverte e gli ritaglia scenette sfiziose, come quella del saloon con i nostri che richiedono una gazzosa per l'atleta o la prova di tiro con tanto di piegamento di canna del fucile, per via della "mira troppo alta" . Pat si presenta anche come un ottimo demolitore, visto che a mani nude riesce a tirar giù un saloon, un pueblo e l'intera ciurma del ranch di Brent. Un autentico uragano di muscoli e ironia che ruba la scena ai nostri, anche se Tex e Carson non stanno di certo a guardare. Dimenticavo: l'odissea del ritorno alla riserva si è chiusa, visto che la storia inizia con Tex che autorizza il figlio Kit e Tiger a presenziare un raduno a nome suo. Altra curiosità il fatto che per un paio di episodi Pat sostituirà i due pard storici, evidentemente Bonelli aveva voglia di rodare al meglio il nuovo personaggio creato dalla sua penna. Capitolo disegni: molto marcata la differenza fra le mano di Galep e quella di Gamba, che si avvicendano tra gli albetti che compongono l'episodio. Sebbene Gamba si riveli un disegnatore molto utile e rapido, nel confronto col più quotato collega prende parecchi punti, poichè è evidente quanto il tratto del papà di Tex sia più curato e la qualità dei disegni di parecchie spanne sopra. Il mio voto finale è 7
  15. Condor senza meta

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    Il mio grande cruccio è che l'albo uscirà solo a fine giugno e non avrò la possibilità di farmelo autografare dagli autori a Etnacomics. Ci tenevo tanto! Ancor peggio, leggendo la programmazione dell'evento, comincio a temere pure di non poterli nemmeno incontrare, visto che sarò in fiera solo domenica 4 e per quel giorno forse Mauro e Dotti saranno già andati via. Peste e corna che sfiga!
  16. Le mie preferenze vanno per il 1971, 1972, 1973 in rapida sequenza. A un passo dal podio si attestano il 1970, 1974 e il 1975, ma le prefernze devono essere tre, quindi... Comunque un decennio magico per il grande Bonelli!
  17. Ovviamente Carlo, ma la scena di Nizzi non merita affatto il confronto con la mitica scena di "Magia Nera" a cui tu fai giustamente riferimento. Il risveglio degli zombie dal cimitero ha un non so di tamarro che con Tex ci azzecca poco. A mio parere ovviamente
  18. Ma sì Enrico, non ho affatto pensato che non lo fosse . Per quanto il mezzo scritto può portare spesso a fraintendimenti, non era questo il caso, difatti avevo inserito le faccine sorridenti proprio per puntualizzarlo. Comunque sulle minicopertine e la loro inutilità non c'è battuta che tenga.
  19. Condor senza meta

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    Non siamo al livello del Texone di Villa, ma la pubblicazione di questo atteso texone è pur sempre un evento. Soggetto intrigante e un disegnatore celere e affidabile, che su Tex sta percorrendo un processo di maturazione notevole sia tra le vignette che nelle cover. Dotti è un artista con i fiocchi e il texone è una vetrina che merita assolutamente.
  20. Il primo capitolo della Tigre Nera, benchè si possa dire, è una storia ottima. Nizzi va criticato dove merita (ed è tanto visto il suo crollo qualitativo negli anni) ma togliergli quei meriti che pur ha nella sua carriera texiana è, a mio umile avviso, molto ingiusto e scorretto. L'esordio della Tigre è davvero notevole e di spessore. Un villain fascinoso e di carattere, un clima asfittico e noir con il proseguo dell'indagine, con l'eliminazione a effetto domino degli adepti, reso perfetto pure dalla grande prova di Villa ai pennelli. Un epilogo scoppiettante e ritmato con una buona spruzzata di esotico salgariano e romanzo d'avventura tra i cunicoli dell'arcano covo, ricco di trappole e trabocchetti, che costringe i due pards a una vera odissea per uscirne illesi. Le seconda prova, sebbene non malvagia (a esclusione della stucchevole scena dei morti viventi neanche ci trovassimo in Dyd) non le si avvicina minimamente, visto che è comunque costretta a rimarcare il tema e l'operandi della principale e viene ovviamente schiacciata dal confronto. La terza, non andava nemmeno scritta o approvata, secondo me, visto le poche idee e il pessimo stato d'ispirazione di un Nizzi ormai bollito. Son curioso di vederne il seguito, sperando che l'espediente del recupero del villain presunto morto, non mi faccia vacillare del tutto la sospensione dell'incredulità, ma confido in Mauro, suppongo abbia avuto un'idea "forte" per riproporre un personaggio spinoso e non suo. Solo leggendo il seguito potremo giudicare, di certo Venturi è un disegnatore valevole che garantirà un esito grafico soddisfacente alla prova.
  21. Ovviamente . Il senso della mia ironica frase era quello di proporre qualcosa d'interessante in sostituzione della ormai consueta proposta di gadget inutili. Mi sono espresso male, ma temo comunque che il mio suggerimento non verrà mai preso in considerazione. Volete mettere le minicopertine in plastica da un euro al quintale!
  22. Anch'io suppongo sia dipeso dal tempo. Una copertina con quell'effetto pittorico presumibilmente necessitava un processo lavorativo più lungo; un "lusso" che Galep non poteva permettersi visto la mole IMPRESSIONANTE di lavoro a cui era sottoposto, fra cover e miriade di strisce da sfornare. Che peccato però! Visto l'esito, erano dei piccoli gioiellini grafici!
  23. Copertine molto efficaci e dinamiche, che rendono in maniera eccezionale. Quelle che vanno dalla N.9 alla N.15 poi, sono davvero splendide, con quell'effetto "dipinto" che le rende molto raffinate e curate. Un copertinista immenso per quanto se ne possa dire! Visto ormai l'imperante abitudine dei gadget superflui, perchè non creare un volume di pregio che raccoglie tutte le cover a striscia di Galep? E' un peccato che un tale patrimonio artistico vada smarrito nella coltre dell'oblio.
  24. Stavolta non sbaglio e metto tutte le tre preferenze. L'anno per me migliore è il 1969, ho poi votato il 1961 e il 1967.
  25. Personalmente non mi avrebbe dato minimamente fastidio l'assenza di Tex nella scena citata. Il giovane fuorilegge il suo l'aveva compiuto, conducendo una pericolosissima indagine da infiltrato in una banda di valenti avversari, non vedo perchè un lettore si sarebbe dovuto lamentare. In fondo la vendetta era di Cochise e non poteva essere diversa; un indomito guerriero Apache non può provare pietà per l'infido omicida del padre, nonchè di donne e bambini! La scelta di Mauro è stata diversa e tutto sommato non è così inaccettabile, Tex è ancora molto giovane e non può impedire al più saggio fratello di sangue di privarsi della sacrosanta rivalsa, comunque, anch'io come Diablero, avrei visto meglio un faccia a faccia con Tex fuori scena.
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