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NuvolaRossa75

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  1. NuvolaRossa75

    Tex Eroe Positivo?

    Secondo me, l'abilità di Bonelli padre e dei suoi epigoni "classici" sta nel creare un Tex positivo facendo in modo di mettere incondizionatamente il lettore dalla parte del ranger, che quindi può fare cose in condizioni di normale obiettivit? sembrerebbero efferate anche al più incallito dei rurales. E' lo stesso principio (con più ironia) che troviamo in film come Kill Bill (la Sposa fa un macello, ammazza per esempio una donna la cui figlia piccola è nella stanza accanto, ma diamine, ha ragione!) o (con serietà) nel coreano Lady Vendetta. Tex è un eroe positivo perchè il lettore è con lui, perchè fa quello che il lettore a quel punto vuole veder fare. Anche quando ammazza a sangue freddo. Quindi, quando il lettore storce il naso nel vedere qualche azione di "Tex", significa che l'autore non ha saputo interpretare quello che la sensibilit? dei lettori richiedeva in quel momento e spesso si tratta non tanto dell'omicidio a sangue freddo, ma del doppiogiochismo e del tranello subdolo (subdolo, non astuto). Personalmente, più che la fine di Lansdale - che da buon malvagio doppiogiochista si meritava tutta la fine fatta :capoInguerra: - una scena che ricordo mi colp? a suo tempo è quella, nel "Ritorno di Montales", in cui Tex lascia che il desperado prigioniero e delatore legato alla "apache" alla merc? dei suoi ex-compagni traditi senza la minima preoccupazione, per poi ricordarsene solo a cose fatte e facendogli il requiem con un ipocritissimo "Poveraccio, ammazzato dai suoi stessi compagni" (e che si aspettava? Che quelli, sapendo che probabilmente aveva vuotato tutto o parte del sacco lo portassero in trionfo? Meglio a quel punto un bel "Dopotutto non era uno stinco di santo") Per la scena di Lilyth che ammazza due predoni per legittima difesa, non me la sono presa più di tanto: penso sia stato piuttosto un omaggio ai nuovi modelli di "donne forti" (impensabili quando fu creato il personaggio) che ci propone la sensibilit? moderna, non solo western (per ricordare un filmaccio, penso alle pistolere di "Bandidas"...). Poi, il fatto che la donna forte non piaccia a tutti, è un altro paio di maniche...
  2. NuvolaRossa75

    [585/586] La Grande Sete

    Ho finito di leggere la storia due giorni fa, ma solo ora trovo il tempo per scrivere qualcosa. Si tratta di una prova ottima, una storia costruita essenzialmente sulle situazioni più che sui personaggi: scene come l'assalto ai due Pima, nonno e nipote, il l'assalto notturno al villaggio, il drammatico rendez-vous tra il bieco affarista e il suo segretario/galoppino rimangono impresse nella memoria, mentre i protagonisti di per sè non lasciano un'impronta di spiccata individualit?, rimanendo invece degli archetipi (ben diverso da stereotipi) che svolgono adeguatamente la loro azione. Questo spiegherebbe lo spazio ridotto dato alla dipendenza dalla morfina di Swilling (e il fatto che la dipendenza sia dovuta al degenerare di un uso terapeutico della sostanza serve a mantenerlo in luce positiva agli occhi del lettore: ci si sarebbe fidati allo stesso modo di un ubriacone o un uomo pieno di debiti di gioco?) oppure all'amicizia tra Tex e il capo Pima. Ripeto, in una storia costruita sulle situazioni più che sui personaggi, la cosa va più che bene, anche perchè un eccessivo soffermarsi sui comprimari rischia sempre di provocare quella "bulimia di caratterizzazioni" di cui spesso peccano altre storie. Una cosa molto bonelliana è la ripresa di un linguaggio informale, in alcuni punti molto localizzato dal punto di vista della lingua italiana, senza eccessive preoccupazioni per la correttezza storico-filologica. La novità nell'approccio di Manfredi sta nel "peso sociale" di questa storia: una tematica attuale, come rilevato da molti, che offre lo spunto all'autore per lanciare, nel corso della narrazione, una serie di messaggi (sfruttamento delle risorse a livello corporativo, creazione di una competizione aggressiva tra le classi più povere) che, almeno secondo me, finisce in alcuni punti per diventare troppo didattica e soffocare quello che dovrebbe essere lo scopo principale della storia: l'intrattenimento. Intendiamoci: neanche a me piacciono le storie sviluppate in un clima da Paperopoli, dove tutti si vogiono un gran bene e tutto è bene quel che finisce bene, ma l'enfatizzazione del messaggio sociale in storie del genere non mi sembra giovi alla narrazione. La formulazione dell'intento didattico dovrebbe essere lasciata al singolo lettore e non buttata in modo ingombrante come nel finale di "Giochi di potere": la frase "L'acqua e' di tutti! Non e' un bene che possa essere acquistato e venduto da nessuno!" (scusa Anthony, la pensiamo diversamente ) mi è parsa decisamente pesante. In ogni caso, per me resta una prova positiva e spero di poter leggere altri "Tex" di Manfredi. Civitelli fa delle tavole bellissime come al solito: il suo stile non è il mio preferito (io preferisco il tratto sporco e incisivo alla Fusco) ma è adatto ai personaggi del tipo bieco-perbene come Lansdale. Invece per gli scenari naturali, almeno per me, ci vorrebbe qualcosa di diverso ma sarebbe un delitto dire che i disegni di Civitelli sono brutti o inadeguati.
  3. Oltre che il personaggio storico di Mickey Free, Mickey Finn mi ricorda molto uno dei personaggi principali della saga western "Lonesome Dove" (compare nei romanzi "Comanche Moon" e "Lonesome Dove") di Larry McMurtry, il mezzosangue Blue Duck, figlio di un capo Comanche e di una messicana che, dopo aver abbandonato la tribù e ucciso suo padre, si mette a capo di una banda di spietati fuorilegge. Come Mickey Finn, anche Blue Duck fa una brutta fine... suicida per evitare la forca.
  4. NuvolaRossa75

    [67/68] Mano Gialla

    Forse i Seminole sono stati scelti anche perchè sono state una delle poche tribù a opporre una resistenza coronata da successo contro gli Stati Uniti. Per quanto riguarda la mancanza di rigore storico-antropologico nel primo Tex, non credo che in questo caso la storia ci abbia perso più di tanto, visto che in fondo si tratta solo di cambiare un nome; per altri (adesso mi viene in mente "Morte di un soldato", ma si potrebbero fare tanti altri esempi) il cambio avrebbe snaturato completamente la vicenda. Concordo però sul fatto che in "Tex" la storia dovrebbe essere sempre al servizio e seconda alla fantasia e non viceversa, come dimostrano anche storie recenti a mio avviso non molto esaltanti
  5. NuvolaRossa75

    [67/68] Mano Gialla

    Ecco due vignette che mettono a confronto la versione originale con quella ultimamente modificata, evidenziando la metamorfosi: Anche l'abbigliamento di Grosso Serpente ricorda più quello tradizionale delle tribù delle pianure, come gli Arapaho che quello tipico dei Seminole: Non so se la modifica redazionale sia anche dovuta al fatto che all'epoca della pubblicazione era già prevista l'uscita del texone "Seminoles", in cui invece questi indiani sono rappresentati in modo molto accurato, e che quindi si volesse evitare che i lettori facessero il confronto, sottolineando l'improbabilità della situazione.
  6. NuvolaRossa75

    [67/68] Mano Gialla

    Ho controllato la ristampa a colori di "Repubblica" e l' effettivamente i Seminole si sono magicamente trasformati in Arapaho Mi sa che i Seminole in Wyoming era troppo grossa anche per il "buon tempo andato"....
  7. NuvolaRossa75

    [67/68] Mano Gialla

    Ciao Cheyenne e grazie della risposta. Un gruppo di Seminole fu effettivamente deportato nell' Oklahoma centrale (dove fa ancora calduccio, visto che il clima è temperato, in alcuni punti addirittura sud-tropicale) dopo la seconda guerra Seminole (1835-42), ma la loro riserva era situata piuttosto lontano da quella degli Arapaho-Cheyenne meridionali, che del resto si form? molto più tardi (1867). Inoltre, visto che la storia è ambientata nella zona del Powder, gli Cheyenne coinvolti dovrebbero essere quelli settentrionali, che in Oklahoma ci arrivarono solo dopo la grande guerra Sioux (1877) e da cui poi cercarono in gran parte di scappare... soprattutto a causa del clima troppo caldo e insalubre per loro. Probabilmente la cosa è davvero frutto di una semplificazione grossolana, anche se l'ispirazione storica evidente (la guerra di Nuvola Rossa 1866-68) e gli ammiccamenti a un film ispirato a questa stessa vicenda ("Tomahawk"del 1951 - in cui Nuvola Rossa attacca un forte perchè gli hanno ammazzato un figlio) farebbero pensare che un po' di documentazione dietro ci sia stata. Secondo me hanno preso due tribù bellicose a caso e basta Certo, è vero che siamo in un fumetto dove Kit Carson è grande amico dei Navajo... haha haha haha
  8. NuvolaRossa75

    [67/68] Mano Gialla

    Scusate, volevo fare una domanda su questa storia: avevo sentito dire che, vista l'improbabilità dell'intera situazione (gli Cheyenne, la cui suddivisione meridionale arrivava massimo alle zone più a sud del Colorado, alleati con i Seminole che stanno quasi tutti in Florida?!?! E poi i Seminole non schiattavano di freddo nella zona del Powder!?!) la Sergio Bonelli aveva fatto una "correzione" nelle ristampe, trasformando i Seminole in Arapaho. Qualcuno può confermarlo? Grazie.
  9. Grazie mille per le risposte.
  10. Secondo me il problema della "gabbia editoriale" di uno o due albi è un falso problema, in quanto non ricordo di aver sentito alcuno degli autori che scrivono sul forum (Boselli stesso lo ha confermato in questa discussione http://www.texwiller. forumfree. org/index. p... topic=68&st=330affermando che l'autore ha un'idea già chiara in partenza di quale soggetto vada in due albi piuttosto che in tre) lamentarsene o parlare di soggetti diluiti o concentrati. Se vogliamo considerare "l'ultima annata" di Tex, partendo da "Terre maledette" e chiudendo con "Missouri", il mio giudizio personale (e sottolineo personale, quindi nessuno, a partire dagli autori, dovrebbe prenderlo come dogma di fede ma neanche come eresia) è sostanzialmente negativo, ma la lunghezza delle storie c'entra poco o nulla. Escludendo la storiella di Nizzi per il sessantesimo, da cui non mi aspettavo granch? visto che gli albi celebrativi a livello qualitativo lasciano sempre il tempo che trovano, anche quelli di GLB, le uniche che mi sono piaciute davvero sono "Omicidio in Bourbon Street" (pur con qualche sbavatura nel plot e la presenza-assenza di Tex) e "Lo sceriffo indiano". A questo punto, per evidenziare i "problemi" (che possono essere tali per me ed essere invece pregi per altri) evidenzio quelli che per me sono i pregi di queste due storie."Omicidio in Bourbon Street" è una storia gotica che si snoda in un'ambientazione urbana azzeccatissima, con un protagonista (Carfax) debitamente misterioso e intrigante, comprimari solidi che si ritagliano un proprio ruolo senza risultare ingombranti (Lagrange, Diamond Johnny, Tex e Carson), momenti di suspence alternati ad azione estrema. Si può reagire alla marginalit? della figura del ranger, protagonista solo nominale, ma la storia rimane sempre godibile e in ogni caso da rileggere. Un bel piatto esotico, stuzzicante e che sazia. "Lo sceriffo indiano" invece è una classica storia texiana, con grandi scenari paesaggistici, figure (lo spietato potente locale, il personaggio moralmente ambiguo) e situazioni (caccia all'uomo, amicizia virile) che si inseriscono nei classici archetipi western senza scadere negli stereotipi o peggio risultare stucchevoli e scontate. La classica bisteccona fiorentina con contorno di patate fritte come si deve e non alla McDonald. A questo punto, qual'? - sempre secondo me - il problema della altre storie, che quest'anno portano tutte la firma di Boselli? In primis, gli squilibri che si presentano tra trame e sottotrame, sia sotto forma di sequenze (che pesantezza il mega-flashback di "Missouri"!) che di dominanti narrative (qual'? il punto focale su cui deve orientarsi l'attenzione del lettore in "Terre Maledette" è Gli intrighi di Hank? Le vicende della famiglia di contadini e della bella Rhonda? La missione dell'avvocato Lyman°). Il punto più basso poi lo si è toccato con "Vendetta per Montales": una vicenda assolutamente priva di coerenza, con uno sviluppo forzato e poco credibile e personaggi psicologicamente amorfi (come cattivo Superciuk è molto più credibile di Nacho Gutierrez) o macchiette (l'indiano-clone del gobbo di Notre-Dame). Sappiamo benissimo tutti che il problema non è l'autore Boselli, che, quando in forma, è capace di gestire benissimo flashback ("Il passato di Carson" o "I due nemici") e strutture complesse per trame e numero di personaggi minori ("Golden Pass"); quello che mi sembra di percepire invece è una sorta di horror vacui, uno sforzo quasi ossessivo di catturare a tutti costi l'attenzione concentrata del lettore per il 150% delle vignette, come se l'allentamento della tensione dovesse per forza comportare sensazioni di noia o di stanchezza nei lettori, che invece ne hanno bisogno per apprezzare i momenti più "densi". Un altro problema sarebbe poi quello della gestione degli episodi storici e del come conciliarli con quello che è (o dovrebbe essere) un fumetto d'azione come "Tex", ma questo forse merita una discussione globale e un esame di questo elemento in tutti gli autori di "Tex", da Bonelli padre fino appunto a Boselli (Faraci per ora ha scritto solo due storie e di quella di Manfredi è ancora un'incognita).
  11. Premettendo che la storia mi è piaciuta parecchio (la migliore storia di Tex negli ultimi mesi, secondo me), avevo qualche curiosità sulla storia e l'ambientazione, che forse gli autori possono soddisfare:1) La storia è ambientata in Arizona, uno scenario tradizionalmente associato a deserti, distese assolate, siccit? (dettagli cari anche al "Tex" classico); c'è qualche motivo per cui invece è stata scelta un'ambientazione "montana" (Window Rock)?2) La tribù di origine della madre di Jerry: Apache o Navajo? Nella storia compaiono gli Apache, ma un'origine Navajo forse spiega anche il rapporto così stretto tra Tex e Jerry.3) La presenza così forte del personaggio del giudice Forrest, che è di fatto la vera "spalla" di Tex (nonostante sia il personaggio eponimo, Jerry Norton di fatto ha nello svolgimento dell'azione un peso da comprimario) ha provocato indirettamente l'eliminazione di Carson° Notavo che, pizzetto a parte, gli somiglia persino fisicamente e questo potrebbe avergli inconsciamente ?Grazie!
  12. NuvolaRossa75

    [583/584] Missouri!

    Il testo di questa versione è di Julia Ward-Howe, che lo compose nel 1861 proprio in alternativa al testo di "John Brown's body" (ritenuto "letterariamente grossolano") , che a quanto pare è una creazione collettiva dei soldati del 12?reggimento del Massachusetts . La musica è l'elaborazione di una melodia popolare di inizio Ottocento.
  13. NuvolaRossa75

    [583/584] Missouri!

    Da addetta ai lavori dico che per me la traduzione brutta non è per niente. :generaleN: E' è una traduzione ritmica, non letterale, come se ne sono fatte fino a poco tempo fa anche in contesti letterari e cinematografici. Confermo che il ritornello è cantato in oratori, campi da scout ecc. in inglese, ma solo quello, tutto il resto è in italiano. In ogni caso de gustibus ... e poi la storia appartiene in primis all'autore, giusto? :soldaton:
  14. NuvolaRossa75

    [583/584] Missouri!

    Grazie, Sam. A mio parere però il testo italiano, proprio perchè la canzone è molto nota anche da noi, avrebbe aiutato i lettori a evocare anche la musica, cosa non scontata con il testo originale visto che non tutti i lettori italiani hanno familiarit? con l'inglese.
  15. NuvolaRossa75

    [583/584] Missouri!

    Una curiosità personale: perchè il testo di "John Brown" è stato lasciato nell'originale inglese? Ricordo che Boselli aveva già fatto una cosa del genere in "Il passato di Carson", ma mentre di "The girl I left behind me" non c'era una versione italiana, "John Brown" da noi è notissima anche in traduzione (mi pare sia uno dei pezzi preferiti dei boy scout). Il testo italiano è disponibile qui:http://www.fortunecity.com/boozers/brewery... nzoni_varie. htmSe pensate sia necessario (dovesse sparire la pagina riportata sopra), farà un copia e incolla.
  16. Come ho potuto farmela sfuggire fino ad ora? haha haha haha Bravissima Segnalidifumo, complimenti!
  17. NuvolaRossa75

    Luogo Di Nascita

    Diciamo bravissimi gli autori di "Tex" che curano anche questi dettagli. :)Inoltre ho controllato e la mia prima risposta non era del tutto esatta : nel punto in questione non c'è una vera e propria confluenza (che avviene in localit? Del Rio) ma sono sufficientemente vicini (nemmeno 50 km) a Santa F?, da permettere una fuga sufficientemente "comoda"
  18. NuvolaRossa75

    Luogo Di Nascita

    Effettivamente è plausibile. Nella prima cartina (che illustra "la lunga marcia" dei Navajo) vediamo la collocazione di Bosque Redondo (Fort Sumner), sul fiume Pecos, a sud-est di Albuquerque Qui sotto vediamo la collocazione della zona rispetto a Durango: Effettivamente alla gang sarebbe "bastato" seguire il corso del Rio Grande fino al punto in cui confluisce con il Pecos.
  19. A dire la verità "Tex" non è stata l'unica icona western di cui è stata fatta una (forzatissima in questo caso) lettura in chiave omosessuale: ricordo che qualcuno, in tempi insospettabili (prima di "Brokeback Mountain") interpretà così il rapporto tra i personaggi di Henry Fonda e Anthony Quinn in "Ultima notte a Warlock" (anni Cinquanta) e quello tra Robert Redford e Paul Newman in "Butch Cassidy" (anni Sessanta). A parte la forzatura evidente della psicoloogia del personaggio di Tex, quello che trovo scorrettissimo in questa vicenda è la palese violazione del diritto d'autore (e non c'è bisogno di essere avvocati per accorgersene): più che di "ingenuità" a me sembrerebbe proprio il caso di parlar di "malafede".
  20. Secondo me il volto di Tex è semplicemente la "summa" della tipologia eroe-western del periodo 1920-1950: fisico asciutto ma non scarno, zigomi alti, labbra carnose, rigorosamente senza barba (mentre nel vero West i rasoi erano gadget opzionali ) . Giuliano Gemma aveva una faccia e un fisico perfettamente adeguati a questo canone e questo senza dubbio gli assicur?, oltre alla partecipazione a un bel numero di spaghetti western, un posto nell'immaginario di Galleppini. Gary Cooper è stato indubbiamente una delle icone principali del western classico, ma, se ci mettiamo ad analizzare graficamente Tex, e non solo quello di Galep, ci ritroveremo atteggiamenti ed espressioni di altri grossi nomi del cinema americano western (James Stewart e John Wayne, solo per dirne un paio). Una cosa che notavo nell' iconografia texiana contemporanea è una "marvellizzazione" delle figure umane: premesso che non mi piacciono i fumetti della Marvel, penso che questa tendenza - se di tendenza si tratta - andrebbe limitata, come andrebbe limitata in caso si decidesse di sperimentarla, un'ipotetica "mangazzazione" di Tex (anche se i manga invece mi piacciono)
  21. Ciao Cheyenne, "Whoa" è un'espressione che usavano (forse usano ancora) i cowboy per far fermare i cavalli, quindi credo proprio sia anglo-americana. Su "Chin-dash" non saprei (non ne so molto, di Navajo ), ma era il nome dello scout Navajo (a sinistra) ritratto in questa foto di J. L Clinton (1878)
  22. Mi è capitato, in altre discussioni, di tirare in ballo l'elemento sovrannaturale nelle storie di Tex e di discutere sull'opportunità della sua presenza in un fumetto di ambientazione realistica e western. Pensavo, con questa discussione, di sistematizzare un po' le varie espressioni del sovrannaturale in "Tex" (servendomi della collaborazione di mio fratello Pedro Galindez, che ringrazio, per la bibliografia) e la loro funzione, discutendo con tutti voi dei risultati. Le tipologie del sovrannaturale e le loro espressioni in diversi personaggi di "Tex" si possono più o meno riassumere così: a) Espressioni dell'elemento magico nelle culture nativo-americane o minoritarie : ne sono un esempio lo stregone Navajo Nuvola Rossa e Zhenda(visti per la prima volta in Pueblo Bonito nn.70-72), Padma (in Incubo! nn.78-80), Mitla e il Diablero (Diablero! nn. 135-137), Kabagi lo stregone ( Nelle paludi della Lousiana nn.330-333) b ) Magia nera e occultismo : Mefisto (apparso in queste vesti in La gola della morte nn. 39-40) , Yama (in Il figlio di Mefisto nn. 125-128), i neri del vodoo (apparsi per la prima volta, con il baron Samedi e Loa in Terrore sulla Savana nn. 93-95) c) Presenze dall'aldil' : la Dama di Picche (storia omonima, nn. 116-117), padre Matias (in Santa Cruz nn. 215-217), Colorado Belle (storia omonima, nn. 538-539) e (questi due con un grosso punto interrogativo), Nana lo stregone Apache (in Il tesoro di Victorio , nn. 191-193) e padre Venustiano (in Guerriero Apache nn. 378-381). d) Scienza ai confini del paranormale : il Morisco (apparso per la prima volta in Il tesoro del tempio nn. 76-77), il professor Steiner (in Un mondo perduto nn, 282-283), i fratelli Herrera (in Gli uomini giaguaro nn. 387-392) e Ten°br?s/Cairfax (in Omicidio in Bourbon Street nn. 576-578) Le funzioni narrative del sovrannaturale, così come espresse da Vladimir Propp in Morfologia della fiaba , possono essere riassunte così: Danneggiamento: provoca una situazione di pericolo o un danno al protagonista (Tex) e al suo nucleo familiare e di sodali (che è quello che fanno sempre Mefisto e Yama, per citare gli esempi più noti, ma possono farlo anche personaggi legati al magico come espressione di cultura "altra", come i neri del vodoo, Zhenda e i diableri). Azione del mandante : invia l'eroe (Tex) in una missione (lo fanno soprattutto gli ectoplasmi: si pensi a Colorado Belle e a padre Matias) Azione degli aiutanti : forniscono all'eroe (Tex) strumenti e conoscenze legate al sovrannaturale, ossia a una sfera che esula dalle sue conoscenze e abilità, necessarie per affrontare una situazione di pericolo o danneggiamento (Nuvola Rossa, El Morisco - sono "aiutanti" in un certo senso anche Nana e padre Venustiano, anche se Bonelli e Nizzi, gli autori delle due storie in cui compaiono, danno alla loro natura una vena di ambiguit? - veri fantasmi o espressioni della paura e del rimorso dei personaggi a cui appaiono?, T?n°bres/Cairfax) Il magico, secondo me, diventa elemento ingombrante quando il personaggio che lo introduce, esula dalle funzioni sopra descritte per diventare protagonista; in pratica, quello che mi faceva considerare il soggetto e la sceneggiatura di "Omicidio in Bourbon Street" inadatti a Tex, che - spero sarete d'accordo - può utilizzare il magico, ma mai farsene sopraffare, n° in senso negativo n° in senso positivo. Buona discussione!
  23. "Non mi piacciono gli spinaci, e sono contento che non mi piacciano, perchè se mi piacessero li mangerei, e io invece proprio non li posso sopportare" (Clarence Darrow). De gustibus... anche a me farebbe, per dire, rabbrividire un incontro tra Tex e Magico Vento (quest'ultimo non lo posso soffrire) preferirei una nuotata tra le ortiche a un evento del genere, però se succedesse mi limiterei a non leggere la storia in questione e a essere contenta per coloro cui dovesse garbare. :soldatoS:
  24. Sinceramente ho sempre pensato che con "l'apriorismo" (scusate l'orrido neologismo) non si va mai molto lontano; leggo da tantissimi anni "Alan Ford" e non avrei mai pensato che Magnus potesse disegnare "Tex"... e invece, vedendo le tavole della "Valle del terrore" ho avuto una felice sorpresa. Le sperimentazioni sono comunque un arricchimento, anche quando non riescono. Circa le osservazioni sull'oriente fatte negli ultimi due messaggi (non quello di Cheyenne, naturalmente), non sto neanche a rispondere; mi limito a dire che per fortuna Tex non è n° razzista n° xenofobo.
  25. Per la verità, un buon esempio di manga di ambientazione USA Ottocento (anche se non strettamente western) c'è stato: il Via col Vento (Kaze to tomoni sarinu) di Mutsumi Tsugomo. Sempre un manga shōjo (destinato a ragazze adolescenti, quindi pieno di occhioni sgranati, ghirlande di fiori, linee curve), ma molto realistico e originale nel suo genere. Posto un paio di tavole: Copyright: www.shoujoinitalia.net Forse non darebbe una prova cattiva in Tex. Ovviamente, i testi andrebbero affidati a terzi...
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