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TWF - Tex Willer Forum

Jim Brandon

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Everything posted by Jim Brandon

  1. Personalmente almeno "Il manicomio del dottor Weyland", "Alla ricerca delle navi perdute" e "La maschera di cera", che reputo storie tutt'al più buone.
  2. Letto in questi giorni il cartonato che, a mio avviso, costituisce ultimamente, con il Texone, la collana texiana con il livello medio più alto (premetto di Tex Willer ho letto solo qualche albo, che non mi ha appassionato particolarmente). La trama imbastita da Giusfredi, pur nella brevità dello spazio a disposizione, risulta piuttosto intricata, con un intreccio di personaggi e nomi che costringe ogni tanto a tornare indietro nella lettura per riprendere il filo e che mi ha ricordato un po' la famosa scenetta di Aldo, Giovanni e Giacomo su "Pdor, figlio di Kmer..". Qualcuno nei commenti precedenti ha parlato di storia "boselliana" e su questo aspetto concordo. Tuttavia, poiché ritengo che il "minestrone di personaggi", condito da uno svolgimento tortuoso della trama, ultimamente abbia un po' preso la mano al curatore, non lo trovo da questo punto di vista un complimento. Anche perché penso che uno sceneggiatore agli inizi debba ricercare maggiormente di sviluppare un proprio stile autonomo. Detto questo, la storia è comunque dignitosa, pur senza toccare il livello dei cartonati migliori. La supportano anche i disegni dell'ottimo Civitelli, come sempre dal tratto nitido e pulito, che non spicca però in dinamicità. Il colore non gli nuoce (anche perché mi sembra che Civitelli abbia adeguato un po' il suo tratto, proprio in previsione dell'utilizzo del colore), come avviene invece per i disegni di Villa sul controverso albo celebrativo.
  3. Condivido pienamente... non c'è altra spiegazione.
  4. Per me "I dannati dell'Artico" è una buona storia (specie considerando i livelli attuali della serie regolare) , pur con qualche difetto (su tutti la presenza pleonastica di Dallas), ma non al livello (e nemmeno di poco), per dire, di "Sulle Piste del Nord" (con cui ha un qualche richiamo). Premetto che ho letto solo da pochi anni (ebbene sì) "Sulle piste del Nord", per cui il fattore nostalgia in questo caso non entra in gioco. La "Vendetta delle Ombre", invece, non mi ha colpito particolarmente e non è tra le mie storie preferite di Boselli. Sulla storia dei Seminoles della collana Tex Willer non mi esprimo perché non l'ho letta.
  5. Per me il GLB della "golden age" è inarrivabile, davvero in stato di grazia. Boselli su Tex, pur con tutto l'apprezzamento, resta a mio avviso lontano da certe vette, anche tenendo conto di quello che sembra un certo calo di livello della produzione più recente (es. la sequela dei 4 albi soporiferi di Mefisto, pur se disegnati da Civitelli o l'ultimo discusso albo celebrativo). Come importanza tra gli sceneggiatori della saga (e qui alcuni non saranno d'accordo) lo metterei, personalmente, subito dopo GL Bonelli, insieme a Nizzi. Poi tra Nizzi (quello migliore, certo, non quello della decadenza) e Boselli ciascun lettore avrà ognuno avrà naturalmente il proprio preferito. Per me hanno scritto entrambi, pur nella grande diversità della loro visione texiana, storie memorabili. Su Zagor e Dampyr non mi esprimo, poiché non li seguo.
  6. La mia paura è per Lucero: lì abbiamo visto solo la tomba, mostrata a Tex dai frati della missione. Ci sarà da fidarsi? 🤔
  7. Riletta oggi dopo molti anni questa storia. Non un numero memorabile, come quasi tutti quelli celebrativi (ogni riferimento a "La cavalcata del destino" è puramente voluto). Sinceramente però lo ricordavo peggio, anche se la vicenda, il cui spunto iniziale ricorda quello del n. 200, non si può dire che si dipani in modo proprio avvincente e spumeggiante. Quello di cui si avverte di più la mancanza sono i dialoghi brillanti del miglior GL Bonelli (ad esempio quello di "Terra Promessa"), che in una storia con poca azione come questa avrebbero sicuramente giovato, contribuendo nel tenere desta l'attenzione del lettore. I disegni di Galep colpiscono ancora il segno nelle scene dei paesaggi, illustrati con maestria, o in quelle iniziali del temporale che accoglie i pards al loro arrivo a Phoenix. Meno riusciti, a mio avviso, i primi piani dei pards, con Carson che in un paio di casi sembra Matusalemme.
  8. A me, sinceramente, sembra un'interpretazione un po' "presa per i capelli". Se Higgins non solo non è morto, ma ha la possibilità di delinquere ancora per anni e reiterare i suoi delitti contro altri innocenti, la vendetta mi pare ben lungi dall'essere conclusa. Ho letto i commenti sui gruppi FB e la maggior parte sono entusiastici. Evidentemente la storia, presa a sé stante (ricordiamoci anche dei disegni di Villa), non è male. Se uno non ha letto "Il Giuramento ".
  9. Preso e letto ieri. Ottimi, come sempre, i disegni di Villa, anche se condivido il giudizio che il colore (in particolare in questa configurazione) non gli giovi. SPOILER Passando alla storia, è plausibile il modo in cui si sarebbe salvato Higgins, ma, personalmente, lo avrei lasciato dov'era, nell'universo dei ricordi "glbonelliani". L'impressione è che, nell'intento di rendere speciale questo numero celebrativo, si sia andata a scomodare, modificandone in sostanza il finale, una storia che era perfetta così come narrata a suo tempo. Considerando poi la mancata vendetta nei confronti di Higgins, che apprendiamo dopo 50 anni, e i danni ulteriori da lui causati per essere stato lasciato inconsapevolmente in circolazione da Tex, se l'autore non fosse stato il bravo Boselli, molti avrebbero gridato al Tex piccione o, peggio, alla "nizzata" (retroattiva in questo caso). Anche il riutilizzo delle coperte contaminate dal vaiolo non brilla per originalità. A mio giudizio il miglior Boselli è quello che scrive senza cercare (magari inconsapevolmente) l'epicita' del racconto o il "capolavoro", come a volte certi fuoriclasse nel calcio sentono troppo la partita e cercano il "numero" a ogni costo o insistono troppo nel dribbling. In ogni caso, sempre ovviamente a mio giudizio, la ripresa di una storia epica come quella de "Il Giuramento", se proprio ci si voleva cimentare, andava "maneggiata con cura" e direi che l'operazione non è proprio riuscitissima. Apprezzabili gli intenti, meno il risultato.
  10. Io di Zagor ho letto proprio poco: da bambino comprai qualche albo e lo trovai troppo "per bambini", così non ho mai approfondito, orientandomi solo su Tex. Il mio non vuol essere ovviamente un giudizio, ma solo un'impressione di giovane lettore, ricavata da quei pochi albi letti decenni fa. Erano proprio l'atmosfera e i personaggi a non essermi congeniali. Non scattò la scintilla, insomma. Detto questo, i gusti sono molto soggettivi ed è normale che un personaggio che non piace ad alcuni possa invece apprezzato, e molto, da altri. Senza che nessuno possa avere tuttavia in tasca la verità assoluta: se per me un film è un capolavoro e per un altro una "boiata pazzesca", si può stare a discuterne ore: ciascuno resterà alla fine, giustamente per me, con la propria opinione.
  11. @Bob Rock visto che mi citi, preciso che io "la mia" l'ho scritta, in questo intervento. https://texwiller.ch/index.php?/topic/5495-texone-n39-per-lonore-del-texas/&do=findComment&comment=194607 precisando quali sono le caratteristiche della scrittura di Boselli che apprezzo meno e che costituiscono, sempre esclusivamente a mio parere, una sorta di involuzione del suo stile. Il mio intervento originario era invece un'osservazione sul fatto che le recensioni di uno stesso Texone possano variare diametralmente e su quanto siano soggettivi i gusti. Se poi ci sono nel forum "plauditores" di Boselli, di Nizzi, di Ruju o di qualsiasi altro sceneggiatore, sinceramente non è cosa che mi interessi. Anzi, se fosse per me tornerei ai tempi in cui c'era sempre scritto solo "TEXT BY G.L. BONELLI" e, giovane lettore, cercavo di cogliere quale "mano" potesse esservi sotto quella sceneggiatura insolita (sia chiaro che è una "provocazione", è più che giusto che il lavoro dello sceneggiatore venga valorizzato, ma è per far capire che a me interessa, oggi come allora, che la storia sia valida, non chi l'abbia scritta).
  12. Storia minore che non avevo mai letto in precedenza, gradevole per i dialoghi esplosivi di GLB (quello degli amici influenti, citato sopra, è memorabile). Ci presenta un Tex spavaldo come sempre, ma che alla fine, ferito in un attacco abbastanza prevedibile, da cui viene tratto d'impaccio da Kit e Tiger, finisce per venire a patti con i fratelli Standish, convinti con le dovute maniere da Kit, Tiger e Pat. Mi ha colpito, in proposito, anche l'incipit dell'albo, in cui trova conclusione la prima storia di Proteus: "Dopo aver subito numerosi, umilianti smacchi, Tex riesce finalmente....": insomma, se si fosse trattato di un albo scritto da Nizzi o Nolitta, sentiremmo sicuramente parlare di un Tex "piccione" A mio avviso, invece, ci sta che anche il Tex granitico di GLB ogni tanto si trovi in difficoltà o finisca per venire a patti con i cattivi di turno, pur di chiudere la questione. Un Tex insomma più "umanizzato", rispetto all'eroe infallibile che siamo abituati a conoscere.
  13. Non so... personalmente il fatto che per apprezzare e capire appieno una storia ed il suo intreccio siano necessarie due letture non mi convince. A mio avviso, certe storie di Boselli non sono aggrovigliate e complesse solo "a primo acchito", ma lo sono in assoluto, ed è una tendenza che mi pare crescente nelle ultime storie. Se ne "Il passato di Carson" i tanti personaggi contribuivano a creare un eccellente affresco, in modo corale, in storie più recenti certi personaggi appaiono solo ridondanti e non apportano nulla, ma sembrano aggiunti quasi per una sorta di "horror vacui" (si pensi a Dallas e al fidanzato ne "I dannati dell'artico", con Dallas che finisce per essere una sorta di doppione, anche grafico, di Dawn) e per un gusto dell'autocitazionismo un po' lezioso. Si aggiunga la tendenza ad una prolissità sempre crescente, che ha trovato la sua espressione massima negli ultimi 4 albi della recente storia di Mefisto, con vette soporifere difficilmente eguagliabili, da cui nemmeno i disegni di Civitelli riescono a scuotere il lettore. Boselli ha certamente grandi meriti e ha scritto storie memorabili nella saga texiana, questo penso che nessuno possa negarlo. Ma, a mio avviso, dovrebbe un po' uscire da certi canoni e canovacci che ultimamente sembra essersi imposto: questo sia detto non come critica al suo lavoro, che non mi sognerei mai di fare, rendendomi conto delle grandi difficoltà di portare avanti negli anni un personaggio che, come Tex, fa parte della storia del fumetto, ma come osservazione da vecchio "lettore della strada", rimasto forse troppo legato, lo riconosco, alla golden age.
  14. Leggo le recensioni e mi sembra di aver letto un altro Texone. È proprio vero che i gusti sono soggettivi.
  15. Storia-riempitivo, con conclusione piuttosto accelerata per stare nell'unico albo. Fa sempre piacere vedere il vecchio Carson protagonista, ma certo il risultato finale, sia pur decoroso, non lascia il segno. Il personaggio della Ortega si prospettava abbastanza riuscito, ma il numero limitato di pagine non ne ha consentito sviluppi. Capitolo disegni: Scascitelli è indubbiamente molto bravo dal punto di vista tecnico, sia per la precisione dei dettagli che per il tratto curato. Forse i suoi personaggi, oltre che di dinamicità, mancano però un po' di "anima", di pathos. Detto questo, avercene disegnatori così. Certe critiche, anche sul suo Maxi Tex dell'anno scorso (Dopo la Tempesta), le reputo davvero esagerate e ingenerose nei confronti di un disegnatore della sua esperienza.
  16. Ottimi i disegni di Dotti. Storia che parte bene (bella in particolare la scena con il richiamo a "Tramonto Rosso"), ma poi si perde tra gli avvenimenti e personaggi che si affastellano, con lo sfondo della ormai consueta verbosita'. Boselli ha scritto alcune tra le storie migliori della saga, ma qui, a mio parere, non è al suo meglio. Il risultato è un Texone sufficiente, ma non certo memorabile.
  17. Secondo albo preso e letto in due step, perché si fa davvero fatica a finirlo, dato che la noia regna sovrana: non è davvero una buona indicazione per un fumetto che dovrebbe essere fonte di svago (cosa che, per dire, non mi è successa con l'ultimo maxi di Nizzi). Le idee latitano e le soluzioni narrative sono poco credibili (es. il vice sceriffo costretto a confessare davanti al giudice). Mi sembra che Ruju stia subendo un'involuzione (anche se il top in negativo, difficilmente eguagliabile, lo ha raggiunto già, con la strampalata storia de "il Pistolero vodoo"). In questo caso, inoltre, penso che sia stata sbagliata la scelta di riprendere una dimenticabile storia minore e farne un sequel che, oltretutto, ricalca quasi completamente la trama originaria. La cosa migliore sono i disegni.
  18. Sono d'accordo. A giuste dosi, ci può stare almeno ogni tanto il Tex almeno in parte sconfitto. Ok che molti di noi hanno iniziato a leggere Tex da bambini, ma certe concezioni dell'eroe che non può sbagliare mai mi sembrano legate un po' troppo alla visione che, personalmente, ne avevo nell'infanzia.
  19. Trovo in effetti il giudizio alquanto ingeneroso, considerato che, se non ci fosse stato Nizzi, forse oggi non ci sarebbe più Tex. Mi chiedo però se il giudizio di quei tempi da parte di Borden, da lettore, sia cambiato con gli anni diventando il curatore di Tex, visto che Nizzi era stato richiamato.
  20. POSSIBILE SPOILER Letto oggi il primo albo di questa storia. Devo dire che, pur non presentando finora pecche particolari, la prima cosa che mi è venuta spontanea pensare è stata che del ritorno di Spring e Holmer non si sentiva granché il bisogno. Sfugge un po' il motivo di riesumare due antagonisti abbastanza scialbi, perduti nelle nebbie del tempo, che non sono stati tra quelli che, nella saga texiana, hanno fatto epoca o hanno lasciato un'impronta particolare. La loro vicenda poteva insomma, a mio avviso, ben dirsi conclusa nella storia precedente. Detto questo, i complimenti a Barbanera per il suo secondo soggetto su Tex sono comunque d'obbligo: la storia è abbastanza scorrevole e la vicenda della falsa accusa ai danni dello sceriffo Sander si preannuncia interessante. Vedremo gli sviluppi nel secondo albo. Per quanto riguarda i disegni, quelli di Rossi riconciliano per me con il Tex classico che abbiamo imparato ad amare. In una parte di flash back, anche se il tratto è diverso, mi hanno richiamato fortemente, come in un deja vu, i disegni di Nicolò nella storia anni '70. Spicca fortemente la differenza con quelli del Maxi in edicola, dai volti quasi caricaturali: forse qualcuno potrà dire che il tratto di Rossi non è particolarmente originale ma, personalmente, sono questi i disegni che vorrei vedere su Tex.
  21. Finito ora il nuovo Maxi. Non una storia memorabile, ma una piacevole lettura texiana, dove Nizzi ha dosato, invero senza grandi guizzi di fantasia, alcune componenti classiche delle storie del nostro ranger, con un certo mestiere. Capisco che ormai Nizzi venga spesso criticato a prescindere, ma a me, sinceramente, questo Maxi non è dispiaciuto e lo trovo più che decoroso. Personalmente mi rammarico che sia uscito dalla Bonelli sbattendo la porta e rilasciando delle dichiarazioni spiacevoli, che non gli hanno certo fatto onore. Non mi sarebbe dispiaciuto leggere ogni tanto qualche altra sua storia, probabilmente non particolarmente originale, ma lineare, priva di dialoghi tanto fitti quanto stremanti e di "sottotrame e controtrame", che costringono talvolta il lettore a tornare indietro di diverse pagine per riprendere il filo della storia.
  22. Storia che non era partita male (pur nell'overdose del filone fantastico a cui i lettori sono sottoposti negli ultimi mesi), ma che si conclude con un secondo albo decisamente sotto tono. La liberazione del messicano da parte del ragazzo e il "segreto" svelato dai due fratelli sono colpi di scena che si rivelano fiacchi come il resto dell'albo. Il "top" lo raggiungiamo con la comparsa dei simil-zombi, in un finale dove lo sceneggiatore cerca invano trovate per sopperire alla mancanza di idee. Non sono mai stato un lettore zagoriano, ma se questi sono gli ingredienti tipici, non mi sento certamente invogliato a diventarlo.
  23. Direi che, almeno per un po', ci ha permeato abbastanza
  24. Sarà.. io ultimamente leggo "paginate" più da romanzo che da fumetto. Su Pearl, bisogna dire, siamo ancora a livelli accettabili, le vette di spiegazionismo soporifero sono state raggiunte con "Sierra Nevada".
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