Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

Juan Ortega

Cittadino
  • Contatore Interventi Texiani

    284
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    22

Tutto il contenuto pubblicato da Juan Ortega

  1. Juan Ortega

    Tea Bonelli

    Tea Bertasi (in Bonelli) è una persona che mi ha sempre molto incuriosito. Forse perché di lei ho sempre saputo pochissimo, una figura rimasta sempre sullo sfondo dietro alla straripante personalità dell'ex marito GL Bonelli e al figlio Sergio, sceneggiatore ed editore di grande successo. Il suo ruolo nel creare il futuro "impero" Bonelli fa parte ormai della storia. Fu lei, nell'immediato dopoguerra, ad assumere il ruolo di editore lasciato vacante da Bonelli che non voleva più farsi carico di quell'incombenza. Come titolare della casa editrice prese quindi in mano la situazione e iniziò quella produzione che, con le dovute e comprensibili differenze, ben conosciamo oggi. Ho ripescato un vecchio Dime Press (di ottobre 95) dove c'è una sua rarissima intervista. Mi ha colpito tantissimo questa figura di pioniere di donna imprenditrice, soprattutto in un contesto quasi esclusivamente maschile come quello dell'editoria degli anni 40/50. Personalmente non immagino quanti e quali problemi e pregiudizi abbia dovuto affrontare, considerando anche che era una donna sola e quindi, sulla carta, più vulnerabile. Anche se la signora Tea, nell'intervista, afferma che "la sua figura di donna sola suscitava in tutti una grande solidarietà". Affermazione che sa tanto di libro Cuore e di grande modestia; forse questa solidarietà se l'era guadagnata con il suo sapersi affermare ed imporre. Ma questo è solo un mio pensiero. Bello il ricordo che dà di Galep. La signora Tea racconta che, quando Galep arrivò a Milano dalla natia Sardegna, soggiornò per oltre un anno nella loro casa dividendo la camera con Sergio in attesa di trovare una propria sistemazione. Che tempi eroici dovevano essere! Non vorrei terminare questo mio pensiero con un retorico "si stava meglio quando si stava peggio" (che piacerebbe un mondo a mia madre!), ma trovo che quei racconti contengano un fascino unico ed irripetibile. Così come questa figura di donna coraggiosa e decisa che trasmette un fascino unico.
  2. Tranquillo Mac, sono più strano io che ne ho una sola (questa)
  3. Grande storia di un Bonelli ispiratissimo. Idealmente ci si può ricollegare al precedente "Il tesoro del tempio", dove venivano affrontate tematiche simili e dove veniva proposta la figura di El Morisco (oltre che quella dell'indimenticabile Esmeralda....). E anche qui il "brujo" di Pilares fa la sua comparsa per mettere Tex sulla traccia giusta (buffo vederli conversare dandosi del "lei" ). Da antologia l'entrata del lugubre Eusebio che, nella sua tenuta da beccamorto, NON augura il benvenuto ai due pard: "El Morisco vi dà il benvenuto e vi prega di entrare" "E tu non ci dai il benvenuto?" "No senores" Mitico Eusebio!!! La trama è scorrevole, senza cadute di tono, soprattutto nella parte iniziale con la presenza dello scaltro Pablito che si dimostra abile antagonista dei nostri. Di grande impatto la misteriosa caverna del signore dell'abisso e la stessa figura dell'incappucciato che pesca dai crateri le terribili pietruzze verdi. Ma è tutta la storia che fila alla grande con situazioni e dialoghi sempre all'altezza. Memorabili i duetti tra i due pard: "Sempre convinto di trovare guai laggiù?" "Me lo sento nelle ossa, come i reumatismi in un giorno di pioggia" "Te l'ha mai detto nessuno che sei un formidabile menagramo?" "Pettegolezzi!" Finale amaro ma del tutto naturale: Tulac e i suoi fedelissimi sanno che i loro sogni di gloria sono sfumati e, senza indugi, si danno la terribile morte che risplende sinistra nell'oscurità del loro loculo. Letteri in grandissima forma: i suoi disegni sono un piacere per gli occhi. E lo saranno ancora per tanti anni.
  4. Juan Ortega

    Il Tex di Boselli è veramente Tex?

    Per me sì, altrimenti non l'avrei scritto. In una scazzottata il calcio nei coglioni, sempre secondo me, non rientra nelle regole. Questione di gusti e punti di vista. Tutto qui.
  5. Juan Ortega

    Il Tex di Boselli è veramente Tex?

    Anche per me fu quella la cosa fastidiosa. Ben venga il Tex in difficoltà, non ci vedo nulla di male, ma risolverla con una palese scorrettezza no.
  6. Juan Ortega

    Il Tex di Boselli è veramente Tex?

    Sì, fu tenuto nel cassetto per i disegni. Il modo in cui Buzzelli aveva realizzato Tex aveva destato parecchie perplessità in Sergio. La storia piace molto anche a me e, senza dubbio, si presta molto bene a Tex!
  7. Esattamente ciò che intendevo dire. ESATTAMENTE! Visto da un punto di vista sociologico è una raffigurazione di come a volte, per strani disegni del destino, per singoli episodi della vita oppure semplicemente perché le cose dovevano andare così ci ritroviamo in situazioni strane, che non ci appartengono ma dalle quali non riusciamo a liberarci. Il personaggio di Ortega, traslato dal suo contesto letterario, assume un senso metaforico, una parabola in cui credo un pò a tutti sia capitato di ritrovarsi. E questo è uno dei motivi per cui ci sono così affezionato.
  8. Storia a cui sono particolarmente affezionato essendo la prima che ricordo distintamente di avere letto. La ricordo fondamentalmente perché mi rimase impresso il Tex guercio che, a memoria, non ricordo più di aver visto. Rileggendola oggi riesco a cogliere tante sfumature che in precedenza non avevo colto. Innanzitutto i dialoghi, dove GLB è maestro nel dare quel sapore colorito e spumeggiante alle battute di Tex. "Ehi non cominciamo con le domande! Vengo da una parte e vado dall'altra". "Smettiamola di recitare la parte dei gentiluomini! Nessuno di noi lo è" "Basta con le malinconie e cerchiamo di scoprire cosa c'è nel fondo di un altro paio di bottiglie" La storia fila che è un piacere con Tex protagonista indiscusso mentre Kit e Tiger restano in secondo piano recitando la loro parte alla perfezione. E' un Tex in forma smagliante: duro, smargiasso, provocatore quanto basta per essere credibile come bandito e infiltrarsi a Robber City (nome geniale!). E fa capire subito al malcapitato Red che è meglio non pestargli i piedi sbattendolo come un tappeto. Non c'è che dire, GLB riesce a caratterizzare questo bandito con un occhio solo come meglio non si potrebbe e lo rende assolutamente credibile. E per finire c'è Juan Ortega, il povero campesino finito poco volontariamente a far parte della banda di Lingo. Figura che potrebbe sembrare marginale ma, in realtà, perfettamente funzionale alla storia. Lui porta Tex a Robber City, lui lo mette in guardia da Lingo al quale rischia di fargli ombra, lui lo ospita nella sua baracca per evitargli le ritorsioni di Red e soci. Insomma risulta essere il miglior alleato possibile per il nostro ranger. E non è solo simpatico ma, quando chiamato in causa, si dimostra anche valido e coraggioso. Ma queste figure il più delle volte sono destinate a fare una brutta fine e il povero Ortega non sfugge a questa triste sorte. E qui è bravissimo GLB a farlo accomiatare da noi lettori senza inutili piagnistei, senza facile retorica o patetici epitaffi. No, basta un dialogo scarno ma essenziale: "Coraggio Juan" (Tex guarda lo sfortunato amico colpito gravemente) "Gilas... niente più campi... di Nogales" (Ortega sa che è alla fine e da addio al suo sogno di tornare a Nogales per comprare un appezzamento di terra) "Te la caverai! Ora tutto è finito" (Tex mente soprattutto a se stesso) "Sì, tutto finito. Adios Gilas" Ortega muore tra le braccia di quello strano bandito di nome Gilas che, non a caso, finirà anch'egli la sua esistenza poco dopo, togliendosi la benda e ridiventando Tex. Anche per scene come questa considero GLB un mito inarrivabile.
  9. Vero, lo disse anche Trinità per lo sfortunato tizio che si era rincretinito dopo una sventola di Bambino. La seconda botta però, anziché farlo rinsavire, gli diede il colpo di grazia
  10. Come un agnellino che va incontro ad un branco di lupi affamati, mi accingo a dare un giudizio su questa storia: delusione! So che mi esporrò al pubblico ludibrio ma questa storia non mi è piaciuta per nulla. Sarà che, dopo i tanti commenti positivi letti in altri post, avevo veramente alte aspettative e mi prefiguravo una storia al pari di "Furia Rossa" o "Fuga da Anderville". Invece non mi ha proprio emozionato, anzi l'ho trovata retorica e in alcuni casi troppo votata al sentimentalismo che, lo confesso, non mi appassiona mai. E cito @Diablero, perché questa volta mi trovo pienamente d'accordo col suo giudizio. Nizzi è un autore che apprezzo e diverse sue storie le trovo tra le migliori dell'intera serie. Ma "L'uomo senza passato" mi ha lasciato veramente insoddisfatto.
  11. Juan Ortega

    [113/115] Tra Due Bandiere

    Tanto per cambiare concordo al 100% con Valerio. In entrambi i casi. Di GL Bonelli potrei citarne decine più riuscite di questa che non mi ha mai appassionato. "Sulle piste del Nord" è proprio una di queste, storia magistrale, una delle mie preferite dell'intera serie. Sottoscrivo
  12. Concordo con questo commento. La storia è piacevole, anche se non memorabile. Effettivamente si ripropongono delle situazioni già viste in passato che privano un pò di originalità la storia che comunque funziona bene e si lascia leggere con piacere. Merito anche delle sempre splendide tavole di Fusco, sempre a suo agio nei territori del nord. I suoi paesaggi, i cani da slitta, le foreste innevate sono veramente da standing ovation. E da standing ovation è anche la bella Linda Colter, con la quale Kit Willer fa il galletto e ci prova in modo garbato ma abbastanza evidente. Ahhh la gioventù Infine splendide le copertine di Villa, così come il lettering utilizzato: secondo me un valore aggiunto non trascurabile.
  13. Juan Ortega

    [410/411] Orrore!

    Storia alquanto insolita che ricorda in piccola parte "La locanda dei fantasmi" ma, secondo me, gode di una sua originalità. La tematica poliziesca qui è decisamente preponderante rispetto al solito canovaccio western e trovo che Medda riesca a trasmettere molto bene lo sgomento e il terrore difronte ad omicidi così efferati. E, soprattutto, riesce a tenere nascosto l'assassino sino alla fine (io ero fuori strada completamente). Rispetto alla precedente storia "Bande rivali" ho decisamente apprezzato di più questa storia, che trovo appassionante sebbene esca dai canoni texiani. Ma qui sta la bravura di Medda che non perde mai di vista nella sceneggiatura la centralità di Tex e riesce a renderlo credibilissimo anche in questa storia dalle tinte noir. Personaggi di contorno simpatici e ben rappresentati. Come già detto da altri Herbert Addison è tutt'altro rispetto alla precedente storia, dove l'avevo trovato alquanto insopportabile. Probabilmente l'aria del West l'avrà maturato Riguardo ai disegni di Letteri a me sono piaciuti come al solito... forse sono stato poco attento ma non ho trovato difetti evidenti e, secondo me, la storia sfrutta bene le sue caratteristiche (ricordo che anche nella "Locanda dei fantasmi" mi convinse molto).
  14. L'anno scorso sono stato in vacanza ad Ortona e, in una giornata di tempo incerto, siamo andati a visitarlo. Come la visita ad altri cimiteri di guerra, ne vale la pena. Non sapevo però che ci fossero anche nativi tra le file canadesi, questo l'ho imparato dal Magazine.
  15. Mi sono limitato agli episodi più eclatanti, quelli citati nel Magazine. In realtà il mancato premio più scandaloso fu quello di "Mission", episodio ricordato con amarezza anche dallo stesso Morricone. Io aggiungerei anche lo splendido "I giorni del cielo" di quel genio di nome Terrence Malick, per il quale avrebbe dovuto musicare anche "La sottile linea rossa", opera di ineguagliabile valore e bellezza. Scusate, fine OT.
  16. Anch'io ho trovato questo Magazine molto piacevole. Premetto che è una pubblicazione che ho sempre trovato gradevole, così come lo era il precedente Almanacco del West. Bello il ricordo del grande Ennio Morricone nell'articolo di Maurizio Colombo; tra l'altro, grazie proprio al magazine, ho scoperto che il grande compositore curò anche la colonna sonora di "La cosa", uno dei miei film preferiti del grande John Carpenter. Non si finisce mai di imparare. Assolutamente condivisibile anche lo sdegno (per me questo è il termine giusto) per il furto dello strameritatissimo oscar per la colonna sonora nel caso de "Gli Intoccabili" e, soprattutto, "Mission". A proposito di quest'ultimo film c'è un piccolo aneddoto che raccontò Morricone in un'intervista. Quando il regista Roland Joffé gli chiese di musicare la colonna sonora, Morricone, dopo aver guardato il film sentenziò che era perfetto così, non aveva bisogno delle sue musiche. Per fortuna il regista non si arrese finché Morricone non accettò: ed uscì un capolavoro che si sommò a quello del film. E proprio Morricone la definì la sua opera più riuscita. Interessante e molto ben curato l'articolo sulla storia delle Giubbe Rosse. Ho particolarmente apprezzato anche il ricordo di Gesuita Joe, terribile protagonista di uno degli episodi di una collana capolavoro come quella di "Un uomo un'avventura". Riguardo alle due storie a fumetti le ho trovate entrambe gradevoli. Se Biglia dimostra una sicurezza notevole ed un tratto sicuro (splendida la primissima tavola), Rossi non mi è sembrato completamente a suo agio, soprattutto nella staticità di molte sue figure. Trovo anch'io che manchino decisamente di dinamismo. Si tratta comunque di piccole critiche all'interno di una prova, secondo me, più che sufficiente. Curiosità: ma solo a me l'indiano "Scudo di ferro" della storia di Boselli ricorda tantissimo l'indimenticabile "Vento nei capelli" di "Balla coi Lupi"? Nel caso, l'ho trovato uno splendido omaggio.
  17. E aggiungerei anche sciocchezze. Senz'altro sì. Assolutamente sì.
  18. Come nel caso di "Furia rossa" anche qui arrivo con "modesto" ritardo a leggere uno degli episodi più amati dai lettori di Tex. Cosa si può aggiungere che non sia stato già detto? Mi limiterò col dire che il ritmo della narrazione è veramente incalzante, ci sono così tanti avvenimenti che si susseguono che non riesci a distogliere lo sguardo dalla lettura. Tanto per dire ho iniziato a leggere la storia ieri sera poco prima di mezzanotte e sono andato avanti fino alla fine dell'ultimo albo (generalmente alla sera resisto per molto molto meno). Al di là dei tanti meriti innegabili di questa storia, la cosa che mi ha colpito di più è l'estrema cura dei particolari, ogni cosa è gestita sapientemente e mai lasciata al caso. Ci sono così tanti personaggi di contorno che sarebbe stato facile privarne qualcuno dell'opportuna caratterizzazione. Che invece c'è sempre e sa renderli originali. Ma, finita la lettura, la cosa che più mi ha lasciato soddisfatto è la centralità della figura di Carson, finalmente riportato a quella dignità che in passato (GLB a parte) gli era stata un pò tolta. Troppe le figure barbine che gli erano state affibbiate, sempre bisognoso di una spiegazione per le cose più banali, a volte un perfetto incapace. Si vedano ad esempio le due storie di Canzio, curiosamente uscite poco prima di questa. Qui no: che sia il Carson giovane oppure quello più anziano è un personaggio che sa menare la danza alla grandissima e ha, finalmente, il ruolo e il carattere che gli competono. Le tavole di Marcello mi sono piaciute molto, a mio parere notevolmente migliori di quelle di "Thonga il tiranno".
  19. Ero molto curioso di leggere questa storia, in quanto conosco poco Decio Canzio come sceneggiatore. A dir la verità proprio pochissimo, praticamente solo i due episodi della collana "Un uomo un'avventura". Se "L'uomo del Messico" mi aveva lasciato un pò indifferente, considero invece "L'uomo del Nilo" uno degli episodi migliori di quella splendida collana. Tra l'altro Canzio è un personaggio che mi ha sempre incuriosito: magari un pò in ombra rispetto agli altri storici personaggi dell'epoca come GLB, Sergio Bonelli, Nizzi, ecc. ma nelle varie interviste è sempre considerato una colonna della casa editrice. Tornando alla storia non posso non riconoscere anch'io diversi tratti nolittiani nel suo Tex. Certo non così marcati come in "Caccia all'uomo" ma, nelle sue diverse sfumature, l'influenza di Nolitta si sente. E in comune con l'Andy Wilson di quella storia (indimenticabile per il sottoscritto) vorrebbe esserci il Nick Calavera di questa. Ma il paragone proprio non regge. E qui mi trovo totalmente d'accordo con quanto scritto dal pard @Condor senza meta: troppo altalenante la sua caratterizzazione. Direi quasi schizofrenica. Passa dall'accudire amorevolmente ed in maniera totalmente gratuita il vecchio sakem indiano, al tentare di accoppare il vecchietto che li ospita durante la tormenta, senza contare gli omicidi di cui è colpevole direttamente o indirettamente. E mi sembra quasi forzato l'intento di farlo stare simpatico a Tex, senza che effettivamente Calavera faccia qualcosa di così memorabile per guadagnarsi la stima del Ranger. Duole infine notare la pessima caratterizzazione di Carson che in questa storia fa esclusivamente la figura del beota. Sembra che anche Tex non lo sopporti invitandolo tra il serio e il faceto a tornarsene nella riserva per non far stare in pensiero (!!!) Kit e Tiger. Come dire, "leviamoci dalle scatole questa palla al piede". Non ci siamo. Però devo dire che questo "Oro di Klaatu" mi ha preso molto. Nonostante qualche passaggio un pò forzato la storia mantiene un ritmo fluido che accompagna il lettore verso il tragico finale. Da grande amante degli animali, ho apprezzato tanto "Stracci" e le cure amorevoli che gli riserva Tex in più occasioni. E pure la sua tristezza nel dovergli dire addio. I disegni di Fusco sono semplicemente meravigliosi. La sua "neve" è impareggiabile. In definitiva un debutto più che dignitoso che, considerata la fase di "emergenza" in cui è stato concepito, merita senz'altro un'abbondante sufficienza.
  20. Io lo so: perché sei un giovane-adulto! Yes!
  21. Juan Ortega

    Ancora Su Tex & Zagor

    Temo di essere vecchio pure io allora Credo che il termine corretto sia "UnGranCasino". penso che la catena possa andare avanti ancora un pò...
  22. Finalmente sono arrivato alla fine della rilettura di questo centinaio che, purtroppo, si chiude con uno dei capitoli meno piacevoli. Vuoi per la storia in sé e per l'obbiettivamente scarsa qualità dei disegni, vuoi perché è l'ultimo Tex del grande Galep. Già si accetta con tristezza ed amarezza che un grandissimo come lui arrivi alla "fine della pista" (morirà poco dopo la pubblicazione di questo numero), ma c'è anche un grande dispiacere che ci arrivi con disegni che, secondo me, hanno poco a che vedere con le tante splendide tavole che ci ha regalato in passato. Non starò qui a discutere se sia stato giusto congedarsi con i lettori con quest'opera (è successo e basta) ma resta un pò di rammarico perché, come nel caso del "Medaglione spagnolo", finisce la grande epopea di uno dei "padri" di Tex con una storia oltremodo deludente. Restano comunque ancora validi i suoi cavalli e la dinamicità del suo tratto ma l'incertezza di molte tavole e alcune figure umane un pò sghembe mostrano senza pietà che l'età e relativi acciacchi (nel caso di Galep decisamente seri) presentano sempre il conto. Purtroppo anche se cambia la firma dello sceneggiatore, anche questo numero celebrativo finisce per essere una storia prescindibile e poco ispirata. Colpa anche di un Nizzi arrivato alle soglie della famosa "crisi" che mi sembra non si sforzi molto di arricchire la trama con i suoi proverbiali spunti narrativi; anche perché in più occasioni aveva dimostrato di cavarsela egregiamente anche con storie brevi. L'unica cosa che non si può scordare di questo albo è il commosso saluto di Galep sulla copertina (sembra Tex ma in realtà è proprio lui!). Saluto senza lacrime come si conviene al più famoso dei Rangers! E' un "Adios Amigos!" da vero uomo del West.
  23. Bravo @Leo hai la capacità di sintetizzare magnificamente un discorso complesso e semplice allo stesso tempo. Personalmente le emozioni che mi hanno sempre suscitato le storie di Tex di GLB non le ha mai raggiunte nessun'altro. Ma capisco che, come scrivi tu, le emozioni non nascono con la bacchetta. Siamo diversi con gusti diversi: è la nostra natura. Questa è una vera chicca poi!!! Per curiosità: a quello di Nolitta che definizione dai? Condivido in pieno. Ma, forse, è l'unico in cui può risultare vincente in modo così netto.
  24. Juan Ortega

    Giovanni Luigi Bonelli

    Vero... impressione e anche un pò di malinconia. Anch'io: devo passare da Alessandro Distribuzioni appena ne avrò la possibilità. Grazie della dritta.
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.