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TWF - Tex Willer Forum

Juan Ortega

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Messaggi pubblicato da Juan Ortega

  1. "Uhm"...

    Sarei tentato di limitare il mio commento con questa esclamazione.

    Texone che non annoia ma non esalta, storia intrigante ma senza colpi di scena, ti aspetti l'orgoglio confederato e ti spunta la solita testa calda Apache (che fa la solita figura da quattro soldi).

    Insomma, alla fine della lettura, rimango piuttosto perplesso. Le varie situazioni che si susseguono nella storia sono abbastanza prevedibili, senza quel pathos necessario e fondamentale per una "storia di qualità".

    Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più, a partire da quel titolo che prospettava quel vecchio e polveroso sud dove il cuore confederato continua a battere.

    E invece ho come l'impressione di essermi accontentato di un buon brodino caldo in una fredda serata invernale.

    Brodo di dado purtroppo.

     

    Su Casertano sono di parte: ho sempre in mente il suo ritratto di Dylan Dog, per me uno dei meglio riusciti.

    Aiutato da splendide sceneggiature, ha dato il suo magico tocco a storie memorabili come "Dopo mezzanotte", "La casa degli uomini perduti", "Il signore del silenzio", "Attraverso lo specchio" e quel capolavoro assurdo che è "Memorie dall'invisibile" (a tal proposito bellissima l'intro di Frediani).

    Anche le sue copertine di Nick Raider le ho trovate sempre molto ben fatte.

    Alla prova del Texone non delude: dimostra padronanza con le tematiche e gli ambienti western.

    Splendide le tavole a 2/3 di pagina, come ad esempio l'accampamento sudista di pag.25 e il funerale di Carraway di pag.147.

    Il 24/6/2021 at 20:34, Dix Leroy dice:

    E colpisce ancor di più trovare certe cose al limite dell'orrido, come molto più gentilmente le ha descrittte Valerio.

    Cose come la vignetta con una "specie di Tex" in fondo alla pagina 200 o peggio ancora in mezzo alla pagina 103 (ma anche tante altre).

    Come già successo con Claudio Villa due numeri fa, mi viene da pensare che certi autori in un formato più grande del consueto si "perdono" e pasticciano con le proporzioni. E' del tutto umano che succeda e che chi compie l'errore non se ne accorga.

    Concordo con l'osservazione e anche con la possibile causa di alcune tavole alquanto deludenti.

     

  2. "Oklahoma", letta a distanza di tanti anni dalla sua uscita, mantiene immutata la sua carica di fascino e di bellezza a tutto tondo. Berardi tratteggia una storia che definirei epica, a partire dal fatto storico narrato, ovvero la famosa Oklahoma Land Rush, e dallo sviluppo dell'intera vicenda. E lo fa talmente bene che ti fa incollare gli occhi alle pagine per tutta l'interezza del maxi albo. I personaggi (tra comprimari e villains) sono inevitabilmente tanti e riempiono la storia senza però rubare la scena a Tex, sempre in primo piano e protagonista assoluto. E' un Tex deciso, risoluto, senza il minimo tentennamento sul da farsi, pronto a battagliare per difendere i più deboli e contrastare le angherie e i soprusi dei "presunti" forti.
    Forse sin troppo "carico", tanto da scatenare pure un'inutile rissa all'interno di Fort Bent.
    E' anche un Tex senza fronzoli, senza inutili patetismi, come quando si confronta con la vedova Paxton:
    "Il carro fermo ha costretto quegli avvoltoi ad avvicinarsi frontalmente. Altrimenti vi avrebbero teso un agguato in qualche gola e non sarebbe rimasto nessuno a raccontarlo" [dice Tex]
    "Ma perchè? Che cosa volevano da noi?"
    "Denaro, oro, suppellettili preziose. Qualunque cosa abbia un valore"
    "Ma noi non abbiamo niente, solo un pò di viveri..."
    "Da queste parti sono un motivo sufficiente per uccidere"
    "Oh Dio, perché? perché?"

     

    Alcune scene sono altamente evocative (tipo la sepoltura del colono Paxton) con una raffigurazione grafica abbastanza insolita, altre crude e che mi hanno messo un pò a disagio, tipo la bimba svedese trucidata barbaramente (si vedono solo le gambine, particolare che rende il tutto ancora più raccapricciante) e i tanti coloni che non sopravvivono alla folle corsa verso l'Oklahoma, novella terra promessa.

    Insomma Berardi non ci risparmia nulla, come deve giustamente essere, ma, per fortuna, non tralascia i soliti siparietti gustosi tra Tex e Carson (splendida quella del coniglio) e neppure scene comiche all'interno di un contesto drammatico, come il vecchio Dick che si dimentica di caricare il fucile (puntandoselo poi in faccia per controllare perché non avesse sparato).

     

    Il dubbio che mi resta di questo "Oklahoma" è il perchè sia stato ritenuto da Sergio Bonelli come un qualcosa di "estraneo" al normale canone del Tex che eravamo abituati a conoscere.
    Nel volume "Come Tex non c'è nessuno" imputa come motivazioni "la presenza di un nutrito gruppo di comprimari tutti fortemente caratterizzati e il personalissimo stile narrativo di Berardi" ma, nello stesso tempo, asserisce che "il Tex di Giancarlo è estremamente fedele al classico modello bonelliano".
    Boh, ci capisco meno di prima.

     

    Ma, in fondo, chi se ne importa.
    Berardi e Letteri (ancora in buona forma) ci hanno regalato un albo straordinario che ha inaugurato come meglio non si potrebbe la collana dei Maxi (e ne resterà, per quello che mi riguarda, il migliore per distacco) nonché una delle storie più belle dell'intera saga texiana.

    • +1 1
  3. <span style="color:red">11 ore fa</span>, Diablero dice:

    Mi è scesa una lacrimuccia al rivedere le cover del mitico Cuore... la satira (e tanto altro) alla massima potenza.

    Dal "giudizio universale" a titoli come "Scatta l'ora legale, panico tra i socialisti" e "Il processo Cusani ha rotto i coglioni" è stato uno dei massimi sollievi della mia gioventù.

    • Mi piace (+1) 1
  4. <span style="color:red">12 ore fa</span>, zagor70 dice:

    Questione di gusti: se la storia mi scorre bene, qualche forzatura o alcune situazioni poco realistiche non mi disturbano più di tanto. Alla fine é una storia a fumetti ... se voglio qualcosa di impegnativo mi leggo Dostoevskij.

    Commento che condivido in pieno e che si può applicare a tante altre storie di Tex (e non solo).

    Ci sono alcune situazioni che ti fanno storcere il naso e magari qualche forzatura per la quale sei disposto a chiudere un occhio. Se la storia funziona che male c'è?

    Premesso che questa storia non l'ho letta e che tutte le critiche sono sempre lecite, il tutto si riassume sempre in "mi è piaciuta" o "non mi è piaciuta". Insomma è un fatto di gusti e, in quanto tali, si riducono sempre alla sfera di gradimento personale.

    Il 24/5/2021 at 23:16, Magico Vento dice:

    Il mio è un parere soggettivo, che può benissimo non essere condiviso. Buon per me che l'ho apprezzata tanto!

    Puro vangelo!

    • Mi piace (+1) 1
  5. Con questo albo si conclude la mia lettura degli Almanacchi del West, acquistati solo di recente e quindi mai letti in precedenza.

    E questo numero conclusivo non delude di certo le attese.

    I due precedenti di Ruju ("Nella terra dei Klamath" e "La palude nera") per un motivo o per un altro, non mi avevano granché convinto. Qui il mio giudizio cambia totalmente, in quanto la storia l'ho trovata avvincente e ben sceneggiata. Forse qualche forzatura c'è ma, nel contesto globale della storia, è un peccato che si perdona volentieri.

    Finale veramente molto bello, che aggiunge un sapore amaro ad una storia già piena di sofferenza e morte.

    Tracciando un personale bilancio delle storie degli almanacchi, solo poche le ho catalogate come insufficienti, alcune un pò insipide, diverse buone/molto buone, fino all'eccellenza di "Zeke Colter".

  6. Tralascio volontariamente l'aspetto storico della vicenda, ovvero i personaggi realmente esistiti e la riproposizione di un fatto realmente accaduto.

    Ho riletto questa storia come se fosse un totale parto della fantasia dell'autore.

    E l'ho trovata splendida, soprattutto perché esce di molto dai consueti canovacci di GLB.

     

    Fino all'ultimo incontro con Tex, la storia di Apache Kid e dei suoi quattro compagni è raccontata con grande attenzione ai particolari, dal "casus belli" iniziale a tutto l'iter giudiziario, fino alla fuga e alla successiva latitanza.

    GLB non ce lo presenta comunque come un povero Cristo, o come un banale perseguitato, tutt'altro; il Kid, uscito dalla legalità, si dimostra sanguinario e vendicativo, immagine ben testimoniata dalla povera superstite del primo massacro del Kid.

    Tex e Carson la ritrovano in totale stato di shock, sola e disperata a vegliare su quel poco rimasto della sua esistenza.

    Nella sua breve drammaticità, riesce a trasmettere un senso di pietà e disagio che non possono lasciare indifferenti.

     

    Tex è fondamentalmente spettatore più che protagonista della vicenda e, alla fine di tutta la storia, ne uscirà anche parzialmente sconfitto.

    Ma è una sconfitta non verso sé stesso ma verso quel destino che si era tanto impegnato a combattere ma che aveva segnato inesorabilmente sin dall'inizio la sorte del Kid.

    Carson è presenza discreta ma efficace; sarà lui ad esclamare quelle parole profetiche che riassumono al meglio l'intera vicenda:

    "Finirà per pagar cara la sua fiducia nella parola dell'uomo bianco!".

    L'ultimo incontro tra i due pard ed il Kid non smentisce le parole di Carson.

    All'ultimo disperato tentativo di Tex di salvare Apache Kid e mettere fine alle sue scorrerie, il giovane indiano non risponde ma lascia solo un messaggio di addio.

    E' stato lui a rifiutare la proposta di Tex? Sono stati i suoi compagni come suggerisce il ranger?

    Non ci viene detto.

    Semplicemente è così che doveva andare, questo gli aveva riservato il destino e questo Apache Kid raccoglie.

    GLB non mette retorica o patetiche conversioni dell'ultimo minuto.

    E questo, per me, è un valore aggiunto non da poco.

    Non c'è più molto da raccontare: poche vignette per far vedere il triste ma scontato epilogo della storia.

    Non poteva esserci miglior interprete di Nicolò per disegnare questa storia così particolare.

    • +1 1
  7. <span style="color:red">14 minuti fa</span>, JohnnyColt dice:

    Per il commento circa lo "splatter" e Terantino è una questione di gusti, per me Tarantino è tra i pochi registi non classici che ha davvero innovato il cinema e ha saputo dargli una ventata di popolarità in più. Il mondo senza Tarantino, secondo me, sarebbe molto più triste!

    Per me è un genio.

    Innovatore e ispiratore come pochi.

    Secondo me ha veramente trasformato la concezione di cinema come l'abbiamo sempre conosciuta.

    Mi fermo qua perché sono abbondantemente OT.

    • +1 1
  8. <span style="color:red">2 ore fa</span>, Barbanera dice:

    ma io scommetto che quasi nessuno dei teenagers sapeva nemmeno che era un remake del film di John Wayne

    Scommessa che vinceresti a mani basse; magari erano gli stessi che si chiedevano perché i REM avessero copiato "A che ora è la fine del mondo" di Ligabue (sentito con le mie orecchie).

    <span style="color:red">2 ore fa</span>, Barbanera dice:

    nè tamtomeno che anche il film di John Wayne si ispirasse al romanzo "True Grit"

    Questa è una certezza... ma qui chiederesti troppo:D

     

    <span style="color:red">3 ore fa</span>, Grande Tex dice:

    su questo sono meno d'accordo.I miei coetanei i libri li leggono.Nessuno legge i classici,questo sì.

    Io posso riportare l'esperienza di mio figlio sedicenne e di quello che mi racconta.

    Lui legge tanto, la lettura lo appassiona molto sin da piccolo.

    Probabilmente avendo scelto il liceo classico ha qualche inclinazione in questo senso, ma so che anche diversi suoi compagni e amici hanno la stessa passione.

    Fumetti zero, questo sì.

    E non è che in casa non ne trovi nessuno, anzi.....

    • +1 1
  9. Sostanzialmente mi accodo al commento che fece a suo tempo il pard @Condor senza meta e anche al suo giudizio finale.

    Storia che si mantiene ampiamente sopra la sufficienza ma che non regge il confronto con i capitoli precedenti della saga Tex vs Mefisto/Yama, in particolare il precedente "Il figlio di Mefisto" dove ci veniva presentato lo stesso Yama.

    La storia parte benissimo, ricollegandosi con il finale della precedente puntata, descrivendo come meglio non si potrebbe (Galep strepitoso!) le sorti di Yama in mezzo alla tempesta. Il resto non si mantiene agli stessi livelli risultando un pò ripetitivo e senza i sussulti e i colpi di scena con cui l'autore ci ha sempre abituati. Ma è soprattutto la figura di Yama che, IMO, delude alquanto, risultando spesso solo un folle senza il carisma del padre e senza quel carattere che invece era stato ben delineato nella sua prima comparsa. Avrei gradito anche una maggiore caratterizzazione di Manuela Romero che resta un pò sullo sfondo senza avere una personalità ben definita.

    Ma soprattutto avrei gradito più tavole con la bella Loa, a mio parere (e gusto) la figura femminile più affascinante e intrigante creata dal duo GLB/Galep :wub:

    Quando viene abbandonata al suo destino da Yama ho imprecato anch'io contro lo sciagurato figlio di Mefisto!!!:D

    Disegni di Galep su ottimi livelli.

  10. <span style="color:red">39 minuti fa</span>, Poe dice:

    Anch'io, quando il rubinetto sgocciola, chiamo l'idraulico e lui mi risolve sempre il problema...

    Non lo sapevo, ma ho scoperto che sono un grande sceneggiatore! :lol2:

    A questo punto lo sono anch'io.

    Proprio questa mattina è arrivato il tecnico a sistemarmi l'asciugatrice e, non ci crederai, ora funziona!!!

     

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  11. Storia mitica e anomala, vuoi per il soggetto fantascientifico vuoi per il ruolo quasi da spettatori dei quattro pard.

    Tex in questa storia non fa praticamente nulla di risolutivo.

    L'unico che ha un ruolo "attivo" è Carson che disintegra uno dei malefici ricci con un azzeccato tiro di fucile.

    Peccato che poi venga quasi deriso dai compagni che non credono alla sua versione dei fatti, facendolo arrabbiare non poco:)

    E' un mistero in cui la razionalità deve essere messa da parte per arrivare alla soluzione.

    E Tex, che fa della razionalità il suo credo, non sarà colui che metterà fine alle orribili morti che flagellano i poveri pastori hopi.

    Emblematico il dialogo con Hanagua, l'uomo della medicina hopi:

    "Ricorda i consigli del tuo uomo della medicina Aquila della Notte"

    "Ricorderò soprattutto di controllare che il serbatoio del mio winchester sia sempre ben carico!"

    Non a caso gli elementi risolutori saranno fondamentalmente due:

    1) gli studi e le intuizioni di El Morisco, uomo aperto all'irrazionale e al magico

    2) il caso, nelle sembianze dei soldati di Fort Wingate che trovano in modo fortuito la soluzione definitiva immergendo i resti dei ricci nell'alcool (soluzione tra l'altro già identificata dal Morisco).

    Mi chiedevo come GLB avesse potuto partorire una storia talmente particolare: nei commenti precedenti ho visto che viene citato un film anni '50 di Jack Arnold e, curiosando sul web, ho effettivamente riscontrato tante analogie con questa storia.

    Nulla di male, ci mancherebbe.

    Il fascino ed il senso di inquietudine che trasmette questo "Fiore della Morte" resta assolutamente immutato.

    L'atmosfera di terrore e disagio che l'autore riesce a creare nelle pagine di questa storia, è realmente percepibile da parte del lettore.

    Chiudo con il solito gustosissimo siparietto tra Tex ed Eusebio (per me un mito!), rapporto sempre sul filo della diffidenza (e forse anche di un pò di antipatia reciproca).

    All'arrivo dei quattro pard alla casa del Morisco, il funereo servitore esclama:

    "Ricordate ciò che vi avevo detto padrone? Che stavano arrivando guai! Ebbene, adesso che ho visto quella bara, vi dirò qualcosa di più. Non fatela entrare in casa padrone!"

    "Sento che qui davanti a me c'è qualcosa che manda odore di morte"

    "Le tue sono profezie facili Eusebio. Dove c'è una bara solitamente c'è anche un morto!" [replica un sarcastico Tex]

    "Non trattarmi male senor Willer! Tu sai bene che le mie parole avevano un altro significato!"

    Splendido come sempre Letteri.

    • +1 1
  12. In un primo momento pensavo di limitarmi al mio "like" al commento e basta.

    Ma credo che l'intervento di @ymalpas sia di una lucidità tale da non poter ridurre il mio apprezzamento ad un'iconcina e basta.

    Al di là dei gusti personali e delle singoli opinioni che si possono avere di Nizzi, esistono dei fatti precisi e inoppugnabili.

    Il suddetto post, secondo me, li descrive come meglio non si potrebbe.

    2 ore fa, ymalpas dice:

    Certo Nizzi non è riuscito al 100% nel ricreare l'opera di GLB, innanzitutto non era Tex come invece lo era GLB, il carattere era all'opposto. A Nizzi interessava scrivere i gialli, si è dovuto adattare al West (che comunque aveva già praticato con un certo successo con le storie brevi di Larry Yuma), è uno scrittore avventuroso, che conosce la letteratura avventurosa, ma non possiede il genio creativo che fu quello di GLB, che resta unico nel quadro nel novecento.

    Sottolineo questo passo.

    Nessuno può scrivere Tex come GLB proprio perché GLB era Tex (o viceversa?).

    Io lo considero un eroe vero e proprio in carne e ossa!

    Il (bellissimo) volume "Tex sono io!" che mi sono regalato per il mio compleanno me lo ha ricordato più che mai.

    Per me il suo genio creativo resta unico e non solo nel novecento.

     

  13. 51 minuti fa, pecos dice:

    È stato un esperimento interessante, che mi conferma quanto il concetto di "storie migliori" sia estremamente personale e per quanto uno pensi o creda di essere oggettivo e di creare una classifica fatta di storie oggettivamente belle, la componente soggettiva, fatta di ricordi, sensazioni, emozioni legate alla prima lettura di certe storie, avrà sempre un ruolo predominante.

    Rimarco anch'io questo concetto, che considero FONDAMENTALE.

    E' impossibile che una classifica del genere "i miei preferiti di ..." non sia soggettiva.

    Magari proprio perché legata a ricordi personali oppure perché figlia del proprio gusto personale.

    E non parlo solo di Tex ma di ogni singola cosa (musica, cinema, libri, sport, ecc.).

    Qualcuno potrebbe contestarmi che si tratta di banali ovvietà.

    Vero.

    Ma è altrettanto vero che spesso vengono mosse critiche di questo tipo:

    "Come fa a non piacerti la storia di Tizio?"

    "Possibile che nella classifica non ci sia Caio?"

    Ad esempio la mia storia preferita, quella che in una mia TOP50 sarebbe sicuramente al primo posto, non c'è in quella di @Grande Proteus. Non ci vedo nulla di strano, è una questione di gusto personale.

    Per questo ho trovato interessante questa iniziativa, perché riesce a darmi una prospettiva diversa dalla mia.

    • +1 1
  14. Complimenti @Leo, ottimo spunto di riflessione, che mi sento di condividere in larghissima parte.

    L'unica cosa su cui non posso esprimermi è sulle osservazioni che Nizzi muove a Boselli, in quanto di quest'ultimo ho letto solo una minima parte della sua produzione "texiana".

    Diciamo che, in generale e per mia sensibilità personale, non trovo mai elegantissimo criticare un collega, non per politically correct quanto per una questione di stile.

    Nizzi, al di là del suo modo di scrivere, lo giudico soprattutto per la qualità delle sue storie (criterio che vale comunque per ogni autore); se è incontestabile che nell'ultimo periodo precedente al suo ritorno abbia spesso deluso, ci ha anche regalato storie indimenticabili, che entrano di diritto nella storia di Tex.

    Ma, come scrivi giustamente tu, Nizzi continua a far discutere.

    Citando Oscar Wilde:

    "C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé".

     

  15. <span style="color:red">1 ora fa</span>, Grande Proteus dice:

    1) Tex n°53/54/55 Il grande re: G.L. Bonelli - Galleppini 10+

    Mi stupisci ma non mi deludi di certo!

    Il Leopardo Nero ed il suo folle sogno, intrigante personaggio molto shakesperiano!

    Altro grande parto della fantasia di GLB.

    <span style="color:red">1 ora fa</span>, Grande Proteus dice:

    È stato un lungo percorso ma mi sono divertito, spero anche voi :P

    Ti faccio i complimenti per questa bella iniziativa che mi ha coinvolto molto!

    E, visto il cospicuo numero di pagine del thread, e quanti del forum ti hanno accompagnato in questo "viaggio", è stato un bel successo!

    • +1 1
  16. <span style="color:red">48 minuti fa</span>, Grande Proteus dice:

    2) Tex n°220/221/222/223 Virginia City: Nolitta - Nicolò 10

    Se non ci fosse stata mi avresti spezzato il cuore:D

    Quel 10 è meritatissimo: forse Sergio non aveva la "genialità" del padre ma come sceneggiatore aveva pochi rivali.

    Il mio unico, grande rammarico è quello di averlo incontrato una volta e non essere riuscito a spiccicare nemmeno una parola.

  17. Anche rileggendola dopo tanti anni, il fascino di questa storia rimane immutato.

    Ci sono tantissimi di quegli ingredienti che mi hanno fatto "innamorare" di Tex: la pura azione degli scontri a fuoco, un'innocente da salvare, il mistero da svelare, gli antagonisti da far "cantare", il tragico epilogo, ecc.

    E, come capitava spessissimo, Bonelli senior riesce a dosarli con estrema cura, senza forzare le varie situazioni che si susseguono in questa appassionante vicenda.

    Mi fa un pò tenerezza la figura di Linda Dayton (ennesima "bellezza" del grande Nicolò), ingenua ma nello stesso tempo caparbia presenza femminile, che deve subire una serie di disavventure che, probabilmente, non avrebbe immaginato nemmeno nei suoi sogni peggiori.

    I dialoghi sono uno dei punti di forza della storia, sempre brillanti e, talvolta, spassosissimi (vedi il pestaggio del portiere dell'albergo e quello di Crandall).

    Superba la caratterizzazione dei cinque complici, personaggi molto diversi tra loro, ognuno con la propria fisionomia fisica e psicologica: Velasco, uomo d'azione e con i tratti del duro, Whitney, il viscido gambler e imbonitore per la "storiella" dei dobloni, Morgan, il barman dai nervi fragili, Crandall, il losco faccendiere che resta alle spalle di tutti e infine lo sceriffo di Durango.

    Paul Walsen è bravo a rimanere nell'ombra del sospetto, senza far affiorare in maniera esplicita la sua complicità negli efferati crimini della banda. E' una figura ambigua che lo stesso Tex non riesce subito a decifrare chiaramente.

    Da manuale gli scambi di battute tra i due, frizzanti e sempre sull'orlo dello scontro vero e proprio:

    "Questo spiega molte cose non è vero?" (Tex si rivolge allo sceriffo dopo il riconoscimento di Whitney nell'uomo di Wichita)

    "Non saprei! Della storia della signorina Dayton so solo quello che m'avete detto voi"

    "Ed è quanto basta per permettere anche a un uomo di intelligenza mediocre di capire il motivo che ha spinto il galantuomo dal collo rotto a tentare di sopprimere miss Linda"

    "State tentando di insultarmi?"

    "Sto solo tentando di farvi capire che come sceriffo non siete un'aquila"

    Convincente anche la figura del cinese Wong, che si rivelerà il grimaldello in grado di scoperchiare definitivamente i crimini della spietata banda di criminali.

    E' una figura che rimane al limite della complicità, rimanendo in un limbo che gli permette di uscire dalla vicenda senza danni.

    Bello e per nulla scontato il suo incontro con Tex, dove il cinese dimostra grande intelligenza nel capire che deve giocare a carte scoperte e un altrettanto grande opportunismo nel trarre il massimo profitto da una situazione per lui divenuta pericolosa.

    Finale tragico e violento, dove una folla esaltata ricorre alla giustizia sommaria per punire l'unico colpevole rimasto degli orrendi delitti, quasi come a "lavare via" dall'intera comunità di Durango una macchia troppo sporca per poter essere sopportata ancora a lungo.

    Su Nicolò ho più volte sottolineato il mio amore incondizionato.

    Questa storia lo conferma e lo accresce.

    • +1 3
  18. Storia molto ben fatta, coinvolgente e ben illustrata da un Ortiz in buona forma.

    Si fa leggere tutta d'un fiato anche per via di un ritmo frenetico che non concede pause.

    Trama semplice ma non banale, con personaggi e situazioni credibili.

    Devo dire che nei primi 13 almanacchi ho trovato solo due storie un pò debolucce: sinceramente non me l'aspettavo!

    Considerando il ridotto numero di pagine e una pubblicazione che include altre rubriche oltre al fumetto, pensavo ad un livello più basso.

  19. Il 6/11/2009 at 19:16, Sam Stone dice:

    Bellissima continuazione dell'avventura precedente, che terminava con i quattro pards riuniti sul Sea Tiger, la nave di Billy Bart, il capitano che si era alleato coi nostri. Tutta la parte iniziale si svolge in un'atmosfera di angoscia, con la nave, ormai ridotta ad un pontone senza alberi né vele, in balia della tempesta e del mare che si ingrossa sempre più. Il coraggio dei pards ci viene mostrato ancora una volta, quando annoiandosi nella quiete della cabina, decidono di seguire i marinai sul ponte, sfidando il brutto tempo e rischiando numerose volte la caduta in mare. Come se non bastasse, viene persa la rotta e la nave viene portata dalle onde verso una destinazione ignota. Infatti ciò che resta della nave e del suo equipaggio, viene sballottata vicino ad una delle tante isole. Le speranze dei nostri, di arrivare su un'isola abitata e frequentata dalle imbarcazioni commerciali, sembrano scomparire con l'urlo terrificante lanciato tutto ad un tratto da uno dei marinai che sono stati mandati in esplorazione verso il centro dell'isola. Indimenticabile a mio avviso il primo scontro tra i nostri e gli indigeni di Re Mapua, presentati come dei ferocissimi guerrieri e come se non bastasse, sono anche cannibali. :D Ovviamente tutto si risolve al meglio, ma i pards devono scaldare ben bene le teste dei nemici a suon di dinamite e proiettili. La seconda parte è altrettanto apprezzabile, buonissima l'idea di inserire il solito gruppo di prepotenti affamati di ricchezza (in questo caso di perle preziose) che non esitano a schiavizzare la popolazione locale per i loro sporchi comodi. Disegni di Nicol' molto buoni direi, a parte che mi è sempre piaciuto il suo stile e la sua raffigurazione dei quattro pards. Voto: 9 Memorabile seguito di San Francisco!!!

    Mi associo al primo commento presente su questa discussione.

    Per me questa storia è un gioiellino nascosto, anzi, per rimanere in tema, una perla preziosa!

    Poco da aggiungere, la rileggo sempre con grandissimo e immutato piacere.

    Il 5/5/2017 at 20:36, virgin dice:

    Soprattutto con questi ultimi due personaggi si nota l'abilità di Gianluigi Bonelli nel prendere personaggi dai tratti semplici, che in origine sono quasi macchiette, e farli recitare in maniera credibile: notevole da questo punto di vista l'evoluzione di Mapua che, pur senza mai dimostrare davvero il proprio valore, da caricatura di un sovrano tribale si mostra come un guerriero in fondo nobile e con un grande senso di lealtà e dell'onore. Sia il barone e la pretesa baronessa, sia Mapua e Narau sono quindi personaggi arcaici, elementari ed epici, e contribuiscono non poco a rendere questa storia un capolavoro.

    Una storia a dir poco da dieci, che soffre una rimarchevole esiguità di commenti su questo forum credo a causa della divisione in due distinte discussioni fra "La vendetta di Diamond Jim" (qui "San Francisco") e questa.

    E' un aspetto che ha sempre colpito anche me. Personaggi che rimangono impressi proprio per l'abilità di GLB nel tratteggiarli in modo esemplare.

    Visto che io con i voti sono sempre un pò strettino non arriva a 10 ma è comunque un voto molto alto.

  20. <span style="color:red">2 ore fa</span>, Grande Proteus dice:

    Juan ortega per le scommesse fatti dare delle dritte da poe :D

    :D

    Ammetto di esserne uscito sconfitto...

    <span style="color:red">1 ora fa</span>, Poe dice:

    Faccio un ultimo tentativo e poi basta...

    Visto che ami il fantastico, potrebbe essere "La voce misteriosa" (lo scimmione a cavallo con machete), che piace anche a me.

    Ci avevo pensato anch'io (per me storia eccezionale).

    Altrimenti punto su "I figli della notte" (gli stregoni mummificati) o "La piramide misteriosa" (Rakos)

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