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TWF - Tex Willer Forum

Laramie

Cowboy
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Tutto il contenuto pubblicato da Laramie

  1. Non so veramente cos'altro aggiungere di mio a questa storia leggendaria, forse la vetta più alta della coppia GLB-Galep (vetta raggiunta qualche tempo dopo con "Il figlio di Mefisto") e dell'intera produzione texiana. In senso astratto la potremmo quasi considerare come la storia finale di Tex nel senso che potrebbe benissimo fungere da avventura conclusiva della lunga saga del ranger: una storia che riallaccia i fili del passato e porta la conclusione nel presente con Tex che raggiunge livelli di spietatezza mai vista né prima né dopo. Di fatto tutto l'ultimo albo è una lunga preparazione di un omicidio volontario a sangue freddo (per motivi tutt'altro che futili, sia chiaro), laddove in altre storie ai cattivi era pur sempre stato lasciato uno spiraglio di possibilità di salvezza. Qui no, Tex organizza tutta la messa in scena dell'omicidio di modo da infliggere le peggiori torture psicologiche al suo nemico e fa di tutto per non lasciargli scampo. Non vi è dubbio che se Brennan si salvasse dagli squali ci penserebbero Tex e i pards a saldargli il conto a suon di piombo. È un Tex dal cuore indurito che non si fa commuovere dalle grida di terrore dell'uomo, mentre Carson sarebbe quasi per non tornare indietro e magari limitarsi ad arrestarlo, fosse anche per farlo andare sulla forca. Almeno morirebbe in modo pulito, invece Tex lo placca subito ricordando lo scenario di morte che Brennan ha inflitto ai navajos e così lo lascia morire divorato dagli squali. Intendiamoci, il mio non è un discorso del tipo "che brutto questo Tex così cattivo". Al contrario, com'è affascinante questo Tex così gigantesco e con la personalità che traborda dalla pagina. Un Tex capace di lasciar divorare un uomo dagli squali, ma al contempo di unirsi a dei criminali, ladri e assassini e di lasciarli andare con le tasche piene di soldi senza per questo risultare incoerente. E proprio perché Tex raggiunge livelli di durezza mai visti, questa storia si potrebbe benissimo collocare alla fine della saga del ranger ed essere una sorta di capitolo finale scritto "in anticipo" (un po' come il numero 100 di Dylan Dog che di fatto è il finale della serie pur essendo seguito da oltre 300 numeri). Capolavoro indiscusso sotto ogni aspetto, dai testi ai disegni.
  2. Per quel che mi riguarda, ben venga una possibile, ehm, "Bonelli's cut" (intesa come SBE, dato che Sergione non può avere voce in capitolo) di questa storia. Poi io non so quali ostacoli legali o tecnici ci possano essere per un lavoro di questo tipo, così come non so che mercato avrebbe l'operazione (oddio, hanno fatto una versione credo a esagono, o qualcosa di simile, de "La valle della luna", quindi...), mi limito a esporre un'opinione esclusivamente da lettore. Onestamente non so se IO la comprerei perché non ho un gran ricordo di questa storia, ma data la natura dell'operazione avrebbe senso caricarla anche sull'app digitale (ma questo è un discorso a parte). Discorso analogo per la storia di Zagor di Capone e Gamba che non venne mai pubblicata pur essendo già conclusa (e Gamba sarebbe campato ancora una ventina d'anni continuando a lavorare per Bonelli, idem Capone).
  3. Laramie

    [750/751] Ritorno a Redrock

    Su questo la pensiamo uguale. Una delle mie storie preferite del vecchio Bonelli è "L'aquila e la folgore" che non è che abbia chissà quale intreccio, per cui... Il discorso sulla storia del banchiere è una (grossa) semplificazione che ho usato per indicare un tipo di storia molto basilare che una fetta di pubblico apprezza pur senza presentare alcunché di interessante (che ne so, un nemico carismatico, una scena particolare, qualche divertente scambio di battute, qualsiasi cosa) e sottolineare che chi è chiamato a occuparsi della testata deve fare i conti con questa cosa. Vado parzialmente O.T. per indicare che anche il cambio di curatore su Dylan Dog in favore di una scelta, almeno in apparenza, più conservatrice, va in questa direzione. Poi è chiaro: quasi tutto ciò che è uscito dalla penna di GLB tra il 1969 e il 1975 si può riassumere in tre righe, ma è ugualmente il pozzo delle meraviglie.
  4. Laramie

    [750/751] Ritorno a Redrock

    Fra i lettori di Zagor (30.000 persone se va bene) c'è una varietà di opinioni elevatissima: chi vuole solo, o quasi, storie realistiche, chi vuole storie realistiche, ma principalmente con trapper e trafficanti di whisky, chi storie fantastiche, ma non fantasy, la fantascienza va bene, ma guai a metterci Atlantide, chi vuole storie horror, ma senza splatter, eccetera. (Ma alla fine si può sapere COSA VOGLIONO i lettori di Zagor???) Battute a parte, non oso immaginare su Tex, una vastità di opinioni ancora più elevata per la legge dei grandi numeri. Non esiste IL lettore, esistono I lettori, ognuno con le proprie preferenze, anche le più inspiegabili (esiste gente che NON apprezza "Il giuramento", dalla serie "essi vivono") Boselli ha il compito mastodontico di tenere insieme tutti, ma non può farlo con tutte le storie, purtroppo. Come ho già detto nel topic dedicato a "La grande congiura", certe storie hanno un pubblico, finanche numeroso. Nel merito della storia in questione, Tex è ANCHE questo. È ANCHE la storia da due albi (e a volte sono anche troppi) con il banchiere malvagio che spadroneggia in città. Le storie epiche da tre/quattro albi e quelle più piccole, ordinarie, si alternano da sempre. Tex è sempre stato sia le une che le altre.
  5. Laramie

    [752] Fratello di sangue

    Stima imperitura per la coltissima citazione ❤️
  6. Laramie

    [750/751] Ritorno a Redrock

    SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER Che, poi, spoiler... non è che ci sia tutta questa roba da spoilerare, ma comunque. Dal punto di vista della storia siamo sul 6 politico: di sicuro Barbanera ha avuto i suoi sacrosanti motivi per riportare in scena la combriccola di Redrock, magari ha avuto l'impressione che quella storia rimanesse un po' sospesa (Holmer finito in acqua e Spring a processo senza una condanna definitiva) e infatti qui non vuole lasciare spazio a dubbi: Spring e Holmer stavolta ci restano secchi davvero. Riguardo alla messa in scena orchestrata da Ruju, mi sembra non abbia sentito molto il soggetto (impressione mia, magari mi sbaglio) e che abbia scritto un po' con il pilota automatico senza farsi coinvolgere troppo. Alla fine ne esce la classica storia senza infamia e senza lode destinata a svolgere il proprio ruolo all'interno di una produzione seriale come Tex. Intendiamoci, Tex è un eroe western che vive anche di queste storie, non può permettersi (troppo) gli eccessi apocalittici della salvezza del mondo (al massimo di una singola nazione e solo in casi estremi). Diciamo che l'ideale, per quanto puramente utopistico, sarebbe che ogni singola storia avesse degli elementi che la rendono unica e indimenticabile (come la precedente storia sui Chupacabras che aveva una tematica a modo suo originale e dei disegni da urlo). Nella realtà funziona in modo molto diverso, specialmente in uno scenario di iperproduzione come quello di Tex. I disegni di Rossano Rossi sono nella media della sua produzione, anche se scontano un'eccessiva staticità, in parte riscontrabile anche in Civitelli, suo punto di riferimento, ma in misura minore. Nelle scene statiche e cittadine se la cava egregiamente, mentre mi sembra soffra di più negli spazi aperti e nelle scene più dinamiche e roboanti. Fa eccezione la scena della sparatoria al ranch di Holmer, davvero molto bella. Premio sfigato dell'anno: Mandero
  7. Laramie

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Mi accodo a quanto detto da @Leo. Sono sul forum da circa un anno e in questo lasso di tempo ho trovato utenti dotati di una passione e di una competenza che mai avrei immaginato e che mi hanno stimolato molto come lettore. Perciò mi dispiacerebbe molto se alcuni degli utenti più competenti si eclissassero. Io capisco tutto, davvero, però in fondo non è morto nessuno. Si sono trascesi i toni, va bene, ma capita. Non dovrebbe, ma succede. E una volta che si è trasceso più e più volte non ha più senso, per me, mettersi a dire "ha cominciato lui": commette un errore sia chi trascina che chi si fa trascinare. Su Nizzi ci sono visioni opposte, per non dire inconciliabili. E allora? Ormai Nizzi è a guardare i cantieri di Modena (fra poco iniziano i lavori di ristrutturazione anche dove lavoro, va a finire che me lo ritrovo lì), sempre che qualcuno non lo inviti a qualche festival letterario dove invece di parlare di letteratura si mette a (s)parlare di Tex e dei suoi autori. Appurato questo, una volta che ci si è confrontati (presupposto del confronto non è il far cambiare idea all'altro, ma esporre e argomentare la propria) e si è capito che non c'è punto di incontro, pace all'anima e buonanotte. E per tornare in topic: "Fuga da Anderville" è bellissima, ma non un capolavoro 😘
  8. Laramie

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Presente! L'ho già raccontato in qualche altro thread, ma comunque repetita iuvant, come dicevano quei tali. Io ho iniziato a leggere Tex da bambino. Mio nonno aveva tutta la collezione dal numero 1 al 409 (grazie, nonno, grazie grazie grazie che ti sei fermato DOPO "Il passato di Carson", meno male!), poi ha smesso perché non ha apprezzato il cambio di copertinista. In più, oltre alla serie regolare (solo quella, i Texoni non li ha mai comprati) aveva anche i brossurati Mondadori che uscirono negli anni '90/inizio '00. In realtà penso glieli comprasse un suo nipote, anche lui appassionato di Tex, in occasione di compleanni o di qualche Natale, ma tant'è. Se nei brossurati è presente il nome degli autori, unito ad un editoriale di Sergio Bonelli, negli originali del mensile il nome dello sceneggiatore, di quello vero, non compare fino al 320 e rotti, prima è tutto "Text by GL Bonelli". Ergo, da bambino e poi da adolescente io ho letto Tex letteralmente A CASACCIO senza rispettare alcuna cronologia (oggi una storia in Canada, domani "Il segno di Cruzado", dopodomani "Il giuramento", eccetera) e con uno spirito naif che oggi mi fa sorridere perché avevo 10/12 anni al massimo. Poi ho iniziato personalmente a comprare Tex in occasione del numero 500, primissimo Tex acquistato. In pratica ho iniziato a seguire Tex partendo dal peggior Nizzi, ma comunque l'infarinatura della serie ce l'avevo già. Contemporaneamente acquistavo anche il Tex Tre Stelle e il TuttoTex per colmare i 91 numeri di buco e tre cose mi saltarono all'occhio: 1) che si alternavano due autori Nizzi e Boselli. 2) che, leggendo di fatto tre collane contemporaneamente, le storie di Nizzi mi parevano quasi interscambiabili, mi sembrava di leggere sempre la stessa cosa. 3) che le storie di Boselli mi piacevano molto di più. Però, al di là della questione dei gusti personali, aver letto centinaia di numeri di Tex ignorando quasi del tutto il nome degli autori, ed essendo troppo piccolo per badare a cose come lo stile narrativo e la psicologia del personaggio, per me è del tutto normale leggere il "Tex di Nizzi", il "Tex di Nolitta", eccetera perché li ho interiorizzati senza saperlo. Per questo non provo alcuno scandalo nel leggere "Caccia all'uomo": sono consapevole che quello è il Tex di Nolitta, diversissimo da quello del padre. Però lo riconosco come Tex. Poi non mi piace tutto (la già citata"Il segno di Cruzado" è inaccettabile, per me), ma questo credo sia normale. Idem Nizzi: la storia che si sia uniformato allo stile di GL Bonelli regge poco alla lettura, è evidente che ha fatto un Tex del tutto personale, diverso da quello di Bonelli, però io non ho problemi ad accettarlo e apprezzarlo come Tex (almeno fino a un certo punto, poi è indifendibile, a mio avviso). Le varie "nizzate" di cui si parla tanto io le noto, sia chiaro. Le noto TUTTE, semplicemente entro certi limiti faccio spallucce. Per citare l'ultimo Maxi, sulla scena del bandito che confessa nel sonno stavo per scagliare il volume fuori dalla finestra perché QUELLO è per me inaccettabile, ma è un fatto personale. Comunque, se si vuole leggere una storia di Nizzi in cui Tex giganteggia e trionfa su tutto e tutti, io vi consiglio "Messaggero di morte". Non è un capolavoro, ma è, per me, uno dei pochi casi in cui Nizzi ha scritto una storia in cui si avvicina davvero allo stile di GL Bonelli.
  9. Non lo metto in dubbio, ci mancherebbe. Probabilmente mi sono espresso in maniera sin troppo sintetica perché quello che volevo è che, parlando esclusivamente di "Un ranger del Texas", per me il Tex di GL Bonelli non si sarebbe mai fatto fregare da uno come Macredy perché ci sono almeno due scene chiave che lo avrebbero messo sull'avviso (tutta la zuppa del finto rapimento, per esempio, e anche il fatto che Macredy voglia occuparsi di persona della cassa con l'oro). Non dico che avrebbe capito al volo tutto, ma penso che si sarebbe insospettito sulle reali intenzioni del tipetto e avrebbe telegrafato ad Allan Pinkerton per saperne di più. Però ripeto, quando ho scritto "il Tex di GL Bonelli non si sarebbe fatto fregare", intendevo dire che non si sarebbe fatto fregare in questa storia qui perché, per me, ci sono le scene sopra citate che avrebbero reso Macredy un tipo sospetto agli occhi del ranger.
  10. Una discreta storia, una delle prime di Nizzi sulla serie regolare. Purtroppo me la sono letta la prima volta (e unica fino a poco fa) alcuni anni fa quando ero ormai adulto e questo credo che me l'abbia un po' rovinata, nel senso che il grande colpevole l'ho indovinato praticamente a metà della vicenda. C'è ben poco da stare a scervellarsi: tolti i pards, Griffin, Butler, Larsen e figlia e, ovviamente, Wanekay, l'unico che potesse macchinare il tutto era il buon Macredy (notare che è scritto in modo che sembri "Ma Credi?"😂). Ovviamente il colpevole lo sgama prima il lettore, mentre è del tutto plausibile che Tex si faccia raggirare (no, in realtà il Tex di Bonelli non si sarebbe fatto fregare, ma la storia è costruita proprio per far sì che Tex ci caschi con tutte e due le scarpe, a differenza del lettore). A parte quanto detto sopra, più qualche origlione di troppo (già alla terza storia, alla faccia) e la solita banda di indiani che si trova in zona perché sì e dal capo un po' macchietta, la storia mi ha intrattenuto abbastanza bene.
  11. Ho appena terminato questa storia e devo ammettere di averla trovata davvero terribile. Il giovane Brook è l'apoteosi dello sfigato (lo zio è diventato un pezzo grosso dell'Oriente e lui, per una evidente crisi di autostima, vuole conquistare un'isola sperduta abitata da due galline e un pollo, ok), Tex subisce continuamente dei ricatti che in altre occasioni avrebbe rispedito al mittente a suon di sganassoni. Infine, i dinosauri buttati lì a caso non come fulcro della vicenda, ma come un "incidente di percorso". A parte la bubbola pseudoscientifica dell'ibernazione, i dinosauri erano tre. Due vengono accoppati, il terzo rimane chiuso nella cassa e quindi non viene risvegliato dal contatto con l'acqua. Solo che poi la barca affonda, quindi prima o poi si sarebbe dovuto svegliare (poi magari è morto annegato, ma gli altri bestioni sono comunque riusciti a raggiungere la riva, quindi...). Ciliegina sulla torta, Brook che fugge dalla nave e FORSE viene divorato dagli squali. Per quanto mi riguarda è proprio una delle storie più brutte di Tex, nonché una delle più brutte in assoluto di Nolitta (e io non sono un antinolittiano, eh).
  12. Laramie

    [358/362] Sioux

    Ho riletto questa storia dopo il Maxi "La grande congiura" per riscoprire un po' il miglior Nizzi. Questa è una storia alla quale sono molto affezionato per due motivi: è una delle prime, per non dire LA prima storia di Tex che ho letto proveniente dalla collezione di mio nonno (leggevo già Tex, ma grazie agli Oscar Mondadori che uscivano ai tempi). Mio nonno aveva capito che mi stavo appassionando e ha colto la palla al balzo dandomi tutti i suoi scatoloni (grazie, nonno, anche se adesso ogni tanto si pente). L'altra storia che lessi dalla sua collezione era una delle pochissime ad avere delle copertine di Villa (il nonno, galleppiniano di ferro, smise poco dopo la morte del grande Galep) e si intitolava "Il passato di Carson", ma questa è, letteralmente, un'altra storia. Quindi c'è una ragione affettiva. La seconda ragione, ma a questo avrei fatto caso in un secondo momento, è che l'albo "Le colline del vento" è uscito nell'ottobre del 1990, più o meno negli stessi giorni in cui io venivo al mondo. Veniamo quindi alla storia, che non leggevo veramente da tanti anni, almeno dieci. Oggi, con la maturità di lettore (in generale, non solo texiano) ci vedo qualche difetto e anche i prodromi di quello che sarà il Nizzi dei decenni successivi: Davis che salva capra e cavoli, il nascondiglio dei cattivoni svelato da altra gente (origlioni ante litteram?) e qualche mossa di Tex poco accorta (capisco tutto, lo giuro, ma lasciare una carovana in pieno territorio indiano senza neanche una pistola non è proprio una decisione geniale). Però c'è poco da fare, siamo di fronte ad una storia orchestrata da un autore ispiratissimo che nelle storie con indiani e militari dà sempre il meglio (perlomeno il meglio che quel periodo gli consente) e che consegna alla saga un personaggio memorabile come Nuvola Bianca, il quale toccherà vette di incredibile lirismo nella storia successiva. In quanto a Ticci, strepitoso. Non un capolavoro, per me, ma comunque una bellissima storia che ho riletto con grande piacere. A breve riprenderò in mano anche il suo seguito.
  13. Laramie

    [Maxi Tex N.32] La grande congiura

    My two cents: credo che ogni lettore, quando si approccia a Tex, cerchi divertimento (non inteso come comicità, ovvio), evasione, avventura, eccetera. Credo anche che ogni lettore sappia, in cuor suo, che nelle storie d'avventura è normale il colpo di fortuna improbabile, la pistola del cattivo che si inceppa, l'incontro fortuito, ecc. Tuttavia il punto è questi elementi vanno dosati con cautela e che ogni lettore ha il proprio "punto di rottura", dalla serie "il troppo stroppia". Nel mio caso e nel caso di questa storia, così rimaniamo in topic, il punto di rottura è stata la scena del bandito che confessa nel sonno. PRIMA, e nel mio commento lo dico, avevo notato qualche faciloneria, ma, ehi, è avventura, e ci sono passato sopra al punto che la storia mi stava anche piacendo. DOPO la scena della confessione in fase REM in me qualcosa si è rotto (niente facili battute, plz) e non sono più riuscito a godermi la storia come prima perché lo sfruttamento del colpo di fortuna improbabile era diventato sfrenato. Però, come fa notare @valerio, sui social questa storia è applauditissima, pur con le critiche ai disegni, con commenti del tipo "FINALMENTE una bella storia, basta Mefisto!", ergo fuori da questo forum c'è un pubblico che queste storie le apprezza, probabilmente perché il loro "punto di rottura" è ben diverso e perché di Tex hanno una visione diversa. Lo stereotipo del lettore che legge Tex ignorando il disegnatore (tranne i soliti) o lo sceneggiatore è reale ed è lo stesso tipo di fruitore che si può riscontrare nei fenomeni di massa (e Tex, con i suoi 150/160.000 lettori ancora lo è), ma non solo. io stesso (non si dovrebbero MAI usare le esperienze personali per dissertare sulle cose, ma ormai...) ho ereditato la passione per Tex da persone che hanno letto centinaia di numeri e che faticherebbero ad indicare le caratteristiche base di Tex e che lo leggono perché è un western e basta. Evidentemente c'è una fetta di pubblico considerevole che VUOLE la storia con lo sceriffo corrotto e Tex e Carson che parlano per pagine e pagine attorno al fuoco perché per loro Tex è quello. DI fronte a un western bellissimo, ma crepuscolare e antieroico, come "Hostiles" ho sentito una valanga di persone dire "mi ha ricordato molto il nostro Tex", laddove "Hostiles" è un film lontano anni luce come stile e poetica dalle storie del ranger.
  14. Laramie

    [226/227] Taglia: Duemila Dollari

    Ho approfittato di un pomeriggio di ferie per rileggere questa storia prima di iniziare "Ritorno a Redrock". Non ho ancora letto il seguito, ma per ora posso dire di non capire la ragione per la quale si sia voluto dare una continuazione a questa storia. Alla fine della fiera è un GLB di ordinanza (sempre una garanzia anche in avventure minori) che realizza una storia senza troppe pretese a parte quella di intrattenere il lettore (missione compiuta, sia chiaro). Qualche scena divertente e molto classica (le spazzolate di Tex piacciono sempre) per una vicenda che non mi ha lasciato granché e che mi sembra chiusa a fine albo. I cattivoni che altro possono fare oltre a quello che si è già visto? I disegni di Niccolò sempre efficaci da buon artigiano del fumetto che non punta(va) all'esposizione degli originali in qualche fiera, ma alla sostanza del proprio lavoro.
  15. Laramie

    [523/525] I Lupi Rossi

    Ho appena finito di rileggere questa storia nella versione "Bonelli Digital Classic" in HD dopo averla letta un'unica volta ai tempi dell'uscita quasi 20 anni fa. Una storia epica, ricca di personaggi iconici (Colpo Coraggioso su tutti), con tutti e quattro i pards e ricca di scene "alla Tex", vedi la devastazione del magazzino di Dutronc e lo sganassone rifilato allo sceriffo. La coralità della vicenda, come tipico nelle storie di Boselli, c'è e si sente, ma non si ha la percezione che Tex sia in secondo piano perché alla fine, ciò che conta, è che agisca come Tex e che le sue azioni portino avanti la storia. Che non sia passivo e si comporti come uno qualsiasi, insomma. Sul versante disegni, ammetto di non essere mai stato un grande amante di Font (ne riconosco l'immensa bravura, ma non fa per me), benché questa sia senza dubbio fra le sue prove migliori, soprattutto nella prima parte con la guerra nella prateria. Forse è la questione disegni che mi impedisce di mettere questa storia alla pari dei grandi classici di Boselli del periodo, però rimane comunque un'ottima avventura. Conto di non far passare altri 20 anni prima di rileggerla.
  16. Laramie

    [Maxi Tex N.32] La grande congiura

    SPOILER SPOILER SPOI (accidenti al tasto Invio) SPOILER SPOILER SPOILER Allora! La storia parte abbastanza bene. Tutto il piano dei cattivoni mi sembra un po' macchinoso con qualche informazione di troppo in loro possesso (tipo che SANNO GIÀ che Ely Parker ha un memoriale da usare in caso di morte prematura), però ok, la storia regge. Poi si sviluppa con qualche scena un po' imbarazzante (Tex che dà il dollaro al ragazzino indiano dicendogli di comprarsi dei dolci), ma diciamo che nel complesso la vicenda scorre bene, si legge con piacere. Al punto che viene da gridare al miracolo: una storia decisamente migliore del Maxi di Casertano (che pure non mi era affatto dispiaciuto a una prima lettura). Poi arriviamo a pagina 151 con la scena della prostituta che scopre il complotto perché il suo cliente confessa nel sonno. Ecco, pur con tutta la buona volontà, lì mi è cascata la faccia e ho passato le 120 pagine seguenti a recuperare i pezzi di faccia che mi erano caduti. Tutta l'ultima parte l'ho trovata semplicemente noiosa: non tanto perché sia tutto già visto cento volte (se pensassi all'originalità non leggerei Tex), ma proprio perché non c'è più tensione: il ragazzino Navajo trova il covo dei ribelli da solo inseguendo una capra (!), Tex arresta gli indiani perché sono sbronzi e non fanno resistenza (!!), sembra che stia per scoppiare una guerra indiana e poi arriva il generale che salva capra e cavoli (!!!). Una volta imbroccata la strada della, ehm, "botta di fondoschiena una dopo l'altra" è finito anche il mio interesse per la storia. Che pure ha dei pregi: dei buoni dialoghi disseminati lungo le 272 pagine, un Tex ben caratterizzato, delle scene molto riuscite come il pestaggio di Griffith e dei suoi tirapiedi. E dei buoni disegni, che Alessandrini magari non è proprio il più adatto a Tex, ma il suo mestiere lo sa fare e si vede che ci mette l'impegno. Insomma, una storia che mi ha lasciato l'amaro in bocca per l'enorme occasione sprecata e la certezza pressoché assoluta che Nizzi non regge più le storie lunghe.
  17. Laramie

    [748/749] La mesa della Follia

    Tutto sommato la storia mi è piaciuta. Certo, il primo albo promette bene mentre il finale è molto semplice e senza fronzoli, forse fin troppo visto la materia trattata, ma in fondo è una storia normalissima e nella media, oso dire di quelle indispensabili per la longevità di Tex. Ovviamente i disegni fanno lievitare il giudizio finale: Rubini è un disegnatore eccezionale che anche stavolta non si smentisce. La sua prova migliore rimane "Seminoles", ma anche qui conferma la propria bravura. Un 7 complessivo e fine della storia.
  18. Buonasera, @Ombra Silenziosa 😉 Prendo atto della risposta e provo ad argomentare meglio la mia posizione: in effetti ho scritto che Zachary è "tutt'altro che un santo", ma sono stato troppo buono con lui. SPOILERISSIMO BIS Che abbia meritato l'indigestione di piombo ad opera di Tex per le persone che ha ucciso è innegabile. Per me il punto critico sono proprio le ultimissime pagine, ma qui credo sia tutta una questione di sensibilità differenti. Per quanto mi sforzi, non riesco proprio a vedere in Zachary il responsabile della strage dei McCullen: il suo obiettivo era uccidere il colonnello Warren, comandante di una compagnia dedita al saccheggio. Poteva forse prevedere la strage successiva? No, è Jack Spade che ammette che anche secondo lui il colpevole non era fra i McCullen e che il loro fu solo uno sfogo sanguinoso, neanche gli interessava vendicare il colonnello. Quella di Spade e degli altri è stata una pura rappresaglia, un crimine di guerra bello e buono. Se nella storia venisse detto che Zachary ha deliberatamente fatto ricadere la responsabilità della morte del colonnello Warren sui McCullen per salvarsi la pellaccia, magari indirizzando i soldati verso la loro casa, allora capirei l'incazzatura dei fantasmi, ma, per come vengono presentati gli eventi, non riesco a percepire la sua morte come giustizia per i morti. È Zina, dopo la morte di Spade, a dire che la storia non è ancora finita, quindi è ovvio che è la morte di Zachary a essere decisiva in questo senso. A meno che gli spiriti non ce l'avessero con Zachary per il fatto che ha messo in piedi un "business del crimine" sfruttando il loro nome, ma la vedo difficile. Ciò detto, a questo punto è chiaro che qui il tema è la percezione delle responsabilità individuali: ognuno ha la propria sensibilità in merito e le nostre divergono.
  19. SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER Il consueto Magazine invernale si ripresenta con la solita veste grafica e la serie di articoli e approfondimenti dedicati al western nelle sue varie forme. Presente, ovviamente, un articolo-riassuntone su Mefisto. Il tuttologo texiano/western-dipendente non troverà niente di nuovo sotto il sole, ma sta di fatto che si tratta pur sempre di una lettura piacevole. Voto al prodotto in quanto tale: 8 "La palude del morto" di Jacopo Rauch e Corrado Mastantuono è una storia di 78 molto weird e horror, valorizzata soprattutto dal lavoro del disegnatore romano che si conferma un maestro. Tex è sulle tracce di un gruppo di banditi e la sua missione lo porta nei pressi della Dead Man Swamp, palude dove, molti anni prima, si era verificato un massacro ai danni di una famiglia di persone pacifiche, i McCullen, perché erano accusate, ingiustamente, di aver ucciso un comandante nordista. La sceneggiatura di Rauch si presenta liscia e scorrevole senza troppi fronzoli e, soprattutto, senza grossi inciampi. L'unica nota un po' stonata, ma riconosco che è una fisima mia, è il finale. SPOILERISSIMO Io capisco la volontà di stupire il lettore con gli effetti speciali, capisco che il colpo di scena finale faccia sempre il suo effetto, ma stavolta no, non ci siamo proprio. Alla fine si scopre che l'oste Zachary ha fatto secco il colonnello nordista e che si è disfatto del fucile con cui ha sparato. Zachary è tutt'altro che un santo perché ha cercato di intascarsi il bottino della rapina, ma il finale della storia lascia suggerire che la sua morte abbia "liberato" gli spiriti dei McCullen e che ora possano riposare in pace. Scusate, ma no! Zachary era in guerra e ha accoppato un colonnello nordista responsabile di saccheggi e chissà quali tipi di uccisioni, torture e violenze. Fosse per me gli avrei dato una medaglia! Zachary non può essere considerato responsabile della morte dei McCullen perché la loro morte è stata decisa dai soldati della compagnia, i quali sospettavano comunque che l'assassino non fosse fra loro. Nella storia non è presente niente, ma proprio niente, che faccia supporre che Zachary abbia volontariamente fatto ricadere la colpa dell'uccisione del colonnello nordista Warren sui McCullen. Voto alla storia: 7 Voto al "colpo di scena" finale: 4 "La strada del male" di Mauro Boselli e dei Cesari è un racconto breve sul passato di Mefisto che si aggiudica il premio come miglior storia del volume. Il suo unico difetto, se vogliamo chiamarlo così, è che è una storia per aficionados che di Mefisto sanno più o meno tutto, o perlomeno che hanno letto "Fuorilegge" e le storie su Tex Willer perché i collegamenti sono tanti. A parte questo, Boselli sceneggia con la consueta maestria inserendo un gran numero di scene in sole 32 pagine. La storia è narrativamente inattaccabile e si preannuncia come la prima di una serie di vicende, per quanto brevi, destinate a collegare il finale di "Fuorilegge" con il ritorno in pompa magna di Mefisto alla testa degli Hualpai e, soprattutto, con la leggendaria "Il figlio di Mefisto". I Cestaro ormai sono i nuovi interpreti del negromante (ben più indicati del pur bravissimo Civitelli e strappano il premio anche a Roberto De Angelis, che pure lui ha interpretato benissimo lo storico nemico) e chissà che dopo il Texone non vi sia qualche altra loro incursione con il vecchio mattoide. Voto: 8
  20. Laramie

    [745/747] Vancouver

    Preso, letto e gustato. SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER A mio avviso Ruju ha confezionato un'ottima storia che, pur con qualche difettuccio ogni tanto, dimostra che su Tex è possibile raccontare ancora qualcosa di originale rimanendo comunque nei binari della tradizione. Non credo infatti di aver mai letto una storia in cui i pards gestiscono l'evacuazione da una città in fiamme, ma può darsi che sia la mia memoria a fare cilecca. Ottima la gestione dei personaggi, in particolare modo di Carson in grande spolvero. Negli ultimi anni (ultimi... quasi 30 in realtà) lo si era visto così in forma solo nelle storie di Boselli, lieto che anche Ruju abbia deciso di dargli il giusto risalto e che di recente si sia messo a scrivere più storie con il quartetto al completo. Ho apprezzato anche la gestione del ritmo del racconto: non ho percepito nessun senso di fretta del tipo "oddio, mancano X pagine e devo ancora raccontare questo e quello", bensì un procedere degli eventi ponderato e con ogni scena che si prende il giusto tempo per raccontare ciò che deve. Non mancano le classiche scene ad effetto tipiche di Ruju al punto che è riuscito ad infilare un duello con il coltello anche in una storia cittadina (quanti duelli con il coltello ha scritto Ruju? Vuole entrare nel guinness dei primati?), che in questo terzo albo mi sembrano gestite meglio rispetto al solito. La sola cosa che davvero ho trovato eccessiva è il fatto che Warberg rimanga tranquillamente a Vancouver pur avendo dato lui stesso l'ordine di appiccare l'incendio. Come può essere così sicuro che la sua casa e lui stesso non finiscano arrosto? Il vento avrebbe potuto cambiare direzione all'improvviso e spingere le fiamme verso di lui. Io capisco le esigenze di trama, eh, ci mancherebbe, però qui secondo me è troppo. Mastantuono gigantesco come sempre. Non mi stancherò mai di ripeterlo: uno dei migliori disegnatori del mondo che qui ha dato piena dimostrazione del proprio talento, in particolare nella rappresentazione di Artiglio d'Orso, forse il suo cattivo più carismatico. Insomma una storia con molti pregi e alcuni difetti* che, in fin dei conti, non ne guastano troppo la lettura. Voto (come a scuola): 8.5 *Sulle prime la fine di Warberg non mi è piaciuta. L'ho trovata banale, quasi una trovata da serie B, e lo stavo anche per scrivere, poi ci ho riflettuto e mi sono detto che in realtà è una fine degna del personaggio: lui che ha ordinato l'incendio di Vancouver per fare quintali di soldi con la ricostruzione finisce per morire arso vivo. Legge del contrappasso al suo apice.
  21. Laramie

    [745/747] Vancouver

    SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER Un buon secondo albo che mantiene alto il livello della storia. Ritmo lento che si prende tutto il tempo per raccontare le cose con calma e la vicenda che procede per sfociare nel finale di gennaio. Mastantuono si conferma un genio del disegno (mi ha solo lasciato perplesso una vignetta con Tex e Carson a cavallo che sembrano del tutto sproporzionati, ma si tratta di UNA vignetta su non so quante, quindi anche chissenefrega) e Ruju è vicino a realizzare la sua storia migliore su Tex. L'unica cosa che ho trovato un po' forzata, come è già stato evidenziato, è la scena in cui Artiglio d'Orso accoppa Bailey da lontano al posto di fare secco almeno uno tra Tex e Carson. Faccio notare una cosa divertente: l'albo termina con Carson a terra ferito. Ora, ok che lo sappiamo che alla fine si riprenderà del tutto, ma a fine storia l'occhio casca sulla terza di copertina dove si vede Carson bello come il sole intento a pagaiare su una canoa!
  22. Laramie

    [651/653] Luna Insanguinata

    Premesso che posseggo già gli albi originali e quindi non avrei avuto bisogno di questa ristampa, ho deciso di recuperarla perché l'intera collana de "Le grandi storie Bonelli" mi piace tantissimo, così come apprezzo molto l'idea stessa alla base della serie: proporre a prezzi contenuti storie che magari non hanno il blasone dei classici, ma non sono da meno in termini di qualità complessiva. Ciò detto, la storia è quel capolavoro che ricordavo. Quasi trecento pagine intrise di dramma, inquietanti, ricche di personaggi complessi e variegati. Presentata in un unico albo, la storia si legge in scioltezza come se fosse un romanzo con le scene che si susseguono una dopo l'altra in vari cambi di ambientazione e con l'atmosfera generale che si fa sempre più cupa e tesa. Riguardo alla produzione di Borden, credo che questa storia sia il suo capolavoro. Forse il cuore batte di più per i classici firmati con Marcello (non ci si stacca mai dall'imprinting infantile/adolescenziale, ahime) e opere più recenti come i Texoni di Villa e Carnevale, ma la testa riconosce che qui Boselli ha raggiunto l'apice. Su Mastantuono posso solo ripetere ciò che ho già detto nel topic di "Vancouver", ovvero che è senza ombra di dubbio uno dei migliori disegnatori del mondo e che la sua presenza su Tex è un valore aggiunto, anche se riconosco che lo stile lo rende inevitabilmente ostico ad una parte di pubblico. Un 9 complessivo: muti, mani al cielo e tutti a casa.
  23. Laramie

    [745/747] Vancouver

    Un primo albo che mette in scena i personaggi, li dispone sulla scacchiera e prepara le mosse per le vicende successive. Nel complesso il giudizio è positivo per quanto riguarda il lavoro di Ruju, decisamente in ripresa rispetto a un periodo recente molto appannato e, per me, deludente. Ben riuscito il personaggio di Angela, figura a tutto tondo e non solo bella statuina, capace di far battere sia il cuore di Carson che, me lo immagino, quello di più di un lettore. Un Tex un po' più in ombra in questo primo albo, ma ci sta viste le premesse. L'unica cosa che non ho apprezzato è la seconda scazzottata a fine albo, più che altro per quei momenti particolarmente sboroni già evidenziati da @Diablero. Ottimo, come da copione, Mastantuono. Per me uno dei migliori disegnatori viventi, fa lievitare oltremodo questa storia verso l'eccellenza. Il suo stile è notoriamente fuori dagli schemi ("quali" schemi, poi?), ma a me piace tantissimo.
  24. Laramie

    [741/744] Sierra Nevada

    "I giustizieri di Vegas" è stata ristampata a colori alcuni anni fa nella serie costa rossa. Mastantuono a colori è un crimine (tranne quando fa Disney), ma l'edizione merita tantissimo.
  25. Laramie

    [741/744] Sierra Nevada

    È evidente che la regola aurea di GL Bonelli era "così è se mi pare", per cui non si è mai fatto problemi di continuity e altre amenità (vedi la doppia guerra civile) e si è limitato a scrivere quel che pareva a lui. Il suo stesso Tex (e intendo il Tex del Bonelli dei tempi d'oro) non è sempre uguale ad ogni storia e anche l'impianto narrativo, checché ne dica Nizzi, è dinamico e aperto a nuovi stimoli. Quindi è inevitabile trovare incongruenze, situazioni tirate per i capelli, eccetera. Posso capire quei lettori per i quali certe storie hanno un alone sacro, ma capisco molto di più Boselli che si è trovato a scrivere questa storia. Boselli ha concepito questa saga come lo "scontro finale" dell'epica mefistofelica, perciò ha radunato alcuni dei personaggi più rappresentativi del ciclo. La presenza di Padma era inevitabile. Così come era inevitabile la sua riproposizione come nemico di Mefisto e quindi alleato di Tex. Di conseguenza, Boselli non poteva fare accettare la presenza di Padma ai pards così alla leggera, per cui gli ha creato un determinato arco narrativo e ha rivisto la scena della salvezza di Mefisto. (che poi la presunta morte di Mefisto si spiega molto facilmente: Mefisto era morto davvero, poi, miracoloooooooo, il suo cuore si è rianimato, i suoi poteri si sono risvegliati e hanno riattivato il cervello) Una volta decisa l'impostazione da dare alla storia, la presenza di Padma e tutto il resto sono stati praticamente una conseguenza. Obiezione: "Eh, ma allora Boselli avrebbe dovuto/potuto scrivere un'altra storia!" Il "problema" è che la storia che aveva in mente era quella e non è che le storie possano andarsene così con uno schiocco di dita. Tra la coerenza della storia attuale e l'attenersi a quanto scritto da Bonelli, Boselli ha scelto le ragioni della storia e per me ha fatto benissimo perché lui stava scrivendo "Sierra Nevada" e la sua responsabilità era verso di essa. E prima che qualcuno mi salti addosso, la risposta è NO, non è che adesso qualcuno si può inventare che Lilyth non è mai morta o che Tex è il capo dei Mohawk solo perché gli è venuta una bella storia in mente. È ovvio che le due cose sono imparagonabili.
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