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Carlo Monni

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Tutto il contenuto pubblicato da Carlo Monni

  1. Carlo Monni

    Omaggio A Sergio Bonelli!

    Non l'avresti riconosciuto comunque, perchè in quel libro, purtroppo, non c'è alcuna immagine che lo riguarda. Dopo un p? di fatica io ho trovato questa.http://reggioemilia. olx.it/collana-araldo-... e-iid-151683955. E questa per il secondo numerohttp://i. ebayimg.com/t/COLLANA-ARALDO-I-SE... MJ, qIQ~~_35. JPGSpero ti soddisfi.
  2. Carlo Monni

    Omaggio A Sergio Bonelli!

    No: si tratta di Alan Lebeaux "Il ribelle", personaggio creato da Guido Nolitta per i disegni di Sergio Tarquinio nel 1959 ma pubblicato solo nel 1966 sulla Nuova Collana Araldo (Prima Serie n. 1 e 2 aprile/maggio 1966). Alan Lebeaux era un giovane ufficiale sudista (e se l'illustrazione fosse stata a colori ti saresti accorto che la sua uniforme è grigia come quella dei Confederati e non rossa e blu come quella di Kit Teller) che al ritorno a casa dopo la fine della guerra scopre che delle sue terre si è impadronito un losco profittatore. Alla fine dello scontro e dopo la morte dell'avversario, decide di abbandonare tutto e recarsi nel West accompagnato da un unico amico, che paradossalmente è un ex sottufficiale nordista di nome Sam... lo stesso Sam, peraltro (o quantomeno un suo gemello dallo stesso nome, perchè Tarquinio li disegna identici) già visto come spalla del Giudice Bean, serie creata nello stesso 1959 ma pubblicata solo nel 1963. Sia il Ribelle che il Giudice Bean li avrei comunque riconosciuti per aver letto da bambino le loro storie, ma per tutti i dettagli sul primo debbo ringraziare il libro: "Guido Nolitta" della Collana "Lezioni di Fumetto" di Coniglio Editore, scritto (come quelli dedicati a Ferri e Ticci) da Moreno Burattini & Graziano Romani. Di certo, a distanza di 46 anni non li avrei di sicuro ricordati. Credo sia interessante notare come già all'epoca Guido Nolitta avesse scelto di raccontare le vicissitudini di un perdente, segno di una poetica ben precisa che lo accompagner? per tutta la sua vita artistica.
  3. Carlo Monni

    Omaggio A Sergio Bonelli!

    No è proprio l'Almanacco 2013. Cosè come gli albi che escono dopo la meta del mese hanno la data del mese successivo, così gli Almanacchi che escono dopo la metà ano hanno la data dell'anno successivo. Si tratta di un accorgimento usato da tempo immemorabile per evitare che certi albi siano ritirati dalle edicole troppo presto. Per esempio: se Dylan Dog che questo mese esce intorno al 26 del mese, fosse datato agosto, verrebbe ritirato dalle edicole il 31 del mese, essendo datato settembre, rimarr? in edicola sino all'uscita del prossimo numero.
  4. Carlo Monni

    Tex vive o sopravvive?

    Ecco quello che mi preoccupa maggiormente è questo passaggio, ci sono ben 2 motivazioni, che hanno indotto a terminare la serie di MV... ma la seconda motivazione se non erro ci dice che i lettori erano diventati stabili, non aumentavano insomma, chi leggeva MV bene o male continuava a farlo... e MV anche per la prima motivazione è stato terminato. Cosa dobbiamo aspettarci se il seguito del Nostro amato Ranger, non rimanesse neanche "stanziale", ma andasse gradatamente diminuendo come comunque ha fatto nell'arco degli ultimi 30 anni?... Dobbiamo allora temere un graduale logoramento della serie?Certo il confronto tra MV e Tex non reggeva nel momento in cui li trovavamo entrambi in edicola, immagino che le quote di vendita fossero notevolmente diverse, e nel caso di Tex di certo non mancano i disegnatori accreditati a eseguirne le storie, ma il seguito dei lettori nel tempo quello si sarebbe un dato preoccupante se la "stanzialit?" o "stabilità" nel numero sia un motivo per concludre una serie... Qui, a mio parere tu commetti un errore che chiamerei metodologico. La chiusura di una serie non è determinata dalla stabilità del numero dei suoi lettori. Per certi versi non è determinata nemmeno dalla diminuzione di quei lettori almeno sino ad una certa soglia. No: la chiusura di una serie si ha solo e soltanto quando i costi per produrla superano i ricavi. Pura e semplice logica di mercato. Magico Vento aveva lettori stanziali ma viaggiava sul limite del pareggio o sotto, in parole povere non dava guadagno.Zagor è stabile da diversi anni, ma vende almeno il doppio del punto di pareggio e non solo continua ad uscire ma sta anche acquisendo nuovi autori sia tra gli sceneggiatori che tra i disegnatori. Dampyr ha avuto una perdita secca di vendite ma visto che è ampiamente sopra il punto di pareggio non solo continua ma Boselli ha avviato anche una sorta di campagna acquisti di giovani disegnatori (che essendo giovani costano anche meno e quindi incidono meno sui costi). Nel caso di Zagor e Dampyr, comunque, questo dimostra che l'editore crede che valga la pena di investire sulla serie. Tex ha avuto una costante emorragia di lettori per parecchi anni (emorragia che sembra essersi arrestata a partire dal 2008 per dar luogo ad una sostanziale stabilità), ma visto che continuava a vendere molto più del triplo del suo punto di pareggio (che penso che per Tex sia più altro che per altre serie perchè i suoi autori sono pagati di più) ha anche visto aumentare il suo parco disegnatori e successivamente anche sceneggiatori. La diminuzione, se non il crollo, delle vendite può, però, essere vista dalla casa editrice come un campanello d'allarme che consenta di correre ai ripari. Se si va oltre una certa soglia di contrazione fisiologica del mercato in se e per se, infatti, si può decidere di usare certi accorgimenti (cambiare autori, introdurre elementi di novità, recuperare elementi del passato caduti in disuso ed altro ancora) per rilanciare la serie. Con Zagor ha funzionato alla grande salvandolo dalla chiusura e riportandolo a nuovi fasti. Con Mister No purtroppo no ed è andata com?? andata. Se MV ha chiuso, è perchè il suo parco lettori era sè stanziale, ma comunque non era sufficiente a garantirne la sopravvivenza nell'immediato futuro. Se a questo aggiungi il fatto che, presumibilmente, Manfredi non era disposto a continuare aggiungendo allo staff eventuali disegnatori che appartenessero alla categoria che lui chiama ?panchinari?, ovvero giovani esordienti o poco più dalle tariffe abbastanza basse da non fare andare in rosso il budget mensile, il gioco è fatto: piuttosto che vivacchiare, ha preferito chiudere le sue trame e terminare il percorso della sua creatura. Non preoccuparti, quindi, se il parco lettori di Tex è stanziale. Di questi tempi avere vendite stabili significa vitalit? della serie e che ogni eventuale perdita di lettori è compensata da nuovi acquisti. Certo, sarebbe meglio se le vendite aumentassero, ma su questo io rimango ottimista: chissà che il nuovo corso di Tex non sia capace di attirare nuovi lettori?
  5. Carlo Monni

    Tex vive o sopravvive?

    Non discuto su questo ragionamento, anche perchè a mia conoscenza non posso ipotizzare nulla, ma per dovere di cronca posto la risposta che mi ha dato lo stesso Manfredi e che mi ha autorizzato a postare:Domanda:Ma Magico Vento è finito perchè è finita la saga in se stessa o perchè tu volevi sceneggiare altri personaggià?Manfredi:Entrambe le cose. Per andare avanti, bisognava "svoltare" arricchendo la saga con altre situazioni e personaggi, ma siccome i disegnatori a disposizione diminuivano e i lettori erano diventati "stanziali" , questo non si poteva fare, ergo la mia voglia di scrivere di altre cose ha prevalso. resta il fatto che MV non è finito, nel senso che ogni anno ricomincia dal principio in qualche paese estero, il che significa quanto meno che la serie non è invecchiata e che attrae ancora lettori. Sicuramente non sono ferrato nel fare le domande ma penso comunque che la spiegazione sia chiara... A noi le considerazioni del caso... Traduzione: la serie vendeva poco, il budget non consentiva l'inserimento di nuovi disegnatori (e difatti per gli ultimi albi si è fatto ricorso a prestiti da altre serie come Della Monica) così Manfredi ha preferito terminarla alle sue condizioni, dandole un finale compiuto, piuttosto che essere costretto ad interromperla quando le vendite fossero state così scarse da imporre la chiusura immediata. La voglia di scrivere altro oltre al western, insomma, è stata un fattore solo marginale. Se avesse potuto Manfredi avrebbe continuato Magico Vento all'infinito o quasi.
  6. Carlo Monni

    Tex vive o sopravvive?

    Ognuno ha diritto alle sue idee lo dico sempre ed in non pochi casi queste idee significano una presa di posizione molto netta. Se a uno il Tex contemporaneo non piace, c'è poco da fare. Si può dire quel che si vuole, ma alla fine rimane una sola indiscutibile verità: se le storie attuali non gli piacciono, non li si può costringere a farsele piacere. Sarebbe come se qualcuno cercasse di convincere me di quanto sono belle le storie di Brendon, personaggio che non mi ha mai detto nulla e con cui non ho mai provato sintonia (e questo anche se la fantascienza post apocalittica rientra tra el mie sfere d'interesse) o mi decantasse le meraviglie di Julia, personaggio che, invece, mi piaceva parecchio e che secondo me avrebbe tuttora grandi potenzialità, ma le cui sceneggiature, troppo legate ad uno schema o formula che dir si voglia, hanno cessato di interessarmi da tempo. Insomma non ci provo neppure. Se Gatecrasher o Pippo ritengono che il Tex contemporaneo sia per loro insoddisfacente (se non addirittura finito) non c'è nulla che gli si possa davvero dire. Contestare certe affermazioni che giudico errate invece lo posso fare. Tex nasce e si sviluppa in un periodo in cui le vendite dei fumetti si misuravano in grandi numeri, centinai di migliaia di copie, in qualche raro caso anche milioni. A quei tempi (e parliamo di 30/40 anni fa) un fumetto che avesse venduto 100.000 copie era a serio rischio chiusura, oggi uno che ne vende 30.000 è considerato un moderato successo. Negli Stati Uniti, che hanno una popolazione quintupla della nostra e dove una volta i fumetti vendevano in proporzione, se un albo raggiunge le 100.000 copie vendute in casa editrice stappano lo champagne e ne parlano i media specializzati, che un tempo per meno di un milione di copie non si sarebbero smossi. In questo contesto, Tex, caso quasi unico nel suo genere, vende più di 200.000 copie (che siano 220.000 o 215.000 importa poco in fondo). Vorr? dire qualcosa o no?In questo contesto Tex è una delle pochissime serie che ha visto arrestarsi l'emorragia di lettori (le altre sono Zagor e Diabolik a quanto ne so), il che vuol dire che se perde lettori, ne guadagna altrettanti. Quello che fu un fenomeno editoriale come Dylan Dog pare non possa dire altrettanto. Serie storiche come Zagor o, per uscire dall'ambito bonelliano, Diabolik hanno seriamente rischiato la chiusura e sono state salvate solo dall'arrivo di sceneggiatori motivati (e nel caso di Diabolik almeno da uno sforzo editoriale non indifferente per promuovere l'immagine del personaggio) che hanno saputo rinvigorire la serie e non solo impedirne la chiusura ma farne risalire le vendite. Tex non è stato immune da questo rischio, solo diluito da una base di partenza molto alta, ma anche qui l'emorragia di lettori si è arrestata. Pure questo vorr? dire qualcosa o no?Discorso ristampe. Pippo accomuna, facendo, a mio parere, un errore metodologico, due fenomeni distinti: le ristampe cronologiche proposte perlopiù dalla SBE e la ristampa, più o meno periodica, di certe storie fatta da altre case editrici (come i Cartonati o gli Oscar Mondadori). Si tratta di due fenomeni distinti e che dovrebbero essere trattati distintamente. Se Tex ha ben tre collane di ristampe per la serie regolare ed una per i Texoni, vuol dire che c'è una domanda da parte del pubblico. Sergio Bonelli aveva pensato più di una volta di chiudere la ?Tre Stelle?, visto che ristampa storie di poco più di tre anni fa, poi dati alla mano, ha constatato che, visti i bassissimi costi di produzione (pressappoco tra il 60 ed il 70% in meno di un albo inedito), le copie vendute garantivano un buon margine di profitto, quindi aveva ed ha poco senso chiuderla almeno dal suo punto di vista. Le altre ristampe hanno forse un costo maggiore (la Nuova Ristampa ce l'ha di sicuro, vista l'allegata cartolina di Villa), ma hanno anche vendite maggiori. La presenza di tutte queste ristampe è giustificata anche dal fatto che eventuali nuovi lettori potrebbero essere interessati a storie di tre anni fa così come a quelle di 10 o 20. Chi altri ha un così alto numero di ristampe? Mi vengono in mente solo due nomi: Dylan Dog e Diabolik, guarda caso gli altri due fumetti italiani più venduti. E veniamo al discorso ristampe da altri editori. Fondamentalmente la logica non è molto dissimile: se Mondadori decide di editare un volume cartonato ed almeno un Oscar all'anno, lo fa perchè sa che ne vender? un numero di copie tale da garantire un buon guadagno. La SBE è ben contenta perchè a fronte del compenso che riceve per la licenza dei diritti il suo sforzo produttivo è praticamente dimezzato (l'assemblaggio del volume ed i redazionali, ma non sempre, mentre il licenziatario si accolla stampa, distribuzione e pubblicit?). Diversamente dalle ristampe bonelliane, però, i cartonati e gli Oscar sono trattati come libri a tutti gli effetti: non vengono ritirati dopo un mese (o 15 giorni per la Nuova Ristampa), rimangono sugli scaffali per un periodo indefinito, mesi, se non anni, restano visibili, pronti per essere acquistati in ogni tempo finch? non escono di catalogo, come si dice. Gli Oscar, poi, sono soggetti perfino ad una periodica ristampa. Trattamento di favore? Raccomandazione? Sintomo di successo direi. Ci sarebbe, forse altro da dire, ma per ora mi fermo qui.
  7. Carlo Monni

    Tex vive o sopravvive?

    No, Carlo niente del genere. Facevo delle valutazioni per esempio sul comprimario storico creato da GL Bonelli presente nella storia di Frisenda, che non è ovviamente ne Satania ne la figliaRecentemente ho chiesto a Boselli di svelarmi chi fosse, ma quel figlio di uno scorpione mi ha risposto ridacchiando: "Non te lo dir? mai". Tuttavia, qualche idea me la sono fatta: ammesso e non concesso che Boselli e Frisenda ci abbiano dato gli indizi giusti e non si siano divertiti alle nostre spalle (ipotesi tutt'altro che peregrina conoscendo Boselli), direi che potremmo escludere: Pat, Gros-Jean, Jim Brandon, Montales e Nat MacKennet. Barbanera lo ha escluso lo stesso Boselli. Dei compriamri ricorrenti ci rmane solo Mac Parland o sbaglio?Escluso lui, non rimarrebbe che cercare tra i persoanggi di contorno creati in vecchie storie e non più utilizzati, ma chi? la pesno esattamente allo stesso modo. Chiarisco prima che nascano inutili polemiche che non sto auspicando che Boselli appriofitti del suo potere attuale per ripescare tutti i suoi soggetti respinti e realizzarli, ma almeno che valuti quelli ceh possono essere davvero riutilizzati, questo si.
  8. Niente male, direi. Certamente personale ma comunque riconoscibile. Se questo disegno è ispirato dal soggetto che Serpieri aveva preserntato a Sergio Bonelli e di cui aveva accennato a Orvieto il 13 maggio, allora direi che quasi certamente la sua storia doveva svolgersi più a nord degli usuali territori texiani. Non me ne stupisco, viso che in ambito western Serpieri ha una ben chiara passione per tribù come Sioux o Cheyennes. Chissà se i contatti tra lui e la SBE riprenderanno? Io, nel mio piccolo, ho provato a convincerlo a non dire no ad un'eventuale proposta e spero che qualcosa succeda. Un Tex di Paolo Eleuteri Serpieri varrebbe comunque la pena di essere comperato.
  9. Carlo Monni

    Tex vive o sopravvive?

    Concordo. ::evvai:: Quando non parliamo di Nizzi, ci troviamo spesso d'accordo! Anche quando non parliamo di Font o di altri disegnatori. E non solo lui. Da quel poco che sono riuscito a sapere, direi che donne ne vedremo anche nelle prossime storie non solo di Boselli, ma anche di Faraci e Ruju. Questo non può che farmi piacere! Una maggiore presenza femminile potrebbe avvicinare anche nuovi lettori. Riassumendo, le storie interessate dovrebbero essere le seguenti: (su sceneggiature di Boselli) Civitelli, Andreucci, Acciarino e Fernandez; (su sceneggiature di Faraci) è ; (su sceneggiature di Ruju) è . Sempre che si possa rivelare qualcosa... Per quanto ne so io non ci sono segreti al riguardo. C?? una donna nella storia che sta disegnando Rossano Rossi su testi di Faraci. Ce ne dovrebbero essere anche in altre storie del buon Tito, ma non sono riuscito a sapere i particolari. Idem per Ruju. Sicuramente ce n°? almeno una nella storia di Recchioni Quello che conta, però, non è che ci siano donne, quanto la qualità della loro presenza nella storia in cui appaiono. Uhm... conti anche quella per Piccinelli o ti riferivi solo a quella del Texone? Si, anche quella di Piccinelli, ovviamente si guarda alle storie future. Nizzi, in "Cavalcando con Tex" aveva scritto che l'input per l'esclusione dalla scaletta di storie con elementi fantastici e/o horror gli era venuto direttamente da Sergio Bonelli, che le vedeva bene negli anni '50 ( tanto da suggerire lui l'idea dell'extraterrestre al padre, che era poco convinto ) ma che non le riteneva per niente adatte ad un pubblico maturo e ormai smaliziato come quello degli anni ottanta (e novanta). E anche uno dei motivi per cui, oltre al "niet "di Gianluigi Bonelli cui non so quanto credere, Mefisto e Yama sono rimasti per così tanti anni nel limbo. Sono contento che gradualmente Boselli si stia preoccupando di recuperare certe atmosfere e certe tematiche, anche se sui forum continua a non mancare la solita minoranza di detrattori a cui personalmente non darei troppo peso. Al veto di G. L. Bonelli io ci credo. Mi pare decisamente credibile che il pap? di Tex ci tenesse ad essere lui a riportare in scena il nemico principale della sua creatura. Fossi stato al suo posto, credo che mi sarei comportato anch?io così. Peccato che le sue condizioni di salute gli abbiano impedito di farlo. Come tutti dovrebbero sapere ormai, l'idea del ritorno di Mefisto viene dallo stesso G. L. Bonelli, che a sua volta si basava su una sceneggiatura da lui scritta negli anni 50 per un film mai realizzato sul ritorno di Cagliostro. Fu Boselli a ritrovare una busta con gli appunti di GLB al riguardo ed a portarla a Sergio Bonelli e Decio Canzio che approvarono l'idea e la passarono a Nizzi. Per dovere di cronaca, occorre riferire che Nizzi ha sempre smentito questa ricostruzione affermando che l'idea era esclusivamente sua. La versione di Boselli pare, però confermata, sia da un'intervista di Villa del 1999 che, indirettamente da Sergio Bonelli, che senza entrare nei dettagli accenna alla cosa nella prefazione all'ultima storia di suo padre nel n- 364, scritto risalente al 1990 e quindi a tempi non sospetti. In ogni caso, non è qui il caso di fare dietrologie o, peggio, ancora, polemiche. Certo è un peccato che Sergio, alias Guido Nolitta, non abbia avuto l'opportunità di cimentarsi con Mefisto e Yama, perchè quando era al suo meglio nelle storie horror-magiche ci sguazzava che era un piacere (e considerata la sua grafomania del periodo, chissà quanto poteva venirgli lunga una storia simile. Quanto a Nizzi, personalmente, anche prima di leggere il suo "Mefisto" mi ero fatto l'idea che le storie di tipo magico/fantastico non rientrassero nelle sue corde e sono sempre persuaso che affidare a lui il ritorno di Mefisto solo sulla base che lui era lo sceneggiatore principale della serie sia stato un errore. Meglio sarebbe stato incaricare Boselli (ma forse, ripensandoci all'epoca in cui l'idea fu approvata Boselli non era ancora nello staff, visto che ho il forte sospetto che la sceneggiatura del primo albo sia stata completata prima della crisi di Nizzi) o che Sergio si prendesse carico dell'impresa lui stesso. Pienamente d'accordo su tutto. Sono proprio le storie con lunghi viaggi che possono riavvicinare vecchi lettori. Non capisco perchè su Zagor dove stiamo leggendo proprio in questi mesi quella che dovrebbe essere la terza "Odissea" si e su Tex questo tipo di storie concatenate l'una all'altra - non dico di ambientarle a migliaia e migliaia di miglia ma metti da una costa all'altra del Canada, compresa l'Alaska - non si possano tentare. Ora che Boselli è curatore ufficiale e che può contare su un certo numero di autori e disegnatori, perchè non provarci è Già, perchè? Tempo fa, sul suo topic qualcuno (avrei anche potuto essere io, visto che è anche un mio pallino) chiese a Boselli se non si poteva fare una serie di storie concatenate tra loro nello stile delle odissee zagoriane e lui rispose che era un'idea interessante ed un eventuale curatore avrebbe potuto pensarci. Bene, ora quell'eventuale curatore esiste ed io dico che dovrebbe pensarci seriamente. Mi rendo conto che non è un lavoro facile e che trovare un pretesto per legare tra loro una serie di storie è la parte più facile (basta trovare, che so, una ragione per mandare Tex in Canada e poi narrare una serie di storie ambientate lungo la via del ritorno a casa e l' gli spunti non mancherebbero di certo). La parte più dura starebbe nel coordinare tra loro gli autori, assegnare loro le storie anche sulla base delle rispettive inclinazioni, accertarsi (e questo vale in particolar modo per i disegnatori immagino) che le scadenze siano rispettate, perchè un ritardo in corso d'opera comprometterebbe tutto il progetto. Sembra ed è complesso, ma se su Zagor ci sono riusciti più di una volta ce la si può fare anche su Tex. Se è un sottile suggerimento ad arruolare nello staff degli sceneggiatori Texiani un certo autore toscano le cui iniziali sono le stesse di Boselli , mi accodo anch?io. ::evvai:: Assolutamente d'accordo. Come sai, io sono decisamente più radicale e mi piacerebbe che il rapporto di parentela tra il vecchio Kit e Donna fosse svelato e che entrambe le donne diventassero membri ricorrenti del cast. Parliamoci chiaro, nel 2007 Boselli si era lasciato sfuggire che la causa prima della loro esclusione dipendeva da qualcuno, nelle alte sfere, che non le amava troppo. E non è necessario dire apertamente di chi si trattava, vero? Io non lo credo, ma forse lui si. Non ho bisogno di un viaggio a Milano per avere la risposta: Boselli è davvero in cerca di un'idea forte per farle tornare entrambe. Immagino che visto che sono passati 13 anni dalla loro ultima apparizione e ne passeranno comunque almeno altri tre prima che le si riveda concretamente, voglia farle ritornare in una storia forte, degna di aver aspettato tanto tempo. In ogni caso, spero si sbrighi a trovarlo questo soggetto. Se proprio non vuole darlo a Sejias ?, i disegnatori in grado di rendere giustizia alla bellezza delle due donne non mancano di certo. Il problema è trovarli tra quelli svelti. Se ricordo bene la bocciatura del soggetto era dipesa solo dalle idiosincrasie di Sergio, che l'aveva bollato solo a sentirne il titolo. Che Sergio avesse le sue idiosincrasie è notorio, ma non credo che ora che non può più cambiare idea se ne debba rimanere schiavi. Al posto di un curatore, io non boccerei mai una storia solo dal titolo, ma vorrei vedere di che parla esattamente e solo se non mi convincesse davvero la respingerei. Le sta già eccitando senza neanche essere annunciata. _ahsisi Uhm è a meno che tu non abbia informazioni migliori delle mie, non sembra molto probabile, ma chi può dire che non sia tra i soggetti pronti per il futuro? Premesso che io l'ultima storia di Mefisto scritta da Nizzi, preferirei dimenticarla, il ritorno di Yama lo ritengo semplicemente doveroso e ci vuole una storia epica per rendergli giustizia, secondo me. Qui Carlo non ci troviamo in sintonia. La storia di Nizzi è stata pubblicata e quindi l'idea di ignorarla non può essere sostenuta. Boselli deve ripartire da questi dati: - Mefisto è vivo, in carne e soprattutto ossa, libero di agire; - Narbas è dietro lo specchio e niente gli vieta di mettersi in contatto col mondo terreno, come faceva lo stesso Mefisto che l'ha incastrato; naturale che diventi un alleato strategico per Tex; - Yama è ridotto allo stato di prestigiatore da barraccone, al fianco della madre, dovrebbe bastare un non niente per risvegliare in lui i vecchi sentimenti; - Lily e Loa sono ancora in gioco. Se Boselli rispetta queste condizioni essenziali, legger? senza pregiudizi la nuova storia. Non ho detto che Boselli dovrebbe ignorare la storia di Nizzi, ho detto che io preferirei dimenticarla, che è un po' diverso. In ogni caso, qualunque sarà la scelta di Boselli, io valuter? la storia solo sulla base di come sarà scritta. Su una cosa dovremmo essere d'accordo: deve osare di più e non limitarsi ad un compitino sia pure ben fatto. Si, ha le carte in regola per non sfigurare e poi deve mettersi in gioco, serenamente. Finora Tito ha scritto quasi sempre storie, per così dire, di ordinaria amministrazione, ma sarebbe davvero il momento di fare di più: le capacità di fare una storia veramente importante, ci provi dunque. Non sono del tutto d'accordo: per me il Gros Jean di Ruju è stato perfettamente coerente col Gros Jean delineato da G. L. Bonelli. D'accordo anche su questo e complimenti a Cossu per averne azzeccato la fisionomia. A proposito di disegnatori, al povero Pasquale sono stati assegnati finora disegnatori che si prestano a mooolte critiche ( Font, Ortiz ), oppure esordienti o quasi ( De Vescovi, Cossu, ma anche il bravissimo Scascitelli ), forse gli verr? assegnato Repetto che è sul viale del tramonto... Acc... Diamogli anche qualche prima scelta texiana, per favore! Beh Boselli ha accennato alla possibilità di affidargli la prossima storia di Ticci, vedremo se accadr? davvero. In ogni caso, Boselli, anche se ha, ovviamente, i suoi disegnatori favoriti, non è il tipo che si accaparra i migliori e lascia agli altri solo le scartine o quelli con cui non gli piace lavorare e questa è una cosa molto positiva.
  10. Carlo Monni

    Tex vive o sopravvive?

    Concordo. ::evvai:: Che io ho apprezzato, diciamo, per tre quarti. Tu pensa che io invece lo preferisco quando scrive storie più complesse nello stile di quelle che scriveva all'inizio e spero non vi rinunci. E non solo lui. Da quel poco che sono riuscito a sapere, direi che donne ne vedremo anche nelle prossime storie non solo di Boselli, ma anche di Faraci e Ruju. Confermo. Non voglio essere ingeneroso con qualcuno, ma finalmente negli ultimi anni Civitelli si sta divertendo a disegnare le sceneggiature che gli stanno passando. Certo? ogni tanto manda qualche accidente allo sceneggiatore quando ci sono sequenze troppo affollate di personaggi (mas questo capita a qualunque disegnatore con qualunque sceneggiatore prima o poi), poi si mette nei guai da solo arricchendo le vignette con particolari non previsti dalla sceneggiatura (l'arredamento della casa del Morisco nel Texone, con tutte le cose strane su scaffali e tavoli è quasi esclusivamente opera sua almeno nel dettaglio) Mi sa proprio di si. Uhm... conti anche quella per Piccinelli o ti riferivi solo a quella del Texone? Per quanto mi riguarda, apprezzo molto anche le sue storie western, specie quando punta al recupero di atmosfere da western classico anni 50 e 60. Con buona pace di chi lo vede e lo vorrebbe solo come western classico (e ce ne sono anche su questo forum), Tex è ormai da tempo un serial a 360?, che spazia in tutti i luoghi dell'avventura e della fantasia (non si è fatto mancare nemmeno la fantascienza), quindi ben vengano storie con elementi magici o fantastici o ambientate in locations differenti dal Sud Ovest o comunque non propriamente western in senso classico. Boselli dice sempre che la sua linea guida è che si può fare tutto quello che è stato fatto da GLB nelle sue storie (Per cui, ad esempio, visto che il creatore di Tex una volta lo ha spedito addirittura nelle Hawaii e poi in Melanesia, ciò vuol dire che è possibile mandare Tex anche fuori dal continente americano o fare avere storie d'amore a Kit Willer). Io ci aggiungerei un corollario: si possono fare anche cose che GLB non ha fatto purch? non siano implicitamente od esplicitamente escluse dalle storie predette (Per esempio: non si potr? far avere una storia d'amore a Tex, ma si potr? dire che Carson ha una figlia di cui ignorava l'esistenza). Assolutamente d'accordo. Come sai, io sono decisamente più radicale e mi piacerebbe che il rapporto di parentela tra il vecchio Kit e Donna fosse svelato e che entrambe le donne diventassero membri ricorrenti del cast. Quanto a "La figlia di Satania", beh con me sfondi una porta aperta. Boselli riesce sempre a dare il meglio di se, almeno a mio parere, quando mescola i generi e qui saremmo in pieno ambiente da feuilleton (ma non era così anche per classici bonelliani come le storie con le sette cinesi stile Drago Nero?) con intrighi, agguati, e vendette vere o presunte. Se mai Boselli realizzer? questa storia (e con tutte le pressioni che gli facciamo chissà che non si decida a farlo) e ci fosse una sequenza in cui Kit Willer racconta che la ragazza che ha appena conosciuto gli ha chiesto in pegno il suo fazzoletto, io al posto di Tex mi procurerei un fucile da bisonti, non si sa mai che salti fori qualche orango inferocito contro cui potrebbe essere più efficace di un winchester. Premesso che io l'ultima storia di Mefisto scritta da Nizzi, preferirei dimenticarla, il ritorno di Yama lo ritengo semplicemente doveroso e ci vuole una storia epica per rendergli giustizia, secondo me. Ma non ?, in fondo, quello che è capitato anche a Nizzi? Sostanzialmente d'accordo., ma con una precisazione: uno le cose deve sentirle e quando Tito sarà pronto a storie di più ampio respiro sono convinto che ci dar? soddisfazioni. Su una cosa dovremmo essere d'accordo: deve osare di più e non limitarsi ad un compitino sia pure ben fatto. Questa è una speranza anche del sottoscritto. Non sono del tutto d'accordo: per me il Gros Jean di Ruju è stato perfettamente coerente col Gros Jean delineato da G. L. Bonelli. Giustissimo, sicuramente non me. Concordo. Questa mi sembra anche la sua intenzione, stando a quanto ha detto nel suo blog, ma sia chiaro che io condivido pienamente questo passaggio: ?bisogna trovare un sistema per far filtrare qualcosa del tuo modo di scrivere e pensare, all'interno della struttura generale. Altrimenti il tuo lavoro diventa una roba senz'anima da impiegati del fumetto.? Condivido pienamente: essere al servizio di Tex non significa dover rinunciare al proprio stile, ma rispettare il personaggio e il suo mondo. Scrivere Tex è una questione di saper capire come farlo agire, saper usare adeguatamente le tipiche espressioni del suo linguaggio, comprendere il suo mondo. Non è una questione di quante didascalie ci sono o di quanto siano rapidi i cambi di scena o cose simili.
  11. Carlo Monni

    Tex vive o sopravvive?

    La SBE non rilascia dati di vendita, ma una stima non ufficiale parla di un veduto medio di 220.000 copie mensili per la serie regolare. Dati di vendita per le serie collaterali non si conoscono. In un recente incontro (Lucca 2011?) Mauro Boselli ha affermato, sostenuto da Mauro Marcheselli, che le vendite di Tex sono sostanzialmente stabili dal 2008. Tex e Zagor sono le sole serie per cui questo accade, le altre hanno tutte una costante, se pur non marcata, perdita di lettori ogni anno. Boselli sosteneva che il cambiamento di trend per Tex, dopo anni in cui si registrava (così pare) un'erosione delle copie vendute tra il 3 ed il 5% all'anno se non di più (un'altra stima più severa, letta non ricordo più dove, parlava addirittura di 20.000 copie in meno ogni anno) era dovuto all'effetto traino dei volumi di "Repubblica", io, invece, ritengo che abbia giocato un suo ruolo non indifferente l'innalzamento della qualità delle storie proprio partendo da quell''anno (C'è chi sostiene che "Buffalo Soldiers"debba essere presa come storia spartiacque di un nuovo corso della serie con il passaggio effettivo del testimone di sceneggiatore principale da Nizzi a Boselli). Opinabile come tutte le opinioni, ovviamente, se mi consentite un minimo gioco di parole. Detto questo, non posso che sottoscrivere in toto (una volta tanto ) quanto scritto da Jack65 ed anche da Crazy Horse su quello che si aspettano da Tex. Una cosa che vorrei su Tex (o meglio che rivorrei, perchè era un elemento dei vecchi temi, dei primi 40/50 numeri) è una certa continuity sullo stile di quanto già accade su Zagor. Mi piacerebbe, insomma, che in ogni storia ci fosse memoria di quella precedente e magari, una volta ogni tanto, un'anticipazione della successiva. Pu? sembrare sciocco, ma vedendo Tex e Kit entrare in coppia a Phoenix in "La mano del morto", mi è venuto da pensare: "Potrebbero essere reduci dall'incontro con Hogdson in "L'uomo di Baltimora" e perchè non poteva essere così? Per l'autore non sarebbe stato difficile fare il collegamento, bastava un semplice accenno nei dialoghi. Più che una rivoluzione sarebbe un ritorno all'antico. E che dire di un uso di personaggi ricorrenti che aiutino a dare un senso di familiarit? alla saga senza avere necessariamente una storia incentrata su di loro? Per esempio, perchè una storia non potrebbe iniziare con Tex che va a caccia col "cognato" Sagua nei Monti Navajos e viene interrotto da un messaggio che richiede il suo intervento, così che lui deve partire e Sagua resta invece l'? Di esempi del genere ne potrei portare diversi, ma spero mi abbiate capito.
  12. Carlo Monni

    Claudio Nizzi

    Legittima pretesa.Grazie Ancora grazie. Aggiungi "La tigre nera", il nemico più riuscito di Nizzi e "Furia rossa", che come storia non ha niente da invidiare a "Il passato di Carson" e siamo sostanzialmente d'accordo.Le avevo omesse? Pura dimenticanza da parte mia, visto che volevo includerle. Ne approfitto per dire che la Tigre Nera era un ottimo antagoinista, degno di rimanere come nemico ricorrente ed essere riusato di quando in quando anche daglki attuali sceneggiatori. L'esperienza insegna che accade molto di rado nei serial, anche quelli abituati a passare per molte mani, che un nemico significativo sia introdotto dai continuatori e non dai creatori e quando accade simili persoanggi dovrebebro essere tenuti cari. In Italia l'impresa appare riuscita su Zagor a Moreno Burattini con Mortimer. Gli appassionati di Batman sanno, ad esempio, che per avere nemici del carisma del Joker, di Due Facce, dello Spaventapasserie del Pinguino (tutti creati tra il 1940 ed il 1942 da Bill Finger) bisogna aspettare il 1971 quando Denny O'Neil & Neal Adams introducono Ras al Ghul. Non so se Nizzi abbia deciso di farlo morire per una sorta di gelosia nei confronti degli altri autori, impedendo lor di usarlo dopo che lui se ne fosse andato o se sia stata un'altra delle sconsderate scelte di scenggiatura prese in quel periodo, ma rimane comunque un errore. Si, ci sono un bel numero di storie che non si dovevano assolutamente pubblicare. Da qualche parte ho letto che un utente preferiva la lettura di "Athabasca lake" a "Buffalo Soldiers". Beh, ecco, qui sicuramente noi due non la pensiamo allo stesso modo.Quell'utente, il cui nickname ha le iniziali W Y, temo sia a tutt'oggi guidato dal suo astio verso Mauro Boselli più che da altre considerazioni e me ne dispiace. Se preferisco non ribattere a certe sue strane affermazioni sul forum dove ora si è rifugiato (ma quanto ci rimarr? vista la sua ben nota intolleranza verso chi esprime idee diverse dalle sue? Me lo chiedo spesso), ancor di più mi asterr? da giudizi qui dove non può difendersi, mi limito a dire che trovo la sua scelta alquanto bizzarra. _ahsisi
  13. Carlo Monni

    Tex vive o sopravvive?

    Come ho già scritto altrove, sono pochi i casi in cui un personaggio seriale davvero non ha più nulla da dire. Sarebbe più giusto dire che mancano gli autori che abbiano voglia o siano capaci di farlo. Di personaggi davvero irrecuperabili nei tempi moderni ne vedo pochi, forse giusto Capitan Miki e il Grande Blek, che per funzionare davvero (o quantomeno per attrarre me, che già li avevo abbandonatio a 12 anni) dovrebbero essere ?ripuliti? di varie ingenuità e manicheismi. Mi si potrebbe obiettare che non sarebbero più gli stessi personaggi e probabilmente sarebbe anche vero. Trent?anni fa Alan Moore (e chi non sa chi è questo geniale scrittore inglese non sa cosa si perde) prese in gestione un personaggio chiamato Swamp Thing e pur rispettandone le premesse di base lo rivoluzion° totalmente. Per restare in Italia, c'erano due personaggi chiamati Zagor e Diabolik di cui molti dicevano che erano arrivati al capolinea e non avevano ormai nulla da dire, poi sono arrivati autori motivati ed hanno ridato loro nuova linfa vitale ed entrambi hanno tagliato il traguardo dei 50 anni di vita editoriale Zagor mi ha recuperato come lettore dopo più di 15 anni di assenza. I prodotti seriali hanno una duplice esigenza: da un lato non perdere le proprie caratteristiche fondanti, dall'altro inserire periodicamente nuovi elementi di interesse per mantenere il proprio pubblico, per attrarne di nuovo o semplicemente adeguare il serial a sensibilit? moderne. In genere per rilanciare un serial si possono utilizzare due vie: una consiste nel recuperare elementi che si considerano essenziali ma che si sono via via persi nel corso degli anni. In genere si tratta del recupero di elementi di caratterizzazione e situazioni divenuti per varie ragioni obsoleti col tempo, ma ritenuti non solo validi, ma essenziali nella caratterizzazione del personaggio seriale o del suo mondo. L'altra consiste nel mettere il personaggio di fronte a situazioni e/o luoghi con cui non si era mai confrontato prima. Lo scrittore che si approccia ad un personaggio seriale dovr? prima di tutto chiedersi se ci sono elementi validi del passato che oggi non sono più usati ma possono essere validamente recuperati e poi chiedersi che cosa non è stato fatto e se è possibile farlo. Come dimostra l'esperienza degli ultimi anni, Tex è tutt?altro che un personaggio finito se perfino autori come Gianfranco Manfredi e Roberto Recchioni, che dovrebbero apprezzare personaggi molto diversi da Tex come impostazione ?filosofica?, hanno comunque trovato cose da dire su di lui. Che poi il Tex che piace a me o che mi piacerebbe leggere io possa esser diverso da quello che potrebbe piacere a Capelli d'Argento o Ymalpas o Paco Ordonez ha meno importanza del fatto che sia un personaggio vivo e vitale ancor oggi.
  14. Carlo Monni

    Claudio Nizzi

    Vorrei fare qualche puntualizzazione finale prima di aopssare a parlare di quello che io penso di Nizzi coem sceneggiatore di Tex, che è giusto quel che si dovrebeb fare in questo topic inverce di polemizzare sul sottoscritto, mi sa.. La prima è per chi si ostina a vedere nelle mie parole astio nei confronti di Nizzi. Lo ripeto: non c'è astio, ma solo un giudizio strettamente personale sul suo lavoro. Vorrei tanto capire perchè per qualcuno, se esprimi il tuo parere negativo (o, nel mio caso, parzialmente negativo) nei confronti delle opere di un autore devi necessariamente avere astio nei suoi confronti. Chissà poi perchè, almeno finora, quest?accusa viene sempre sollevata nei confronti di chi esprime pareri non positivi su Nizzi e quasi mai verso chi tali pareri li esprime su Boselli, Faraci, Manfredi o altri. Francamente sono stufo di vedermi rivolta quest?accusa per le mie idee, quando, diversamente da altri, mi sembra di averle sempre espresse civilmente e senza mai scadere in attacchi personali. Chiarito questo, passo a parlare del manierismo che contesto a Nizzi. Varr? forse la pena di ricordare che sebbene il manierismo come corrente culturale pittorica e letteraria tra il Rinascimento ed il Barocco sia stata col tempo rivalutato, in certi contesti il termine manierismo mantiene un'accezione negativa in quanto? ?i "manieristi" erano, infatti, quegli artisti che avevano smesso di prendere a modello la natura, secondo l'ideale rinascimentale, ispirandosi esclusivamente alla "maniera" dei tre grandi maestri (Ovvero Leonardo, Michelangelo e Raffaello): la loro opera venne così banalizzata come una sterile ripetizione delle forme altrui, veicolata spesso da un'alterazione del dato naturale, fortemente biasimata? (definizione tratta dal libro di Elisabetta Marchetti Letta, Pontormo, Rosso Fiorentino, Scala, Firenze 1994 come riportata da Wikipedia). In parole povere, si d' del manierista (o meglio: io do del manierista) a chi ripete lo stile altrui senza metterci del proprio. Questa è un'accusa a Nizzi che mi sento di ribadire. Questo è il topic a lui dedicato e non quello delle polemiche nei miei confronti, quindi parliamo di lui. Io distinguo quattro periodi nella tenuta di Nizzi come sceneggiatore di Tex: Il primo, che va grosso modo dagli inizi fino alla ?scoperta? della sua identit?, è fortemente manierista e lo vede imitare il modello GLBonelliano in maniera rigida e molto formale, al punto di rifare letteralmente sequenze riprese da vecchie storie del creatore di Tex con minimi adattamenti. Si tratta di uno stile chiaramente imposto in uno sforzo di non far capire che è ora è una diversa mano a scrivere le storie. Le storie di questo periodo sono quasi tutte ben riuscite. Tra queste vanno segnalate: "I cospiratori" (primo capitolo di una pentalogia messicana i cui tre primi capitoli sono a dir poco strepitosi), "Territorio nemico" (forse la migliore storia che Nizzi abbia mai scritto), "Gli strangolatori" (che presenta un'idea ed uno scenario mai usati prima), "Il ragazzo selvaggio" Non a caso, almeno dal mio punto di vista, si tratta di storie in cui il manierismo è meno accentuato e l'impostazione più personale. Menzione d'onore anche per "Gli spiriti del deserto" (forse la storia più collage di Nizzi con situazioni prese quasi di peso da "I figli della notte", [, La Valle cella Luna", B]"El Moirisco" e forse qualche altra che ora non ricordo, ma sostenuta da una sceneggiatura brillante e con un cattivo così ben riuscito che avrebbe meritato di sopravvivere per ritornare un altro giorno) e per]B]"La leggenda della vecchia missione? (sorprendentemente riuscito connubio tra lo stile nolittiano e quello GLbonelliano). Il secondo arriva sino alla famigerata crisi creativa di Nizzi, ovvero, per quanto riguarda le storie, quelle pubblicate sino al n. 400 circa. Qui Nizzi, probabilmente perchè la sua identit? è divenuta di pubblico dominio, ha un'impronta personale più marcata. Pur continuando ad applicare il modello, cessa di essere (o di provare ad essere) un semplice imitatore per scrivere un suo Tex. La sua tendenza al manierismo si esprime qui nell'estrema fedelt? ad un modulo narrativo estremamente classico, se non addirittura conservatore. Qui abbiamo quasi sicuramente il vero, autentico Nizzi al suo meglio. Tra le storie del periodo vanno ricordate: ?La congiura? , ?Sioux? , la doppia storia messicana ?L'uomo con la frusta?-?Agguato nella miniera? , i primi sei Texoni e l'Almanacco 1994 ?La ballata di Zeke Colter? (che nella mia personale classifica contende a "Territorio nemico" la palma di migliore storia di Nizzi in assoluto). Il terzo periodo è quello che va da quando Nizzi riprende a scrivere dopo la crisi fino a circa il n. 500. La crisi è passata solo apparentemente, l'autore è stanco e le sue storie sono sempre più prive di mordente, le soluzioni narrative da lui scelte per gli snodi dei suoi racconti sono sempre le più semplici, se non semplicistiche. Dimostra una sempre maggiore difficolt? a costruire soggetti validi, ma è comunque supportato dalla sua capacità di sceneggiatore e quando gli forniscono spunti validi, è ancora capace di sceneggiarli in maniera tecnicamente valida, nel frattempo, però, a soffrirne sempre di più è la caratterizzazione dei personaggi: il suo Tex perde sempre più mordente, il suo Carson è sempre più spalla comica rimbambita e Kit e Tiger sono praticamente inesistenti anche quando sono presenti. Di questo periodo vanno ricordate poche storie tra cui: "Delitto nel porto", "Il presagio" (entrambe nate da soggetti forniti da terzi: un anonimo lettore nel primo caso, Fabio Civitelli nel secondo), "I lupi del Colorado?", i Texoni n. 7/11 e 14, L'Almanacco 1996 "L'uccisore d'indiani". Due vere occasioni mancate sono: "L'uomo senza passato", che aveva tutti i crismi per essere una storia epica ed indimenticabile, ma viene ?rovinata? da un finale affrettato e senza quasi pathos (in particolar modo, lo scontro padre e figlio poteva essere gestito meglio meno frettolosamente e semplicisticamente) e "Congiura contro Custer", che almeno ai miei occhi, soffre di due seri difetti: A) carenza nella documentazione su Tex, che, tanto per fare un esempio, in una sequenza ambientata nel 1874 viene chiamato Aquila della Notte da un indiano che non lo vede da dieci anni, ovvero da almeno due o tre anni buoni prima che ricevesse quel titolo ed altri fatti del genere; l'idea forte del racconto ovvero l'indiano abbruttito dall'alcool che ha visto sterminata la famiglia da Custer ed i suoi uomini sul fiume Washita e che cerca il riscatto con la vendetta sul generale è presa pari apri, senza nemmeno sforzarsi di inserire variazioni significative, da "Giorno di Gloria", forse il più bell'episodio della Storia del West e di sicuro la migliore narrazione di Little Big Horn fatta in Bonelli, storia di un'epicit? e lirismo pressoch? insuperati. Il quarto ed ultimo periodo è quello della decadenza assoluta, storie e caratterizzazioni sempre più imbarazzanti, sceneggiature dilettantesche, scelte narrative ridicole (Vogliamo parlare di Ukasi e del suo grido che uccide, con la pistola nascosta che uccide senza che nessuno si accorga di perdite di sangue e fori di proiettile sulle vittime, per tacere di una mira che in confronto Tex è un imbranato?). Non c'è molto da salvare di questo periodo, almeno per quanto mi riguarda. In poco tempo Nizzi riesce a distruggere la propria reputazione ed a dissipare anche ogni debito di riconoscenza nei suoi confronti per i lavori passati, visto che, in assenza di altri autori, da salvatore di Tex negli anni 80 avrebbe potuto benissimo diventarne l'affossatore. Se Nizzi si fosse ritirato, non dico al momento della sua crisi creativa, ma almeno all'epoca in cui ha scritto le storie pubblicate nel 2000/2001, oggi ne avremmo un ricordo decisamente migliore. Chiaramente un bel po' di responsabilità al riguardo ce l'hanno Sergio Bonelli e Decio Canzio, ?colpevoli? di aver lasciato Nizzi da solo a gestire Tex e di avergli imposto per questo di lasciare Nick Raider aumentando di sicuro la sua frustrazione e colpevoli anche di aver sottovalutato la situazione finch? non è stato troppo tardi. Mi riferisco al fatto che l'arrivo di nuovi autori in pianta stabile su Tex c'è, di fatto, voluto che Nizzi decidesse di ritirarsi prima per qualche mese nel 2006 e poi definitivamente nel 2007/2008 con conseguente necessit? di trovare sceneggiatori per disegnatori di fatto senza lavoro come Civitelli ed altri. Una logica dell'emergenza che ho sempre fatto fatica a capire e che solo da poco è stata abbandonata, pare. Alla fine di questo excursus voglio ribadire due concetti che non dovrebbero averne bisogno, ma di questi tempi è meglio andare sul sicuro: il primo è che ogni opinione espressa qui è solo mia e non pretende di passare per dato oggettivo o verità assoluta, va da se che si tratta di cose in cui credo. Il secondo è che non credo di dovermi scusare se ho certi gusti in fatto di narrativa e se questi non si conciliano con quelli di qualcun altro. Qui non è questione di ragioni o torti, ma di legittimi punti di vista. Io ho espresso il mio e non vedo motivo di cambiarlo. Grazie.
  15. Carlo Monni

    Tex vive o sopravvive?

    Vorrei dire solo questo in risposta a quest?affermazione di Pippo: con pochissime eccezioni, non esistono fumetti (o serial d'altro genere, se è per questo) di cui si possa dire che sono finiti o che non hanno più nulla di nuovo da dire. Piuttosto si può dire che mancano scrittori che vogliano dirlo. Quando si trovano, anche serial che sembravano decotti trovano nuova linfa. Cosè è stato per Zagor sotto la gestione Burattini ed è accaduto con Diabolik grazie a Tito Faraci ed al direttore Mario Gomboli. Se mai Tex si è trovato nella medesima situazione, direi che Boselli, Faraci, Ruju, Manfredi e perfino Recchioni stanno a dimostrare che le cose che si possono ancora dire sul Ranger ed i suoi pards sono ancora tante. D'altro canto, se una serie per tanti motivi non soddisfa più le proprie esigenze di lettore, è legittimo interromperne l'acquisto per cercare altri prodotti chi si sperano più adatti a soddisfare i propri gusti.
  16. Carlo Monni

    Claudio Nizzi

    Il "cannibalizzare" fu una scelta dovuta ( se non bellamente imposta, forse ). Lo stesso editore che gli neg? la firma per cinque anni e che gli controllava le prime sceneggiature per far si che si tenessero sul solco bonelliano, vuoi che non gli abbia suggerito di prendere come punto di partenza proprio le vecchie storie bonelliane ? Per fortuna è stato così. Per un decennio, quello che tu hai visto come un difetto, è stato ciò che ha permesso di dare riconoscibilit? al personaggio in edicola. Qui temo che tu e gli altri siate caduti in un equivoco, colpa probabilmente anche mia, che non mi sono saputo spiegare bene. Quando parlo di cannibalizzare non mi riferisco affatto al prendere ad ispirazione vecchie storie di GL Bonelli, che in questo non ci sarebbe affatto niente di male, come non ce n°? nel rifarsi ad altre opere come i film o direttamente i racconti e/o romanzi western. Quello a cui mi riferivo era l'abitudine che aveva Nizzi in particolar modo agli esordi di rifare pressoch? l letteralmente intere sequenze tratte da vecchie storie di GLB riproponendole pressoch? senza variazioni apprezzabili. Non si trattava di applicazione di modelli di comportamento o di citazionismo, ma proprio del fare dei collage di situazioni prese di peso da storie passate. Ricordo che all'epoca, non sapendo ancora chi fosse lo scrittore ed essendo tutte le storie firmate da GLB, attribuivo la cosa al calo di ispirazione del vecchio autore e ne davo comunque un giudizio negativo. In seguito, appreso come stavano le cose, il mio giudizio non è mutato anche se per motivi diversi. Quando parlo di manierismo nizziano parlo anche di questo vezzo di rifare pari pari certe scene. Ripeto, però, che il giudizio negativo sul manierismo non è di per se un giudizio negativo sull'opera di Nizzi in s. Le prime storie di Nizzi sono comunque belle (alcune molto belle), ma il manierismo di cui parlavo rimane per me un difetto, non ci posso far niente se la mia sensibilit? è questa. La prefazione di cui parli l'ho letta e la considero il manifesto di ciò che vado affermando. L' Nizzi ammette candidamente che Tex non era stato una delle sue letture se non in maniera saltuaria e che lo ha studiato come uno studente fa per prepararsi ad un esame, fin o a ridurre l'arte di scrivere Tex a meri schemi, a moduli narrativi , formule da applicare tali e quali. Qui sta l'origine di quello che io chiamo il manierismo di Nizzi: all'inizio il non voler (e quasi certamente il non potere) ed in seguito il non sapere andare oltre lo schema, oltre la formula. Quello che Nizzi non aveva considerato allora, ma soprattutto non ha considerato in seguito è che quegli schemi GLB li aveva creati volta per volta e non a tavolino e non esitava ad infrangerli quando gli tornava comodo e che quindi quegli schemi non costituivano tanto un dogma immutabile, quanto uno spunto, un suggerimento. E qui mi permetto un moderato dissenso, perchè quello che contesto a Nizzi, anche a quello dei tempi d'oro, ?, lo ripeto, l'aver ridotto tutto a formula. Ad alcuni (pochi? Tanti? Non m?interessa) può anche far piacere leggere storie che ripropongono pedissequamente schemi collaudati, che posso farci se non sono tra questi? Preferisco autori, come Boselli (ma avrei potuto citare anche Manfredi e Nolitta) che non si sono limitati a riproporre lo schema puro e semplice, ma hanno dato prospettive nuove rinvigorendo la serialit? texiana e pazienza se c'è chi non la vede così. E lo ribadisco senza problemi: che ci siano degli schemi nella scrittura di G. L. Bonelli è indubbio. Chiunque se ne intenda un po' sa che ogni scrittore ha delle sue personali cifre stilistiche che appartengono al suo modo di scrivere, ma GLB non ha mai ceduto alla tentazione dello schema puro e semplice. L'unica costante della sua scrittura era che quasi ogni storia si apriva con una didascalia di tempo o di luogo e questo è stato mantenuto da ognuno dei suoi successori. Per il resto, le storie si potevano aprire con un prologo (inizio prediletto da Boselli) più o meno lungo o iniziare nel bel mezzo dell'azione (oggi una costante di Faraci). Tex poteva capitare sul luogo dell'azione per puro caso, esservi inviato in missione, esservi chiamato da un amico. Poteva apparire sin dalla prima pagina o a pag. 50 (in un caso addirittura a pag. 102), non c'era una costante riconoscibile tutte le volte. Ho letto quel libro all'epoca in cui usc? e dice delle cose molto sensate. Peraltro Bargioni e Lucotti non fanno altro che applicare a Tex le validissime teorie di Karl Propp. Nessuno nega che nei racconti, specie quelli seriali abbiano una loro particolare struttura. Il problema sta nel ridurre tutto alla sola struttura. Ogni racconto può essere scomposto in tre elementi fondamentali: 1) presentazione del problema, 2) conflitto, 3) risoluzione del problema, questi sono elementi imprescindibili del racconto, ma è come li sviluppi che fa la differenza. No, effetti, se non vuoi che sia così. Ed ecco che ritorniamo all'equivoco iniziale e che mi sento di nuovo in dovere di precisare cosa intendevo dire. In nessuno dei casi di cui parli c'è stata una cannibalizzazione di G. L. Bonelli, ovvero in nessuna delle storie da te citate ricordo che ci siano sequenze prese di peso da vecchie storie e rifatte pedissequamente. La prima, peraltro, costituisce il seguito di un'altra ed il fatto che vi siano elementi che ad essa si ricolleghino non è solo accettabile, m ma è doveroso. Nella seconda vengono usati elementi tipici della narratologia texiana, ovvero i metodi di guerriglia contro spedizioni militari, non una copiatura. Peraltro, quando si mescolano elementi provenienti da filoni differenti della saga, io mi diverto sempre. Quanto a "L'uomo con la frusta", il solo punto in comune con "In nome della legge" è che in entrambe Tex è imprigionato perchè accusato di omicidio. Le due storie sono, però, diversissime per punti di partenza e sviluppo. Ma quand'anche ci fosse stata ispirazione, nulla vi sarebbe di male. Infatti, non è quello che contestavo. Se ho capito a chi ti riferisci, forse non hai tutti i torti. Premesso che il capolavoro non si può programmare, arriva quando vuole arrivare, per averlo occorre essere capaci di rischiare, di uscire dagli schemi precostituiti , di mettersi in gioco. Quelli che io considero i capolavori texiani sono storie che mettono in gioco personaggi più grandi del vero e quasi sempre le emozioni dei protagonisti, vanno diritte al cuore di chi legge. Per questo, pur ritenendo che alcune storie di Nizzi ci siano andate molto vicine, non do loro la dignit? di capolavoro secondo i miei personali criteri di valutazione d assegno loro il podio appena inferiore di ?ottima storia?. Chiaro che altri potranno vederla in maniera diversa perchè avranno criteri diversi. Del resto, se chiedessimo a ciascuno di noi di stilare una lista delle 10 migliori storie di Tex di tutti i tempi, quante sarebbero le probabilità di avere due liste esattamente identiche? Non vi è dubbio? a parte il fatto che Berardi non fu chiamato per supplire alla crisi di Nizzi, ma per affiancarlo prima che la crisi stessa esplodesse. Lo stesso Bonelli, in una sua vecchia intervista, confessè che dopo aver letto "Oklahoma" si convinse a non dare a Berardi l'incarico di scrivere Tex e tenne la storia in questione nel cassetto per diverso tempo prima di inventare il formato Maxi Tex per pubblicarla. Ricordo che quando lessi quell'intervista pensai che io al suo posto, dopo aver letto B]"Oklahoma" avrei affidato a Berardi l'incarico di scrivere Tex senza esitazione alcuna e credo di non essere solo in questo. Chi gliene fa una colpa non sono certo io. Mi permetto di ripetere che quello che contestavo al Nizzi dei tempi d'oro era solo un eccesso di manierismo ed è un giudizio che confermo. Peccato che per qualcuno qui dentro dire che di non apprezzare questa caratteristica di Nizzi equivale o all'eresia o quantomeno alla denigrazione della sua intera opera. Se non sono riuscito a spiegarmi nemmeno stavolta, allora è meglio che lasci perdere.
  17. Carlo Monni

    Claudio Nizzi

    Qualcosa di vecchio come il cucco a cui personalmente non ho dato mai peso, perchè trattasi IMO di commento disordinato e dettato da un percepibile quanto innegabile livore verso l'autore modenese. Quando ha scritto quel breve testo, evidentemente, il buon Carlo non era dell'umore più adatto, perchè dalle battute che abbiamo scambiato su Nizzi, anche di recente, secondo me ha rivisto ( almeno parzialmente ) il suo giudizio che non è più così drastico nella sua severità ( e certi toni più che al livore secondo me sono addebitabili alla frustazione che anche noi "nizziani" abbiamo sentito nascere dentro di noi alla lettura di certe storie scritte negli ultimi anni dall'autore modenese ).Solo chi mi conosce poco o fosse in malafede potrebbe credere che io sia mosso da livore nei confronti di Nizzi e se hai letto la mia risposta più sopra, ormai saprai che ho effettivamente ammesso di essere stato eccessivo in quello scritto. la mia non è malafedeQuindi è solo scarsa conoscenza del sottoscritto, buono a sapersi. Forse ti sorprender? e magari penserai che io stia mentendo, ma fino a che quel link è stato segnalato, ignoravo che quel pezzo esistesse in quel sito. Dopo tanto tempo, non escludo di aver dato a qualcuno l'autorizzazione a riprodurlo, ma di certo so di non averlo mai letto l' dove è stato trovato, quindi non potevo edulcorare alcunch? non ricordandone nemmeno l'esistenza. Cosa c'era da edulcorare poi? Il fatto che avrei dovuto precisare che quando dicevo di non essere riuscito ad apprezzare il Nizzi pre 400 intendevo dire che non trovavo soddisfacente il suo approccio a Tex pur riconoscendo che scriveva bene? Bene, l'ho detto, non ti basta? Per il resto non ho niente da edulcorare o rinnegare: quello che ho scritto sul manierismo nizziano, sul suo cannibalizzare intere sequenze di GLB etc lo penso oggi come lo pensavo allora. L'unica cosa di cui potrei scusarmi è l'eccessiva irruenza del linguaggio non il contenuto del mio discorso. Davvero non capisco di cosa parli: io ho espresso e ribadisco la mia preferenza per determinati autori rispetto a Nizzi, compreso il Nizzi dell'epoca d'oro. Credo sia mio legittimo diritto pensarla così, così come è tuo diritto vederla in modo diverso. Uhm... scusa ma cosa vuoi dire? Confesso di non aver capito il senso della frase, ho come la sensazione che manchi qualcosa o sia formulata male. O forse sono io che sono un po' tardo stasera. E quindi? Ti metti a sindacare i gusti di chi non la pensa come te, adesso? Non apprezzare il Nizzi dei primi tempi sarebbe dunque un difetto? Se è così che vuoi mettere le cose, sappi che io rivendico con orgoglio il mio diritto di non apprezzare Nizzi, compreso il Nizzi prima maniera, se il suo stile non fosse pienamente stato consono ai miei gusti. Che penseresti se ti dicessi che tu sei in difetto perchè non riesci pienamente ad apprezzare lo stile del Boselli attuale? Non credo che la prenderesti bene. Quando Ymalpas dichiara che Font non gli piace, io ribatto che non sono d'accordo con lui, ma non mi sognerei mai di dire che è in difetto o non ha le capacità di comprendere le effettive qualità di quel disegnatore. Arrivati ad un certo punto, i gusti personali diventano davvero insindacabili. Ma ora basta, perchè questa discussione è scaduta decisamente sul personale ed è ora di farla finita. Dite pure di me quel che vi pare, io non interverr? più a meno che non vi siano insulti espliciti, s'intende.
  18. Ecco spiegato, a voler essere cattivelli, perchè certi disegnatori che su altre serie macinavano tranquillamente le loro 12-15 tavole al mese, appena arrivati su Tex dimezzano di botto la produzione. :asd: Quello può essere uno dei fattori, ma ce ne sono altri da non sottovalutare: 1) Tex è una serie che richiede, almeno all'inizio, maggior impegno sia per procurarsi la documentazione adeguata, sia per l'accuratezza delle ambientazioni. 2) Sono finiti i tempi delle approssimazioni: oggi se disegni un Winchester 1892 (arma non citata a caso, perchè appariva in "Sentieri Selvaggi", film ambientato nel 1867) in una storia ambientata nel 1870 trovi subito uno che scrive e fa notare l'errore. I soliti maligni affermano che il vero motivo per cui Giovanni Freghieri ha mollato il Color Tex ora affidato a Civitelli dopo solo 15 pagine è che si sarebbe reso conto che su Tex riusciva a fare solo la metà delle sue solite pagine allo stesso prezzo, dimezzando i guadagni. Che sia vero, non lo saprei dire, però, e di certo non è la versione ufficiale. In ogni caso, posso dire che un tempo il passaggio a Tex da un'altra testata Bonelli comportava un aumento del compenso a tavola di circa il 50%, ma in questi tempi di crisi l'aumento, quando c'è (perchè i disegnatori i cui compensi sono già alti di suo non dovrebbero vederselo applicato) dovrebbe essere molto più ridotto. E sempre a proposito di compensi... Questa è una supposizione che è meglio non divulgare troppo in giro... L'equazione Diso presente=Manara assente potrebbe far nascere tra i lettori texiani pericolosi istinti omicidi nei confronti del disegnatore romano. Meglio di no. Del resto, mica è colpa di Diso se le sue tariffe sono più basse di quelle di Manara. Val comunque la pena di chiarire che gente coma Manara e lo stesso Diso, per tacere di Ticci ed altri, sono ormai delle star e come le star possono permettersi di essere loro a fissare il compenso per le loro prestazioni. Sta alla controparte accettare o provare a mercanteggiare. Mi chiedo, però, sempre che le voci siano vere, quanto alto sia il costo di Manara per far temere ala SBE di non avere margini accettabili di guadagno o addirittura non rientrare nei costi con le vendite di un Texone da lui disegnato. :malediz...
  19. Carlo Monni

    Claudio Nizzi

    Qualcosa di vecchio come il cucco a cui personalmente non ho dato mai peso, perchè trattasi IMO di commento disordinato e dettato da un percepibile quanto innegabile livore verso l'autore modenese. Quando ha scritto quel breve testo, evidentemente, il buon Carlo non era dell'umore più adatto, perchè dalle battute che abbiamo scambiato su Nizzi, anche di recente, secondo me ha rivisto ( almeno parzialmente ) il suo giudizio che non è più così drastico nella sua severità ( e certi toni più che al livore secondo me sono addebitabili alla frustazione che anche noi "nizziani" abbiamo sentito nascere dentro di noi alla lettura di certe storie scritte negli ultimi anni dall'autore modenese ).Solo chi mi consoce poco o fosse in malafede potrebbe credere che io sia mosso da livore nei confronti di Nizzi e se hai letto la mia risposta più sopra, ormai saprai che ho effettivamente ammesso di essere stato eccessivo in quello scritto. Eccessivo nei toni, ma non nella sostanza, però, perchè è comunque vero che, tolte alcune, peraltro notevoli, eccezioni, anche le migliori storie di Nizzi avevano il difetto della formula ed io ho il difetto di non gradire troppo le formule, per cui, con buona pace di chi lo trova intollerabile, non posso che ribadire che trovo le poche storie di Nolitta decisamente superiori per intensit? narrativa e partecipazione emotiva a quasi tutte quelle di Nizzi e lo stesso posso dire di quelle di Boselli. Questo non vuol dire, e non ho problemi a dirlo che le storie di Nizzi precedenti alla sua famigerata crisi fossero scritte male, chi lo afferma (ed in giro di gente simile c'è, purtroppo) se non è in malafede, ha sicuramente difficolt? ad accettare che un autore che ora non gli piace possa essere stato valido in passato e si affanna a dimostrare che i semi della decadenza erano presenti sin dall'inizio , peccato di cui non credo di poter essere dichiarato colpevole. La semplice verità è che al sottoscritto quelle storie non procuravano quel genere di emozioni che cerco in un qualunque testo di narrativa disegnata e non. c'è da dire che io ho un'idea della serialit? piuttosto dinamica ed alla lunga non potevo essere soddisfatto da storie che per quanto tecnicamente ben fatte, mi sembravano sostanzialmente sterili. Mi piacciono i personaggi a cui accade qualcosa e le serie in cui succede qualcosa (e difatti, in ambito Bonelliano andavo matto per la Storia del West e per Ken Parker in cui i protagonisti avevano memoria degli eventi loro accaduti in precedenza e ne erano in qualche modo influenzati e lo stesso motivo, oltre all'affezione, mi tiene ancora incollato a Martin Mystere[/b emi fa apprezzare Dampyr)]. Il Tex di Nizzi era staticizzato in un eterno momento in cui nulla cambiava mai e tutto era sempre uguale, compresa la struttura delle storie. Anche il Nizzi migliore era (per scelta più che per vocazione), nel mio modo di vedere, incapace di andare oltre lo stereotipo narrativo classico, cosa che andava benissimo a coloro che da una storia vogliono solo tranquillit? e certezze, ma non al sottoscritto e di questo sè che posso dichiararmi colpevole. D'altra parte, è proprio il motivo che alla lunga mi ha spinto a smettere di comprare Julia anche se le sceneggiature di Berardi & C restano ancor oggi tecnicamente ineccepibili. Il che non toglie che le storie del Nizzi del periodo 1983-1992 siano ancora adesso sostanzialmente godibili da leggere, cosa che faccio volentieri quando ne ho l'occasione.
  20. Carlo Monni

    Claudio Nizzi

    Si tratta di qualcosa che scrissi molti anni fa per TWO e ne confermo ogni parola... a parte il giudizio eccessivamente severo iniziale che ho in parte riconsiderato. Mai avuto astio personale contro Nizzi e quanto ai pregiudizi... dopo commenter? i tuoi, qui mi limito a dire che se pregiudizio c'era, era del genere: "visto che le precedenti storie di Nizzi non mi sono piaciute, ho paura che non mi piacer? nemmeno questa, cosa quasi puntualmente verificatasi per quasi tutte le storie di Nizzi uscite nel periodo post 400 (salvo "L'uomo senza passato", "I Lupi del Colorado", "Gli uomini che uccisero Lincoln" e per tutte e parzialmente "Congiura contro Custer" per la serie regolare nonchè i Texoni sino al 14 e gli Almanacchi 1994 e 1996) e praticamente per tutte quelle post 500. Per quelle precedenti, il mio "pregiudizio", se vuoi chiamarlo cos'è, era del genere: "Belle storie sè, ma troppo manieriste e formulaiche per i miei gusti". Certo che sono opinioni personali, come lo sono le tue ed il recensore sarà alquanto dubbio per te, ma cos'è che rende i tuoi giudizi più obiettivi dei miei se non il tuo convincimento personale? Ai miei occhi finisci con l'essere "dubbio" anche tu" Una storia è ispirata quando non è costruita a tavolino e quando l'autore si è divertito a scriverle e queste cose si possono percepire, cosa che è accaduta a me leggendole. Se lo percepisco per Berardi, che di storie ne ha scritta una sola (ed ?, lo dico senza remore ?, a mio parere, una delle 15 storie più belle di Tex in assoluto), perchè non dovrei dirlo per Canzio e Medda che di storie ne hanno scritte due? Canzio ha realizzato due sceneggiature briose e divertenti con personaggi ben caratterizzati (il Calavera di "L'oro di Klaatu" è un bel personaggio di cattivo ambiguo ed a tratti simpatico) e soprattutto non seguivano rigidamente uno schema in stile formula matematica. Se poi a te non sono piaciute e non hai gradito il cagnolino ?Stracciò, mentre io quelle storie le ho apprezzate, che ci posso fare? Per Medda vale un discorso analogo, ha avuto il coraggio di battere strade almeno in parte nuove senza imitare nessuno, ed esponendosi in prima persona, nonchè, dimostrandosi un valido sceneggiatore. Se paragono "Orrore" a "La locanda dei fantasmi" (per citare una storia di Nizzi che parla di serial killer), non ho esitazioni a dire che la prima mi ha coinvolto ed emozionato più della seconda, che pure è una buonissima storia. Dovrei forse affermare il contrario, anche se non lo penso, solo per gratificare te che di Nizzi sei un estimatore a prescindere, a quanto pare? E tu, più avanti non fai la stessa cosa di cui accusi (a torto, per come la vedo io) me di fare? Forse dovresti badare di più a quel che scrivi sai? Forse dovremmo farlo tutti a pensarci bene. Qui è bene che faccia, ancora una doverosa precisazione: la frase è effettivamente un po' forte, ma va chiarita. Ribadisco che, per quanto riguarda i miei gusti personali, ritengo che Nizzi avesse, anche nei suoi gironi migliori, il difetto di essere tropo manierista (leggi: imitare troppo pedissequamente lo stile di G. L. Bonelli spesso rifacendo tal quali alcune sequenze di GLB e questo sfido chiunque a contestarlo) e di scrivere come se applicasse una sorta di formula matematica. Per questo motivo non sono mai riuscito ad apprezzarlo fino in fondo (che è quello che avrei dovuto scrivere nel pezzo contestato) e non a caso quelle che considero le sue storie migliori sono quelle dove devia dai suoi schemi in tutto od in parte (Ad esempio: "Fuga da Anderville" o "Il ragazzo selvaggio") ed emerge un calore, una partecipazione, che trovo assente nelle altre storie. Cosè è come la vedo io, dove sta il mio torto? oltre che nell'avere gusti e sensibilit? diversi da quelli di Calvera? Opinione tua. Per quanto mi riguarda, c'è almeno una storia di Boselli (indovina quale?) che metto tra le dieci migliori storie di Tex di tutti i tempi e te en potrei citare almeno un'altra ventina delle 50 finora pubblicate, che considero nettamente superiori a "Sioux". Opinione personale mia, non un fatto, esattamente come per ciò che dici tu. Autore che apprezzo tantissimo su Tex come sulle altre testate che scrive (opinione, peraltro che posso estendere anche agli altri sceneggiatori, eccezion fatta per Ruju, che altrove mi ha convinto molto di meno) e che considero una sorta di salvatore della serie dopo il periodo di decadenza quasi fatale di Nizzi. Anche qui opinione, non fatto. Peraltro, dopo quello che dici, mi chiedo come ti poni adesso con un Boselli che oltre ad essere il principale sceneggiatore di Tex ne è anche il curatore, il che implica che il Tex futuro avrà inevitabilmente un'impronta boselliana. Ti si prospettano giorni duri, mi sa. _ahsisi Altra voce diffusa, ma che non condivido: per me il gran numero di personaggi contribuisce ad arricchire la trama e me la renda più viva ed interessante e non ho mai trovato che mettessero in ombra Tex, che anzi, alla fine emergere come il vero risolutore delle vicende in cui si trova coinvolto. Qui potremmo discutere: personalmente i dialoghi di Boselli li ho sempre trovati adeguati, ma ammetto che non hai tutti i torti. Davvero? Ti confesso che non ne ero tanto sicuro, anzi il tuo aveva proprio l'aria dell'attacco personale. Prendo atto che non è così. Spiacente di deluderti, ma io e Nizzi ci conosciamo bene ed abbiamo un buon rapporto personale improntato alla cordialit?, questo nonostante io non abbia mai avuto peli sula lingua nel dirgli faccia a faccia cosa penso delle sue ultimi storie (e chissà, forse proprio per questo). Quando ci vediamo lui mi chiama scherzando : ?Il mio più grande sottovalutatore? o ?Il mio miglior nemico?. Se lo avesse fatto, sarebbe stato nel suo diritto e non avrei nulla da rimproverargli? peccato che non sia mai successo. _ahsisi Ecco, questo è il tipo di spirito conservatore, per non dire reazionario, che non ho mai apprezzato in certi lettori di Tex. Peraltro, che le donne ed i comprimari tolgano spazio all'avventura era una cosa che non credevo quando ero bambino, figuriamoci ora. -_nono Per quanto mi riguarda,. Sono sempre stato e sono tuttora convinto che un serial, per sopravvivere tanti anni debba periodicamente svecchiarsi, inserire elementi di novità e magari recuperane altri che con il tempo sono andati perduti, il tutto nel rispetto dei personaggi e del loro mondo. C?? chi trova conforto nel ripetersi un comodo tran tran, io non sono tra questi, anzi? sempre per quanto mi riguarda, la ripetitivit? genera noia e la noia genera disaffezione. Boselli è riuscito a rinnovare Tex come già c'era riuscito su Zagor (con il valido aiuto di Burattini che sta portando avanti la torcia in modo egregio), con uno stile narrativo intrigante e moderno ma rispettoso del personaggio Ovvio che non tutti la vedano a questo modo, ma questa è la mia opinione. Premesso che non condivido l'accusa generale contro TWO, non posso che concordare che alcuni dei suoi utenti hanno avuto in passato ed in parte anche ora, il difetto di un pregiudizio anche molto acceso, ma non voglio addentrarmi in critiche a chi non può difendersi,. Mi limito solo a dire, a difesa degli utenti di TWO, che non meritano che si faccia di tutta l'erba un fascio, che qualcuno dovrebbe badare meno alla pagliuzza negli occhi altrui e più alla trave nel proprio. -_nono
  21. Carlo Monni

    Adi?s, Joe Kubert!

    Chi, come me, è apapssionato o quantomeno estimatore del fumetto americano, non potr? non ricrodare Joe Kubert come uno dei grandi, uno di coloro che dell'arte sequenziale hanno fatto la storia. Conobbi questo disegnatore straordinario che ero siolo un bambino sulle pagine degkli albi della Mondandori dedicati all'universo DC. Ma se mi paicque parecchio su Hawkman, fu sul Sergente Rock che imparai veramente ad apprezzare il suo talento. Un gigante tra i gigant, uno chge era diventato un punto di riferrimento per intere geenrazioni di lettori e profewssionisti del settore. Ha lasciato non solo ile sue opere, ma anche un'eredit? artistica incarnata non solo dai figli Adam e Andy (anch'essi bravissimi disegnatori anche se decisamente inferiori al padre), ma anche sdalla sua scoal di arti visivi da cui sono usciti negli ultimi decenni innumerevoli talenti. Con la morte di Kubert chi rimane dei grandi vecchi che hanno vissuto la Gpolden Age e la Silver Age dei Comic Booksè Forse solo Stan Lee ormai. Ultimi testimoni di un periodo in cui i fumetti erano davvero grandi... e non solo per effetto della nostalgia di noi che in quel periodo c'eravamo mi sa.
  22. Se ti riferisci a cifre concrete e precise, hai perfettamente ragione. Per essere esatti, ogni disegnatore viene pagato un tot a tavola (importo lordo da cui va detratta la ritenuta d'acconto). L'ammontare di questo compenso varia, a volte sensibilmente, in funzione di vari fattori, tra cui anzianit? di servizio, serie su cui si lavora, fama e simili. Ad esempio un esordiente prenderà di meno di uno con decenni di anzianità di servizio o di uno che sia comunque famoso a livello nazionale o internazionale. Si dice, ma non so se sia vero, che Tex sia l'unica serie bonelliana il cui bilancio possa permettersi le tariffe di Roberto Diso e che proprio l'importo del suo cachet sarebbe il principale ostacolo ad un Texone realizzato da Milo Manara. Credo che il compenso minimo offerto dalla SBE ad un disegnatorie esordiente sia di 120/130 Euro a tavola, mentre non mi sorprenderei se Ticci, con suoi 45 anni di servizio ed il ruolo di disegnatore anziano della serie più longeva e venduta della Casa Editrice, ne prendesse almeno 500. Va da se che, quale che sia l'sammontare del suo compenso, un disegnatore guadagner? di più ogni mese se consegnerà più tavole. In genere i disegnatori che conosco (a cui non ho mai, volutamente, chiesto lumi sui loro compensi) consegnano le loro tavole a blocchi di 10/15 a presciondere dal tempo impiegato per realizzarle. Vale lo stesso discorso che per i disegnatori, in effetti, con una precisazione: visto che gli sceneggiatori sono molto più produttivi (a scrivere "Trenta Apaches inferociti calano dalle montagne e si precipitano contro la piccola fattoria" ci vuole molto meno tempo che a disegnare la scena ), sono, in genere, pagati molto meno dei disegnatori, di solito da un quarto ad un terzo del compenso di questi ultimi. Il compenso minimo di uno sceneggiatore esoridente dovrebbe essere 44 Euro lordi. Sceneggiatori di lungo corso come Nizzi (e, presumo, Boselli) arrivano traquillamente a 100 Euro a tavola e forse più. In genere il passaggio a serie più vendute, come Tex, porta con se un aumento del compenso, va da se, quindi, che i compensi degli sceneggiatori e disegnatori di Tex sono decisamente sopra i minimi. Se non sbaglio, il soggetto è retribuito solo quando il soggettista è una persona diversa dallo scenggiatore della storia, altrimenti è inglobato nel compenso per la sceneggiatura, ma potrei sbagliare, appunto. Quello che so è che il compenso varia a seocnda dell'ampiezza del soggetto stesso. Il soggetto classico di due cartelle dovrebbe essere pagato intorno ai 250 Euro, uno più complesso anche 1000, immagino. Per provare a rispondere, poi, alla domanda su quanto costi produrre un albo di Tex, si può fare un ipotesi: dato uno sceneggiatore che prenda 100 Euro a pagina ed un disegnatare che ne prenda 300, avremo che gli autori costerebbero complessivsamente 44.000 ad albo. A questi costi vanno aggiunti quelli di produzione generale (redazione, stampa, distribuzione), il compenso al letterista quando non è uno stipendiato Bonelli (per esempio Monica Husler), la royalty ordinaria sul prezzo di copertina da corrispondere ai detentori dei diritti d'autore (ovvero Giorgio Bonelli e gli Eredi Galleppini), la royalty aggiuntiva per le testate che superano le 100.000 copie vendute (attualmente solo quelle, e forse non tutte, connesse a Tex e Dylan Dog) ed altro che potrebbe sfuggirmi. Alla fin fine, produrre un albo di Tex potrebbe costare anche 100.000 Euro, a ben vedere, e potrebbe tranquillamente essere una stima per difetto.
  23. Per motgivi di impaginazione. Ci deve essere un motivo tecnico se fumetti e libri cominciano sempre da una pagina dispari suppongo.
  24. Carlo Monni

    [621/622] Mezzosangue

    Veniamo ora a commentare anche questa storia, ma prima, giusto per precauzione, il doveroso... In sintesi: una storia decisamente soddisfacente.
  25. Carlo Monni

    [Color Tex N. 02] I Banditi Delle Nebbie

    Lasciamo da parte gli OT e concentriamoci finalmente sul commento a questa storia. Color che non l'avessero letta sono avvertiti perchè d'ora innanzi c'è lo... In sostanza, una buona storia, rappresentante degna di uno standard più che soddisfacente dopo anni di insoddisfazioni, per non dire di peggio. ::evvai::
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