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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 08/01/2020 in tutte le sezioni

  1. Una storia "normale" che vuole essere normale, senza fronzoli. Rispetto a Faraci e ai suoi continui fuga e inseguimento, Nizzi è un autore che con i soggetti è capace di variare. Per Carlo Monni non li sa scrivere. Sbagliato. Nizzi sa scrivere l'avventura nella sua essenza più pura. Non è il caso di questa storia che fa troppo l'occhiolino a quella che scrisse già trent'anni fa e che già trent'anni fa non mi aveva coinvolto più di tanto (compici anche i disegni di un Galleppni che per me allora era il numero uno e che vedevo in sofferenza). Le presunte nizzate sono assenti, il Carson che riceve il colpetto in testa alla fine del secondo albo eccheccavolo non sopportate più nemmeno un colpo in testo dato a tradimento ? Per chi giudica tirati per i capelli i sentimenti dei vari personaggi e in particolare poco credibili quelle del "vigliacco" con il cervello in pappa siete magari gli stessi che hanno applaudito al primo albo con i sentimenti tirati della coppia Ruju/Font visti ultimamente sulla serie regolare. Decisamente più credibile Nizzi. Il personaggio del barbuto cercatore d'oro poi è monumentale. Con il suo gruzzoletto a vederlo pieno di mugugni nel primo albo e poi con la gola tagliata nelle pagine finali, beh aveva ragione lui ad essere così diffidente. Un'umanità davvero allo sbando questa vista nell'ultimo albo che merita pienamente il titolo che è stato dato in copertina. Certo per chi si avvicina all'edicola nutrendo quel mai domato sentimento di livore e astio nei confronti del "degno erede" sarà immancabilmente un'altro albo da cestinare nella pattumiera. Io mi accontento e spero che Nizzi ritorni presto con avventure più ariose, con nuovi nemici grandi come speva benissimo crearli, o anche con qualcuno di quelli che ha creato trenta, quaranta anni fa, se l'età in quanto a voglia glielo consente. Già con la prossima diMastantuono dovremmo vedere qualcosa di più appetitoso.
    1 point
  2. il giocatore e il padre che impazzisce e ha una mirabile psicologia anche il cercatore Leo mi sembra che effettivamente tu sia un po' incontentabile:Tex lascia andare Carson perche' e' lui che lo vuole , lui sa che e' un piano rischioso, ma il suo compito da eroe e' ancora piu' rischioso lui resta a proteggere da eroe gli assediati non poteva andare lui lii e' l' eroe e doveva stare li'
    1 point
  3. TUTTE LE MIGLIORI STORIE DI TEX PER CENTINAIO - secondo Pecos 001 - 100 101 - 200 201 - 300 301 - 400 401 - 500 501 - 600 601 - 700 Il tranello Il signore dell'abisso I ribelli del Canada La locanda dei fantasmi L'oro di Klaatu I Lupi Rossi I giustizieri di Vegas La gola della morte Il giuramento Guerra sui pascoli La minaccia invisibile Il passato di Carson Colorado Belle Sei divise nella polvere Le terre dell'abisso Tra due bandiere Sasquatch L'inafferrabile Proteus La strage di Red Hill Intrigo nel Klondike I sabotatori Sangue Navajo La legge del più forte Il clan dei cubani Nelle paludi della Louisiana Gli invincibili L'ultima diligenza Il segreto del Giudice Bean Il grande re Sulle piste del nord Gli eroi di Devil Pass La leggenda della vecchia missione Sulla pista di Fort Apache Morte nella nebbia El Supremo New Orleans Il figlio di Mefisto Il marchio di satana La congiura I sette assassini Buffalo soldiers Luna insanguinata Incubo In nome della legge Giungla crudele Sioux La lunga pista Terre maledette I Rangers di Lost Valley Il passato di Tex Terra promessa L'ombra di Mefisto L'uomo con la frusta Le colline dei Sioux Omicidio in Bourbon Street L'ombra del Maestro La costa dei barbari Una stella per Tex Il colonnello Watson La Tigre Nera La maschera dell'orrore La grande sete Mezzosangue Terrore sulla savana El Muerto Fuga da Anderville Furia Rossa La grande invasione La mano del morto Giovani assassini Bella idea! Nel compilare la mia lista, il criterio che ho usato è quello delle storie che rileggo più spesso e con più piacere - che in teoria dovrebbero essere anche le più belle, ma sapete che a volta entrano in ballo altri fattori decisamente più soggettivi (ricordi personali ecc.) Come piccola variante, ho anche colorato le mie 10 preferite in assoluto!
    1 point
  4. Buonasera a tutti. Vorrei esporre le mie impressioni su questo albo di Tex. Dico impressioni perchè non è un vero e proprio commento, semplicemente è come lo vedo io. Nel mio stile di lettore di Tex da cinquant’anni. L’Assedio di Mezcali PARTE PRIMA, o PROLOGO CHE DIR SI VOGLIA La storia è ambientata nel Deserto di Yuma, quella porzione del grande Deserto di Sonora che si estende nella regione sudoccidentale dell’Arizona e in alcune parti del Sonora nordoccidentale, tra il Colorado River a Ovest, il Gila Bend e Organ Pipe Cactus Nat. Mon. a Est, Kofa NWF a Nord e il Golfo di California a Sud. L’inizio della vicenda si dipana su tre diversi scenari, prima di convogliare nello stesso punto, la stazione di posta di Mezcali Scenario primo: trading post nel deserto. Due banditi, Bulder e Brad, bevono birra in un trading post ‘ai confini del Deserto di Yuma’ e si abbandonano (o meglio, lo fa il solo Bulder) a confidenze con il proprietario. La coppia ha tentato una rapina a Nogales, esattamente sul confine messicano e direttamente a Sud di Tucson, ma è andata male, ci è scappato il morto e se la sono date a gambe. Se il loro intento (chiarito da Bulder) è di sconfinare in Messico, perchè diavolo sono scappati in direzione Nordovest, finendo in un trading post a 50 miglia dal confine quando già c’erano, sul confine? 50 miglia a Nord del confine nel Deserto di Yuma vuol dire una distanza tra i 200 e i 400 km a Nordovest di Nogales. Forse Bulder non è molto ferrato in geografia o semplicemente non possiede una bussola. Ok, lo ha deciso dopo di andare in Messico, mi direte. Va bene. Raccontando le proprie disavventure all’oste e seguendo la filosofia del ‘tanto non ci rivedremo più’, Bulder appare quasi uno di quei banditi travolti dagli eventi, sopraffatti dal destino e dalla sfiga, forse addirittura meritevole di redenzione (quanti ne abbiamo incontrati sulle piste di Tex?). Questi pensieri buonisti spariscono subito, quando comincia a dare ordini al taciturno Brad (porta le borracce e paga!) e quando sacrifica a sangue freddo lo stesso compare e il mercante per sfuggire ai rangers. Entrano in scena Tex e Carson. Le prime quattro vignette con Tex ci chiariscono subito com’è il Tex di quest’avventura: vignetta 1: ‘ci giocherei la testa’. vignetta 2: ‘il mio naso sbaglia raramente’. vignetta 3: ‘scommettiamo?’ vignetta 4: ‘allora piantala di coltivare dubbi, vecchio gufo!’ Giudizio: borioso e antipatico. Già capiamo che è una di quelle storie dove lui ha sempre ragione, non sbaglia mai un colpo, è sicuro di sè come non mai e tratta il ‘vecchio gufo’ con quell’odioso modo di fare del ‘te lo avevo detto, io’. Va bè, segue lo scontro nel trading post, Carson fa da palo e copre Tex, il quale irrompe spettacolarmente nel retro locale ed elimina facilmente il povero e inutile Brad. Dal canto suo, Bulder riesce a fuggire con due cavalli. Ma come? Il vecchio Carson è al riparo nel corral e tiene sotto tiro, anche se di sbieco, l’ingresso dell’edificio per proteggere Tex, ma quando Bulder esce dalla finestra accanto alla porta che fa? La pennichella? Si sveglia quando Tex lo avverte a gran voce, ma ormai Bulder ha già svoltato l’angolo della casa, preso i cavalli e via, in fuga! Forse l’età... Carson prende un cavallo nel corral, insegue Bulder ma questi gli abbatte la cavalcatura e se la svigna. Al ritorno, Carson dice che ‘oggi mi sono fatto uccidere due cavalli da quel bastardo’, ma in realtà il bandito prima ha ammazzato il cavallo di Tex, mica quello di Carson, e poi quello preso da Kit nel corral. Il cavallo del vecchio cammello deve essere ancora lì in giro. Comunque, giornata dura per la famiglia equina: tre caduti sul campo. Scenario secondo: sulla pista nel deserto Una famigliola di artisti procede sulla strada per Las Cruces, guidata da un paio di brutti ceffi messicani. Escludendo la famosa Las Cruces nel New Mexico e la meno nota Las Cruces in California (presso Santa Barbara), si può ipotizzare che Las Cruces sia un quartiere dell’attuale Yuma, in Arizona, dove ancora oggi c’è una Las Cruces Lane. Con questo saremmo in effetti nella zona narrata dalla storia. Però, boh. Come da copione, i due mangiatortillas mettono in atto il loro piano di rapina: sette pagine e 22 vignette per arraffare quattro patacche, dare uno schiaffone al giovanotto e uno alla biondina. Poi entra in scena Frank Yunker che fredda i due gonzi con aaltrettanti precisi tiri di pistola da venti, trenta metri? Una buona prestazione direi. Tra convenevoli, salamelecchi e baciamani passano altre cinque pagine, nelle quali il padrone del carro si dimentica di predentarsi all’eroico Frank al quale, in ogni caso, interessa solo la graziosa Linda, per altro già cotta di lui come una pera. Personaggi ed interpreti del siparietto: Frank Yunker, giocatore d’azzardo, probabilmente baro, evidentemente pistolero. Fanfarone, spaccone, sicuro di sè. Fa il cascamorto con la ragazza e si tiene buona la vecchia, ma si capisce a un miglio che è uno da mordi e fuggi, ben lontano e in fretta. Will, così insignificante che non ne sappiamo neanche il cognome. Si cimenta in versetti di Shakespeare e il suo motto è di certo ...non essere, tralasciando la prima parte della famosa frase. Martha, trascinata chissà perchè in un mondo che evidentemente non è il suo, il rozzo Old West, intendo. Sta male solo a pensare di non essere in un posto civile, anche se in realtà tutto le passa d’incanto quando i cabrones mettono le carte in tavola. Linda, graziosa e perfino coraggiosa quando i bruti minacciano la famiglia, rimanendo lucida mentre quasi sviene folgorata alla vista di Frank Pistola Svelta. Joe, ragazzotto semplice ma abbastanza sveglio da sentire fin dall’inizio odore di bruciato, al contrario del padre. Da buon figlio e fratello, cerca di difendere i suoi ma, per fortuna, è preso solo a sberle dai due rubagalline. Yunker si offre di guidare la famigliola, destinazione stazione della posta di Mezcali. Interludio, ovvero scenario primo e mezzo: nel deserto, tanto per cambiare Torniamo ai nostri pards preferiti. Mentre si sviluppano gli altri scenari, Tex e Carson mettono il sale sulla coda allo sfuggente Bulder, costretto ad accoppare il cavallo che si è azzoppato sulle rocce. Decisamente una giornata no per gli amici a quattro zampe. Il bandito ha la bella pensata di fermarsi per tendere un agguato ai due satanassi che però, essendo satanassi, mica ci cascano. È forse la cattura di malvivente più indolore della settantennale saga di Tex. Catturato il pollastro, i due rangers si dirigono – ma tu garda! – alla stazione della posta di Mezcali. Scenario terzo: altrove, nel deserto Un drappello di sette soldati, guidati da un sergente, si scontra con un’agguerrita banda di Yaqui, non meno di 18 scannagatti ben armati di winchester (contati nelle vignette, più o meno). Mentre fuggono verso una collinetta rocciosa, un soldato rimane ferito lievemente, ma riescono a barricarsi e mandano al creatore almeno quattro indiani. Il povero Lenny è ferito gravemente, mentre i compagni abbattono un altro paio di Yaqui che, vista la mal parata, si ritirano. Troppo lontani dal forte, non si dice quale, i soldati si avviano verso il luogo sicuro più vicino, la stazione della posta di Mezcali. Qualche nota curiosa di questo lungo prologo. Gli Indiani Yaqui (più esattamente Yoemem, Il Popolo) erano una popolazione messicana dell’estremo Sud della Sonora, lungo il Rio Yaqui. Parlavano una lingua cahitan che è imparentata al tarahumara e l’opatan e fa parte del grande stock Uto -Azteco. Era un Popolo di agricoltori, temibili guerrieri se attaccati. Diedero filo da torcere agli spagnoli fin dal XVI secolo e la loro storia proseguì tra guerre e periodi di pace fino ai primi decenni del novecento. Subirono massacri, furti di terre e deportazioni, persino nello Yucatan. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, molte famiglie yaqui migrarono negli Stati Uniti, stanziandosi nelle periferie di alcune città dell’Arizona (Tucson, Phoenix, Yuma), ma anche in California e Texas. Ai tempi del Tex di questa storia, presumo fine anni ’80 del XIX secolo, di Yaqui in Arizona neanche l’ombra, comunque non certo organizzati in bande guerriere a cavallo e ottimamente armate. Il vecchio reprobo non ha poi tutti i torti quando dice che ‘la farina del diavolo finisce sempre in crusca’ è un detto biblico. In realtà, nella Bibbia si legge ‘non giovano i tesori male acquistati’, ma la morale è la stessa. I latini dicevano ‘male parta male dilabuntur’, le cose male acquistate male svaniranno, brano tratto secondo alcuni da una tragedia di Nevio, ma probabilmente attribuibile niente popò di meno che al grande Cicerone in persona. La crusca è tirata in ballo da Goldoni nell’atto primo scena decima de La Donna di Governo, dove si dice che ‘del demonio la farina / tutta in crusca suole andar’. Non ho trovato nessuna Mezcali in Arizona. La parola è certamente presa in prestito dalla famosa bevanda alcolica a base di agave, il Mezcal (dal nahuatl mexcalli, Agave Cotta nel Forno di Terra). PARTE SECONDA o L’ALLEGRA COMPAGNIA Notte. Tex e Carson giungono alla stazione di posta di Mezcali. A turno hanno portato Bulder sul proprio cavallo, Carson faceva il primo turno, lo abbiamo visto alla fine dell’interludio. Ci avrei scommesso la testa: Bulder è ancora dietro al vecchio cammello, anche quando i pards arrivano a destinazione. Tex bussa al portone del fortino. Non so perchè, la scena mi ricorda quando Igor e il Dottor Frankenstein bussano all’uscio del castello, ma invece della sconvolgente Frau Blucher compare l’innoquo gestore della baracca. Come l’artista in precedenza, anche questo personaggio non sente il bisogno di presentarsi, e nemmeno gli viene chiesto di farlo. L’importante è che sappia di avere di fronte il famigerato Tex Willer e il suo altrettanto noto compare, Kit Carson. Ben presto scopriamo che si chiama Carlito, perchè sulla soglia della casa compare l’aitante Frank Yunker che gli chiede se ha bisogno d’aiuto. Che Tex ami essere al centro dell’universo è ben noto, ma il modo e l’espressione che ha quando chiede secco ‘quello chi è?’ è da Oscar, davvero. Yunker è arrivato da un paio d’ore, con la famigliola di guitti. Segue un simpatico siparietto, dove Carson accetta di buon grado, con un certo stupore da parte di Tex, di accontentarsi di un piatto di fagioli come cena, dicendo addio alla bistecca e alle solite patatine che già pregustava. Carlito presenta i rangers agli ospiti già seduti a tavola e scopriamo che gli artisti fanno Parson di cognome. A tavola c’è un altro personaggio, un taciturno cercatore d’oro di nome Masterson, appena arrivato dai monti Tinajas. Nota: finalmente un punto geografico rintracciabile ed appropriato. Le Montagne Tinajas, o meglio Tinajas Altas, si trovano sul confine tra l’Arizona e il Sonora messicano, a sole 35 miglia verso sudest da Yuma. Il loro nome messicano significa Montagne delle Alte Cisterne, per via delle cavità nelle rocce, formate in seguito agli eventi atmosferici di migliaia - ma che dico, milioni - di anni. Quando piove, le cisterne si riempiono d’acqua e permettono la vita di animali e uomini in quelle lande desertiche. I residenti Hia Ced O'odham (Popolo del Deserto, una branca dei Pima-Papago) le chiamavano Uʼuva:k o Uʼuv Oopad (le montagne, voglio dire, non le cisterne. Ma forse tutte e due, che ne so? Ho studiato inglese e francese, mica papago). Se prima mi sembrava di essere in The Young Frankenstein di Mel Brooks, adesso l’atmosfera e l’ambientazione mi ricorda The Hateful Eight di Quentin Tarantino, con una multiforme fauna umana riunita in uno spazio ristretto. Frank Baciamani si accalda quando Tex fa sedere alla tavola comune il pericoloso bandito Bulder, che adesso sappiamo fa Jack di nome. Secondo lui, il fatto disturberebbe le signore e, sotto sotto, potrebbe anche aver ragione. Non sappiamo perchè, ma Tex questo qui già ce l’ha sul gozzo e gli fa notare che le suddette signore non hanno protestato. D’altronde, lui non ha proprio chiesto il permesso a nessuno.... Fatto sta che Tex, che ne aveva una voglia matta, molla uno sganassone al gambler e solo l’intervento dell’amorevole Linda evita uno sviluppo peggiore alla situazione. Pace fatta e la cena a base di succulenti fagioli al lardo comincia in allegria, con auguri di buon appetito tra i due pards, il silenzio di tomba del misterioso minatore, il solito ‘non essere’ di mister Parson e un contorno di spari all’esterno... Spari! È vero! Ci eravamo dimenticati dei soldati e dei loro perseguitori, gli indomabili hooligans yaqui del Sonora in trasferta oltre confine. I militari si avvicinano al fortino ventre a terra, cioè i loro cavalli sono ventre a terra, non loro... una quindicina di indiani indemoniati alle costole, rumore di zoccoli, nitriti, polvere, spari, urla, imprecazioni... un altro soldato ferito di striscio, ma la meta è vicina, coraggio! Dagli spalti di Fort Apache, cioè no, di Fort Mezcali, Tex scruta nella notte e già ha capito tutto, soldati, Yaqui, qui comando io, spariamo forza! Tu apri il portone, se ne vanno, si ripareranno tra le rocce, terranno un assedio mi ci gioco la camicia. Tex e Carson ne abbattono sei, di Yaqui. Su e giù ne restano sette o otto, è tutto il giorno che corrono dietro a sette soldati e ne hanno messo fuori gioco uno a mala pena, mentre loro sono ridotti alla metà. Non ce l’hanno fatta contro i soldati nella pianura, adesso sperano di sloggiarli da un fortino, dove per di più ci sono almeno tre o forse quattro ulteriori tiratori col contropelo. Ma dai! Questa non l’ho capita: il sergente dice che ha un ferito grave e cerca una barella o qualcosa del genere, Carlito offre una scala con una coperta sopra. Per cosa? Per fare dieci metri e metterlo in un letto? Dietro, due soldati lo stanno tirando giù di sella come un sacco di patate, senza contare che è tutto il giorno che è sballottato da un cavallo in corsa. Mica muore perchè lo portano a braccia, nel letto. Notte fonda. Frank Occhio di Falco fa la guardia. Là sulle colline, i quattro gatti yaqui controllano la situazione. Hanno acceso il fuoco per fare capire agli assediati che sono lì. Amzi, ne hanno accesi tre. Il misterioso minatore Masterson va a dormire nel fienile. La signora Parson accudisce il soldato ferito. La dolce Linda sogna il principe azzurro tra un sobbalzo e l’altro. Mister Parson continua a non essere... Tex dà il cambio a Frank e adesso so, so e mi metto il cuore in pace. So perchè io leggo i fumetti e non li scrivo. So perchè sto qui a scrivere cazzate mentre Tex sa altre cose. Tex è come Celentano perchè come Celentano sa che ‘nella vita c’è chi sa e chi non sa. Io sa’. Se non sbaglio è ne Il Burbero (o in Asso?). Gli Yaqui assediano perchè di sicuro aspettano rinforzi. Tornato nell’edificio, Frank e Bulder hanno un simpatico colloquio. Il bandito propone al gambler di allearsi con lui e svignarsela, in cambio dividerà con lui un fantomatico tesoretto. Frank Occhi di Ghiaccio si riserva di pensarci su. Al mattino, la triste notizia della morte del soldato. Quella brava donna di Martha l’ha vegliato tutta la notte. Si svolgono le esequie militari e, mentre in cielo si alza la salva dei soldati (si dice così?), Bulder e Frank Ci Faccio un Pensierino addocchiano il sacchetto che Masterson il minatore tiene ben legato alla cintura. I due immaginano ci sia dell’oro e l’acquolina scende bavosa dalle loro labbra. Poi Frank va dalle donne Parson e – meraviglia – per la prima volta sembra essere davvero sincero nella premura che dimostra verso le due signore, tanto da chiudere il becco a Bulder con fare stizzito. Tra l’altro scopriamo che i soldati vengono da Fort Hope, Forte Speranza. Nomen omen (al plurale fa nomina sunt omina). Pomeriggio. Afa. Carlito e il giovane garzone Paco sono fuori a fare rifornimento d’acqua quando, improvvisamente, un nugolo di frecce cade dall’alto su di loro. Carlito rimane infilzato, mentre Paco dà l’allarme. Carlito rende l’anima al Creatore. Non solo per i cavalli, anche per i ristoratori è un momentaccio. Mentre tutti sono raccolti intorno, rattristati, spunta fuori Will Parson –ehi, è ancora in giro! – e, cadendo dal pero, chiede come è successo. È l’unico a non avere ancora capito una cippa di com’è l’andazzo. Nel frattempo, una diligenza di linea si avvicina alla stazione ma, come profeticamente previsto da Tex, gli Yaqui l’attaccano. Sono una mezza dozzina e non ho capito se sono gli stessi che assediavano Mezcali o altri. Se sono loro, chi tira frecce alla stazione? Va bè, io ho contato più o meno gli indiani che si vedevano nelle vignette, ma forse non ci stavano tutti ed erano in origine una trentina, chi lo sa? A volte sono troppo pignolo... Sembra scontato che gli Yaqui ammazzino tutti, conducenti e passeggeri. L’albo si conclude con la diligenza in fiamme che, avvistata da un soldato sugli spalti, si avvicina a Mezcali.... Quando avrò letto I Vigliacchi e gli Eroi e in regime di ‘no spoiler’ acquisito, posterò il mio personale riassunto.
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