In concomitanza con la primavera/estate all’insegna di Mefisto, ho recuperato e letto il secondo capitolo della saga dell’arcinemico.
Mi tocca andare parzialmente in controtendenza ma non nascondo di non essere rimasto del tutto soddisfatto, visto che l’episodio a mio avviso non raggiunge la tensione narrativa del precedente.
Che Bonelli non si soffermi con inutili flashback per mostrarci come il vecchio stregone venga salvato, narrativamente può starci, anche se uno si chiede cosa ci faccia un mago tibetano in mezzo al deserto americano e guarda caso transitante sul luogo in cui l’avversario di Tex agonizzante rischia di morire di sete.
Forzatura presunta a parte, la figura di Padma è potenzialmente interessante, visto i suoi grandi poteri e scrupoli morali per espiare le passate colpe per prepararsi alla reincarnazione futura.
Propria in quest’ottica diviene funzionale il contrasto con l’odio smisurato di Mefisto, che lo porterà alla fine a farlo alleare ai nostri: di fatto sarà suo il merito del trionfo.
Solo grazie ai demoni da lui evocati, l’ex prestigiatore perderà la ragione e a Tex non rimarrà che accompagnarlo al primo manicomio criminale.
Però Padma non è certo un cherubino visto che è a capo dell'organizzazione del Drago Rosso che spenna le attività di Golconda, evidentemente i soldi non compromettono le reincarnazioni. Bonelli tuttavia non approfondisce affatto lo spunto della setta e magari facendolo avrebbe dato un tocco in più al soggetto.
Parlavo di parziale insoddisfazione all’inizio del commento, infatti Mefisto nell’episodio in questione non riesce a bucare la pagina come mostrato nell’episodio della “Gola della Morte”. La storia sarà pure più matura della precedente ma a me ha appassionato meno.
Considerato Il trucco del travestimento con il consueto gioco di anagramma, o il poco pittoresco covo nei sotterranei del ranch, dove i tre pard si ritrovano imprigionati, dopo essere un po’ troppo facilmente caduti nelle mani del nemico, mi viene da pensare che Nizzi si sia ispirato a questo episodio per proporci la sua brutta prova del ritorno.
Tiger qui almeno riesce a scoprire l’identità del dottor Fiesmot, però è al limite del credibile l’ingenuità mostrata da Makua, che spiattella tutto per un sorso di whisky e non ne becca una giusta nemmeno a caso.
Anche i “temibili” lupi fungono solo da complemento d’arredo, visto che praticamente non mettono minimamente a rischio i pard e vengono sbaragliati banalmente dal piombo di Tex.
L’epilogo vede il trionfo e la rivalsa di Padma, che punisce la ribellione di Mefisto e tronca sul nascere i progetti di gloria di quest’ultimo, che nell’occasione sembra punti più al potere che alla vendetta a dire il vero. Interessante l’idea della follia finale che servirà a Bonelli per gettare le basi alla successiva trama della saga e chiude un episodio che non riesco ad apprezzare eccessivamente a differenza di coloro che mi hanno preceduto nei commenti.
Sotto l’aspetto grafico, le quattro mani all’opera si notano eccome. La presenza di Gamba è tangibile e sebbene preziosa per aiutare Galep, rischia di creare un miscuglio stilistico non gradevolissimo.
Interessanti le vignette doppie con gli occhi di Mefisto a mo’ di sfondo nei paesaggi per rappresentare le scene in cui lo stregone visiona a distanza i nemici, grazie alla sua magia, ma per quanto pulito e duttile Gamba non è Galep e laddove quest’ultimo è meno presente (soprattutto nella parte finale mi par di vedere) la differenza si nota.
Il mio voto finale è 7