Nulla da fare: ci sono storie che, per un qualche motivo, ogni volta che torni a rileggere tornano a trasmetterti sempre le medesime sensazioni ed emozioni. Una di queste è, appunto, I diavoli rossi: una storia di ottimo livello ma non certo un capolavoro assoluto, eppure in grado, con ogni probabilità proprio perché trasuda epopea western da qualsiasi angolazione la si analizzi, di lasciare il segno. Quasi un paradosso, se in aggiunta si considera come in sede di sceneggiatura Nizzi non brilli per inventiva ed originalità (si limita, al contrario, a ricalcare sin troppo fedelmente il capolavoro del cinema western Ombre rosse di John Ford), e come al tempo stesso anche Galep, per gli arcinoti motivi di età e soprattutto di salute, sforni in questa circostanza una prova nel complesso sufficiente ma non all'altezza delle sue perle migliori.
Punto di forza della storia, per quanto mi riguarda, è il campionario di variegata umanità che viaggia a bordo della diligenza: da Bellamy, omicida in fuga, al capitano Fremont, individuo in gamba ma roso dal rimorso per una macchia nella sua carriera, passando per i "piedidolci" Peggy ed Adam Peabody, goffi ma non troppo, e per infine terminare con il bieco cacciatore di taglie (nonché, come si verrà a sapere in seguito, tra i responsabili della vendita di armi alla medesima banda di indiani) Colin Chase - immediatamente preso di petto dai due pards in un siparietto memorabile - ed il simpaticissimo postiglione Danny Morgan, senza dimenticare il valido ma sfortunato uomo di scorta Budd. Tutti loro, con l'aggiunta di Tex e Carson, si ritrovano asserragliati dalla banda di apaches condotta dal sanguinario Piccolo Lupo presso il trading post di Yampa Flat, ove trovano il gestore messicano Pablo e la moglie, oltre al "bandito gentiluomo" Ray Benton. Con l'eccezione di Budd, ucciso durante l'attacco alla diligenza, il variegato gruppo si ritrova assediato presso la stazione di posta, e ciascuno dei presenti è giocoforza indotto a mostrare la propria vera natura: se Tex e Carson, come prevedibile, si ergono con naturalezza a leader del gruppo ed assolvono all'incarico nel migliore dei modi, c'è chi cade valorosamente, ed in parte riscattano il proprio passato (il capitano Fremont e Ray Benton), e chi si rivela una carogna (Chase, che viene sonoramente sbatacchiato da Tex in un'altra sequenza da applausi) o semplicemente un vigliacco (Bellamy).
Molto ben curato da Nizzi l'assedio dei "diavoli rossi" di Piccolo Lupo, in grado di trasudare epicità, premiato dal sostanziale successo finale, grazie certamente al tempestivo arrivo della cavalleria ma soprattutto per via delle innumerevoli dimostrazioni di valore da parte di quasi tutti i difensori (compreso chi non ti aspetti, come il mite sarto Peabody), mentre non regalano sorprese Bellamy, che si illude di poter fuggire ma viene trasformato in puntaspilli di frecce dagli assedianti, né tanto meno Chase, infilzato con una lancia da Piccolo Lupo convinto del suo tradimento (una sorte, questa, che sa di paradosso e di ironia della sorte, poiché, come anche Tex non manca di sottolineare, fondamentalmente Chase muore per la sola colpa che in effetti non gli si può attribuire).