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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Aneddoto eccezionale
  2. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Cosa scrivi, Diablero? Qualche titolo? E invece è interessante interloquire con voi. Dispiace che non si possa più fare.
  3. Leo

    [Speciale Tex Willer N.8] Stella d'argento

    Refuso: è "figlia amata". Grazie a Letizia per la segnalazione.
  4. Leo

    [Speciale Tex Willer N.8] Stella d'argento

    CONTIENE SPOILER L'abbacinante bellezza del viso di Eve inizialmente mi ha fatto pensare che non può esserci un giovane Carson senza una donzella vicino: conosciamo infatti le qualità dongiovannesche del Vecchio Cammello e la sua predilezione per le grazie femminili. Da come però il padre di lei, il ranger Shepard, la tratta subito dopo che è stata ferita, la freddezza con cui quasi non la degna di uno sguardo e il limitarsi a lanciarle del whisky per una prima sommaria medicazione, tradiscono sin da subito una situazione diversa, una certa profondità della situazione (rapporto problematico padre/figlia, che in realtà dopo viene solo abbozzato ma non sviluppato, sospendendolo in un' apprezzabile indefinitezza che lascia capire al lettore più di quanto non dica espressamente) che lascia pensare che Eve non sarà solo la semplice fanciulla da salvare. E infatti, nonostante la scena "metafumettistica" del tamburo racconti in forma stilizzata la tradizionale storia della damigella in pericolo e del cavaliere senza paura, più tardi è lei che si industria per salvare Carson, nella drammatica scena in cui il nostro viene comunque catturato dai Comanche ( @Letizia, è vero che sembrano quattro gatti, ma penso fossero commisurati all'obiettivo del momento: anche Fort Belknap sembra infatti un avamposto poco fornito di uomini, probabilmente un piccolo centro fortificato come i tanti che dovevano essere disseminati nel Texas degli anni '50, durante una scorreria che non è ancora - nemmeno sotto il profilo dimensionale - quella di qualche tempo dopo, con la massiccia mobilitazione di indiani di Tonkawa e Quanah Parker). E' una storia di destini. Quello tragico, di Eve, lo apprendiamo a bruciapelo, di colpo, nella prima vignetta di pag.100: la lapide di una "moglie amata", di quella ragazza così giovane e bella a cui il lettore aveva potuto già affezionarsi. Poi quello dei figli di Cuore Splendente, in particolare per la profezia che riguarda Carson che di fatto in passato aveva consentito al Vecchio Cammello di avere salva la vita: nella scena del cimitero, il Vecchio Cuore Splendente sembra Priamo che, in incognito, prega il suo antico avversario (Achille/Carson) nel suo ruolo di vecchio padre. Una scena omerica, appunto, resa ancor più commovente dalle lapidi nella radura in cui è ambientata. Achille/Carson non si sottrarrà all'impresa, e riprende contatto con il ranger Shepard, padre di Eve. In poche vignette, Giusfredi tratteggia questo personaggio con notevole profondità: un relitto, che cerca nel whisky un antidoto al male di vivere, un cinico anaffettivo che non è nemmeno andato al capezzale della figlia, un sadico torturatore di donne. Il vuoto spaventoso dell'esistenza, si scorge in Shepard, i cui tratti esteriori sono la perversione e l'indifferenza. "Cosa c'è stato tra di voi", chiede Shepard a Carson in merito al rapporto di quest'ultimo con sua figlia Eve. Ma Giusfredi non vuole raccontare la storia dell'ennesima fiamma del Vecchio Cammello. Racconta di un amore platonico, intriso di tristezza e malinconia per la sorte che il caso ha riservato a Eve. Come l'indimenticabile Marta de La diceria dell'untore (cui Giusfredi potrebbe essersi ispirato per la scena finale), anche Eve abbandona il letto del sanatorio col suo cavaliere, cercando nella "fuga" un riscatto dalla malattia, rivendicando con quell'azione avventata - una passeggiata all'aperto - il suo diritto di vivere, il suo attaccamento, giovanile e disperato, alla vita. La sua ribellione a un destino segnato si traduce nell'ultimo spettacolo della Lanterna magica, le cui diapositive sui vetri, fondendosi con le immagini della sua mente ormai prossima alla fine, proiettano un film, struggente e bellissimo, di una principessa antica salvata dal prode moschettiere dai baffi e pizzetto neri. Complimenti a Giorgio Giusfredi.
  5. Leo

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    C'è da dire che Brazer non sa di essere stato visto, pensa non ci siano testimoni, e da qui la leggerezza che gli costerà la vita. Ancora? Caspita, non me l'aspettavo proprio...
  6. Leo

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    Tex è sempre stato un buon giudice di uomini e la topica in cui incappa in questa storia è plateale e poco rispettosa del personaggio. Una riflessione. Nizzi e Ticci hanno firmato Fuga da Anderville, Sioux, Furia Rossa, La leggenda della vecchia missione, Il ragazzo selvaggio... risultati alla mano, sono stati una coppia formidabile, come il duo Boselli/Marcello degli anni novanta. Mi fa piacere, al netto delle pecche di questa storia (che non trovo scandalosa, solo troppo nolittiana), che Nizzi chiuda la sua storia sulla regolare con l'autore con cui ha realizzato i suoi più grandi capolavori. È un commiato forse amaro per i contenuti della storia, non in linea con i canoni del ranger, ma dall'alto contenuto simbolico. È l'addio di un Grande, con il suo co-autore preferito ai disegni. Onore ai loro meriti, e grazie. A entrambi.
  7. Leo

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    Il Texone di Palumbo non mi ha entusiasmato, forse anche per i disegni, troppo diversi dal consueto. Rivedere Ticci, invece, sulla regolare mi ha talmente ben disposto, mi ha talmente allietato l'animo, da rendermi ben gradevole anche la lettura della storia e l'abbandonarmi alle virtù della trama. Le virtù, certo, perché credo che la storia possa dirsi bella: drammatica nell'eccidio iniziale, divertente con la scazzottata e con la performance di Carson contro il cercatore d'oro che lo aveva appeso a testa in giù, nuovamente cupa sul finire, col tradimento del Colonnello. Ora c'è una tribù in fuga, braccata dai soldati e con Tex nuovamente in mezzo. Staremo a vedere, ma il secondo albo promette bene. Come storia di Nolitta, penso sia bella, Nizzi è ispirato. Come storia di Tex (perché quello di Nolitta era un altro fumetto, non era Tex - e lo dico da amante di Nolitta anche su Tex, perché a volte mi piacciono i reboot), naturalmente non va, non può andar bene. Me la godo comunque, perché mi ha divertito. E' tornato Nolitta nel XXI secolo inoltrato...
  8. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Non dico questo, dico che trovo esagerati i tuoi toni e che mi dispiacerebbe se ti sanzionassero per una tempesta che siete riusciti gratuitamente a scatenare davvero in un bicchier d'acqua. Ribadisco che non ho dimestichezza con l'utente joe7, del quale semplicemente non ho apprezzato l'intervento su Ombra Silenziosa. Ma, pur discordando con lui in maniera netta, in questo topic non mi è parso così offensivo da generare una tale reazione, sia da parte tua che di Magic Wind. Poi voi potreste essere sanzionati, d'accordo, ma nemmeno questa è una bella cosa per il forum. Non sarei certo felice di un allontanamento, sia pure temporaneo, di Letizia! E' possibile che ci siano vecchie ruggini con il forumista in questione (non ho letto molti topic recenti perché sono in arretrato con le storie, sia di Tex che di Tex Willer), ma se devo giudicare solo da questo, le vostre risposte erano sprezzanti, irrispettose e per me sorprendenti. Da qui il mio invito alla calma.
  9. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    D'accordo, ma sono esagerate anche le reazioni successive. Si passa dalla ragione al torto.
  10. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Ma era un esempio (infelice quanto vuoi, ma non e' che stesse parlando proprio e letteralmente della madre di Letizia) e tu, in risposta, sei stata molto più offensiva di lui, cosa non da te. Passare dalla ragione al torto è un attimo.
  11. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Non sto frequentando assiduamente nell'ultimo periodo, ma nella presente discussione non mi pare che Joe sia stato offensivo. Nemmeno a me è piaciuto il suo intervento sugli autori nei forum, ma ha espresso un parere personale senza offendere nessuno (non so se altrove abbia fatto di peggio). Ma tu passi automaticamente dalla parte del torto con il tuo ultimo sprezzante post. C'è un confine da non valicare anche se gli altri lo fanno (e ripeto che qui non ho visto Joe esagerare). Anche l'intervento di Letizia mi è parso spropositato, e conoscendone lo stile mi ha sorpreso e deluso. Sarebbe bene che si tornasse nei ranghi della buona educazione. Questo topic non è degno del forum che conosco io, e i vostri ultimi messaggi non sono in linea con il tipo di utenti che siete sempre stati.
  12. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Ragazzi, credo che il caldo stia facendo brutti scherzi. O mi sono perso qualcosa nel frattempo, ma tutte queste offese gratuite nei confronti di un utente per me sono inspiegabili. Questi toni sprezzanti, questi aggettivi offensivi in libertà... ma che succede?
  13. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    L'approfondimento crea empatia tra i personaggi e il lettore, arricchendo e valorizzando la storia. Non è questione di spazio, Boselli in poche vignette di flashback disegnava personaggi memorabili. È questione, credo, di ispirazione, che magari nello specifico caso non c'è stata, e ci sta. Non mi ha mai convinto la distinzione tra storie di Tex e storie con Tex, tante volte ascritta ad esempio al primo Borden: se la storia è bella e funziona, non ci perde dalla caratterizzazione dei personaggi, può solo prendere punti. Può solo far bene a Tex Qui credo che Selina avesse le potenzialità per bucare lo schermo. All'apparenza dark lady, inizialmente infida, poteva ritagliarsi un posto da antagonista ma finisce per diventare una preda da salvare.
  14. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Il soggetto aveva del potenziale, in parte non valorizzato dalla sceneggiatura. Dopo il suo esordio sulla regolare, Rauch dimostra di prediligere le storie con molti personaggi, con più fronti, con cattivi veramente cattivi e con altri cattivi dal tratto boselliano. Con queste premesse, imbastisce una buona storia, ai miei occhi priva dei difetti che in questo topic gli si imputano (ma ammetto di aver letto i post precedenti "a volo d'uccello", senza soffermarmici granché anche perche arrivo molto in ritardo), eccetto uno: una certa freddezza. I personaggi non "fioriscono", restano un bocciolo chiuso. Eppure tutti i personaggi avrebbero le caratteristiche per restare impressi, e bene ha fatto mi pare Poe a richiamare il Jesus Zane de L'ultima Frontiera quale esempio di sceneggiatura in cui questo accade. Invece lo sviluppo della trama, condita da tanta azione anche ben messa ma forse troppa, ha compresso le possibilità di uno sviluppo arioso dei personaggi, virando più verso l'occasione sprecata del Capitan Jack faraciano che verso il modello ideale nizziano prima citato. Ed è un peccato, perché i Texoni sono appuntamenti da non sbagliare. Non escludo che le caratteristiche del disegnatore abbiano potuto contribuire a questa mia sensazione di freddezza, né escludo che ad una seconda rilettura io possa apprezzare di più un'avventura in cui ci ho visto comunque del buono, tanto da confermarmi nella testa che Rauch possa essere davvero un buon acquisto per la testata in ottica futura.
  15. Leo

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    Non è escluso che i due, sceneggiatore e disegnatore, non fossero d'accordo. Nizzi adora Ticci, lo ha detto chiaramente in Tex secondo Nizzi, e magari è ricambiato dall'artista senese, che forse per una delle sue ultime fatiche avrà voluto lavorare con l'autore per cui ha disegnato le sue storie più significative (escluso Glb, ovviamente).
  16. Leo

    [180/183] Una Stella Per Tex

    E già che ci sono, ne approfitto per dire che DISSENTO anch'io con la mia stessa affermazione del 2012... Ah, vedo che avevo già dissentito
  17. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Non escludo che possa aver influito anche questo meccanismo. Tuttavia, tra le storie che mi ero rifiutato di acquistare c'era ad esempio Le colline del Vento, che veniva dopo una storia di Boselli (vado a memoria, spero di non sbagliare) che mi aveva entusiasmato. Quando vidi che la successiva era di Nizzi sbottai, perché ero affamato di Boselli. Leggendo però Le colline del vento dopo tanti anni, l'ho trovata una storia bella in sé stessa, e non credo che abbia influito il fatto che in qualche modo mi fossi disintossicato da Nizzi. Questo è un aspetto che tu mi hai aiutato a mettere a fuoco. Tuttavia, io non credo che Nizzi lo facesse apposta. Era semplicemente il suo modo di scrivere, il modo in cui le storie gli venivano in testa. Oltre a quello di Glb, Nizzi ha conosciuto anche il Tex di Nolitta: chissà che, inconsciamente, non abbia finito per fondere i due characters (perché i Tex di padre e figlio sono proprio due personaggi diversi). E questo suo modo di scrivere, per quanto non del tutto nel canone texiano (che evidentemente Nizzi era incapace di replicare), poiché riusciva a produrre comunque buone o ottime storie e un Tex comunque riconoscibile, per quanto a volte un po' più fallibile e meno ispirato di quello di Glb (ma non era una regola), è stato apprezzato dai lettori dell'epoca (parlo sempre del Nizzi pre-crisi). Chi, poi, come me, ha conosciuto per primo il Tex di Nizzi, non ha vissuto quello stacco che altri, come te per ragioni anagrafiche, avete sofferto. Tuttavia, anche in questo caso, non so se non aver vissuto la cosa in presa diretta abbia davvero cambiato la mia percezione in questo senso. Io le storie di Glb poi le ho lette, e credo di poter giudicare le differenze, anche se a posteriori. Semplicemente, le vedo (anche grazie ai tuoi post), le peso, e ci do probabilmente meno importanza di quanta ne dai tu. Soprattutto gliene do molta poca se le storie mi piacciono. E torniamo nel campo del soggettivo, del gusto, della percezione, del peso. Elementi che tu tranci via col bisturi, perché la tua è l'analisi asettica e perfetta dello scienziato. Dello studioso. In questo senso, spesso non hai torto. In altri, però, credo che la tua intransigenza non sia sempre giustificata
  18. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Non l'ho fatto per due ragioni: 1) non è il topic giusto 2) ne abbiamo parlato, proprio io e te, a iosa, di quella storia. Penso di averne parlato con Diablero e con te più che con chiunque altro. E siamo talmente teste dure che non troviamo una sintesi. Mi sono ripromesso di non parlare mai più di quella storia qua dentro, voglio serbarne un ricordo immacolato e non deturpato da voi criticoni che volete distruggermela, cattivi!
  19. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Ok, se astio si usa solo nei confronti delle persone, non è il termine corretto, d'accordo, anche se rende l'idea. Poiché il tuo non era un post dai toni simpatici verso Piombo Caldo, pensavo avessi voluto consentirti un puntiglio verso di lui. Anche se era solo a fini didattici, non mi è sembrato simpatico. Ma adesso che mi hai manifestato le tue intenzioni, non dubito che fossero quelle Credo che un po' tutte le opere di genere possano essere viste come una sorta di puzzle di altre opere di genere. Spesso si trae ispirazione per raccontare, magari con situazioni simili, una storia diversa. Una storia bella, in questo caso, per i miei gusti. Il grande paese non lo ricordo, provai a leggerne il libro, anni fa, ma non mi prese. Dovrò riprovarci.
  20. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Vuol dire che parli con rancore di un'opera che ritieni sia stata lesiva di un personaggio che ami molto, e di un autore che è stato a tuo dire ingeneroso anche con il creatore di Tex. In questo senso Piombo Caldo ha usato la parola "astio". Forse non è quella giusta, ma è solo per rendere idea. Per dire che tu non tolleri l'opera di quell'autore e ne parli, in maniera del tutto legittima anche se a volte sgradevole (per me) male. È solo per rendere l'idea, Diablo, non per farti chissà quale accusa. "Odi" l'opera di Nizzi per mille ragioni, da te più e più volte spiegato. Nessuno sta dicendo che non devi parlarne male
  21. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Per me spesso non lo coglie. E anche quando spiega dettagliamente il suo punto di vista, postando le vignette, e aggiungendo di sentirsi scemo a dover spiegare certe cose a gente adulta (poi però Letizia censura Piombo Caldo ,come se questa affermazione non sia di suo un tantinello antipatica e provocatoria), a me spesso non convince comunque. Lui si sentirà scemo a doverlo spiegare, io quindi dovrei sentirmi scemo perche non riesco a cogliere? Perche non vedo le magagne che lui si ostina a pretendere sacrosante in Fuga da Anderville? O in Sangue sul Colorado? La verità è che, anche quando Diablero ha la pretesa di oggettività (cioè quasi sempre), semplicemente non ce l'ha. Centinaia di discussioni stanno lì a testimoniarlo, topic su topic di flames, in cui altri gli rintuzzano le critiche, hanno opinioni diverse e le argomentano. Perché è difficile essere oggettivi, scientifici, in un campo come questo, che vive di emozioni, di sensazioni, che va oltre le lettere scritte nero su bianco nei baloon, oltre i tecnicismi delle sceneggiature. Diablero ha una capacità di analisi, e di scrittura, non comuni. I suoi post sono sempre interessanti, spesso illuminanti. Ti aiuta ad analizzare, a cogliere dei punti. La sua narrazione sul Nizzi che volutamente rovina Tex perché lo tiene sullo stomaco è anche suggestiva; se la si prende come iperbole di un certo suo sentiment verso l'opera nizziana è intrigante (io non concordo, ma a tante cose non avevo mai pensato prima che lui me le rendesse chiare, da questo punto di vista avere un utente come lui è estremamente stimolante). Ma lo stile è provocatorio, astioso nei confronti di Nizzi autore, e converrete spero tutti che è antipatica alle volte tutta quella sicumera e pretesa di oggettività. Credo che possa convenirne anche lo stesso @Diablero. E anche se lui lo crede, no, @Mister P, non coglie sempre il punto. A parer mio, ovvio
  22. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    A proposito di refusi, io francamente trovo profondamente sbagliato, scusami @Letizia ma te lo devo proprio dire, correggere altri utenti su errori ortografici. Io non conosco Piombo Caldo, non so se ha potuto studiare, non conosco la sua storia. Non mi sognerei mai di correggere qualcuno su un social. Poi magari Piombo è un professore di italiano, e quello è solo un errore del T9, ma la sostanza non cambia. Così come concordo che quello di Diablero sia astio, non ci sono altre parole. E' un astio verso un'opera, dal suo punto di vista motivato, per tutto quanto Diablero ritiene che Nizzi abbia fatto su Tex. Non c'è nulla di offensivo. Offensivi, alle volte, sono certi modi. Ma non quelli di Piombo Caldo
  23. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Non c'è un numero spartiacque, ma si può dire che c'e una caduta progressiva a partire dal numero 400: in questo periodo, Nizzi soffre di una crisi di idee che lo porta a non scrivere neanche piu una riga (nel 1991, ha scritto Carlo Monni sopra). Dal 400 in poi si alterneranno storie non più brillanti con ancora buone (e in certi casi ottime, come per il texone di questo topic) sceneggiature. Nella fascia 400-500 troviamo infatti, pur in uno scadimento generale della qualità delle sue sceneggiature, ancora delle storie importanti: L'uomo senza passato, ad esempio, scritta con Villa anche nelle vesti di soggettista, è molto bella; i texoni La Valle del terrore, L'uomo di Atlanta, L'ultima Frontiera, Sangue sul Colorado, L'ultimo Ribelle, Il cavaliere solitario, meritano tutti di essere letti (sono anzi a mio parere tra le storie più belle di questa collana), nella serie regolare si mettono in luce storie come Gli Uomini che uccisero Lincoln, Il Presagio, Le colline dei Sioux, la storia sul generale Custer (che io non apprezzo particolarmente, ma so che a molti è piaciuta), la Maschera dell'orrore. Queste storie, o almeno parte di esse, io le ho recuperate anni dopo che sono uscite in edicola. Questo perché in quel periodo evitavo le storie di Nizzi: mi sapevano di vecchio, di stanco, perché in quel periodo oltre ad esse uscivano anche le storie di Boselli, che erano tutte animate da un afflato epico. Non era facile, per me, entusiasta delle vicende ad alto tasso di pathos e lirismo di Boselli, tornare al tran tran nizziano. Pensavo che ormai l'autore di Fiumalbo avesse fatto il suo tempo. Mi sbagliavo appunto, perché ancora di zampate sapeva darne; solo che io, ottenebrato da una sorta di idiosincrasia nei suoi confronti, non le sapevo più riconoscere. Per fortuna le ho recuperate in seguito. Purtroppo però ho recuperato anche la fascia post 500, in cui il nostro ha fatto registrare un crollo verticale. La stanchezza era tale che, a volte, nemmeno il mestiere riusciva più a sopperire e ad evitare l'uscita in edicola di storie piatte e insulse. A metà della fascia 500, Nizzi ha una lieve ripresa, ma solo grazie al fatto che ai soggetti si fa aiutare da un ghost writer mai accreditato (bella cosa, per uno che si è lamentato per anni del fatto che la SBE non gli faceva firmare le storie!); soggetti tutto sommato accettabili, che lo aiutano anche nella scrittura di sceneggiature un po' più briose rispetto alle ultime, scialbe performance. Ma è una breve stagione, che prelude all'ingloriosa fine, ben simboleggiata da Oltre il fiume (nn. 596-597), la cui sceneggiatura è forse la peggiore mai apparsa su tutta la saga. C'è poi una quarta fase (dopo la prima, ottima, che dura fino al 400; la seconda, buona/discreta, tra 400 e 500; la terza, a dir poco mediocre ma con punte pessime, post 500), quella consentita da Boselli che riarruola un ormai ottuagenario Nizzi qualche anno fa. Sorprendentemente, il vecchio autore non se la cava poi così male, anche se alcune sue storie sono inaccettabili: si pensi alla tanto vituperata (a ragione) scena delle mutande sul battello più volte richiamata da Diablero. Tuttavia, soprattutto sui Maxi Nizzi si toglie ancora qualche soddisfazione: la verve nella scrittura di queste ultime storie credo che si possa spiegare con una rinnovata capacità dell'autore di tornare a divertirsi a scrivere Tex, forse perché non più ossessionato dalle scadenze cui era sottoposto nella fase "attiva" della sua carriera. Questo suo divertimento si è tradotto nel divertimento di tanti lettori, che hanno apprezzato (molti altri hanno invece considerato questo ritorno una iattura, ma di fatto Boselli, richiamandolo, ha esplicitamente ammesso che in giro non c'è tanta gente che sappia scrivere Tex, e Nizzi è, lo è ancora, tra questi). E non perché siano lettori sempliciotti. O forse sì, ma è poco importante. Ciò che importa è che si siano divertiti.
  24. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    In realtà prende tempo con lo Sceriffo, gli chiede di poter verificare se le donne siano in salvo. Magari da lì in poi potrebbe inventarsi qualcosa, chi lo sa? ma la scelta narrativa è diversa: interviene il vecchio McLean, un personaggio a mio parere significativo, riuscito. Il suo ingresso in scena non è limitato a cavare le castagne dal fuoco a Tex, ma è finalizzato a preparare il drammatico e sorprendente finale, in cui il vecchio (che simboleggia una certa visione della vita) vince sul nuovo, ma al prezzo tremendo di uccidere una parte di sé. Magari, senza quest'intervento, Tex si sarebbe inventato qualcosa, chissà; ma non ce n'è stato bisogno, grazie a uno snodo narrativo accettabile (a mio parere, non solo accettabile, ma molto bello). Il Tex di Nizzi non è mai stato quello di GLB. Quello del creatore era anarchico, incontrollabile, un vulcano costantemente in eruzione. Quello di Nizzi è stato sempre più pacato, più legalitario. Nizzi non è riuscito, nemmeno nei suoi anni migliori, a rendere al meglio questo tipo di caratteristiche di Tex. Come probabilmente non c'è riuscito nessuno dopo di lui. Il Tex di GLB è semplicemente inimitabile. Il campo in cui Nizzi ha forse eguagliato il maestro, o comunque è stato quello ad andarci più vicino, è in effetti quello dei dialoghi brillanti. L'ironia, la brillantezza, l'umorismo delle sceneggiature nizziane - del primo Nizzi - sono a mio parere tra le peculiarità più felici dell'autore modenese. C'è, dentro questi dialoghi, il cameratismo di un gruppo di amici, c'è la complicità tra di loro ma anche con il lettore, cui sembra quasi che Tex e pards strizzino l'occhio in un momento di comune divertimento; c'è una certa visione "leggera" della vita. Ma questo non significa che le storie siano solo bistecche e patatine. Queste sono solo un "tormentone", peraltro già esistente, che non è una mera scopiazzatura di GLB, ma è invece felicemente innestato in un contesto che funziona, che diverte il lettore, per il quale quel tavolo sotto cui stendere le gambe e sopra il quale gustarsi una bella birra e una bistecca alta tre dita è un momento di tregua dell'avventura, un momento di leggerezza di cui approfittare per "chiacchierare" un po' con i suoi amici del West. Le bistecche e le patatine di Nizzi erano - e lo sono ancora adesso, a rileggerle - davvero gustose, saporite, e la sua birra era dissetante. Lo sono state finché Nizzi si è divertito a scrivere Tex. Poi non si è divertito più. Io credo che il problema del tardo Nizzi non fossero questi momenti, quanto il fatto che oltre a questi non c'era più nulla. Non c'era entusiasmo, non c'era passione, c'era il burnout, sempre più evidente nelle sue sceneggiature fiacche, noiose, alcune al limite del presentabile. La SBE avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti, ma colpevolmente non lo fece, inducendo al burnout texiano anche molti lettori, cui il nome di Nizzi sul tamburino faceva ormai venire l'orticaria (me incluso, molte sue storie le ho recuperate solo dopo essermi iscritto al forum). Nizzi è un uomo probabilmente rustico, di paese. Quando dice che i suoi lettori cercano in Tex "un bagno caldo" non li sta offendendo, anzi lo dice con simpatia. Quella stessa simpatia che poi ha saputo tante volte infondere nelle pagine delle sue storie, non solo di Tex. Io ho letto alcuni suoi romanzi, dei gialli ambientati in paese, gustosi e piacevoli, il cui punto di forza sta proprio nell'ambientazione in piccoli paesi di provincia, popolati da gente semplice, rustica, di una semplicità che non è un difetto ma una qualità, sinonimo di schiettezza, valori sani e umili, sincerità. Questo vuol dire Nizzi quando chiama "semplici" i lettori, e queste a ben pensarci sono anche le caratteristiche di tanti suoi personaggi anche in Tex: lo sceriffo non eroico ma persona perbene, il vecchietto simpatico, l'anziano lavoratore che ha faticato una vita in miniera o a zappare la terra, il buon frate un po' tocco. "Semplice" per Nizzi è un pregio. Ma questa sua visione di semplicità è stata anche, a lungo andare, un limite. Che è venuto fuori però solo quando non ce l'ha fatta più. Prima, Nizzi non ha scritto storie semplici per sempliciotti. Le sue storie potevano essere gialle, con La locanda dei fantasmi ha introdotto l'elemento psico-noir, molto suggestivo, c'erano le storie di congiure (I Cospiratori, Attentato a Santa Fe, Gli uomini che uccisero Lincoln), c'erano le storie commedia (La Congiura, un vero spasso, La leggenda della vecchia missione, indimenticabile), le storie drammatiche (Anderville, l'Uomo senza passato, Fiamme sull'Arizona, Le Colline del Vento, Furia Rossa), storie robustamente western (La grande Rapina), storie fantasy (Nelle paludi della Louisiana), storie del Grande Nord, ecc. Storie varie, ricche, ben costruite, avvincenti, scritte sempre per quel pubblico che lui considera semplice, ma che rispetta e che vuole far divertire. E' solo dopo, quando è arrivato al burnout, che ha confuso la semplicità dei lettori con la dabbenaggine: ma qui a mio parere è più una versione di comodo che si è auto-costruita, perché semplicemente Nizzi a un certo punto non sa più cosa scrivere, non si diverte più, e giustifica le sue storie sempre più insulse trincerandosi dietro la presunta semplicità del lettore. E qui, in questa fase, viene fuori impietosamente il carattere dell'uomo, che litiga con Sergio Bonelli, che - più tardi ancora - viene richiamato da Boselli ma nei confronti del quale si comporta in maniera a dir poco ingenerosa, che si lascia andare a giudizi sulla Bonelli che fanno capire più cose di lui che li esprime che non della Bonelli che ne è vittima. E' qui che Nizzi manca di rispetto. Al suo vecchio editore. A chi lo ha arricchito. A chi lo ha richiamato. Al lettore. Ma, prima di tutti, a sé stesso.
  25. Leo

    [560] Moctezuma!

    Magari nemmeno io sono più d'accordo con me stesso sono passati troppi anni e di questa storia non ricordo proprio nulla
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