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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Everything posted by Leo

  1. Poiché da Nizzi ormai non mi aspetto più nulla, le mie basse aspettative mi hanno fatto apprezzare questo suo congedo dalla regolare (se così sarà), anche se indubbiamente ad incrementare la mia soglia di gradimento hanno contribuito dei disegni che mi sono piaciuti tantissimo, richiamando questi l'ariosita' e il dinamismo del primo e secondo Ticci. Buoni dialoghi, scoppiettanti battute, sceneggiatura tutto sommato incalzante, anche se un po' diluita soprattutto nel secondo albo, hanno adempiuto al minimo sindacale che si chiede ad un albo di Tex: intrattenere senza annoiare. Lo so che non è questo che si dovrebbe chiedere a un fumetto: la lettura di un albo dovrebbe appagarci, farci sentire soddisfatti, oppure esaltarci, emozionarci. Ma dopo mesi in cui Tex è stato calato in vicende poco western e con dialoghi poco brillanti, questo ritorno a atmosfere d'antan e alle punzecchiature tra i due pards in cui Nizzi è un maestro mi ha dato un po' di ossigeno, e mi ci sono pure divertito. Poi, certo, Carson che arriva al forte giusto in tempo per finalizzare la recita texiana davanti al comandante o Nahomi che attende Stanley fuori dal forte per illuminazione divina fanno sorridere, tanto è evidente il totale disimpegno con cui queste scelte narrative sono state fatte. Ma tant'è, questo ha passato il convento: ci ho passato una buona ventina di minuti (troppo pochi, lo so)? Me li faccio andar bene, anche e soprattutto grazie a Bruzzo. Ho ritrovato, qua e là, scampoli del Nizzi che ho amato negli anni ottanta, di quell'autore che mi fece avvicinare alla testata da bambino, con quelle sue battute e quei suoi momenti coloriti tra i due pards. L'avessi letta negli anni duemila, avrei chiuso l'albo infastidito, come mi succedeva quando leggevo il nome di Nizzi dopo un capolavoro boselliano. Oggi, dopo le tante prove non di mio gusto per temi e ambientazione, assaporo le vignette e i dialoghi come rigustando un sapore antico, una madeleine texiana. E scusate se è poco.
  2. Ho ripreso questa storia per poter leggere, con qualche mese di ritardo, quella del Bos. Come già molti di voi hanno detto, è una storia debole nella trama e per nulla adatta ai disegni classicamente western di Nicolò. Un'avventura stanca, che riflette plasticamente le ormai scarse energie dei due autori. Come dice Diablero, siamo ormai alla fine di un'epoca, la casa editrice invecchia, segno di successo comunque, e gli autori storici si fanno da parte, lasciano il testimone alle nuove leve. Il fatto che il loro congedo, come anche quello di Galep con la copertina del n.400 qualche anno dopo, si esprima con storie sfibrate deve forse solo renderci un po' più cari questi signori, questi narratori per immagini che hanno arricchito le nostre vite.
  3. Scusami. Ma mandamelo lo stesso, saprò apprezzarlo
  4. Mi sono messo in pari con la Tex Willer, leggendo anche La guerra dei piutes. Per ora una storia davvero interessante, che mi ha un po' ricordato la Grande Invasione, solo che lì era Tex a gettarsi nella fornace per avvisare i coloni della guerra indiana imminente. SPOILER Mi ha particolarmente colpito la sequenza di Billy Tate: credevo che alla fine ce l'avrebbe fatta a salvarsi, e invece è rimasto sul terreno crivellato di colpi. D'impatto anche la scena in cui il figlio dello sciamano, sorridendo, spara da distanza ravvicinata nel ventre di RalphRosier. FINE SPOILER (sigh, non ricordo più come si mette lo spoiler...). L'atmosfera, gravida di tensione, rende la storia appassionante: dell'orizzonte della prateria spuntano da dietro le collinette diavoli rossi o, nella notte, bagliori rossastri di sinistri incendi. Carson in solitaria non fa tantissimo, ma è lì, nel mezzo della minaccia, per forza di cose insolitamente poco guascone ma molto concentrato. Come ha scritto Boselli, questa è la sua prima avventura con Tex: abbiamo tra le mani albi dal sapore storico, speriamo che il prosieguo non tradisca le brillanti promesse che finora la sceneggiatura ci sta facendo. PS. Il ricordo di Boselli in secondo pagina è struggente: c'è la vita che scorre, il tempo che brucia veloce, la gioventù, le risate e le serate esistenziali. C'è l'esistenza di ex ragazzi ormai anziani, le ferite inferte loro dalla vita, la memoria come unica cosa che resta. Ai tempi delle prime sue storie, Boselli utilizzava spesso la tecnica del flashback, riuscendo a raccontare in poche ma ispirate vignette un personaggio nella sua interezza, a tutto tondo. Lo ha rifatto qui con sé stesso, sulla sua pelle, mettendo a nudo le sue recenti sofferenze. Una bella persona, Mauro Boselli. Sono onorato di averlo conosciuto in passato dal vivo e di poterci parlare qui virtualmente. Buon Natale a tutti.
  5. Fiamme nelle tenebre comincia male. La conturbante Marie Gold sembra un cerbiatto quando mette la mano sul torace di Tex, quasi cercasse protezione. La donna di Galep è algida, di ghiaccio, anche se senz'altro attratta da Tex in entrambe le versioni. Poi però c'è la scena curiosa di lei furiosa e nuda che mi ha molto divertito, e da questo momento la nuova versione è una gioia per gli occhi. Tra le due sceneggiature ci sono infatti pochissime differenze (perché sono stati invertiti i nomi dei fratelli Tom e Sandy? perché Tom viene ucciso e non solo ferito?) ma la parte grafica di De Angelis è semplicemente straordinaria, e poiché la storia si gioca tutta sull'adrenalina degli accadimenti, quella della collana Tex Willer sovrasta quella, eroica ma datata, degli albori. I dialoghi sono stati completamente riscritti. Nella sostanza dicono le stesse cose, nella forma sono differenti. Quelli di Boselli sono più rotondi e smussati, quelli di Bonelli sono secchi e duri come scariche di mitragliatrice. Finita questa storia. Il terzo albo presenta qualche variante di sceneggiatura rispetto alla storia originaria, che lo rendono a mio modo di vedere più appassionante dell'originale. In soldoni, si tratta della furiosa battaglia "uno contro venti", qui più dilatata se rapportata a quella glbonelliana, ma soprattutto molto più bella graficamente, ciò che le conferisce maggiore epicità e realismo. Bello l'inserto di Marie Gold che decide di abbandonare la città comunque vadano le cose. Tex per lei è stato un uragano e non può più restare: una chicca non presente nella versione originaria che impreziosisce la bella rilettura di questa storia fattane da Boselli.
  6. Sto recuperando anche questa storia, di cui per ora ho letto il primo albo. Le prime 30 pagine sono dedicate a Jeff Weber, ed è un aspetto che ho apprezzato molto. Si vede Jeff agire in solitaria, farsi rispettare da duro nel saloon, in qualche misura anche affascinante con la bella Marie Gold: insomma, un personaggio vero e non il pretesto narrativo della versione di GLB. Inoltre, in queste prime pagine il lettore può acclimatarsi nella cittadina di Gila City (a proposito, perché non Silver City? Magari avrete già dato una risposta, ma non ho ancora letto il topic perché ho letto solo il primo albo della storia. Lo stesso dicasi per il Jolly/Gold Saloon), presentata credibilmente con le caratteristiche delle boom town, può assistere allo spettacolare arrivo della River's Queen e può conoscere la bella e dura Marie Gold. Bella, anzi bellissima, più affascinante di quella di Galep a mio parere. Le cose si ribaltano con Joan: la ragazza bruna disegnata da De Angelis è davvero bella, ma non è all'altezza del fascino della Joan galleppiniana: non è questione di bellezza, ma di carisma, di maturità, e la ragazzina - deliziosa quanto si vuole - non riesce a competere con la donna leggermente più matura, e molto più intrigante, resa 76 anni fa da Galep. Joan inorridisce davanti alla violenza di Tex: il Tex di GLB uccide senza avvisare, entra nella stanza e spara, bang bang! Secco. Uccide e basta. Il Tex di Boselli prima tira un pugno, poi comincia a sparare per legittima difesa. Nonostante questo, il giornalista Baker pragmatico di GLB quasi non batte ciglio, limitandosi a pensare: "che cimitero"; quello di Boselli è quasi inorridito quanto la figlia, è sconcertato da quanto accaduto. In questa scena c'è una differente caratterizzazione sia di Tex che di Baker: il Tex di GLB uccide. Punto. Il Tex di Boselli lo fa, ma non prima di aver tentato di fare qualcos'altro. Addirittura si giustifica dicendo che a uno degli avversari aveva lasciato il tempo di estrarre. Sono due Tex. Qual è quello giusto? La domanda può sembrare retorica, ma non lo è poi tanto. Di sicuro il Tex originale è quello di GLB, entra in stanza e spara, fine dei giochi. Ma Tex è stato molto "edulcorato", nel corso dei decenni, forse già a partire dallo stesso Bonelli, per poi divenire a volte esageratamente legalitario con Nizzi. Si è cercato di renderlo meno feroce, meno sanguinario. Forse perché il lettore di oggi potrebbe avere più la reazione del Sam Baker boselliano che di quello glbonelliano. La differenza nei modi, nella durezza delle parole, sta anche nella concione tenuta dal nostro nel tribunale: "Ma sia ben chiaro e noto a tutti che se sarò attaccato io sparerò... e sparerò per uccidere... questo è tutto". Lapidario, schietto, brutale. Quanto poco nerbo invece in "se verrò attaccato, risponderò... con queste. E darò altro lavoro al becchino". I dialoghi glbonelliani di questa storia andrebbero solo minimamente revisionati, ma non riscritti. Perché sono splendidi, duri, spietati, crudi. Quello è il Tex degli albori. Bellissimo è anche il dialogo glbonelliano con il giudice, che si conclude con queste parole: "cosa vi spinge a vagare come un lupo rabbioso... temuto dagli onesti e odiato anche dai fuorilegge?". Quanta efficacia in poche parole, quale meravigliosa sintesi. In generale in questo primo albo le due storie sono sostanzialmente identiche, ma i dialoghi secchi di GLB si fanno preferire, come anche nel caso della reazione piccata di Joan alla similitudine del vitello Le aggiunte di questa storia stanno in un certo realismo (il giudice padrone di un emporio, la giuria popolare, lo sceriffo che in realtà è una sorta di vigilante, insomma tutte le autorità del villaggio rese più sfumate e meno ufficiali, come nella realtà storica) e in tutta la prima parte che coinvolge Jeff, che ho trovato opportuna perché come detto mette al centro lo sfortunato Jeff, vittima di uno spietato raggiro.
  7. Credevo di esserlo io, questo è un colpo a bruciapelo alla mia autostima. Grazie per il bel Natale che mi farai passare. Preferire un insopportabile come Diablero a me è una cosa che fa male. Sulla scena: io non condanno in toto la scelta narrativa perché Sanchez dice chiaramente che non gli è venuto in mente altro e che doveva rischiarsela in qualche modo. E ci sta. Ma prendersi un rischio così grande mi sembra comunque una grossa forzatura, e avrei preferito un metodo diverso per cavarsi d'impaccio. Continuo a ritenerla una scelta narrativa infelice, per quanto legittima. Io prenderò la menta, in onore dell'ultimamente vituperato Skinny
  8. Ho finalmente recuperato questa storia, mentre avevo saltato quella de La mano rossa: ritengo La mano rossa originaria molto debole e non avevo molta voglia di leggere un remake con gli stessi ingredienti. El Diablo invece è una storia che ho sempre apprezzato molto, per via degli antagonisti e della stessa Florecita, e mi sono approcciato alla riscrittura boselliana con fiducia. È una storia sostanzialmente diversa da quella di Glb, per l'assenza di Joan e Don Felipe, per la presenza di Sanchez (bel personaggio) e per altri aspetti che a mio modo di vedere la allontanano dall'originale, portando così a una sovrascrittura della vicenda per come l'aveva pensata Glb. Questa è più ricca ma non per questo più efficace, ed anzi ho trovato infelice ad esempio la soluzione narrativa che vede Tex sparato alla tempia dal suo falso nemico Sanchez. Una forzatura che mi ha fatto storcere il naso. La Tex Willer ci ha regalato fino ad ora storie preziose, vere e proprie minisaghe dense di eventi e di personaggi e ambientate nelle località più disparate. Ora, però, con l'intersezione tra questa serie e quella bonelliana, ho come la sensazione di un irrigidimento che non fa bene alle trame, che mi paiono più legnose e "obbligate". Intendiamoci, questa di El Diablo è una buona storia, ma non ha la freschezza narrativa delle precedenti, ingabbiata come è nei copioni del passato che da un lato vuole rispettare ma dall'altro sostanzialmente se ne discosta, con una fusione che mi dà la sensazione di non essere perfettamente riuscita. Bello rivedere l'incontro tra Tex e Carson, una sequenza rispettosa di quella originale ma senza la lapidarieta' di quest'ultima, il che è un bene. D'altronde, noi lo sappiamo oggi che quella stretta di mano sarà in qualche modo fatale, certo non poteva saperlo a suo tempo Glb.
  9. Innanzitutto complimenti a Ymalpas per il bello e ricco sondaggio, che consente di tastare il polso a questa nostra gabbia di matti e fa nascere qualche spunto di riflessione. Per ora il forum non boccia Nizzi, dando ragione un po' inaspettatamente alla scelta di Boselli. Scelta che però è stata spesso fonte di flame e che si ricollega all'ultima domanda inerente al giudizio sul forum : vorremmo tutti un forum meno polemico ma addirittura Diablo pensa che le polemiche nascano contro di lui, mentre altri pensano esattamente il contrario. Le premesse non sono buone insomma Sugli albi eleganti: io spererei in Ken Parker. Già la Mondandori tempo fa fece qualcosa del genere, dopo la ristampa integrale. Oggi ne prenderei alcuni. Certe storie di Ken sono come quei classici che non ti stanchi mai di rivedere, e meritano una "fisicità" pregevole quanto il contenuto straordinario che veicolano.
  10. Posizione più che legittima. Come legittima è quella del curatore che sceglie di pubblicare uno speciale (perché sempre di questo stiamo parlando) per il periodo natalizio. Non ti piace, non lo compri, non ne parli. Non è necessario dare un'opinione, spesso malevola, su tutto ciò che non leggi, come fa qualcun altro.
  11. Allora quando? Questa tradizione di raccontare storie di fantasmi è connessa con il significato simbolico del solstizio già nel medioevo o in età Vittoriana, in ere quindi cristiane. Lo stesso Natale è connesso con il solstizio, perché i cristiani scelsero appositamente la data del 25 dicembre per avvicinare le genti con rituali già noti e in periodi di festa già esistenti (nell'antica Roma si celebrava la festa del Sol Invictus nei giorni immediatamente successivi a quello del solstizio). Sono miti, rituali, credenze che hanno origini comuni, che si tramandano dalla notte dei tempi e si fondono nell'universale necessità dell'uomo di credere nel trascendente. Da qui le tradizioni, presenti in Europa da secoli, a cui questo speciale esplicitamente si riallaccia. E non è "ciarpame horror", come tu frettolosamente lo liquidi con la tua solita sicumera impermeabile a ciò che non corrisponde ai tuoi gusti e alle tue convinzioni: è anzi una storia che induce a riflessioni, con accenti malinconici e con toni lirici. Sono d'accordo. Proprio joe7 l'altro giorno parlava di censura. Ebbene, fatemi diventare oscurantista: censuriamo lui (oltre che Toni Effe)
  12. Concordo. Anch'io la (ri)leggerò, Poe me ne ha fatta tornare la voglia. Mi piacque moltissimo questo albo all'epoca della sua uscita, una declinazione del fantastico estremamente suggestivo. Un unicum, eccezionale anche dal punto di vista grafico.
  13. Concetto condivisibile. Io non so che tipo di lettore io stia diventando. Però, oltre ad aver apprezzato Jesse James, e qui i motivi mi sembrano ovvi, non ho storto il naso di fronte a questa fatica nizziana. L'ho trovata migliore di tante altre uscite, non solo di Nizzi, e priva di errori, se si eccettua la mancata rabbia di Tex dopo aver ascoltato il racconto dell'eccidio. La corretta caratterizzazione del personaggio pretendeva ben altra vigoria da Tex rispetto all'aplomb poco partecipe che abbiamo visto. Non dispero tuttavia che nel secondo albo autore e personaggio si riscattino dando la giusta lezione ai colpevoli. Aaaarghhh, questa è una minaccia che getta ombre inquietanti sul futuro
  14. È chiaro che c'è anche una componente di flashback che si fonde col racconto, certo
  15. Gli altri soldati gli hanno raccontato tutto, e qualcos'altro si può intuire ed è facile da ricostruire. In realtà ora hanno una priorità: non far cadere nelle grinfie dello scout il figlio del loro amico. Per il resto non sappiamo come andrà e cosa faranno per punire i colpevoli. A me l'albo non è dispiaciuto. Poe gli ha attribuito un 6, io starei sul 6,5 - 7: non ha tempi morti, c'è qualche battuta divertente, e una vicenda tutto sommato interessante. Anch'io ho pensato al Soldato Comanche, finanche esteticamente il padre del soldato mi ricorda quello del Texone.
  16. A me è piaciuto molto anche l'ultimo, invece. Sono in arretrato con la serie, conto di recuperare durante le vacanze natalizie
  17. Appunto. Una vignetta infelice, in effetti. Ma può essere che Brindisi l'abbia disegnata più piccola di quanto non fosse. Se fosse stata una ragazza di 15 anni a dare quelle informazioni, non sarebbe sembrata così stonata. Le fattezze da bambina da otto anni invece rendono la scena poco credibile. Ma non è nulla di grave. Ma certo che lo è. Come lo è quella opposta che vede Tex sempre infallibile con la pistola. È vero che quest'ultima è una convenzione ormai accettata e che la scena con Jesse la viola, ma lo fa appunto per l'eccezionale agilità di un eccezionale avversario. Poi non è un duello, James fa quasi il gesto di arrendersi, Tex non vuole ammazzarlo, la scena è fulminea e in definitiva possono starci tutte le soluzioni. Non ne dubito Dalle letture recenti o dalla lettura in genere di Tex. È veramente complicato scrivere qualcosa di nuovo, i nuovi autori non sono Glb ma nemmeno il Boselli d'antan, e le recenti prove di Nizzi non si allontanano dai suoi standard post 500. Un lettore meno preparato di quelli che sono in media presenti qui può ancora leggere Tex in un certo modo naif, magari. Ma i più preparati o se ne sono andati o fanno fatica a digerirlo. In questa nausea da fatica digestiva io penso che spesso si rischi di gettare bambino e acqua sporca, e non si riesca a riconoscere il buono che ancora, talvolta, c'è.
  18. Con questa logica molti pericoli a cui è stato sottoposto Tex negli anni non andavano scritti. È un fumetto d'avventura, zeppo di questo tipo di forzature. Se andiamo a rileggere la collana pretendendo il realismo penso che bocceremmo i tre quarti delle storie. Una convenzione fumettistica vuole che Tex e Carson riescano a disarmare i loro avversari sparando all'arma che hanno tra le mani, senza nemmeno ferirli. Anche questa è una forzatura, ma la accettiamo in nome di una convenzione tacita tra lettore e sceneggiatore. Per una volta, possiamo accettare anche che Tex possa non riuscire, di fronte a un avversario così lesto a gettarsi a terra e fuggire. D'altronde, è Jesse James, un nemico "straordinario" nel senso letterale del termine. La forzatura di questa storia non mi sembra davvero la peggiore. Sarà che in questo periodo sto leggendo La storia del West, e che questa storia in qualche modo la richiama, ma a me è piaciuta davvero tanto. Una storia western che attinge dalla storia reale e che inserisce Tex in maniera non forzata. Avercene di storie scritte così bene. Ormai mi sembra che qui ci sia il tiro allo sceneggiatore, e tranne questa storia in soldoni parlo anche di me. Ormai non ci va più bene niente. Ma siamo sicuri che sia un problema solo di autori? Non è che anche noi lettori siamo usurati nello stesso modo in cui diciamo lo siano Boselli e Co? Ripeto, tranne che per questa storia parlo anche di me eh!
  19. I dialoghi più "pesanti" stanno nella prima parte di Carson, che in effetti sembra gratuita. Ma a parte queste pagine, il resto mi è parso avere un bel fluire narrativo. Sui tre metri: Jesse James non può morire né essere catturato. Tex nemmeno. Quindi se vuoi proporre un confronto devi fare in modo che entrambi siano lesti a non farsi ferire. Una forzatura come le tantissime di cui è costellata, da sempre, la saga.
  20. Preferisco di gran lunga l'incontro tra Jesse James e Tex che la storia dello sconosciuto fratello di Tex o del protoMefisto, francamente. Poco importa che nella saga non fosse ancora apparso, se non fugacemente. Il volume è autoconclusivo e la continuity anche con la storia precedente è talmente blanda da essere totalmente irrilevante.
  21. Il commento che segue contiene spoiler. L'albo in questione non è una storia di Tex, ma e' la storia di Jesse James. Questo l'intento dichiarato dell'albo, Tex è sostanzialmente un ospite. Non considero la cosa come un difetto, siamo anzi perfettamente nel solco della filosofia di questa pubblicazione speciale. È dunque la storia di Jesse James, da un lato, e dell'incontro di quest'ultimo con Tex, dall'altro. Partiamo dalla prima. La vicenda del celebre bandito è declinata a partire dal peculiare modus operandi, mostrato in occasione della rapina al treno e nella successiva scena a pranzo in casa della madre, con i banditi che leggono gli articoli di giornali che li ritraggono come eroi romantici. Più tardi c'è il matrimonio di Jesse, tra i cui invitati c'è il cadavere del suo amico John, davanti alla bara del quale il bandito proferisce una promessa solenne: ucciderà Allan Pinkerton. La scena più cruda, più drammatica, deve tuttavia ancora venire: il braccio strappato di mamma James, e soprattutto la vignetta del patrigno col ragazzino esanime tra le braccia, hanno una cupezza tutta particolare, quella cupezza della realtà storica che fa capolino in una storia di fantasia, quasi a dimostrare quanto la storia sappia essere più crudele della fiction. La scena dell'attacco a casa James da parte degli uomini di Pinkerton è a mio parere molto forte emotivamente, con l'alone della tragedia che si fonde nel fuoco della bomba e prende corpo in una voce fuori campo che grida, straziata dal dolore, "aveva solo nove anni". La vicenda si conclude, infine, con la fallita rapina in Minnesota e la fuga disperata tra le paludi, entrambe raccontate con grande efficacia narrativa. Efficacia narrativa, appunto. Per me la storia non si perde in spiegoni inutili, o almeno se c'erano non me ne sono accorto, non hanno per nulla appesantito la lettura. È stato anzi un gran bel leggere, con una narrazione serrata e dall'ottimo ritmo, che in poche pagine è riuscita a compendiare una parte importante della vicenda umana della banda di fuorilegge più nota e romanzata del West. Nelle scene da me sopra citate manca la parte di Chicago, che ho voluto tenere per ultima. Qui, infatti, la vita del bandito si interseca con quella del nostro ranger. Qui sta il "succo" dell'albo: l'incontro-scontro tra i due personaggi. Jesse James è un bandito del Sud, e non nego che avrei voluto vederlo lì, nel Missouri, e nei panni da bandito di campagna, a scontrarsi con Tex. Non nella sfavillante e "moderna" città di Chicago, vestito da damerino. A parte questo mio desiderio, capisco però la scelta narrativa di Boselli che ha voluto ambientare il confronto tra i due durante la realmente avvenuta sortita di Jesse nella grande città nel tentativo di vendicarsi di Pinkerton. Mi limito quindi a commentare solo il momento dello scontro a fuoco, che ha lasciato senza parole @Letizia e che è stato oggetto di ironica critica anche da parte di @Diablero: entrambi sparano ed entrambi evitano di essere colpiti con un agile balzo. Di fatto il "duello" finisce in parità e forse e' questo che impedisce a Letizia di commentare oltre. Tuttavia, io penso che, trovandoci di fronte a una guest star, che per forza di cose non può né morire né essere catturata, non sia poi così inappropriato attribuirgli importanti capacità di velocità nel colpire e di destrezza nel fuggire. Uno scontro tra due leggende del West, insomma, può anche andare in questo modo. Ritengo questo albo felicemente scritto e altrettanto felicemente disegnato. Brindisi è molto bravo, e se un "berardeggiare" nella storia davvero c'è, non sta nel mancato uso delle didascalie, che ripeto io non ho affatto notato durante la mia prima, agile lettura (magari rileggendolo potrei farci caso, ma qui sto solo riportando le mie impressioni a caldo), ma nel tratto "milazziano" della parte grafica, che ho trovato stupenda. In estrema sintesi, gran lettura!
  22. Si è spostato da qualche anno a questa parte, ma prima dell'avvento di TW chiediamoci cosa sia stato Mauro Boselli per Tex. Oggi scrive TW con più passione della regolare, ma non perché il Tex classico non lo diverta. Sul Tex classico, Boselli è stato un gigante. Semplicemente, sono passati tanti anni e anche lui forse risente del passare del tempo e dell'usura. Una cosa è battere nuove piste col Tex Giovane, un'altra è continuare con il Tex classico, che lui scrive ormai da decenni, e su cui è anche legittimo che abbia esaurito un po' le idee. Da qui il suo buttarsi sui ritorni: quello di Lupe fu un disastro, e forse doveva essere un campanello d'allarme; invece ha proseguito su questa china, e dopo Lupe ha fatto tornare Yama. E dopo Yama, Mefisto. E poi, La Tigre Nera. E ancora, il monte Ranier. È evidente che si butta sul passato perché forse il presente gli riesce difficile scriverlo. Ma questo ora, da qualche anno a questa parte. Per il resto, il Boselli texiano è stato un autore ispiratissimo, ideatore di tante storie che hanno colpito al cuore il lettore, e che oggi possono tranquillamente considerarsi alla stregua di quelle di Glb. La produzione boselliana non ha davvero nulla da invidiare a quella del suo vecchio mentore.
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