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Leo

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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Assolutamente discutibile, certo, mi sembra del tutto pleonastico e inutile volerlo rimarcare qui. È sottinteso che si tratta di un mio personale parere, così come quello di virgin che io richiamavo. L'ho trovata molto ispirata, anche nella caratterizzazione dei personaggi secondari (il timido Vernon, lo sceriffo, il giudice). Ne' la si può definire una scopiazzatura de Il Cavaliere Pallido, posto che le trovate più apprezzabili fanno riferimento alla rivelazione circa il rapporto di parentela tra i due ragazzi e l'uccisione del proprio figlio da parte del vecchio McLean, aspetti non presenti nel film. I disegni di Milazzo, poi, valorizzano anche gli aspetti più di dettaglio della sceneggiatura. Per tutti questi elementi messi insieme, io la ritengo una storia preziosa, importante. Tra le prove più significative dei Texoni.
  2. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Vabbe, mi sono fatto prendere dall'entusiasmo, non la prendere letteralmente
  3. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Signori, giù il cappello! "una delle sceneggiature più belle di Nizzi", dice virgin. Una delle più belle dell'intera saga, aggiungo io. Il crudo pestaggio iniziale, con gli sgherri del padrone che infieriscono sul povero minatore, mentre il resto del villaggio si affaccia dalle finestre ma non interviene per codardia, fa entrare pienamente nell'atmosfera di questa storia. Calci sulla testa, sangue misto a saliva che erompe dalla bocca, il tutto davanti agli occhi di una ragazzina e nell'inerzia pavida di un'intera main street. I disegni kenparkeriani di Milazzo sono straordinari nel rendere questo momento, nel rappresentare a fosche ma vivide tinte questa legge della frontiera, la legge del più forte, che strozza gli uni (i minatori, in questo caso) e riduce all'impotenza gli altri (i negozianti, che guardano senza intervenire, ma anche il giudice e lo sceriffo, personaggi non veramente cattivi, ma proni ai dettami del potente e in questo senso corrotti e complici dei soprusi). L'America, ha scritto qualcuno, fu fatta da europei che, nell'affrontare da pionieri le asperità del nuovo mondo divennero americani, individualisti, forti e a volte spietati, comunque duri. In questo senso, nel West vigeva la legge del più forte. Passando i decenni, questa norma di vita fu forse temperata dai tentativi dello Stato di imporre il proprio potere, di stabilire delle regole di vita civile, ma alla violenza dei primi tempi è poi subentrata una violenza più impersonale, più subdola: quella capitalistica. Quella raccontata ad esempio da Steinbeck ma quella raccontata anche qui: esemplare in questo senso lo splendido dialogo tra il vecchio MacLean, pioniere e fondatore della compagnia mineraria, e suo figlio Guy, un nuovo tipo di boss, prepotente e prevaricatore in nome degli "interessi degli azionisti della società" di cui nel frattempo egli ha preso le redini. E' uno scontro tra vecchi e giovani, un confronto tra la prima generazione, che aveva combattuto a mani nude e aveva scavato nella terra, e la nuova, che fa uso invece dei fattori produttivi capitalistici, delle nuove tecnologie, della finanza. Due mentalità completamente agli antipodi, pur nell'ambito della stessa famiglia come in questo caso, due visioni irriducibili rese magistralmente nella scena del salotto, in cui il vecchio padre, seduto perché infermo, tenta di fronteggiare il figlio degenere, giovane e in piedi davanti a lui, quasi a simboleggiare con le diverse posture finanche il divario fisico tra una vecchiaia che ha fatto il suo tempo e una gioventù rampante che non si fa scrupoli ad aggredire l'universo mondo. Non manca l'azione e non mancano i siparietti comici: spicca, in quest'ultimo senso, la figura della vedova Petersen, una meravigliosa virago che mette in scacco i nostri (senza però metterli in ridicolo, intendiamoci). Non manca nemmeno una componente emozionale che ricordo a suo tempo mi sorprese: l'iniziale innamoramento dei due ragazzi che scoprono in tempo, in una scena drammatica, di essere fratello e sorella. Il finale. Ragazzi, che finale. Duro, spietato, atroce. Un padre che uccide il proprio figlio. "Ti avevo avvertito", dice il vecchio McLean, prima di chinare la testa e di inginocchiarsi sul corpo di Guy, vincitore e sconfitto, tremendamente sconfitto, al contempo. Un uomo con la spina dorsale, McLean. Un personaggio memorabile. La sceneggiatura è ispirata, come neanche il miglior Berardi. Chissà che il merito allora, sia per questa storia che per quelle di Ken Parker, non stia piuttosto nei pennelli che non nella concezione della trama? Naturalmente è una provocazione, solo per dire che Milazzo, con i suoi pennelli intrisi di emozione, partecipa sempre a capolavori, qualunque sia la testata. Perché anche questa storia è un capolavoro. "Una delle sceneggiature più belle": d'accordo con te, @virgin, d'accordo con te.
  4. Leo

    [Texone N. 33] I Rangers Di Finnegan

    Io ho sul comodino Sangue sul Colorado. Ci risentiamo sui topic dei texoni allora
  5. Leo

    [Texone N. 33] I Rangers Di Finnegan

    Grazie per la risposta, in definitiva anche a me è piaciuto molto. In questi giorni credo che leggero una bella sfilza di Texoni, ma sto lasciando fare al caso, nel senso che non li ho tutti disponibili ma solo alcuni, e quelli andrò a leggere. Chissà che Finnegan non sia tra quelli che ho pronti all'uso per la lettura. Lo rileggerei volentieri.
  6. Leo

    [Texone N. 33] I Rangers Di Finnegan

    E cosa ne pensi di quanto ho scritto io qualche anno fa sull'ultima scena? O anchd sul fatto che Finnegan si prenda Kit in squadra? Mi scuso se ti costringo a leggere questa supercazzola pazzesca, ma ho bisogno di qualcuno che mi convinca che ho torto, così da riabilitare un Texone che per il resto considero un capolavoro.
  7. Leo

    [Texone N. 12] Gli Assassini

    Quella pila di texoni (due pile) riesumata durante i lavori non è stata riposta ma è restata lì, in bella vista mia ma ahimè anche di mia moglie, che non lesina poco pacate e fracassanti proteste sul nuovo disordine nella stanza che si sarebbe dovuta sistemare. Però vuoi mettere che, grazie a quel disordine, ho potuto rigustarmi L'ultima Frontiera, una delle piu belle prove d'autore di Nizzi sulla saga? In ordine assolutamente casuale, in base all'apparizione sulla pila, oggi ho protervamente perseverato nella lettura di questi vecchi texoni, incappando nientepopodimenoche nell'esordio di Boselli sulla collana del Tex Speciale, più amichevolmente detto Texone. E sono assolutamente d'accordo con Virgin quando dice che in questa storia c'è tutto e che tutto funziona. C'è l'elemento giallo (chi è Mitch? Perché suo padre è stato ucciso?), c'è l'azione (con una prima scena da brividi, con Kit che sembra essere stato ferito a morte, con Tiger pestato a sangue prima e poi urlante di dolore come una belva a cui stiano strappando l'anima), c'è il conturbante personaggio della Vedova (per nulla scontato il fatto che avesse voluto salvare, dieci anni prima, il figlio della sua vittima). Ci sono eccellenti cattivi, dal misterioso e astuto Boydon ai killers col sorriso sulle labbra (nella caratterizzazione dei quali Font eccelle, se si considera la resa grafica di analoghi assassini dai tratti sorridenti vista anche in Colorado Belle). La qualità della sceneggiatura è tale da rendere credibile anche la ricerca dei nostri, alla caccia di assassini misteriosi che dovrebbero essere a dire il vero introvabili. Ed invece, identikit perfetto a parte (esagerato il fatto che Angelo riconosca Mitch per un semplice disegno, fatto peraltro su narrazione indiretta, posto che nemmeno Tex e Carson avevano mai visto prima il giovane Anderson), tutto sembra incastrarsi perfettamente, non ci sono giri a vuoto o situazioni che appaiano eccessivamente improbabili. C'è una bella recherche dei nostri, alle prese con ottimi cattivi e con uno di quei personaggi rubascena tanto vituperati ed invece efficaci e, come in questo caso, memorabili. Grande esordio del Borden, non pago evidentemente di quanto aveva fatto, anni prima, sulla regolare, ma grande esordio anche di Font, disegnatore divisivo ma che il sottoscritto, pur non negando l'eccesso caricaturale di molte sue vignette (presente anche nel texone che sto commentando), semplicemente adora.
  8. Leo

    [Texone N. 11] L'ultima Frontiera

    Anche per questa storia Nizzi ha preso ispirazione da Pratt? Comunque grazie Condor
  9. Leo

    [Texone N. 11] L'ultima Frontiera

    Possiamo dire, a parziale "discolpa" della sceneggiatura, che i rudi uomini del West - e mezzi criminali per giunta - erano molto pratici, e certo non si formalizzavano chissà quanto dinanzi alla perdita di una vita umana. La cosa spiazzante è che Nizzi ha scritto questa storia nel periodo post crisi, quando molti lo davano per bollito. Invece nel periodo 400-500 ha sfoderato ancora ottime prove (anche se non con la continuità impressionante del periodo ante 400) e questa è senz'altro una di quelle. Questa sì, una perla (in senso letterale )
  10. Leo

    [Texone N. 11] L'ultima Frontiera

    Grazie Juan. Trovo la storia una delle piu' belle, tra quelle dei texoni, e una delle migliori scritte da Nizzi. Non rinuncia a nulla in termini di azione ma raggiunge momenti di profondità davvero ispirati. Una grande, grande storia
  11. Leo

    [Texone N. 11] L'ultima Frontiera

    A causa di alcuni lavori in casa, ho dovuto riesumare dai luoghi bui in cui li avevo relegati alcuni Texoni. Ultimati i lavori, li ho ripresi per rimetterli a posto. Il primo della copiosa pila (per la verità, erano due pile) di volumi era L'ultima Frontiera... Leggimi, sembrava dirmi il volumone. Non ripormi nella libreria prima si averlo fatto. Si è scatenata così una lotta interiore: ho talmente tanti libri da leggere, tanti fumetti, che non è davvero possibile che io sprechi il mio tempo a rileggere qualcosa che già conosco e che ricordo. Ma quello non si arrendeva, i disegni superlativi di Parlov mi avvinghiavano, così le atmosfere del Grande Nord... E sia. Ed è un bene che sia stato. Perché ho rivissuto uno dei più bei texoni mai scritti. Jesus Zane, "nato per spandere la morte", il suo odio malato per l'uomo bianco, la tragica storia di sua madre, il suo amore anch'esso insano per la bellissima Sheewa. Una storia drammatica, cupa, senza redenzione. Il male subito dalla madre di Jesus si incarna nell'anima ferita del figlio, un uomo crudele e profondamente infelice, incapace di trovare la pace e per questo condannato al risentimento, all'odio, alla dannazione. Come l'altro Gesu', anche questo è un'incarnazione, solo che la sua non è una concezione immacolata, e allora questo Jesus è l'incarnazione del male, il condensato di tutti i peccati dell'uomo. Una maledizione che genera altro male, altra morte, altro dolore. Anche Jesus è una vittima, vittima della sua storia, del suo vissuto, della crudeltà degli uomini. Ha sempre e solo cercato quell'amore che potesse curare le sue ferite, ma ha trovato solo muri davanti a sé, solo chiusura, e non poteva essere diversamente, dato che la sua anima era stata corrotta sin dall'inizio della sua stessa esistenza. Non c'è salvezza, per Jesus. C'è solo la croce. Anche se alla fine Tex batte Zane, in definitiva questa è una storia con soli vinti. Il ranger arriva troppo tardi, può solo, da par suo, rimandare all'inferno quel diavolo tormentato che era stato Zane. Dandogli, questo sì, la pace. Perché Zane in ultima analisi quella voleva, anche lui. La pace della sua anima. Alla ricerca di quella, le sue inquietudini e i suoi furori lo hanno portato a fare del male anche a chi amava. Perché il suo amore era tossico, mortale. Perche le sue azioni non potevano che essere distruttive, annientanti. Jesus e' il male, ma anche per esso va provata pietà. Lascia solo cenere e, come dice Tex nel finale, tre tombe improvvisate al cospetto del grande fiume che, ignaro dei drammi umani, continua a scorrere placido davanti ai sepolcri di quelle vittime della crudeltà umana.
  12. Leo

    [Texone N. 27] La Cavalcata Del Morto

    Fantastica!
  13. Leo

    [Texone N. 27] La Cavalcata Del Morto

    Penso che concordo con te. Lo ricordo ancora come una bella storia, con disegni magnifici. Ma in questi ultimi 12 anni non l'ho mai riletto, e forse devo fidarmi della mia voglia di leggere, che rivela più di quanto il mio pensiero manifesto non ammetta. Se penso ai miei Texoni più amati, penso a La grande rapina, Fiamme sull'Arizona, L'uomo di Atlanta, Sangue sul Colorado, Gli Assassini, Verso l'Oregon, I pionieri, i Ranger di Finnegans, L'Inesorabile. E poi ancora L'ultima Frontiera, Il cavaliere solitario, I ribelli del Sud. Magari, rileggendolo a distanza di tanti anni, ne rinverdirei la percezione positiva. Ma ad oggi è così. Ed è indicativo che sia così
  14. Leo

    Razzie Awards texiani - Prima fase

    Tex che lascia andare i navajo a scorrazzare nella prateria, infischiandosi che possano arrecare guai, ne Il segno di Cruzado. Tex che consegna il tedesco allo sceriffo ne I fucili di Shannon. Carson battuto come un vecchio bacucco dal vilain in uno scontro fisico, in Topeka. Per me, le scene peggiori della saga.
  15. La serie TexWiller avrebbe meritato un voto, perché è un profluvio di belle storie, ma non potevo non votare l'eccezionale Texone di quest'anno...
  16. Ho votato per Raza, il comanchero.
  17. La Cavalcata del destino, anche per me.
  18. Leo

    [714/715] La rupe del diavolo

    Io credo che nei siparietti brillanti tra i pards Nizzi sia impareggiabile. Nei suoi periodi di freschezza quelle scenette umoristiche erano un vero valore aggiunto. Almeno, io li adoravo.
  19. Bel riassunto. Io sarei molto più generoso verso la fascia 3 (sono tra quelli che ritiene che Nizzi in questa fascia abbia dato vita a una produzione soddisfacente, con tante ottime storie e alcuni capolavori che non possono non essere letti da un novello texiano), ma tutto sommato hai fornito un quadro al contempo sintetico ed esaustivo.
  20. Leo

    [756/759] La Tigre colpisce ancora

    Sono stato poco chiaro prima. Quanto dici tu è evidente lungo la narrazione. Ma questo lo sa il lettore, non Tex. Quest'ultimo può ricordare le parole di stima che la Tigre gli riferì sullo spuntone di roccia del loro duello, ma da qui a immaginare che la Tigre non gli uccida il figlio ce ne corre. Tex crede che la Tigre lo odi e che possa colpirlo tramite il figlio, non può non andare. Questa io continuo a trovarla una forzatura; come ho detto, tuttavia, la storia è bella e a suo modo memorabile, quindi va bene così.
  21. Leo

    [756/759] La Tigre colpisce ancora

    Io "stavo sfuggendo" dalle mani della storia nei primi due albi. Non mi hanno preso. Ho cominciato a divertirmi con l'apparizione di Daniel Silva, e da lì fortunatamente non ho più smesso fino alla fine
  22. Leo

    [756/759] La Tigre colpisce ancora

    È un po' tirata per i capelli. In fin dei conti, perché Tex dovrebbe andare fin nel Borneo? Rapirgli il figlio è il modo migliore per dire: vieni. Mai e poi mai tex avrebbe potuto pensare che l'ostacolo non sarebbe stato tecnicamente un prigioniero. La Tigre odia Tex, quale migliore occasione per colpirlo tramite il figlio?
  23. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    In realtà muore per il suo errore nell'aver legato male il sudista... Ed era andato con Tex in missione perché poteva essergli utile in quanto buon conoscitore di quelle regioni e perché spesso accade che Tex si porti dietro compagni occasionali. Ma se Tom non avesse voluto non ci sarebbe andato. A parte questo, Tex qui è Tex, si comporta da white savior (sempre che abbia senso definirlo davvero così) in tantissime altre storie, si comporta da white savior anche con il povero Carson
  24. Leo

    [756/759] La Tigre colpisce ancora

    In effetti non ha molto senso rapire Kit per dissuadere Tex dall'inseguirlo, non puoi che ottenere l'effetto contrario. E poi, David Silva conosce Kit? È Kit a recarsi nella taverna dove lo incontra, quindi non è stata preventivamente orchestrata una trappola. Se è solo il caso a far capitare Kit dalle parti di Silva, questi aveva magari già in animo l'idea di rapirlo e ha colto l'occasione? Boh. Ad ogni modo, questo è un punto un po' fumoso secondo me. L'avventura comunque è ricchissima ed esotica, molto particolare e con una Tigre Nera non edulcorata. Ciò che di positivo poteva esserci infatti nel vilain di Nizzi è di fatto trasferito nella figura del figlio, che ha quella nobiltà d'animo che nel padre era offuscata da una malvagità folle e deleteria. Non mi è piaciuta molto la fascinazione immediata di Silva per Kit (ricambiata): insomma, i due sembravano essere amici da una vita, tanto che la Tigre grazia Kit perché è amico del figlio; e invece si sono appena conosciuti. Alcuni passaggi non sono riusciti, a mio modo di vedere. Resta comunque una storia memorabile, molto bella in alcuni suoi punti.
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