Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
  • Contatore Interventi Texiani

    2939
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    152

Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [658/660] Winnipeg

    Anche se non è un elemento essenziale per decretare la bontà della storia, questa stessa tua domanda l'ho posta a Mauro qualche post fa, facendo il confronto con la storia de Le Rapide del Red River, che, sempre ambientata in Canada, prendeva le mosse da una congiura ordita per conquistare il formidabile appalto della ferrovia transcontinentale. Questa della rivalità tra le due città è l'elemento motore di questa storia, perché da qui parte tutto: poiché a priori mi pare un elemento un po' labile, non mi sarebbe dispiaciuto se Boselli mi avesse confermato che invece questa rivalità c'era eccome e magari anche accanita (ad ulteriore giustificazione del triplice attentato da cui questa storia prende le mosse). Per me questi sono aspetti abbastanza essenziali per giudicare la verosimiglianza di una storia, ed il mio patto di sospensione dell'incredulità con l'autore è molto molto labile... E' un mio limite, quello di pretendere che la storia non abbia grosse falle anche dal punto di vista dei pretesti iniziali. Probabilmente Borden è in ferie e risponderà (perché non mancherò, in assenza di altre risposte, di riproporgli la domanda) nei mesi futuri: abbiamo tempo fino ad ottobre...
  2. Leo

    [Color Tex N. 07] La Strada Per Serenity

    Credo che Recchioni si sia meritata una seconda chance, perché con questa storia ha dimostrato di saper maneggiare il linguaggio di Tex. E di Carson, aggiungerei, visto che dividendo i pards in coppie fa fare spesso bella figura al Vecchio Cammello, ingraziandosi così i suoi fans (tra cui io). A parte i dialoghi, la storia ha molte falle, soprattutto nel soggetto, che parte da un coinvolgimento di Tex veramente forzato. Credo però che il formato, questo maledetto formato del Color Tex, non aiuti un autore a scrivere buone storie. E non ricominciamo a dire che le storie buone si scrivono anche in 160 pagine eccetera eccetera eccetera: se è così, io non me ne sono quasi mai accorto, non è questo il formato di Tex. Date a Recchioni almeno 220 pagine sulla serie regolare e vedremo cosa saprà fare. Il linguaggio ce l'ha nelle corde, lo ha ben assimilato, speriamo in soggetti più ispirati...
  3. Leo

    [658/660] Winnipeg

    Ringrazio natural per la risposta. Anch'io sono propenso a credere che Betta abbia ragione su un intervento del Kid a beneficio di Kit. Su Font non aggiungo nulla: come ho detto, secondo me vi sono stati eccessi da ambo le parti, con espressioni talebane e, a mio umilissimo parere, evitabili. Soprattutto se non c'è univocità di vedute sull'argomento ed anzi una netta divisione tra estimatori e detrattori del disegnatore. Di sicuro Boselli in passato ha scelto Font per le sue storie più significative, e nell'intervista che mi concesse su Il Passato di Carson disse che l'autore spagnolo era idealmente l'erede di Marcello. Non credo che Boselli ne capisca meno di Bosco. Ma rischiamo di diventare stucchevoli: ognuno ha la sua posizione che non muterà. Dispiace solo che ogni volta che c'è Font in una storia di Tex questo polarizzi così tanto i lettori, arrivando a rendere indigeste le storie ad alcuni di essi. Mi dispiace davvero.
  4. Leo

    [631/632] L'oro Dei Monti San Juan

    E Fuga da Anderville, e Un Ranger del Texas, e La Leggenda della vecchia missione... quanto ci manca quel Nizzi...
  5. Leo

    Fernando Fusco

    Il Tex di Fusco non è mai stato verosimile, realista, né ai suoi albori (Caccia all'uomo, i Ribelli del Canada, Il Clan dei cubani) né nelle sue storie più tarde. A proposito delle polemiche di questi giorni sulla storia in edicola, anche i suoi Tex e Carson a volte erano un po' caricaturali, tanto marcato era il suo personalissimo stile. I suoi disegni emanavano potenza, le sue vignette erano di un dinamismo esaltante, i suoi pugni e i suoi cavalli poderosi. Cotanta baldanza stilistica sapeva poi convivere con la gentilezza e la dolcezza dei suoi paesaggi che, da pittore consumato, traslava sulle vignette di Tex con una grazia ed una delicatezza che esaltavano la violenza dinamica, mai veramente violenta perché sempre temperata da una certa ironia del tratto, di certe meravigliose sequenze. Non era solo dolce e ironico, poderoso e violento. Sapeva essere anche tragico e cupo, come nelle splendide vignette de Il Colonnello Watson, che a mio modo di vedere è la sua storia più bella, il suo capolavoro. Un immortale.
  6. Leo

    [656/657] Nodo Scorsoio

    Ciao Tito, e bentornato tra noi. Io spero fortemente che, anche col supporto del cerbero Bos, tu possa sfornare storie con maggior tasso di pathos e complessità. Non è facile mettere d'accordo botteghe e forumisti, ma francamente attendiamo da un po' una tua storia pesante, che possa non solo farsi leggere bene e regalare una mezz'ora di intrattenimento - come Nodo Scorsoio - ma anche emozionare ed avvincere, con un respiro più ampio che ci possa far gonfiare il petto di soddisfazione...
  7. Leo

    [658/660] Winnipeg

    Puoi sparare e ci mancherebbe. Né pretendo che il fatto che non mi piaccia la forma con cui lo dici te la faccia cambiare. Sullo stile invece dissento: dopo quindici anni di grandi storie credo sia entrato a pieno titolo tra i disegnatori più rappresentativi del nostro ranger: capolavori come nei territori del nord-ovest Colorado belle e gli assassini portano la firma di font. Credo che lo stile di Tex sia dinamico, in divenire e font (insieme a ortiz) ha contribuito a sdoganare - con risultati significativi - il sintetismo sulle pagine di Tex
  8. Leo

    [658/660] Winnipeg

    ymalpas, il 09 Ago 2015 - 17:17, dice: Io trovo il commento di Ymalpas ancora meno tenero di quello di Anthony Steffen: "storia graficamente rovinata", "disegni imbarazzanti", scelta "discutibile" quella di ritrovarselo ogni anno in edicola... Sono giudizi forti ed espressi in maniera perentoria, un po' come fa Anthony, e francamente non ne condivido né la forma né il contenuto. La forma perché aggettivi come "imbarazzanti" o "rovinata" li ritengo francamente eccessivi ed irrispettosi sia del lavoro dell'artista che i suoi disegni li ha realizzati con passione e con fatica, sia del curatore che li ha vagliati e li ha ritenuti pubblicabili. D'altronde capisco se Anthony si risente dell'espressione "cadere le braccia" usata da Paco che non è propriamente inoffensiva. Se di un tuo pensiero dico che mi fa cadere le braccia, non sono poi così diplomatico. Ogni volta che Font fa capolino sulle pagine del ranger, ci ritroviamo con questa stessa identica diatriba, ogni tanto si cambia l'aggettivo (l'altra volta si parlò mi pare di "impubblicabili") ma tant'è..."servirebbe più rispetto", dice Ymalpas, per l'una e per l'altra parte, ed è vero. Stavolta avevo sorriso nel leggere il primo commento di Ym che, relativamente ai disegni di Font, aveva affidato la propria valutazione ad una faccina incazzata: piuttosto che a parole così forti, si era affidato ad una amara ironia: quella mi era piaciuta, l'ultimo commento - sia detto senza offesa pard - molto meno. Fatta questa premessa (in cui mi sono inimicato sia Ymalpas ed Anthony da un lato che Paco dall'altro ), passiamo al commento sulla storia, che conterrà inevitabili S P O I L E R Finalmente una storia dal sapore forte, dopo due prove che io non ho bocciato ma che non ritengo nemmeno indimenticabili. Sull'identità del nemico misterioso, io credo che l'organista c'entri qualcosa eccome: il commento della penultima pagina, circa il fatto che il parroco fosse contento del nuovo organista, non è gratuito, così come non è un caso che l'ultima vignetta sia dedicata proprio a lui. D'altra parte, anch'io avevo pensato a Jack Thunder, per le modalità di tutti e tre gli attentati: il primo si svolge nel buio più assoluto, il secondo in una strada buia e prima di sparare il sicario fa una domanda al giornalista, perché evidentemente ha bisogno di sentirne la voce, ed anche nel terzo caso la tenebra è la più totale e l'unico elemento che può guidare la mano del killer è il presumibile ronfare della vittima. D'altronde, quando Boselli parla di un nemico dimenticato, credo faccia riferimento all'intera platea del popolo texiano, non certo a noi quattro forumisti che, da buoni fanatici, ricordiamo quasi tutti i nemici del nostro ranger. Devo ammettere che, se davvero fosse così, ne sarei deluso, perché trovai la figura del cieco eccessiva già nella sua prima apparizione. Se ora, oltre ad essere il solito infallibile killer grazie al solo suono della voce, fosse anche un affarista che tiene soggiogato il presidente della compagnia delle pellicce, lo troverei ancora meno credibile. Spero quindi che non sia lui e che l'organista (che sicuramente ha un ruolo nella storia) non sia un suo complice. Altri aspetti che mi rendono perplesso sono i seguenti: - nel caso de Le rapide del Red River, vi era una grossa congiura in Canada ordita però in seno all'affare - colossale - di una ferrovia transcontinentale. Qui si parla invece di scegliere semplicemente un capoluogo di provincia. Confesso la mia totale ignoranza della storia canadese dell'ottocento, ma è plausibile che una vicenda simile possa essere così importante da giustificare congiure ed omicidi? Chiedo a Mauro se per questa storia abbia preso spunto da fatti reali, non dico di omicidi ma almeno di effettive rivalità tra Winnipeg e Selkyrk (o altre città) per l'ottenimento di un vantaggio politico-territoriale. - il recupero dell'uso delle gambe da parte del Kid. Natural non lo escludeva già tempo fa, commentando I Giovani Assassini: ma, approfittando del nostro Doc forumista, volevo chiedergli se possa essere realistico un tale recupero. Per il resto, i dialoghi sono belli e densi, la figuraccia (ahimé) fatta dal mio vecchio Carson che poteva essere bellamente impallinato stavolta mi ha fatto sorridere, la storia ci metti un po' a leggerla, che poi è quello che voglio da Tex. Ho letto l'albo su di una bellissima spiaggia salentina, provo un dispiacere immenso a pensare che, quando finirò di leggerla, sarà già ottobre e l'estate solo un ricordo
  9. Leo

    [Texone N. 30] Tempesta Su Galveston

    Nonostante l'abuso di Ruju nel far uscire i nostri dal nulla nei momenti topici (andrebbe bene una volta, ma qui ce n'è qualcuna di troppo), la storia è veramente bella. Dai disegni francamente mi aspettavo un po' di più, sono un amante del tratto sintetico ma questi non mi hanno entusiasmato troppo, anche se c'è da dire che il colonnello Woodlord è stato tratteggiato dal disegnatore in maniera veramente efficace. Sono sempre più contento che Ruju faccia parte dello staff del nostro ranger!
  10. Leo

    [656/657] Nodo Scorsoio

    La storia per molti di noi forumisti è "fiacca e noiosa". Non per me, che le attribuisco comunque la sufficienza, e con questo non posso comunque dirmi soddisfatto del contributo, troppo timido e non ispirato, di Faraci alle vicende del ranger. Ma noi forumisti siamo una minoranza, quella minoranza che, come dice Tazhay, sviscera approfondisce analizza ama parlare di Tex. Sono stupito anch'io che Nodo Scorsoio possa esser piaciuta di più di una storia come Tempesta su Galveston, ma questo mio stupore è lo stesso che provavo quando, da ragazzo, se riuscivo a trovare qualche appassionato di Tex con cui (vivaddio!) scambiare qualche opinione, questi immancabilmente, pur dicendo quanto è bello Tex e quanto mi piace Tex, poi non ricordava nemmeno UNA storia di quelle che io avrei voluto commentare con lui. "Che capolavoro il Passato di Carson eh?" dicevo io, e quelli a dirmi che non si ricordavano le singole storie, ma la verità è che non ne ricordavano nessuna! Vagli a chiedere una trama, una scena particolarmente bella, una frase ad effetto: tabula rasa! Ciò che ricordavano erano le espressioni "Satanasso" e "bistecche e patatine", le storie con un personaggio riconoscibilissimo e memorabile come Mefisto e poco altro. Loro non ricordavano la bontà di questa o quella storia (ed invece il grosso di noi forumisti le ricordiamo tutte o quasi a memoria), ma genericamente sapevano riportare le espressioni classiche, gli schemi che si ripetono sempre uguali, i tormentoni "orecchiabili" di cui è infarcito il nostro fumetto. Io mi chiedevo che razza di modo fosse quello di leggere Tex, eppure oggi, anche alla luce delle testimonianze di Nizzi (quando nel libro di Guarino parla dei texiani di Fiumalbo) e di natural killer (con i suoi compaesani dal barbiere), mi convinco che la maggioranza possa essere quella, e che siamo noi forumisti ad essere poco rappresentativi del lettore medio di Tex. Che vuole il bagno caldo di cui parlava sempre Nizzi, magari anche tiepido come questo di Faraci, disdegnando invece la fresca e frizzante Tempesta abbattutasi felicemente su Galveston! Anche per me è un'assurdità, e non dico che siano tutti così, ma molti hanno quei gusti, e chissà che non sia proprio il loro il vero profilo del lettore medio di Tex. Io credo di sì...
  11. Leo

    [656/657] Nodo Scorsoio

    Giudicare nodo scorsoio superiore a tempesta su Galveston o luna insanguinata però è un po esagerato. Mi vengono in mente le parole di Nizzi sul lettore medio di Tex che nel suo fumetto preferito cerca un bagno caldo e rilassante e non una doccia fresca e frizzante (più o meno... Sono al cellulare fuori casa e non posso controllare la frase puntuale). Di sicuro c è che tex resta un fumetto popolare e noi quattro forumisti non possiamo proprio dirci rappresentativi del lettore texiano. Ma francamente, se anch'io al pari di Virgin ho apprezzato molto la genuinita dei protagonisti del bellissimo post di natural, dall altra parte non riesco però a capire come l ultimo texone possa essere giudicato inferiore a questa storia: ok, i gusti non sunt disputandi ecc ecc, però...
  12. Leo

    [656/657] Nodo Scorsoio

    Il primo albo lasciava ben sperare, nonostante l'assassino nell'ombra fosse troppo poco nell'ombra. Nel primo albo peraltro Faraci strizza l'occhio ai fan di Carson, rendendolo protagonista di due belle scazzottate, una delle quali in solitaria: evento più unico che raro, con Tex che pensa - invertendo i ruoli - "godiamoci lo spettacolo". E' un bel vedere. Nel secondo l'albo, come già avete detto tutti, la storia cala palpabilmente, sia per le motivazioni dell'assassino che per l'inconsistenza generale degli avversari. Purtroppo, pur riconoscendo l'onestà del presente lavoro, Faraci non riesce ad esplodere su Tex, a regalarci una storia non dico memorabile, ma neanche solo sufficiente, come questa... Un salutone e un augurio di pronta guarigione a Jack!
  13. Leo

    [Color Tex N. 07] La Strada Per Serenity

    Anch'io non sono molto convinto del suo Dylan Dog, ma la sua unica apparizione texiana, sia pure in una storia brevissima, è stata a mio parere veramente azzeccata. Se a questo uniamo il mio scarso interesse per i colori (e non perché non apprezzi il color Tex autunnale, ma solo perché sono cresciuto, oltre che con Tex, anche con Geppo e Braccio di Ferro, i cui colori, ahimé, non erano molto dissimili da questi...), si capisce perché acquisterò quest'albo senza ombra di dubbio
  14. Le copertine di Galep erano di un fascino immenso, nonostante o forse grazie alla loro estrema semplicità ed essenzialita'
  15. Leo

    [Texone N. 30] Tempesta Su Galveston

    Grande Filippo! Grazie
  16. Leo

    [654/655] Inferno A Oil Springs

    Onestamente neanch'io vedo la caciaroneria e il grottesco in questa storia, se non in un personaggio che è stato concepito così. Ma un personaggio mezzo matto in una storia non significa che la storia è strampalata. Tex pm? Figuraccia? Non la vedo nemmeno questa, Tex perde (se possiamo dire così) solo per la bassa trovata di una testimone comprata: dov'è lo scandalo? Io ci ho visto una storia nuova, situazioni nuove, personaggi interessanti. L'unica cosa su cui concordo con i detrattori è la faciloneria della fase finale, veramente troppo forzata (e non parlo della scena finale).
  17. Leo

    [654/655] Inferno A Oil Springs

    ATTENZIONE ALLO S P O I L E R Anch'io, come natural, ho pensato durante la lettura di questo secondo albo ad una rappresentazione teatrale: quasi tutti gli avvenimenti che vanno da pagina 9 a pagina 72 (quindi ben più della metà dell'albo) accadono nel raggio di pochi metri, albergo, strada, saloon di fronte. Non c'è UN colpo di pistola (fatta eccezione per quello sparato in aria dal giudce Felsen a un certo punto del processo per riportare ordine), non c'è vera azione, vi sono praticamente solo dialoghi: le battute grottesche di Bob, il discorso di Caino e Abele che Tex rivolge allo stesso Bob per intimidirlo, la cacciata in malo modo di Curly, la corruzione di Rachel, l'arrivo del Giudice Felsen ed infine l'avvincente scena del processo, costruita magistralmente da Manfredi e Leomacs. In questa sequenza ho trovato bello soprattutto l'arrivo di Jonas Braddock che con lo sguardo tenta di intimidire il testimone Teeth e d'effetto anche la falsa testimonianza di Rachel (che però avrei preferito scoprire durante il processo, ad amplificare l'effetto sorpresa, e non alcune vignette prima). Fino a questo punto la storia è stata solo "parlata" e per questo ho pensato (io come natural) ad una rappresentazione teatrale, con dialoghi che, a differenza di Havasu, ho trovato brillanti e non verbosi. Quanta differenza rispetto a storie infarcite solo di bang bang. Dopo la fine del processo ho trovato eccessiva la chiaroveggenza di Tex che insegue la prostituta, come se avesse sospettato - solo per la fretta della ragazza ad andar via - che era minacciata da qualcuno. Ed ecco che quel qualcuno prontamente arriva (!) a togliere le castagne dal fuoco per Tex facendo tornare la bella ragazza sui suoi passi portandola a ritrattare la sua testimonianza. L'apoteosi della semplificazione però si ha con la velocissima confessione di Bob sull'incendio di San José, ciò che di fatto fa calare il sipario sull'intera vicenda, a parte l'atto finale. Già, l'atto finale. Sam ha detto che gli ricorda un po' il finale de La Grande Sete sempre di Manfredi, e ti dico che hai ragione, pard. Ma a me ricorda anche il finale di una storia dell'altro autore di questo albo, e cioé I Sabotatori, di Leomacs: come lì una giovane donna d'affari rosa dalla ambizione, vistasi battuta, preferisce trovare la morte a bordo del suo treno, scomparendo idealmente per mezzo del suo business (il treno), anche qui l'uomo d'affari Braddock si erge nel cielo issato dal violento getto della sua pompa numero uno, lì dove il suo business, il suo sogno, era cominciato. Due uomini (o meglio, un uomo e una donna) d'affari alle prese con i loro sogni e le loro ambizioni, due figure tragiche che hanno in comune il disegnatore (Leomacs) e una certa somiglianza con il costruttore della ferrovia di C'era una volta il West, roso anch'egli dall'ambizione di far giungere la propria strada ferrata all'oceano Pacifico, non facendosi scrupoli per perseguire l'obiettivo. In sintesi, a parte la citata chiaroveggenza di Tex sulla fuga della prostituta e la banale, nella sua sbrigatività, maldestra confessione di Bob su San José, la storia per me si farà ricordare parecchio. Bellissima la sequenza del processo, riuscitissimi i personaggi di Randy e del giudice Felsen, di Rachel e dell'Avvocato, e soprattutto di Jonas Braddock, cattivo astuto rovinato dalla dissennatezza del fratello e protagonista di un'eccellente scena finale. Leomacs molto meglio che nel primo albo, sembra tornato al livello de I Sabotatori.
  18. Leo

    [654/655] Inferno A Oil Springs

    Dai francob non è il caso di drammatizzare così. Nel dire che non dormono abbastanza Mauro voleva dire che già si impegnano tanto per far arrivare in edicola un buon prodotto quale innegabilmente è il nostro Tex ed in genere i fumetti Bonelli. Credo li si debba ringraziare perché, al di là del tornaconto personale (ovvio) un' opera intellettuale è qualcosa di più della semplice produzione di una merce che si acquista e si vende, e un difetto che potrebbe inficiare una cosa fisica è certo poca cosa se innestato in un' opera intellettuale valida.
  19. Leo

    [654/655] Inferno A Oil Springs

    Dai ragazzi, non crocifiggiamo la redazione per questo peccato veniale. Ciò che importa è la qualità delle storie, qualche svista ci può pure stare: chi non ha peccato...
  20. Leo

    [435/437 ] Wild West Show

    Il finale infatti è il vero punto debole, inverosimile com'è, di una storia che invece tiene incollati alla sedia dall'inizio alla fine, con un'ininterrotta serie di sequenze avvincenti. L'inizio, con il sadico senso dell'umorismo del Maestro, mi ha ricordato un po' il Joker, il perfido nemico di Batman (si veda soprattutto la scena del babau nel pacco regalo destinato a Tex), poi la storia, per quanto qui e lì frammentata e non troppo fluida, continua ad avvincere con sequenze mirabolanti, fino all'infelice scena finale. I disegni di Letteri, anche se non sono più quelli di una volta, sono sempre un bel vedere: il suo Tex è tra i più convincenti che esistano, mentre non ho mai amato particolarmente il suo Carson, anche se ammetto che gli riesce bene.
  21. Leo

    [528-529] Il Diadema Indiano

    Io non la ritengo sottovalutata perché, nonostante tenga per un albo e mezzo circa, cade troppo nel finale. Boselli imbastisce una buona storia, molto classica e glbonelliana, con il mistero del diadema dietro il quale si cela la misteriosa morte di Rodrigo, uno sceriffo farabutto molto convincente, tre ranch coinvolti in una trama oscura. Poi, alla fine, tutto si svela ed è tutto francamente un po' improbabile. E' improbabile l'alleanza tra tre grandi rancheri per fare scorrerie ai danni dei piccoli ranch delle vicinanze, ma soprattutto è improbabile tutta la parte finale, con i ragni che attaccano tutti nella kiva senza nemmeno avvicinarsi a Tex. Mah, insomma, il finale l'ho trovato troppo poco convincente, troppo tirato via. All'atmosfera classica della storia contribuiscono anche i disegni di Letteri, qui sempre più affaticato ma sempre efficace. Alcune vignette sono brutte, ma quando azzecca Tex, ritroviamo uno dei più bei Tex di sempre. Se mi chiedessero qual è per me il volto di Tex, sarei indeciso tra quello di Ticci e Letteri, ma forse alla fine sceglierei Letteri.
  22. Leo

    Galleria Di Fernando Fusco

    Ben venga l osè. Su Tex ho qualche riserva, doveva apparire più giovane ed invece sembra il Tex attuale. Comunque una meraviglia come tutte le tavole del maestro
  23. Occhio cupo uscì solo per sei numeri??? :-!
  24. Leo

    [01] [Almanacco 1994] La Ballata Di Zeke Colter

    Dire che questa storia è una storiella e poi equipararla a Lungo fucile mi sembra - scusa la franchezza - una bella incoerenza. Questa storia è kenparkeriana per le atmosfere, i momenti intimi al fuoco, i personaggi poetici che restano scolpiti nella mente... Lungi dall essere una storiella, è un vero gioiello a mio avviso
  25. Leo

    Un Album Tex Per Calegari ?

    C'è da dire che il Tex di Calegari è troppo lontano dall'immagine tradizionale del nostro, sicuramente non adatto alla serie regolare (mi ricorda un po' De La Fuente...). Ma i suoi disegni de La Ballata sono un capolavoro nel capolavoro: meravigliosi e peccato a questo punto che Calegari si sia cimentato solo una volta con il nostro ranger.
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.