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juanraza85

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Tutto il contenuto pubblicato da juanraza85

  1. juanraza85

    [745/747] Vancouver

    Senza dubbio alcuno, questa storia che si svolge nell'inedita location di Vancouver - e già questo, di per sé, è per quanto mi riguarda un punto a favore - è una delle migliori e più convincenti prove di Ruju sulle pagine di Tex, in primis per merito della validità della trama, in cui sono mixati con sapienza elementi western ed elementi più prettamente "cittadini"; miscuglio favorito, va da sé, dalla prossimità di una città in crescita ed in rapido sviluppo come Vancouver ad una natura ancora piuttosto selvaggia. Emblema di questa natura selvaggia, che in parte coesiste ed in parte si oppone all'avanzata della civilizzazione, è Wes "Artiglio d'orso" Kircher: trapper selvatico e psicopatico, a capo di una masnada di elementi non da meno, feroce e del tutto privo di scrupoli, nel corso della vicenda diventa sempre più il vero avversario, di fatto andando a soppiantare colui che, sulla carta, sembrava dover essere il principale antagonista dei quattro pards, il dirigente della CPR Warberg. Del resto, pur non approfondendone più di tanto la psicologia, Ruju ne enfatizza al meglio la belluina ferocia, grazie anche al magistrale contributo di Mastantuono nel curarne l'aspetto grafico: piuttosto alto, ben piantato, vestito di pelli e dedito ad uccidere le malcapitate vittime con una zampa d'orso che si infila alla bisogna. Non vi è limite all'efferatezza di questo personaggio, che va di pari passo con la sua avidità: per denaro non esita a rapire Angela ed a fare strage della pacifica tribù di Squamish, sempre per denaro non si crea problemi ad appiccare un incendio che quasi distrugge l'intera Vancouver (fatto storico, avvenuto il 13 giugno 1886), fino ad essere sconfitto da un superbo Carson nel duello decisivo (benché sia Tex, di fatto, a dargli il colpo di grazia). Proprio il Vecchio Cammello, secondo me, rappresenta l'altro fiore all'occhiello di questa storia, splendidamente valorizzato da Ruju, che lo rende a tutti gli effetti coprotagonista (e non semplice spalla) insieme a Tex. Dopotutto, difficile potesse essere altrimenti, non foss'altro perché la trasferta in Canada dei Nostri si svolge in conseguenza della richiesta di aiuto della sua vecchia amica Angela, con cui vi è un evidente attrazione reciproca (seppur puramente platonica, almeno per quel che viene mostrato); per tale motivo, ma certo non solo in virtù di ciò, il sempreverde Carson si batte e si sbatte con la foga di un ventenne per tutto l'arco della vicenda, raggiungendo il proprio culmine nel duello vinto contro Kircher. Non che, in tutto ciò, Tex resti a guardare: l'indubbia efficacia dei suoi metodi di indagine gli guadagna presto la simpatia del simpatico e volenteroso John Stewart, capo - nonché unico agente - della polizia locale, e soprattutto lo fa pervenire piuttosto in fretta all'individuazione dei nemici, senza sottovalutare il contributo che, insieme ai tre pards ed al capo Squamish Joe Capilano (personaggio realmente esistito, ed altro elemento che ho assai apprezzato), dà per mettere in salvo larga parte degli abitanti della città dalle fiamme divoratrici del grande incendio. Chiosa finale, più che meritata, per i disegni di Mastantuono: inizialmente, devo confessarlo, ero scettico circa la sua capacità di rendere al meglio nel disegnare scene di vita cittadina, ma con lo scorrere degli albi e delle pagine ho dovuto totalmente ricredermi, non potendo non apprezzare al contrario la disinvoltura nell'alternare tavole immerse nella natura incontaminata della baia di Vancouver ed altre ambientate nel fervore cittadino.
  2. juanraza85

    [741/744] Sierra Nevada

    Di norma non amo affatto le iperboli e le esagerazioni, e le rifuggo con testardaggine, tuttavia in questo caso credo proprio di non esagerare nell'affermare che non avremmo potuto sperare in un epilogo migliore della lotta di Tex contro la sua nemesi Mefisto. Un epilogo maestoso sotto qualsiasi punto di vista, dall'ampio respiro della storia, alla riproposizione di vecchie conoscenze (nel bene e nel male), nonché dalla gestione quasi perfetta dei tanti personaggi curata da Boselli, ai disegni pressoché impeccabili di Civitelli, contraddistinti da una dinamicità che ben si è adattata ai ritmi di questa storia. A tal riguardo, devo invero ammettere che, personalmente, ho trovato il primo dei quattro albi un po' troppo infarcito di dialoghi e piuttosto compassato nello scorrere degli eventi, salvo poi essermi dovuto totalmente ricredere nel corso dei tre albi successivi, in cui Boselli non si è certo risparmiato nel dispensare azione e colpi di scena (il che, ça va sans dire, mi ha conseguentemente indotto a rivalutare il primo albo come introduttivo e propedeutico a quel che era in serbo per noi lettori). Una particolare nota di merito, come ho già accennato, va individuata nella gestione dei tanti personaggi che, nel bene o nel male, hanno preso parte alla storia: era tutt'altro che scontato riuscire a dare il giusto spazio a ciascuno di loro senza rischiare di oscurare gli altri, eppure Boselli ha saputo da una parte valorizzare tutti e quattro i pards ed, insieme a loro, conferire ruoli decisivi a Padma e Narbas (senza dimenticare il contributo, pur limitato e fugace, del Morisco), e dall'altra ha avuto il vero colpo di genio di non banalizzare i tre Dickart ed i loro alleati come una affiatata ed unita famigliola di lestofanti senza scrupoli, ma piuttosto rimarcando la strisciante e crescente rivalità tra Mefisto ed il figlio Yama, con Lily terza incomoda che ha seguito con perplessità le mosse del fratello ed ha sempre diffidato del nipote. Inutile, infine, sottolineare la bellezza e la genialità del finale, che dà un degno titolo all'ultimo albo - Il trionfo di Mefisto - e, soprattutto, conferisce una volta per tutte a Steve Dickart la palma di Nemico per antonomasia di Tex, ed al contempo gli concede una sorta di "onore delle armi": nel drammatico confronto decisivo nel cratere del vulcano spento, la presenza di Narbas e la formula magica che egli pronuncia privano letteralmente Mefisto del suo involucro umano, impedendogli una volta per tutte nell'oltretomba; il tutto mentre, nella sua mente, i démoni suoi alleati fanno scempio di Tex e dei pards, consegnandogli un illusorio trionfo che sa di parziale "risarcimento" per la definitiva sconfitta. Una nuova resurrezione del negromante credo sarebbe infatti assai dura da digerire anche per i suoi fan più accaniti (senza contare che, di fatto, anche Narbas ne ha beneficiato), ed una sua ulteriore riproposizione andrebbe a vanificare il capolavoro che si è compiuto con quest'ultima sfida. Discorso diverso per Yama, nuovamente (e chissà se definitivamente) precipitato negli abissi della follia, l'infermiera Ruth ferita ma viva e, soprattutto, Lily Dickart, fuggita a nuoto prima della resa dei conti; i primi due, a mio modesto giudizio, non trovo che ormai abbiano altro da dare (anche Yama, del resto, ha in un certo senso avuto una sua parziale rivincita nell'illusione di aver raggiunto padronanza delle arti oscure), mentre ho la vaga sensazione che, preso o tardi, Lily tornerà (secondo me, ha tutto per poter essere antagonista in solitaria e senza scomodare le arti magiche, occorrerebbe solamente l'idea giusta). Merita altresì di essere lodata a parte la riproposizione di Padma, il lama tibetano che a suo tempo fu decisivo per la definitiva "crescita" di Mefisto. Esiliato in America dal suo Tibet per espiare la propria tracotanza e prepotenza, non ha mai cessato di tentare di rimediare al suo "peccato originale" ed ha dato tutto sé stesso per contribuire alla definitiva sconfitta di Mefisto, risultando la vera e propria arma decisiva nella lotta contro il nemico, sia per la sua profonda conoscenza delle arti oscure (quasi pari a quella di Steve Dickart), sia per aver indottrinato il redivivo Narbas nel dare a sua volta il proprio decisivo contributo alla causa. Anche per il lama tibetano vale lo stesso discorso riguardante Mefisto: il mio auspicio è che non torni più, sia perché forse ormai ha dato tutto quel che poteva, sia perché una sua eventuale ulteriore riproposizione rischierebbe di vanificare la portata della sua impresa.
  3. Di primissimo acchito, a me la copertina aveva rimandato all'avventura di Tex e pards - con Morisco che li aveva indirizzati - contro Tulac ed il Signore nell'Abisso.
  4. Mi accodo al nostro Condor nell'esprimere la mia felicità per il debutto di Rubini sulla regolare. Felicità che, ovviamente, è mista ad una certa curiosità, data anche dell'attesa di leggere una storia che nei fatti costituisce il seguito di una breve (il che, di per sé, costituisce un precedente di rilievo), e sulla quale le aspettative non sono di poco conto. La presenza sempre gradita del Morisco e l'atmosfera impregnata di mistero sono i migliori presupposti possibili perché ci si possa attendere un ottimo risultato.
  5. juanraza85

    [745/747] Vancouver

    Eccezionalmente uscito oggi ed addirittura con un giorno di anticipo, non ho perso tempo nel papparmi con avidità il terzo e conclusivo albo di questa storia. Dal mio punto di vista, gli eventi in quest'ultimo capitolo si succedono in maniera un po' più affrettata rispetto ai due precedenti, ma resta la sensazione di aver comunque letto un'ottima tripla, uno dei migliori lavori di Ruju sulle pagine di Tex. Senza entrare troppo nei dettagli come mio costume, mi limito a rimarcare la grande performance di Kit Carson, superbamente valorizzato da Ruju, vero e proprio coprotagonista della vicenda.
  6. Le cosiddette patacche celebrative in sé potrebbero anche avere ragion d'essere, tutto sta a saperle contestualizzare in una copertina, evitando di farle risultare troppo "invadenti", quando non veri e propri pugni nell'occhio. L'ultimo arrivo fra i bollini, ovvero questo che celebra i 75 anni della collana, personalmente lo trovo meno peggio di tanti altri - tutti o quasi - che lo hanno preceduto (mi preme però al contempo rimarcare come, comunque, io certo non avvertissi il bisogno che la SBE mi rammentasse il 75esimo anniversario di Tex). Ma, del resto, è una questione di marketing.
  7. juanraza85

    Chi volete sui prossimi Texoni?

    Dei disegnatori facenti parte dello staff di Tex, vedrei con grande piacere alle prese con un Texone i Cestaro (magari con una storia non strettamente western), Piccinelli e Benevento. Degli esterni, (ri)vedrei più che volentieri Della Monica.
  8. juanraza85

    Galleria Di Marco Foderà

    Conobbi Marco Foderà ed i suoi disegni leggendo Saguaro, di cui per l'appunto egli realizzò diversi albi, e rimasi molto ben impressionato dal suo lavoro. Va da sé che non mi dispiacerebbe affatto se, prima o poi, dovesse essergli affidata una storia di Tex; secondo me sarebbe ampiamente nelle sue corde.
  9. Il Tex Magazine 2023 si preannuncia portatore di due storie più che interessanti e di certo non banali, dal momento che promettono di mettere a confronto il Nostro con il lato più oscuro della Frontiera. Termine riguardo il cui significato, del resto, mai come in questa circostanza viene da presumere non stia ad indicare il solo confine - più o meno netto, più o meno esplicito - tra due aree geografiche (quali l'Est e l'Ovest o il Nord ed il Sud del continente nordamericano, nel caso in esame), ma anche il confine, spesso ancor più sottile, tra razionale ed irrazionale. Per ovvi motivi che ritengo superfluo specificare, con grande probabilità tra le due storie quella che noi texiani attendiamo di leggere con maggior trepidazione è quella in cui Boselli ed i Cestaro ci illustreranno un ulteriore e fondamentale tassello del passato di Mefisto, ma anche la storia curata dal sempre più convincente Rauch e dalla garanzia Mastantuono, la cui impostazione dalle anteprime mi ricorda non poco un'avventura di Magico Vento (collana della quale, forse non a caso, Mastantuono fu una delle colonne portanti), pare avere tutte le carte in regola per lasciare il segno. Non rimane che attendere con pazienza l'uscita dell'albo, confidando anche nella validità dei contenuti extra.
  10. juanraza85

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Non ha decisamente deluso le mie aspettative, questo primo albo della storia con coprotagonista Cochise. In realtà, in questa prima parte il giovane Tex riveste solamente il ruolo di ascoltatore, ma comunque sia un ascoltatore che ha il raro privilegio di ascoltatore dalla voce del capo dei Chiricahuas Tsokanende il ricordo delle sue gesta giovanili, per terminare col racconto del vile massacro di una cinquantina di apaches. Non solo un racconto che chiunque ascolterebbe con il massimo desiderio, ma soprattutto il pretesto (anche se, forse, può essere ritenuto tale fino ad un certo punto) che, verosimilmente sin dal prossimo albo, condurrà Tex in una nuova avventura all'insegna dell'azione e della lotta ad un'ingiustizia, in primissima persona. Come sempre rimarchevole la capacità di Boselli di mescolare sapientemente le gesta immaginifiche del Nostro con fatti che affondano nella Storia con la S maiuscola, in questa circostanza illustrati da un De Angelis in grande spolvero, il cui tratto pulito ma al contempo estremamente evocativo ben si presta ad una storia del genere.
  11. juanraza85

    [745/747] Vancouver

    Carson affascinante? Stagionato com'è? Preferisco Tex. Carson ha dalla sua il fascino dell'uomo maturo. O, se vuoi, "particolarmente maturo", se posto a paragone con il meno anziano Tex .
  12. A mesi dall'uscita e dalla conclusione, ho deciso di reimmergermi nelle atmosfere gotiche ed esoteriche di questa prima parte del ritorno di Mefisto. Bravissimo Boselli, che ci ha riportato un Mefisto "relativamente rinsavito" rispetto al suo ritorno in vita di diversi anni addietro (è sempre il solito folle, ma ha evidentemente ritrovato lucidità e relativo metodo nel suo agire), ed altrettanto saggia si è rivelata la sua decisione di affidare i disegni di questa storia ai fratelli Cestaro, che sono riusciti a rendere impeccabilmente le atmosfere ed il contesto in cui "il fu" Steve Dickart tesse le sue folli trame criminose. Di primissimo acchito, devo ammettere di aver provato non poca sorpresa nel constatare come, rispetto ai trascorsi, in questa circostanza non è Mefisto ad attirare più o meno esplicitamente a sé Tex ed i suoi pards, ma al contrario di come il negromante, trasferitosi a San Francisco sotto l'identità fittizia dello psichiatra Stephen Weyland, apprenda in maniera assolutamente casuale della presenza in città dei suoi acerrimi nemici; e questo aspetto, analizzandolo un po' più a freddo, oltre a rappresentare un evidente segno di rottura rispetto al passato credo possa essere considerato una delle chiavi dell' ottima riuscita della storia e, in senso più stretto, della perfetta resa del Mefisto "boselliano": non più, dunque, un individuo condotto nell'abisso della follia dalle forze oscure che evoca e bazzica ormai da una quarantina d'anni, frustrato dalle ripetute sconfitte subìte ad opera di Tex e, quindi, perennemente ansioso di ottenere la propria vendetta, tanto da finire vittima di un circolo vizioso da egli stesso creato ed alimentato (sconfitta, propositi di vendetta, affinamento delle arti magiche, nuova sconfitta, e si riparte da capo), bensì un criminale ormai non più del tutto umano, ma piuttosto ormai un tutt'uno con le forze oscure, che ha acquisito una tale lucidità da anteporre i propri progetti criminali al proprio desiderio di vendetta, comunque tutt'altro che sopita. Non a caso, del resto, non appena viene a sapere della presenza a Frisco dei quattro pards, Mefisto non si lascia sfuggire l'occasione di regolare i conti con le proprie nemesi e non lascia nulla di intentato pur di riuscire nell'intento, senza però per questo porre in stand-by - a prova suprema della "maturità" raggiunta dal personaggio - la sua "grande opera" criminosa, consistente in rapine efferate e, al contempo, nell'internamento più o meno coatto di facoltosi individui presso il manicomio del quale esercita il ruolo di direttore dietro il nome di Stephen Weyland. Piccolo particolare non irrilevante, per portare avanti la propria opera il dottor Weyland si avvale della collaborazione di alcuni dei suoi pazienti, assassini e/o psicopatici della peggior risma (tutti caratterizzati ad hoc da Boselli) che ha chiesto ed ottenuto di poter sottoporre a cure psichiatriche, oltre che della perfida infermiera Ruth Wilson. Come non bastasse, parallelamente Mefisto si adopera per ridestare nell'abisso di follia in cui è precipitato il figlio Yama, mai ripresosi dal suo ultimo scontro con Tex. Un quadro quanto mai contorto ma tutt'altro che confuso, che ci mostra un Mefisto palesemente più pericoloso rispetto al passato, inevitabilmente molto più ostico da affrontare per Tex e compagni, i quali rischiano la sanità mentale e la vita come forse mai prima, finendo prigionieri presso il Black Mountain Asylum, ma venendone fuori con la consueta determinazione, un pizzico di buona sorte e grazie anche al supporto fornito dagli amici di Frisco, da Tom Devlin (che più di tutti rischia di perdere il senno) ai frequentatori della palestra Hercules. Fermo restando che tutta la storia, dalla prima all'ultima pagina, merita scroscianti applausi, la parte migliore in assoluto è a mio giudizio rappresentata dall'epilogo presso il Black Mountain Asylum, dai ritmi ben cadenzati e dunque non affrettato, in cui tutti gli equilibri vengono meno: Yama riacquista - o, almeno, sembra riacquistare - un minimo di padronanza di sé (salvo dimostrarsi ancora una volta non all'altezza del padre, e venendo quindi messo ancora una volta alla berlina da Tex), la polizia con Kit e Tiger fa irruzione nel manicomio e si scontra con la masnada agli ordini di Mefisto, Tex e Carson riescono a liberarsi dalla prigionia ed a liberare Tom Devlin dal diabolico influsso di Mefisto, senza però evitare che questi all'ultimo riesca ad eclissarsi, in compagnia del redivivo Yama, dell'infermiera Wilson e di un pugno di altri fedelissimi. Una vittoria di Pirro, forse, quella conseguita da Tex e compagni in questa circostanza, in linea di principio non facilissima da accettare ma estremamente funzionale in termini narrativi.
  13. juanraza85

    [745/747] Vancouver

    Povera Lena Parker: costretta da sola a crescere la figlia e pure "cornuta" Che anche la bella Angela sia attratta dal sempre affascinante Carson credo sia evidente, così come mi sembra evidente che sinora si stia trattenendo anche perché fresca vedova. Ma io non escluderei che tra i due possa effettivamente succedere qualcosa di concreto, ne sarei felice e non ci troverei alcunché di male. Quanto a Lena Parker, credo sia abbastanza "donna di mondo" per non credere di essere la sola privilegiata ad essere stata sedotta da Carson (del resto, la prova lampante di ciò l'abbiamo avuta nel Color Tex autunnale 2019 ).
  14. juanraza85

    [128/129] Silver Star

    Storia piuttosto scialba, almeno del mio punto di vista. GLB imbastisce la sceneggiatura intorno ad un meraviglioso e semileggendario stallone nero con una stella biancastra sulla fronte - da cui, appunto, il nome di Silver Star - che si aggira nei territori navajos, finito nelle mire di Frank Bishop, mercante ambizioso e senza scrupoli. Di fatto, se si escludono la "visita di cortesia" - leggasi sonoro sbatacchiamento ed annesso incendio del locale - che Tex, Carson e Tiger riservano a Bishop (dopo che costui, in principio della vicenda, si illude di potersi impossessare di Silver Star semplicemente mandando il Ranger sulla falsa pista di un traffico di whisky) e l'epilogo, allorquando i tre pards ed i navajos affrontano ed eliminano Bishop ed i suoi, Tex e company altro non fanno che correre dietro agli avversari di turno, talmente inconsistenti e superficiali da morire in un fiume - il rinnegato apache Shayas ed i suoi compari messicani - o infilarsi in trappola da soli (Bishop e la banda di tagliato le assoldata per uccidere Tex). Proprio Bishop rappresenta, a mio parere, la più grossa delusione della storia, probabilmente per effetto di una caratterizzazione non curata al meglio da GLB: non solo non impara alcunché dalla ripassata di Tex, ma si ostina ciecamente nel voler far suo Silver Star al punto da tentare di convincere i suoi uomini a catturarlo nonostante l'assedio dei navajos ed infine, convinto di non poter realizzare il suo progetto, di provare ad uccidere lo stallone poiché nessun altro possa impadronirsene in futuro. Ovviamente fallisce nel tentativo per l'intervento di Tex, ed a mo' di contrappasso dantesco perisce proprio per effetto di una zoccolata del cavallo (che poi fugge maestoso alla testa del suo branco, in quella che è l'unica scena degna di menzione dell'intera storia). Di buona fattura anche i disegni di Erio Nicolò, comunque abbastanza funzionali ad una trama di tale tenore.
  15. juanraza85

    [745/747] Vancouver

    Ho appreso con grande piacere che questa storia poggia il proprio contesto sulla Storia con la S maiuscola. Non solo l'incendio che, il 13 giugno 1886, effettivamente distrusse Vancouver, ma anche e soprattutto per via del fatto che la CPR ebbe un ruolo molto importante nella nascita e nello sviluppo della città. Complimenti a Ruju ed a tutto lo staff, è sempre un'ottima cosa vedere Tex confrontarsi con la Storia.
  16. juanraza85

    [Speciale Tex Willer N.5] Rancheras

    Io l'ho trovata simpatica, per quanto forse un po' inusuale per una storia di Tex, e magari più adatta per un fumetto dal tono più "leggero". Certo, su quel che poi potrebbe avvenire - Il cosiddetto "non narrato, ma sottinteso" - possono fioccare diverse congetture . Ma non aggiungo altro, chi vuole intendere intenda .
  17. juanraza85

    [745/747] Vancouver

    Anche io ho riscontrato una netta salita di livello della storia nel secondo albo, contraddistinto da ritmi ben più incalzanti rispetto al primo, perlopiù introduttivo ed esplicativo del contesto in cui Tex ed i pards si stavano apprestando ad entrare in azione. Intrigante e promettente il gran cattivone di turno, Wes "Artiglio d'orso" Kircher: la caratterizzazione del rude trapper non lascia presagire particolari sfumature psicologiche, ma comunque lo presenta come un avversario che sembra poter essere un osso duro. Allo stesso modo, mi ha colpito positivamente l'evoluzione che Ruju sta riservando al buon John Stewart, rimarcandone l'integrità ma al contempo evidenziandone i punti deboli.
  18. juanraza85

    [403/404] Bande Rivali

    Al contrario, l'avrebbe valorizzata ancora di più.
  19. juanraza85

    [Speciale Tex Willer N.5] Rancheras

    Storia appena letta, dal mio punto di vista gradevole anche se la trama si sviluppa in maniera abbastanza prevedibile. Caratteristica, questa, già riscontrata in molte delle sceneggiature di Ruju, cui comunque personalmente riconosco il merito di aver tutto sommato ben caratterizzato le due affascinanti rancheras che danno il titolo all'albo e gli altri personaggi di contorno, in particolare i due rispettivi soprastanti, tutti col giusto equilibrio coprotagonisti nella classica vicenda in cui le cose non stanno come appaiono (a tal riguardo, e per ricollegarmi con quanto affermato a proposito di prevedibilità riscontrata nella sceneggiatura, già alla seconda comparsata di uno dei due soprastanti avevo intuito quale potesse essere il suo ruolo nell'intricata vicenda). Sono inoltre rimasto molto positivamente impressionato dai disegni di Giardo, che mi sono sembrati rimandare un po' allo stile di un certo Piccinelli.
  20. juanraza85

    [Speciale Tex Willer N.5] Rancheras

    La trama della storia, di per sé improntata ad un grande cliché come la guerra tra due ranches rivali, ha per l'appunto il suo unico elemento di originalità nel fatto che le rivali siano due donne. Si evince, dunque, come a differenza degli Speciali che lo hanno preceduto questo non si presenti particolarmente come tale. Ciò, comunque, non implica a prescindere che la storia non possa risultare godibile. Potrebbe anzi risultare curioso vedere Tex alle prese con due donne dotate di un certo caratterino (o, almeno, queste sembrano essere le premesse), e magari - perché no ? - costretto a doversi barcamenare tra le attenzioni delle due. Anche i disegni di Giardo, a prima vista, sembrano di buon livello, per cui la curiosità di leggere e valutare questa storia comunque c'è.
  21. juanraza85

    [Color Tex N. 22] Yavapai e altre Storie

    Nel complesso, anche io ho apprezzato le storie di questo Color, ad ennesima conferma - per quanto mi riguarda - di come questo formato sia molto migliore di quello estivo destinato ad un'unica storia. Mi è particolarmente piaciuta Yavapai, la prova in quadrupla veste (soggettista, sceneggiatore, disegnatore e colorista) di Majo, in grado di regalarci una storia molto classica ma pressoché inappuntabile, in cui Tex - nell'occasione affiancato dal solo Tiger - sfodera il suo repertorio di paladino della giustizia riuscendo ad evitare uno spargimento di sangue minacciato dell'errore e dall'ostinazione di un ufficiale ottuso (per fortuna, va riconosciuto, fino ad un certo punto). Ho parimenti apprezzato le sfumature dei personaggi di Johnny il mezzosangue, di Boselli e Gomez, ove un Tex solitario contribuisce ad evitare l'ennesima ingiustizia, nonché Il professionista di Burattini e Volante, in cui Tex - se si eccettua il classico sbatacchiamento del prepotente di turno - Ci viene mostrato nell'inconsueta veste di esca, a beneficio di Tom Devlin. Un gradino sotto, seppur nient'affatto disprezzabili, Falsa accusa di Nizzi e Gualandris e Il sicario di Zamberletti e Barison, entrambe piuttosto classiche ma ambedue contraddistinte, dal mio punto di vista, da trame che si dipanano in maniera un filino troppo prevedibile.
  22. juanraza85

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Un'altra storia che promette di lasciare il segno non solo nella serie, ma anche più in generale nella saga di Tex. Non credo ci si possa attendere nulla di diverso, del resto, da una storia con coprotagonista Cochise, fratello di sangue del Nostro, che andrà inoltre ad intrecciarsi con eventi storici effettivamente avvenuti. Ripongo estrema fiducia in Boselli, confidando di non rimanere deluso, e non posso che esprimere un grande plauso per la decisione di affidarne i disegni a una garanzia come Roberto De Angelis. Unico neo, anche a mio giudizio, il logo celebrativo del traguardo dei 50 numeri, piuttosto inutile ed insensato (comprendo benissimo celebrare i numeri centenari, ma rimarcare il 50esimo mi sembra soverchio), del tutto fuori luogo in una copertina così bella ed evocativa.
  23. juanraza85

    [220/223] Sasquatch

    Una delle migliori storie realizzate da Nolitta, secondo me. Il Tex che vediamo all'opera lungo le pagine di questa insolita avventura è il solito Tex nolittiano, meno impeccabile della versione classica, maggiormente incline agli errori ma appunto per questo forse dotato di un piglio un po' più "umano". A rendere questa storia particolarmente insolita provvede, non occorre precisarlo, la presenza del sasquatch, essere leggendario che vive nelle foreste dell'Oregon e dotato di incredibili e misteriosi poteri, tali da far sì che i Klamaths lo venerino e lo considerino sacro, e siano disposti a tutto pur di proteggere e mantenere il segreto della sua esistenza. Segreto che, invece, intendono a tutti i costi rivelare al mondo Brockman e Sears, ricercatori presso un'università dell'Est, e per riuscire nel loro intento architettano la cattura dell'essere, innescando in tal modo una sequela di eventi tragici che rischiano di essere fatali a Tex e Tiger. La nolittianità nella caratterizzazione di Tex e del fido pard navajo risiede principalmente nel fatto che essi non annusino in alcuna maniera puzza di trappola quando i carovanieri che li avevano accompagnati in Oregon propongono loro di partecipare ad una battuta di caccia, mentre la successiva cattura dei due ad opera dei fanatici Klamaths guidati dallo stregone Kaasda non ne è altro che la logica conseguenza. Conseguenza che rischia di divenire anche tragica, non fosse per il sasquatch che, verosimilmente per via telepatica, blocca la mano di Kaasda nel momento in cui quest'ultimo si accinge a vibrare una coltellata al cuore di Tex, evidentemente poiché sa bene che il Nostro e Tiger (oltre al professor Crosby) sono uomini giusti, incolpevoli del tentativo di catturarlo ordito da Brockman e Sears (che, invece, muoiono appunto per mano dello stregone). Una delle rarissime occasioni, se non l'unica, in cui Tex viene salvato da qualcun altro senza che egli possa avere una qualche parte attiva, ma la presenza di un comprimario d'eccezione come il sasquatch lo concede appieno. Molto azzeccata, a mio parere, anche la scelta di affidare i disegni ad Erio Nicolò, il cui tratto dalle rimembranze vagamente malinconiche ben si sposa secondo me con una vicenda del genere.
  24. Fresco di lettura del terzo ed ultimo albo della storia, non posso che darne un giudizio globalmente più che positivo, anche in considerazione del fatto che essa si è ritrovata incastonata tra la precedente avventura con un pezzo da novanta della serie come Juan Cortina e la prossima, che avrà per coprotagonista un altro pezzo da novanta come Cochise, fratello di sangue di Tex. La storia in sé, pur nella sua classicità, ci ha regalato il solito giovane Tex, sempre pronto a gettarsi a capofitto nei guai pur di contrastare un'ingiustizia, senza premurarsi di valutare le conseguenze. Rauch ha inoltre avuto la bravura di riuscire a valorizzare le sfaccettature caratteriali di alcuni dei principali personaggi con cui Tex si trova a vario titolo ad avere a che fare: si va da Lagrange, contrabbandiere a suo modo dotato di un codice morale, all'ottuso e vendicativo rancher Lorimer, ma soprattutto - per quanto mi riguarda - al suo soprastante Ballard, capace di dimostrare nel suggestivo finale di essere un uomo d'onore. Ribadisco, inoltre, il mio apprezzamento per i disegni di Atzori, poiché li ho trovati straordinariamente simili a quelli del primo Ticci.
  25. juanraza85

    [745/747] Vancouver

    Personalmente, la trovata - molto classica - del cavaliere senza macchia e senza paura (in questo caso Carson, e Tex e gli altri pards con lui) che corre in soccorso della dama richiedente aiuto non ha predisposto da parte mia particolare attesa o curiosità per questa storia, che dopo la lettura ho comunque trovato gradevole e ben sceneggiata da Ruju. Primo albo più che altro introduttivo che, tolte un paio di scazzottate affrontate dai Nostri con la consueta nonchalance, sembra dunque procrastinare l'azione più pura alle prossime uscite. Apprezzabili come sempre anche i disegni di Mastantuono, per quanto a mio giudizio il suo stile da western "duro, sporco e cattivo" non si addice particolarmente a storie di stampo cittadino.
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