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TWF - Tex Willer Forum

Pedro Galindez

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Tutto il contenuto pubblicato da Pedro Galindez

  1. Ecco la copertina del volume 163 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "Il villaggio fantasma"; conterr? le ultime pagine de "Il messaggio cifrato" ( nn. 405 - 406 ) e gran parte de "Il passato di Carson" ( nn. 407 - 409; prima storia del solo Boselli a essere pubblicata nella collana ). Titolo e copertina di Claudio Villa si riferiscono alla seconda vicenda. ? Sergio Bonelli Editore P. S.: dato che, come detto giustamente da AtTheRocks, l'immagine del sito SBE è sgranata ne aggiungo una, proveniente dallo stesso sito che è più piccola ma meglio definita: ? Sergio Bonelli Editore
  2. Le somiglianze tra Tex e Batman raccolte dal Colonnello sono IMHO abbastanza impressionanti e più ancora lo sarebbero se Tex avesse mantenuto la fisionomia che aveva nei primissimi numeri: quella del giustiziere - fuorilegge, messosi nell'illegalit? per vendicare la morte del fratello e spietato persecutore dei malvagi ( nel n. 1 Tex ammazza Don Felipe quando questi gli si è arreso; il trattamento che infligge a Steve Dickart nel n. 3 è veramente feroce e va molto al di l' di quanto costui e sua sorella gli avevano fatto ). Tuttavia, per gran parte della saga ( a partire almeno dall'ultima parte del primo centinaio ) Tex, a parte poche eccezioni ( "Il giuramento", ad esempio ) si mostra infinitamente più "solare" e meno tormentato rispetto all'uomo - pipistrello. Quanto agli aiutanti e agli amici che affiancano i due eroi, la stretta affinit? tra Robin e Kit Willer mi pare abbastanza evidente, dato che entrambi si rifannno al tipo del giovane eroe valoroso, ma spesso ingenuo, inesperto e impulsivo, molto frequente non solo nei fumetti, ma anche nella letteratura romanzesca ( basti pensare al Raoul de Bragelonne del ciclo dei Tre Moschettieri, o al Dick Sand di "Un capitano di quindici anni" di Verne o al Richard Sheldon de "La Freccia Nera" di Stevenson ). Meno stretta mi pare, sulla base dei pochi dati a mia disposizione, la somiglianza tra Tiger e il maggiordomo di Bruce Wayne perchè, malgrado l'innegabile posizione di inferiorit? del pard indiano rispetto a Tex nella società bianca, Tiger è per Tex un amico, non un fedele e fidato servo. Ancor meno stretta mi pare la somiglianza tra Carson e James Gordon: a giudicare dalla descrizione del Colonnello, quest'ultimo può essere apparentato più che altro a Tom Devlin, Nat Mac Kennet o al generale Davis, tutti importanti amici del nostro ranger, ma estranei alla sua cerchia più intima.
  3. Ho anch'io letto l'albo n. 593. Come è buona tradizione di tutti i "primi albi" delle storie plurialbo texiane, anche questo ha un carattere introduttivo; dato poi che si tratta di un giallo, cominciano ad affiorare i pezzi di un puzzle che verr? completato soltanto col n. 595, anche se è chiaro che qualche amico o estimatore di Wild Bill Hickok vuole sterminare complici e mandanti del suo assassinio. L'azione non manca e le premesse paiono buone, anche se un'idea del livello della vicenda potremo farcela - credo - solo alla fine. Per quanto riguarda invece i disegni, ho trovato il tratto di Font alquanto più palatabile per i miei gusti rispetto alla media delle sue prove, almeno per la più parte dei personaggi; anche Tex e Kit Willer mi paiono un pochino più gradevoli di come li propone di consueto il disegnatore catalano, mentre il suo Carson mi piace poco come di consueto.
  4. Ho letto il post di Carlo Monni, ma, nonostante la sua autorevolezza e competenza texiana, sulla base di quanto ho letto ( storie, recensioni Ubc e post nei diversi Forum ) mi riesce assai difficile condividere buona parte dei contenuti. A mio avviso, anche oltre il n. 500, non sono mancate sceneggiature nizziane di livello discreto o buono ( tali sono, IMHO, tanto per fare un elenco incompleto, "Il mercante francese", "Kiowas", "Athabaska Lake", "Puerta del diablo", "Il villaggio assediato" "Dieci anni dopo" e soprattutto "Lo squadrone infernale" ), cosa tuttavia che sarebbe probabilmente sfuggita a un lettore che le avesse conosciute soltanto attraverso Ubc ( tanto per citare qualche titolo delle recensioni Ubc dedicate a queste storie: "Il mercante di noia" [ "Il mercante francese" - Loi ], "Tordo della Notte [ Tex ] in versione stragista" [ "Il villaggio assediato" - Congedo ], "La noia, il buffone e la lumaca" [ "Lo squadrone infernale" - Feltrin ] ); non mi pare che lo staff texiano di Ubc negli anni Novanta ( Traversa, Migliori, Zucchi, Bigi ecc. ) ironizzasse così pesantemente nei confronti di Nizzi ( o di qualunque altro autore ). Certo, vi sono state eccezioni ( la recensione di Loi nei confronti de "La rivolta dei Cheyennes", pur dura, ha avuto toni molto più pacati ) ma il trend è stato questo. E' vero pure, come dice Carlo Monni, che in un paio di casi ( "Omicidio in Bourbon Street", "Lo sceriffo indiano" ) Ubc si è mostrata molto ( anche IMHO troppo ) severa nei confronti di altri autori texiani; tuttavia V. Oliva ( autore di queste due recensioni ) ha comunque tenuto a puntualizzare nella prima di esse, che" a paragone delle perle di Claudio Nizzi non c'è appunto paragone"; come si vede, "Il degno erede" serve anche da scudo per gli altri sceneggiatori texiani pur laddove si obietti loro parecchio ). Quanto ai cosiddetti "snaturamenti" delle caratteristiche dei pards, ho già detto la mia in precedenti post di questa stessa discussione e non credo di dovermi ripetere. Hasta luego, amigos!
  5. Davvero incensurabile, Virgin° E allora come è che "La congiura" ( nn. 354 - 357 ) è stata definita da un'altro utente storico di TWO nonchè recensore di Ubc ( G. Loi ) "una più che decorosa continuazione di "San Francisco", rovinata dallo "snaturamento" del personaggio di Capitan Barbanera? Come mai sempre Loi ha affermato, quando la serie era giunta appena al numero 440 che le sceneggiature nizziane erano "piatte, diluite e prive di nerbo" ( ne ho accenato qui ), parlando non già di "Mefisto", "I fratelli Donegan", "Fratello bianco" o "Moctezuma", ma de "L'uomo con la frusta", "Furia rossa", "La Tigre Nera" e "L'uomo senza passato"? Come mai T. Sega, come ho detto nel precedente post, prima afferma che Tex si comporta da ingenuo centinaia di volte nelle storie di GLB, poi sostiene che la difficolt? dell'eroe "ogni tanto" ci sta? Dev'essermi sfuggito un passaggio logico: quando qualcosa capita "centinaia di volte" non capita "ogni tanto" e comunque rimaniamo sempre nell'ordine di grandezza delle "innumerevoli" piccionate commesse dal Tex di Nizzi. IMHO, il problema vi è se Tex & Co. si comportano da "perfetti imbecilli" ( sempre per citare l'intervento di Sega ): se ciò capita il valore della sceneggiatura viene seriamente limitato si tratti de "Il totem misterioso", "Il segno di Cruzado", "I sette assassini" ( dove un giovane banditello - Bronco Lane - prima sfugge senza colpo ferire a tutti e quattro i pards, poi, bench? a piedi e ferito, li salva dal finire arrosto ), "Mefisto", "Moctezuma" o "Lungo i sentieri del West" ( dove Tex viene salvato da una matura signora - come capita in "Moctezuma" - non una, ma due volte e la seconda quando sta per perdere un duello indiano, cosa che mai gli è capitata; non mi pare si tratti di una menda da poco, pur se la storia per il resto non manca di lati gradevoli; tuttavia per la recensione di Ubc essa è "epica" ). Non mi pare insomma una questione di "lupi cattivi", come dice Tahazy; quando da un determinato autore ci si aspetta sempre il peggio, è difficile non trovarlo ( specie se ci si dedica alla ricerca con impegno e acribia ); diviene persino difficile accorgersi che il metro usato nei suoi confronti è molto più rigido e severo di quello che si adotterebbe con chiunque altro.
  6. Come tutti sappiamo ( e come si è anche detto in questo topic e altrove ) l'aspetto negativo più frequentemente rinfacciato alle storie di Nizzi è il fatto che Tex commetta ( o sembri commettere ) errori o "piccionate" che lo sviliscono come personaggio. A questo è facile rispondere ( come ho fatto anch'io ) che ciò capita anche in vicende scritte da qualunque altro sceneggiatore si sia occupato del nostro eroe, non escluso GLB. Almeno per una certa parte della critica texiana, però, nemmeno ammettere ciò può evitare il pollice verso allo sceneggiatore modenese. Tale conclusione mi sembra suffragata da alcuni post apparsi qualche giorno fa su TWO. L'argomento della discussione, ironia della sorte, non era nemmeno una storia nizziana ma "La valle infuocata" di Nolitta - Fusco: un utente non aveva mancato di rilevare l'ingenuità di cui Tex d' prova nella scena con l'agente indiano degli Shoshones ( sul nostro forum ne ha parlato Wasted nella discussione ralativa alla storia in questione [ nn. 254 - 256 della serie regolare ] e soprattutto nel topic relativo alle "figure da piccione" fatte da Tex nel corso della sua storia editoriale [ cliccare qui per leggere ]). A tale intervento ha risposto T. Sega, un utente storico di quel forum, nonchè ultimo acquisto del team texiano di Ubc, cose che conferiscono ambedue un particolare rilievo alla sua opinione..... ed è stato lui a tirare in ballo Nizzi . Ha infatti scritto . Sembra di capire dunque, che, nonostante le figure barbine non siano più frequenti in Nizzi che negli altri sceneggiatori ( qui si cita nientemeno che GLB.... e addirittura per difendere Nolitta che finora era buon secondo come sceneggiatore texiano più criticato ) la "piccionata by Nizzi" sia di qualità unica e inconfrontabile alle altre ( proprio come il prosciutto di Parma, la mortadella di Bologna e la pizza margherita napoletana ) perchè è stato stabilito ( sulla base di chissà quali criteri ) che Nizzi abbia quasi sempre voluto per principio far passare Tex da stupido. IMHO è anche non meno sorprendente che divertente sentire uno staffer di Ubc affermare "basta con 'sta storia delle figuracce... ", dopo essersi sorbiti innumerevoli recensioni di storie nizziane di tale sito il cui filo conduttore era la caccia all'errore dello sceneggiatore modenese. Certo l'approccio del lettore a una vicenda fumettistica è sempre soggettivo, ma mi pare difficile negare, dopo aver letto questo post, che la più parte delle critiche rivolte a Nizzi negli ultimi 10 anni siano notevolmente aprioristiche.
  7. Quanto detto da Ymalpas è verissimo; si può comunque rilevare che generalmente l'horror ed il paranormale, pur se distinti dall'esotismo un po' fantasy di tante vicende degli esordi e del periodo di mezzo della storia editoriale di Tex, hanno diritto di cittadinanza solo se legati a determinati personaggi cardine della saga ( Mefisto, Yama, El Morisco ) o a tematiche western o comunque tipiche dell'ambiente Usa ( la magia tradizionale indiana o il vodoo ) oppure alla psicologia di alcuni protagonisti della singola vicenda ( i fratelli La Rochelle di "Nelle paludi della Louisiana", in cui peraltro vi è anche lo sfruttamento della magia "esotica" africana ). Questa tesi mi pare corroborata dal fatto che, quando Boselli ha inserito tematiche esoteriche in "Omicidio in Bourbon Street", ha prestato il fianco all'accusa di "dampyrizzare" ( se così si può dire ) il nostro ranger.
  8. A mio parere, per quanto riguarda questo tipo di vicende, i problemi sono piuttosto complessi. In primo luogo GLB ha tirato fuori dal suo cilindro di narratore quasi ogni soluzione immaginabile e anche le poche che gli sono sfuggite hanno già attirato l'attenzione di Nolitta, Nizzi e Boselli. Sulle pagine di "Tex" abbiamo potuto ammirare extraterrestri, mutanti, cavernicoli, conquistadores, russi zaristi, thugs, schiavi neri e coolies cinesi naufragati sulle coste americane, aztechi, maya, tuareg, vichinghi e antichi egizi; direi che all'elenco manchino soltanto gli assiro - babilonesi, i greci antichi e i romani . In secondo luogo, mano a mano che "Tex" si è allontanato dai suoi esordi è diventanto un fumetto sempre più attento ed aderente alla realta storica western, alla quale fa riferimento; la cosa, oltre a comprimere lo spazio cronologico in cui il nostro ranger agisce ( è difficile attualmente trovare una storia che non sia ambientata negli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo ), ha forzatamente limitato anche la propensione degli sceneggiatori a inventare vicende "strane" di questo genere ( molto più ammissibili in Zagor, in cui il protagonista è al tempo stesso un supereroe ed un abitante della "Vecchia Frontiera" e a maggior ragione in fumetti marcatemente connotati in senso paranormale come Dylan Dog e Dampyr o fantascientifico). Di conseguenza IMHO occorrerebbe davvero un grandissimo sforzo di inventiva e di abilità narrativa per leggere di nuovo vicende del genere in "Tex"
  9. Ecco la copertina del volume 162 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola con il titolo "Una vita in gioco"; comprender? la seconda parte di "Bande rivali" ( nn. 403 - 405) e l'inizio de "Il messaggio cifrato" ( nn. 405 - 406 ) ? Sergio Bonelli Editore
  10. Da quanto è stato detto da taluni in TWO, sembra di capire che Della Monica non sia stato mantenuto nella scuderia dei disegnatori texiani proprio perchè, come ho detto in un precedente post, considerato un imitatore troppo pedissequo di Ticci; fosse vero, dovremmo dire che era passata molta acqua sotto i ponti da quando si chiedeva espressamente ai disegnatori che affiancavano Galep di imitarlo il più possibile ( e si faceva intervenire Galep per rifare le teste di Tex disegnate da Muzzi ) . Non si può tuttavia escludere che il disegnatore salernitano abbia autonomamente deciso di lasciare la SBE ( un po' come ha fatto, più di recente, Mario Milano dopo "Il villaggio assediato" ) e che, una volta ritornatovi, sia stato dirottato su Zagor perchè lo staff grafico di quella testata era più sguarnito rispetto a quello texiano ( e magari perchè l' il "ticcismo" poteva apparire meno pedissequo ).
  11. Altre battute memorabili di questa storia. Nel n. 380 Tex e Carson, giunti all'ufficio postale di Douglas per telegrafare al generale Davis, scoprono di avere una taglia sulla testa e si ritrovano assediati da una improvvisata "posse", formata da cittadini ansiosi di intascare i 5.000 dollari promessi; nel frattempo giunge lo sceriffo. Carson: "Ehi! E' arrivata la legge!" Tex: Non farti illusioni, vecchio mio, a questo punto l'unica legge riconosciuta è quella delle Colt e dei Winchester! Sempre nel n. 380; Pedro Galindez osserva al coperto i rurales che, dopo aver sterminato i suoi bandidos con il determinante appoggio di Tex e Carson, ne raccolgono i cadaveri: Galindez: "Muy bien!... A quanto sembra i miei ex companeros hanno già ricevuto la loro razione di metallo.... ma purtroppo per quei pobrecitos era piombo anzich? oro! Sempre a proposito di Galindez, Mauro Traversa, nella voce che l'Enciclopedia del fumetto di Ubc gli ha dedicato ( cliccare qui per leggerla ), si è chiesto se il desperado volesse o meno spartire il bottino con il capitano Baker. In realtà, almeno a mio parere, non vi può essere alcun dubbio in proposito: se Galindez, nonostante sia ben conosciuto da donna Ramona, la proprietaria della bisca - locanda di Nasco in cui ha dato appuntamento a Baker, decide di entrare nella stanza del suo complice dalla finestra è perchè vuole liquidarlo senza che nessuno possa ricollegare la cosa a lui, in perfetta coerenza con la sua forma mentis di perfetto traditore, pronto ad abbandonare qualunque causa e qualunque complice o companero in nome del proprio interesse personale. Se ne "L'uomo con la frusta" la cosa lo rendeva alquanto vulnerabile perchè quasi privo di carisma ( Tex non faceva nessuna fatica a portare dalla propria parte i guerrilleros della sua banda esibendo le prove del suo doppio gioco ), qui lo rende un obiettivo molto elusivo per Tex e Carson.
  12. Alcune tavole relative ai numeri 593 e 594 anticipate dal numero di marzo - aprile del giornale della SBE: ? Sergio Bonelli Editore
  13. In effetti, come dice Carson00, il finale di questa storia è davvero crudo per l'epoca in cui è stato scritto ( con ferite e sofferenze dei vilains principali bene in evidenza, anche se i particolari più truci sono stati comunque evitati ), tanto crudo che lo stesso GLB, riprendendo questo modulo narrativo in "Tucson", sent? il bisogno di edulcorarlo ulteriormente, glissando su quasi tutte le torture inflitte dagli Apaches. In ogni modo, però, almeno IMHO, vi è una differenza essenziale rispetto alle atmosfere di "Massacro" ( o, se si vuole generalizzare, del Tex dei primi numeri ): non è il ranger a farsi esecutore di una giustizia cosi atroce, che è invece il frutto della sorte; non vi è dubbio, del resto, almeno a mio parere, che se i pards fossero giunti in tempo, avrebbero cercato di salvare i due gaglioffi suppliziati ( salvo affidarli al boia a pericolo scampato ); d'altronde, perfino nel lontanissimo n. 19, Tex & Co. non avevano mancato di mostrare pietà per la sorte di una canaglia niente affatto inferiore a quelle della presente avventura come Lupo Bianco, torturato a morte dai suoi ex amici Pawnee, giungendo ad affermare che una morte simile gli avrebbe fatto espiare tutte le sue colpe.
  14. Pedro Galindez

    E Il Pane?

    IMHO è possibile che il pane fosse visto come un cibo fin troppo "ovvio" e "scontato", oltrech? non particolarmente connotato in senso western ( in contrapposizione con le famose "bistecche alte tre dita e contornate di croccanti patatine" ) e/o esotico ( come le tortillas messicane o i cibi cinesi o quelli tipici dei francesi della Louisiana, come il gumbo su cui si è soffermato per un attimo Boselli in "Omicidio in Bourbon Street" ). Sono però del parere che, se ci mettessimo a dare attenti sguardi a quanto viene imbandito in tavola a Tex e ai pards troveremmo anche il pane.
  15. Questa è la copertina del volume 161 della "Collezione Storica a colori" in edicola da domani con il titolo "L'antico guerriero": comprender? gran parte de "L'oro di Klaatu" ( nn. 401 - 403 ), nonchè l'inizio di "Bande Rivali" ( nn. 403 - 405 ). Titolo e copertina di Claudio Villa fanno riferimento alla prima vicenda. ? Sergio Bonelli Editore
  16. Pedro Galindez

    Scoprire Il Colpevole....

    A mio avviso tutte e tre le soluzioni possono almeno teoricamente essere ben gestite e dare luogo ad una vicenda soddisfacente sotto il profilo narrativo; la prima di esse, però, non è affatto priva di rischi se il colpevole appartiene al genere "machiavellico intrigante", dato che esiste il rischio che il lettore inizi a pensare che Tex & Co. vengano menati per il naso in maniera fin troppo semplice. La seconda alternativa, invece, è IMHO più facile da teorizzare che da attuare, a meno che il "cattivo" non venga tenuto nella penombra fino alla fine ( cfr. "In nome della legge" ). In definitiva ritengo che la soluzione più gestibile sia la terza e perciò la voto.
  17. Pedro Galindez

    L'italianit? Di Tex

    IMHO il problema maggiore per quanto riguarda i rapporti con l'Italia di Tex & Co. è che - come del resto hanno sostenuto vari critici fumettistici - il loro comportamento ed il loro eloquio è talmente "italiano" ( le "cene frugali", le battute del tipo "inutile piangere sul latte versato", "gatto scottato dall'acqua calda teme anche quella fredda" ecc. ) che la presenza di qualche personaggio italiano rischiava di essere troppo stridente o assolutamente indistinguibile, per modo di esprimersi, da quella di Tex e dei pards. Di conseguenza GLB ha sempre soprasseduto ( almeno a quanto mi risulta ). Un po' diversamente sono andate le cose in seguito. Che Boselli abbia inserito una comparsa italiana ne "Gli invincibili" non deve stupire, dal momento che lo sceneggiatore milanese ha generalmente cercato di connotare Tex & Co. in senso maggiormente "anglosassone" usando canzoni western, presentando telegrammi e altri brevi scritti redatti in inglese e così via : nulla di più normale che un italiano possa essere presente in una storia con caratteri siffatti senza stonare. Meno innovativo è l'uso fatto da Nizzi ( e ricordato da Don Fabio ) del sergente Martini in "Congiura contro Custer": la presenza di questo trombettiere italiano a Little Big Horn era IMHO nota ad ogni lettore in possesso di un livello medio di conoscenze del mondo western e ben difficilmente Nizzi avrebbe potuto ignorarla in una storia in cui ci sono tanti "cameos" di personaggi realmente vissuti; a mio avviso è semmai più importante che lo sceneggiatore modenese abbia passato sotto silenzio la presenza, molto meno nota, di un altro italiano, il tenente Di Rudio, personaggio più importante di Martini a livello gerarchico e anche sul piano storico ( era approdato negli Usa dopo aver partecipato ai moti italiani del 1848 ed essere stato complice di un attentato contro Napoleone III nel 1858 ), ma che avrebbe introdotto nella vicenda un ammiccamento al lettore italiano troppo palese, insistito e divagante rispetto ad essa. Credo del resto che sarebbe questo il risultato della presenza nella saga texiana di qualche personaggio italiano come protagonista o coprotagonista di una storia, per cui non mi meraviglio affatto che la SBE non abbia mai preso in considerazione un'idea del genere.
  18. Pedro Galindez

    Copertine Inedite...

    Considerando questo disegno semplicemente di per se stesso, non si riesce molto a capire perchè questa copertina sia stata scartata, dal momento che ( almeno IMHO ) la visione di Tex solo in mezzo ad una tempesta di sabbia è molto evocativa e drammatica, oltrech? ben connessa alla vicenda trattata nell'albo. Forse la versione definitiva ( col bandito abbandonato dai complici nella ghost town in procinto di attacare Tex di sorpresa ) è stata ritenuta più ricca di suspence ma mi pare di poter dire comunque che essa lascia trasparire l'appesantimento del tratto del tardo Galep molto più di quella qui postata da Ymalpas.
  19. Ecco la copertina del volume 160 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola con il titolo "L'assedio": comprender? l'ultima parte di "Topeka!" ( nn. 397 - 399 ), "La lettera bruciata" ( n. 399 ), "La voce nella tempesta" ( n. 400 ) e le primissime pagine de "L'oro di Klaatu" ( nn. 401 - 403 ). Titolo e copertina di Villa si ispirano alla prima vicenda. ? Sergio Bonelli Editore
  20. Un paio di curiosità su questa storia. In primo luogo, lo sfondo storico: come ricorda Nizzi stesso in nota nella seconda pagina della vicenda, l'idea di costruire una ferrovia transcontinentale in Canada era stata lanciata l'anno successivo all'annessione al Canada della Columbia Britannica nel 1871 ma, a causa di una serie di intrallazzi che coinvolsero anche esponenti delle sfere governative canadesi, causando anche un pubblico scandalo e un mutamento di governo ( come ne "I predatori del Grande Nord", la ragione alla base di tanti intrighi era il fatto che il governo canadese avesse promesso, senza volere o potere mantenere, che i capitali Usa sarebbero stati tenuti lontano dall'impresa ), i lavori ebbero un inizio stentato nel 1875, mentre solo nel 1881 - 85 la linea venne completata. La storia in questione può essere dunque collocata cronologicamente nel 1872 ( oppure, ma meno verosimilmente, nel 1880 circa, dato che ancora a quell'epoca il governo canadese dovette trattare coi Piedineri per impedire che si irritassero per la costruzione della linea nei loro territori ) . Maggiori particolari si possono trovare nella voce inglese di Wikipedia dedicata alla Canadian Pacific Railway ( cliccare qui per consultarla ) La seconda curiosità riguarda i disegni: nella recente ristampa nella "Collezione Storica a colori" ( vol. 140 p. 88 ), Fusco ha pagato un nuovo tributo alla politically correctness animalista dopo quello della correzione apportata a "Yukon Selvaggio" ( i cani da slitta non più abbandonati da Tex & Co. ). Anche stavolta la correzione ( verosimilmente apportata dalla redazione grafica di "Tex", dato che Fusco si è ormai ritirato ) riguarda i cani da siltta: nella scena dell'attacco al deposito d'armi, dopo che i loro ululati avevano messo in allerta gli scagnozzi di Lou Caudill, Gros - Jean reagiva prendendoli poco cerimoniosamente a calci e suscitando i loro guaiti; nella versione "colorata" si limita a scagliare loro della neve in faccia con un calcio ( e i guaiti spariscono ).
  21. Pedro Galindez

    Kit Willer Gioca A Carte?

    Inizialmente direi proprio di sè, Cheyenne: dato che il giovane Kit Willer era, per dirla con Paglieri, un "adolescente perfettino", non era proprio il caso di mostrarlo al tavolo da gioco ( o, peggio ancora, mano nella mano con qualche "bellezza da saloon" ), pena l'accusa di dare un cattivo esempio ai giovani ( tanto più grave in quanto il giovane Willer era un coetaneo o quasi degli adolescenti che leggevano "Tex ), particolarmente temibile fino al termine degli anni Sessanta ( epoca in cui "Tex" smette di esibire il marchio G[aranzia] M[orale] ). Più avanti, tuttavia, le cose sono cambiate e Kit Willer ha potuto concedersi anche qualche bicchiere di vino o di whisky ( capita, ad esempio, in "Una stella per Tex" ); se invece non ha avuto a che fare con assi di picche e re di quadri, la cosa dipende a mio avviso dal fatto che a carte ci si gioca di solito in due o a coppie e, nelle occasioni in cui Kit avrebbe potuto impegnarsi in un poker, era presente anche Carson, più esperto e smaliziato e perciò preferibile come spalla di Tex anche al gioco.
  22. IMHO, Ray Clemmons è un personaggio in cui il bene e il male si fondono in maniera inestricabile:l'amore e l'amicizia per lui contano moltissimo, come del resto dimostra la sua fine, ma ancor di più contano ( almeno in circostanze ordinarie ) i suoi interessi. Ray Clemmons, che sacrifica la pelle per salvare Donna sua ( molto presunta ) figlia e Kit Willer è la stessa persona che non aveva esitato a imbastire un piano per liquidare il suo grande amico Kit Carson una volta che questi si era avvicinato un po'troppo alla verità sui delitti della banda degli Innocenti, e che aveva ucciso il suo ex complice Johnny Lame nella maniera più sadica e vile. Di conseguenza, malgrado la fine catartica, ritengo si possa comunque ritenerlo un personaggio negativo.
  23. ( Don Fabio Esqueda@ 26 giugno 2009 ore 7:53 ) Non mi pare sia l'unico esempio: se non ricordo male la stessa cosa capita anche in "Uno sporco imbroglio" ( nn. 292 - 293 ), e rientra nella tendenza della tarda produzione bonelliana ad evitare eccessivi spargimenti di sangue. In ogni caso, dato il carattere tutt'altro che privo di umorismo della presente vicenda, la cosa è molto più in carattere in questo caso, mentre in "Uno sporco imbroglio", mi pare finisca soltanto per accentuare la piattezza e la mediocrit? della vicenda.
  24. Ecco la copertina del numero 159 della "Collezione Storica a colori" in edicola da domani con il titolo "I ricattatori": comprender? la parte finale de "Il testimone" ( nn. 395 - 397 ) nonchè, almeno in gran parte, "Topeka!" ( nn. 397 - 399 ). Il titolo e la copertina di Claudio Villa fanno riferimento a quest'ultima vicenda. ? Sergio Bonelli Editore
  25. Per quanto le perplessit? espresse da Don Fabio mi sembrino eccessive, anche per me "Lo sceriffo indiano" è di un livello alquanto superiore a "L'uomo di Baltimora", che pure non manca affatto di pregi. L'idea di base ( Tex a contatto con uno scrittore di viaggi e di avventure, nel quale credo anch'io che Faraci, come forse anche Bruzzo, si sia un po' identificato ) è abbastanza nuova ed inconsueta ( un vago precedente potrebbe essere forse rappresentato dalle due vicende nolittiane in cui compare Timothy O'Sullivan, ma il simpatico fotografo non ha uno spazio e un rilievo paragonabile a quello del lord inglese nella loro economia narrativa ); gli antagonisti ( specialmente il capobandito Freddy Barton ), pur tutt'altro che inconsueti per il nostro eroe non mancano di abilità n° di ferocia, mentre i personaggi minori sono ben delineati, si tratti di macchiette simpatiche ( la governante dello sceriffo Cameron ) e antipatiche ( i boriosi e stupidi vicesceriffi ), oppure di personaggi ben più complessi, come lo sceriffo Cameron ( molto azzeccata IMHO la rappresentazione del suo animo tormentato, che gli fa pesare in maniera eccezionale i momenti nei quali non è stato - o non si è sentito - all'altezza dei suoi compiti, mentre in realtà, pur non essendo affatto un eroe, ha un ruolo estremamente importante nell'epilogo della storia ) o lord Hodson ( magari un pochino antipatico in certi atteggiamenti "eroici", come la paternale che infligge allo sceriffo nel secondo albo, ma nel complesso un coprotagonista degno di Tex, anche se Faraci inserisce alcuni tocchi, talora un po' troppo "voluti", per "rimetterlo al suo posto", onde evitare che rubi la scena a Tex ). Tex è sempre all'altezza del suo ruolo, interpretandolo con abilità e decisione ( , oltrech? con una lucidit? rimarchevole, tenuto conto dello stress emotivo a cui è sottoposto. Le mie maggiori perplessit? riguardano invece Kit Willer, non tanto per il suo contributo all'azione vera e propria, sempre adeguato ( anche se nell'epilogo mi pare più spettacolare che determinante ), quanto per il flashback che gli è dedicato nel secondo albo, che non mi pare necessario n° al progredire dell'azione ( alla quale è completamente irrelato ) n° alla caratterizzazione del personaggio ( Lord Hodson ha già avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo; non c'è IMHO bisogno che si rievochi un episodio del passato ) ma soltanto all'esaltazione del suo personaggio ( forse per controbilanciare un suo tratto tipico, che qui Faraci riprende ). I disegni di Bruzzo si mantengono per me al livello del primo albo: molto buoni, con sporadiche sbavature. In sintesi, IMHO:soggetto 8,5sceneggiatura 7,5disegni 8
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