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TWF - Tex Willer Forum

ymalpas

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  1. Per la sua primissima storia, quella disegnata dai fratelli Cestaro e in edicola a marzo 2009, l'ultimo arrivato degli autori texiani, Tito Faraci, ha scelto la nevosa location di Window Rock e una fredda fine d'autunno ( dicembre ):"Si trova vicino a Fort Laramie. E? un posto dove se viene freddo fa veramente freddo! Per un po' nella storia nevica, poi smette, la neve rimane già. Ho fatto attenzione ai dettagli del viaggio. C?? il problema di dove fermarsi a dormire, dove sostituire i cavalli. Cose che abbiamo letto in tutte le storie di Tex e avevo una gran voglia di raccontarle anch?io".
  2. Tra le varie iniziative promosse dalla casa editrice per sfruttare il successo dellle vendite degli albi di Tex è da ricordare quella intrapresa dall'allora Daim Press nel 1981, con una linea di capi d'abbigliamento ( jeans, t-shirts, felpati, camicie e altri simpatici accessori ) riportanti il marchio "Tex jeans and jackets" e venduti nei migliori negozi di abbigliamento.
  3. Il creatore grafico di Tex, il grande Aurelio Galleppini, era solito ammettere le difficolt? da lui incontrate quando, nell'ormai lontano 1948, ebbe a cimentarsi con il mondo del Selvaggio West americano. Nel suo passato di illustratore era sempre riuscito, in qualche modo, a procurarsi una rivista o un libro che lo aiutassero a descrivere ambientazioni africane o asiatiche ma, a quel tempo, le edicole e le librerie erano invece molto avare delle immagini, dei panorami, degli abitanti delle pianure, delle montagne e dei deserti dell'Ovest americano. Era il cinema, è vero, a offrire una ricchissima documentazione ma, sullo schermo, le figure correvano troppo veloci per permettere di esaminare con attenzione tutti i particolari. Inutile, quindi, negare che le prime storie di Tex proponevano un Far West piuttosto improbabile in cui, per esempio, i canyon e i rilievi montuosi erano più vicini alle Dolomiti oppure alla Sardegna (terra natale di Galep), piuttosto che alle Rocky Mountains. I primi indiani disegnati, beh, quelli avevano tutti l'aspetto carnevalesco di figuranti di certe rappresentazioni teatrali di provincia fino a quando, nelle librerie svuotate dal passaggio della guerra, riappariranno i primi libri dedicati ai pionieri della fotografia d'Oltreoceano. Mathew Brady, Timothy O'Sullivan, William Henry Jackson e, soprattutto, Edward S. Curtis alzarono il velo che, per anni, ci aveva nascosto il volto del vero West. Finalmente, le matite di tutti gli illustratori italiani di fumetti poterono disegnare correttamente le tende dei Piegan l'abbigliamento di un capo Nez Perc?, le collane di una donna Mohave, il variopinto copricapo di un Brul', le canoe degli indiani delle Woodlands oppure le sbrindellate uniformi dei confederati durante la Guerra Civile e persino i lineamenti fisionomici, ben diversi tra di loro, che distinguevano gli indiani delle varie tribù. Insomma, le preziose vecchie lastre di Curtis e dei suoi colleghi consentirono di aggiungere alle nostre avventure western una nuova dimensione: quella della documentazione etnologica e antropologica. ( tratto da un'intervista a Sergio Bonelli )
  4. Nel 1980, circa ventotto anni fa, nelle tv locali andava in onda una trasmissione dell'Editoriale Cepim, l'attuale SBE, intitolata "TEX AND CO.", dove oltre al ranger, facevano capolino anche le avventure di Mister No, Zagor, la serie di "Un uomo, Un'avventura"... La sigla era quella contenuta nel 45" intitolato "Disco Tex", che potete ancora ascoltare sul forum.
  5. ymalpas

    Dinamite

    Lo stesso Borde, n in data 28 novembre 2008, ha confermato che l'idea ( per il momento ) è stata respinta.
  6. Permettetemi un messaggio "spam", ma la finezza delle vostre osservazioni non mi permette di rinunciarvi, è una lettura critica dell'opera veramente appassionante. Spero che Borden impreziosisca questa discussione con qualche altra risposta...
  7. ymalpas

    Who Is Who

    <div align="center"> Sergio Bonelli
  8. <div align="justify"> Gli omicidi rituali Il bibliofilo Edward Robinson cerca di scoprire il segreto dell'eterna giovinezza e della conseguente immortalit?, impossessandosi dei libri appartenuti a Raphael Tenebres, ma compiendo anche una serie di omicidi rituali, ovvero le 12 tappe della "Grande Opera" alchemica. Gola tagliata e strani simboli arcani tracciati sul petto. <div align="center"> Mi sembra di capire che le dodici tappe corrispondano anche a dodici omicidi rituali. MORTI A PARIGI 1)Eminente studioso possessore di un libro con annotazioni 2) persona comune 3) persona comune MORTI A ROMA 1)Bibliofilo possessore di un libro con annotazioni 2) uno sconosciuto 3) uno sconosciuto MORTI A NEW ORLEANS 1)Scarry, nella biblioteca di Labourie 2) un marinaio di passaggio 3) un nottambulo che tornava a casa Quali sono le ultime tre morti che chiudono la "Grande Opera" ? <div align="justify"> Una potrebbe essere quella del professore Richard Levins, che muore impiccato e senza simboli rituali, se non ricordo male. Comunque alla fine, col libro ritrovato da Doudou a Maison Estrahan, Robinson dichiara di avere a partata di mano tutti i tasselli mancanti. E se da un lato, la quarta e ultima vittima sacrificale potrebbe essere nella sua mente proprio il suo rivale Carfax/Tenebres ( con Tex e Carson undicesima e dodicesima vittima ) mi sembra strano che Boselli non ne abbia fatto cenno allorch? essi si trovano tutti riuniti a bordo della nave. Poi un altra domanda. Se l'assassino di Scarry è Robinson, a chi cercava di rivendere il libro nelle pagine iniziali dell'albo è A Carfax ? Quindi, perchè Tenebres sente il bisogno di trascrivere delle annotazioni sui suoi libri e quindi questi, eccetto quelli ritrvati da Doudou e gelosamente nascosti nella palude, si disperdono misteriosamente fino ad arrivare in Europa ?
  9. ymalpas

    [400] La Voce Nella Tempesta

    Corvo59 puoi dirci qualcosa su questa copertina e in particolare se lo sfondo è di Galep è Si discuteva di quel roccione che secondo me rappresenta un omaggio ad uno dei picchi più celebri della sua Sardegna: Perda Liana.
  10. Segnalo sull'argmento anche questi due topic:Strane CopertineeCopertine inedite di Galep, Villa e altri!In quest'ultima discussione avevo ripreso alcune cpertine galleppiniane già postate da Corvo59 su Two e presenti tra l'altro sul suo libro, che io mi sono precipitato a comprare su Ebay non appena l'ho visto. Spero nella prossima uscita del nuovo libro che ci ha promesso!
  11. <div align="center"> <div align="center"> Henri Carfax <div align="justify"> E' il personaggio più riuscito della storia. Dice di essere della "Suretà" di Parigi, bracca Robinsn per evitare che scopra la verità, per mettere fine ai suoi crimini. Dice che l'eternit? non è un bene per l'umanit?, ma ha finito i soldi e finito è anche il suo elisir di lunga vita. Dice a Lagrange di non cercare il tesoro di Lafitte, perchè non esiste più, è servito a pagare il suo sogno dell'eterna giovinezza. Mente. Lo intuiamo dalla prima vignetta che ho postato sopra, anche lui è li nella palude per il tesoro, e lo stesso Robinson conferma di conoscerne l'esatta ubicazione. Insomma la sua morte sembra un sacrificio, Carfax sembra immolarsi, ma no! Piuttosto, con le mani avvinghiate intorno al collo del "rivale", l'idea è solo quella di una resa dei conti. E quello che pare un finale grandioso, Carfax era certamente meglio di Tenebres dice Tex riabilitandone la memoria, ce lo mostra sempre più invece come un essere ambiguo, che solo la morte incombente sembra redimere. E per tutte queste sfacettature, è sicuramente un personaggio degno del nostro ricordo, cioè un personaggio vivo. <div align="center"> <div align="center"> <div align="center"> <div align="justify"> Senza l'elisir si invecchia, e non solo a mezzanotte. Straordinaria la sequenza disegnata da Santucci e Bianchini. <div align="center"> <div align="justify"> L'immagine è molto forte. La disintegrazione fisica di un corpo ultracentenario. Molto simile a quella del vampiro ( al quale Carfax finisce quasi per assomigliare ), nell'albo "Alba tragica" di Zagor, che forse è servito da modello di riferimento. <div align="center"> <div align="justify"> Il solito Carson galante delle storie boselliane. Che sia Lena Parker, Annie Oakley, Mamie Smith o questa insignificante Mercedes, la sostanza non cambia. Forse uno degli aspetti più discutibili di questa storia quasi perfetta! Per saperne di più... Finisco con due citazioni alla letteratura francese: i romanzi gotici di Honor? de Balzac: "la pelle di zigrino" e "L'elisir di lunga vita". Forse hanno suggerito qualcosa a Borden, ma questo può dircelo solo la lettura o lui medesimo.
  12. Quanto a stranezze, anche questa copertina del maggio 1987 può contarne una. Si tratta infatti di un vecchio disegno di Galep, già apparso in un volume francese datato 1984 ( quindi tre anni prima ), che è stato riciclato all'ultimo momento dalla redazione! Da notare anche che il disegno originale dell'albo precedente, "L'inafferrabile Proteus", era stato cassato dalla redazione, che dar? parere negativo, per quanto ne so, anche per due altre copertine successive, quella de "La miniera del Terrore" e de "I predatori del grande Nord", sostituite all'ultimo momento con dei disegni originali di Galep, rielaborati come al slito da Corteggi. La stranezza del numero 319 st? tutta quindi nel fatto di essere comunque un disegno già conosciuto dal pubblico texiano, e se escludiamo quelle del primo centinaio, questa copertina dovrebbe cstituire un fatto isolato, eccezionale, che testimonia del difficile momento, a livello artistico, e frse anche umano, del pap? di Tex negli anni che vanno dal 1987 a quelllo della sua morte!
  13. ymalpas

    Marco Santucci

    Penso che sia molto affascinante studiare, in una storia che ha visto al lavoro due disegnatori diversi alle matite e alle chine, l'evoluzione delle tavole. Inizio con quella che considero la più ambiziosa, con la speranza che Marco Santucci aggiunga qualche dettaglio tecnico che sfugge sicuramente ai nostri occhi di profani. La tavola è la numero 312, quella del vascello di T?n°bres! Gli interventi "originali" di Bianchini sembrano ridursi nella prima vignetta solo alla vegetazione e a qualche infimo particlare. Paiono invece accentuarsi di più allorch? si tratta di definire i volti dei tre uomini nella vignetta sottostante. Comunque le chine mi sembrano sostanzialmente rispettare il lavoro del matitista, Bianchini si diverte tutte le volte che ne ha la possibilità, dove ovvero Santucci lascia qualche spazio vuoto o meno definito! Allora lo vediamo accingersi a riempirlo con una lodevole cura dei dettagli, che - visto lo scarso tempo a disposizione lasciato generalmente ai disegnatori - difficilmente avrebbe il tempo di fare. Molto bello, per esempio l'uso della china in primo piano nella prua del vascello atto a creare l' effetto ombra. Potevano essere solo delle linee, e sarebbe già andato bene, qui abbiamo invece l'impressione di un legno, che conobbe antichi fasti, ma ora ridotto in pietoso stato!
  14. ymalpas

    Giovanni Luigi Bonelli

    Tuona, furoreggia, tempesta, tirannizza, tormenta, scalpita, ma mai temporeggia ne tergiversa. E' un uragano, un ciclone, un tifone, ma naviga sulla piccola distanza col suo 12 metri tra i littorali francesi e italiani e gigioneggia nei bar milanesi. Si arrampica sulle tende, cammina sul soffitto, danza intrno al suo interlocutore. E' davanti, dietro, in alto, in basso, ovunque. Si moltiplica e demoltiplica, si fraziona, si divide, ma non si sottrae a niente. E ancora, del fascino, dell'eleganza, della scioltezza, uno slancio giovanile nella curvatura, della nobilt?, ma solido come un contadino emiliano. Bacia la mano delle signore, non si tira indietro con i suoi complimenti fioriti, ornati di festoni ricamati e di ghirlande multicolori. Ma ecco che all'improvviso il suo linguaggio assume delle linee dritte, interrotte, dei rimproveri accorciati, per fustigare il disegnatore che ha appena sbagliato una copertina, il ministro sopettato di prevaricazione o l' "intervistatore" che l'ha sottratto alla sua meditazione ( in realtà stava provando una colt 45 dall'alto della terrazza del suo appartamento milanese ). Un linguaggio pittoresco e demenziale, barocco, incredibilmente spiritoso e strampalato, che rimpiangiamo di non ritrovare nei suoi scritti. Personaggio dal grande fascino, dalle forti tinte, bene, eccoci in presenza del celeberrimo Giovanni Luigi Bonelli, piuttosto "Il Bonelli" come si dice in Italia di un attricetta o di una diva internazionale. Il Bonelli padre del non meno celebre Tex Willer. Innanzitutto, conosce il motivo della nostra visita, ma per meglio accattivarsi l'interlocutore, l'apostrofa con una battuta inattesa, destinata a disorientarlo. - "Prestatemi 300 milioni per il mio film!" sul tono del Riccardo III che offre il suo regno per un cavallo. Ma questa facciata teatrale, edificata per illustrare tutto un modo di esistere e di pensare, preponderanza della forma sul fondo, reazione e comportamento epidermici, la pelle recettore dell'intelletto, nasconde un accanito lavoro, un proverbiale perfezionismo, una pazienza da benedettino. L'abbiamo visto, per esempio, la riga e un orologio tra le mani, riflettere davanti ad una mappa del Nuovo Messico, allo scopo di poter scrivere questa semplice frase. "tre ore più tardi...". Ma prima gli era occorso misurare... [ CONTINUA ]
  15. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Claudio, questa copertina che precede di pochissimo il tuo esordio come copertinista della serie, presenta il volto di Tex chiramente non di Galep. Potrebbe essere stato ritoccato da Corteggi oppure disegnato da Della Monica. Il nostro pard Zeca avanza anche il tuo nome... Ne sai qualcosa è Basandoti sulla tua grande esperienza, quale delle ipotesi potrebbe avvicinarsi di più alla realtà ?
  16. Il volto indubbiamente NON è di Galep. Dellamonichiano? Sembrerebbe di si. Al limite può essere fatto il nome del solito Corteggi.
  17. ymalpas

    [579/580] Vendetta Per Montales

    Se Borden si fa vivo sul forum, potr? essere più preciso
  18. ymalpas

    [579/580] Vendetta Per Montales

    Io ho riportato quanto detto da Carlo Monni sul forum di TWO. Possibile che il titolo alla fine sia "Le campane di Santa Raquel" ma tifaccio notare che tale toponimo compare già nel riassunto della trama presentato sul sito della SBE ( oppure leggi il primo messaggio di questa discussione ).
  19. ymalpas

    Who Is Who

    <div align="center"> Fabio Civitelli
  20. ymalpas

    Domande Ai Cestaro

    Raul, a che punto siete con la nuova storia di Tex ?
  21. ymalpas

    Articoli Su Tex

    <div align="center"> DIABOLIK CONTRO TEX di Gianfranco Manfredi Fonte: http://www.gianfrancomanfredi.com/lezioni/seriale. html <div align="justify"> [...] Analizziamo ora in breve due fumetti italiani esemplari , sotto il punto di vista del rapporto tra letteratura seriale e fumetto: Diabolik e Tex. Alcuni titoli della prima serie di Diabolik: Il Re del Terrore, L'inafferrabile criminale, Il treno della Morte, Lo sguardo che uccide, L'assassino dai mille volti. Alcuni titoli di Tex: La Montagna Misteriosa, L'enigma del feticcio, La Gola della Morte, Il Veliero Maledetto. Basterebbe questo a evidenziare un legame diretto con la narrativa pulp seriale, per esempio quella dei romanzi Nerbini a fascicoli che avevano titoli come: La caverna delle torture, Il treno fantasma, L'isola della Morte, La Torre Maledetta, L'uomo dai mille volti? e si potrebbe continuare a lungo. Certo in Diabolik ci sono anche titoli meno pulp che rimandano più al giallo tradizionale come Il Grande ricatto o Delitto Perfetto. E in Tex la maggior parte dei titoli rimarca il genere western: La terra promessa, Dodge City, Incendio allo Star-O, Vigilantes eccetera. Nel mix dei riferimenti, comunque, i titoli a forti tinte rappresentano una ricorrenza che anche a distanza di decenni continua a denunciare un legame ereditario preciso con il feuilleton e il romanzo popolare a fascicoli. Ma è altrettanto forte e visibile questo legame nella forma e nella struttura narrativa degli albi? Diabolik, personaggio creato da Angela e Luciana Giussani, comincia ad uscire in edicola nell'estate del 1962, e al principio non è altro che la trasposizione a fumetti di Fantomas. Il debito è più letterario che cinematografico. Infatti le sorelle Giussani non si riferiscono assolutamente ai film di Feuillade, nei quali (tra l'altro) Fantomas appare sempre nelle fattezze dei personaggi che va ad impersonare, non in calzamaglia nera. La calzamaglia nera, Feuillade l'aveva usata per Musidora, protagonista della serie Le Vampires, serie piuttosto affine a Fantomas perchè non trattava affatto di vampiri, ma di una banda di criminali battezzatasi con quel nome. D'altro canto, Diabolik si distacca anche dalla sua radice letteraria perchè rispetto all'eterno trasformismo di Fantomas, si presenta anche e soprattutto con il suo volto e il suo costume (come l'Uomo Mascherato). Questa differenza si fa nel tempo sempre più marcata e va ben al di l' dell'abito, Diabolik prende sempre più le distanze dal modello letterario originale per assumere caratteristiche proprie. La struttura grafica è molto innovativa, nella sua semplicit? ed efficacia: due vignette una sull'altra. Il modello non è cinematografico, ma casomai quello del fotoromanzo. Le immagini tendono a una certa staticit? e raramente si dipanano per sequenze. Il problema sopra richiamato del conflitto tra testo e immagine viene risolto azzerando progressivamente l'autonomia dell'immagine, nel senso che l'immagine serve solo a raffigurare i personaggi e le situazioni, non li interpreta. La scelta è quella di mantenere uno stile grafico unitario, dotato di caratteristiche forti, ma semplici e suscettibili di replica. Si è scelto di rendere insomma più anonimo il ruolo del singolo disegnatore, seguendo un modello di serialit? fondato sulla ripetizione: tanto nella struttura fissa della narrazione, quanto nel disegno. Il risultato di comunicazione è di una certa freddezza che si sposa però molto bene alle caratteristiche di un racconto criminale che viene condotto come una cronaca. Da un lato il disegno e la creativit? dei singoli disegnatori vengono totalmente asserviti alla storia, dall'altro la storia si scandisce per immagini bloccate, fotografiche, tutte concentrate sul contenuto essenziale, cioè il focus della situazione che inghiotte ogni altra suggestione (d'ambiente, di luci e ombre, o di caratterizzazione psicologica). Difficile considerare Diabolik un prodotto letterario. Narrativo lo è sicuramente, ma i codici che usa per raccontare sono molto diversi sia da quelli della letteratura che da quelli del cinema. Unica cosa che lo lega al cinema, ma più che al cinema al telefilm seriale, è un Format di ferro. Tex, creato da Gianluigi Bonelli, nasce in epoca precedente, nel 1948, ma sulla base di un'eredit? e di una tradizione già consolidate. Anzitutto Gianluigi Bonelli è un romanziere che già prima di pubblicare fumetti ha pubblicato dei romanzi d'avventura pienamente inseriti nella tradizione del romanzo popolare e del feuilleton. In secondo luogo, è un profondo conoscitore di cinema. Entrambi questi debiti sono riconoscibilissimi in Tex. Se il tipo di soggetti guarda esplicitamente da un lato al cinema western dall'altro ad autori letterari come Zane Grey, è nei dialoghi che Gianluigi Bonelli si rivela un vero maestro. L'uso del linguaggio iperbolico, così caratteristico del west e in particolare della cultura texana, gli è straordinariamente famigliare. Sulla collana di Tex in formato albo, per molti numeri è comparso un interessantissimo glossario delle espressioni tipicamente western. Un esempio. Si spiega il significato di: Paint the Tonsils. ?Passare una mano di vernice sulle tonsille. Espressione scanzonata per indicare una bevuta di whisky.? Alla base del modo di parlare di Tex c'è dunque una ricerca di linguaggio e basterebbe già solo questo a denunciarne la radice letteraria. Il linguaggio in Tex non è la mera comunicazione di un contenuto, è espressione letteraria, e solo come tale può venire gustato, nella sua autonomia dal disegno. D'altro canto i disegni esprimono stili molto vari (interpretano la storia in modi differenti) cioè il modello di serialit? di Tex non sacrifica mai l'originalità dell'opera dei singoli disegnatori. La compresenza di elementi opposti ( testo e disegno) non suscita dissidio perchè ha come riferimento unitario il linguaggio cinematografico, considerato vero codice della narrazione per immagini. L'alternarsi del giorno e della notte, degli interni e degli esterni, l'importanza delle scenografie, il movimento dei personaggi negli ambienti, la scansione dinamica delle singole sequenze, il taglio mai pretestuoso delle inquadrature, le vivaci alternanze di campo, il realismo della rappresentazione, tutto ciò che in Tex sta a fondamento del racconto e si esprime attraverso le immagini, viene dal cinema. Se dunque Tex ha la letteratura ( quella di frontiera soprattutto) come origine, origine che resta ben visibile nell'ampiezza e nella tessitura romanzesca delle storie oltre che nei dialoghi, si appoggia anche su un testo (invisibile al lettore) che è sceneggiatura, non letteratura, e che affonda le sue radici nel cinema. Di contro, il Format di Tex è variabilissimo: negli albi di Gianluigi Bonelli un episodio più terminare nel bel mezzo di un albo e di l' cominciarne un altro . E successivamente anche se si è scelto un criterio diverso, le nuove e distinte edizioni ( Serie normale, Almanacco, Speciali, Maxi e Giganti) hanno comunque fatto uso di format multipli e di lunghezze variabili. In questo Tex è il fumetto che più di ogni altro resta vicino a un modello letterario: la storia che si narra dura quello che deve durare a giudizio dell'autore (uno, due, tre o più episodi, per una quantit? di pagine non rigidamente predeterminata).
  22. ymalpas

    Interviste Agli Autori

    <div align="center"> Intervista a FABIO CIVITELLI del 21 novembre 2007, tratta dal sito www.neurocomix. it <div align="justify"> Siamo allo stand della Little Nemo durante Lucca Comics & Games 2007, e rubiamo una chiacchierata con Fabio Civitelli mentre disegna per i suoi fan. Si diceva prima che lei è uno dei disegnatori più anziani fra quelli di Tex. S?, ma l'anzianit? è quella di servizio, non quella anagrafica, non mi sento ancora così vecchio (risate). La cosa curiosa è che sono passato di colpo da giovane promessa a disegnatore ormai stagionato. In effetti sono entrato nel 1984 e prima di me, tra quelli ancora in servizio, hanno più anzianit? solo Ticci e Fusco, tutti gli altri sono arrivati dopo. Quindi mi sento un po' un decano. Sono quasi nozze d'argento, quindi. S?, quando uscir? una delle due storie a cui sto lavorando, nel 2009 se tutto andr? bene, quella scritta da Gianfranco Manfredi, titolo provvisorio La Guerra dell'acqua, festegger? i miei 25 anni su Tex. Speriamo quindi che la storia piaccia perchè sarà per me un anniversario importante. Piacer? senz?altro? Invece in occasione dei 20 anni su Tex abbiamo progettato e realizzato questo libro che è stato un po' la summa di questi 20 anni ( mostra il libro della Little Nemo: Il West secondo Civitelli n. d. r. ). Cosa ha disegnato prima di Tex? Ero alla Bonelli già dal 1979, lavoravo su Mister No. Avevo scelto appositamente lui perchè era l'unico personaggio non western della Bonelli. Non volevo disegnare western. Invece Bonelli mi chiese se potevo lavorare a una storia di Tex. Io ero un po' titubante, però alla fine mi sono accorto che Tex è bellissimo da disegnare, per i paesaggi, i costumi, le situazioni? a me poi il paesaggio western piace molto. Quindi mi sono appassionato e adesso lo faccio molto volentieri. Fra i disegnatori di Tex lei è forse quello dallo stile più particolareggiato. Quanto ci mette a fare una tavola? Qui siamo alle dolenti note (risate). In realtà il mio disegno molto accurato non mi permette di essere veloce, però è anche vero che la velocit? media dei disegnatori sta calando di giorno in giorno. Quando sono entrato ero il disegnatore più lento tra quelli dello staff di Tex, adesso sono uno dei più veloci. La cosa ha dell'incredibile perchè non mi sono velocizzato io, ma sono più lenti quelli nuovi. Ogni disegnatore che arriva adesso è più lento di quelli precedenti (risate). Questo perchè viene richiesta una maggiore cura dei particolari, del dettaglio, che prima non c'era. Tornando alla domanda, riesco a fare una tavola in circa un giorno e mezzo di lavoro. Un fan gli mostra una tavola di Galep e gli chiede se sia stata inchiostrata a pennello. S?, usava il pennello con la china leggermente diluita per farlo scorrere meglio. Questo è uno dei periodi d'oro di Galep. Ecco, lui riusciva a fare 30 o 40 tavole al mese, io se va bene, ne faccio 15. Però lei ha un tratto particolareggiato? Anche lui in quel periodo era particolareggiato, ma comunque estremamente veloce. Aveva una scioltezza che noi disegnatori di oggi ce la sogniamo. Disegnare Tex richiede, anche dopo così tanto tempo, una documentazione particolare o adesso fa tutto a memoria? No, anche perchè ogni storia è ambientata in luoghi diversi, poi io sono molto pignolo e preferisco documentarmi. Oggi è anche più facile con internet, i libri, le riviste, si trova tanto materiale, per cui cerco di calare i personaggi nell'ambiente giusto. Queste per esempio (mostra il disegno che sta realizzando per un fan, n. d. r.), sono le montagne di San Juan, intorno a Durango nel Colorado, e sono veramente l'. In quel periodo avevo disegnato una storia ambientata in quelle zone e mi sono studiato l'ambiente. Ho notato una cosa: gli ambienti del West sono nella realtà ancora più belli di come spesso ce li immaginiamo. Quando si dice la realtà supera la fantasia: ci sono dei canyon, delle rocce scavate dal vento? sono incredibili. Per cui riprendendole dalla realtà, vengono ancora più belle che se le inventassimo. Io me ne sono accorto solo disegnando il west. Una jungla può venire bellissima anche disegnata a occhio, invece quei canyon, quelle rocce, vengono meglio se li prendiamo dal vero. C?? stato in quei posti, come Bonelli padre che ci andava spesso? In realtà Bonelli padre c'è stato che aveva quasi 80 anni. Lui come me aveva sognato e immaginato quei luoghi con la fantasia. Io non ci sono ancora stato, ma mi sono accorto che ormai non è più una pregiudiziale, posso disegnare con accuratezza lo stesso. Prima o poi però conto di andarci (risate). Com?? il suo rapporto con gli sceneggiatori? Ne ha uno con cui preferisce lavorare? In realtà io ho avuto un rapporto privilegiato con Claudio Nizzi. Non per niente quando lui ha scritto la prefazione al mio libro, l'ha intitolata Nozze d'argento con Fabio Civitelli. Noi abbiamo collaborato prima su Mister No e poi ci siamo ritrovati su Tex. Delle 17 storie che sto realizzando, ne ho fatte 14 con lui. Ne ho fatte 2 col vecchio Bonelli e 1 con Manfredi che sto disegnando. Per cui c'è stato un rapporto privilegiato, anche di amicizia personale: ogni anno vado a trovarlo nella sua casa in montagna, ci conosciamo bene, ci frequentiamo e parliamo molto di tutto, non solo di fumetti. In più c'è una tale sintonia per cui io mi permetto di fare delle piccole modifiche alla sua sceneggiatura, e lui a volte mi d' consigli sui disegni, una collaborazione molto creativa, ecco. Con Gianluigi Bonelli ero proprio agli inizi, quindi mi attenevo scrupolosamente alla sceneggiatura, con Manfredi vedo che si sta instaurando un ottimo rapporto. Come ha accennato prima, in questo momento lei sta terminando due storie che segnano altrettanti anniversari? In effetti sto per terminare la storia speciale per i 60 anni di Tex che uscir? nel settembre del 2008, dato che Tex è uscito per la prima volta nel settembre del 1948. è il più vecchio personaggio del fumetto italiano ancora in attività, e io sono particolarmente orgoglioso che Bonelli abbia scelto me per questa ricorrenza. è stata un po' una promozione, un salire di grado, un trovarsi tra i grandi. Questo mi ha fatto molto piacere. Naturalmente è anche una responsabilità, sto cercando di farlo al meglio, non dimenticando che sarà un albo interamente a colori. Quindi calcolo il disegno in funzione del colore, ho messo un po' meno dei miei puntini e ho lasciato degli spazi al colorista che possa riempire tranquillamente. è un po' un compromesso tra il bianco e nero classico e la ligne claire francese. Speriamo che la scelta paghi, perchè ancora il colore non l'ho visto, speriamo bene (risate). E l'altra storia? L'altra storia segna l'esordio di Manfredi nella serie regolare con la sua prima sceneggiatura da 10 anni a questa parte. Una sceneggiatura interessante, molto grintosa, che ho dovuto interrompere momentaneamente per far posto alla storia speciale. Conto di riprenderla a gennaio dell'anno prossimo (2008 n. d. r.), quindi presto, e terminarla entro il 2009, per poterla pubblicare nello stesso anno, per le mie nozze d'argento con Tex. Le piace l'idea dei Tex a colori? Non solo mi piace, ma mentre all'inizio la Bonelli era un po' titubante all'idea, ci siamo accorti che il lettore ama il colore e che la ristampa di Repubblica sta vendendo molto più del previsto. Tutti i lettori che avevano gli albi in bianco e nero se li sono ricomprati a colori. Quindi c'è un pubblico per il colore. Quello che cerco di fare io è calcolare il disegno sul colore, quindi non aggiungere colore a una storia pensata per il bianco e nero, ma cercare di integrare i due linguaggi. Non è facile, speriamo bene. Tex è un personaggio con una storia ormai sessantennale, ha ancora qualcosa da dire a un pubblico giovane o è destinato ormai solo a un pubblico di una certa età? A me dispiace quando mi dicono che Tex ha un pubblico ormai adulto. Io penso che un Tex magari riportato un p? alle origini, quindi più grintoso, più spaccone, potrebbe piacere molto a un pubblico giovanile. Tex è un personaggio senza tempo, incarna quello che tutti noi vorremmo fare, cioè reagire alle ingiustizie senza guardare in faccia a nessuno, andando dritti per la propria strada, spaccando tutto finch? non si arriva alla meta e questo non ha tempo. L'esigenza di una giustizia che vada al di l' della burocrazia, degli enti costituiti, data da un uomo che abbia questo senso di giustizia, secondo me può fare molta presa sui giovani. Mi dispiace quando i giovani pregiudizialmente non lo leggono pensando sia una cosa noiosa, secondo me non lo è affatto. Un'ultima domanda, che strumenti usa di preferenza per l'inchiostrazione? Io sono estremamente tradizionale, quindi anche se qui mi vedete lavorare con il pennarello (sta ancora disegnando per i fan n. d. r.), le mie tavole sono inchiostrate al 99% a pennello, quindi con la tecnica più tradizionale possibile. Addirittura faccio a pennello le case, i fucili, le pistole? perchè è uno strumento estremamente versatile. Con quello riesco a fare tutto senza cambiare strumento: un segno sottile, uno più grosso, le campiture nere? tutto con lo stesso strumento, quindi alla fine il disegno è più veloce e meno schizofrenico: altrimenti dovrei pensare, ah adesso mi fermo, cambio strumento? No, io parto dall'inizio e vado avanti a oltranza (risate). Le piacerebbe fare qualcosa di diverso oltre Tex? Non adesso. Tex sta attraversando di nuovo un periodo fertile e creativo con l'ingresso di nuovi sceneggiatori, nuovi disegnatori, iniziative editoriali nuove? per cui non c'è il rischio della noia e dell'abitudine. Secondo me vedremo una nuova primavera di Tex, perchè c'è voglia di innovare, di fare cose nuove, originali. Già l'uso del colore che prima era visto come poco adatto a Tex, sta andando molto e l'ingresso di nuovi sceneggiatori secondo me porter? una ventata giovane alla testata. Secondo me vedremo delle belle cose e io mi sto divertendo moltissimo.
  23. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Claudio, quale copertina stai realizzando della serie regolare è Se è una di quelle dei fratelli Cestaro, puoi dirci se è con un'ambientazione invernale oppure ambiente chiuso ?Come mai i principali cmprimari appaiono così poco nelle copertine delle storie dove sono presenti ?Ricapitolando:El Morisco : 5 copertine ( 101, 228, 388, 389, 452 )Montales : 2 copertine ( 137, 579 )Jim Brandon : 1 copertina ( 124 )Gros Jean : 1 copertina ( 341 )Cochise : 1 copertina ( 379 )Tom Devlin : 0 copertineNat Mac Kenneth : 0 copertineQuesta è la seconda volta, dopo El Morisco ( 452 ) che disegni un comprimario ( Montales ). Sonm personaggi che svolgono alla perfezione il ruolo da vetrina e il pubblico dimostra di gradire veramente tanto queste apparizioni, ma sembra vi sia quasi paura da parte vostra di mostrarli troppo. Se dipendesse da te... cosa faresti ?
  24. ymalpas

    Il Mercato Di Tex

    INTERVISTA A DECIO CANZIO Decio Canzio è il Direttore generale della Sergio Bonelli Editore. Lavora nel mondo dell'editoria fin dagli anni Sessanta, ma giunge al fumetto nel 1973, collaborando con la Casa editrice Altamira e scrivendo per Il Piccolo Ranger. E' stato curatore editoriale della Collana America (Editoriale Cepim) e della serie Akim. Nel 1976, è al timone della collana Un Uomo un'Avventura, serie cui collabora anche in veste di sceneggiatore; scrive infatti i testi di "L'Uomo del Nilo" e "L'Uomo del Messico", entrambe disegnate da Sergio Toppi. Decio Canzio ha scritto anche per Zagor e Tex 1) 1996-2006... pensando rapidamente agli ultimi dieci anni come è cambiato il fumetto e il suo mondo editoriale (in Italia e/o all'estero)? In questi ultimi dieci anni il mondo intorno a noi (e quindi anche il fumetto) è molto cambiato, come del resto è naturale che fosse. I mutamenti dovuti all'informatica e ad altre (per me) mysteriose tecnologie sono mille e sono sotto gli occhi di tutti. Cambiato poco, invece, è il fumetto bonelliano. E non è una sorpresa. Bonelli è ancorato alla tradizione del racconto avventuroso i cui padri (Salgari, Verne, Grey, Conrad, ecc...) brillano ancora di luce propria. E così facendo la Casa editrice segue moduli culturali collaudatissimi. Giusto o sbagliato? Sono (saranno) i lettori a dirlo. 2) Finito il boom di Dylan Dog si è iniziato a parlare di crisi del fumetto italiano. Ma la cosiddetta "crisi" oggi c'è veramente? In caso di risposta positiva, direbbe che la crisi riguarda principalmente quale tra le seguenti ipotesi? a) l'età media dei lettori b ) il numero di copie vendute c) le idee degli autori d) il coraggio degli editori di fare nuove proposte e) il fumetto come medium Si, la crisi del fumetto italiano c'è. Sono i numeri a confermarlo. Il numero delle Case editrici che hanno chiuso, le tirature, le vendite, le rese. Quest'ultimo dato, forse, più di tutti d' un'idea della gravità della situazione. Riguardo alle cause della crisi, fra i motivi indicati, opterei per il problema della povert? del fumetto come medium. Senza contare tante altre cause. Per esempio, il fermo proposito dei genitori italiani di oggi di introdurre i pargoli all'uso del computer fin dalla più tenera età (a scapito, dunque, di altri investimenti. Come, per esempio, quelli cartacei: libri e fumetti). 3) A questo proposito la recente tendenza (in Italia) di allegare ristampe di fumetti a quotidiani o riviste come va valutata? La tendenza (italiana) di allegare ristampe di fumetti ai quotidiani e periodici va senz'altro valutata positivamente. Abbiamo detto che c'è la crisi, no? E allora combattiamola con tutti i mezzi possibili, anche se a qualcuno certi abbinamenti possono far storcere la bocca. 4) Immaginiamo di andare a cercare un fumetto nel 2016. La prima cosa che mi viene in mente ?... a ) mi vedo andare in edicola come oggi b ) me lo scarico in un qualche tipo di dispositivo digitale mobile c ) mi vedo da un antiquario specializzato Andando a cercare un fumetto nel 2016, la prima cosa che mi verrebbe in mente è di poterlo ancora trovare in un'edicola. Può darsi che sia solo un sogno, ma perchè rinunciare a sognare? 5) Qual è oggi il rapporto del fumetto con gli altri media come cinema, videogiochi? Il rapporto odierno del fumetto con gli altri media (cinema, videogiochi, cellulari, televisione...) è caratterizzato dalla povert? del prodotto fumetto. Non povertà intelettuale, sia ben chiaro, bensì materiale. E' una competizione a handicap. Ma gli ottimisti non mancano: e io sono tra loro. 6) A metà degli anni '80 abbiamo opere come Watchmen o Dark Knight Returns che influenzano schiere di autori. Nel periodo considerato esistono opere (non solo italiane) dall'impatto equivalente o comunque significativo? Visti i risultati degli ultimi dieci anni, non mi pare che ci siano state opere (italiane e non) tali da aver avuto un forte impatto sulle tematiche e sulla grafica del fumetto. 7) Sono ormai quasi vent'anni che i manga vengono pubblicati in Italia. Ci hanno influenzato come autori o come lettori? E in termini positivi o meno? Che i manga abbiano inciso sul mercato dei lettori di fumetti è fuori discussione, ovviamente. Secondo me, è stata un'influenza positiva: come sempre avviene quando ci si apre a nuove culture. 8) Italia / Francia: fuga di cervelli (e matite) o possibili sinergie editoriali per cambiare anche il mercato italiano? Sulla fuga di "cervelli" dall'Italia alla Francia nutro parecchi dubbi. Se ne è parlato molto, è vero, ma credo che si sia concluso poco. E, forse, torme di autori sconfitti stanno attualmente ripiegando in disordine fra quelle valli delle Alpi Marittime che avevano orgogliosamente risalito... 9) Nel 1995 inizia a diffondersi internet come fenomeno di massa. Nel 2001 appaiono nella rete italiana i primi esperimenti di "fumetto elettronico" (nato per il web e non trasposto dalla carta). Nel 2006 la giapponese NTTSolmare dichiara che in un mese vengono scaricati a pagamento nei cellulari "3 milioni di manga digitali". I cosidetti webcomics sembrano però ancora cercare una propria identit? e molti autori sembrano tuttora non riconoscergli una vera dignit?. C'è futuro per questa particolare forma di fumetto? E si può parlare di fumetto senza carta? Per incompetenza su quella materia nota come futurologia non posso pronunciarmi sulla eventualità che possa esserci un futuro per un fumetto senza carta. 10) Le fanzine cartacee dalla incerta diffusione e certissima passione dei produttori sono scomparse. Al loro posto le varie web-zine. Abbiamo perso o guadagnato qualcosa nel cambio? Per quel che mi risulta, il passaggio alle web-zine ha dato più spessore ai dibattiti sul fumetto e ne ha ampliato la platea. Personalmente, per ragioni anagrafiche, rimpiango comunque gli anni della "carta". 11) Internet pone un'altra domanda: quale rapporto tra autori e "forum di discussione"? L' interazione tra autore e lettore non è mai stata così facile e pubblica come oggi. Fermo restando il diritto di ognuno di scegliere la propria politica in questo senso, se doveste consigliare un collega, suggerireste come Clifford D. Simak al neoscrittore Asimov: "Isaac, ora che sei dall'altra parte della barricata non puoi più battibeccare con i lettori sulla pagina della posta delle riviste"? Riguardo ai rapporti tra autorie "forum di discussione", sono sempre stato dell'idea che l'autore debba essere schivo, sfuggente e refrattario ai dibattiti sui contenuti della sua opera. Il libro (o il fumetto) parlano per lui. 12) Uno sguardo al passato. Recentemente è stato finalmente ristampato il Commissario Spada. Ci sono altri fumetti italiani immeritatamente sepolti di cui le ultime generazioni di lettori non hanno potuto usufruire? Considerata la mia età, non posso non essere favorevole alla pubblicazione di antichi fumetti italiani immeritatamente sepolti. Mi piacerebbe, per esempio, un revival editoriale che andasse, grosso modo, dal 1935 al 1942. Mi chiedo soltanto se esiste oggi un pubblico abbastanza vasto (al di là della frangia amatoriale) e filologicamente preparato per accogliere questa resurrezione. 13) Uno sguardo al futuro. Tra i nuovi autori italiani pubblicati negli ultimi 10 anni, salta in mente qualche nome come possibile nuovo Hugo Pratt / Bonvi / Caprioli / Sergio Bonelli...? Sì. Tra i nuovi autori italiani pubblicati negli ultimi anno credo di poter scorgere un futuro Pratt o un Bonelli. Ma non dico chi, perchè per accontentare un paio di amici e collaboratori ne scontenterei un centinaio. 14) 2006-2016... pensando ai prossimi dieci anni che linee di tendenza si possono vedere nel futuro dei fumetti (in Italia e/o all'estero)? Parafrasando un noto magistrato, per i prosssimi dieci anni il motto di noi fumettari dovr? essere: resistere, resistere, resistere. Intervista tratta dal sito: http://www.parodos.it/intervista18. htm
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