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ymalpas

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  1. ymalpas

    Ghost Writers

    Il tema di questo topic in effetti è assai interessante Vista la presenza di Boselli, che è stato vicino a G. L. Bonelli nei primi anni ottanta, chissà che non si riesca a strapparli qualche prezioso aneddoto, in particolare sarei curioso di conoscere quale è :a ) l'effettivo apporto di Giorgio Bonelli dato alla saga di Tex. b ) quale oscuro contributo lui stesso ha dato alle sceneggiature di Bonelli quando ne era stretto collaboratore. Speriamo che legga questo topic ed abbia la bontà di rispondere.
  2. ymalpas

    [393/395] Intrigo A Santa Fe

    Allan Pinkerton Nato nel 1819 Glasgow in Scozia, Allan Pinkerton, forma nel 1852 a Chicago, città dove si è nel frattempo trasferito, la famosa Pinkerton Detective Agency, la prima agenzia investigativa degli Stati Uniti. Il motto ?We never sleep? non viene mai tradito, tanto che dopo aver brillantemente risolto una serie di casi legati a assalti ai treni, l'abilità di Allan Pinkerton permette di sventare un attentato al Presidente Abraham Lincoln a Baltimora, nel Maryland. La data è quella del 1861, il primo anno del mandato presidenziale, che si concluder? drammaticamente nel 1865 con l'assassinio dello stesso Lincoln, ucciso in un teatro dall'attore William Booth. Claudio Nizzi prende lo spunto del primo attentato a Baltimora e costruisce una sceneggiatura immaginaria, spostando l'azione nell'anno 1872 ( che è quello in cui si situa la seconda campagna per la rielezione del Presidente Grant ), quindi, allo scopo di giustificare la presenza di Tex e Carson nella storia, sceglie come luogo dell'attentato la cittadina di Santa Fe, nel New Mexico. Nella prima parte della storia, grande importanza è data proprio all'agenzia Pinkerton. Due suoi agenti sono uccisi nel corso di una lunga sparatoria, perchè erano riusciti a raccogliere preziose informazioni sul prossimo attentato. I magnifici disegni di Civitelli ci portano quindi a Washington, direttamente nella sede dell'Agenzia investigativa, dove Nizzi d' la parola Allan Pinkerton ( che è ? fatto storico è il responsabile del servizio di sicurezza del Presidente ), che espone ai suoi collaboratori tutti i suoi timori riguardo al complotto, ponendo l'accento sul suo è famoso fiuto è ! Allan Pinkerton, disegno di Civitelli La galleria dei personaggi storici si allunga con James MacParland, vecchia conoscenza dei lettori texiani, uno degli agenti di Pinkerton, che è ovviamente un uomo realmente esistito. A quei tempi si segnal' all'opinione pubblica, per aver fornito in tribunale le prove che portarono alla condanna a morte di venti membri dell'associazione segreta Molly Maguires. Fa parte della storia anche il Commissario agli Affari Indiani, Ely Parker, che proviene direttamente dal numero 219 della serie, guarda caso intitolato Il complotto. Quindi, last but not least, il Presidente Ulysses Grant, che la mattina dopo l'attentato, nel municipio di Santa Fe, offre ai due tizzoni d'inferno, come forma speciale di ringraziamento e gratitudine, la possibilità di continuare il viaggio comodamente seduti nel treno presidenziale: - ? e poich? Parker mi ha detto che anche voi siete diretti all'ovest, che ne direste di fare il viaggio sul mio treno ? - La vostra offerta ci onora, signor Presidente. Purtroppo siamo costretti a declinare l'invito. - Ah, mi dispiace! Posso sapere il motivo del vostro rifiuto, se non sono indiscreto ? - Vedete, signor Presidente? il fatto è che il mio pard odia i treni! A parte la battuta esilarante del Tex nizziano, guascone indomito, voglio segnalare che i due rangers avranno modo di incontrare nuovamente il Presidente Grant qualche anno dopo, in un'avventura disegnata da Ortiz, intitolata Missione speciale, numero 450 della serie, il cui soggetto verte invece sui mandanti del secondo attentato a Lincoln, quello fatale del 1865. Corsi e ricorsi della storia texiana. Intrigo a Santa Fe fa parte di una serie abbastanza copiosa di avventure che hanno come soggetto il tema del complotto o della cospirazione. In particolare la scena dell' attentato a Tex e Carson sul ponte ricorda quella di due storie successive: la prima è intitolata Scorta armata, la seconda è quella attualmente in edicola, La banda dei tre. Ma Intrigo a Santa Fe è soprattutto da ricollegare allo stupendo e monumentale episodio de I cospiratori, una delle prime storie disegnate da Civitelli, che anche volendo escludere il volo dal ponte immortalato da Galep nella copertina dello stesso albo, che molto ricorda la situazione sopra descritta, si segnala per il mistero che avvolge il è sicario è il cui ruolo in questa avventura è ricoperto dal meno fascinoso capitano Grady, falso capitano e falso cieco! Il falso capitano Grady, il sicario! Buona l'idea di Nizzi nel presentarcelo nella scena che vede i due pards entrare nell'albergo e assumere le sue difese contro la prepotenza di un tipaccio, che non voleva liberare la stanza, che dar? modo a Tex di assolvere il suo compito di tutore dei deboli e indifesi, con una serie di ganci dei suoi. Ma la scena stona non poco di anti-texianit? a 180 gradi, quando Nizzi decide di fare appello alla sensibilit? e intenerimento dei lettori sulla sorte del povero capitano, di cui si fa portavoce proprio Tex: - Quella è una disgrazia vecchio mio. - Siano maledette tutte le guerre! La sorpresa sull'identit? del sicario, tutto sommato facilmente intuibile, è purtroppo rovinata dalla copertina del numero 394 intitolato Una pallottola per il Presidente. La prova di Nizzi, abbastanza lineare nel suo intreccio glbonelliano, si lascia apprezzare dai lettori, ma è molto lontana dai valori assoluti espressi nei suoi capolavori precedenti. La mancanza di grossi colpi di scena nuoce sicuramente al giudizio positivo di questi tre albi. Per quanto riguarda Civitelli i suoi disegni sono sulla media del periodo e potremo ripetere quello che è stato detto cento altre volte. Segnaliamo la perfetta ricostruzione di una carabina di precisione dell'epoca, a pagina 73 del numero 394, che conferma l'accuratezza del disegnatore per il taglio realistico che riesce a imprimere alle sue tavole. Che, vale la pena segnalare ai collezionisti, sono le uniche di Civitelli attualmente in vendita... Le potete trovare sul sito: www.littlenemo. it
  3. ymalpas

    Ghost Writers

    Nel gennaio del 1976, esce nelle edicole il numero 183 intitolato Caccia all'uomo, il primo albo scritto da Sergio Bonelli, per la collana Tex. In che misura Giovanni Luigi Bonelli indossè i panni di - ghost writer - delle storie del figlio ? Cerchiamo di chiarire questa posizione. Le testimonianze, a dire il vero, non mancano e permettono di definire il ruolo del pap? di Tex, che dopo quasi trent?anni di sceneggiature ininterrotte, abbandonava, seppur in maniera passeggera, la sua creatura nelle mani del figlio. Mauro Boselli, nella già citata introduzione al quarto volume del bellissimo Cavalcando con Tex, ci riferisce quanto segue: è Si a quei tempi il mio attuale editore Sergio Bonelli aveva incominciato ad alleggerire la mole di lavoro del pur instancabile genitore. Erano già uscite delle storie che io stesso allora considerai rivoluzionarie e un po' fuori linea, ma indubbiamente di grande fascino, come Il giudice Maddox con la sua ambiguit? tra il Bene e il Male, il suo Tex che cambia idea e per la prima volta sente vacillare la sua solita sicurezza nel giudicare un prigioniero accusato di omicidio, e altri particolari molto innovativi! G. L. Bonelli rileggeva queste storie con un tono burbero ma affettuoso, inserendo qualche battuta delle sue, forse, ma senza cambiare mai una scena e rispettando al novantanove per cento il lavoro del figlio che riconosceva dotato quanto lui, ma con uno stile diverso ?. Sergio Bonelli venne allora chiamato a sostituire il padre a causa di una improvvisa defaillance di quest?ultimo, dovuta a un malanno che si era preso sui campi di sci. ? lo stesso Sergio a parlarne nella posta del numero 183 di TuttoTex, che contiene altre rivelazioni importanti: è Tradito dalla sua passione per lo sci, che alla bella età di sessantotto anni, ancora lo spingeva come un giovanotto lungo le piste delle Dolomiti, Bonelli padre si becc? uno di quei malanni che avrebbero ucciso un bisonte, ma che lui superò con una certa disinvoltura, proprio grazie alla fortissima fibra di cui vi dicevo. Però non pot? fare a meno di accettare il suggerimento di rallentare il tour de force forsennato che lo spingeva a scrivere le centodieci pagine necessarie a garantire l'uscita mensile dell'albo [?] Offrendomi come autore, contavo molto sull'aiuto che mi sarebbe venuto dal mio augusto genitore. Infatti il creatore letterario di Aquila della Notte si prese la briga di leggere quasi giorno per giorno le pagine che io scrivevo, cambiando le frasi che a lui non suonavano giuste, oppure consigliandomi sullo sviluppo di alcune sequenze particolarmente complicate per le mie forze di esordiente texiano? ? Queste illustri attestazioni permettono di quantificare in che misura pap? Bonelli si cal' allora nelle vesti di ghost writer delle storie del figlio; dichiarazioni univoche che poco spazio lasciano alle fantasiose interpretazioni di molti di quelli che si sono lasciati tentare da ipotesi fantasiose, che confermano che l'apporto di Giovanni Luigi fu in realtà assai minore di quello che si è voluto credere!
  4. ymalpas

    Ghost Writers

    In questo messaggio inserisco un commento che porta la firma di Mauro Boselli, che ci permette di chiarire in maniera più precisa la "genesi" della storia: La minaccia invisibile. " L'idea di base fu ideata insieme da me e Giorgio Bonelli. Giorgio scrisse le prime cinque o sei pagine ( la scena della nave abbandonata ) e solo qualche altra pagina con la caccia al cinese per le vie della città, scene che furono alquanto ridotte e sforbiciate nella revisione di G. L. Bonelli. Io iniziai a scrivere dalla seconda scena, nella palestra ( pag. 49 di Acqua alla gola ) e poi un centinaio di pagine, sino circa alla scena delle baia ( pag. 35 del secondo albo ). Nella sua revisione G. L. Bonelli ricopiù tutto senza modifiche ma ridusse enormemente la scena della rissa per le strade all'inizio del secondo albo, qui ridotta a due pagine mentre la mia versione ne occupava sette od otto per dare spazio ai personaggi della palestra. La storia mia originale era stata apprezzata da Canzio, ma poi fu respinta. La portai a GL che dopo qualche tempo mi chiese di finire per lui il "trattamento", ossia un soggetto dettagliato. Lo scrissi, ma lui non lo segu?, giudicandolo forse troppo complesso, non so. La sua sceneggiatura comincia a pag.35 del secondo albo ( titolino "Incendio al laboratorio" ), ma abbandona il mio soggetto, tagliando tutto lo sviluppo da me previsto, a pag. 77, con la ( per me incongruente ) scena delle belve! La versione di Bonelli si chiudeva con la morte del Maestro nella sua villa, senza che si fosse scoperta la sua identit?! La storia così com'era non fu giudicata accettabile dalla Redazione ( Canzio ) e fu affidata a Sclavi per una seconda revisione, che io ebbi modo di leggere. Sclavi ridusse e asciug? le peripezie e le sparatorie glbonelliane, giudicandole un po' confuse, e mi affid' una TERZA revisione che fu una vera e propria riscrittura. Aggiungemmo la scena delle fogne ( la scrissi io, ma le battute patetiche di Volker morente nelle prime due vignette di pag.74 sono puro Sclavi! ) e io, da solo, ricostruii un nuovo finale, che inizia a pag.96 del secondo albo, sino alla fine. La storia originale prevedeva, come è ovvio, un intrigo più complesso, con Pat McRyan avvelenato con i bacilli del maestro nella spugna usata durante il suo incontro sul ring ( se ne parla all'inizio ) e una corsa contro il fato per trovare l'anbtidoto in cui i personaggi di Frisco avrebbero dovuto trovare un ruolo. Questa versione non fu mai sceneggiata ". Per quanto riguarda i tempi della sua realizzazione, Boselli afferma di averla scritta tra il 1981 e il 1983. Gli fu richiesta da G. L. Bonelli nel 1985, che era venuto a conoscenza della sua esistenza tramite il figlio Giorgio. Letteri disegn° la versione G. L. Bonelli in pochi mesi. A inizio del 1986 ci fu la revisione redazionale e Letteri disegn° il nuovo finale in poco più di un mese.
  5. GHOST WRITERS Ghost writers... Da tempo si è manifestata la necessit? di uno studio di quelle storie di Tex che hanno avuto una nascita diversa o semplicemente più travagliata delle altre. La paternit? di alcune avventure è stata infatti messa in discussione da tutta una serie di aneddoti o dichiarazioni che negli ultimi anni hanno palesato l'esistenza di alcuni collaboratori occulti. L'analisi quantitativa dell'apporto dei ghost writers alla serie di Tex può essere facilmente risolta in base al numero di idee e spunti forniti per la stesura del soggetto, ma diventare più problematica allorchè la partecipazione si fa più estesa interessando direttamente la sceneggiatura, attraverso interventi redazionali correttivi o la riscrittura, tout court, di alcune parti della storia. Fino alla fine degli anni ottanta, il nome di Giovanni Luigi Bonelli è regolarmente apparso nella terza pagina di ogni albo come un autentico marchio di garanzia, di qualità e divertimento per i fedelissimi lettori. Nel maggio del 1988, per i quaranta anni di Tex, esce l'albo gigante "Tex il Grande!", che inaugura la collana dei Texoni. Questo volume ha la caratteristica di essere il primo a riportare la firma di Nizzi: sino ad allora le storie di Tex da lui scritte, come già quelle di Guido Nolitta ( Sergio Bonelli ), non erano mai state accreditate alla sua penna. Nel dicembre dello stesso anno, anche nella serie regolare, per la precisione sul numero 338, appare la sua firma. Un riconoscimento dovuto, giunto dopo tanti anni spesi a raccontare per i lettori le mirabili e straordinarie avventure di Aquila della Notte? all'ombra di un Grande del fumetto italiano! Ricordando i suoi esordi sulla serie, lo stesso Nizzi scrive: " In quel momento [ nel 1982, n. d. a. ] per loro era di vitale importanza pensare all'avvenire del Ranger, dato che papà Bonelli aveva già una certa età e Sergio ( come ha sempre ammesso ) non si trovava a suo agio nello scrivere Tex. Tre condizioni mi furono poste. La prima era che i Tex che avrei scritto dovevano avvicinarsi il più possibile allo stile di G. L. Bonelli ( e non a quello di Sergio ). Questo mi stava bene. La seconda era che per un certo periodo di tempo non avrei dovuto firmarli. Questo mi stava molto meno bene. La terza era che non avrei dovuto rilasciare interviste in cui ammettessi di scrivere Tex. Questo mi seccava un po' ma non troppo. Sergio pretendeva questa cortina di silenzio perchè aveva timore che, scomparendo dagli albi di Tex la firma del padre, i lettori se ne sarebbero allontanati ". Nizzi chiarisce il motivo di una tanto discussa scelta editoriale e pone allo stesso tempo il problema legato alla difficile eredit?: Giovanni Luigi Bonelli ha infatti quasi raggiunto la soglia degli ottant'anni di età. Questo è l'elenco delle storie scritte da quest?ultimo a partire dall' è avvento è di Claudio Nizzi, che iniziò la sua magica avventura texiana con l'albo intitolato Alleati pericolosi ( n° 273 ): 1983 - Dinamite ( 274 / 275 ) - 122 pagine 1984 - La foresta pietrificata ( 277 / 279 ) - 209 pagine 1984 - Un mondo perduto ( 282 / 283 ) - 153 pagine 1984 - Geronimo! ( 283 / 285 ) - 195 pagine 1985 - Uno sporco imbroglio ( 292 / 293 ) - 161 pagine 1985 - Luna comanche ( 295 / 296 ) - 159 pagine 1985 - La lancia di fuoco ( 300 110 ) - pagine 1986 - La minaccia invisibile ( 309 / 310 ) - 181 pagine 1986 - Il ranch degli uomini perduti ( 311 / 312 ) - 127 pagine 1987 - Gringos! ( 319 / 321 ) - 157 pagine 1987 - La città corrotta ( 323 110 ) - pagine 1989 - Terra violenta ( 340 / 341 ) - 157 pagine 1991 - Il medaglione spagnolo ( 364 ) - 110 pagine Scorrendo i titoli delle storie è fin troppo palese la misura in cui avviene l'esaurimento della vena creativa, che non esclude i lampi di genio, "La città corrotta" ( n° 323 ) in primis, ma è sostanzialmente lontana in termini qualitativi dalla produzione anche immediatamente precedente. Il più che dignitoso decadimento è probabilmente legato a una naturale stanchezza fisiologica. I numeri in questo caso ci vengono in aiuto e ci confortano nella tesi. Abbiamo un calo costante e inesorabile: 1984 - 557 pagine - 3 storie 1985 - 430 pagine - 3 storie 1986 - 308 pagine - 2 storie 1987 - 267 pagine - 2 storie 1989 - 157 pagine - 1 storia 1991 - 110 pagine - 1 storia Il vecchio Bonelli è passato gradualmente da storie medio lunghe a storie sostanzialmente brevi. Considerando inoltre il fatto che queste storie sono state scritte almeno un anno prima ( è ) della loro apparizione in edicola per lasciare il tempo ai disegnatori di realizzarle graficamente, possiamo trarre la seguente conclusione: Gianluigi Bonelli ha ridotto notevolmente il suo carico di lavoro intorno all'anno 1982/1983, lasciando al figlio Sergio e al nuovo arrivato Claudio Nizzi il compito di portare avanti la narrazione. Nel periodo compreso tra il 1983 e il 1985 i due Bonelli smettono praticamente quasi di scrivere nuovi episodi di Tex, lasciando a Nizzi il gratificante ruolo di prim?attore. Nelle 161 pagine della storia "Uno sporco imbroglio", una delle ultime del terzo centinaio, scritta probabilmente nel 1984, abbiamo di fatto due storie ( una di 78 pagine e l'altra di 83 ) cucite una di seguito all'altra, ma del tutto indipendenti. Delle trecento e passa pagine di Bonelli che appaiono nel 1986, le 181 della storia "La minaccia invisibile" sono invece da accreditare in larga misura a Mauro Boselli. Carlo Monni avanza anche un ipotesi più radicale, ma tutto sommato assai plausibile, sostenendo che praticamente tutte le storie di G. L. Bonelli pubblicate a partire dal 1985 abbiano subito diverse revisioni redazionali, che si traducevano allora verosimilmente in interventi di Tiziano Sclavi e in misura minore di Decio Canzio. Una tesi che avvalora dunque la presenza di ghost writers all'interno della redazione. Dato l'imponente numero di storie è poi un fatto abbastanza comprensibile che il creatore letterario di Tex, si sia lasciato influenzare nel corso degli anni dai suggerimenti dei suoi due figli, Sergio e Giorgio, per i soggetti e le sceneggiature delle sue storie. Nel volume Come Tex non c'è nessuno edito nel 1998, Sergio Bonelli parla ad esempio del suo ruolo di ghost writer negli anni cinquanta: " Dall'alto della mia fresca carica di boss mi sento in dovere in un certo senso, di fornire un supporto editoriale a mio padre suggerendogli qualche spunto che interrompa una routine di storie classicamente western che temo, alla lunga, possano mostrare la corda. E visto l'esito sempre più felice del filone fantastico texiano, dico a Bonelli: "perchè non provare a introdurre nelle storie un accento vagamente fantascientifico?" Non pensando alla comparsa di astronavi da cui sbarcano torme di omini verdi, ma a qualcuno o qualcosa, che senza mai mostrarsi, suggerisse una presenza extraterrestre ". Nasce così, da un suggerimento dell'editore, da sempre affascinato dalle tematiche fantascientifiche, la storia dell'extraterrestre ( "La valle della luna", n° 56 ). Durante un convegno, Sergio Bonelli ha raccontato di un padre scarsamente entusiasta nello scrivere questa avventura, poco sedotto a differenza del figlio dal genere. è lecito supporre che il risultato finale, di conseguenza, sia stato assai diverso da quello che prospettava l'idea iniziale dell'editore. Il contributo di Sergio Bonelli non si esaurisce con questa storia. Altri spunti nolittiani riguardano anche "La sconfitta" ( n° 99 ), ovvero l'eroe sconfitto in un duello sleale. Nel libro l'editore ricorda: "Si, è intitolato proprio "La sconfitta", e devo confessarti che ne vado fiero, perchè si tratta di una delle cose migliori della saga, nata come hai accennato tu, su mio suggerimento. Bonelli mi accontenta, ma a modo suo. Io gli chiedo che Tex venga battuto da un tiratore più bravo, mentre lui ( scartata subito questa soluzione che gli suona come un eresia ) acconsente alla sconfitta del ranger soltanto a patto che ci sia sotto un trucco. Il pistolero che per la prima e unica volta riesce a disarmare Tex in duello si avvale infatti di una fondina truccata, che consente al proprietario di sparare con quel centesimo di secondo di anticipo indispensabile, in questi frangenti, per portare a casa la vita. Inutile dire che il furbastro non vivr? tanto da potersi vantare a lungo del suo gesto truffaldino, e che Tex, contrariamente al mio Mister No, potr? continuare a fregiarsi della sua immagine di eterno vincente". Sergio Bonelli suggerisce al padre anche le idee per alcuni altri soggetti che riguardano le seguenti storie: "La sfida" con Buffalo Bill ( n° 82 ), "La trappola" ( n° 141 è 145 ) dove si immagina la reclusione dell' eroe nel penitenziario di Vicksburg e "I cavalieri della vendetta" ( n° 176 - 177 ), che riflette un particolare episodio della storia degli Stati Uniti: la comparsa dei Tuareg e dei loro cammelli! Nel bellissimo articolo introduttivo al quarto volume della serie ?Cavalcando con Tex? edito dalla torinese Little Nemo, Mauro Boselli scrive: "è noto come una delle idee rivoluzionarie ( per allora ) fu sua [ di Sergio Bonelli, n. d. a ] : quella di dare una fidanzata a Kit Willer. Giovanni Luigi acconsentì e scrisse la storia - I due rivali - con quel finale un po' sprezzante in cui Kit lascia la ragazza senza una spiegazione, in una logica da "duro" che certo non era quella del soggetto originario ". Dal canto suo, lo stesso Sergio Bonelli avrebbe raccontato un curioso aneddoto sulla nascita di questa storia così anomala nel suo impianto narrativo. Durante una cena in un locale di Milano a cui avrebbero partecipato i due Bonelli e il cantante Fred Bongusto, quest'ultimo avrebbe chiesto una storia in cui Kit Willer si innamorava, Sergio Bonelli avrebbe quindi sostenuto l'idea aggiungendovi qualche particolare di suo e G. L. Bonelli avrebbe acconsentito, sviluppando però il soggetto a modo suo. Nel gennaio del 1976, usciva nelle edicole "Caccia all'uomo" ( n° 183 / 185 ), il primo albo di Guido Nolitta per la collana Tex. In che misura Giovanni Luigi Bonelli indossò i panni di - ghost writer - delle prime storie del figlio è La domanda è interessante e possiamo affidarci alle numerose testimonianze che si sono succedute negli anni per definire il ruolo del papà di Tex, che dopo quasi trent'anni di sceneggiature ininterrotte, abbandonava, seppur in maniera passeggera, la sua creatura nelle mani del figlio. Mauro Boselli, nella già citata introduzione, ci riferisce quanto segue: "Si a quei tempi il mio attuale editore Sergio Bonelli aveva incominciato ad alleggerire la mole di lavoro del pur instancabile genitore. Erano già uscite delle storie che io stesso allora considerai rivoluzionarie e un po' fuori linea, ma indubbiamente di grande fascino, come - Il giudice Maddox - con la sua ambiguità tra il Bene e il Male, il suo Tex che cambia idea e per la prima volta sente vacillare la sua solita sicurezza nel giudicare un prigioniero accusato di omicidio, e altri particolari molto innovativi! G. L. Bonelli rileggeva queste storie con un tono burbero ma affettuoso, inserendo qualche battuta delle sue, forse, ma senza cambiare mai una scena e rispettando al novantanove per cento il lavoro del figlio che riconosceva dotato quanto lui, ma con uno stile diverso ". Sergio Bonelli venne allora chiamato a sostituire il padre a causa di una improvvisa defaillance di quest?ultimo, dovuta a un malanno che si era preso sui campi di sci. è lui stesso a parlarne nella posta di TuttoTex ( n° 193 ), che contiene altre rivelazioni importanti: "Tradito dalla sua passione per lo sci, che alla bella età di sessantotto anni, ancora lo spingeva come un giovanotto lungo le piste delle Dolomiti, Bonelli padre si beccò uno di quei malanni che avrebbero ucciso un bisonte, ma che lui superò con una certa disinvoltura, proprio grazie alla fortissima fibra di cui vi dicevo. Però non pot? fare a meno di accettare il suggerimento di rallentare il tour de force forsennato che lo spingeva a scrivere le centodieci pagine necessarie a garantire l'uscita mensile dell'albo. Offrendomi come autore, contavo molto sull'aiuto che mi sarebbe venuto dal mio augusto genitore. Infatti il creatore letterario di Aquila della Notte si prese la briga di leggere quasi giorno per giorno le pagine che io scrivevo, cambiando le frasi che a lui non suonavano giuste, oppure consigliandomi sullo sviluppo di alcune sequenze particolarmente complicate per le mie forze di esordiente texiano". Queste attestazioni permettono di quantificare in che misura papà Bonelli si cal' allora nelle vesti di ghost writer delle storie del figlio; dichiarazioni univoche che poco spazio lasciano alle interpretazioni di molti critici che si sono lasciati tentare da ipotesi fantasiose. L'apporto di Giovanni Luigi fu in realtà assai minore di quello che si è voluto credere. Anche il minore dei figli, Giorgio Bonelli, avrebbe proposto qualche spunto per delle storie del terzo centinaio: "Linciaggio" ( n° 209 / 210 ) e "Un mondo perduto" ( n° 282 / 283 ). Il suo ultimo contributo creativo alla saga ideata dal padre è "La minaccia invisibile" ( n° 309 / 310 ), una storia che vede anche la compartecipazione di Mauro Boselli e Tiziano Sclavi. Mauro Boselli chiarisce in maniera più dettagliata la "genesi" di questa storia cittadina. "L'idea di base fu ideata insieme da me e Giorgio Bonelli. Giorgio scrisse le prime cinque o sei pagine ( la scena della nave abbandonata ) e solo qualche altra pagina con la caccia al cinese per le vie della città, scene che furono alquanto ridotte e sforbiciate nella revisione di G. L. Bonelli. Io iniziai a scrivere dalla seconda scena, nella palestra ( pag. 49 di Acqua alla gola ) e poi un centinaio di pagine, sino circa alla scena delle baia ( pag. 35 del secondo albo ). Nella sua revisione G. L. Bonelli ricopiù tutto senza modifiche ma ridusse enormemente la scena della rissa per le strade all'inizio del secondo albo, qui ridotta a due pagine mentre la mia versione ne occupava sette od otto per dare spazio ai personaggi della palestra. La storia mia originale era stata apprezzata da Canzio, ma poi fu respinta. La portai a G. L. che dopo qualche tempo mi chiese di finire per lui il "trattamento", ossia un soggetto dettagliato. Lo scrissi, ma lui non lo segu?, giudicandolo forse troppo complesso, non so. La sua sceneggiatura comincia a pag.35 del secondo albo ( titolino "Incendio al laboratorio" ), ma abbandona il mio soggetto, tagliando tutto lo sviluppo da me previsto, a pag. 77, con la ( per me incongruente ) scena delle belve! La versione di Bonelli si chiudeva con la morte del Maestro nella sua villa, senza che si fosse scoperta la sua identit?! La storia così com'era non fu giudicata accettabile dalla Redazione ( Canzio ) e fu affidata a Sclavi per una seconda revisione, che io ebbi modo di leggere. Sclavi ridusse e asciug? le peripezie e le sparatorie glbonelliane, giudicandole un po' confuse, e mi affid' una TERZA revisione che fu una vera e propria riscrittura. Aggiungemmo la scena delle fogne ( la scrissi io, ma le battute patetiche di Volker morente nelle prime due vignette di pag.74 sono puro Sclavi! ) e io, da solo, ricostruii un nuovo finale, che inizia a pag.96 del secondo albo, sino alla fine. La storia originale prevedeva, come è ovvio, un intrigo più complesso, con Pat McRyan avvelenato con i bacilli del maestro nella spugna usata durante il suo incontro sul ring ( se ne parla all'inizio ) e una corsa contro il fato per trovare l'antidoto in cui i personaggi di Frisco avrebbero dovuto trovare un ruolo. Questa versione non fu mai sceneggiata". Tempi lunghi e realizzazione travagliata. Se Boselli afferma di averla scritta in un periodo compreso tra il 1981 e il 1983, Gianluigi Bonelli, che ne era venuto a conoscenza tramite il figlio Giorgio, chiese la sceneggiatura a Boselli solo intorno al 1985. Letteri disegnò la versione di Bonelli in pochi mesi, ma all' inizio del 1986 ci fu l'ultima revisione redazionale e l'artista romano disegnò il nuovo finale boselliano in poco più di un mese. Mauro Boselli, che per un breve periodo svolse la funzione di segretario del papà di Tex, sempre nella citata introduzione a Cavalcando con Tex, afferma di aver fornito l'idea di un altro soggetto, quello della storia "Ore disperate" ( n° 241 / 242 ): "Un soggetto a proposito, Giovanni Luigi l'approvò pure a me: la storia di un ranger amico di Tex, linciato per errore da un gruppo di vigilantes incappucciati. La storia che ne ricav?, Ore disperate, fu molto diversa da quella che avevo proposto io. Invece di essere una 'maggioranza silenziosa', un gruppo di padri di famiglia e buoni borghesi sospesi tra il bene e il male, i cattivi linciatori di Giovanni Luigi diventarono per semplicità dei normalissimi banditi ". In una intervista rilasciata a Carlo Monni, l'autore svela i particolari della sua collaborazione con G. L. Bonelli: " Io ho lavorato per un paio d'anni, più o meno, come segretario-assistente di Gianluigi, In realtà era un lavoro di tutto riposo perchè io lo guardavo scrivere, lui chiacchierava con me e mentre scriveva mi insegnava qualche cosa. E? ci raccontavamo delle cose? io leggevo? cercavo dei soggetti per lui, spulciavo i vecchi numeri di True West la rivista e devo dire alla fine ci sono stati diversi soggetti che poi Bonelli non ha avuto il tempo di fare, ma che in un modo o nell'altro poi sono stati fatti. Non gli stessi soggetti, intendo. Ma per caso le stesse idee poi le ha avute e portate avanti qualcun altro... ". Di quei soggetti che per vari motivi furono abbandonati da Bonelli per essere ripresi in seguito da altri autori, ricordiamo la leggenda della nave perduta nel deserto del Mojave che Nizzi ha usato per la storia de "Gli spiriti del deserto" ( n° 328 / 330 ) e la leggenda del tesoro di Massimiliano, che è servita invece da riferimento allo stesso Mauro Boselli per "Gli invincibili" ( n° 438 / 440 ). Dalle citazioni di Boselli si evince il ruolo di primo piano avuto in quegli anni da Tiziano Sclavi nello staff dei curatori di Tex. La prima storia in cui appare una traccia certa della sua collaborazione è "La lancia di Fuoco" ( n° 300 ). Nelle pagine finali, la presenza della parola medecine man sarebbe rivelatrice per attribuirgli la paternit? di quella parte. Anche le due storie successive di G. L. Bonelli, "La minaccia invisibile" ( n° 309 / 310 ) e "Il ranch degli uomini perduti" ( n° 311 / 312 ), vedono una sicura partecipazione sclaviana. Claudio Villa, che ha disegnato le tavole dell'ultima storia citata, ha infatti affermato che sarebbe stata "limata" da Sclavi. Non è possibile purtroppo quantificare l'intervento delle correzioni e dei tagli da lui effettuati, così come nulla ci è dato sapere della storia successiva "Gringos" ( n° 319 / 321 ). Trenta pagine de "La città corrotta" ( n° 323 ) sono invece attribuibili con certezza al ghost writer. Il contributo di Sclavi dovrebbe riguardare la parte incentrata sulla figura del mite e codardo portiere del Golden Gate, Mister Thorne. Sono sicuramente sue le pagine da 68 a 78 dell'albo in cui il portiere viene interrogato dagli scagnozzi di Tom Rever e quindi ucciso, nonchè del successivo intervento di Tex e Carson che fanno fuori i banditi. In più sono da contare altre aggiustatine qua e là per far arrivare la storia alla lunghezza di 110 pagine dalle circa 80 originariamente pensate da Giovanni Luigi Bonelli. Nel 1989 Claudio Nizzi rivede invece la sceneggiatura della penultima storia bonelliana, "Terra Violenta": così ha dichiarato l'autore in una recente intervista rilasciata per un'edizione del Tex finlandese. Nell'introduzione al quinto volume di "Cavalcando con Tex", Claudio Nizzi dice di aver beneficiato in quegli anni di una relativa libertà nella scrittura delle sue sceneggiature. Gli fu solo espressamente consigliato di seguire lo stile Bonelli. " Io stavo bene con Tex, la sua compagnia non mi creava troppe difficoltà, non ci furono mai incidenti. Tranne uno, proprio all'inizio, piccolo e divertente è ma anche significativo del clima dei tempi è che ho già raccontato: quello dell'albergatore che appare a pagina 96 dell'albo numero 279, il quale in origine era una donna e venne trasformato in un uomo dopo che Sergio Bonelli a disegni già realizzati è si accorse che l'albergatrice e la cattiva della storia apparivano insieme per troppe vignette, e su Tex due donne erano semplicemente troppe! ". L'autore, in un'intervista concessa alla rivista Dime Press nel settembre 1992, ammette comunque il severo controllo esercitato dalla redazione nei confronti delle sue prime storie: " All'inizio i miei soggetti venivano sorvegliati molto, sia perchè ne scrivevo pochi ( e senza fretta ), sia perchè bisognava essere sicuri che mi mantenessi nell'ortodossia più assoluta. A quei tempi eravamo ancora in tre a scrivere Tex: G. L. Bonelli, Sergio e io. In seguito Bonelli padre rallentò, poi anche Sergio e io mi ritrovai a scrivere anche dieci storie contemporaneamente. Oggi, sia sotto la spinta dell'urgenza, sia perchè mi sono ormai conquistato una certa affidabilità, i controlli si sono molto diradati... ". Nizzi ha raccontato un altro curioso aneddoto sulla storia che vede il ritorno della vecchia strega Zhenda, che sembra però escludere interventi redazionali: " In "Zhenda!" ( n° 346 / 349 ) ci sono degli indiani, i Sinaguas, che vivono nelle profondit? dei canyon e dovrebbero essere perfidi e immondi come i cattivi Hualpai. Il soggetto prevedeva che, alla fine, dopo essere sfuggito alle loro grinfie, Tex avrebbe fatto strage dei Sinaguas. Una sorte analoga doveva toccare alla terribile Zhenda. Perfidi e immondi i Sinaguas? Fabio Civitelli me li ha disegnati così docili e bellini che se solo Tex li avesse sfiorati con un dito i lettori sarebbero sorti in loro difesa. Terribile Zhenda? Ma se alla fine sembrava una cara vecchietta! Avendo visto i Sinaguas e Zhenda in corso d'opera, cambiai il finale abolendo la strage e introducendo i lucertoloni. Detto questo la mia stima per Fabio resta immutata e la nostra amicizia ben salda ". L'unica storia di Claudio Nizzi a dover figurare legittimamente in questo articolo sembrerebbe essere "Delitto nel porto" ( n° 414 / 416 ). L'intrigante soggetto di questa avventura ambientata a Boston, la vendetta di una ragazza corsa, deriverebbe da un'idea suggerita allo sceneggiatore da uno dei suoi fans. Negli ultimi anni, due disegnatori, Claudio Villa e Fabio Civitelli, sono varie volte venuti in aiuto del bravo Nizzi. Quasi tutto il soggetto della storia "L'uomo senza passato" ( n° 423 / 425 ) è da far risalire al copertinista della serie: " Lo spunto che mi era venuto per la storia era proprio questo: com'? un eroe quando va in crisi? Se Tex pensasse di aver perso il figlio come reagirebbe? E se il figlio perdesse la memoria e si ritrovasse a combattere contro suo padre, credendolo malvagio... sarebbe una lotta tra Titani! Cosè ho scritto un soggettino della prima parte... non è che ci credessi molto, ma la cosa mi piaceva e avevo deciso di farmi avanti con Nizzi. Lui l'ha letta e gli è piaciuta, così ha cominciato a lavorarci su. Nella mia idea la scazzottata del saloon c'era già stata e la storia cominciava con i quattro pards al galoppo che inseguivano i banditi. Mentre sparavano, dai loro dialoghi avremmo capito cosa era successo prima... Cosa che li avrebbe portati dritti dritti verso il luogo dove Kit sarebbe stato ferito. Dal momento in cui Kit finiva nel fiume le cose si facevano importanti. Sono intervenuto nella sceneggiatura per modificare la scena del duello, che in origine prevedeva una sola tavola con tre strisce sovrapposte: nella prima i due uno di qua e l'altro di l', nella seconda BANG/BANG, nella terza il cattivo che cadeva... Mi sembrava doveroso spiegare meglio come doveva sentirsi Tex, il bandito e Carson. Ho sceneggiato fino alla pagina in cui il bandito cade al "rallentatore" svelando il buco nel medaglione che portava al collo, segno che Tex, ferito o no, ti becca sempre... La storia di Kit avrei voluto che fosse più "difficile", e doveva sfociare in una lotta tra lui e Tex epica, con un numero di tavole sufficiente a far capire quanto fossero "tosti" tutti e due. Kit si sarebbe arreso a fatica, ma avrebbe reso difficile la vita al padre. Chi, se non lui, potrebbe riuscirciò E il suo recupero sarebbe stato doloroso, segnato da continue fitte alla testa e sprazzi di memoria che tornavano. Il finale andava orchestrato bene con un uso del tempo per "incastrare" gli avvenimenti che si sarebbero susseguiti in un crescendo che sarebbe finito con il colpo di winchester preso in pieno da Fiore di Luna... ". Villa è stato prodigo di notizie, non resta che affidarci dunque al suo commento nell'analisi di alcune scene di questa bellissima avventura. Mentre Tex, Carson e Kit si trovano coinvolti in una sparatoria, quest'ultimo viene colpito di striscio alla testa e scompare tra i flutti del fiume. Il ranger, ferito a sua volta a una spalla, affronta il bandito Joe Galvez . L'artista puntualizza quanto segue: " Quella scena ( che ho riscritto io per intero ) era uno dei punti chiave della storia: mostrare la tempra di Tex che, nonostante fosse ferito alla spalla, trova la forza di affrontare un uomo in perfette condizioni. Tex è mosso da una straordinaria forza di volontà, alimentata dal desiderio di fare giustizia / vendetta verso chi aveva colpito Kit. Cos'è un buco in una spalla per Tex, quando ha visto suo figlio ferito finire in un fiume? Era la "citazione" di una scena che mi aveva colpito quando leggevo Tex: in uno dei primissimi episodi Tex si trova coinvolto in una rissa con dei messicani e alla fine, dopo averli stesi tutti, si trova con un coltello nella spalla. Ma non si cura della sua ferita. Chiede informazioni agli sbalorditi astanti, saluta e se ne va, lasciando una "pista" di gocce di sangue... e i commenti dei due messicani stupiti per quell'uomo così insensibile al dolore e così determinato... ". Nella scena successiva, che vede Carson e Tiger comunicare a Tex l'esito delle loro ricerche infruttuose del corpo di Kit Willer, l'intervento del - ghost writer - si materializza invece sul piano grafico. " Posso dire che in quella scena Nizzi aveva messo Tex che si portava una mano a coprire gli occhi e una lacrima scendeva dalla sua guancia... Messa così mi dava un' impressione di "fragilità". Ho preferito dargli un gesto più dignitoso, senza mostrare lacrime, che sono spuntate dalla fantasia del lettore. Era una scena forte, preparata con attenzione dallo scambio di sguardi tra Tiger e Carson poco prima... Tutti in quel momento avevano la sensazione di aver perso qualcuno, è la "crisi" in cui credo per entusiasmare, fare più partecipe il lettore. Va "dosata" e usata con parsimonia, ma è uno degli elementi che muovono a una completa identificazione e partecipazione chi legge. Miller con Daredevil e Dark Knight l'ha fatto alla grande ". A Claudio Villa si deve pure l'idea della perdita della memoria di Kit Willer. Ma mentre l'artista aveva pensato ad un suo graduale recupero: " con il tempo Kit sarebbe andato migliorando ", Nizzi preferisce invece farlo rinsavire attraverso una classica botta alla testa, che si materializza in maniera piuttosto fortunosa a pagina 26 del numero 425. L'idea dello scontro tra il padre e il figlio faceva anch'essa parte del soggetto originale del disegnatore ( si veda la prima citazione, sopra ). Quel che è interessante è il fatto che l'artista tenda a ribadire più volte che nel suo soggetto lui aveva immaginato una strenua lotta tra il padre e il figlio, poi invece risolta in poche strisce: " Una lotta storica, irripetibile, uno scontro tra due persone che si equivalgono. Uno scontro epico. Poteva durare settimane... Tex avrebbe vinto, si, ma a duro prezzo. Kit svenuto e lui, quasi esausto. Chi, se non Kit potrebbe metterlo a dura prova ?". Infine sempre all'artista è riconducibile il tragico finale, che vede la morte di Fiore di Luna: "Che Fiore di Luna morisse era previsto: ogni storia di Tex deve lasciare le cose come erano prima della storia. Kit sposato e Tex "nonno" non si addicono al personaggio...". Qualche intervento di Claudio Villa è ravvisabile anche nella sceneggiatura di un'altra storia di Claudio Nizzi: "Mefisto!" ( n° 501 / 504 ): " Il finale non è stato tagliato. La storia si è sviluppata "da sola" su tre albi e mezzo... Sono stati fatti interventi solo sul penultimo e ultimo albo con la riscrittura di qualche pagina. Nizzi aveva cominciato a scriverla con la prima parte del soggetto, aveva messo insieme il primo albo in qualche mese e io avevo cominciato a lavorarci su. Con la mia nota e incredibile velocità, quando sono arrivato a ridosso delle ultime tavole di sceneggiatura in mio possesso l'ho chiamato e lui, che nel frattempo si era dedicato ad altre storie, ha ricominciato a Mefistare... E pensare che la storia è stata allungata rispetto alla versione originale almeno di dieci pagine. La tempesta di vento nel deserto l'ho chiesta io a Nizzi... Volevo un finale in crescendo: Mefisto è tornato dall'aldilà, ha dei poteri che neanche il mago Otelma... può fare quello che vuole! Non doveva limitarsi a fargli "bù!" e poi scappare... Doveva essere tosto, ma tanto... Poi c'era il mago indiano, che ci siamo persi per strada... ma questa potrebbe essere un'altra storia! ". Del secondo disegnatore, Fabio Civitelli, risultano invece accreditate almeno cinque storie. In un intervista rilasciata al sito Texunofficialsite di Marco Bilancioni, l'artista ha precisato il suo ruolo di ghost writer. Le storie alle quali avrebbe prestato la sua collaborazione sono "Il presagio" ( n° 475 / 477 ), "Ritorno a Culver City" ( n° 511 / 512 ), "Anasazi" ( n° 536 / 537 ), l'Almanacco del West del 2005, intitolato "Il fuggitivo" e la storia del sessantennale "Sul sentiero dei ricordi" ( n° 575 ). Sulla collaborazione con Claudio Nizzi, l'artista si esprime con parole dalle quali si evince l'alto grado di complicità esistente tra i due autori: " E poi c'è un rapporto talmente buono [ con Claudio Nizzi, nda ] che mi consente anche di discutere con lui della sceneggiatura e lui con me dei disegni. Prima di mandare il lavoro in casa editrice ci confrontiamo. Non vive vicino a casa mia però gli spedisco i disegni fotocopiati: lui mi dice se una scena è venuta bene o se c'è da ritoccarla, e io in parte controllo la sua sceneggiatura. Lui ha fatto delle modifiche suggerite da me alla sceneggiatura dell'ultima storia e io ho ritoccato dei disegni su suo suggerimento ". Altre rivelazioni permettono di stabilire con precisione l'apporto di Civitelli alla serie di Tex. " In realtà i soggetti delle storie che ho firmato io sono "Il presagio" e "Il duello", la storia a colori che è uscita su Specchio della Stampa. "Ritorno a Culver City" in realtà non è mia, è mia solo l'idea di partenza: cioè Tex e Kit che tornano a Culver City e passano dal vecchio ranch in cui Tex era cresciuto. In più ho suggerito la penultima tavola della storia, dove Tex e il figlio vanno a trovare la tomba del fratello Sam a Culver City. Comunque avevo pensato: ?Già che sono lì, facciamola vedere questa famosa fattoria!. Il resto è di Nizzi. Per quanto riguarda Il presagio, l'idea è nata molto semplicemente, a Lucca nel 1996, in un ristorante. Eravamo io e Nizzi: Perchè non mi fai una storia in cui Tex perde il ruolo di agente indiano?. E mi disse: Che bell'idea! Prova a buttarla già!. Lì per lì ero molto perplesso. Dopo qualche mese ( nel frattempo io mi ero dimenticato! ) mi telefona e mi fa: Allora, me l'hai scritta questa storia?. Cosè presi carta e penna e la buttai già, con molti difetti. Lui la sistemò e nacque Il presagio. Naturalmente gli ha dato una struttura professionale, ha riscritto anche il soggetto. Esso infatti andava presentato all'editore e non potevo portare qualcosa ancora scritto a penna! Lui l'ha riscritto e migliorato, presentandolo all'editore e dicendo che il soggetto era mio ". Civitelli precisa anche un altro punto essenziale della storia: la relazione sentimentale che vede protagonisti Tex e la bionda Alison. "La donna del 'Presagio'? Di sicuro non potevano licenziarmi! Ma il mio Tex non rimaneva indifferente ad Alison! Ho anche rischiato un po' inserendo una donna che su Tex è un argomento tabù. Ma se non lo facevo io, che non rischio di essere licenziato come sceneggiatore, chi lo fa? Nel mio finale Alison mostrava il suo interesse per Tex, e Tex non si mostrava così indifferente. Nella versione finale è stato reso un po' più bloccato. Però capisco le esigenze della redazione: era un argomento troppo tabù. Io avevo immaginato che, mentre lei se ne andava via, Tex mostrava che non era rimasto indifferente. Ma Nizzi ha deciso di impostarla così: bisognava mostrare che lei si era innamorata e lui invece no ". Il soggetto originario di "Ritorno a Culver City", così come immaginato da Civitelli, prevedeva anche la presenza del nipote di Tex, figlio di Sam Willer. " Nella mia idea di partenza, il vecchio giudice aveva adottato come suo un bambino che era figlio di Sam Willer, che aveva una donna con cui non si era ancora sposato. Poi lo avevano ucciso e solo dopo lei aveva scoperto di essere incinta. Il giudice sa che il ragazzo è figlio di Sam e glielo rivela quando è in fin di vita. Il ragazzo allora va a Culver City a ritrovare le proprie radici, appena scoperte. Però era un'idea un po' rischiosa, in effetti: Tex ha una struttura molto rigida, è difficile fare innovazioni unilateralmente, bisognerebbe discuterle prima con l'editore e il direttore ". L'ultimo intervento di Civitelli sulle storie di Nizzi riguarda la storia del sessantennale "Sul Sentiero dei ricordi", dove sostituisce la scena dell'abbraccio tra Tex e Lylith con lo storico bacio della coppia. In un'intervista televisiva il bravo disegnatore aretino conferma la paternità di questa idea, per una volta non censurata dallo sguardo severo della redazione: "C'era un bel abbraccio... Io ho pensato che forse in questo caso ci poteva stare bene, dato che s'era già vista prima una scena simile di lei che correva incontro a Tex e lo abbracciava. Per non fare una ripetizione e anche per dare una specie di colpo ancora più forte al lato sentimentale della storia [ è stata inserita la scena del bacio, ndr ]. Perche questa non è solo una storia di avventura, è una storia di ricordi tanto che dopo aver raccontato tutta la storia con Lylith lo stesso Tex si fa prendere dalla malinconia, cosa che non si vede mai in un albo di Tex, cioè lui normalmente è un uomo che spara, è un uomo rude, che non lascia trasparire i suoi sentimenti... In questa storia invece, bene o male, lui si lascia sopraffare dalle emozioni". Note: Come fa giustamente notare Carlo Monni, non è del tutto vero. In realtà per i primi anni, quando a scrivere la storia era Sergio Bonelli, nella splash page non compariva il nome dell'autore. Nello stesso periodo, inoltre, il fatto che nella pagina iniziale di una storia fosse esplicitamente indicato il nome di G. L. Bonelli come sceneggiatore ( cosa inusuale per l'epoca ) era un chiaro indizio che la storia precedente l'aveva scritta qualcun altro. Negli anni seguenti ( dal 1983 ) il nome di G. L. Bonelli è sempre inserito nella splash page chiunque scriva la storia. Anche in questo caso, però, le sempre più rare storie di G. L. Bonelli portano comunque il suo nome nella pagina iniziale se vengono subito dopo una di Nolitta o Nizzi. Almeno un anno prima. Se autori come Letteri ( che a partire da un certo punto fu il disegnatore esclusivo delle storie di G. L. Bonelli ) erano dei veri fulmini, altri, come Monti e Civitelli, potevano, per gli standard dell'epoca, essere classificati come abbastanza lenti. Revisioni ed interventi vari di Sclavi o di altri sarebbero presenti in varia misura in tutte le storie di G. L. Bonelli pubblicate a partire da Uno sporco imbroglio. La storia precedente, Geronimo ( n° 283 / 285 ), contiene infatti una svista clamorosa: il capo Apache Delgadito viene presentato a Tex due volte in due momenti diversi della storia. Probabilmente, come azzarda lo stesso Sergio Bonelli nella posta di Tutto Tex, il vecchio Bonelli aveva scritto le due sequenze a distanza di diverso tempo l'una dall'altra e nello scrivere la seconda si era semplicemente dimenticato della prima. Una svista che ad un supervisore attento non sarebbe potuta sfuggire e che quindi autorizza a pensare che il lavoro di revisione sia iniziato solo dalle storie successive. TEX WILLER FORUMFREE. ORG
  6. ymalpas

    Tex Del Celibato

    Dice bene Tex Fanatico, Tex si è sempre battuto per i più deboli, schierandosi molte volte con gli indiani ( navajos, sioux ) quando erano attaccati da ufficiali ottusi dell'esercito, ma anche dalla parte dell'uomo bianco se invece erano i comanches i prevaricatori ( vedi la boselliana L'ultima invasione ). Quindi occorre fare una netta distinzione tra fratellanza con "i musi rossi" e senso di giustizia, le cose a volte si confondono l'una nell'altra, ma in realtà sono ben distinte. Quanto al discorso Tex e Lilith - non la sposa certo per amore -, è un'altra esagerazione che nasce da una singola frase pronunciata da Lilith che Bonelli voleva rendere più pudica ( ricordiamoci che impatto poteva avere una scena di questo tipo su certi moralizzatori bacchettoni degli anni cinquanta! ). In realtà Tex non ha mai detto una parola che potesse farci capire che il discorso fosse da intendersi: "il matrimonio o la morte". L'unica cosa che non si presta a nessun equivoco ?, al contrario, la nascita di Piccolo Falco nove mesi dopo. poi se questo non bastasse a provare il suo amore, ci sarebbe da rievocare un certo "giuramento". Se Tex ha scelto Lilith e il matrimonio in un momento di difficolt?, chi ci dice che non lo avrebbe fatto lo stesso è Nell'albo precedente è vero che a Lupe aveva detto no, ma bisogna anche dire che quest'ultima era molto ingenua e sarebbe stato immorale approffitare della sua momentanea debolezza.
  7. ymalpas

    Tex Ed I Suoi Molteplici Albi

    Ne parlo così perchè io gli albi ce li ho tutti e ne ho dovuto sostituire parecchi. Ho anche un mucchio di Tuttotex oltre agli originali e con questi non ho - mai - avuto problemi. Per ordine delle vignette sballato intendo quanto segue:Tavola giusta: 1, 2 , 3, 4, 5, 6 ( i numeri indicano le vignette )Tavola con errori di stampa: 1, 3, 4, 6, 5. Per pagine sbiadite --> leggi: è finito l'inchiostro. Per quanto riguarda le ultime storie della serie Tex Gigante, l'unica sostituzione è stata quella del 510 ( mancavano quattro pagine ). Ovviamente parlo della mia collezione, ma a sentire voi, sarei l'unico iellato!
  8. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Grazie Claudio. La mia curiosità nasceva più che altro dalla constatazione che Civitelli ne fa spesso uso: nell'albo "la città corrotta", c'è un bellissimo esempio di vecchia cattedrale a pagina 19. Non è male comunque l'idea di fare qualche riferimento a monumenti storici o naturali, come è avvenuto per la copertina del numero 479, "Montagne maledette". Per i lettori che se ne accorgono, la cosa aggiunge un piccolo tocco di magia.
  9. ymalpas

    Tex Ed I Suoi Molteplici Albi

    Gli originali o le primissime ristampe di questi ( fine anni '60 e anni '70 ) hanno un certo fascino innegabile ma nascondono al loro interno spesso delle vere sorprese a livello di errori di stampa, come l'ordine delle vignette totalmente sballato, la stessa cosa si può dire delle pagine ( tipo sei arrivato a pagina 10 e per leggerti la tavola successiva sei costretto a sfogliarti una delle ultime, magari a pagina 110 )oppure pagine sbiadite ( magari perchè in stampa era finito l'inchiostro ) ecc ecc
  10. ymalpas

    Tex Ed I Suoi Molteplici Albi

    Le nuove ristampe dovrebbero ovviare a certi errori degli originali, non sempre avviene, ma se escludiamo il discorso delle rielaborazioni delle copertine ( orrende ), un certo miglioramento comunque c'è e si nota. Oppure no ?
  11. ymalpas

    Tex Del Celibato

    Il matrimonio ha influito poco o niente. Rileggiti le prime pagine de la Mano Rossa dove compare una certa Tesah e scoprirai che il discorso Tex e gli indiani ( e tutte le genti col colore della pelle diverso dal bianco ), esisteva già da tempo. Nella saga l'incontro con Lilith non è stato senza conseguenze, ma non ha per forza rafforzato il senso di fratellanza col popolo rosso. Tex semplicemente ha cambiato domicilio: da fuorilegge girovago si è trovato la responsabilità della gestione della riserva e i doveri di capo supremo della nazione navajo ( nonchè quelli di padre di una piccola peste ). La riserva costituisce un microcosmo dove l'eroe affaticato da mille avventure può andare a rifugiarsi e sentirsi protetto come in una culla. Ma le vere grandi avventure avvengono tutte a miglia di distanza. Quindi riassumendo, l'esperienza del matrimonio non deve considersi formativa di una certa mentalit?. Tex è un giusto a prescindere da coloro che gli stanno attorno o dagli ambienti in cui è "costretto" a vivere.
  12. ymalpas

    Tex Ed I Suoi Molteplici Albi

    Io invece penso che siano in edicola perchè c'è gente che li compra. E' stato così da cinquant'anni. Le ristampe anni '70 andavano puntualmente tutte esaurite e quando nel 1985 Sergio decise una nuova ristampa ( tuttoTex ) che fosse anche moderna e non la solita dei soliti tre stelle, era perchè tutti noi la chiedevamo ( e io che allora avevo circa dieci anni, ne ero davvero felice, perchè non tutti si aveva la fortuna di vivere a Milano e per un bimbo di quell'età l'acquisto in edicola non era una cosa complicata come un vaglia postale ). Deve apparire un'operazione di lucro solo per le cartoline di Villa inserite nella NR è ma va... Quanto ai maxi / texoni / almanacchi sono in edicola perchè i lettori non sono mai sazi ( e io per primo ). Se Sergio decidesse di partorire una nuova serie, chi di voi ci sputerebbe sopra ?Signori, è un esigenza sentita da entrambe le parti, per conto mio noi dovremo dire semplicemente: grazie.
  13. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Ciao Claudio, sto redigendo una piccola recensione de "La città corrotta" disegnata dal bravissimo Fabio Civitelli e in un articolo che leggevo, si parlava del fatto che per ricreare gli ambienti della cittadina di New Orleans, il buon Fabio avesse fatto copioso affidamento a vecchie foto d'epoca. Ora credo che si tratti di una prassi anche normale se vogliamo ( ma non troppo ). Volevo chiederti, disegnando la San Francisco de "La congiura", ovvero il tuo capolavoro, se escludiamo il penitenziario di Alacatraz, fino a dove si è spinta la tua ricostruzione storica della vecchia Frisco è Quanto giudichi fittizia quella, pur stupenda di Guglielmo Letteri o di Galep è Parlando più in generale, quanto ti sono utili come strumento di lavoro le immagini che ritrovi su libri, riviste ecc, insomma nella creazione della tavola quanto spazio concedi alla tua fantasia ( anche per quanto riguarda i personaggi )?Sergio Bonelli quanto pretende oggi da voi disegnatori ?Grazie.
  14. Soggetto e sceneggiatura : Claudio Nizzi Disegni: Claudio Villa Periodicità mensile: Febbraio 1988 è Aprile 1988 Inizia nel numero 328 a pag. 49 e finisce nel numero 330 a pag. 88 El Morisco chiede a Tex e a Carson di rintracciare l'archeologo Doberado, scomparso nella Baja California mentre era sulle tracce della leggendaria Nave nel Deserto. Giunti a Riito per incontrarsi con il dottor Quintana, un amico di El Morisco che doveva guidarli, i pards lo trovano già sepolto, ucciso dalla "morte silenziosa" che colpisce chiunque indaghi sulla nave perduta! Il lugubre Yakal colpisce con dardi avvelenati chiunque si interessi al vascello perduto e quando i pards lo agguantano preferisce suicidarsi. La sua tribù, schiava dell'oppio, protegge la Nave nel Deserto, la cui stiva cela l'imbocco per una vallata segreta, dove una comunità cinese coltiva i papaveri oppiacei. Il bieco archeologo Juan Velarde vi era capitato mentre cercava la nave fantasma ed è divenuto il capo degli orientali, impiantando un lucroso traffico di droga, e adesso il professor Doberado è suo prigioniero! Intanto, sconfitti i Pima, Tex e Carson arrivano alla Laguna Salada. Nel canyon della nave perduta, i pards si difendono dai dardi avvelenati dei Pima e dalla dinamite del losco Velarde, che muore per mano di uno dei suoi indios. I rangers e il professor Doberado affrontano i cinesi della valle segreta e le ruggenti acque di un fiume sotterraneo! © Sergio Bonelli Editore
  15. ymalpas

    Gino D' Antonio

    Gino ( Luigi ) D'Antonio è nato a Milano il 16 marzo 1927. Autodidatta, debutta nel fumetto quasi per caso quando a metà degli anni quaranta, Mario Oriani, suo vicino nonchè redattore al Corriere dei Ragazzi, l'aiuta a muovere i suoi primi passi nella carriera di disegnatore e autore di fumetti. La passione per il disegno D'Antonio l'ha sempre avuta, ma la sua prima opera, Jess Dakota, per l'editore Della Casa, tradisce ancora uno stile approssimativo, visibilmente ispirato dal Steve Canyon di Milton Caniff. Nel 1950 conosce Mario Leone e disegna per lui la serie Angeli della strada, pubblicata in albetti a strisce dalle edizioni Cremona Nuova ( e quindi successivamente ristampata dall'editore milanese Selene con un titolo diverso: Marcellino ). Dal 1951 al 1957 collabora con Il Vittorioso ( dal numero 36 al numero 50 ) con Il trasvolatore delle Alpi, su testi di Camerini. Contemporaneamente firma anche delle brevi storie edite a episodi come per esempio Il campeggio dei Campioni ( dal numero 2 al numero 13, 1952 ), Due ragazzi e mezza statua (dal numero 33 al 39, 1954 ), I ragazzi di Via Larga (dal numero 9 al 22, 1955 ), De Barba, Il fortino sull'Huron (dal numero 2 al 19, 1956 ) ideato da Sandro Cassone e quindi riscritto quasi del tutto da D'Antonio, La giovinezza di Arturo - Leggenda medioevale, su testi di Leone. Illustra quindi il romanzo Terra rossa di Luciana Martini pubblicato dal numero 1 al 25, nel 1955. Tra il 1952 e il 1954 collabora saltuariamente con la Mondatori disegnando le avventure di Pecos Bill, personaggio creato da Guido Martina e Raffaele Paparella. Nel 1954 realizza numerose illustrazioni per la rivista Domenica del Corriere e quindi per l'Audace, disegna qualche episodio della seconda serie di El Kid, sceneggiato da Gian Luigi Bonelli. Sempre per l'Audace nel 1955 / 56 e sempre su testi di Bonelli disegna altri episodi de I tre Bill e collabora a Western, rivista edita dalla Dardo, editore per il qualche disegner? qualche illustrazione. Lo stesso anno conosce Roy D'Amy ( Rinaldo Dami ) che dirige uno studio nel quale lavorano numerosi disegnatori che realizzano fumetti per il mercato inglese. Per lo studio Dami, D'Antonio illustra Junior Mirror, Junior express, Top Spot e War Library; disegna alcune copertine per Eagle e Boys World, adatta quindi dei classici della letteratura ( Ventimila leghe sotto i mari, Moby Dick e Quo Vadis ) per Tell me Why e World of Wonder. Nel 1965 lavora per il settore pubblicitario realizzando uno spot a fumetti per il dentifricio Colgate. Nel 1967 realizza numerose illustrazione per la collana Sui sentieri del West, pubblicata da AMZ. Dal 1967 al 1980 crea la serie La storia del West per la Araldo. Progettata con Renzo Calegari, che avrebbe dovuto collaborare anche ai testi, ma che poi limit? il suo apporto solo alla parte grafica, l'idea iniziale prevedeva una pubblicazione bimensile in piccoli episodi di 24 pagine con un articolo approfondito sul tema della ?conquista del West?. Bonelli li convinse tuttavia a adottare gli albi classici di 96 pagine della sua casa editrice, creando un'apposita collana che prese il nome di Rodeo: dei 162 numeri della serie ben 73 furono realizzati da D'Antonio e dai suoi disegnatori. Nel 1970 inizia la collaborazione con Il Giornalino delle edizioni Paoline. Su testi di Alberto Ongaro disegna gli episodi di Jim Lacy, la breve storia de Il soldato Casciella, crea il personaggio Susanna ( di cui scrive tutti gli episodi e li disegna con Renato Polese e Ferdinando Tacconi ), e finisce l'adattamento de L'isola misteriosa, iniziata da Franco Caprioli e interrotta alla sua morte. La sua Storia del West intanto vince nel 1971 il premio dell'edizione dei Tre giorni del fumetto a Genova e il premio ANAF nel 1974. Nel 1976 realizza la sceneggiatura e i disegni de L'uomo dello Zululand, secondo volume dei cartonati bonelliani "Un uomo un'avventura" ( per la Cepim ). Scriver? anche il quinto volume intitolato L'uomo del deserto e disegnato da Tacconi; il numero 8, L'uomo di Pechino, disegni di Polese; il numero 16, L'uomo di Ivo Jima ( suoi anche i disegni ); il numero 23, L'uomo del Bengala, disegni di Buzzelli; e l'ultimo numero della collezione, il 30, L'uomo di Rangoon, con l'aiuto di Ferdinando Tacconi per i disegni. Nel 1977 e nel 1978, riceve il premio ANAF come migliore sceneggiatore italiano in attività. Nel 1978, per l'effimero periodico SuperGulp, crea un fumetto ispirato da una trasmissione televisiva che aveva lo stesso nome, collaborando con autori e disegnatori come Sclavi, Castelli, Alessandrini et Civitelli. D'Antonio crea anche i testi e i disegni della serie di guerra intitolata Il mercenario. Nel 1980 nell'Esposizione internazionale dei fumetti a Rapallo riceve il premio di miglior sceneggiatore. Nel 1983 disegna alternandosi a Tacconi le copertine di Full per Bonelli e approfittando della riedizione della sua Storia del West ( Serie Rossa ), completa la serie originale con 192 nuove pagine ( numeri dal 73 al 75 ). Nel numero 11 della rivista Orient Express appare invece L'intervista, un breve racconto da lui scritto che chiude la serie. Nel 1984 / 85, D'Antonio lancia una nuova serie western intitolata Bella & Bronco, incentrata su un personaggio femminile. Nel 1986, sulla rivista Orient Express crea su disegni di Tacconi il personaggio di Mac lo straniero che compare in una serie di episodi intitolati Il lungo viaggio ( dal numero 9 al 12 ), Verdi Campi di Fiandra ( dal numero 23 al 25 ) e Ultimo atto ( dal numero 28 al 30 ), serie poi ristampata nella collezione I Protagonisti ( numeri 3, 13 e 17). Sempre nel 1986 crea Uomini senza gloria, un grande affresco storico sulla seconda guerra mondiale. Nel 1987 diventa responsabile per i fumetti nel giornale Il Giornalino, posto che abbandona nel' 1992. Nel 1989 scrive una sceneggiatura per Nick Raider, il nuovo personaggio di Claudio Nizzi: Una minaccia dal passato ( # 13 ), disegni di Polese. Nel 1996 al salone internazionale del fumetto di Lucca riceve un ennesimo premio alla sua carriera. Nel 1999 lavora per una nuova serie dell'editore Bonelli : Julia. Sua è la sceneggiatura del numero 14 intitolato Il cacciatore, con i disegni di Giancarlo Berardi. Negli ultimi anni era entrato a far parte dello staff degli autori di Tex. Gino D'Antonio è morto il 24 dicembre 2006.
  16. ymalpas

    Gino D' Antonio

    Un lutto improvviso e inaspettato, proprio ora che iniziavo a fregarmi le mani all'idea di averlo nel gruppo degli autori di Tex. E dire che avevo in programma una biografia su di lui che contavo di scrivere nei prossimi giorni... Non appena disponibile la poster? nella sezione dedicata agli autori.
  17. ☼ PRIMA FASCIA - Il Signore dell'abisso - Il giuramento - Massacro - Tra due bandiere - Sulle piste del Nord - Il figlio di Mefisto - Diablero - Il ritorno di Montales - Arizona - In nome della legge - Terra promessa - Odio senza fine - San Francisco - La notte degli assassini - L'idolo di smeraldo - Il laccio nero - Caccia all'uomo - Il mistero della miniera - El Muerto - Trapper ☺ SECONDA FASCIA - Gilas! - Chinatown - La dama di picche - La legge del più forte - Dugan il bandito - Silver Star - Lo sfregiato - Gli sterminatori - Sunset Ranch - Il tiranno dell'isola - Il fiore della morte - Sulle tracce di Tom Foster - Il cacciatore di scalpi - Il quinto uomo - Canyon Diablo - L'uomo dai cento volti - La mesa degli scheletri - Il tesoro di Victorio ☻ TERZA FASCIA - Il cacciatore di taglie - Lo sceriffo di Durango - Il ritorno di Yama - Apache Kid - I cavalieri della vendetta - Gli scorridori del Rio Grande
  18. I primi '70 sono considerati gli anni d'oro del fumetto italiano e di Tex in modo particolare. Un epoca che è coincisa con la fine degli episodi editi nel formato a striscia ( fine anni sessanta ) e con un periodo di grazia creativa del pap? di Tex, una fecondit? inventiva senza eguali, che ci ha regalato una lunghissima serie ininterrota di capolavori. Peraltro se vogliamo dirlo, spesso si tende a esagerare il valore di un corposo numero di albi, che formano un insieme di storie buone, ottime, ma non eccelse. A fare da contr'altare ai grandi capolavori poi ci sono anche un certo numero ( esiguo ) di storie che a mio parere non meritano neanche la sufficienza. Questa discussione ha l'obiettivo di fare un po' di chiarezza in merito. Ho individuato per comodit?, tre fasce di livello, da intendersi così: Prima fascia: capolavori o storie che sfiorano la perfezione Seconda fascia: ottime storie, dignitose ma non eccezionali Terza fascia: storie mediocri, corrispondenti a normali periodi di stanchezza creativa.
  19. ymalpas

    Claudio Nizzi

    Nizzi racconta... [ Tratto dal quinto volume della serie Cavalcando con Tex] Alcuni estratti del lunghissimo racconto di Nizzi sulla sua avventura texiana... [ L'incipit ] Nel ?48, quando Tex apparve nelle edicole, avevo dieci anni e potevo già vantare una certa esperienza di lettore. E di lettore accanito, come si era a quei tempi. I fumetti che mi avevano segnato di più fino a quel momento erano stati ?L'Uomo Mascherato?, ?Cino e Franco?, ?Dick Fulmine?, ?Il Piccolo Sceriffo? e ?Sciusciò?. Poi dal ?50 ?Il Vittorioso? e dal ?51 ?L'Intrepido?. E Tex è Niente Tex. Per incredibile che possa sembrare, nei suoi primi anni di vita non mi capit? mai tra le mani. A quell'epoca noi ragazzi avevamo in tasca poche lire, quante potevano bastarne per acquistare settimanalmente un particolare albo, non certo tutti. Perciò con gli amici si diceva: ?tu compri questo, io compro quello, poi ce lo scambiamo?. Io ero il compratore de ?Il Piccolo Sceriffo?. Evidentemente nel mio giro di amici non c'era nessun compratore di Tex. E badate che eravamo lettori tosti. Io vivevo a Fiumalbo, un paese dell'Appennino tosco-emiliano collegato alla statale Abetone-Brennero da un breve tratto di strada in forte pendenza. I fumetti arrivavano la mattina verso le undici con la corriera che si fermava al bivio. Erano confezionati in pacchi di carta marrone, taluni arrotolati come tubi, con sopra l'etichetta della casa editrice. L'anziano baffuto giornalaio saliva al bivio per attendere la corriera e ritirare i pacchi. A volte lo seguivamo, e per la fretta di avere tra le mani l'albo nuovo, lo costringevamo ad aprire il ?nostro? pacchetto senza dargli tempo di tornare già nel suo negozio. [ Nizzi in via Buonarroti 38 ] Cosè un bel giorno, prima di andare a fare la mia settimanale visita al ?Giornalino?, passai da via Buonarroti che è l' a due passi. Mi accolse Decio Canzio, gentilissimo come sempre. Mi fece accomodare in un salottino e due minuti dopo arriv? Sergio. Ebbi l'immediata certezza di essere capitato nel posto giusto, cioè nel posto in cui i fumetti erano la cosa più importante. Al ?Giornalino? non è così, i fumetti fanno da traino ma i veri obiettivi sono altri: fare passare il messaggio cristiano, ma anche l'istruzione scolastica, alla quale vengono dedicati curatissimi inserti. Tornando al salottino della Bonelli, stavo per congedarmi dopo avere spiegato che d'ora in poi avrei avuto tempo di collaborare anche con loro, quando Sergio volle strapparmi subito un impegno concreto, quello di scrivere una storia di Mister No. E poich? dissi che pur conoscendo Mister No non lo avevo letto fin dall'inizio, tre giorni dopo mi arriv? a casa la raccolta completa. Che lessi con scrupolo professionale, ma anche con molto piacere, cercando di assorbire lo ?stile Nolitta? ( perchè si, esiste anche uno ?stile Nolitta?, che fa riconoscere la mano di Sergio anche quando scrive Tex e che in un primo momento è sbagliando è preferivo a quello del padre ). Mister No lo sentivo perfettamente nelle mie corde. Ne scrissi due episodi, il primo per Fabio Civitelli (?Oro!?), il secondo per Franco Bignotti (?Paura nei Carabi?). Fu la facilit? con cui avevo assorbito lo ?stile Nolitta? a suggerire a Sergio che forse avrei potuto cimentarmi anche con Tex. [ La texianit? ] La ?texianit?? è data dal carattere di Tex, da quel suo essere sempre sicuro di se e dei valori in cui crede, uomo tutto d'un pezzo, generoso con i deboli e implacabile con i prepotenti; dal forte senso di amicizia, anzi, di più, di fratellanza che lega i pards, così quieta, ma così potente, ma così totale da suscitare nel lettore un forte senso di partecipazione; dalle abitudini dei nostri, dal ripetersi costante delle situazioni, la cavalcata, il guado, la sosta di sera attorno al fuoco di bivacco, il rito del caff?, le lunghe chiacchierate per fare il punto della situazione, sempre con le stesse parole, le stesse esclamazioni, gli stessi modi di dire. La ?texianit?? è infine è ? uno stato d'animo in cui il lettore si cala ogni mese quando si immerge nella lettura del nuovo albo, già sapendo di ritrovarvi quei sapori e quei profumi che ben conosce, e che proprio per questo desidera siano sempre gli stessi, ben noti e riconoscibili. [ Tex e gli autori ] Davanti a un ?character? del calibro di Tex un autore (qualsiasi autore) ha il dovere di restare nella sua ombra e di non uscire dai canoni narrativi che ne hanno determinato l'affermazione e il successo. Se un autore vuole fare emergere la sua individualit? finisce per farlo a spese del personaggio. è un errore, e alla lunga, il bilancio sarà negativo. Insomma l'imperativo che vigeva in casa editrice quando mi misi al lavoro era il seguente: ?Facciamo in modo che il lettore non si accorga del passaggio di mano?. E il lettore, a quanto pare, non se ne accorse. [ Il rapporto di Nizzi con i vari disegnatori ] Secondo esempio. In ?Zhenda!? ( #346 / 49 ) ci sono degli indiani, i Sinaguas, che vivono nelle profondit? dei canyon e dovrebbero essere perfidi e immondi come i cattivi Hualpai. Il soggetto prevedeva che, alla fine, dopo essere sfuggito alle loro grinfie, Tex avrebbe fatto strage dei Sinaguas. Una sorte analoga doveva toccare alla terribile Zhenda. Perfidi e immondi i Sinaguasè Fabio Civitelli me li ha disegnati così docili e bellini che se solo Tex li avesse sfiorati con un dito i lettori sarebbero sorti in loro difesa. Terribile Zhenda? Ma se alla fine sembrava una cara vecchietta! Avendo visto i Sinaguas e Zhenda in corso d'opera, cambiai il finale abolendo la strage e introducendo i lucertoloni. Detto questo la mia stima per Fabio resta immutata e la nostra amicizia ben salda.
  20. ymalpas

    Claudio Nizzi

    Nato a Setif, in Algeria, il 9 settembre del 1938, Claudio Nizzi rientra in Italia con la famiglia l'anno dopo, che si stabilisce a Fiumalbo ( MO ). Tra il 1953 e il 1962 vive a Roma dove completa gli studi in un Istituto Tecnico per Geometri. I suoi primi lavori escono nel 1960 sul settimanale "Il Vittorioso", nel n° 30 viene pubblicata la sua prima novella, dal titolo Tra i due litiganti. Nel 1962 sempre per la stessa testata, sul n° 3, viene pubblicata la sua prima storia a fumetti, Il mistero del castello, disegnata da Alberto Tosi. Nel 1962 si trasferisce a Modena, dove trova un impiego presso la Fiat Trattori. Dal 1963 al 1966 scrive ancora per il settimanale cattolico la serie africana Safari, disegnata da Renato Polese. Quando nel ?66 Il Vittorioso si trasforma in ?Vitt?, Nizzi abbandona la testata. Nel 1969, dopo una breve pausa durante la quale scrive novelle per giornali femminili come Novella, Grand Hotel, Confidenze e Bella, torna al fumetto collaborando a "Il Giornalino", per il quale scrive moltissime storie brevi ( passando con disinvoltura dal genere avventuroso a quello umoristico, dal western al poliziesco ) e creando negli anni un certo quantitativo di serie. Nel 1970 crea la sua prima serie umoristica Il colonnello Caster Bum[/i, disegnata da Lino Landolfi, quindi segue Steve Damon, serie africana, disegnata da Silvano Marinelli. Nello stesso anno appare la prima sua riduzione di un classico della letteratura, L'isola misteriosa, resa graficamente da Franco Caprioli e sempre nei primi anni settanta si situa anche la sceneggiatura de Un capitano di 15 annidi Jules Verne, sempre con i disegni di Franco Caprioli. Nel 1971 Nizzi crea Larry Yuma, su disegni di Carlo Boscarato ( e per alcuni episodi, da Nadir Quinto ), di cui sono stati prodotti a tutt'oggi 160 episodi completi, a cui farà seguito sempre nello stesso anno e sempre per i disegni di Boscarato la serie Nico e Pepo. Nel 1972 è la volta di Capitan Erik, serie disegnata tra gli altri da Ruggero Giovannini e poi da Attilio Micheluzzi. Nello stesso anno per il ?Messaggero dei Ragazzi? crea Mino e Lia, serie disegnata da Piero Mancini. Nel 1977 Nizzi d' vita al fumetto poliziesco Il tenente Marlo, reso graficamente da Sergio Zaniboni. Nel 1980 abbandona l'impiego presso la Fiat per dedicarsi a tempo pieno alle sue sceneggiature. Diventa redattore de ?Il Giornalino? , responsabile del settore fumetti della testata. Nel 1981 arrivano Rosco & Sonny, resi graficamente prima da Giancarlo Alessandrini, poi da Rodolfo Torti. Con lo pseudonimo di ?Anna? scrive anche la serie Nicoletta, su disegni di Claudio Onesti, in arte Clod. Inizia la sua collaborazione con la Sergio Bonelli Editore, lavorando inizialmente su Mister No, la cui prima storia Paura nei Caraibi, viene disegnata da Franco Bignotti. Nel luglio del 1983 appare La valanga d'acqua[ # 273 ], la sua prima storia pubblicata di Tex, ma la prima storia a essere stata scritta sarebbe Il ritorno del Carnicero, apparsa solo tempo dopo. Da questo momento, Nizzi inizia ad alternarsi con Gianluigi Bonelli alla stesura delle sceneggiature di Tex. Nel maggio del 1988, per i quaranta anni di Tex, esce l'albo gigante Tex il Grande!, che inaugura la collana dei Texoni. Questo volume ha la caratteristica di essere per la prima volta firmato da lui: sino ad allora le sue storie di Tex, come quelle di Nolitta, non erano state firmate. In dicembre, su Tex n° 338, appare la sua firma anche nella serie regolare. Nel giugno del 1988 appare nelle edicole anche il primo numero di Nick Raider, da lui creato, primo personaggio di genere poliziesco edito da Sergio Bonelli, di cui cura inizialmente anche la supervisione. Nel contempo, per "Il Giornalino" elabora numerose riduzioni dei classici della letteratura per ragazzi, quali L'isola del tesoro e Oliver Twist per Carlo Boscarato, Il Giornalino di Gian Burrasca per Gianni De Luca; Robur il conquistatore per Nevio Zeccara; Le avventure di Tom Sawyer e Piccola donna per Nadir Quinto; Robin Hood per Gino Gavioli; I Promessi Sposi e Le avventure di Ulisse per Paolo Piffarerio. Nel 1993 è il suo Nick Raider ad inaugurare la Collana Almanacchi, con la sua storia Occhio Privato, disegnata da Bruno Brindisi. Nel 1994 sua è anche la storia apparsa sul primo Almanacco del West di Tex, La Ballata di Zeke Colter, disegnata da R. Calegari. Il 13 maggio 1995, nell'ambito del "Salone Internazionale dei Comics", Claudio Nizzi riceve lo Yellow Kid come ?Autore di fumetti italiano? con la seguente motivazione: "Per avere sceneggiato la versione a fumetti di numerosi classici della letteratura, per avere inventato suggestive trame e creato personaggi, per avere mantenuto viva la tradizione western con Tex e per avere creato e sviluppato il serial giallo Nick Raider". A questo riconoscimento va aggiunto anche l'Inca Winter 97, il premio di Internet, nella categoria migliore fumetto per la storia La valle del Terrore disegnata da Magnus per il Texone numero 9. Dal 1998 inizia la lavorazione di un nuovo personaggio, Leo Pulp, noir-umoristico poliziesco, che tiene impegnato Nizzi totalmente insieme alle sceneggiature per Tex. Il 26 maggio 2001 è la data di uscita de La scomparsa di Amanda Cross, scritta da Claudio Nizzi e disegnata da Massimo Bonfatti.
  21. ymalpas

    [554/555] La Banda Dei Tre

    Guarda Anthony che Ortiz è un signor disegnatore solo che il fumetto Tex non lo ha mai voluto disegnare secondo le sue possibilità. Poi più che altro mi riferivo al personaggio Mefisto e ai "cattivi", i suoi hanno proprio un aspetto criminale.
  22. ymalpas

    [554/555] La Banda Dei Tre

    Un significativo primo piano dall'albo in edicola. Tex come lo disegna Civitelli non lo disegna nessuno, tra gli artisti che compongono lo staff attuale lo preferisco anche a quello di Villa e Ticci. Dal marzo del 1985, data che segna il suo ingresso nel mondo dorato del ranger è notevolmente migliorato, ha perfezionato il suo stile, insomma ci sa fare, ma il west no, non riesce proprio a disegnarlo: c'è una vignetta che propone dall'alto una visione paronamica dei pascoli dove sono distesi i due cadaveri degli uomini di Redman, quelli con cui Tex si è scontrato prim'ancora di arrivare a Durango. Ebbene, sembrano proprio dei pupazzetti in un campo che può andar bene per la Valtellina ma non certo per il wild west! Facciamogli disegnare altro insomma. Nizzi a proposito della storia su Zhenda, ha raccontato di avergli chiesto di disegnarla come una vecchia megera, una strega arcigna, ebbene, il risultato, ci dice sempre Nizzi, a vederla sembrava una serafica vecchietta che più che incutere timore suscitava pietà e compassione. Difficile dargli torto. Questo è uno dei motivi per cui IMO ritengo non debba occuparsi di Mefisto, diamolo a Ortiz, lasciandogli tutto il tempo di cui ha bisogno... e non deluder?!
  23. ymalpas

    Collezionismo A Go-go!

    Con le pagine completamente sballate oppure mancanti
  24. ymalpas

    Tex - Storia

    Aggiungo due nomi alla galleria storica texiana:1 ) Judge Roy BeanAnd...2 ) Ely Parker.
  25. ymalpas

    [554/555] La Banda Dei Tre

    Ma la città di Durango sembra innevata. Ne ho postato un' immagine ( dove sapete ), in attesa di inserirne un'altra, una visione di Cedar City ( by Ticci ) tratta da Terra Promessa, giusto per fare notare la differenza.
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