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ymalpas

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  1. Segnalo la recensione della storia in chiave spudoratamente politica fatta dal sito Comix Archive alla pagina http://comixarchive.blogspot.it/2016/09/tex-n-671-mega-recensione-finch.html . Eh si! Va repertoriata anche questa lettura della prima parte della storia che non tiene conto del seguito (il secondo albo non è ancora disponibile nelle edicole), ennesimo attacco all'autore Manfredi. Basta questa piccola citazione per rendere conto dell'intera recensione. Secondo questo sito il nostro Tex dovrebbe favorire l'avanzata della ferrovia fregandosene del fatto che a guadagnare dalla prosperità data dal progresso siano "la banda dei serpenti" a discapito di una maggioranza di proprietari terrieri che si vedono spodestati delle loro terre con il soppruso e la violenza. Premetto che non ci vedo nessun Che Guevara nel Tex in edicola a settembre, quantro piuttosto il difensore dei deboli e della legalità, cosa che fa da 68 anni ormai, è proprio fastidiosa la tendenza di voler politicizzare ad ogni costo un fumetto che non ha mai avuto la pretesa di essere politico, situandosi spesso sul piano della scorrettezza politica. A quando una recensione del cartonato di De Vita nel quale biasimare il socialista Tex che si scaglia contro il Tirrell, rappresentante della compagnia delle pellicce, l'imperialista anglosassone che porta all'ovest la civiltà anche con mezzi brutali che però sono giustificati dal fine. Ma per piacere!
  2. Un'altro cartonato da incorniciare con una storia forse non proprio memorabile ma che si presta alla perfezione per il format per la quale è stato concepito, ovvero la tavola patinata gigante a colori dove De Vita può esprimere al meglio la sua arte donandoci paesaggi che tolgono il fiato al lettore. L'ho riletta almeno quattro o cinque volte, ogni volta a osservare i più piccoli particolari, ma sempre predomina l'impatto visivo globale, con le montagne e le foglie che volano al vento, con le nuvole del cielo che grazie all'abilità del colorista sembrano fotografiche (quanta differenza con gli effetti photoshop delle copertine del mensile o con i colori smorti o irreali del Color Tex). Mauro Boselli ci ha raccontato come la collana dei cartonati abbia trovato una sua identità nel presentare storie ambientate nel passato di Tex ma raccontate in presa diretta, senza l'ingombrante ausilio del flashback che invece si renderebbe immancabilmente necessario sulla serie regolare. A indicare la direzione da seguire sono stati anche i suggerimenti provenienti dai forum di Tex e in particolare le segnalazioni di utenti come Carlo Monni, tra i primi a far notare le enormi potenzialità che può offrire l'arco temporale rappresentato dalla giovinezza di Tex (ma anche quella di Kit Willer che abbiamo visto rapidissimamente crescere a cavallo di un numero dall'altro). Molto ha contribuito anche il primo cartonato di Serpieri, pur con tutte le sue incongruenze temporali, ambientato negli anni '50 dell'ottocento. Boselli ha colto subito l'occasione e il secondo cartonato "Frontera" può essere inserito, come storia, tra il n. 5 e il n. 6 della serie regolare, ovvero prima che il nostro conoscesse Lupe la messicana. Se invece il terzo cartonato "Painted Desert" sfugge alla regola, il quinto e diversi altri cartonati del futuro dovrebbero ripresentare Tex in versione giovanile. Se non ricordate bene nel dettaglio le anteprime, la situazione è questa: Cartonati di ANDREUCCI e MASTANTONO: la storia è contenuta in due cartonati ed ambientata immediatamente dopo la morte del padre di Tex. Il conto con i razziatori è rimasto aperto, infatti alcuni di loro che si erano separati dagli altri, sono riusciti a sfuggire alla vendetta di Tex e trovato rifugio in Messico si sono uniti al famoso ranchero fuorilegge Juan Cortina che tra il 1859 e il 1861 fece due guerre contro i rangers in Texas, che prendono il suo nome. Cartonato di BRECCIA: La storia è ambientata ai tempi del n. 7 e del n. 8, è cioè presente Lilyth e Tex riveste i panni dell'uomo della morte per sventare le trame di Snakeman, lo stregone Hopi alleato con gli Utes. Poco sappiamo invece del cartonato "messicano" di Ruju e MILANO, ma quasi certamente non racconta una storia del passato di Tex. I prossimi cartonati che saranno messi in lavorazione dovrebbero rispettare comunque il trend che potremmo chiamare de "La giovinezza di Tex". Un'altro punto a favore del cartonato è dato dalla presenza femminile che si ritaglia, anche stavolta, una parte preponderante nell'economia della storia. Un punto a favore di Manfredi è quello di non aver fatto di Lily una nuova Blanche Denoel (protagonista indiscussa del secondo cartonato), la sua Lily le assomiglia sotto molti punti di vista e in particolare per il carattere deciso e intraprendente, ma Lily è anche una figura più femminile ed è presentata dall'autore in maniera più soffusa, difatti non ruba mai la scena, anzi con la complicità involontaria del suo Birdy non fa altro che mettere in risalto il protagonismo di Tex. Il Birdy è un personaggio che a prima vista ci sembra abbastanza anonimo ma non lo è più di tanto. Spieghiamo perché. Diverse tracce lasciate dall'autore lungo il corso della storia ci lasciano intuire un personaggio che è altro rispetto a quello decisamente moscio che appare ad una rapida occhiata. Bugiardo, innanzitutto. Non solo perchè mente a Lily perché gli porti i proventi della vendita del suo ranch in Montana con la promessa di un matrimonio di cui scrive anche a Tex ma che di fatto non avviene mai. E' un personaggio che non farebbe male a una mosca, per Tex, ma anche leggero nelle sue scelte. Mi resta il dubbio che i cavalli di Oliver Welch li abbia rubati lui e non il fantomatico comanche, diverse cose non quadrano, iniziando proprio dal fatto che Tex gli consigli la fuga e gliela faciliti, fronteggiando da solo il vecchio e i suoi due figli, ma anche senza mai prenderne veramente le difese. E Birdy mente a Tex anche quando si tratta di affrontare Tirrell, lo chiama infatti nel lontano Montana con un telegramma dove non gli racconta tutta la verità. Il cartonato di Manfredi è anche un cartonato sulla crescita e maturazione non di Tex che pare già un satanasso che non ha più bisogno di formazione, l'iniziazione è proprio della coppia Birdy Lily che, sparando assieme, capisce che possono farcela anche senza di Tex e non giova certo poco che l'amico Tex lasci loro in dono un barcone che potrà rivelarsi dannatamente utile alla loro povera economia domestica. Si capisce infine che in questa storia, pur non mancando gli antagonisti, il più pericoloso risulti alla fine il grizzly. E' una storia dove si racconta come nel West non si andasse per il sottile, come fosse molto facile imbattersi in dei bastardi con l'anima nera come la pece (quanti rimandi al film di Tarantino dunque, non solo nell'ambientazione per esempio del saloon il cui interno è molto simile a quello di "The hateful Eight"), ma anche uomini che non possono minimamente rivaleggiare con Tex. E' questo forse il solo limite delle 46 pagine, ma va benissimo così, la storia c'è tutta lo stesso e non è una delle minori. Un'ultimo appunto sul lavoro di Manfredi, perfettamente texiano, perfetto nella scansione dei tempi, perfetto nel dosare le parti dei personaggi, perfetto ancora nel raccontare con i ritmi del Tex cui siamo da sempre abituati. Non la stessa cosa si può dire delle uscite per la serie regolare, almeno le ultime, che portano la sua firma. Se nel cartonato riesce dunque a rimanere nell'ombra senza mai cedere al protagonismo dello scrittore che è in lui, sul mensile e quindi sulla storia che si dipana su 220 tavole cade facilmente nel peccato. Per concludere il discorso, cartonato pienamente promosso, il migliore dopo "Frontera" di Boselli e Alberti che resta IMO il più bello. Un plauso alla veste grafica e anche al lavoro dello stesso Boselli che sta coordinando queste uscite in manera esemplare. Capita di leggere sul web di lettori che bocciano questa collana, ci si chiede che lettori siano questi, perché se da semestrale diventasse improvvisamente quadrimestrale, sarei felice e sono sicuro che non sarei il solo. Il rischio è certo di mettere in ombra i Texoni ma questi cartonati sembrano destinati ormai a soppiantarli in via definitiva, e non solo per la possibilità di avere talenti come De Vita che al Texone aveva detto di no, per via dei suoi impegni, appena un lustro fa. Le vendite ci diranno se le cose andranno così, spaventa un po' il prezzo (ma solo perché in Italia siamo abituati ai prezzi "popolari") ma se c'è chi spende il tanto per le ristampe di Tex, credo che potremo stare tranquilli. Lunga vita dunque a Tex e al cartonato!
  3. La copertina del n. 200 - com'è noto - subì una sgradevole censura editoriale a causa della squaw seminuda che Tex, nell'originale di Galep, teneva virilmente in braccio. Per sostituire il disegno si pensò di riciclare un Tex a cavallo tratto da una vecchia pubblicità degli anni '50 che invitava i giovani lettori a leggere le strisce del ranger! Quarant'anni dopo il copertinista Claudio Villa ha omaggiato proprio quella copertina brutalmente censurata e questa volta il numero 651 ha potuto andare in edicola con la sua vera copertina! Grazie Claudio!
  4. Claudio Nizzi, scrivendo le sceneggiature di Tex, ha sempre cercato di mettere i disegnatori delle sue storie nelle migliori condizioni per poter lavorare. Un esempio, tra i tanti, è dato dall'allegato alla tavola 32 della storia "Pioggia!", scritta per i fratelli Cestaro, in cui schematizza la planimetria della posada di Dos Alamitos che andrà a figurare, come si vede, nel vignettone centrale.
  5. ymalpas

    Il Tex di Manfredi

    Le prime sue storie, quella di Civitelli e quella di Ticci (ignorando il maxi di qualche anno prima), mi sembrano più "texiane", non so bene come spiegarlo. Nelle ultime ha puntato su un Tex guascone (il che non è male) ma in "Oro Nero" ha scritto pagine comico-grottesche e nella storia in edicola sembra aver sbagliato i tempi della narrazione. Il Texone resta invece inappuntabile, perfetto per quella collana. Perfetta anche la breve per il color Tex, che resta delle storie brevi una delle mie preferite.
  6. Omaggio di Claudio Villa a Galep. Il Maestro Villa (che ama Tex, può anche essersi stancatro di disegnarlo, ma non è stato mai in discussione il suo attaccamento al personaggio), reinterpretando la copertina, si diverte a spostare dal personaggio di Tex a quello del Morisco l'espressione di grande sorpresa stampata sul volto! Alzi la mano chi aveva notato il particolare!
  7. Sollecitato dall'ultimo messaggio di natural killer... Ritornando sulla storia a quasi una settimana dalla sua lettura dico che quello che stona, forse, sono i tempi indiavolati della narrazione, raccontata su tre albi e con più calma forse sarebbe stato meglio.
  8. Un primo albo che è piaciuto anche a me. Un Tex spavaldo e senza fronzoli che va subito al sodo. Un contorno di personaggi che non passa inosservato. Un piccolo mistero che è anche l'anello di congiunzione tra passato (il primo albo infatti è fatto di un flashback su fatti occorsi sette anni prima) e presente, che sarà raccontato il mese prossimo. Si sente la mano di Manfredi un po' dappertutto, non è il Tex classico di Boselli, però va bene. Speriamo in un secondo albo che non rovini quanto di buono si è visto nel primo.
  9. Cioè smetti di leggere il mensile da quattro mesi, poi ti fai prestare un albo, lo leggi, sai già che non ti convincerà, già perchè magari sono trent'anni che leggi Tex e trenta che sopporti a stento Mauro Boselli, e trovi anche il tempo di iscriverti al forum per darci la tua personalissima idea di quel che non va sul Tex attuale (e degli ultimi trent'anni)... caspita tre messaggi e già due segnalazioni negative, cambia tono amigo o cercati un altro forum.
  10. Per fortuna che c'è Boselli, non diciamo fesserie. Sul tema ci si è tornati diverse volte negli ultimi dieci anni. Non esiste solo un Tex anche nella fascia 1-200, è un personaggio in costante evoluzione anche con GLB, che se lo scrivesse oggi chissà come lo scriverebbe. Di certo non come negli anni settanta. Di tutto si può accusare Boselli ma dire che non stia lavorando di buona lena per recuperare il Tex del passato è negare oggettivamente la realtà. Per restare un pochino in topic, dal 9 numero della rivista TEXIANI IN LIBERA USCITA del luglio 2016, di E. Mosca: Non è questo un aspetto su cui Boselli, ancora timidamente ( ma ci arriverà piano piano ) ha dato prova proprio nell'albo di agosto ? Resta il Tex sbruffone, straffottente, attaccabrighe, ma quante volte l'abbiamo visto realmente così anche con GLB ? Di certo Boselli dovrebbe accentuare questi aspetti, perché fanno parte del dna del personaggio, ma è vero che anche cozzano con un Tex più maturo e riflessivo, per l'appunto un evoluzione del personaggio che GLB avrebbe approvato. Forse sbruffone Tex non lo sarà più, ma niente nega la possibilità di vederlo ancora che, con metodi sbrigativi, si fa il paladino degli oppressi, dei deboli contro i prepotenti e i più forti. Questo tipo di storie erano frequenti con Nizzi e sono sicura fonte di soddisfazione per il lettore, con Boselli non è quasi mai il singolo da salvare, sono invece le masse, vedi "Patagonia", non è IMO la stessa cosa, ma chissà che già nelle storie in lavorazione non ci sia qualcosa di simile! Vale la pena, ora che ha pienamente le redini in mano della gestione del personaggio, di vedere Boselli all'opera a briglia sciolta, non dimentichiamo che quest'ultima di Biglia, che tanto ha infastidito Giambart gli fu commissionata da Sergio Bonelli (idem il texone di Faraci). Il nuovo Tex lo leggeremo nei prossimi due anni. Intanto godiamoci il cartonato di Manfredi con una storia inserita, come "Frontera", nel nuovo corso. Non è il caso di mollare proprio ora.
  11. Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco ManfrediDisegni e copertina: Giulio De VitaColori: Matteo Vattani Periodicità semestrale: sabato 24 settembre 2016 Un amico della giovinezza di Tex, che lavorava con lui nel ranch del padre, è nei guai con i cacciatori dell’“American Fur Company”, tra le nevi del Montana. Il giovane Tex, fuorilegge vagabondo, non è tipo da abbandonare i compagni, e scende in campo in aiuto di Birdy, contro trappers pericolosi e indiani Blackfeet! © Sergio Bonelli Editore
  12. Tra le riviste online dedicate al fumetto, per la precisione diciamo dedicate a Tex, quella degli amici del sito http://www.baciespari.it è una che, come la nostra, oltre a essere del tutto gratuita, mantiene costante sia i tempi sia la qualità della pubblicazione. Scritte da alcuni dei più autorevoli conoscitori della materia, le pagine del nono numero di TEXIANI IN LIBERA USCITA sono apparse ieri sulla pagina principale del sito pronte per il download. Non mancate all'appuntamento!
  13. Tutto vero, purtroppo. Però Frediani non ha colpe. La SBE è verticalmente strutturata e i vertici hanno stabilito che quella pagina, un tempo appannaggio indiscusso degli arretrati, fosse da dedicare, appunto, a delle news di cui al lettore texiano non può fregare un accidente. Beh, non conto il numero di volte che, da ragazzino, mi segnavo sui doppioni i numeri che avevo e con avidità guardavo a quelli che, non crociati, mancavano alla mia collezione. E' una cosa che mi ha accomunato con migliaia di altri lettori, la pagna arretrati era una sorta di memoria storica. Poi Sergio ha pensato a qualcosa come "la posta" con i lettori, una pagina di dialogo dove raccontare, quando occorreva, i retroscena dell'albo che si aveva tra le mani o di albi che erano in edicola mesi prima. Possiamo immaginare oggi una "posta" direttamente gestita da Boselli che ci parla della sua storia in edicola, che dà voce al disegnatore, sarebbe una pagina da leggere con avidità. Invece abbiamo questa paginetta insulsa, ci mettessero almeno le forbicine, la si ritaglierebbe dall'albo perchè disturba solo vederla.
  14. ymalpas

    [Color Tex N. 09] La Pista dei Sioux

    Aggiunto il sondaggio anche a questa discussione! Storia apprezzabile del buon Faraci, pur senza troppe pretese, ideale per il Color estivo, autore che su Tex sta decisamente raddrizzando il tiro e non può che far piacere. In particolare è proprio la commistione di generi narrativi diversi, con il "giallo" ci va a nozze, la vera chiave di volta per imprimere alle sue storie un passo in più. Bella l'ambientazione e molto curati i personaggi, da sempre uno dei suoi punti di forza (mi chiedo che potenzialità Tito potrà esprimere una volta che si occuperà di un personaggio non suo, cioè un vecchio personaggio bonelliano o nizziano). Disegni molto belli, ma innegabilmente il volto di Tex cambia in corso d'opera, alla fine ne abbiamo uno originale che non mi piace per niente, molto meglio quello classico delle pagine iniziali. Vedremo cosa Milano combinerà sul cartonato. Per ora è tutto!
  15. Ho letto anche io la terza conclusiva parte della storia e ne sono rimasto molto soddisfatto. Ho inserito anche il sondaggio e ho faticato un poco nella scelta dei personaggi da premiare, alla fine mi sono deciso per il comanchero Truco e la bella Lara, quasi delle guest star, quest'ultima che mi ha ricordato Lupe di cui anticipa, in un certo senso, il ritorno sulle pagine di Tex. Lascio passare qualche giorno per un commento un po' più approfondito
  16. ymalpas

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Mi è un po' difficile andare a ricercare la fonte (sarà una posta tuttoTex di metà anni novanta?) puoi comunque crederci. Il grande nome era destinato, ovviamente, al Texone e non a Tex inteso come serie mensile regolare.
  17. ymalpas

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    E' vero, tutto il Texone è tinteggiato con una sorta di opprimente fatalismo fino all'ultima tavola, quella della prigione dove Tex incontra Capitan Jack, prossimo a pagare i suoi debiti con la giustizia. Però sembra una scelta voluta, questa volta, quella dello sceneggiatore, così come hai sicuramente visto giusto anche con le tavole a mo' di illustrazione. D'altronde con un artista del calibro di Breccia, rincorso da Sergio Bonelli fin dal lontano 1994 che accettando l'incarico nel 2011 aveva precisato che il Texone avrebbe dovuto avere una certa ambientazione western, è normale che la SBE abbia voluto puntare molte delle sue carte su un Texone spettacolare sfruttando la bravura e la nomea dell'artista.
  18. ymalpas

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Questa di Breccia e l'altra di Biglia, nell'inedito mensile in edicola, hanno diversi punti in comune, a partire proprio dalla figura del capo indiano antagonista. Entrambi sono uomini che decidono di muovere guerra all'uomo bianco dopo aver subito delle ingiustizie, entrambi compiono delle scelte discutibili, entrambi pagano con la sconfitta e poi con la morte i loro errori. Ma se nella storia di Boselli i fari sono tutti concentrati sulla figura del colonnello Bad Hand, nel Texone di Faraci ampio spazio è proprio lasciato alla psicologia di Capitan Jack, un capo indiano che vede minato giorno dopo giorno il suo potere da cattivi consiglieri, in primis lo sciamano Curly Headed e "il pessimo elemento" Scarface Charlie, che sostengono senza troppi veli alla guida della tribù il rivale Hooker Jim. Questa è la situazione che ritroviamo fin dalle prime pagine, quando Capitan Jack vendica l'onore oltraggiato di Winema compiendo il suo primo grande errore — il cacciarla via ingiustamente dal villaggio perché disonorata — dietro suggerimento proprio dello sciamano, decisione che accetta a malincuore per non apparire "debole" (dimostrando con il suo gesto rivoltante l'esatto contrario). In questa sequenza apparentemente insignificante Faraci disegna magistralmente l'animo combattuto di un grande capo, tutta la sua insicurezza che nasce da un ambiente in cui il suo operato è messo continuamente e subdolamente in discussione. Il personaggio di Winema, non è un fatto paradossale, ritornerà alla fine della storia, e sarà come una cartina di tornasole, che spingerà Capitan Jack a ritornarare sui suoi passi e, soprattutto, a schierarsi contro il vile Hooker Jim, che allora potrà tradirlo. La debolezza di Capitan Jack è messa sotto la luce d'ingrandimento a pagina 53, siamo nel forte indiano dove Tex e Carson sono accorsi al capezzale del loro amico ranger John Foster. Proprio in queste pagine, la scorreria indiana alla fattoria che apriva il Texone trova finalmente la sua giusta collocazione e risulta un fatto di importanza primaria, non il classico espediente che serve a fare entrare in azione i due pards: il responsabile è la mala erba Hooker Jim che in quella circostanza — agisce al di fuori dell'autorità di Capitan Jack — la cui politica con i bianchi è in aperto contrasto con la sua. Il secondo errore magistrale di Capitan Jack risiede nella decisione di riunirsi proprio con la banda ribelle di Hooker Jim. Capitan Jack è ben consapevole che dopo i fatti di sangue di cui quest'ultimo si è macchiato, si sta cacciando in una soluzione senza uscita nei confronti delle Giacche Blu che i Modoc vorrebbero, a questo punto, riportarli nella riserva inospitale. Basterebbe consegnare il responsabile Hooker Jim e invece — da pagina 65 a pagina 73 — ci troviamo di fronte a un'altra decisione inspiegabile: il massacro della piccola colonna militare inviata nel campo indiano a parlamentare la resa degli indiani. E' un gesto che significa la guerra. Capitan Jack, che probabilmente non avrebbe avuto voluto uno scontro aperto con l'uomo bianco, non avrebbe dato il suo assenso se fosse stato un capo nell'esercizio pieno dei suoi poteri. Appare invece come una marionetta abilmente manovrata dallo sciamano che lo porta prima a riaccogliere il vile ribelle Hooker Jim e poi lo spinge alla guerra con il successivo massacro di militari. Capitan Jack, la cui mente è come annebbiata (pensa di dover continuamente dimostrare di essere un capo vincente), compie come nel caso precedente di Winema, una scelta che ha degli effetti del tutto opposti a quelli che si prefiggeva. Sui letti di lava, dove la tribù si rifugia poco dopo, vincente avrà modo di dimostrare di esserlo un'ultima volta, ma la sua debolezza è tutta in quell'Hooker Jim che come una spina gli si è conficcata nel fianco. Nel corso della storia abbondano le vignette, come questa sopra con characters silenti, in cui Breccia provvede a suggerire magistralmente gli stati d'animo dei personaggi della storia. Siamo nei Lava Beds, nell'enorme caverna che Capitan Jack ha scelto come riparo per i vecchi, le donne e i bambini Modoc. Anche in questo caso, l'ottima decisione presa dal capo è messa subito in discussione dal trio capitanato dallo sciamano che è il vero deus ex machina della situazione, il quale però è subito messo a tacere da Capitan Jack che spiega in breve la sua efficace tattica basata sulla guerriglia su un terreno maledettamente disagevole per i militari. E' uno scacco per i congiurati che mugugnanti devono assistere all'ovazione dei guerrieri per il loro capo, che per l'ennesima volta dimostra di essere il più popolare nella tribù. Ma ancora una volta è una forza da cui Capitan Jack non trarrà il giusto profitto. L'altra scena capitale della storia è nelle pagine conclusive dell'albo.Il generale Canby e una delegazione di cui fa parte anche Winema, si incontra con i Modoc di Capitan Jack sui letti di lava. Quest'ultimo ha tutto l'interesse di trattare, dice il generale a pagina 204. "Capitan Jack non è uno stupido... nè una belva assetata di sangue, sa che non potrebbe vincere la battaglia" gli fa eco l'agente indiano al seguito della delegazione. Gli occhi del capo e gli occhi di Winema si incontrano di nuovo a pagina 208 nella stricia centrale. Occhi che Capitan Jack chiude nella tavola successiva quando ripensa al trio di serpenti che gli rinfaccia la mancanza di coraggio se non ucciderà Canby. Ancora una volta Capitan Jack si trova in una posizione di vantaggio rispetto alla delegazione venuta a parlamentare, ha appena vinto la prima guerra sui letti di lava contro l'esercito, gli basterebbe accordarsi, ha già dimostrato di essere un capo vincente e a questo punto cede invece alle richieste sconsiderate dello sciamano e di Hooker Jim: gli effetti della sua decisione saranno per lui ancora una volta l'opposto di quello che si prefiggeva. Mentre fa fuoco contro Canby, Hooker Jim spara a Winema e il grande capo perde tutte le certezze. Ritornerà infatti inspiegabilmente sui suoi passi, urlerà di dolore nell'apprendere da Tex che la giovane è morta — maledetti vigliacchi — sono le sue parole, le parole di un uomo che finalmente ha aperto gli occhi. Ora c'è Tex, gli promette il suo aiuto. Ma occorre fare un passo indietro per spiegare la conclusione della storia. Siamo qui al pugno di Capitan Jack a Hooker Jim, pagina 196. La sequenza è quella del duello tra Tex e Capitan Jack. Ancora una volta Tex, come da tradizione, si affida allo scontro risolutivo all'arma bianca che in tante occasioni gli ha permesso di uscire vincitore da una situazione difficile. In questo frangente si tratta non solo di riportare a casa la pelle: sconfiggere Capitan Jack potrebbe infatti anche metterlo in condizione di farlo ragionare e nella sequenza successiva, quando ciòè giunge la delegazione di Canby, un Capitan Jack sconfitto da Tex, tratterebbe indubbiamente la resa invece di macchiarsi di un omicidio che lo porterà sulla forca. Tex, ovviamente, il duello sta per vincerlo. I congiurati sono più che consapevoli delle conseguenze, non è a loro che è mai mancata la lucidità nel leggere gli avvenimenti. Hooker Jim spara quindi alle spalle a Tex (come poi spareranno alle spalle a Winema): è l'ennesima riprova che è un essere spregevole — non c'è onore nella sconfitta — dice come a scusarsi, ma Capitan jack non riesce a trattenere il pugno, perché a sua differenza è un uomo d'onore. Cosa che difetta fino alla fine invece nel suo rivale: saranno proprio Hooker Jim e i suoi accoliti, in cambio del condono, a facilitare la cattura di Capitan Jack. Nelle ultime due pagine, mentre attende l'alba e una fune insaponata, può confessare a Tex che se non gli è mancata la forza delle grandi decisioni, gli è mancata invece la forza delle piccole decisioni, quelle sacrosantemente giuste, è un uomo piccolo piccolo quello che confessa a Tex le sue paure e la sua debolezza. La scena è identica a quella delle morte di Lone Wolf nell'albo "Il colonnello mano cattiva": abbiamo due capi disillusi che aspettano con poca serenità la morte, entrambi consapevoli che la guerra contro l'uomo bianco è inutile. Neanche Tex può niente in questo frangente. A Capitan Jack può solo chiedere di morire con dignità. L'ultimo vignettone è un Tex al galoppo che si lascia alle spalle quella che è anche la sua sconfitta ed è un tipo di conclusione che si vede raramente nelle pagine del mensile, ricorda un po' quella dello speciale "Patagonia" e un po' tutte quelle storie in cui Tex è calato in una situazione Storica con la S maiuscola. Fa niente, resta una grande storia quella scritta da faraci e disegnata da Breccia.
  19. ymalpas

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Il primo ad essere stato sbeffeggiato è stato Galep e quindi la serie di disegnatori che si sono avvicendati fino a... Breccia. C'è chi ha addirittura parlato del Texone come il meglio disegnato in assoluto, è un'opinione, per me molto discutibile, poco rispettosa forse di chi su tex ha dato e continua a dare anima e corpo. Dà fastidio che si postino foto sulla rinoplastica? beh, quelli di Breccia disegnati sul Texone sono tutti nasi da rinoplastica, per voi saranno arte, per noi sono una trave in un occhio. Naso a parte, caratterizzazione di Tex e Carson a parte, è un Texone bene illustrato e l'autore ha fatto al meglio quello che gli era stato chiesto di fare sullo Speciale. Ma guai a vederlo sulla serie regolare mensile: attenzione, questo non è Tex, come non è Tex quello di Font. E' Tex quello di Biglia, di Dotti, di Andreucci, di Acciarino e me ne dimentico qualcuno (dei nuovi, tanti sono), Breccia no, l'ha detto lui stesso che Tex non è un personaggio che sente nell'anima e che ha disegnato da professionista senza immedesimarsi, il Breccia va bene per un Texone, va bene per un cartonato, ma poi ritorni ai suoi lavori con buona pace di tutti.
  20. ymalpas

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    In ottemperanza all'articolo del regolamento interno del forum, come di seguito esplicitato: Gli insulti rivolti agli autori (sia di Tex che dei singoli interventi presenti in questo forum) non saranno tollerati, la pena che verrà applicata equivarrà ad una sospensione immediata per una durata minima di un mese. Le critiche, anche le più accese, non devono necessariamente trasformarsi in inutili trivialità. L'utente Hi Mate! è sospeso in via preventiva dal forum in attesa di una ponderata sanzione da parte dello staff amministrativo.
  21. Attenzione! Il seguente messaggio contiene SPOILER. Una storia che, nel secondo albo, diventa soprattutto la storia di Bad Hand Mackenzie, figura storica che mette soggezione (un po') a Tex (e Carson), e che impone anche al classico modello glbonelliano e nizziano delle guerre indiane, stavolta visto da un'angolatura del tutto originale, fuori dai classici schemi che contrapponevano i pards contro gli ottusi generali alla Stonewell e a volte contro dei capi ribelli da bacchettare, alla Cane Giallo. Dunque la coppia Tex e Carson subisce, per una volta, la Storia con la S maiuscola invece che farla (alla loro maniera). i due non sono mai apertamente schierati, giocano sempre sul filo della neutralità, delineando perciò un albo dalle tinte e dal sentore essenzialmente storico invece che puramente avventuroso come accadeva in passato, pagine che se vogliamo offrono un effetto straniante nelle loro 50 e più sfumature di grigio, come nella sequenza del campo indiano, con i nostri accolti con viva diffidenza, che raggiunge il suo picco di tensione emotiva a pagina 61, quando i due uomini che l'hanno sconfitto rendono l'ultimo omaggio alla salma di Lone Wolf, personaggio decadente piegato dalle avversità, e con la repentina e per questo ancor più strana conversione di Dayte, il nuovo capo. Una storia che è strana perché è formata da due storie diverse, di cui una è un flashback di fatti accaduti circa un decennio prima, in cui il filo conduttore è ovviamente la vita del colonnello che nel terzo capitolo ci accompagnerà nella sua decadenza (ovviamente mentale, i primi segni deliranti si sono già intravisti nel secondo albo) fino a dei limiti che storicamente sono noti (fu congedato per insanità mentale) e che su Tex restano invece tutti da scoprire. Boselli raccolta dunque i due fatti che ne caratterizzano gli ultimi dieci anni prima della morte: la battaglia del canyon di Palo Duro contro i cheyennes del 1876 e la sua successiva assegnazione nel dipartimento del Texas datata 1883. Vuoi anche per i superbi disegni di un Biglia, il cui unico difetto riseide nel non aver disegnato i due pards più giovani (di quasi dieci anni) nella prima parte, ma le due parti della storia non sembrano mai nettamente distinte, mentalmente le si legge addirittura come consequenziali, a poco giova la sequenza ambientata nella riserva che dovrebbe suggerire il netto stacco temporale dei due avvenimenti storici, senza tuttavia riuscirci IMO pienamente. E' un po' come se Mauro Boselli fosse partito scrivendo una storia in contemporanea infischiandosene della tanto bistrattata cronologia salvo riprendersi dopo 150 tavole quando ci viene infine raccontato che "I rangers di Lost valley" è una storia raccontata in flashback: l'idea non è neanche male, ma se con i disegni si fosse riusciti ad indirizzare il lettore a intuire questo tipo di soluzione narrativa, per l'appunto ringiovanendo di qualche anno i pards o semplicemente modificandone leggermente l'abbigliamento, sarebbe stato un tocco che avrebbe rasentato la genialità. E invece stiamo qui a discuterne come quando quindici anni e più fa discutevamo delle stesse cose nella storia del generale Custer, magistralmente scritta da Nizzi e disegnata da Ticci, ma che appunto non rendeva conto graficamente della retrodatazione degli avvenimenti. I disegni di Biglia confermano quanto di bene si era detto in occasione del primo albo: stupiscono le inquadrature, la resa degli ampi spazi, il sapiente dosaggio del bianco e del nero, i personaggi ben delineati e ben definiti... Pecca un po' ed è qui che dovrebbe correggersi, quando riduce al minimo i segni per esempio nel delineare il volto dei personaggi quando sono ripresi da lontano, ciò che in certe vignette suggerisce quella sgradevole sensazione di incompletezza che alcuni lettori hanno denunciato il mese scorso. Per il resto, tanto di cappello alle sue magnifiche tavole, che impreziosiscono una storia che si lascerà ricordare a lungo (disegnata dal disegnatore che la scorsa estate ci aveva accompagnato con la sua tripla "nordica" - a proposito, dobbiamo aspettarci ormai una tripla ogni estate ? - non sarebbe stata esattaemnte la stessa cosa!)
  22. ymalpas

    [Color Tex N. 09] La Pista dei Sioux

    Il titolo di lavorazione è solo una semplice curiosità, narra di una fase di lavorazione della storia, raramente è spoilerante e raramente genere grandi attese, neanche quando è altisonante come "In viaggio con il demonio", perché una volta che siamo stati avvertiti che a ) la storia non è un horror e b ) la storia è di una lunga transumanza di longhorns, il titolo originario resta solo come pure e semplice curiosità: non genera quelle attese che resteranno deluse! Semplicemente come lettori siamo attenti a tutto! Oltretutto i lettori che leggono le anteprime di Tex sui forum sono si e no l'1 % di quelli che comprano l'albo in edicola, siamo solo una minoranza di attenti alle novità. Le anteprime, se ne è accorta la SBE solo dopo il lancio della pagina facebook, sono veicolo di promozione straordinaria degli albi che scrivete e disegnate, il silenzio è da medioevo, basta spoilerare il giusto di una storia senza andare oltre e noi che curiamo le anteprime sul forum siamo i primi, anche quando ne sappiamo più del dovuto, ad autocensurarci nell'interesse esclusivo di chi ci segue: è successo recentemente con la storia, se non ricordo male, di Boselli e Civitelli sul ritorno di Yama: conosciamo l'incipit (prime 10/20 pagine) che abbiamo reso pubblico, ci rifiutiamo di inserire i dati sulle successive 80 / 100 pagine che molti tra noi hanno visto in anteprima in diverse manifestazioni fumettistice. Insomma, concedeteci un minimo di fiducia, se c'è qualcosa da non rendere pubblico siamo i primi ad essere attentissimi a cosa scrivere e pubblicare.
  23. La storia breve "Il duello", di Nizzi e Civitelli, contrariamente a quanto si ritiene, non fu pubblicata per la prima volta sul numero 119 (2 Maggio 1998) del settimanale Specchio, ma in bianco e nero (orribile da vedersi) su Sette, l'inserto del venerdi della Stampa di Torino, a partire dal 27 marzo 1998 (ogni settimana una tavola). La storia, sic, era attribuita a Claudio Villa!
  24. ymalpas

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Cioè, fammi capire meglio, Breccia sarebbe meglio di Fabio Civitelli ?
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