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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Condor senza meta

    [23/24] Piutes!

    Visto che la storia è divisa in due topic sul forum, comincio con il commentare la prima parte. Bonelli escogita una trama interessante e a tratti originale, con la tribù dei Piutes sobillata da loschi figuri, allo scopo di danneggiare uno stimato allevatore. Ancora sullo sfondo si fa riferimento (erroneamente per la continuity texiana) alla guerra di secessione, visto che le armi che vengono fornite agli indiani provengono dai caduti nei campi di battaglia e dietro al sinistro piano, agitano le loro pedine banditi del calibro del generale Quantrell (non ancora apparso direttamente) o i misteriosi Andy Holt e Bull Sebit: il primo a fine storia scopriamo essere Frank Milligan, mascherato per l’occasione con una finta barba rossa, il secondo non lo sapremo mai, visto che muore in un duello a fuoco con i nostri e l’autore non spiega il perché fosse così importante nascondere la sua reale identità, anche a costo di sopprimere un povero barman in procinto di parlare. Probabile che sia stato una dimenticanza di Bonelli, preso dall’incedere della sceneggiatura. Soggetto vivace ma forse compresso troppo in una sceneggiatura non del tutto ariosa, come sarebbe convenuta. Non si può tacere della prima cotta del giovane Kit Willer nei confronti della giovane nipote di Jim Elmer; purtroppo la ragazza (confermando il detto “che si aspetta il principe azzurro, ma alla fine ci si innamora del pirata”) ha occhi solo per Milligan, ignorando le macchinazioni e l’animaccia nera di quest’ultimo. Assistiamo a un vivace duello tra Tex e Volpe Rossa, il figlio del capovillaggio Piutes che vede di mal occhio le motivazioni che inducono il padre a rinunciare al folle proposito di rivolta e a un movimentato finale con la trappola ai danni di Milligan, che verrà smascherato. Episodio che mi è piaciuto, ma con un maggiore sviluppo e meno fretta narrativa in alcune sessioni (la troppo semplice resa dei Piutes, il trucchetto banale della barba che fa sorgere il dubbio di come potesse ingannare i conoscenti e qualche ferita di striscio di troppo) poteva ambire a voti più alti. Sul comparto grafico, opera anche stavolta del duo Galleppini-Gamba, rinvio il giudizio alla successiva recensione, visto che le due parti dell’episodio possono essere benissimo considerate unite. Il mio voto finale è 7
  2. Giusta precisazione, poichè suppongo che, anche se non può ammetterlo, Mauro non fa i salti di gioia dinanzi a queste "trovate di marketing", che con la qualità degli albi e la storia della saga, hanno poco a cui spartire. Anzi è lodevole che ci metta la faccia in simili lidi con i lettori, cosa che i piani alti non fanno da tempo. Ovviamente nei panni di curatore non può andare contro l'azienda, ma credo che nessuno di noi ignori che le responsabilità siano altrove.
  3. Episodio che si "sgonfia" parecchio nel secondo albo. Il ritmo narrativo e l'azione tengono il passo, ma ciononostante la trama perde di mordente. Il soggetto è interessante, così come sono molto suggestive le location di sfondo. L'autore cerca di sfruttare al meglio questi elementi per creare un miscuglio tra l'esotico e l'horror ma finita le lettura, si ha come l'impressione che qualcosa non ha funzionato del tutto. Cerco di spiegarmi: la storia non è da bocciatura e tutto sommato non annoia, ma non riesce mai a creare quell'atmosfera e tensione tali che in simili spunti sono basilari per coinvolgere il lettore e farlo rapire dalle tematiche misteriose. Come già accennato, Burattini conosce il mestiere e dosa bene i tempi della sceneggiatura, ma la trama si è rivelata prevedibile e piatta e non basta l'epilogo nell'affascinante antro dell'alchimista, con talto di arene e belve, a far lievitare l'esito. Se non coinvolgi il lettore, tutto diviene fiacco. I Chupacabras già alla seconda apparizione non mettono più paura e non basta il fatto che i nostri debbano scaricare le scorte di proiettili per farli fuori ad appassionarti. I due fratelli alla ricerca del padre scomparso, sembrano nascondere secondi fini e la scena della liberazione del prigioniero ne è la prova, ma allo stato dei fatti si rimane delusi delle loro motivazioni. Per la prima volta nella saga assistiamo alla presenza di vampiri (in effetti questo sono, il ricercatore scomparso e i suoi uomini) ma onestamente la spiegazione della pozza metifica che li ha trasformati (che richiama lo stratagemma nolittiano degli uomini Giaguaro), fa cascare le braccia; a tal punto conveniva usarli in maniera più convenzionale. El Morisco non pervenuto; Kit, Carson, Tiger ed Eusebio un semplice contorno. Tex molto abile con le armi ma mai al centro della risoluzione degli eventi. Si poteva fare meglio visto il buon soggetto, ma Burattini, all'esordio sulla regolare, dà l'impressione di non aver osato abbastanza. Rubini è promosso in pieno, visto che il suo lavoro è davvero molto valido e il suo stile spigoloso ma espressivo (a tratti mi ha ricordato un misto tra Marcello e Piccatto) ha contribuito a dare quel ritmo narrativo alla trama. In sintesi: mi accodo alla maggiorparte dei forumisti, visto che reputo la storia sufficiente, ma il primo albo prometteva ben altro. Rubini un ottimo aquisto che merita la regolare! Il mio voto finale è 6
  4. Premetto che uniformare le copertine di tutte le serie per la seconda volta è una scelta che mi disturba (passi una, ma due!), poi stavolta si è fatto pure peggio, poichè la scelta grafica di un cerchio dietro la posa statica del personaggio è alquanto anacronistica e di scarso appeal. Per non tacere dei colori sciapi e piatti e il tagliandino giallo che sta come le pinne sotto lo smoking. Uno sfondo completamente bianco quasi lo avrei gradito di più.
  5. Congratulazioni al nostro pard @Barbanera. Antonello siamo fieri di te.
  6. Un Bonelli in perfetta vena compositiva, confeziona un episodio molto particolare ed efficace, usando come spunto (per la prima volta nella saga) la comunità Mormone. Ciò che salta subito all'occhio durante la lettura, è la scorrevolezza e il grande ritmo che il grande autore riesce a dare alla sceneggiatura. Come da suo consolidato stile, non mancano gli sviluppi narrativi e i vari cambi di scena e soprattutto è molto accattivante l'azione, con agguati, inseguimenti e piani, spiegati con maestria dall'autore, che in più di un'occasione si serve di vignette-mappe per meglio far comprendere al lettore lo svolgimento dei fatti. Interessante l'idea di inserire i Daniti, una sorta di corpo di vigilantes mormone, che si accolla il compito di punire i "gentili". Come vedremo, nello specifico, la banda incappucciata diretta dal duro Dene Fish (avversario davvero tosto che arriva vicino a stendere il giovane Kit) ha pure altri interessi meno nobili e, in combutta con biechi personaggi come Sam Sharp e Tim Butler, mette in atto un'autentica associazione a delinquere ai danni di sprovveduti coloni e allevatori. L'episodio raggiunge un bel ritmo sul finale, dove la tensione si taglia col coltello e porterà i nostri a salvare le due povere donne prigioniere dei Daniti e smantellare la banda, punendone i maggiori colpevoli. Da notare la perfetta gestione del giovane Kit da parte di Bonelli: in questa storia il marmocchio si fa rispettare sia per propositività, abilità e coraggio. Commette solo un pericoloso errore di valutazione (come fattogli saggiamente notare da Carson) quando sottovaluta Fish rischiando di farsi impiombare dalla sua inattesa reazione, ma per il resto è davvero molto attivo ed efficace. Un po' in ombra invece Carson, ma alcuni siparietti e scambio di battute con Tex si fanno apprezzare. Storia divertente ed effervescente, resa molto bene graficamente da un ritrovato Galleppini, coadiuvato alle matite dal solito Gamba e in alcune sequenze da Angelo Corrias (come apprendo qui sul forum). Considerati i ritmi serrati di produzione, con una mole immane di strisce da sfornare settimanalmente, la qualità grafica era davvero impressionante. Di stakanovisti del pennello di questo calibro, si è perso la stampo. Il mio voto finale è 8
  7. Condor senza meta

    Copertine Inedite...

    Condivido la tua opinione; trovo ancora molto elegante stilisticamente la posa dell'avversario di Tex e, anche se solo abbozzata, discreta la costruzione dello sfondo. Anatomicamente Tex convince meno, soprattutto dalla cintola in su; volto a parte, anche la posizione della spalla salta subito all'occhio. Comunque nel complesso è ancora una degna copertina!
  8. Dopo l'emergenza, dovuta alla temporanea defezione di Galep, si ritornò nei giusti binari, con una storia classica e scoppiettante. Ammetto che l'intervallo di albi che sto rileggendo, accusano una lieve flessione e sono privi di episodi memorabili ed epici, ma con "Yampla Flat" almeno il livello torna a innalzarsi oltre la sufficienza. Partendo dal solito canovaccio del "Padreterno" paesano che arrogantemente porta soprusi alla popolazione, l'autore ricava una trama vivace e divertente, che si avvale sulla felice idea di dividere i due pard (con Carson e Kit negli inediti panni di padre e figlio agricoltori) e un Tex deciso e attivissimo con le colt, che sfida orde di avversari in agguato con la stella al petto ben in vista. Buona la figura del simpatico barman, iconica quasi quella dello sceriffo pappamolla alla mercè del tirannetto locale, ma poco incisiva quella di Tender, che alla fine dei conti non lascia del tutto il segno. Il finale è troppo compresso e accelerato e, al netto della pirotecnica sequenza della distruzione del ranch a opera dei manzi impazziti, ci mostra una chiusura forse troppo magnanima nei confronti del villain. Tex non è detto che debba sempre uccidere o far volare i denti degli avversari è vero, ma quando si trova al cospetto di un pezzo più grosso, che fino a quell'istante ha danneggiato onesti coloni (al tizio che all'inizio spara per sbaglio a Tex, i suoi sgherri hanno perfino ucciso moglie e figlio!) e più volte ha tentato di mandarlo sottoterra (con Kit ci vanno vicino i loro uomini nella scena del fuoco della prateria) quanto meno ci si aspetta una punizione più esemplare (un giusto soggiorno a un penitenziario no?) Leggo nei commenti precedenti, che un simile epilogo può essere giustificato dal presunto buon senso del ranger, ma con Tender trovo un po' esagerato che si possa accettare così facilmente il suo dietrofront: e se il suo fosse solo un bluf per indurre i ranger a lasciare il paese? E se avesse ricominciato appena i nostri lasciano Mc Coy? Sarà buon senso, ma personalmente credo che Bonelli fosse stretto con i tempi e abbia tagliato corto con questo epilogo a "tarallucci e vino" che un po' sminuisce il valore totale della prova. Buono il ritorno di Galep, sempre molto espressivo e dinamico. Tratto sempre più in via di maturazione (buona l'intesa con Gamba suo aiutante). Il mio voto finale è 6
  9. Condor senza meta

    Sondaggio su Tex (3)

    Le mie risposte al sondaggio: 1 - Kit Carson 2 - Lena e Donna 3 - La Gazza Ladra 4- Billy Bart 5 - Laredo, Liz Starreth e Parkman 6 - Ken Parker 7 - Una storia di tre albi sulla regolare 8 - Gli strangolatori 9 - Alle Hawaai 10 - La battaglia di Gettysburg 11 - Una storia sul Fiume Platte 12 - Con la gambler Lettie Deno 13 - Le grandi guerre indiani vs. Giacche Azzurre 14 - Barbanera 15 - Sono curioso del seguito ma non oltre i previsti tre episodi 16 - Kate Warne 17 - Negativamente, (dopo una partenza accettabile è nuovamente sceso di qualità) 18 - Da "Il Passato di Carson" a "La grande invasione" (un esordio così brillante è da pochi) 19 - Sono stufo! 20 - Altro (Peccato siano inconciliabili cronologicamente, ma mi piacerebbe vedere interagire Tex con Lewis Wetzel di Zane Gray) 21 - Django 22 - Gala 23 - Non mi importa, l'importante è che le storie siano belle e avvincenti 24 - Un lustro dopo le avventure attuali, con Kit Willer ammogliato (A patto che tra gli autori ci sia pure la nostra @Letiziache ha buone idee in proposito ) 25 - Forse (E' un formato che non mi appassiona ma se le trame sono di qualità, perchè no? Aggiungerei comunque una risposta a un potenziale quesito che manca nel sondaggio: consiglieresti il varo di una ristampa anastatica del formato Gigante? Sì, per permettere a chi ha buchi di collezione di colmarli e sostituire gli albi TuttoTex e ristampe varie nella medesima collezione.
  10. Votato anche per il round finale. Non mi è restato che ribadire le preferenze assegnate nel turno precedente: Migliore Storia - Il maninicomio del dottor Weyland (Boselli - Gianluca & Raul Cestaro) Migliore copertina - Fort Phantom (Dotti) Miglior personaggio - Lorelai Winter "La Gazza Ladra" (Ruju - Zuccheri)
  11. Leggendo la breve e sciapa storia in questione, capisco perchè era stata accantonata all'epoca della realizzazione, per essere recuperata solo in caso di estrema emergenza, visto la temporanea defezione di Galep. Non fu di certo per i disegni di Uggeri, che, tutto sommato se la cavò egregiamente, sebbene non possa tenere il paragone col grande Galep, ma per via di una trama trita e ritrita (uffi ma quante tribù nascoste si incontravano in America nell'800?) e una sceneggiatura non perfetta, visto che si dilunga in alcune sessioni iniziali per chiudersi con un finale che definire accelerato è riduttivo. Tralasciando lo stacco di continuity, dovuto all'esigenza di riproporre una storia di anni prima e calarla in un contesto ben diverso (vedi gli abiti di Tiger, il suo parlare all'infinito, la strana assenza dei due Kit e ovviamente nessun riferimento alla Guerra di Secessione), ma è proprio l'episodio a non lasciare per nulla il segno. Avversari anonimi che si arrendono con troppa facilità, uno stregone che riesce a vedere i nemici a distanza ma che sparisce senza lasciare tracce da una vignetta e l'altra, il consueto arrivo sul finale dei Navajos ad aiutare Tex all'arrembaggio in solitaria in mezzo a un nugolo di avversari, il consueto riferimento a una popolazione sconosciuta devota a una divinità, il sole per l'occorrenza. Comprendo l'emergenza, ma i due brevi episodi apparsi durante l'assenza di Galep, stridono molto con il livello medio alto mantenuto dalla allora giovane saga fino a quel momento. E la mia recente rilettura lo ha evidenziato con ancora più nitidezza. Tirando le somme: storiellina poco incisiva e senza pretese, che quasi non sembra nemmeno composta dal vecchio Bonelli, per quanto manca di nervo e di adeguata amalgama di tempi di sceneggiatura. Se nel precedente episodio c'era la scusante del puzzle che vincolava la costruzione delle sequenze, in questa prova non vi è nemmeno quella e col senno di poi, forse sarebbe stato meglio non tirarla mai fuori dal cassetto. Ma non è questione di epoche, da sempre le esigenze redazionali hanno l'ultima parola, anche a discapito della qualità e dai gusti del lettore. Il mio voto finale è 4
  12. "Come far di necessità virtù!" si può riassumere con questo noto detto la storia in questione. Costretto dall'inattesa defezione di Galep, Bonelli per coprire le uscite editoriali, creò un puzzle di vignette reciclate e rimontate con nuovi dialoghi per imbastire un minimo di trama. Lavoro insolito e certamente non convezionale, che portò ovviamente a una storiellina insipida, anche se fu apprezzabile l'opera dello sceneggiatore, visto che non era del tutto semplice assolvere a un simile compito. Buona l'idea di mostrarci all'inizio Carson e Kit per mantenere un briciolo di continuity, così come non era male lo spunto del traffico d'oro con l'esercito confederato, purtroppo però dover utilizzare il materiale esistente non permise all'autore di poter sviluppare meglio la trama e tolte lunghe scene di azione e sparratoie contro anonimi avversari, il resto si presenta esile e a tratti incoerente. Nell'epilogo si trova un pretesto vago per giustificare l'assenza di Kit e Tex accenna al fatto di raggiungere Tiger, visto che era già preventivato che l'episodio successivo da pubblicare in assenza di Galep, fosse uno realizzato in precedenza da Uggeri e rimasto fin allora nel cassetto. Dura da digerire la scena in cui il giovane Carson di "Doppio gioco" diviene un ranger qualsiasi, così come rimane completamente nel vuoto il piano del carneade in missione di farsi dire il nome del capoccia: lo ritroveremo steso e dell'identità del villain nemmeno l'ombra. Non vi è logicamente amalgama stilistica tra le strisce, visto che i lavori di Galep vengono montati e catalogati senza un iter cronologico e le differenze di tratto tra i vari periodi traspaiono. Curiosa pure una scena di un agguato nel villaggio, dove di colpo appare un masso in mezzo alla strada per dar riparo ai banditi. Lodabile l'impegno di Bonelli per fronteggiare l'emergenza, ma volendo valutare l'esito finale, attenendomi prettamente a ciò che ho letto, non posso di certo dare una sufficienza. Il mio voto finale è 4
  13. Condor senza meta

    OSCAR TEXIANI 2022

    Annata tutto sommato positiva. "Sierra Nevada" non ha confermato in toto le attese, ma la prima parte ambientata a Frisco (al netto di un terzo albo meno ispirato) vale il prezzo del biglietto. Ruju si conferma in ripresa, visto che tra Bis, Color e "Vancouver" ha riabilitato la non memorabile "La freccia dei nemici". Non ho ancora recuperato i Maxi e il cartonato, quindi non posso esprimermi in proposito, ma in compenso mi è piaciuto abbastanza il Texone (grazie anche a Freghieri che stimo) e su Tex Willer ho in gran parte apprezzato la storia di Cortina (molto ben intricata e leggibile a parte alcuni tratti meno fluidi ma comunque accettabili) Rauch si è districato bene su Tex Willer e a breve leggerò anche la tanta discussa prova sul Magazine, che ho acquistato da poco. Uniche note meno liete i due Speciali Tex Willer: il primo scritto da Mauro che riguarda Mefisto, è valido tecnicamente ma non riesco a ritenerlo indispensabile, molto deludente invece quello di Ruju e forse proprio per questo l'episodio non era stata finora inserito come filler nella serie regolare del giovane fuorilegge. Sotto l'aspetto grafico, direi che con artisti del calibro di Civitelli, i Cestaro, Freghieri, Mastantuono, Casertano, Zuccheri, Gomez, De Angelis e Brindisi ci sia ben poco da obiettare. Non tralasciando il consueto contributo ottimo alle cover di Villa e Dotti, quest'ultimo sempre più a suo agio nei panni di copertinista. La cifra stilistica è altissima e la testata può contare su altre new entry notevoli (vedi Rubini) quindi tanto di cappello dinanzi questa squadra di campioni del pennello. P.s. Mauro, per favore, non parlarci di pensione, se no ci rovini la serata.
  14. Condor senza meta

    [354/357] La Congiura

    Tavole che definire stupende è riduttivo! Ho passato ore e ore ad ammirarle e studiarle in passato. Per me si tratta di autentici capolavori. La fuga da Alcatraz dalla nebbia, la navigazione nel Pacifico, la particolarissima caccia alla balena, gli scorci naturali ben resi, fra baie, cascate e sequoie; tutte sequenze realizzate alla perfezione. Villa è un autentico fuoriclasse, c'è poco altro da dire.
  15. Un primo albo tutto sommato positivo, con un soggetto (sebbene non originalissimo) sorretto da un'adeguata sceneggiatura che rende scorrevole la lettura. L'idea delle trame parallele che porteranno Morisco e Tex a ricongiungersi sui luoghi della Mesa in maniera del tutto fortuita e autonoma, non mi dispiace e mi riporta alla mente il simile stratagemma narrativo usato dal grande Bonelli nella celeberrima storia del Diablero. L'immancabile spedizione di "piedidolci" nei selvaggi territori del west, alla mercè di rischi e "sciacalli a due zampe", serve per arricchire ulteriolmente la pietanza, già stuzzicosa di suo con le apparizioni mostruose dei Chupacabras. Ritmo non forsennato, ma accettabile trattandosi di un albo preparatorio; un po' da migliorare i dialoghi, come gia fatto notare da altri utenti, ma non riscontro nessun vero errore da "matita rossa" finora, secondo il mio giudizio. Prova molto dignitosa e valida di Burattini, coadiuvato da un ottimo Rubini, il cui stile molto personale e riconoscibile, mi piace una cifra. Alcune sue vignette mi hanno fatto ricordare Marcello, ma qualsiasi altra influenza stilistica viene amalgamata con gusto personale e in maniera elegante e davvero originale. Molto ben resi i pards, soprattutto Carson mi garba parecchio. Dopo Casertano e Freghieri, anche Rubini è un gioiellino da tenere ben stretto nella scuderia texiana, ma possiamo dormire sogni tranquilli, Mauro è un buon talent scout e li schiererà sempre titolari per garantire il già elevato tasso tecnico grafico della saga. Attendo il proseguo dell'episodio per poter esprimere un giudizio complessivo, ma le impressioni sono buone. P.s. La scena in cui Tex rifiuta di andare a mangiare bistecche con lo sceriffo perchè deve ripartire immediatamente sulle tracce di Madera, mi ha fatto sorridere. Non certo perchè non sia corretto l'atteggiamento del nostro ranger nel frangente (anzi impeccabile direi!) ma perchè ho immediatamente pensato alle giuste rimostranze mosse dal pard @Diablerodinanzi una storia recente di Nizzi. Mi chiedo: non è Moreno abbia letto quei post sul forum o è stato avvisato da Mauro a riguardo?
  16. Condor senza meta

    [Maxi Tex N. 17] Alaska!

    Deve essere stato davvero estenuante dover proseguire a lavorare sulla sceneggiatura, vedendo la qualità bassa del comparto grafico. Dal punto di vista dell'editore posso pure comprendere che, dovendo sborsare contrattualmente svariate decine di migliaia di euro, si sia deciso di pubblicare comunque l'opera per attenuare le perdite (sulle tasche di noi lettori purtroppo), ma Lito Fernandez meritava di essere querelato. E' stata davvero una grossa mancanza di rispetto per la gloriosa saga, gli autori e noi lettori, delegare a "garzoni di bottega" del tutto inadeguati una storia così importante. Parecchie tavole le avrei realizzate meglio io che non sono un professionista. A tutto c'è un limite e l'atteggiamento dell'argentino fu inqualificabile.
  17. Il formato a striscia aveva regole e tempistiche molto diverse rispetto a quello attuale. La cadenza settimanale, costringeva gli autori di condensare al meglio l'azione per rendere avvincente i piccoli albetti e lo sceneggiatore si ritrovava a svariare con estrema velocità da uno scenario e l'altro e le scene ritmate si ripetevano senza soluzione di continuità. Bonelli era uno di quegli autori che riusciva a far pendere i lettori da un albetto e l'altro, ma storie simili, non lette con l'intervalli pubblicativi delle origini, rischiano di perdere l'appeal del passato. La trama è molto varia e frammentata e l'azione straordinariamente soddisfacente, come non mancano sequenze di livello come quella del teatro o la reazione vendicativa delle donne prigioniere dopo la loro liberazione. Ma rileggendola nel formato gigante, con i vari albetti ricollegati in un'unica sequenza senza stacchi temporali, si ha l'impressione di un episodio un po' troppo stiracchiato e non molto coeso nell'idea di fondo. Poco male, in fondo, visto che si fa leggere volentieri, ma a tratti anch'io, come altri utenti che si sono espressi prima di me, ho faticato a star dietro alle tante sequenze che si intervallano nel corso del proseguo dell'avventura. Sceneggiatura corposa ma più figlia dell'istinto narrativo che della programmazione di base e forse proprio questo aspetto, molto palese nell'episodio in questione, contribuisce a rendere ostiche le prime epiche avventure del nostro ranger alle giovani generazioni di lettori. Comunque scene come quella del teatro, sono un condensato di azione, ironia e divertimento, come non mancano le sequenze più drammatiche o epiche. Bonelli è il prototipo di sceneggiatore completo e non è un caso se viene considerato il grande patriarca del fumetto italico. La parte grafica è eseguita a quattro mani da Galep e Gamba. Il contributo del secondo diviene sempre più sostanzioso tra le vignette, in effetti il suo stile più smilzo e lineare fa capolino fra le varie sequenze. Non è malaccio l'esito dell'artista, ma Galep, a mio avviso, è sempre di tutt'altra caratura, sia in fase di chine che matite. Il mio voto finale è 6
  18. Condor senza meta

    [745/747] Vancouver

    Eppure nel mio piccolo, ho avuto il piacere di veder un mio disegno colorato da Letizia e l'esito mi ha soddisfatto. Io l'avevo pensato e creato per il B/N ma Lety è stata molto efficace. Interessante anche valutare quanto incida pure la sensibilità artistica; mi spiego: anch'io spesso coloro i miei disegni con svariate tecniche e col digitale e di certo, se avessi deciso di farlo anche stavolta, avrei scelto strade diverse. Il bello dell'arte è pure questo. In quanto alla splendida vignetta di Galep postata da Diablero, reputo che è decisamente meglio lasciarla così come è stata concepita. Che artista immenso!!!
  19. Su questo, come darti torto? Mi trovi perfettamente d'accordo.
  20. Non credo sia del tutto esatto; in fondo perchè non dovrebbe condividere una caratteristica già presente col creatore della serie? Forse non riesce a ricreare con naturalezza quei siparietti usati dai suoi precedessori, d'altronde ogni autore ha le sue prerogative e attitudini, ma non è vero che il suo Carson sia musone, dai...
  21. Non scherza nemmeno il Carson della prima storia messicana di Nizzi "I Cospiratori", che, sempre travestito da frate, dona vita all'esilarante scenetta sul treno. La sua risposta alla fedele dirimpettaia: "Omnia munda mundi, sorella!" è memorabile.
  22. Archiviata la “pratica” Lupo Bianco, Tex e company si ritrovano immediatamente invischiati in una avvincente indagine. Una compagnia ferroviaria vittima di sistematici attentati di sabotaggio e una pista parallela con manovre poco chiare nei confronti di un proprietario minerario e la giovane figlia, che, anche se apparentemente scollegata, col procedere dell’inchiesta s’intreccia a doppio filo. Interessante l’idea della divisione dei pards, che permette all’autore di sviluppare al meglio le due sottotrame e dare visibilità a tutti i tre pards. Se poi aggiungiamo la consueta verve di sceneggiatura e la tanta azione e colpi di scena, ci facciamo un quadro abbastanza chiaro della piacevolezza della storia. Personalmente però, giunti nella fase finale dell’episodio, noto un lieve calo, sia di ritmo, ma soprattutto qualche forzatura narrativa, vedi il rinsavimento quasi miracoloso della moglie di Horton, e, nella sequenza dell’epilogo, la poco credibile ( e accelerata!) resa dei Valverde, che di colpo si tramutano in due tremanti gelatine. Per il resto non mancano scene molto belle, come l’incendio della foresta, l’arrivo di Carson in aiuto dell’amico assediato o il salvataggio della giovane Nita a opera di un validissimo Kit. Pure discreta l’intessitura della trama col piano criminale di Osborne o la figura positiva dell’ingegnere della compagnia. Da notare come Tex sia disposto a sacrificare la sua vita pur di non abbandonare il fido Dinamite e di quanto sia particolare un epiteto scherzoso che lo stesso ranger rivolge al figlio: “Fulmine in scatola”. Una nota dolente, a mio avviso, la totale assenza sullo sfondo di indizi che portino a pensare alla guerra che cronologicamente dovrebbe essere in corso; capisco che il fronte non fosse proprio dietro l’angolo ma la vita di paese è troppo tranquilla per essere un periodo bellico. Ulteriore conferma che a Bonelli poco interessasse la congruenza o la continuity narrativa, sceneggiava di getto e già l’ambientazione bellica era passata in secondo piano. Non stupisce quindi, che anni dopo avesse scelto di mettere una pezza e scrivere l'imponente “Tra due bandiere”. Sotto l’aspetto grafico è davvero molto interessante l’esperimento delle prime strisce di rendere originale il formato, con vignette a rombo, curve o a stacchi inclinati. Peccato però che una simile scelta grafica di Galep (anche in questo episodio coadiuvato da Gamba mi par di capire) duri solo poche pagine, per poi sparire nel proseguo del racconto. Il mio voto finale è 7
  23. Giusto. Ma fino a un certo punto. Un editore sagace, oltre a pensare all'utile immediato, deve pur porsi un minimo di programmazione futura, a maggior ragione in questi periodi molto difficili per il settore. Continuare a percorrere la via dello sfruttamento intensivo della testata, ti donerà sì un utile immediato, ma rischia di pregiudicarti il percorso futuro in una testata con quasi 80 anni di storia alle spalle. Ti porto un esempio: se un albero di ulivo non viene adeguatamente curato e pulito, dapprima, nei primi anni, con l'aumentare di rami e ramaglie ti darà pure qualche chilo di olive in più, ma se continui a lasciarlo nell'incuria e permetti "l'impagliamento", è destinato a cessare la produzione nel giro di un lustro. Capisco che si vuol contenere l'emorragia di lettori, ma non si pensa che scelte forzate possano rivelarsi peggiori del male che si vuole curare e rischiare di portare alla chiusura? Puntare solo su Tex, diluendolo a tutti costi anche a discapito della , qualità è un grosso rischio, visto che preclude le altre serie della casa editrice e se Tex dovesse di colpo cedere nei numeri, come la mettiamo? Ovviamente per noi seduti dietro a una tastiera è facile sentenziare e criticare, ma capisco che non è la stessa cosa per gli addetti ai lavori. Però, non me ne voglia la SBE, pare che si sia deciso di navigare a vista e questo non è un gran bel segno. Si è come su un veliero in balia di un ciclone tropicale: issare tutte le vele ti aiuterà a percorrere più strada ma se non è sufficiente per portarti fuori "dall'occhio" è inevitabile fracassare tutta l'alberatura.
  24. Prosegue la mia rilettura degli episodi mitici degli albori. La storia in questione inizia e si conclude senza soluzione di continuità e riprende, purtroppo, l’incongruenza della Guerra Civile, accennata già nell’avventura precedente con Manuela Guzman. Tuttavia Bonelli il conflitto civile lo tiene solo ai margini, senza mai mostrarlo direttamente ai lettori, e ai nostri tocca il compito di proteggere i civili da eventuale banditi e sciacalli durante il periodo bellico. Inutile ribadire la premessa sulla difficoltà d’inserire questo periodo di storie in una potenziale continuity texiana, visto che il celebre “Tra due bandiere” contraddice in toto l’ambientazione e le date, comunque al netto di questa notevole zavorra, la sceneggiatura merita un plauso. L’autore in palla, snocciola pagine e pagine con un ritmo narrativo apprezzabile e riesce a donare una cornice di epicità agli eventi, sfruttando uno spunto classico ma sempre valido di carovane di pionieri e assalti indiani, con tanto di traditori rinnegati, che per brama di denaro, non si creano remore a “vendere” la vita di innocui civili. Sterling (alias Lupo Bianco) è una carogna matricolata e possiede molto acume, visto che mette più volte in difficoltà i tre pards. L’assedio dei Pawnee sulla rupe assolata è sceneggiato magistralmente da Bonelli, che riesce a ricreare un pathos notevole e molta tensione narrativa. Un’autentica sfida a scacchi per la sopravvivenza, dove ogni minuto o cibaria può fare la differenza, nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi chiamati dal giovane Kit. La seconda parte ambientata a Dodge City è pur essa esplosiva, ma perde un po’ di epicità, tuttavia il grande Bonelli ci regala un epilogo crudo ma ad effetto, con la morte di Sterling, massacrato dai suoi ex alleati Pawnee, così come indotto da Tex con un diabolico piano di vendetta. Curioso notare con l’attenzione dei dettagli attuali, come i Pawnee vengono rappresentati in maniera standard (molto diversa dalla corretta rivisitazione attuale apparsa nelle storie di Mauro), così come apprendere che anche il giovane Kit giura per diventare ranger, ma di fatto nel proseguo della saga questa sua carica si perde come un ago nel pagliaio. In merito alla progressiva caratterizzazione del rapporto fra padre e figlio, fa quasi tenerezza leggere la scena in cui Tex, trova il pretesto per allontanare il giovane dal campo di battaglia per salvargli la vita, o quando lo ammonisce di non osservare lo scempio del corpo di Sterling, essendo ancora troppo ragazzo per “simili spettacoli”. Pure curioso il dialogo tra Tex e Carson, in cui il secondo tesse le lodi del piccolo monello e il padre gli suggerisce di non farsi sentire per non montargli la testa. Piccoli dettagli, ma molto importanti secondo me. La grafica è affidata al solito e infaticabile Galep, che, per l’occasione, si avvale della collaborazione di alcuni ghost artist non accreditati, fra cui spicca il solito Gamba, aiuto prezioso sia alle matite che alle chine. Livello sempre alto, anche se in alcune sessioni si percepisce una certa fretta realizzativa, ma che non incide tanto nell’esito complessivo. Il mio voto finale è 8
  25. E' ovvio che i gusti sono soggettivi e non tutti i lettori hanno lo stesso parere sulle pubblicazioni, tuttavia nel recente passato io ricordo molte storie sottotono anche sulla regolare. Tralasciando Faraci, che dopo un inizio promettente non ne azzeccata nessuna, anche Ruju negli ultimi anni è calato parecchio: oltre al Pistolero vudu (un episodio alquanto sgraziato a mio avviso), ha fornito prove sotto lo standard del calibro di "Le frecce dei nemici" o "Cuore Apache" o il riempitivo dei due gemelli. Per non tacere di Nizzi che non è riuscito, al ritorno sulla serie, a lasciare minimamente il segno. Lo stesso Mauro è incappato in qualche prova meno riuscita come quella della Montoya o la seconda di Mefesto e il monaco di Zambeletti sulla regolare, non doveva affatto apparire ma così non è stato. Io non sto parlando di crollo verticale della qualità, sia ben chiaro, perchè la situazione, almeno per adesso, non è così drastica sulla regolare, ma è indubbio che il massiccio "turnover" degli autori (Mauro nell'anno del settantesimo compleanno esordì solo col bis d'agosto!) rischia alla lunga di compromettere il livello complessivo. Da appassionato, mi piacerebbe acquistare tutti gli albi in uscita e di fatto in passato era così per me. Ultimamente mi è impossibile farlo, per evidenti ragioni ed è sempre brutto dover fare scelte o selezioni. Questo intendevo per "scelta antipatica". Oltretutto può pur capitare qualche errore di valutazione, che ti porta a lasciare in edicola storie meritevoli o acquistare episodi sottotono che avresti benissimo potuto evitare e questo è spiacevole.
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