Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

Ranchero
  • Contatore Interventi Texiani

    1249
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    83

Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Presumibilmente Bonelli all'uscita della "Gola della Morte" non aveva tanto interesse a riproporre lo stregone; di fatto più che la scena dello sparo di Tiger, è la trovata della fine dell'ipnosi a decretare la presunta morte del nemico. Giustamente, come detto da Mauro, quando GLB, qualche anno dopo, decise di dare un seguito (possibile per l'alto gradimento dell'episodio degli Hualpai) ha tagliato corto sul salvataggio e ha lasciato tutto molto sul vago. D'altronde anche per me l'idea che un mago tibetano passasse di là con quel tempismo non mi fa impazzire, ma a Bonelli poco importava soffermarsi su questi dettagli, gli bastava il pretesto per narrare l'ennesima storia e di certo i lettori dell'epoca non gli imputavano alchunché su queste scelte. Da notare come alla fine di "Incubi", l'autore, memore della forzatura in cui fu costretto a incorrere precedentemente, non fa morire o sparire Mefisto, bensì crea la sua follia, preparandosi così la strada per un'altra storia del villain, che uscì a breve distanza di tempo, desumo perchè già pensata al momento dell'uscita del "Drago Rosso". Tutto questo per dire che Bonelli seguiva solo il suo istinto di narratore e non si arrovellava il cervello. Voler "riempire" i buchi da lui lasciati porta ad affrontare simili ostacoli e qualche inevitabile aggiustamento, d'altronde è un universo di fantasia in cui la continuity non può essere garantita come nella vita reale. Non è una biografia tanto per intenderci. Unica soluzione per non scontentare i lettori tradizionalisti è evitare qualsiasi tipo di ritorno, ma vale la pena? Se un autore dovesse seguire tutti i gusti dei lettori, tanto varrebbe di gettare la tastiera dalla finestra e andarsene a pescare. Che poi Mauro con Mefisto, abbia un po' forzato la mano per cercare di modernizzarlo o per preferenze sue, è indubbio e lo ha anche ammesso. D'altronde su "Tex Willer" ha già poteri maggiori rispetto al semplice prestigiatore del debutto, evidentemente è un personaggio che non è del tutto nelle sue corde.
  2. Mi sono accorto di aver risposto due volte al sondaggio. Ahimè non ricordavo affatto di aver espresso la mia preferenza a marzo! E' assodato che mi sto rincitrullendo, ma quanto meno sono un citrullo coerente visto che la risposta è uguale. Ovviamente chiedo ai moderatori, se lo riterranno opportuno, di eliminare il mio ultimo commento.
  3. A mio avviso Letizia, con la dovuta gavetta, può ambire a divenire una sceneggiatrice completa e non solo soggettista. La fantasia non le manca e oltretutto scrive pure dialoghi funzionali.
  4. Condor senza meta

    [10/11] Il Tranello

    Mi ritrovo a commentare una storia epica! Gianluigi Bonelli, ormai conscio del valore editoriale della sua creatura fumettistica, decise di spaziare in cerca di nuovi spunti narrativi. Con la storia in questione inaugura l'epopea del Grande Nord, fra foreste intricate, giubbe rosse e paesaggi innevati e non è una casualità che, ogni volta che i nostri agiscono a queste latitudini, gli episodi esulano dalla ordinarietà e si fanno ricordare. Nella prima occasione, l'autore si supera, creando due comprimari destinati a divenire storici, che rispondono al nome di Jim Brandon e Gross Jean. Ma durante la rilettura mi ha pure molto colpito l'atmosfera malinconica e quasi poetica dell'incipit. Freccia Rossa legge nel cuore dello sfortunato marito della defunta figlia e capisce che è il caso che torni a vivere liberamente la sua vita di guerriero. All'arrivo in riserva del caro Carson, oltre a vedere per la prima volta il piccolo Kit, discolo e dispettoso con tanto di predicozzo del papà, fin da subito il capo indiano comprende che la missione proposta è l'occasione ideale per permettere ad Aquila della Notte di sconfiggere i cattivi ricordi e la malinconia. L'assicurare alla giustizia gli assassini del povero Arkansans Joe diviene così l'occasione per curare le ferite del cuore del giovane rangers e serve da pretesto alla prima trasferta al nord del nostro eroe. Bonelli per l'occasione decise di accantonare Tiger (solo inizialmente) e Carson e giunti in Canada, affianca al suo protagonista il simpatico meticcio Gross Jean. Dopo una breve scaramuccia iniziale, Tex capisce che il simpatico gigante è un uomo leale e fra i due si instaura subito un forte rapporto di amicizia e collaborazione. Non meno importante la conoscenza con il giovane sergente delle Giubbe Rosse Jim Brendon, che lascia intravedere fin dall'inizio un'innata eleganza e tanta correttezza e onore. Inizia così un'autentica santabarbara, fra i ribelli della mano rossa (magari qui si poteva usare un nome più originale ma pazienza!), indiani in sommossa, forti assediati e tanta adrenalina e azione. Bonelli, ci dona una sceneggiatura scoppiettante, molto serrata, con un giusto bilanciamento fra azione, pathos e scene ironiche di alleggerimento (vedi l'ingresso di Gross Jean nel forte in groppa allo spaventato mulo o la demolizione del saloon). Tex dirige con fermezza e pugno duro la lotta contro gli avversari della rivolta, e non cessa di cercare i tre assassini americani, alleatosi ai rivoltosi. Lo vediamo travestito da indiano, introdursi nel covo dell'infido mercante (interessante l'idea della droga indiana che anticipa di circa un decennio il pentotal di diabolika memoria), quasi saltare in aria durante l'esplosione del deposito del forte assaltato, un leader indiscusso nei piani di difesa e sempre in prima linea, mai domo. Quando sembra che stiano per partire i titoli di coda della vicenda, Bonelli tira fuori un'altra idea brillante, ovvero il rapimento del piccolo Kit a scopo di ricatto. Tralasciando l'evidente difficoltà logistiche di un piano simile, visto la notevole distanza, la sessione finale è davvero memorabile. La scena col coraggioso bimbo appeso al palo e tutta la drammatica sequenza con il sacrificio di Jim, che salva coraggiosamente il figlio del neo amico, è da manuale e contribuisce a consegnare al mito, la prima trasferta canadese di Tex. A proposito: dimenticavo che per la prima volta vediamo il sacro Wampum, donato da Freccia Rossa al suo futuro erede. Quanta carne al fuoco, per un'avventura fiume strepitosa e memorabile. Spettacolo puro. Sontuosi pure i disegni di Galep, che a tratti ho notato più curati del solito. Particolare il look di Tex nella seconda parte con giubbino abbottonato sul petto, che sembra tirato fuori da un manuale di altamoda, ma è tutto il contesto che è reso alla perfezione, dalla dinamicità delle vignette, agli sfondi, non tralasciando la resa ottima dei primi piani e la recitazione dei personaggi. Il mio voto finale è 10
  5. Per il sottoscritto il nemico più interessante nato dalla penna di Bonelli è Lucero. Reputo "Odio senza fine" un capolavoro intramontabile.
  6. Condor senza meta

    [Maxi Tex N. 31] I Quattro Vendicatori

    Ahahahaha non c'è una domanda di riserva? Posso solo dirti che, da milanista, le emozioni che mi suscitò il "Cigno" di Utrech sono difficili da cancellare dalla memoria, quasi quanto i capolavori di Bonelli sr. Baggio fu genio puro e tanta sostanza in zona goal (Il Boselli degli esordi?)
  7. Condor senza meta

    [Maxi Tex N. 31] I Quattro Vendicatori

    Perdonami PapeSatan, ma non inserire in una lista simile giocatori del calibro di Van Basten o Baggio, rende tutto poco credibile.
  8. Condor senza meta

    [Maxi Tex N. 31] I Quattro Vendicatori

    La serie "Tex Willer" funziona e appassiona, solo grazie alla felice intuizione di Mauro, che ha stravolto l'idea redazionale originaria della redazione di proprorre un moderno remake. Non oso immaginare l'esito nel caso in cui "i piani alti" non gli avessero dato ascolto. Così come è impostata è molto interessante e "moderna" ed è un vero peccato non acquistarla. Oltretutto lo staff di disegnatori è di tutto rispetto (un po' meno Atzori ma non è semplice stare al livello di fior di professionisti come Brindisi, Del Vecchio e De Angelis.) Il sottoscritto aveva inizialmente preventivato di fermarsi dopo una dozzina di numeri, ma la qualità della serie mi ha fatto totalmente mutare la decisione e attualmente non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di abbandonarla. Promettto di chiudere presto l'O.T., tuttavia permettetemi di aggiungere che è ben marcato lo spessore fra gli episodi filler destinati ad altri sceneggiatori e gli episodi cardine scritti da Mauro. Anche se nell'ultimo con Cortina, ha voluto un po' strafare,rischiando, a mio avviso, di rendere meno fluida la narrazione.
  9. L'altro giorno accennavo al grandissimo talento di Galep. Uno stile che peraltro è difficilissimo da imitare, e me ne sono accorto di persona. Tuttavia di recente ho voluto omaggiarlo riproducendo un suo vecchio disegno e mi va stasera di condividerlo con voi.
  10. Non trovo affatto errata la decisione di dare un seguito alla "sfortunata" (per usare un banale eufemismo!) prova mefistofelica di Nizzi. Si sciupò allora uno spunto, quello della resurrezione del villain (già al limite su una saga come Tex imho), per una scialba prova di vaccari, retrobotteghe e reazioni arteriosclerotiche dello stregone, ma ciò che fu peggio, la fuga finale dell'acerrimo nemico, che si prese pure la briga di gabbare i nostri con la scena del carretto. Andava rispedito Mefisto nell'aldilà, senza tanti se e tanti ma. Poi se l'esito della maratona narrativa non ha soddisfatto tutti, ci può stare. Sono tematiche che possono dividere le platee, oggi più di ieri. Così come non bisogna stupirsi che dietro una grande pubblicazione editoriale come Tex, alcune scelte degli autori vengano prese d'accordo con la redazione e possano esserci delle direttive dall'alto. Anche con Sergio era così, ma è naturale. Un autore sotto contratto editoriale ha comunque dei doveri verso l'editore; "paletti" che accetta alla stipula dell'accordo; l'assoluta libertà la si può avere solo se ci si autopubblica. E' ovvio che un editore sagace e valido sa garantire una buona libertà di azione ai suoi artisti, ma da dire questo a dire che possa vigere l'assoluta anarchia decisionale, ce ne corre. Forse, col senno di poi, si poteva risolvere tutto con la prova di San Francisco, con una mega sfida finale tra i meandri di Bedlam (un plauso a Mauro per l'idea e l'ambientazione), o quantomeno intervallare le due prove con qualche stacco, ma del senno di poi sono piene le fosse ed è molto più facile per noi utenti giudicare da dietro la tastiera, piuttosto che per gli addetti ai lavori escogitare le scelte giuste per dare una scossa al mercato fumettistico. Detto ciò, spero che si volti pagina e si archivi la "Pratica Mefisto and son". Storie Boselliane come "Il vecchio di Mezzanotte", sebbene meno pubblicizzate e considerate, danno letteralmente i punti alla prova attuale. Ciò dimostra che Mauro è molto a suo agio sul gotico, ma decisamente più "vincolato" e in affanno con i due villain storici.
  11. Vuoi vedere che dopo tanti anni e anni di piani, magie e invocazioni di demoni, basta una puzzetta mefistofelica per battere Tex?
  12. Sai Valerio, per me il metro di paragone (irraggiungibile!) sul tema magico è Galep. Non è un discorso di tecnica o modernità, solo che su simile tematiche esoteriche il compianto papà di Tex era in grado di sprigionare atmosfere e "Autentica magia" dai suoi pennelli. E dire che anche il suo tratto classico e pulito, in teoria si doveva sposare poco col genere, eppure le sue prove sono capolavori inarrivabili. Ulteriore segno della sua maestria senza tempo e mi fa alquanto dispiacere quando le giovani leve di lettori lo criticano con troppa leggerezza.
  13. Che poi l'esito grafico è più che discreto, considerando che la tematica non è totalmente adatta al suo stile. Gotico e magia necessitano un tratto sporco, claustofobico, a tratti indefinito, tutto l'opposto delle caratteristiche del grande Civitelli. Non a caso i Fratelli Cestaro e Carnevale si son trovati a nozze con sceneggiature simili, ma comprendo pure che si affidi una prova così importante a una delle punte di diamante della scuderia. Un artista che dà comunque garanzia di resa e celerità. Un'attestazione di stima sacrosanta e doverosa. A mio avviso il maestro aretino si è difeso molto bene, su una distanza ragguardevole di quattro albi, così come un'ala costretta a giocare a terzino per necessità ma che svolge degnamente il suo compito in campo. Non scherziamo, Civitelli è una colonna portante del fumetto italiano e un modello di riferimento per chi ama il disegno. Non vedo l'ora di rivederlo all'opera su temi a lui più congeniali, a esempio le trame cittadine (prove come quella ambientata nella Boston innevata, sono da esporre in un museo internazionale di capolavori pittorici)
  14. Ho votato al sondaggio e non ho alcun problema a palesare le mie scelte, d'altronde rimarcano in gran parte ciò che avevo scritto nel mio giudizio finale alla storia: 1 - Sufficiente 2 - Padma 3 - Basta, la saga di Mefisto può considerarsi conclusa con il finale di questa storia 4 - Così così... La storia non mi ha pienamente soddisfatto, ma tutto sommato sono contento di averla letta 5 - L'uso dei poteri magici o della magia più in generale che è stato fatto 6 - No. Comprendo che l'evento di tale portata era ovvio che scatenasse varie reazioni, ma penso che forse stiamo un po' troppo drammatizzando la cosa. Una lunga cavalcata narrativa come questa di Mefisto, vuoi o non vuoi divide le platee. Personalmente sono tra quelli che, anche non ritenendosi totalmente soddisfatto dell'esito complessivo, non pensa affatto che sia una ciofeca o un fallimento. Mauro ha avuto coraggio e non si è risparmiato, ma come spesso può capitare a ogni artista, non tutto gli è riuscito al top. A mio avviso, ci sono buone idee e qualche passaggio meno riuscito, ma di certo non sono stati fatti sfracelli, dai! Anche la tematica particolare non lo ha aiutato, visto che già una parte di lettori partiva prevenuti (chi non ama la magia e Mefisto nello specifico sulla saga). Ma i giudizi sommari o "tribunali d'inquisizione" non hanno senso, poichè sono tutti figli della soggettività e lasciano il tempo che trovano. Nè tantomeno deve passare il messaggio che se qualche ritorno celebre non sia stato eccelso, l'autore debba titubare in futuro per utilizzarli. Cantava De Gregori che Luca non deve aver paura di calciare il rigore, e Mauro si è preso l'onere di batterlo quel penalty. Per alcuni lo ha realizzato, per altri no, ma la professionalità e il coraggio non gli sono mancati e noi lettori dobbiamo dirgli grazie a prescindere. Un fan dei fumetti deve apprezzare e portare rispetto per gli autori che, al netto delle difficoltà quotidiane e un settore sempre più pericolante, dedicano gran parte del loro tempo per fare questo splendido (e difficile!) mestiere e farci sognare, che si chiamino Boselli, Ruju, Nizzi o Faraci. Non tutti saranno bravi allo stesso modo e magari anche alcuni avranno caratteri particolari e scorbutici, ma senza il loro infaticabile lavoro, non staremmo qui ad atteggiarci da critici.
  15. Ahahaha hai ragione, d'altronde non ho avuto mai la pretesa di volerlo essere. Ti dirò, anche quando di recente ho proposto uno spunto a Mauro per chiederne il suo giudizio in proposito, non mi ha filato di striscio. Evidentemente la mia idea era una vera chiavica. Tuttavia ero ironico (non a caso avevo inserito le faccine) quando ipotizzavo l'alleanza fra Lily e i nostri. Per ciò che mi riguarda, la sorella di Mefisto può tranquillamente soggiornare in un'oasi del deserto e non farsi più vedere.
  16. A dire il vero quelle reazioni al tuo post li comprendo poco anch'io pard. Hanno l'aria irriverente e ironica di chi non condivide il tuo punto di vista e ci tiene a fartelo sapere. Ci sta non trovarsi d'accordo su un argomento, ci mancherebbe, ma in tal caso, o si scrolla e passa avanti, o si decide di esporre il proprio punto di vista e si instaura un pacato confronto. Il bello di un forum tematico è proprio questo. Capisco che il topic in questione sia esplosivo e che gli echi della santabarbara estiva non si sono ancora del tutto spenti, ma nascondersi dietro l'anonimato di una beffarda risata, lo reputo poco elegante e ingeneroso. P.s. Il like al post è il mio e non solo perche sulla storia ci troviamo sulla stessa frequenza d'onda, ma soprattutto perchè trovo lodevoli la passione e il trasporto che nutri per l'episodio. La lettura è soprattutto emozione e quando riesce a stimolare simili sensazioni, vuol dire che merita; così come è bello notare che esistono ancora lettori che riescono a emozionarsi così tanto e amare, come se fossse la prima volta, storie lette da bambini.
  17. Mi sembra di capire che sia assodato un suo possibile ritorno in futuro, d'altronde la scena finale è funzionale a questa probabilità. Tuttavia sono alquanto perplesso. A differenza tua pard, non vedo cosa possa più donare il personaggio sulla regolare. Torna per vendicarsi di Tex? Non avrebbe senso e sarebbe poco originale, a maggior ragione che per tutta la storia boselliana dissuadeva il fratello dal farlo. Mette su una "tradizionale" impresa criminale? Possibile soluzione, ma in tal caso non converrebbe creare una nuova dark lady? Tex le dà la caccia per assicurarla alla giustizia? Non sembra si sia dannato più di tanto nell'epilogo a chiedersi che fine lei abbia fatto. Sacrosanto che si decida a punirla prima o poi, ma non mi pare uno spunto così indimenticabile. Non so, magari Mauro ha già l'idea giusta, ma non vedo quale possa essere uno spunto così interessante per riproporla. Su "Tex Willer" è un conto, ma sulla regolare, adesso che il fratello è finalmente tornato negli inferi, il nipote è "scattiato" di cervello (perdonate il siculo ma ci stava ) diviene un personaggio come un altro. A meno che si vogliano sparagliare del tutto le carte e si decida di farla alleare ai nostri in futuro, contro un pericoloso e comune nemico.
  18. Condor senza meta

    [745/747] Vancouver

    Agli esordi su Tex, trovavo Colantuono emh.. volevo dire Mastantuono un autore alquanto ostico e spesso notavo una non perfetta leggibilità nelle sue vignette. Col passare del tempo, è nettamente migliorato, sia come leggibilità che come dinamicità narrativa e questa positiva evoluzione del suo tratto, mi ha portato a rivalutarlo molto. Il suo stile "nervoso" è molto adatto per il genere western e reputo indubbia la sua capacità di illustrare degli ottimi sfondi e ambientazioni. Anche il suo bilanciamento fra bianchi e neri è notevole quindi, valutando tutte queste doti, non stupisce il più che positivo giudizio di Mauro e altri utenti nei suoi confronti.
  19. Storia breve ma carica di ritmo e azione. Bonelli tira fuori una tipica storia cittadina, con sceriffo e giudice corrotto, il solito prepotente di turno e tanta, tanta polvere da sparo. Tex e Tiger si ritrovano a El Paso a sbrogliare una spinosa matassa, con rinnovato piglio e decisione. Il giovane ranger riesce a tenere brillantemente testa a numerosi avversari, ma riceverà comunque nel finale il provvidenziale aiuto di Carson e la cavalleria, allertati da Tiger e Tom Brady (vecchio amico di Tex verosimilmente conosciuto ai tempi di El Diablo, come specifica lo stesso simpatico vecchietto in un dialogo). Molto divertente la sequenza della fuga sui tetti di Tex, dopo l'evasione di cella, mentre non viene del tutto sviluppato a dovere l'epilogo della fantomatica banda dei mascherati, ma all'autore evidentemente interessava più dare sfogo all'azione vera e propria che alle affrontare complesse trame narrative. Tutto sommato comunque l'episodio è gradevole e divertente ma di certo si fatica a ricordarlo appena riposto l'albo tra gli scaffali. A maggior ragione se si considere il capisaldo che lo segue, ma quello lo affronteremo nell'apposito topic. Tra le curiosità riscontrate durante la lettura: la scena iniziale con un misterioso pistolero che prende di mira il cartello indicatore della cittadina, richiamando involontariamente l'attenzione dei due pards (mi ricorda vagamente una simile scena usata da Bonelli nell'incipit della storia dei Tuareg) o la vignetta nel salottino riservato del saloon, in cui Tiger, durante una conversazione tra Tex, lo sceriffo e Tom Brady, con nonchalance se ne sta accovacciato su un tappeto a fumarsi un calumet (la sua caratterizzazione era ancora incerta all'epoca diciamo!). A proposito di Tiger, al suo esordio sulla saga indossava un abito molto diverso da quello tradizionale a cui siamo abituati, con tanto di petto muscoloso messo in vista, coperto solo da un vistoso gilet. Essendo le storie in questione ambientate dopo la morte di Lilyth, mi chiedo il motivo per cui nel suo capolavoro "Furia Rossa" Nizzi abbia aggiunto la scena in cui Aquila della Notte gli fa pervenire il noto abito a frange. Per coerenza sarebbe stato corretto che Tiger in quel flashback agisse con abiti indiani, ma queste mie considerazioni possono essere considerati i proverbiali "peli nell'uovo". L'episodio è il primo in cui non compare Galep tra i crediti, visto che la realizzazione fu affidata a Uggeri. Ovviamente reputo Galep di un altro pianeta, ma il temporaneo sostituto se la cavò degnamente, d'altronde il suo contributo parziale alle strisce avveniva da tempo e un po' di "praticantato" era stato svolto. Il mio voto finale è 6
  20. Condor senza meta

    [09] Il Dio Puma

    Dopo due storie fondamentali per la genesi della caratterizzazione del personaggio, Bonelli decise di "riposarsi", mandando alle stampe un episodio esile e del tutto trascurabile. A dire il vero, non vi è alcun stacco con la vicenda dei Dalton, ma di fatto è una storia a se e aver separato i topic sul forum è la decione più giusta. La trama è semplice e a tratti troppo ingenua, constellata pure dalle consuete imprecisioni tipiche dell'epoca, ovvero la non perfetta rappresentazione degli Yaqui. Letta con l'occhio di oggi non suscita quasi nessun interesse, breve e lineare oltre misura, ma suppongo che all'epoca dell'uscita, l'intervallo delle varie settimane fra le uscite forse incideva a stuzzicare una dose di curiosità in più. Tex e Tiger, reduci dall'ultima avventura, si trovano per caso a scoprire un colossale (e criminoso!) imbroglio, ordito dallo stregone Yaqui e la vecchia incartapecorita madre, ai danni dei compagni di villaggio. Facendo leva sulla superstizione dei simili, il bieco Toba inscena i voleri del Dio Puma per eliminare eventuali avversari e farsi versare il tributo dai familiari delle vittime. Il trucco del totem parlante è alquanto ingenuo, ma altre leggerezze contribuiscono a rendere non riuscita la breve prova. Scoperto immediatamente l'imbroglio, Tex e Tiger compiono vari errori di valutazione che porteranno all'uccisione del capo Nube Rossa. Stranamente Tex, consapevole che Toba è un assassino patentato, accetta un improbabile patto e cade banalmente in un tranello. A dir poco strana la sequenza della scazzottata in cui il nostro eroe non si accorge minimamente che gli sono state sfilate le pistole dalle fondine (visto la facilità con cui è stato disarmato, perchè non sparargli a bruciapelo?). Le sequenze finali, con Tex in gabbia alle prese col puma e Tiger esposto al sole alla mercè degli avvoltoi, quantomeno sono un po' più dinamiche. Tuttavia il nostro eroe è costretto a ricorrere all'aiuto esterno del ragazzino per liberarsi del puma, per poi divellere nuovamente a mani nude le sbarre (ma dai, ma chi è Braccio di Ferro? ) Epilogo rapidissimo quanto una Ferrari nel rettifilo dell'autodromo di Monza e di conseguenza alquanto anonimo, a conclusione della prima prova non sufficiente di Bonelli sulla serie. Su Galep, poco da aggiungere rispetto ai commenti sui recenti topic, tuttavia si nota la mano di qualche aiutante esterno nelle vignette. Ormai i tempi di lavorazione, suppongo, non permettevano più al creatore grafico di fare tutto da solo, e non a caso, nell'episodio successivo, ci sarà pure il primo episodio realizzato integralmente da un altro disegnatore. Il mio voto finale è 4
  21. I fatidici sette mesi mefistofelici sono volti al termine. Un arco di tempo considerevole, che denota pure un discreto coraggio del curatore a proporre una scelta cosi "rischiosa". Poichè il rischio di stancare la platea era davvero alto e credo che una buona fetta di lettori, appassionati del magico o no, hanno faticato a reggere la lunga distanza (rincarata da uno special estivo di cui forse non se ne sentiva del tutto il bisogno). Qualcuno potrebbe chiedere dopo la premessa, se anche il sottoscritto rientra nella lista degli "affaticati". La mia risposta è NI'! Mi spiego meglio: da lettore che non disdegna il gotico e l'esoterico su Tex, la lunga cavalcata poteva pure starci, ma ammetto che dopo una partenza molto a effetto, con i primi due albi ambientati a San Francisco, Mauro nel proseguo mi ha dato impressione di perdere fluidità, dilatando oltremodo alcuni tempi e rendendo pesanti alcune sessioni. Continuo il commento sotto la funzione spoiler per non guastare il gusto della lettura agli utenti ritardatari (o i fondisti che hanno aspettato sette mesi per farsi tutta una tirata all'uscita dell'ultimo albo)
  22. Episodio fondamentale per la serie, parte 2. Non tanto per l'esito, poichè è fuori dubbio che non tiene minimamente il passo con quello che lo precede, ma per le ulteriori novità che Bonelli inserisce, come mattoncini in un muro. Seguendo il modello di Salgari che si "liberò" di Marianna fra un romanzo e l'altro, evitando spiegazioni o scene strappalacrime, di colpo, in uno scarno dialogo fra Tex e Carson, il lettore apprende della tragica scomparsa di Lilyth. Notizia fulminea come una saetta a ciel sereno. Che gestire una moglie dell'eroe non fosse affatto facile è un conto, ma forse l'autore ebbe troppo fretta per optare per una simile decisione: ciò comunque non gli impedì di trovare il pretesto giusto per scrivere uno dei suoi capolavori il "Giuramento" qualche anno dopo. Il salto temporaneo tra le due storie è marcato e rappresenta inoltre ai giorni d'oggi un'ottima occasione per sfruttare buchi tempistici per ambientare qualche episodio di "Tex Willer". Per la prima volta vediamo agire accanto a Tex un pard indiano destinato a divenire un pedina fissa della saga, ovvero quel Tiger Jack che esordisce in sordina ma si guadagna ben presto la giusta luce della ribalta. Da notare che nella storia in questione il navajo si becca la prima ferita (se non sbaglio è il pard più martoriato in questo senso nei settantaquattro anni di vita editoriale!) ed è curioso come Bonelli nelle prime tavole lo faccia fumare con nonchalance . Tuttavia a parte le ironiche curiosità, fin dall'inizio è lampante l'intesa fra i due pard e desumo che Bonelli avesse già deciso di affiancarlo spesso al suo eroe e non usarlo solo come una temporanea comparsa. Sembra quasi che il patriarca del fumetto italiano stesse via via provando la spalla giusta da far agire accanto al suo protagonista e stavolta toccò all'indiano che "parla poco ma agisce molto!" Tornando alla storia in se, non è nulla di particolare. Un classico western con una banda di banditi (realmente esistita!) e i nostri che pian piano la smantellano a suon di piombo e lunghe cavalcate d'inseguimento. Una trama più lineare e basilare di quella che la precede, ma che comunque parte molto bene e procede spedita, per perdere un po' di smalto nelle sezioni finali. Da notare il lirismo di grande narratore che Bonelli sfodera nella scena della disgrazia della giovane mamma e la pargoletta, travolte senza pietà durante la fuga disordinata dei banditi dalla bisca di Faro. Poche vignette, ma dal grande pathos e potenza narrativa! (vedasi la vignetta che immortala solo gli zoccoli anteriori e il braccio proteso della povera donna, quasi a implorare pietà) L'autore ripete l'esperimento con Eugenia Moore nei titoli finali, che si suicida schiacciata dal rimorso e dalla parole di Tex, ma sebbene la scena è ben scritta, forse è troppo altisonante per un personaggio alquanto "povero" per l'economia della storia. Accennavo al fatto che l'episodio perde qualcosa nell'incedere finale, in effetti per mettere in difficoltà i due pards nei pressi del pozzo in cui sono assiepati i restanti della banda Dalton, l'autore sceglie una scena un po' ai limiti, con Eugenia che beffa come novellini i nemici, ma ancora più ingenua la seguente sequenza che vede i nostri salvati da Dinamite, che scava attorno alla fossa in cui sono stati sepolti Tex e Tiger. Scene figlie dei tempi in cui furono scritte, oggi i lettori le accetterebbero malvolentieri. Proprio mentre sono ancora sepolti che apprendiamo la seconda rivelazione, fulminea ma fondamentale: la presenza del figlio Kit, con Tex che si rammarica di non poterlo vedere crescere. Due notizie cardine, date seccamente al lettore. Io trovo sia una scelta molto avanti dell'autore, un'autentica trovata a effetto. La parte grafica è sempre curata da Galep (aiutato da collaboratori non accreditati, Uggeri in questi albetti?). Stile sempre molto essenziale e rapido, ma dinamico e dalla sintesi perfetta con ogni tratto al posto giusto. Gli sfondi sono quasi assenti o abbozzati, ma trovo molto belle le scene con le cavalcate in silhouette con la luna sullo sfondo. Classe sopraffina e narrativa grafica efficacissima, al servizio della fantasia sfrenata di Bonelli. Binomio perfetto per costruire una leggenda! Il mio voto finale è 6
  23. Episodio fondamentale della serie. Bonelli come resa riuscirà a fare meglio nella sua luminosa carriera, ma indubbiamente "Patto di sangue" rimane un pilastro portante della saga. In un autentico "cantiere aperto", l'autore opta per delle scelte importantissime, gettando le basi alla caratterizzazione definitiva della sua intramontabile creatura fumettistica. Il vantaggio di Bonelli fu indubbiamente quello di poter battere per primo ogni spunto narrativo e qui lo sfrutta appieno, inaugurando il suo fortunato ciclo sulle storie indiane. A dire il vero sono poche le volte in cui non lo fece egregiamente, ma non è questo il momento per ribadirlo. Nella consueta verve compositiva anticipa pioneristicamente i tempi (cosa non da poco non dimentichiamolo!) mostrando il punto di vista degli indiani, fino allora visti sempre come i nemici brutti e cattivi da sopprimere. Tex in una consueta indagine di contrabbando di armi, finisce legato al palo della tortura e solo grazie al gesto magnanimo della dolce Lilyth, figlia del capo Navajo Freccia Rossa, salva la pellaccia a patto di unirsi in matrimonio con la giovane nativa. Il matrimonio quindi non nasce nell'amore, Lilyth sceglie di salvare il giovane sperando che possa prodigarsi per la pace fra i due popoli e Tex, ovviamente, non ha scelta se vuole conservare lo scalpo. Cinico opportunismo? Parrebbe all'apparenza ma fin dall'inizio notiamo in Tex qualcosa di diverso. La grandezza di Bonelli è quella di lasciare in "seconda fila" la vena sentimentale, evitando così di sfociare in un'indesiderata melassa stucchevole, che con il ritmo della serie c'entrava poco. Ma proseguendo nella lunga storia (molto straordinaria in foliazione per i tempi) piccoli elementi narrativi e scene provano che pian piano la fiammella dell'amore fra i due giovani sta scoccando. Ho sempre pensato che il ranger provasse qualcosa per Lupe, ma in quella circostanza fuggì alla chetichella, scegliendo la libertà dell'eroe vagabondo. Con Lilyth è tutto diverso: Tex potrebbe benissimo durante le sue scorrerie non farsi più vedere in riserva e invece torna ogni volta. Anche nel rapimento della giovane moglie, il suo coinvolgimento emotivo non è solamente quello di un giustizere, si nota molto di più. Bonelli dipinge magistralmente l'amore striscia dopo striscia, celandolo abbastanza al lettore per non distorglielo dall'incedere della travolgente trama. Per la prima volta lo sentiamo chiamare "Aquila della Notte" e anche questa novità è fondamentale per la serie, ma soprattutto si cementa il rapporto di stima e amicizia fra l'eroe e il popolo Navajo che porterà alla sua nomina di capo alla morte di Freccia Rossa. Tex trova moglie, casa con tanto di cane Satan (un po' ingenua la collaborazione fra i due, fortunatamente Bonelli se ne accorge e lo farà sparire presto) e fra qualche anno avrà pure un figlio che completerà il quartetto caro a Bonelli, insieme a Carson e Tiger, che esordirà a breve. Il cantiere è ancora aperto ma Bonelli sembra avere le idee chiare o quantomeno è ben saldo nella sua fantasia. L'episodio in se è pur valido e scoppiettante, con villain tosti come Stone e Bessie e un Tex strepitoso, ma l'epicità delle scelte che segneranno le colonne portanti della serie, mettono in secondo piano tutto l'altro. Bonelli fa agire per gran parte della storia il suo eroe mascherato, introducendo un aspetto che recupererà pure in seguito nel travestimento dell'uomo della morte; fa morire l'agente indiano, liberando di fatto un posto che il giovane ranger prenderà in futuro e introduce i primi siparietti simpatici fra Tex e Carson: fra i due già si nota una forte empatia e amicizia, ma non meno importanti pure le prime insofferenze del nostro contro il potere dei scaldasedie. Affranto dalla brutta situazione creata da Caldwell e deluso da Marshall che non può opporsi solo perchè ha le mani legate per via della parentela dell'ottuso ufficiale con un senatore, non ci pensa due volte a deporre la stella. Una chiusura a sorpresa per una storia epocale. Potremmo stare qui ancora a scrivere a lungo, ma rischio di uscire fuori tempo massimo più del solito (e già il solito è tanto! ). Dinanzi a un episodio cardine si sorvolano con leggerezza le incongruenze celebri: i Piedi Neri in Arizona, i totem e le tende nei villaggi Navajo e il casco di piume nel capo di Freccia Rossa, d'altronde in quei tempi era già tanto che i lettori si chiedessero dove fosse l'Arizona. Galep ingranella strisce e strisce con disegni efficaci e puntuali e non disdegna di inserire elementi umoristici nei ballons (da vedere il pensiero con i cactus di Carson o l'uccellino aleggiante attorno a un malcapitato picchiato da Tex). Faccio solo notare quanto è splendida e dinamica la sequenza del Salto del Diavolo! Ho sempre adorato i cavalli di Galep, pochi erano in grado di tratteggiarli come lui. Il mio voto finale è 8
  24. Dopo aver interrotto la rilettura dei primi albi, per dedicarmi agli inediti e ai cartonati, ho deciso di riprendere dove avevo lasciato alcuni mesi fa. E' fisiologico su Tex sentire di tanto in tanto il desiderio di "abbeverarsi alla fonte" e di conseguenza non si può fare a meno di riprendere e rigodersi il grande Bonelli. La storia in questione l'avevo letta già i mesi scorsi, ma non avendo allora avuto modo di recensirla, mi son accinto a riprenderla per poter esprimere delle considerazioni più "a caldo". Bonelli, ormai totalmente ben saldo al volante della serie, si diverte e diverte con una storia letteralmente scoppiettante. Si parte un po' in sordina con la scena a se stante del duello con Ken il duellista, per poi planare vorticosamente verso l'avventura più classica e spericolata. In un arco abbastanza breve di pagine succede di tutto: agguati, fughe spericolate, sparatorie furiose, tradimenti, lotte con le rapide, trucchi e piani ben escogitati. Anche le location sono tante e cambiano repentinamente: dalle aride lande della Sierra, in men che non si dica, fra treni lanciati a folle velocità senza conducenti e velieri con le tele al vento, il lettore viene catapultato fra le acque del Golfo, incontrando marinai infidi e indigeni crudeli. Il finale sull'Isola di Tiburon è un condensato di azione e adrenalina, con un Tex in perfettissima forma che padroneggia con acume e coraggio la situazione e riesce nuovamente a infliggere un duro colpo agli ufficiali ottusi del governo dittatoriale messicano. Questa è la storia dei ritorni: nelle prime strisce rivediamo il vecchio Ed, che purtroppo pagherà con la vita il suo aiuto fornito a Tex, ma non meno importante il ritorno di Montales, che prigioniero nelle segrete dell'isola, rappresenterà il pretesto per lo svolgimento dell'episodio. Tornano i rivoluzionari guidati dal fido George e i boriosi messicani in divisa, che anche stavolta non brilleranno per intelligenza visto il modo barbino con cui si fanno beffare. Ma fra tanti ritorni, la palma di migliore personaggio se l'aggiudica senza dubbio, la vivace e sensuale Lupe Velasco. Una donna coraggiosa, caparbia, sfrontata e generosa che fin dalle prime scene cattura la simpatia del lettore e di Tex. La sua proposta di matrimonio, con tanto di caffè andato di traverso al giovane ranger, fa scappare un sorriso ma è chiaro fin da subito che fra i due avventurieri corra una forte empatia e un'attrazione niente male. Tex riuscirà a mascherare meglio il suo interesse, mentre la bella messicana, fra eroici salvataggi e occhi dolci, si mostra subito cotta dal giovane texano in camicia gialla. Nella prima parte della storia il contributo della bella Lupe è notevole, via via che lo svolgimento dell'episodio avanza però, si affievolisce il suo slancio ed è in fondo un peccato ma forse Bonelli, resosi conto che i tempi non erano ancora maturi per far giungere all'altare il suo eroe, ha voluto "gettare acqua sul fuoco". Da notare come Galep sia riuscito a rendere attraente e Sexy la bella messicana anche in abiti alquanto "sobri". Bonelli dosa bene azione e ironia e come un fiume in piena, sfodera una sceneggiatura serratissima: con un soggetto così ricco avrebbe potuto riempire benissimo una storia di quattro albi attuali. Rocambolesca e pirotecnica la scena della liberazione di Montales, fra travestimenti, recite e furbizia tattica. Qualche striscia in più non avrebbe guastato, ma evidentemente il vecchio leone era ormai stretto con gli spazi. Il finale è malinconico ma l'unico possibile: Tex ha ormai svolto il suo compito e riprende il suo cammino verso nuove avventure. Nel suo destino non può esserci posto per l'amore (anche se a breve l'autore ci ripenserà parzialmente!) e non volendo ferire Lupe, si congeda di soppiatto per rendere meno dolorosi i saluti. Dolorosi pure per lui, poichè per me è chiaro che un po' di bene anche lui ne voleva alla ragazza. Le loro piste si divideranno a lungo, visto che, solo qualche anno fa per opera di Boselli, i due tornano a incontrarsi, ma anche con Montales la separazione sarà lunga, poichè Bonelli lo recuperà dopo molti anni, varcata la soglia dei 100 numeri della regolare. I disegni di Galep: strepitosi ed efficacissimi! Ogni sequenza è illustrata con classe e sapienza, con pochi fronzoli ma tanta sostanza e dinamismo. Brillano già le vignette marine, con velieri e lotte a cim di onda, così come trovo molto ben realizzata la sequenza dell'epilogo con ambientazione esotica. Artista immenso! Il mio voto finale è 8
  25. Grazie Jeff. Ammetto che, sebbene mi diletti a disegnare, non credo riuscirei a realizzare una storia a fumetti accettabile. Di rado mi capita di criticare eccessivamente i disegnatori, perchè so perfettamente che è un mestiere davvero difficile. Un conto è realizzare un'illustrazione, un altro interpretare una sceneggiatura e darle un taglio dinamico e conservare un livello alto nel numero di tavole. Io riconosco di non esserne capace, ma ciò non toglie che continuo a coltivare la passione del disegno con tanto amore, poichè mi piace davvero tanto gingillarmi con matite e pennini. Tuttavia ti ringrazio per il complimento.
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.