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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. I miei voti negativi sulle storie di Borden, in questi anni di forum, sono rare come le nevicate sulle coste sicule, tuttavia sia "Giovani assassini" che "Winnipeg" rientrano in questa ristrettissima lista. Sarò prevenuto con Rodelo, non so, ma la continuity che lo riguarda, non mi ha mai tanto convinto. Anche la "trasformazione" di Thunder l'ho digerita poco: visto la "forte" caratterizzazione originaria, forse era meglio che la sua comparsa rimanesse un unicum. Ovviamente il mio è un opinabile parere personale.
  2. Ottima idea, ci sto! Così risparmiamo pure qualche soldino che di questi tempi va sempre bene. Ci potrebbe essere anche un piano B, ovvero "costringere" Mauro a confidarci i retroscena della tavola, ma temo sia poco conveniente attuarlo: conoscendone l'indole, finiremmo noi a dover fuggir a gambe levate mentre ci insegue, stringendo minacciosamente in pugno un tomahawk
  3. Si parla di una scena che è una diretta conseguenza dell'incongruenza citata, quindi trovo le due cose non scindibili a dire il vero. E' altrettanto vero che ognuno è libero di vederla come meglio crede, ma onestamente, spesso dai l'impressione di incaponirti su alcune teorie difensive più per contraddire Diablero che per reale convinzione. Tipica sfrontatezza e impulsività giovanile: beata gioventù! Come al solito la nomination per l'oscar dell'ironia spetta a te caro pard: sei riuscito a farmi sbellicare dalle risate! P.s. Paese che vai, terminologia che trovi: dalle mie latitudini usiamo un termine dialettale più grezzo (vedasi paddera!)
  4. La correzione redazionale in parte (in minima parte ammettiamolo) allieva l'errore della "scena delle mutande", visto che nella vignetta fotocopiata, Tex ci fa sapere col pensiero che la sua resa è dovuta a una finta rassegnazione per prendere tempo e ingannare i banditi. Di certo la vignetta clonata è stata aggiunta per colmare una leggerezza di Nizzi, ma non può correggere alla fonte quella che, secondo il mio avviso, è la vera incongruenza che porta alla paradossale situazione: se i nostri fossero all'oscuro dei piani criminosi dei sabotatori, poteva pure essere accettabile che venissero sorpresi dall'inattesa azione notturna e costretti a temporeggiare per prendere le dovute contromisure, ma si dà il caso che Gross Jean avvisi fin da subito cosa bolle in pentola, di conseguenza è assurdo che Tex e company non prevedano guai durante il tragitto e non organizzino un'attenta sorveglianza con turni di guardia. Questo è davvero un errore da matita rossa per come la vedo io. Per il resto la storia, sebbene non trascendentale, intrattiene, anche grazie al sapore vintage di alcuni topoi texiani ma l'incongruenza rimane, inutile negarlo o girarci intorno.
  5. Basterebbe che ce lo confidasse Mauro, che quell'intervento redazionale verosimilmente lo ha richiesto, ma mi mangio un cactus intero (come direbbe il vecchio Carson) che lo farà mai. Facciamo prima a fare una colletta e richiedere a Mastantuono la tavola "incriminata"
  6. Ti ringrazio pard, non so quanto possa valere come riferimento il mio metro di giudizio , ma ribadisco fermamente che la prova di Nizzi sul ritorno di Mefisto fu per me una fortissima delusione. Non sto a ripetere i motivi che mi indussero a bocciare in toto la storia (mi par di ricordare che cercai di spiegare le mie ragioni nel topic apposito) ma ancora adesso, a vent'anni di distanza, penso che fu un peccato mortale sprecare tempo di lavoro di Villa per una sceneggiatura simile. P.s. Mi reputo da sempre un nizziano, ma da dire questo, a perdere lo spirito critico per partito preso (nemmeno fosse tifo calcistico) ce ne corre. Ho lodato Nizzi quando, a mio avviso meritava di esserlo, e criticato fermamente quando il suo livello qualitativo è sceso.
  7. Con il presente Magazine, ho chiuso in rapida sequenza il poker di albi recentemente recuperati. Ho trovato gli articoli un tantino più interessanti rispetto al precedente volume, in special modo quello dedicato al grandissimo Morricone, ma altrettanto valido si è rivelato quello sulle "Giubbe Rosse" canadesi. Ammetto però, che sotto questo aspetto, l'almanacco del 2018 celebrativo su Tex l'ho preferito di gran lunga rispetto alle seguenti uscite. Ciò mi conferma i motivi che mi indussero in passato a saltare sistematicamente l'appuntamento in edicola e temo che, dopo queste recenti eccezioni, anche in futuro tornerò a farlo. Seguono due brevi giudizi sulle storie a fumetti apparse sul numero. Columbia River Prova incolore di Ruju, che incappa in un netto passo falso. Tex e Carson per gran parte della storia non ci fanno una bellissima figura, visto che sbagliano di netto le loro valutazioni su Snow e combattono i nativi per difenderlo, senza farsi mai accarezzare dal sospetto che possa essere lui il verme della situazione. A tratti mi è parso di trovarmi dinanzi alla consueta trama nolittiana, dove i nostri si fanno infinocchiare per bene dal primo venuto, senza alcun acume logico e poi cercano solo alla fine di mettere una pezza alle loro scellerate azioni. Troppi passaggi sono poco convincenti: se Snow ha vecchie ruggini con gli indiani, perchè ficcarsi nella tana dell'orso per cacciare due pelli? Visto che ci viene presentato come un maldestro che rischia per più volte banalmente la pelle senza l'aiuto di Tex, è dura da digerire che di colpo possa prendersi di gioco così facilmente dei due ranger e anche degli indiani in agguato. Ma poi, se era questo il suo ovvio obiettivo, come mai già al primo scontro a fuoco, invece di prendere il largo con la canoa, richiama a se i due pards per sfuggire insieme all'assedio? Non sta in piedi come sequenza, evidentemente l'autore ha solo voluto prolungare la presunta preparazione al "colpo di scena", ma di fatto ha malamente barato. Lieto fine prevedibile e poco appassionante, visto la poca consistenza del nemico che si fa ripescare come un fringuello e soccombe senza arrecare altra difficoltà. Un episodio troppo debole che non fa una buona pubblicità al format. Se la sceneggiatura non eccelle, non è che i disegni di Rossi convincano di più: anatomie approssimative, soprattutto per ciò che riguarda i cavalli (vedere le prime vignette di pagina 35 e 41 a esempio), figure troppo legnose e poco dinamismo di alcune pose. Variabili pure le sembianze dei pards, con alcuni primi piani sgraziati come a esempio quello di Tex a pagina 109. Disegnatore che mi sembra la brutta copia di Diso su Tex e questo non è un bel paragone a dire il vero. Mi spiace quando mi ritrovo costretto a criticare un disegnatore, ma onestamente Rossi non mi sembra proprio all'altezza per una saga come Tex. P.s. Dopo "Unghia di lupo" Ruju ci dona un altro nome indiano alquanto sgraziato: Denti d'orso è davvero bruttino, dai. Il mio voto finale è 4 Giubba Rossa A Borden son bastate solo trentadue pagine per rialzare le sorti del Magazine. Sarà che ho un debole per Brandon o per le ambientazione nordiche in genere, ma la breve parentesi che ci narra una sua avventura giovanile ha tutt'altro fascino e spessore. Il consueto schema del racconto attorno al fuoco, stavolta a favore di Gross Jean, introduce una vicenda concisa ma funzionante, con un giovane Jim molto in palla che mette in mostra tutto il suo coraggio e integrità morale, contro i perfidi Wolfers. A tal proposito, interessante il richiamo alla trama di Nolitta, in fondo Mauro non si smentisce mai nella sua certosina costruzione di trame e spunti di continuity narrativa. Cosa dire di Biglia che non ho finora esternato nei miei precedenti commenti? Un disegnatore con i contraffiocchi, elegante, dinamico, alquanto pulito e perfetto per la saga. Una delle punte di diamante della scuderia attuale di disegnatori su Tex. I suoi pennelli arricchiscono la già buona sceneggiatura e contribuiscono a salvare un Magazine che sotto l'aspetto fumettistico, fino a quel punto si era mostrato alquanto deludente. Il mio voto finale è 7
  8. Condor senza meta

    [Speciale Tex Willer N. 03] Bandera!

    Nulla togliendo a Dotti, disegnatore che apprezzo molto e non manco mai di tesserne le meritate lodi, ma l'illustrazione a tema postata oggi sui social da Claudio Villa è davvero di un altro pianeta. Semplicemente straordinaria! Che peccato, sarebbe stata una cover perfetta, ma chissà se potrà essere recuperata in futuro per un'eventuale ripubblicazione dell'evento in un cartonato.
  9. L'ho spesso fatto, lo faccio ancora e lo farò in futuro. Per il semplice motivo che amo disegnare, quindi, aldilà della bellezza della storia (che ha ovviamente il suo peso ci mancherebbe), mi capita spesso di ammirare, studiare le inquadrature e le luci, ricopiare pose ed espressioni delle vignette; tutto ciò si fa meglio quando le tavole sono realizzate dai tuoi disegnatori preferiti.
  10. Ahahah evidentemente la befana ha riempito entrambi le calze con i Magazine degli ultimi anni (a breve leggerò pure quello del 2021). Non è una tipologia di pubblicazione che mi fa impazzire, ma sempre meglio del carbone... Comunque ti ringrazio Loriano sei sempre molto gentile.
  11. La befana quest'anno ha portato nella sua calza, la lettura del Magazine dello scorso anno. A voler usare una freddura ironica, una puntualità degna di Trenitalia . Battute a parte, ho avuto modo di recuperare questo numero e ammetto che il mio interesse è sempre rivolto più alle due storie a fumetti che agli articoli che infarciscono la pubblicazione. Poi se si considera una lettura postuma, gli articoli perdono ulteriore interesse. Non sarebbe male svariare un po' rispetto al consueto palinsesto, inserendo retroscena della nostra saga preferita o magari programmare pure qualche piacevole diversivo, come la pubblicazione di racconti di narrativa western, richiamando vagamente la formula già apparsa settantadue anni fa sulle prime strisce, ove nella terza di copertina, capeggiava a puntate qualche breve storia in prosa. Finita la sessione "pensieri in libertà" , mi accingo a scrivere qualche riga di commento sulle due prove fumettistiche del volume, affidate per l'occasione ai testi di Mignacco, autore di lungo corso che da anni ho avuto modo di conoscere su saghe come Dylan Dog, del BVZM e Zagor Il ladro gentiluomo Storia convenzionale e nella media. Una prova lineare che non fa gridare allo scandalo ma che, finita la lettura, mi ha lasciato alquanto freddo. I personaggi grigi (Boselli docet) possono essere un valore aggiunto alle storie, se sapientemente dosati e resi plausibili. Qui l'autore ci propina un simpatico bandito alla "Robin Hodd" che però a differenza del celebre personaggio letterario, ruba ai ricchi per pagarsi l'ipoteca. Primo aspetto che richiede uno sforzo per essere accettato: capisco se l'uomo fosse stato con le pezze al deretano e di conseguenza, in preda alla disperazione costretto a compiere una simile follia, ma si dà il caso che il nostro bandito gentiluomo abbia un ranch con tanto di operai a carico, trovare un'altra soluzione per risolvere, no? Anche ammettendo che non uccide nessuno e ci viene mostrato simpatico, ma rimane comunque un ladro, che peraltro coinvolge Tex per farsi fare da "guardia del corpo" per sfuggire alla posse dello spietato banchiere: magari si poteva evitare quel finale stucchevole da libro cuore prima dell'arresto. La sceneggiatura fila ma non decolla e anche il presunto colpo di scena iniziale (ovvero la reale identità del ladro), appare molto telefonato. Storiellina non da bocciatura ma nemmeno indimenticabile, tanto è vero che, dopo tre pochi giorni trascorsi dalla lettura, sono pochissimi gli elementi che si sono intrattenuti nel caotico magazzino della mia memoria. Davvero performanti i disegni di Russo, artista molto dettagliato e raffinato. Le sue vignette mostrano una cura quasi maniacale e buona espressività ed equilibrio. Tipico disegnatore moderno, che predilige il dettaglio al dinamismo di "lettura". Proprio qualche giorno fa @Diablerofaceva notare questo aspetto non trascurabile al giorno d'oggi, difatti, al netto di un'ottima valenza grafica, spesso l'eccessiva presenza di elementi riempie l'occhio ma rallenta il ritmo della lettura. Il mio voto finale è 6 Il grande incontro Anche l'erculeo Pat ha trovato il suo momento di gloria, con un episodio in solitaria. Soggetto prevedibile, reso più gustoso dal piano dell'infido manager. Ironia, papagni e tanta azione: in fondo non era facile cucire una storia diversa sulla stazza del nostro mister muscolo. Parentesi piacevole ma facilmente dimenticabile, come tutto il Magazine che la contiene. Mignacco da promuovere ma con il minimo sindacale. Abituati a tutt'altro spessore qualitativo con Borden, simili prove rischiano di apparire all'occhio dei lettori più sbiadite di quelle che sono realmente. Dotti? Una roccia! Il suo tratto conserva tutta la freschezza e la dinamicità ideale per un universo importante come quello del nostro Tex. Che la storia sia breve o chilometrica, il suo contributo è costante e valevole. La sua velocità una manna per la redazione, visto che non è un caso che la sua mano appaia sempre nelle storie più lunghe ma al contempo pure in uscite collaterali come la presente o il bis estivo del 2021. Il mio voto finale è 6
  12. Per la prima volta, dopo vari anni di frequenza sul forum, ho commentato per ben tre volte in "diretta" un episodio durante la sua pubblicazione. Di solito mi prefiggo di completare integralmente la lettura e metabolizzare le sensazioni e giudizi, per poi cercare di riassumerli e esprimerli in un'unica recensione finale a mente fredda. Stavolta la tentazione di gettare a caldo due righe, dopo la lettura dei singoli albi in questi mesi, è stata forte, di conseguenza, ciò che c'era da dire su questo splendido episodio, l'ho già detto in buona sostanza. Posso solo ribadire, appena concluso il quarto albo, che la storia di Mauro mi ha appagato e divertito, come da abbastanza tempo non mi accadeva sulla regolare. Una sceneggiatura maestosa e coinvolgente che ti rapisce e appassiona, e non bastano alcune sessioni più verbose e l'eccessive presenze di attori a disturbarne la lettura. Nel corso della lunga maratona narrativa, Borden riesce a fare immedesimare così tanto il lettore nella sua avventura, che quasi si batte i denti assieme ai protagonisti durante la lunga odissea nel gelido inferno bianco o si stropicciano gli occhi sferzati dalla ostile nebbia gelata. Tavola dopo tavola e sequenza dopo sequenza, l'autore trasmette una tensione narrativa tale che e a ogni cambio di pagina ho trepidato in attesa di insidie e pericoli che quasi mi inducevano a trasalire, neanche fossi io presente accanto allo stuolo dei pards. Anche la crudezza di alcune scene, al limite con lo splatter, contribuiscono ad accrescere la strizza. Non so come spiegarlo: un simile coinvolgimento durante la lettura di un fumetto non lo provavo da anni e non posso che ritenermi ampliamente soddisfatto. Se, come fatto notare, c'è stata qualche lieve forzatura chilometrica o "licenza poetica", non mi ha affatto infastidito e nel contesto non stride minimamente in questa corale melodia; di conseguenza, per l'ennesima volta, non posso che complimentarmi con Mauro per l'ottimo risultato ottenuto. Se il pensiero di @Leo è corretto, ovvero che Borden mentre compone di tanto in tanto pensa a noi utenti, stavolta mi sa che ha voluto "portare il broncio" a chi come me, adora Carson e Brandon, visto che nell'occasione sono apparsi un tantino più defilati del consueto . A parti le battute, un episodio splendido che rivaluta alla grande la serie regolare dopo qualche appannamento delle ultime prove. Aldilà di una non perfetta uniformità stilistica durante la prova (che merita un'attenuante visto la mole della sceneggiatura e la lunga gestazione, da quanto ho capito) anche Bruzzo merita un plauso. Non era una bazzecola disegnare un tale Kolossal delle "nuvole parlanti" ma tutto sommato se l'è cavata con molta abilità e mestiere. Il mio voto finale è 9
  13. Sul tratto ruvido sono d'accordo con te, ma aldilà delle sue prove su Zagor che, non essendone un lettore continuo non conoscevo, se confrontiamo queste anteprime con la sua prova d'esordio su Tex, converrai pure tu che l'evoluzione stilistica è molto marcata. Poco male, dirai, visto che è sacrosanto che un artista cerchi continuamente una sua strada, ma personalmente in queste vignette vedo troppe analogie con lo stile di Mastantuono. Prisco, così come Bruzzo, li reputo due artisti che faticano a trovare una propria dimensione grafica su Tex e questo mi impedisce di distinguerli a primo colpo d'occhio. Cosa che non capita con altri autori, che posseggono un tratto personale e identificabile.
  14. Di ritocchi redazionali su Wilson non ne ero al corrente, comunque nelle poche prove sulla regolare di De La Fuente il tocco di Monti in alcuni primi piani era distinguibile. Non ho l'assoluta certezza, non essendo addentrato nei retroscena della casa editrice, tuttavia ci vedo la sua mano in parecchie vignette.
  15. Non è da escludere che Muzzi potesse lasciare lo spazio libero, ma onestamente mi sembra strana come metodologia di lavoro. E ancor più strano che Galep, in tal caso, sbagliasse così di netto le proporzioni del viso.
  16. Ma un minimo di plausibilità in una trama è necessaria. Che senso ha un simile schieramento di forze in un tale contesto? Un mezzo esercito, con tanto di cannone, contro un uomo solo, perchè è Morrow che i messicani vogliono e non i banditi di Pedrosa, nè tantomeno possono sapere della presenza di Tex. Che poi, una grande armata che alla resa dei conti viene messa in scacco dai scannapolli di Parqueno Paraiso e torna a casa con la coda tra le gambe e il cannone in spalla. E Tex cosa fa in tutto questo? Abbassa il capo e cede al ricatto di Pedrosa senza muovere un dito. Come non si può dar importanza a questi fatti?
  17. Chinare un'intera tavola porta via molto più tempo e non credo che Galep all'epoca ne avesse tanto, fra copertine e storie a lui assegnate. Per quanto stilisticamente sarebbe stata una soluzione migliore ai fini della resa dividere china e matita, suppongo che la redazione optò per lo stratagemma in questione, ai fini di velocizzare il tutto e gravare il meno possibile sul papà grafico di Tex. Un ritocco in fretta e furia non incide come la realizzazione di una tavola a matita o inchiostrata. Fretta a mio avviso evidenziata pure dal discutibile risultato finale della revisione. Continuo a pensare che Galep incollasse sulla tavola finita i suoi volti (questo potrebbe pure spiegare il perchè quasi sempre venisse fuori un personaggio macrocefalo) ma non ho prove per suffragare la mia ipotesi.
  18. Sai, non credo che a Muzzi potesse far piacere una cosa del genere. L'avrà dovuta accettare essendo un ordine dall'alto. Oltretutto, suppongo che Galep sovrapponesse le sue correzioni ai volti già disegnati da Muzzi; non penso che quest'ultimo lasciasse i suoi disegni senza tratteggiare le fattezze dei suoi personaggi e il vedersi sempre correggere il proprio lavoro, difficilmente mette di buon umore. Anche Galep credo che eseguisse l'ordine un po' controvoglia, o quantomeno in gran fretta, visto la poco cura per le proporzioni e i dettagli. Una scelta redazionale che continuo a reputare assurda; per quanto lo stile di Muzzi potesse piacere o meno a Sergio, con questo sistema venne fuori un sistematico pasticcio stilistico che finì col rovinare ancor più il livello delle prove. Non oso immaginare il putiferio che scoppierebbe al giorno d'oggi tra i fan al cospetto di una scelta simile. Forse per i canoni dell'epoca; onestamente in tempi recenti si è visto anche peggio.
  19. Scusami Andrea, ma per l'esattezza Galep interveniva solo sui volti di Tex e, a dire il vero, vedendo l'esito innaturale delle posture anatomiche e di proporzione dopo i ritocchi, forse era meglio lasciare fare a Muzzi anche quelli. Scelta redazionale che ho sempre biasimato. Molti ritocchi redazionali li subiva pure Blasco e De La Fuente, ma nel caso di quest'ultimo, l'ottimo lavoro del grandissimo Monti rendeva meno traumatico l'impatto.
  20. In effetti se non avessi scritto che l'autore era Prisco, a primo acchito, avrei giurato che si trattasse di Mastantuono. Ci sta un periodo di rodaggio in cui ricercare un'identità stilistica, ma queste "giravolte" sono strane e mostrano un autore non ancora del tutto a suo agio con un personaggio così importante. Sia chiaro, le tavole sono ben realizzate e sotto certi versi, migliorate rispetto alle prime prove, ma a mio avviso, anche un'impronta stilistica personale è importante su una saga come Tex. Auguro a Prisco di trovare presto la sua strada, tecnicamente è un autore molto valido.
  21. Per il sì e per il no, versagli sopra un litro di alcol; non si sa mai.
  22. Vedendo i risultati del sondaggio, mi accorgo di essere stato l'unico a affibbiare una netta insufficienza alla storia, tra i votanti. Continuo a non capire cosa ci sia di salvare in un episodio simile, ma evidentemente il resto del forum la pensa diversamente.
  23. Recuperato e letto di recente il Magazine del 2019. Seguono alcuni brevi giudizi sulle due storie che lo compongono. Raccolto insanguinato Ancora una volta Rauch mostra di essere un autore valido e degno della celebre saga. La sua storia è ben calibrata e mantiene alto l'interesse del lettore dalla prima e l'ultima pagina. Ben creata l'atmosfera di terrore e superstizione che porta un intero villaggio ad avallare sacrifici umani per propiziare i raccolti. L'autore inoltre tira fuori dal cilindro continui colpi di scena, che animano la lettura; alcuni a dire il vero un po' prevedibili, come lo scopo losco di miss Gardner alias Jane Coleman, ma di certo la reale identità della donna mascherata dei sacrifici e la scoperta della "mummia" venerata in cantina, sortiscono l'effetto voluto. Buona la performance di Tex, che agisce per l'occorrenza in solitaria, così come sono abbastanza ben tratteggiati sia Gideon Parker e il bandito Seth Lennox. Epilogo scandito da una buona tensione narrativa e dal consueto "fuoco purificatore" che Tex si lascia alle spalle per far sparire definitivamente il villaggio maledetto. A mio avviso una prova discreta che si fa leggere con molto interesse e soddisfa il palato. I disegni di Poli, caratterizzati da un tratto sporco e alquanto stilizzato si sposano bene con la tematica della sceneggiatura: ammetto che in alcuni casi le vignette mi sembrano un po' tirate via e alcune espressioni facciali non impeccabili, ma nel complesso la prova grafica la giudico ampiamente sufficiente. Il mio voto finale è 7 Yukon Race Prima storia di un Magazine che vede agire un comprimario senza la presenza di Tex. Idea originale e azzeccata per proporre qualcosa di nuovo e differenziare la proposta. L'onore del debutto tocca a Gross-Jean e la presenza della bella Dawn e la location dello Yukon, richiama ai pennelli il veterano Font. Giusfredi opta per uno spunto interessante, ovvero un'avventurosa corsa di slitte fra insidie, ostacoli e splendidi paesaggi innevati, ma la breve sceneggiatura, alquanto lineare e prevedibile, non avvalora la buona idea. L'episodio non presenta pecche e ci mostra un Gross-Jean in forma ma personalmente non mi ha coinvolto: poco sviluppata la sessione della corsa, troppo ai margini Dawn, una sequenza finale non trascendentale e nemici poco consistenti. Visto le premesse, mi aspettavo qualcosa in più, invece in balia della trama un po' piatta, sono giunto all'ultima pagina esclamando: "Finita di già?" Consueta cifra stilistica di Font, che se la cava sempre molto bene nelle storie ambientate in quelle latitudini. Il suo pittoresco tratto ha sempre il suo perchè ma non basta per far raggiungere la sufficienza a una storia alquanto esile e poco coinvolgente. Il mio voto finale è 5
  24. Hai usato due termini "eleganza" ed "equilibrio" che si attagliano perfettamente con lo stile di Galep. E la splendida vignetta che hai postato a riguardo, ritrae perfettamente entrambi le doti del compianto artista. Un'inquadratura efficace, avvalorata da un gioco di luci e ombre molto pulito e raffinato. Ogni segno è al posto giusto e nel complesso l'occhio viene come "abbracciato" da cotanta armonia grafica. Mica facile ottenere un simile equilibrio in una scena notturna!
  25. La soggettività dei gusti è sacrosanta, ci mancherebbe! Il mio commento difatti non era rivolto al tuo giudizio, ma alla tendenza che ho riscontrato durante la mia permanenza sul forum nei confronti dell'autore in questione. In alcuni casi ho letto pure giudizi perentori e "meno diplomatici" e mi chiedevo a cosa potesse essere dovuta questa tendenza. Poi è ovvio che ognuno ha i suoi gusti e sindacarci sopra equivale a voler prendere il brodo con la forchetta!
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