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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Condor senza meta

    Alfonso Font

    Proprio in questi giorni, allestendo la mostra per il trentennale dell'associazione culturale di cui sono socio, mi è capitato di incorniciare un vecchio disegno a matita con dedica di Font (con tanto di fotografia dell'epoca, credo i primi anni novanta, con un socio di allora). A dire il vero mi son passati sottomano pure alcuni schizzi di Bernet, Enrique Breccia e il compianto Ferri, ma quelli non sono in topic qui . A parte le battute, è sempre una grande emozione ammirare gli originali dei grandi autori.
  2. Statistica che nel mio caso è alquanto relativa: è vero che per motivi anagrafici ho iniziato a leggere Tex nel "periodo Nizzi", ma al contempo, con le varie ristampe (soprattutto TuttoTex) in contemporanea mi son goduto tutto il centenaio d'oro del grande Bonelli. Poi è logico che più passano gli anni e più sarà difficile riscontrare gente che ha vissuto in diretta da lettore le storie del grande Bonelli.
  3. Rileggendola di recente, ho notato una "stonatura" che nel mio precedente commento non avevo ravvisato. Visto che, in linea di massima, la saga di Tex è ambientata nei primi anni del 1880 e la vendita di Santa Ana è avvenuta nel 1853, come mai Don Guillermo attende trent'anni prima di attuare il suo folle piano di rivalsa contro gli Stati Uniti? Ciò non influisce sul mio positivo giudizio, ma visto che di recente si parlava di cronologie, mi è venuto all'occhio questo particolare.
  4. "Chi ben comincia è a metà dell'opera!". A dire il vero, con il secondo albo, a metà dell'opera ci siamo davvero, ma la buona lena compositiva dell'inizio, ci ha finora accompagnati senza cali di tensione. Ovviamente è ancora presto per emettere un giudizio complessivo sulla prova, ci si può solo appellare alle sensazioni e quelle finora sono più che positive. Raramente Mauro cala verticalmente sulla distanza e sebbene son certo che non accadrà nemmeno stavolta, per scaramanzia non aggiungo altro. Un deciso cambio di passo rispetto alla verbosa e poco incisiva sceneggiatura della Montoya; già il fatto che mi sia dispiaciuto di essere arrivato all'ultima pagina e dover attendere ancora un mese per riprendere l'avvincente trama, la dice lunga, visto che sulla regolare non mi accadeva da un po' di tempo. Sarà per il consueto fascino del Grande Nord o per il particolare soggetto, di colpo sembra di essersi nuovamente tuffati nella vera epopea texiana, con una sceneggiatura ariosa, calibrata con i giusti tempi, personaggi ben presentati al lettore e una discreta architettura narrativa molto solida, che introduce lo sviluppo e coinvolge il lettore. Merito dell'autore quello di far respirare ai fans l'aria d'avventura che circonda la desolata e misteriosa tundra; l'avvicinarsi al leggendario "Passaggio a Nord Ovest", sulle tracce della celeberrima (e sfortunata) spedizione del XIX secolo, crea una piacevole tensione, che ti spinge curiosamente a scoprire cosa si possa celare nelle pagine successive. Non meno interessante i vari binari su cui si snoda la trama, con i personaggi che si muovono autonomamente seguendo un ben definito percorso, fra insidie, nativi selvaggi, asperità naturali e rischi vari. Era da tempo che non respiravo così a pieni polmoni tanta sana aria di pura avventura in una storia di Tex, non a caso attendevo da tempo l'episodio, e l'attesa sembra finora ben ripagata. Dopo il passo falso di "Alaska", Dawn ha l'occasione giusta di poter essere riproposta come merita e pure Dallas e Mike, sebbene provengano da una sequenza di episodi che non rientra nel mio totale gradimento, sono stati inseriti con criterio, donando un ulteriore tocco di sale in più alla già gustosa pietanza. Abbiamo in un recente passato speso righe e righe di post e medie matematiche sul presunto calo della qualità della regolare, senza sapere che Mauro era già pronto a giocarsi un primo asso, che spariglia parecchie tesi sulla scarsa ambizione rivolta recentemente alla serie ammiraglia appannaggio della giovane "Tex Willer". Se "il buon giorno si vede dal mattino" sono molto fiducioso che la "giornata" rispetterà le nostre aspettative. Unico neo, dover attendere ancora due mesi per poter leggere la parola fine, ma chi è che diceva che "l'attesa del piacere è pur essa il piacere?"
  5. Condor senza meta

    [Speciale Tex Willer N. 03] Bandera!

    Ti ringrazio per la consueta e dettagliata spiegazione, che non cito per intero per ovvi motivi di spazio. A onor del vero, il mio era solo un futile pourparler a carattere scherzoso, non una vera richiesta, ma rispetto chi prende sul serio ogni argomento, anche quello meno importante. Il concetto di spremere i lettori è alquanto relativo: ognuno con i propri soldini fa quel che vuole e nessuno ti obbliga ad acquistare ogni uscita. Ancor più soggettivo il fatto che una serie come Tex non debba avere una sorta di continuity; in ogni modo, non vedo come una vignetta con Tex che dice ai pards: "mi ricordo di quando incontrai quel simpatico amico con la casacca rossa" possa influire o costringere il lettore a comprare l'Extra. Ripeto: dialogo fine a se stesso ma la mia era solo una banale osservazione scherzosa, non certo un'invocazione, come da te interpretata e classificata. Purtroppo noto che spesso c'è la tendenza a classificare e "sminuire" il punto di vista altrui se non coincide col proprio, partendo dalla convinzione di appartenere a una categoria privilegiata che ha in mano la verità assoluta. Riconosco, come sempre, la tua notevole competenza in materia e acume intellettivo, ma non vanno mai trascurate, a mio avviso, neanche umiltà e tolleranza.
  6. Condor senza meta

    [Speciale Tex Willer N. 03] Bandera!

    Appunto, sarebbe strano se non lo avesse fatto. Però qualche menzione "in diretta" pure per il lettore sarebbe interessante (sebbene fine a se stessa lo ammetto!)
  7. Siamo sulla stessa frequenza d'onda pard; sono perfettamente d'accordo con te.
  8. Condor senza meta

    [Speciale Tex Willer N. 03] Bandera!

    Mi chiedevo: adesso che sappiamo che in gioventù Tex ebbe modo di incontrare Zagor nell'avventura che fra poco leggeremo, può essere plausibile che sulla regolare il ranger faccia menzione dello Spirito della Scure ai suoi pards in qualche scena? In quanto al team up, ammetto che all'inizio ebbi qualche perplessità, ma man mano si è trasformata in curiosità; adesso che vedo le splendide anteprime di Piccinelli sono letteralmente impaziente di gustarmelo. La copertina non è trascendentale ma nemmeno da insufficienza secca; di certo non sarà una cover lievemente sottotono a sconsigliarmi l'acquisto.
  9. Condor senza meta

    [Speciale Tex Willer N. 03] Bandera!

    Mac un uomo ben allenato e attivo come Zagor, potrebbe ancora sfoggiare un bel fisico anche se sopra i cinquanta. Non la trovo un'imprecisione grafica di Piccinelli, il decadimento fisico in alcuni soggetti atletici arriva dopo rispetto a chi conduce una vita sedentaria, ma anche volendo mettere in discussione questa mia tesi, è pur sempre un eroe dei fumetti e sarebbe stato più curioso vederlo imbolsito e con la pancetta. A tal proposito, mi sarei allarmato di più se muscoli e addominali fossero venuti a Cico!
  10. Of course . Ho letto per intero la raccolta "Tutto Let". Fantasiose e particolari le fanfiction di Tex, molto bello "Due Amori". Mi manca la lettura dell'ultimo romanzo, ma mi par di ricordare di averlo scaricato e prima o poi lo leggerò. Chiuso l'OT. (diciamo che appare pure Mefisto nella tua opera ma non credo che questo basti per rimanere in topic)
  11. Non occorre che tu le metta, le ho messe io proprio per specificare che la mia era solo una battuta scherzosa in risposta alla tua domanda ironica . Vuoi che non sappia che l'ironia è una delle doti forti Letizia? Rincitrullito sì, ma non ai livelli dell'agente Jenkins (per rimanere in tema di citazioni fumettiste che non c'entrano una cippa con Tex!) In quanto al paragone, se non degno, chiedo venia; per farmi perdonare ti prometto che mi rileggo uno dei tuoi interessanti romanzi.
  12. Eh no cara Letizia, una domanda di questa non è accettabile in un forum fumettistico: bocciata!
  13. Condor senza meta

    [319/321] Gringos

    Leggendo le ultime storie composte dal grande Bonelli nei tardi anni 80, si ha come l’impressione che in via Buonarroti si prodigassero a tessere l’abito di “Arlecchino”: evidentemente la necessità di incrementare il numero di sceneggiature e dar manforte a Nizzi, divenuto nel frattempo l’autore principale, portò la redazione a recuperare dai cassetti spunti vari di Gianluigi Bonelli e a rimontarli alla meglio, per creare sceneggiature passabili atte ad arricchire la produzione. Oltre a calare la lunghezza delle suddette prove, è spesso tangibile che manca una vera amalgama fra le sessioni narrative e in alcuni casi (vedi "Uno sporco imbroglio") è evidente di come due mini storie sono state saldate per crearne una sola e riempire un numero maggiore di tavole. “Gringos” forse è uno degli episodi meno peggio del periodo e quantomeno è contraddistinto da un ritmo accettabile e tanta azione, ma l’intreccio di trama è solo abbozzato e proseguendo nella lettura, sembra di trovarsi in uno di quei videogame in cui, sconfitto un nemico, si passa al livello successivo con nuovi avversari da affrontare. I due pards mantengono una discreta forma, i dialoghi sono ancora buoni ma più che una storia, sembra di leggere varie sequenze di combattimenti e sparatorie legate alla bene o meglio fra di loro. Prima gli indios nella città fantasma, poi gli sgherri di El Lobo, passando per gli Herrera, fino all’epilogo contro la banda di Safford; una continua serie di battaglie senza soluzione di continuità, che intrattiene ma alla fine non appaga più di tanto il lettore. Non mancano poi alcune lievi “ingenuità narrative” come per esempio il fatto che El Lobo e sgherri vadano a dormire tranquillamente, ben sapendo dell’imminente arrivo dei Rurales, senza nemmeno prendersi la briga di stabilire turni di guardia. Poco credibile appare pure la scena che vede Carson lasciare il saloon, avvisando Herrera che andrà a riprenderlo dopo aver raggiunto Tex e sconfitto Safford: senza imprigionarlo o quantomeno immobilizzarlo, come spera che il bandito si stia buono ad attendere che i due pards tornino e lo conducano in tribunale? Come minimo, nel tempo di dire amen, il messicano si catapultava in Alaska . Se la storia precedente “Il ranch degli uomini perduti”, avendo per me un importante valore affettivo, essendo la prima che lessi da ragazzino, ha ricevuto un voto più alto del dovuto per il citato motivo, questa non supera la mediocrità. Quantomeno le ultime sceneggiature del grande Bonelli hanno avuto il merito di far debuttare Villa e far fare il rodaggio sulla saga a Civitelli, due giganteschi artisti destinati a diventare colonne portanti della serie negli anni a seguire. Una sorta d’investitura, un segno del destino. Chiudo proprio con i disegni di Civitelli, sempre di buona fattura (come potrebbe essere il contrario?) ma che, a mio avviso, mostrano stranamente una cura minore rispetto alla sua straordinaria media. Fretta realizzativa o presumibilmente poco affinità col soggetto? E’ risaputo di quanto l’asso aretino prediliga le storie cittadine, che sono divenute un marchio di fabbrica, tuttavia, sebbene non sia una delle sue prove più riuscite, il livello è sempre notevole. Il mio voto finale è 5
  14. C'è sempre il peggio: almeno Mefisto e Yama appaiono una volta ogni tot anni sulla saga; cosa dovrebbe dire allora quel povero cocco dell'ispettore Ginko? Quanti antidepressivi è costretto a farsi prescrivere?
  15. Una splendida copertina e il debutto del nostro caro pard @Mister P mi sembrano due ottimi motivi per acquistare l'albo . E' vero, avevo ripetutamente sostenuto che il color brevi non sarebbe più entrato nella mia "lista della spesa", ma anche stavolta farò uno strappo alla regola.
  16. Personalmente attendo con curiosità questa "supersfida": Boselli ha dimostrato nel recente ritorno di Yama, di avere le carte in regola per comporre episodi valevoli su queste tematiche e poi i disegnatori impiegati sono garanzia di qualità. La lunghezza dell'episodio potrebbe essere un'arma a doppio taglio, soprattutto per i lettori che non amano il sovrannaturale sulla saga, ma confido sul fatto che si possano ricredere. Che sia l'ultima apparizione di Mefisto, nutro qualche dubbio: come tutte le nemesi che si rispettano, anche il perfido stregone continuerà a gravitare con la sua sinistra aurea attorno al nostro eroe. Come l'araba fenice, il mefistofelico nemico troverà modo di risorgere dalle sue ceneri (d'altronde già una volta è tornato dall'aldilà per continuare la sua interminabile vendetta!). Magari verrà accantonato per anni, trascurato dagli autori e dal curatore, ma prima o poi qualche nuovo spunto di soggetto sorgerà e il perfido ghigno del negromante tornerà a sfidare i nostri eroi.
  17. Non scherza nemmeno il secondo commento. Per quanto uno voglia evitare provocazioni e litigi verbali sul forum, non è certo piacevole sentirsi apostrofare "fuori come un balcone", per aver espresso una personale interpretazione su alcuni aspetti della storia. Evidentemente per non esserlo, bisogna per forza uniformarsi al pensiero che Liz amasse perdutamente Parkman, sia mai che una donna possa baciare un uomo senza amarlo; un presunto fidanzato, che per altro, al suo arrivo, dopo tanto tempo di lontananza, la tratta come una pezza vecchia davanti i soldati (meno male che è Laredo l'uomo con la clava!). Chi è il sottoscritto per poter dir la sua, se non ha mai vinto un premio o incontrato il papa? P.s. Un curriculum all'Harmony lo mando comunque, sia mai che mi prendano davvero come caporedattore!
  18. Nerio, così come scritto nel mio intervento, ognuno ha le sue idee. Tu hai espresso il tuo punto di vista e io il mio, non capisco il perchè mi tiri in ballo con tanta acredine. Tu sei convito che la storia sia sbagliata, ne prendo atto, ma per questo dovrei crederlo anch'io? Pensala come vuoi, ci mancherebbe, ma evita le provocazioni; visto i toni che usi, non credo che abbiamo altro da dirci.
  19. Ovviamente caro pard. Piccinelli, a mio avviso, rappresenta una delle punte di diamante tra le giovani leve di disegnatori. Non nascondo che un ulteriore motivo per cui attendo con ansia lo storico team up con Zagor, è rappresentato dalla sua prova grafica.
  20. E' proprio vero che tutto è relativo nell'esistenza: e dire che pensavo di essere un utente prolisso e poco sintetico, ma al confronto del messaggio in questione, i miei polpettoni sono telegrammi.
  21. Mi associo agli elogi meritati per Piccinelli, Juan, però il suo debutto sulla saga, mi pare di ricordare che avvenne nel finire del precedente centinaio, con la storia "Vendetta per Montales"
  22. Mi appresto a recensire la terza apparizione di Proteus sulla saga, nel periodo in cui ho ripreso a leggere Diabolik, dopo quasi un trentennio. Ma anche così, con tutta la buona volontà, Mister P non riesce più ad appassionarmi come da ragazzo. Sospensione dell’incredulità a parte, trovo dura da digerire che un semplice attore di circo, riesca ad assumere le sembianze di qualsiasi personaggio con un semplice tocco di trucco e un abito. Diabolik nella fantasia delle Giussani otteneva il suo scopo con l’uso di maschere in plastica e svariate tecniche ipertecnologiche, ma Proteus è un mistero come potesse passare per Tex, Carson, Kit a proprio piacimento senza che nessuno lo sgamasse. È stato allievo di Mefisto in caso? Ma oltre questo aspetto, che può essere bypassato in un fumetto di fantasia, trovo sempre molto simili e ripetitive le trame che lo vedono protagonista. Dopo la prima apparizione (che secondo il mio giudizio rimane la migliore) i svariati ritorni rischiano seriamente di annoiare e non fa eccezione la prova di Nizzi, che decise di riproporre il trasformista creato da Bonelli. Il papà di Tex lo aveva fatto annegare nel fiume nell’epilogo della seconda apparizione, forse consapevole che il personaggio non avesse più nulla da dire, eppure a distanza di svariati anni, contrariamente a quello che si potesse aspettare, Nizzi lo ripropose. Purtroppo, come a ribadire il concetto sopra esposto, il soggetto segue troppo le dinamiche dell’ultima storia proposta da Bonelli, con la sola variazione del travestimento del villain, che stavolta sceglie Carson come sua designata vittima. Il colpo, la fuga, l’indagine, la pista dei complici, il corpo a corpo finale: tutte tappe ben definite che vengono proposte anche stavolta. Alcuni colpi di scena animano la sequenza, vedi i travestimenti inattesi del giudice e del locandiere, o l’insolita tenuta di Tex con tanto di mustacchi, ma per il resto nulla di eclatante da segnalare. Nizzi stavolta non riesce a far decollare la prova e ammetto, la lettura mi ha annoiato, d’altronde non è un caso che lo stesso autore, in un’intervista, la considerò poco riuscita. L’epilogo vorrebbe essere ad effetto, ma si mostra molto incongruente. Proteus che aveva tutte le possibilità di eliminare l’avversario in albergo, visto che Tex non ha scoperto il suo travestimento di locandiere, non si capisce bene perché si debba complicare la vita con l’astruso piano della gabbia del circo, che si rivela del tutto farlocco, visto la “relativa facilità” con cui il ranger se la cava. Disarmalo prima di chiuderlo in gabbia, no? Ma poi era una gabbia per tartarughe, visto che a Tex basta un balzo per scavalcare le barriere laterali? Anche qui non mi convince come mai lui ci riesca e le belve no, che di solito nei balzi non sono seconde a nessuno. Finale forzatissimo e banale, reso ancor più fiacco dal prevedibile salvataggio di Proteus (la belva aveva le unghie spuntate?) e l’inopportuna citazione di Tex alla sicurezza del penitenziario di Yuma (visto come riuscirà a fuggire Mister P nella prova successiva di Ruju, era meglio che la frase non fosse pronunciata). In tal proposito, lo sceneggiatore non fornisce alcun flashback sul come il villain si sia salvato dalle rapide del fiume, ma in fondo credo sia meglio così, la scena della fuga di Yuma scritta da Ruju non mi appassiona per nulla e forse anche in quel caso era bene sorvolare sul come il diabolico trasformista fosse tornato in libertà. Letteri ancora in grande forma, tratteggia con consueta sicurezza le tavole della storia. Mi chiedo perché ce l’avesse tanto con i gatti, visto che belve più difficili da disegnare come tigri e leoni li realizzò abbastanza bene nel finale, mentre quel gattino indifeso della locanda lo fece inalberare. Chissà perché? Anche qui è solo un caso che Nizzi gli scrisse quel finale sbilenco con tante belve da rappresentare? “A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina” Il mio voto finale è 5
  23. Come mia abitudine, non entro in merito sui giudizi altrui, soprattutto quando non li condivido (come in questo caso). Tuttavia mi preme dire che, a mio modo di vedere, le presunti critiche alla "love story" fra Laredo e Liz, sebbene dilungate e dettagliate a loro modo, si presentano alquanto deboli e davvero ingenerose. Mauro come di consueto ha fatto un ottimo lavoro sulla psicologia dei suoi personaggi e l'innamoramento tra i due comprimari, oltre a essere plausibilissimo, si rivela uno dei fulcri dell'ottimo episodio. "Chi disprezza compra" recita un detto e in amore vale eccome. Laredo si mostra arrogante e tratta male Liz al ricevimento? C'è un motivo ed è palese: lo scout è attratto fin da subito dalla bellezza di Liz, ma sapendo che è promessa al suo "non apprezzato" capo, non può far altro che crearsi una barriera di "duro e arrogante" per non mostrare il suo coinvolgimento emotivo. Una corazza che gli serve soprattutto per convincersi che non può ambire al suo cuore ed è meglio allontanarla il più possibile. Il continuare a ripetere di non "volere una donna tra i piedi con gli Apache sul piede di guerra" non è dovuto al sessismo o all'arroganza, bensì alla reale preoccupazione per le sorti della donna che lo ha "fulminato", difatti, sebbene col finto broncio, la salva con decisione fra le frecce del canyon e non solo per senso di dovere. Poi averla accanto, interagire con lei, non lo aiuta a perseguire il suo obiettivo di "tenerla a distanza di sicurezza dal suo cuore". Consapevole di starsi innamorando della bella Liz, in preda alla gelosia non può far altro che parlar male di Parkman, d'altronde ha ragione e come: il tenente è davvero un tizio meschino, odioso e ambizioso e la fidanzata avrà modo di accorgersene (una donna trattata come lei all'arrivo del forte, secondo voi può accettare simili comportamenti?) Liz ama Parkman all'arrivo a Fort Apache? Non credo. Non lo vede da tanto tempo, in fondo non lo conosce del tutto, la loro non è una storia "normale", sono solo due promessi come molti ragazzi in quei tempi. Liz detesta Laredo? Ma nemmeno per sogno! Si capisce fin da subito che anche la giovane è attratta dallo scout aldilà della sua presunta arroganza. Le donne sanno leggere nel cuore degli uomini molto meglio di quanto noi maschietti vogliamo ammettere e in fondo Liz percepisce subito che Laredo, oltre a essere un galantuomo e coraggioso, può essere l'uomo giusto per farle battere il cuore. Da qui, ogni scena costruita dall'autore è funzionale. I due ragazzi man mano rimuovono le loro barriere protettive e capiscono di amarsi, il tutto in mezzo a pallottole e assalti indiani, non potrebbe essere altrimenti in una storia di Tex, mica è un Harmony! L'epilogo è perfetto! Liz ha ormai capito di non amare Parkman bensì Laredo, ma avendo compreso che l'amato è uno spirito libero, non vuole forzarlo e decide di uscire di scena, qui interviene Tex, che da buon amico e giudice di uomini, esorta Laredo a mettere da parte ansie e orgoglio e lo accompagna nella sua "difficile battaglia" ovvero andare incontro alla donna della sua vita. A chi non è capitato di sentire tremare le gambe mentre ci si dichiara alla donna che si ama? Che dire, a mio avviso è una caratterizzazione perfetta, non molto differente da altre grandi storie d'amore nei classici e perfettamente funzionale e plausibile. Poi ognuno ha le sue idee.
  24. Condor senza meta

    La vostra sequenza preferita

    La verità ha sempre tante facce: dipende da quale parte la guardi, quindi non insisto, magari hai ragione tu e realmente faccio confusione io. Tuttavia, se scene come quella da me citata, o quella postata da Laredo non suscitano pathos, in tutti questi anni da lettore ci ho capito davvero poco. Perdonami ma anche su questo aspetto non sono minimamente d'accordo. Porto ad esempio due epiloghi straordinari composti da Bonelli: la fine di Mitla nei sotterranei del tempio e l'agonia di Lucero con tanto di sofferta conversione sulla tomba del frate che uccise anni prima. A mio avviso sono due sequenze dall'alto tasso emotivo, eppure riguardano due spietati villain; dal tuo punto di vista un lettore non dovrebbe emozionarsi dinanzi a queste sequenze melodrammatiche poichè riguardano due figure "negative", eppure, a mio avviso rappresentano due vette di lirismo sulla saga.
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