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TWF - Tex Willer Forum

F80T

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  1. F80T

    [410/411] Orrore!

    Due sono i limiti della seconda e ultima prova di Medda sulla serie regolare di Tex: il tratto del disegnatore cui la storia è stata affidata, che mal si attaglia a un noir con tinte forti; la figura di Herbert Addison, che, ritornato in scena fin troppo presto, si mostra molto evoluta rispetto alla prima comparsa. La vicenda narrata si allontana decisamente dai canoni texiani: uno dei due temi, quello del serial killer, è abbastanza insolito per una storia western. Ma, essendo rimasto un unicum nella serie, ci può stare. Sicuramente la sceneggiatura è ben congegnata, addensando via via i sospetti del lettore sui cari personaggi, peraltro molto ben calibrati. Tex, per l'occasione in solitaria, è ben centrale e determinato. Il colpo di scena finale non guasta. Il voto finale è un 8 quasi pieno.
  2. F80T

    [511/512] Ritorno A Culver City

    Tra le righe dell'intervento di Boselli leggo che non c'è alcuna intenzione di cambiare l'abito di Kit Willer, nonostante i tentativi di Villa. Scelta legittima, ovviamente. Ma che mi dispiace un po' perché io invece l'abito multicolore di Piccolo Falco lo gradisco poco.
  3. F80T

    [511/512] Ritorno A Culver City

    Grazie. Si tratta di parole che interpreto come una pietra tombale sulla possibilità di variare, quanto meno nel colore, l'abbigliamento di Kit. Un po' mi dispiace
  4. F80T

    [511/512] Ritorno A Culver City

    Aggiungo che all'epoca dell'uscita del primo albo mi impressionò favorevolmente la camicia rosa che Kit Willer sfoggia in copertina. Tale giudizio positivo permane a distanza di anni. Non mi dispiacerebbe, infatti, se il giovane Willer mutasse, quanto meno nei colori, l'abbigliamento, che a me ricorda un po' troppo Arlecchino. L'alternativa potrebbe essere la camicia rossa che lo riveste in Tex 500. Ho verificato che se ne parlò su questo forum un decennio addietro ( http://texwiller.ch/index.php?/topic/2711-le-divise-dei-pards/&tab=comments#comment-57003 ), ma l'idea fu in generale respinta dagli utenti. In proposito, sarebbe bello se il mitico @cvilla volesse raccontarci di come è nata l'idea della camicia rosa, perché ha poi ritenuto di non coltivare la novità e se su tale decisione abbia inciso un eventuale riscontro negativo da parte del pubblico.
  5. F80T

    [511/512] Ritorno A Culver City

    La storia, forse un po' verbosa, in sè considerata non è male; alla valutazione positiva contribuiscono in misura determinante i sontuosi disegni di Civitelli. Molto emozionante è, a mio giudizio, la scena in cui Tex e Kit fanno visita al ranch di famiglia e alle tombe di Ken e Mae Willer. Anzi, i sentimenti che quelle vignette suscitano fanno dimenticare le incongruenza topografiche di cui si è parlato qui e in altro topic (http://texwiller.ch/index.php?/topic/4808-tex-willer-n-1-4-vivo-o-morto/page/23/&tab=comments#comment-153851). Di minor impatto, anche perché sostanzialmente estranea allo sviluppo della vicenda, è invece la visita alla tomba di Sam Willer. Gli è che, a parte quanto noto in ordine al soggetto proposto da Civitelli e alle modifiche da questo subite, si sarebbe potuto valorizzare meglio il ritorno di Tex in luoghi a lui strettamente collegati; invece, a parte le scene di cui ho detto e i riferimenti a Tom Rebo, ne è venuta fuori una vicenda che avrebbe potuto essere ambientata dovunque. In sostanza, l'occasione è stata, a parer mio, sprecata.
  6. F80T

    [714/715] La rupe del diavolo

    C'è una cosa che mi piace molto fare, e che nei giorni dell'isolamento per via della pandemia mi è mancata tanto: andare a pranzo o a cena fuori. Di tanto in tanto, quando riusciamo a "liberarci" dalla prole, mia moglie e io ci regaliamo una degustazione in un ristorante stellato; più spesso, prenotiamo un tavolo in ristoranti di buon livello, dove andiamo tutti insieme e ordiniamo a volte carne, a volte pesce. Non disdegniamo, però, la pizza, e conosciamo qualche ottima paninoteca gourmet. Alle volte, infine, la prole ha la meglio, e ci tocca andare da McDonald o da Burger King. Non per questo mi stampo in faccia un ghigno di disgusto, ma assaporo avido le untissime patatine abbondantemente intinte nella maionese. Tutto ciò, per cavarmi dall'impaccio di commentare una storia a proposito della quale si è sviluppato (e poi avviluppato) un dibattito dalle dimensioni spropositate, che risente evidentemente di antiche fratture (di cui, per fortuna, nulla so). Ho letto tutti i post, e non posso che essere d'accordo con Diablero: lo sviluppo della vicenda presenta alcune significative criticità. Eppure, i due albi mi sono piaciuti, e li ho letti con avidità. Forse funziona come con le patatine del McDonald (chi sa se a Carson sarebbero piaciute!): della qualità della materia prima è meglio non parlare; sono fritte male; eppure godo nel mangiarle. Ecco, in quest'avventura ho ritrovato un rassicurante e noto sapore, che, pur con tutti i suoi limiti, me l'ha fatta piacere. E', in fin dei conti, lo stesso concetto, espresso con altre parole, già illustrato da Natural Killer ben 12 pagine addietro. In fin dei conti, Tex è un fumetto seriale che va avanti da settantadue anni, e non una graphic novel che si consuma in un unico volume cartonato. Pertanto, è fisiologico, anzi necessario, che l'offerta narrativa sia varia: le vicende intricate e ricche di sottotrame di Boselli, la visione eterodossa di Manfredi, l'usato sicuro di Nizzi, la solida classicità di Ruju, gli esperimenti di Rauch e Medda... Ciò posto, dal prossimo numero conto di accomodarmi nuovamente nel ristorante stellato di Boselli. Ultima nota per i disegni. Corrado Mastantuono è divisivo, e a molti il suo tratto, a volte disneyano, non piace. Io invece ho molto apprezzato, come già detto in commento a La rupe del diavolo, la recitazione che dona ai personaggi e gli splendidi sfondi in cui li mette in scena. Spero di rivederlo presto all'opera con Tex, magari nella serie giovanile.
  7. F80T

    [501/504] Mefisto!

    Come ho già scritto altre volte su questo forum, non amo le storie di Tex in cui prevalga l'elemento della magia o dell'orrore. Mi rendo conto che sono pienamente canoniche, ma non le digerisco più di tanto. Forse per questa ragione, non ho mai riletto, dopo la sua pubblicazione, la storia Mefisto! Ricordavo solo che non mi aveva appassionato particolarmente e che i giudizi che l'avevano accompagnata erano piuttosto negativi. Mi sono, dunque, tuffato nell'avventura immaginata da Nizzi come se fosse la prima volta. Ciò che mi è balzato agli occhi è il livello eccelso dei disegni di Villa. Se è vero che il suo Texone è sontuoso, non si può dire che il suo stile sia migliorato nel corso degli ultimi 20 anni. C'era ben poco, infatti, da migliorare. Riuscitissime, per esempio, sono le vignette in cui Tex finge di aver perso il senno; molto coinvolgenti anche le ambientazioni parigine e palustri. E poi, le donne: che donne ha disegnato Villa! Loa, bella e discinta come una dea; Lily, perfida, matura e fascinosa! A proposito di quest'ultima, ho trovato molto stuzzicante la scena in cui, giunti finalmente in Florida, Boris e Lily si rilassano nell'intimità della camera d'albergo, e la donna si spoglia sino a rimanere in corsetto. Si tratta di una scena tutto sommato "hot" per gli standard del Tex di Sergio Bonelli, anche se molto pudica se raffrontata con la simile scena che vede come protagonisti Bud Lowett e Marie Gold... La sceneggiatura è nettamente bipartita. La prima parte comprende i primi due albi e buona parte del terzo; la seconda, più breve, parte dall'apparizione di Mefisto a Tex. Ebbene, nella sua prima parte la sceneggiatura è particolarmente invitante: tutta la preparazione alla "risurrezione" di Mefisto è ben congegnata, sebbene Tex non si veda molto. Boris e Lily sono molto ben caratterizzati. Il ritmo rallenta quando Tex arriva a Phoniex e le sue indagini stentano a decollare. Però, tutto sommato, la sceneggiatura continua a "tenere". Di colpo, però, tutto cambia, e lo sviluppo della storia ci presenta il volto svogliato di Nizzi. Dopo l'apparizione di Mefisto, vi è subito una plateale incongruenza: lo sceriffo e il suo vice si sono mostrati, sino a quel momento, giustamente scettici rispetto ai racconti del nostro ranger; di colpo, pur non avendo assistito all'apparizione del negromante, accolgono senza troppe domande le spiegazioni di Tex e si precipitano con lui alla Belle France. Arrivati al locale, tutta l'impalcatura della sceneggiatura crolla rovinosamente. Mefisto, mago così potente da tornare nel mondo dei vivi, scappa vigliaccamente e in preda al panico da Tex, senza cercare in alcun modo di colpirlo; poi, travestito da lebbroso, va incontro ai pards, ma solo per poter loro apparire in seguito vantandosi (in maniera piuttosto vanagloriosa) di averli beffati. Un po' poco per il personaggio che incarna la Nemesi di Tex. Una lunga preparazione allo scontro finale, che però si risolve in un niente... Ometto di dare un voto alla storia. Una valutazione negativa sarebbe offensiva per il disegnatore. Un voto positivo non sarebbe giustificato, posto che la storia è rimasta a metà.
  8. F80T

    [696/699] L'ombra del Maestro

    A distanza di oltre un anno dalla sua pubblicazione, ho riletto tutta d'un fiato (o quasi) L'ombra del Maestro. Devo dire che sono tornato a divertirmi parecchio. Certo, lo sviluppo della storia ha delle forzature: - l'agguato all'irlandese superstite si trasforma in una trappola per Tex, che era giunto sul posto solo grazie a una serie di intuizioni e fortunose coincidenze; perché ciò accadesse Low Yet doveva avere delle efficientissime doti divinatorie; - Kit Carson è un formidabile pistolero, e così anche Annie Oakley; ma troppo coraggio (o forse incoscienza) ci vuole a sparare tra la folla ai duster, di cui peraltro non potevano conoscere l'identità; - Ned Buntline riesce coraggiosamente a bloccare col cappello, senza romperla, la fialetta con i bacilli; un sangue freddo, delle abilità di posizionamento atipiche per uno scrittore, ma anche una notevole dose di fortuna. Ma a parte ciò, si è trattata di una goduria. New York descritta con maestria, Carson che si gode a pieno il lusso dell'Hotel Astor, il ritmo cinematografico dato dall'alternanza tra l'incontro di boxe e il duello tra Tex e il Maestro, la credibilità di Nick Castle come antagonista. E poi, che splendidi disegni! La concorrenza è spietata (basti pensare a Villa, Civitelli e Ticci), ma sicuramente Dotti è uno dei disegnatori di maggiore qualità nella squadra del Tex. Lodi, dunque, a Boselli, che pur non arricchendo a New York il lungo elenco dei suoi capolavori, ci ha regalato un'ottima, divertente, avvincente avventura. E lodi a Dotti, che con il suo tratto è riuscito a farmi sentire l'odore (o meglio il puzzo) della Gotham di fine XIX Secolo.
  9. F80T

    [627/628] Salt River

    Tante ottime, meritate recensioni per Salt River. Unisco la mia voce per dire che si tratta di un'ottima storia. Aggiungo solo tre osservazioni. 1) L'incipit, con Corvo Giallo che tenta di sfuggire al proprio destino, e poi si rassegna a non riuscirsi, è uno dei migliori usciti dalla penna di Boselli. 2) Kit Willer vive la maledizione di essere perennemente imprigionato nella propria prima giovinezza. Quindi, continua a commettere gli errori tipici di quell'età, dovuti a irruenza, mancanza di esperienza, maggiore propensione ad assecondare i propri sentimenti e le proprie pulsioni. Noi lo abbiamo visto, nel corso dei decenni, ripetere errori di valutazione ; ma la realtà è che per lui quei decenni non sono passati, e non può imparare dai propri errori, altrimenti abbandonerebbe la sua giovinezza. 3) In altro post si è a lungo discusso del tenente Parkman, e del suo essere personaggio a cavallo tra il bianco e il nero. Ecco, Sarah Wyatt è un altro splendido personaggio "reale" di Boselli, impastata come è di bene e di male (in questo caso più male che bene). E' complice fino in fondo delle malefatte di Curtiss, suo marito, ma al tempo stesso desiderosa di rifarsi una vita pulita, forse anche perché attratta con l'inganno in una vita di crimini; è inoltre benefattrice di Kit Willer, per il quale penso che abbia nutrito sinceri sentimenti di amicizia, e amica degli indiani. Ecco, se Tex e i suoi pards debbono essere integerrimi custodi dei valori positivi; se alcuni antagonisti debbono essere per natura votati al mare; a me piace pure che molti degli attori che animano le avventure del mio ranger preferito abbiano una personalità più complessa, proprio come quella che ognuno di noi ha nella vita reale.
  10. F80T

    Tex e il razzismo

    Che dire? Per fortuna non sei uno degli autori del Tex, altrimenti non sarei in grado di leggerlo! Battute a parte, noto che la lingua che usi in questo forum è molto diversa da quella che descrivi. I casi, dunque, sono due: o l'italiano che adoperi di solito è molto più vicino all'italiano "standard" di quanto ti piace affermare; oppure in questa sede adegui il tuo registro linguistico agli interlocutori. In ogni caso, dimostri che la lingua è frutto (anche) del contesto in cui viene adoperata. Io non ho la tua esperienza di didattica, ma il mio lavoro ha molto a che fare con l'uso delle parole. Se c'è una cosa che ho imparato con l'esperienza, è che il linguaggio può diventare anche strumento di autocompiacimento; ma rimane principalmente un mezzo di comunicazione. Non a caso la lingua adoperata dal Boccaccio è diversa da quella del Manzoni, che a sua volta è diversa da quella del Verga. Ciascuno di essi ha inteso comunicare col proprio secolo. Anche Tex parla al suo pubblico contemporaneo. Se dunque Joan Baker si rivolge a suo padre chiamandolo "babbo"; se Tex e Marie Gold si danno del voi; nondimeno riproporre oggi un linguaggio simile sarebbe uno stucchevole anacronismo. E così, anche nell'approccio linguistico ai temi razziali non si può sottovalutare la sensibilità della comunità dei parlanti nell'Italia del 2020.
  11. F80T

    Tex e il razzismo

    Che bella discussione! L'intervento di Diablero, in particolare, ha messo tantissima carne al fuoco; ma io vorrei limitarmi all'aspetto linguistico, prendendo spunto da quanto scritto da Virgin. Sino a qualche anno addietro sarei stato integralmente d'accordo con lui, tanto più che l'inno che nella mia città si dedica alla Madonna, sua patrona, inizia, riecheggiando il Cantico dei cantici (Ct, 1, 5: Nigra sum sed formosa), con il verso "Negra ma bella". Come può essere offensivo l'aggettivo "negro" se lo si riferisce anche alla Madonna? Poi, però, ho avuto la ventura di leggere qualche testo di grammatica e di linguistica; e il mio punto di vista è piuttosto mutato. Alla radice del mutamento ci sono due domande: chi stabilisce le regole della lingua? e chi le fa rispettare? E' evidente, infatti, che non c'è un legislatore della lingua italiana, né un Tribunale della lingua italiana. Nonostante ciò ci sono delle regole, che vengono fatte rispettare, e non solo dai maestri e dai professori di grammatica, ché quando siamo alle poste non c'è uno di loro che ci riprenda se sbagliamo una forma verbale, eppure in linea di massimo cerchiamo di non sbagliare nelle coniugazioni. Ebbene, la risposta è straordinariamente semplice. Il legislatore e il giudice della lingua coincidono: è la comunità dei parlanti che pone le regole; è la comunità dei parlanti che sanziona con lo stigma dell'ignoranza chi le viola. Provate a dire, mentre chiacchierate con uno sconosciuto, "Io ho andato alla Poste"; su di voi sentirete uno sguardo di disappunto. E se la comunità dei parlanti a un certo punto decide che davanti alla Z ci vuole l'articolo "lo", non importa che Leopardi abbia scritto "il zappatore": oggi scrivere così sarebbe un errore. Lo stesso è accaduto con l'aggettivo "negro". Ha da sempre avuto una connotazione neutra; ma a un certo punto la comunità dei parlanti ha iniziato, non importa ora per quale ragione, ad avvertire in questa parola una connotazione di disprezzo. E possiamo resistere quanto vogliamo, ma questa è la regola che ormai si sta consolidando nella lingua; e se non la rispettiamo veniamo sanzionati dal disappunto del nostro interlocutore. Lo stesso vale per l'uso del femminile per le cariche pubbliche (Sindaca, Ministra). Sono il primo a dire che occorre distinguere genere (delle parole) e sesso (della persona); che le cariche pubbliche sono neutre, per cui occorre utilizzare il genere maschile, che è l'erede del genere neutro latino; che possiamo avere un uomo che fa la guardia giurata, dunque possiamo anche avere una donna che fa il sindaco o il giudice. Ma se l'uso di espressioni come "la Prefetta", "la Ministra", "la Giudice" prenderanno definitivamente piede, dovremo farcene una ragione. Tornando al nostro Tex, la mia opinione coincide con quella di Diablero: è un sacrilegio ritoccare le vecchie storie per escludere espressioni che oggi vengono ritenute razziste; ma nello sceneggiare le nuove avventure del nostro ranger preferito, avventure destinate a un pubblico del XXI secolo, occorre tener conto della sensibilità linguistica dell'attuale comunità dei parlanti.
  12. F80T

    [714/715] La rupe del diavolo

    Ho letto in ritardo il primo albo di questa nuova storia e non è facile intervenire in una discussione che, come ogni volta che si parla di Nizzi, si è immediatamente polarizzata. Sicuramente, non si può dire che la figura di Claudio Nizzi sia poco importante per gli appassionati del Tex, visto che nei suoi confronti si manifestano sempre sentimenti piuttosto "forti". Dal mio punto di vista, le prime 110 pagine scorrono gradevoli. Certo, le vicende che costituiscono l'antefatto sono un po' rocambolesche. Altrettanto vero è che il ritmo, nella prima metà dell'albo, risulta piuttosto lento. Ma questa, a mio sommesso avviso, è una scelta autoriale. Nella musica, d'altra parte, non c'è solo il ritmo travolgente del Bolero di Ravel (quello che spesso Boselli ci fa sentire), ma anche l'Adagio per Archi, op. 11 di Barber. Quanto ai disegni, in passato il tratto di Mastantuono mi ha lasciato qualche perplessità. Al contrario, in questa occasione ho molto apprezzato sia l'espressività degli attori in scena (splendido il suo Tex che ride), sia i sontuosi sfondi, in interno e in esterno.
  13. F80T

    [384/387] Furia Rossa

    Avevo 12 anni quando uscì questa storia, e avevo da poco iniziato a comprare la serie regolare di Tex, dopo averlo conosciuto leggendo TuttoTex. Non saprei dire quante volte ho cercato di ricopiare gli splendidi disegni di Ticci, così diversi da quelli di Villa che avevano illustrato la storia precedente (La Tigre Nera) eppure meravigliosamente dinamici ed evocativi. E poi, come non immedesimarsi con la tragedia vissuta da Tiger e non lasciarsi inumidire gli occhi come quelli di Carson, infastidito da un bruscolino? Anche per me Furia Rossa merita il massimo: 10 alla sceneggiatura, 10 ai disegni. Un'ultima annotazione. Quando è apparso il Texone di Villa, molti si sono meravigliati di Tiger che stacca la testa a uno dei componenti della banda degli Apache e la lancia nel campo avversario per distrarre i guerrieri. Ecco, se si ricorda bene la ferocia di Tiger in cerca di Taniah, allora non ci si può sorprendere molto.
  14. F80T

    [591/592] L' Uomo Di Baltimora

    Una banda di malviventi che intende rapinare una banca. Un soggetto visto e rivisto. Che noia... E invece no, perché Faraci allestisce una storia frizzante, grazie - in particolare - alla bella figura di Lord Hodson. Non male anche la descrizione del rapporto padre/figlio tra Tex e Kit. Notevole il personaggio dello sceriffo Cameron, che dimostra nel corso della vicenda tutta la sua debolezza, condita dal senso di inferiorità nel confronti di Tex, e che infine si riscatta, nobilitando la stella da sceriffo che portava sulla camicia. Che peccato che poi Faraci si sia perso per strada... Buoni i disegni di Bruzzo.
  15. F80T

    [606/607/608]Caccia Infernale

    Che sorpresa, dopo aver letto Caccia infernale in queste lunghe giornate di isolamento da coronavirus, trovare sul forum un topic lunghissimo e molto animato. A me la storia è piaciuta abbastanza. Non un capolavoro, ma comunque un racconto gradevole. Tra i pro inserisco il ruolo di Tiger Jack, presentato per quel che è, un formidabile guerriero; e la figura di Parkman. D'accordo, pur a distanza di otto anni, con Leo nel ritenere che questa sia la storia dell'ex ufficiale. Meno d'accordo nel ritenere infelice la scelta di far partecipare tale personaggio all'atroce massacro di Pima indifesi. A mio giudizio, Boselli ci ha voluto dipingere un Parkman umano, e per questo contraddittorio. E' animato dal desiderio di redimersi, ma si lascia coinvolgere in un'azione infame; poi cerca di autoassolversi, raccontando a se stesso di non aver compreso la portata del suo gesto. Non è forse vero che il mondo è pieno di ferventi religiosi che poi mostrano soddisfazione nel leggere del naufragio di migranti dalla coste libiche? O di volontari a tutela degli animali d'affezione abbandonati che non si recano mai a trovare il nonno collocato in una casa di riposo? Forse che a volte non sentiamo crescere dentro di noi un istintivo desiderio di violenza, magari quando subiamo un torto, pur desiderando ardentemente un mondo liberato dal male? Siamo umani, spesso meschini, a volte contraddittori. E nel confronto con Parkman, evidentemente, risalta la statura morale di Tex. Tra i contro, invece, la figura di Revekti, che anche per me si è rivelata sbiadita rispetto alle aspettative che la trama aveva in precedenza creato; e l'insipienza di Laredo, che però forse l'autore ha voluto intenzionalmente lasciare in disparte. Belli i disegni.
  16. F80T

    [135-137] Diablero!

    So che il mio commento è eretico, e che io rischio (giustamente, forse) di essere immediatamente ricoperto da pece e piume... ...ma ho trovato Diablero! una storia sconclusionata. Arrivato alla fine dell'avventura, è rimasto privo qualunque risposta un interrogativo assillante: quale sentimento anima Mitla? Perché provoca la trasformazione di Guaimas in un diablero? Perché ha bramosia di sangue? Qui non si tratta della banalità del male, né della follia che genera mostri. Come giustamente osservato in una datata recensione, "ci sembra di capire che nessun'altra motivazione che quella di spargere il male intorno a sè, abbia spinto Mitla in mezzo alle cime della Sierra del Hueso a seminare il terrore tra il popolo Apache. Forse una specie di prova generale prima di mettere in atto qualche progetto di più ampio respiro" (fonte: https://www.ubcfumetti.com/pers/mitla.htm). Ecco, proprio l'irragionevolezza e la gratuità del comportamento di Mitla mi lascia basito e mi impedisce di apprezzare la storia. Forse il mio giudizio è condizionato dalla mia scarsa affinità con le (pur canoniche) avventure di Tex venate di horror. Ma siamo sicuri che se una storia così venisse riproposta oggi da Boselli sarebbe accolta da giudizi positivi?
  17. F80T

    [Maxi Tex N. 26] Caccia a Tiger Jack

    Se non ricordo male, un po' di tempo fa Boselli ci spiegò perché a lui Maxi e Magazine piacciono. Si diverte a farli e (soprattutto, aggiungo io) danno lavoro a sceneggiatori, disegnatori e redattori. Ebbene, non posso che condividerne al 100% le finalità perseguite e mi guardo bene di criticare l'esistenza del Maxi, che anzi da un paio di anni ho ripreso a comprare regolarmente, dopo averlo evitato per un po'. Solo che vorrei che avesse una caratterizzazione più forte, come quella che hanno il Texone, i cartonati e (piaccia o non piaccia) anche il Color breve. Invece, se non ricordo male (non ho con me i volumi, che si trovano per ragioni di spazio a casa dei miei genitori, che a causa della pendemia non posso raggiungere) è capitato più volte nelle ultime uscite che le storie proposte avessero una lunghezza pari a 110 pagine o un suo multiplo. In tali ipotesi, è legittima una domanda: perché la storia è stata pubblicata sul Maxi e non sulla serie regolare? Qual è il discrimen? Ecco, da questa prospettiva può sembrare che il criterio di distribuzione delle storie sia qualitativo: sulla serie regolare le storie ritenute più valide, sul Maxi quelle meno riuscite. Ribadisco, il mio non è un giudizio di valore in termini generali, bensì l'invito a dare una più marcato carattere alla serie. Per rispondere alla tua domanda, avevo commentato a suo tempo l'opera di Ruju e Rossi: "(...) abbiamo due avventure che si sarebbero potute benissimo leggere sulla serie regolare. La città corrotta nasce da un'idea che mi sembra abbastanza originale e che viene sviluppata adeguatamente, per quanto vi sia qualche colpo di fortuna di troppo (la scoperta dei corpi) (...) Anche i disegni di Rossi mi sono piaciuti molto". Quanto all'opera di Ruju e Nespolino (penso che ti riferisca a Deserto Mohave), che non ho avuto modo di commentare in questa sede, ebbene non mi ha esaltato: mi sembra che la sceneggiatura fosse piuttosto debole rispetto a un buon soggetto.
  18. F80T

    [Maxi Tex N. 26] Caccia a Tiger Jack

    Completata la lettura del Maxi, devo riconoscere che la seconda storia è piuttosto debole. Innanzitutto, a parte la splendida Alithia, il livello dei disegni mi è sembrato inferiore allo standard a cui siamo abituati. Posso serenamente affermare, infatti, che ho preferito di molto l'aspetto grafico del primo dei due episodi, pur non essendo Cossu uno dei disegnatori da me preferiti. Anche la sceneggiatura mi è parsa esile, e sicuramente non all'altezza delle belle prove che negli ultimi albi di Tex e soprattutto di Tex Willer Ruju ci sta offrendo. Lo spunto interessante, il veleno che opera lentamente, minando l'equilibrio dell'antagonista, non mi pare adeguatamente sviluppato e sono rimasto deluso dal fatto che, alla fine, non sia stato il veleno ad uccidere Bill Gunning. Ultima notazione: a mio giudizio il MaxiTex ha un senso se consente lo sviluppo in un unico albo di una lunga storia, come fu per Oklahoma o, più di recente, per Nueces Valley; o se raccolga più racconti di lunghezza anomala, non facilmente inquadrabili nella scansione della serie regolare. Non ne capisco la funzione se viene destinato a ospitare storie che, per dimensioni, avrebbero potuto tranquillamente essere pubblicate nella serie regolare. Una simile conformazione lascia intendere che si tratti di una pubblicazione destinata a ricevere gli "scarti" della serie regolare.
  19. F80T

    [Maxi Tex N. 26] Caccia a Tiger Jack

    Ho letto il primo dei due racconti inseriti nel Maxi e il mio giudizio è positivo. Tutti ricordiamo la triste sorte subita da Taniah, e per questo la caccia senza tregua, che Tiger Jack conduce contro gli autori della tratta delle squaw, ci risulta particolarmente credibile. Anche a me ha fatto piacere vedere Tiger protagonista di un'azione quasi in solitaria, così come era stato proprio in Furia Rossa. Infine, sebbene Cossu non sia uno dei miei disegnatori preferiti, questa volta ho trovato il suo tratto particolarmente gradevole.
  20. F80T

    [488/489] Matador!

    Avevo letto Matador! un'unica volta, alla sua uscita nel 2001. Non avevo amato particolarmente la storia, forse per la sua ambientazione, il mondo della corrida, non consueta per un lettore di Tex. Riletto a distanza di quasi vent'anni, mi sono ampiamente ricreduto. L'unico neo è, paradossalmente, il formato dell'albo, che penalizza la meticolosità con cui Capitanio ha illustrato i dettagli di ogni singola scena. Splendida, in particolare, la cerimonia della vestizione. Molto buona la sceneggiatura. Come in altre occasioni, a chi evidenza che il ruolo di Tex non è ben centrale nello sviluppo della storia, oppongo che Tex è l'indiscusso protagonista della saga, il che non impedisce che in alcune storie assuma un maggior rilievo il ruolo di qualcuno dei comprimari.
  21. In molti post ho letto che le storie con meno di 220 tavole mal si attagliano a Tex. Certo, le avventure del nostro ranger necessitano spesso di un respiro ampio come le gli spazi del West. Ma ciò non significa che una buona sceneggiatura non si possa esaurire anche in un centinaio di pagine. Questa di Ruju è ottima: serrata, mai banale, con un Tex irruento e generoso, e ovviamente risolutivo. Anche comprimari e antagonisti sono ben delineati. Di elevato livello, infine, i disegni. Anche io penso che la nuova serie sia libera da alcuni paletti che in qualche modo rendono più difficile la gestione della serie regolare. Appunto, per paletti intendo quei tratti del vissuto dei personaggi principali, dai quali lo sceneggiatore non può prescindere e che evidentemente orientano la scrittura. Per fare qualche esempio: 1) Tex e Carson sono rangers conosciuti in ogni angolo del selvaggio West; difficile che possano infiltrarsi tra le bande di criminali; 2) Tex non può avere avventure galanti perché l'unico amore della sua vita è Lilith; 3) Tex può girovagare in lungo e in largo per l'America e oltre, ma alla fine deve sempre ritornare dai suoi Navajos; 4) Lo steso dicasi per Carson, che ormai abita stabilmente alla riserva; 5) Tex è un ottimo conoscitore di uomini e molto raramente si sbaglia nello scrutare a fondo nel cuore delle persone che gli si pongono davanti. A mio avviso, scrivere nuove storie rispettando le caratteristiche e la biografia del nostro eroe e dei suoi pards è un'impresa veramente ardua, per cui sono grato a chi si cimenta e, ancor più, a chi ottiene buoni o addirittura ottimi risultati. Di contro, nella nuova collana abbiamo un Tex giovane, fuorilegge, girovago, non indifferente al fascino femminile. E' chiaro che la fantasia degli Autori si possa muovere in molte più direzioni.
  22. F80T

    [712/713] I forzati di Dryfork

    Tornando all'oggetto del topic, l'avventura disegnata da Jacopo Rauch è stata, ai miei occhi, ritmata e avvincente. Concordo con chi ritiene che l'evasione sia stata ricostruita con una certa superficialità: non è pensabile che un istituto penitenziario sia edificato in modo che dall'esterno si possa spare senza problemi dentro. Altrettanto implausibile è che si sia riusciti a porre delle cariche di dinamite proprio a ridosso delle mura del penitenziario senza essere intercettati dalle guardie carcerarie. Ma la trama è avvincente, e i difetti sono passati in secondo piano. Mi è piaciuta la caratterizzazione degli antagonisti e il ruolo rivestito da Carson. Sul piano grafico, qualche perplessità mi hanno destato alcune tavole, in cui ho stentato ad orientarmi.
  23. F80T

    [171/175] Il Laccio Nero

    Ne avevo sentito parlare... A parte gli scherzi, ho iniziato a leggere Tex proprio sulle ristampe: approfittavo dei TuttoTex che acquistava mio zio; quindi mio padre un giorno mi portò a casa i primi dieci numeri di TuttoTex, quelli su cui c'erano le storie che aveva letto e amato da giovane. Poi, però, ho deciso di comprare i numeri solo i numeri inediti. Attualmente non avrei proprio lo spazio per permettermi l'intera collana. Anzi, la mia collezione è ancora custodita a casa dei miei, in un'altra città. Questi volumi brossurati, tuttavia, mi consentono di avere nella loro interezza alcuni capisaldi dall'epopea texiana. E ne sono molto contento.
  24. Uomo. C'è un semplice errore di battitura, forse dovuto all'ora tarda in cui ho scritto sul forum.
  25. F80T

    [171/175] Il Laccio Nero

    Grazie alle pubblicazioni brossurate (nella specie, Quartiere cinese) sto recuperando alcune grandi storie che non fanno parte della mia collezione, iniziata nel 1992 con il n. 382. Spero che tale collana continui con successo, consentendomi di rileggere (o, in alcuni casi, leggere per la prima volta) grandi classici texiani. Quanto a Il laccio nero, c'è poco da aggiungere alle valutazioni positive che precedono il mio intervento. Mi limito a sottolineare la levità con cui Tex e i suoi pard affrontano le prove più difficili. Una leggerezza che, per un certo periodo, si è andata perdendo, ma che ho ritrovato in alcune importanti storie recenti (tra tutte, Tex l'inesorabile).
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