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Messaggi pubblicato da Black Jim
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<span style="color:red">1 ora fa</span>, demetrio dice:
Ma la recente ristampa ha i testi e i disegni originali?
No, in effetti riporta "uomini" e non "scagnozzi" però è cartonato.
Nell'apposito Thread del Book il Sassaroli conferma che Nuova Ristampa, Classic e Book sono identiche.
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Il 21/12/2024 at 14:14, laredo dice:
Se ci sarà una nuova ristampa mi piacerebbe un edizione cartonata, come il super book di Dylan Dog, naturalmente con le cover, i testi e i disegni originali..
Niente da dire, sei stato buon profeta!
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<span style="color:red">28 minuti fa</span>, Letizia dice:
Una cosa che ho apprezzato tantissimo sono gli antioriglioni...
Master è in leggera difficoltà...
Ma interviene Tex ...
Come come come?E Tex... come cavolo faceva a sapere...?
Il gambler ha cantato.
Ma va?...
Tecnica narrativa superlativa.
Giusto, il tutto risulta molto più "economico", coeso e dinamico.
<span style="color:red">1 ora fa</span>, borden dice:Sbagliato. Nei romanzi di Ed Mc Bain il Sordo, supercriminale ricorrente, commette sempre un banale errore.Succede perfino a cattivi di Superman e Batman. E ad Ellery Queen, nonostante sia l'eroe. La Kidnappers Inc è un' organizzazione. Non possono essere tutti dei geni infallibili. In nessuna organizzazione lo sono. Neppure alla Casa Bianca.
👍 Vero, nessuno è infallibile
-anche se ci piace a tutti pensarci come tali!
- e tanto meno lo sono le organizzazioni, di qualunque tipo siano.(Semmai le organizzazioni hanno la struttura per limitare la portata dei loro errori).
È vero che la realtà risulta persino più fallibile della letteratura*, ma perchè anche un "cattivo letterario" non dovrebbe poter inciampare in un errore banale** purché ben narrato?
Alla fine è spesso così che nella realtà vengono presi truffatori, criminali e pure spie.
Forse è più la caratterizzazione simil-infallibile di certi cattivi che a volte andrebbe limitata e contestualizzata, anche perchè diversamente... finirebbero per vincere.
*Quella del biglietto perso coi numeri di telefono dei complici è epocale, ma i casi dei topi di appartamento-per altro professionisti- che perdono i documenti sul posto sono innumerevoli.
** Ricordo un esempio ben raccontato in Turtledove (La Legione di Videssos): l'antagonista, terribile stregone -IN TEORIA infallibile- sta evocando uno sciame di demoni per annientare il nemico durante una battaglia, ma perde la concentrazione e il primo demone dello sciame prova ad attaccarlo; lui per punirlo "in un impeto di crudeltà" recide il legame del demone con il suo sciame: solo che intanto la massa della battaglia avanza e lo stregone non ha più modo di completare l'incantesimo ricollegando lo sciame al demone, per cui dovrà accontentarsi dell'opera dell'unico demone: un unico attimo di distrazione o di esitazione, un indulgere alle passioni... e la battaglia è persa.
Poi chiaramente questi sono momenti sempre delicati ed è chiaro che, per narrarli efficacemente, occorre talento e mestiere, ma mi sembra che in questo caso non manchino proprio.
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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Black Jim dice:
Al di là della battute, concordo tranquillamente che il canonico istinto di "conoscitore di uomini" di Tex qui sia venuto meno, ma non solo OGNI TANTO si possono ammettere eccezioni, ma, soprattutto, la storia rimane bella nella sua tragicità...
Be', a dire il vero c'era anche questo pezzo.
Comunque, immaginavo già che avremmo visto la cosa diversamente, quindi mi limito a prenderne atto.
Un caro saluto
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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Letizia dice:
Chissà perché a pag. 60 del n. 776 Tex dice testualmente: ... chi si trova in punto di morte non mente.
E si riferiva a un delinquente in punto di morte non a un amico.
GIà ma quello era Nizzi e questo è Boselli.
Che vuoi che ne sappia Boselli?
Bè, Boselli è saggio e in più, evidentemente... ha letto Fuga da Anderville* 😅, il povero Tex, invece no -la stava vivendo- e forse ALLORA era anche meno saggio (dopo tutto si tratta di un episodio giovanile e per di più di guerra).
Nel 776 ormai, però, Tex ha IMPARATO la dura lezione, perchè è comunque un grand'uomo e si rialza e riparte!
[* E visto che è anche dotto
-detto senza alcuna ironia-,
direi che ha letto pure l'Iliade, opera in cui addirittura i morenti profetizzano il vero].
Al di là, delle battute, @Letiziaconcordo tranquillamente che il canonico istinto di "conoscitore di uomini" di Tex qui sia venuto meno, ma non solo OGNI TANTO si possono ammettere eccezioni, ma, soprattutto, la storia rimane bella nella sua tragicità e perciò ribadisco che concordo col commento di @ymalpas 👍
che "rende ragione" in quest'ottica degli aspetti meno canonici, "nolittiani" o della scena in cui Tex non riesce a proteggere Tom.
<span style="color:red">5 ore fa</span>, Leo dice:Il finale del bel commento di Ymalpas inquadra perfettamente il capolavoro che è questa storia.
E allo stesso modo concordo con @Leo 👍
👋
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Il 06/09/2007 at 10:05, ymalpas dice:
In una chiara mattina di settembre, un treno corre attraverso le aride praterie del New Mexico.- Che il diavolo ti porti Tex! Vuoi deciderti a dirmi dove stiamo andando ?
E il vecchio cammello riceve dal suo pard una misteriosa lettera, scritta da un certo Howard Walcott di Richmond, che in un’incerta grafia, contiene il seguente messaggio:
Caro Willer, dopo tanti anni credo di potervi rivelare la verità sul conto dei miei nipoti John e Leslie.
E Walcott deve essere un tipo maledettamente importante se gli basta scrivere poche righe per far schizzare il nostro tizzone d’inferno sul primo treno per la Virginia, commenta mellifluamente Carson.
- Al diavolo, se avessi saputo che intendevi portarmi in capo al mondo, avrei preferito starmene ad oziare nella riserva.
- Però non immagini quello che perderesti, mi hanno detto che a Richmond ci sono dei fantastici varietà con ballerine francesi che…
- Ballerine francesi ?
- Già… e pare che si presentino al pubblico con piccanti calze a rete… Comunque se vuoi scendere devi deciderlo in fretta, perché stiamo giusto per arrivare a Albuquerque.
- Scendere ?... Vorrai scherzare satanasso! E con che coraggio potrei mai presentarmi a tuo figlio dicendogli che ti ho abbandonato nel corso di una missione ? Non pensarci nemmeno Tex! Il tuo vecchio pard non ha molta simpatia per i treni ma non ti lascerà andare solo in una città sconosciuta, piena di insidie, di pericoli…
- … e di ballerine francesi!Una vecchia storia da raccontare è proprio quello che ci vuole per ingannare il tempo durante un lungo e noioso viaggio in treno. Una storia che è un itinerario a ritroso nel passato di Tex, quello triste, amaro e cruento della guerra civile americana.
Ma oltre che rinverdire i fasti della bonelliana Tra due bandiere ( n° 113 ) questa avventura ha il merito di tingersi fin dall’apparizione dell’oscura lettera del vice governatore della Virginia, di un giallo a tinte forti.
Eravamo nel 1864, racconta Tex, in settembre era caduta Atlanta e in novembre il presidente Lincoln era stato rieletto. Dopo la battaglia di Shiloh in cui vidi in tutto il suo orrore il vero volto di quel maledetto conflitto che opponeva fratelli a fratelli, promisi di non sparare più un solo colpo di fucile… E da quel momento, sfruttando il suo accento texano che gli permetteva una libera circolazione negli stati confederati, Tex si limita a prestare pacificamente la sua opera ai nordisti scortando mandrie di bestiame destinate alla sussistenza delle truppe o accettando di recapitare messaggi da un comando militare all’altro.
Fu appunto nel corso di una di queste missioni, continua Tex, che feci la conoscenza dello schiavo Tom e quindi del suo padrone, John Walcott.
In un paese che la guerra aveva profondamente diviso ideologicamente in due radicate fazioni, non è strano fare la conoscenza di un originale tenente nordista, nato e cresciuto tra le piantagioni di cotone del profondo sud della Virginia, che appoggia la causa antischiavista. Per John Walcott, il nord è storicamente dalla parte giusta e rappresenta l’avvenire, a differenza del sud, che con le sue sterminate piantagioni di tabacco e di cotone, è l’immagine di un passato ingiusto da cancellare. Inguaribile ottimista e amante del rischio, la vita senza il rischio è una minestra insipida, ma anche molto affabile, John Walcott è il Damned Dick della storia, l’amico solare e luminoso di Tex.
L’altro nipote, il tenente sudista Leslie, è invece il classico bellimbusto gallonato che se ne sta impettito come se avesse ingoiato una scopa. Per lui i grandi industriali del nord vogliono solo rovinare l’economia del sud e sostituire le piantagioni con fabbriche e commerci d’ogni genere. Autoritario, sicuro di se e arrogante, provoca Tex che non lo ha in simpatia e lo accusa di essere una spia nordista. Tra i due sono subito scintille. Ma Leslie è un cattivo inconsueto, integerrimo e integro moralmente, un uomo sinceramente legato alla causa del sud ma nella sua anomalia anche un dannato figlio di coyote, che la sera stessa non esita a inviare una pattuglia sulle tracce di Tex e dello schiavo Tom che si è unito a lui, con la speranza di acciuffarli e appenderli all’albero più vicino.
I cugini Walcott sono così diversi e trincerati nelle loro idee e pensieri che lo zio Howard, che veglia premurosamente su di loro, ha imposto addirittura un patto di non belligeranza. Funzionario della Tesoreria di Stato, il vecchio Walcott è un tipo quadrato, padrone di se, ma anche un uomo bonario che cerca di barcamenarsi come può tra i due galletti della famiglia ( anche se la sua simpatia va velatamente tutta al nipote John ).
Quest’ultimo ha ricevuto l’ordine di attaccare un convoglio sudista guidato dal cugino Leslie, che trasporta una cassa piena di lingotti d’oro, appartenenti al tesoro della confederazione. Il drappello confederato, colto di sorpresa resta in breve tempo decimato dall’assalto e John provoca la fuga del cugino. Al sangue non si comanda. Così il giorno dopo, mentre il reparto nordista è impegnato nel guado di un tratto acquitrinoso, è raggiunto e attaccato da una compagnia sudista, che superiore di numero ha ben presto il sopravvento. La cassa ha l’aspetto piuttosto solido ed è chiusa con un robusto lucchetto, ma quando il capitano la apre, sorprendentemente si rivela colma di pietre.
Mistero.
La tappa successiva per l’ufficiale nordista è il tristemente famoso campo di Anderville, che ricorda storicamente quello di Andersonville, North Carolina. Immerso in un malsano ambiente paludoso era il più malfamato dei campi sudisti. Vi erano stipati non meno di trentamila prigionieri, un terzo dei quali morì a causa delle malattie provocate dalla denutrizione, dalla sporcizia e dai continui maltrattamenti.
Il maggiore Dark, del III° Cavalleria del Kentucky, nel tentativo di recuperare l’oro, affida a Tex il compito di inoltrarsi in pieno territorio nemico e liberare John Walcott. Così il ricco uomo d’affari sudista Edgard Tennyson, munito di un salvacondotto con la firma abilmente falsificata del generale Lee e il suo schiavo Tom ( un tipo piuttosto sveglio e buon conoscitore di quelle regioni ), si incamminano sulla via che conduce ad Anderville. Sosta e ristoro nel primo villaggio che incontrano nella loro strada verso sud. Ma nei ristoranti i negri non sono ammessi. Storie, ti ho detto che pranzeremo insieme e così sarà! dice Tex con una veemenza che non ammette repliche. E il ristorante prescelto, guarda caso, è quello della canaglia Hank, un sudista tutto d’un pezzo, che si è allontanato con i clienti verso la stazione, per vedere le truppe che partono al fronte… Dopo che si saranno spellati le mani ad applaudire, dice sarcasticamente la vecchia madre e gli sarà venuta la gola secca a furia di strillare i loro inni patriottici, si ricorderanno di avere fame e torneranno qui e io, dovrò sgobbare per servirli tutti assieme! Per lei i soldi non hanno colore ma Hank potrebbe avere qualcosa da ridire! E lo schiavo Tom mangia e ha una fretta del diavolo di consumare il suo pasto, non tanto per la fame quanto per la paura di vederselo comparire di fronte. Ed ecco infatti che il figliol prodigo ritorna nel ristorante. Hank, sbalordito da quello che vede, apostrofa minacciosamente il povero schiavo, che sta finendo di mangiare, coprendolo di insulti e imprecazioni razziste:
- Ascoltami negro, hai scambiato il mio locale per una stalla ? Lo sai dove sono appena stato, negro ?... a salutare i nostri ragazzi che vanno a farsi ammazzare per difendere il nostro sacrosanto diritto a decidere da soli cosa fare o non farne dei fottuti musi di carbone come te ai quali il presidente yankee ha promesso di restituire la libertà!
Termine fottuti a parte, è risaputo che Tex Willer, come ogni buon cristiano, non tollera essere disturbato mentre mangia. Non gli lascia quindi il tempo di continuare e dà inizio ad una delle sue classiche spazzolate, che fanno volare le pulci di dosso al malcapitato ristoratore. Sai usarla quella sedia? dice rivolto a Tom, ti do un consiglio, usala! E all’improvviso quello che poco prima era un povero e tremante schiavo del sud, prende coraggio e coscienza della forza dei suoi diritti e con le sue mani, che sembrano due badili, inizia a picchiare e scardinare le mascelle dei sventurati avventori. Un episodio tipicamente bonelliano, che mostra quanto Nizzi seppe trarre dalla tradizione, recuperando dal passato non solo espressioni verbali o situazioni peculiari, ma anche lo spirito che animava il personaggio nato dalla penna di Gianluigi Bonelli. Semplicemente grande.
Il cammino per la roccaforte di Anderville è però ancora lungo e pieno di insidie. Giunti a un ponte, che per la sua posizione strategica è presidiato da un folto gruppo di soldati sudisti, Tex mostra il salvacondotto e tutto sembra miracolosamente procedere per il meglio ma ecco che da una tenda dell’accampamento, a rovinare tutto, appare improvvisamente il tenente Leslie Walcott, che obbliga i due ad un precipitoso salto nel fiume, l’unica via di fuga davanti a un fuoco incrociato da parte dei confederati. Appiedati, ecco che Tex e Tom giungono ad una fattoria. Rubare ( i cavalli )? Ci limiteremo a requisirli come preda di guerra! I due si avvicinano alla casa e si separano, il negro si infila nel pollaio dove semina un po’ di gazzarra tra i pennuti, il tanto che basta per svegliare i proprietari. E mentre il padre imbraccia il fucile, il figlio Jed, con una smorfia di piacere stampata nel viso, pensa tra se: “ci sarà da divertirsi, quando ha un maledetto negro tra le mani, pà diventa una furia” e va dritto ad infilarsi nella scuderia, dove Tex lo aspetta pronto a rifilargli una sberla. Il ragazzo scelto da Ticci per raffigurare il volto del profondo sud razzista tradisce una scarsa intelligenza già a partire dai lineamenti facciali.
Tre giorni dopo è la volta dell’arrivo al campo di Anderville… una fortezza immensa e impenetrabile. John non mangia da quattro giorni, povero John, sembra lo spettro di se stesso e i nordisti come lui crepano di fame e stenti come mosche. Il sud è in ginocchio e i soldati, che la guerra ha reso disumani, non vogliono togliersi il pane di bocca per nutrire le diverse migliaia di prigionieri. Ma il tenente Walcott, pur estenuato dal lungo digiuno, tiene testa al comandante del campo, che dice: "Quel vostro Lincoln è un grande furbacchione. Con una mossa ( l’emendamento alla costituzione che abolisce la schiavitù ) si è guadagnato la simpatia di mezzo mondo e come se non bastasse, Shermann ha conquistato Savannah e nessuno riuscirà a fermare la marcia delle sue truppe verso il sud". Il comandante non si fa illusioni e non si chiama Leslie Walcott, per lui ciò che conta è solo l’oro della Confederazione, per rifarsi una vita. Ma John tiene duro e ripete con una cadenza monotona che dell’oro, lui non sa proprio niente! Il comandante, poco propenso a credergli, non si rassegna. John non è mai stato il tipo dell’idealista tutto d’un pezzo, a West Point era un cadetto indisciplinato e ribelle, incapace di sottostare al regolamento e anche la scelta di campo in guerra rivela in lui una certa dose di opportunismo. È fin troppo chiaro che il tenente nordista ha le sue stesse mire e mente per impossessarsi dei lingotti alla fine della guerra. Ma John Walcott deve prima uscire vivo dal carcere di Anderville e il comandante ha in serbo per lui il più penoso e ripugnante dei lavori nel campo di prigionia: il trasporto dei cadaveri nella palude, dove la sepoltura non è cristiana e i corpi sono ingurgitati dalle sabbie mobili.
Tex aspetta l’occasione giusta per entrare nel campo, occasione che gli viene offerta fortuitamente da una colonna di trenta uomini che devono rimpiazzarne altrettanti, che da Anderville saranno trasferiti al fronte. Il nostro tizzone d’inferno riesce a sostituirsi a uno dei soldati e indossata la divisa del nemico, varca insieme al drappello sudista il portone d’ingresso del campo.
Ma il progetto di fuga è già in pericolo, John è sul punto di essere trasferito in un carcere meno duro, grazie alla supplica del cugino Leslie indirizzata al presidente Davis in persona. Bisogna agire il giorno stesso e Tex, che ormai l’idea delle sostituzioni incomincia a divertire parecchio, decide di far evadere John che sul carro dei morti destinati alla palude dovrà fingersi leggermente defunto, mentre lui prenderà il posto di uno degli uomini della scorta. Ma proprio all’ultimo momento, la recluta sudista alla quale Tex aveva rubato la divisa, legata e imbavagliata male da Tom, riesce dopo molti sforzi a liberarsi e a dare l’allarme: c’è una spia nel forte! Ma il carro ha tutto il tempo di lasciare il campo, è semmai il ritrovamento della guardia di scorta che Tex aveva stordito, a mettere sul chi vive il comandante del campo che scatena immediatamente una caccia all’uomo. Lo schiavo Tom, ritenendosi responsabile, noblesse oblige, prende la difficile e coraggiosa decisione di sacrificarsi per i compagni, rallentando l’avanzata della pattuglia… Addio Tex! ...addio signor John! Se un giorno i miei fratelli di razza saranno liberi, lo dovranno anche a uomini come voi! Claudio Nizzi sostituisce la parola padrone con quella di signore, e quella di schiavo negro con fratelli di razza, una finezza la sua, che non passa inosservata. Tex si accorge troppo tardi dell’assenza di Tom e vorrebbe tornare indietro, ma John lo trattiene, sarebbe una mossa inutile che renderebbe vana la morte dello schiavo. Bang! Bang! I negri sono portati per la musica… vi piace la mia bastardi ?Ma i sudisti ormai hanno raggiunto Tom e il suo fucile è scarico… viva… l’Unione… sono le ultime parole che dice e sono quasi il lamento di un popolo che si batte per la causa del nord e la sua libertà. È un boccone amaro per il nostro tizzone d’inferno e come tristemente confessa a Carson, ci ha messo parecchio tempo prima di mandarlo giù!
Il racconto prosegue, sempre più avvincente. Quella sera dopo aver messo il maggior numero di miglia possibile tra loro e il campo di Anderville, Tex e John trovano rifugio in un vecchio fienile abbandonato. È venuto il tempo di chiarire la storia dei lingotti scomparsi. Io non so niente di quell’oro! John nega anche di fronte all’amico di essere il responsabile del dileguamento dei lingotti. E se con i confederati non ha cercato di discolparsi è solo perché avrebbe gettato l’ombra del sospetto sulla sola persona che era stata in possesso di quella cassa prima di lui e che su quell’oro doveva saperla lunga… suo cugino Leslie! Per la barba di Giosafatte! tuona Carson, un dannatissimo colpo di scena, ma ci avrei giurato, per giove! …quel piccolo bastardo di Leslie, soldato integerrimo e patriota tutto d’un pezzo era in realtà un vero ladrone!
Tex e John sono più cauti nel loro giudizio. Il viaggio di ritorno a Richmond non presenta difficoltà, il ranger sa ormai come muoversi nel territorio nemico. Il vecchio Walcott è felicissimo della liberazione del nipote, ma un ombra si addensa sulla sua fronte, l’uomo ha paura di quello che potrebbe succedere tra i due cugini, l’oro è un perfido consigliere… Nega dunque di sapere dove sia Leslie e consiglia a John e Tex di trasferirsi in una piccola casa nel centro di Richmond, dove il vecchio servo Nathan li accompagnerà. È proprio quest’ultimo a rivelare ai due che Leslie si trova in realtà nel vicino quartiere generale dei sudisti. John è una figura troppo nota nella piccola cittadina per potersi avventurare alla ricerca del cugino. Così poco dopo è Tex a mettere le mani su Leslie e a convincerlo a seguirlo, ma il tenente sudista, che ha una profonda antipatia per il ranger, avvistata una pattuglia di ronda, non resiste alla tentazione di dare l’allarme e darsi quindi alla fuga per le stradine del quartiere. Tex lo insegue fumante di rabbia, ma una voce amica prima richiama Leslie in un vicolo oscuro e poi gli spara un colpo di pistola a bruciapelo in pieno petto: mi dispiace Leslie… ma dovevo farlo! Poco dopo davanti al cadavere ancora caldo finisce l’inseguimento del nostro tizzone d’inferno. Un pensiero folle gli attraversa la mente… Tex corre verso la casa dove John dovrebbe aspettarlo, se anche arriva prima di me, lo troverò col fiato grosso e sarà una prova sufficiente.
Ma nella casa non c’è nessuno. È un indizio che pesa come una grossa pietra sul collo del tenente nordista. È anche un rapporto di profonda amicizia tra due uomini uniti dalla guerra, che dolorosamente si incrina. Insomma, John ti aveva preso per il naso! …se ho ben capito, dice Carson, era stato lui a grattare l’oro e adesso aveva chiuso la bocca al cugino che poteva smentirlo…
Ma il comportamento di John è sempre più imprevedibile, Tex lo ritrova infatti una settimana dopo presso il reggimento del maggiore Dark. Quel ragazzo non finiva di stupirmi… mi raccontò che mentre aspettava di vedermi tornare con Leslie, un sasso era stato gettato nella casa, con un biglietto che lo avvertiva di fuggire perché i confederati lo avevano scoperto. Le parole di John Walcott sono sempre meno convincenti e l’oro deve trovarsi non troppo lontano da quei territori, non c’è altra spiegazione, conclude il ranger, che non troverà conferma alle sue astruse supposizioni. John Walcott muore improvvisamente alcuni giorni dopo per lo scoppio di una granata, nel corso di un bombardamento, portandosi con se il suo mistero. Le sue ultime parole sono tutte per Tex: implora l’amico di tante avventure di conservare un buon ricordo di lui. Difficile.
Il lunghissimo flashback finisce qui, lasciando l’amaro in bocca. Tre giorni dopo, Tex e Carson sbarcano davanti alla residenza di Howard Walcott. Il fedele Nathan, incanutito, li accoglie con un malinconico commento che sottolinea ancora di più il triste decadimento dei valori: la vita qui non è più quella di una volta.
Howard Walcott, dopo i rituali convenevoli, invita Tex nel suo studio privato. È il momento della verità sui due nipoti, i cui ritratti sono in bella vista sulla robusta scrivania.
Il vecchio ha il cancro e i medici non gli danno più di tre mesi di vita. Non diventerà il nuovo governatore della Virginia e non presenterà la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali. Ha poco tempo Howard Walcott e deve approfittarne per sistemare alcune faccende, una di queste è proprio la riabilitazione della memoria dei suoi due nipoti.
Inizia così un altro breve flashback, che ricostituisce la trama mancante della storia. Il vecchio rivive lucidamente quei drammatici momenti che videro la scomparsa dei due nipoti e vogliamo credere che siano stati l’ossessione di tutta la sua vita. Nella cassa i lingotti d’oro non c’erano mai stati… A quel tempo Walcott, approfittando della sua posizione nella Tesoreria confederata, aveva sostituito il prezioso contenuto con dei sassi. A guerra finita, quell’oro sarebbe servito per finanziare la sua carriera politica alla quale l’uomo teneva più di ogni altra cosa la mondo. Fatalità volle che fosse John ad attaccare quel carico e che il giorno dopo sia lui che la cassa finissero di nuovo nelle mani sudiste. John veniva spedito a Anderville, Leslie lo pregava ripetutamente di intervenire per ottenerne la liberazione o l’internamento in un campo meno duro, ma il vecchio Walcott non poteva mettere a rischio i suoi progetti, e così si augurava che l’amato nipote, da quel campo infame, non facesse più ritorno. Leslie sapeva che era stato lui a sigillare la cassa e Howard Walcott non poteva correre il rischio che i due giovani incontrassero. La verità sarebbe infatti venuta a galla. L'oro è un cattivo consigliere... Il nipote doveva essere eliminato e così fu commesso uno dei crimini più orrendi e vergognosi che si siano mai visti sulle pagine del nostro popolare fumetto.
La reazione di Tex davanti alla verità così meschina è furente, violenta e impetuosa. E incomincio col dirvi che siete l’essere più abietto che io abbia conosciuto in vita mia! La vostra sola vista mi fa rivoltare lo stomaco, Walcott! Quello che avete fatto è un abominio. Il vecchio sembra incassare con filosofia, salvo poi spararsi un colpo di pistola sulla tempia, a bruciapelo appena il ranger ha varcato la porta. Al vecchio Nathan, che chiede ragione dell’incomprensibile gesto del padrone Tex trova solo il coraggio di dire che Howard Walcott era logorato da una malattia più incurabile dello stesso cancro con cui la mano del destino l’aveva colpito: il rimorso! John era simpatico anche a me! … fino al giorno in cui un infame intrigo riuscì a sporcare la nostra amicizia con l’ombra del sospetto…
Nauseato dalle rivelazioni del vecchio Walcott, il ranger accusa il colpo, la cui portata è sconvolgente anche per un uomo solido come lui. Mai così duramente messo alla prova, Tex ha solo fretta di trovare un bar luccicante di specchi, un bel locale pieno di rumore e di gente, dove bersi un monumentale bicchiere di birra, in compagnia naturalmente del vecchio pard, che lo accompagna silenzioso, inforcando il cavallo lungo il triste viale che divide le immense piantagioni di cotone che si estendono ai lati, così mirabilmente disegnate da Giovanni Ticci.
Un Tex umanissimo nei suoi sentimenti, per una volta un uomo che sbaglia. La storica infallibilità del ranger è messa in dubbio da un infame intrigo che distorce la sua visuale dalla verità violata. Per vent'anni ha ritenuto più colpevole che innocente l'amico John. Nel trascinante alternarsi di colpi di scena, il genio di Nizzi sta proprio nel presentare al lettore un personaggio che anche nella debolezza dei suoi sentimenti è un grande. In cuor suo forse sente la sua amicizia tradita, ma i dubbi lo assalgono fino alla fine e la confessione finale di Walcott, l'ultimo capitolo di una tragedia familiare, dovrebbe essere in fondo liberatoria dei tormenti del suo animo, ma sappiamo tutti che in fondo non è così semplice liberarsi del proprio passato.
Una storia immensa che inizia con il più classico degli espedienti narrativi, il litigio burlesco sul treno, da commedia triviale, e si chiude con un finale tormentato, che si situa sul campo opposto del dramma vissuto.
@ymalpas Grazie, bellissimo riassunto-recensione e canonica o no, sempre una gran storia!
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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Letizia dice:
È ovvio che è un errore e che ho sbagliato secolo, volevo dire 2080.
👍Giusto!😅
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<span style="color:red">2 ore fa</span>, Letizia dice:<span style="color:red">2 ore fa</span>, Letizia dice:
1) storie asettiche senza tempo che possiamo immaginare tutte nell'estate del 1980
(anche se sono mille e non è temporalmente possibile, chissenefrega);
ogni storia inizia e finisce e non importa a nessuno quale cronologicamente viene prima o viene dopo
In linea generale, pur apprezzando i ritorni delle spalle storiche, preferisco le storie senza tempo, certo ambientarle nel 1980 sarebbe una bella innovazione: un ritorno al futuro, davvero!
😅
Mi scuso, non ho resistito: anch'io apprezzo la Trilogia di Martin e Doc.
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<span style="color:red">19 ore fa</span>, Condor senza meta dice:
La magnificenza di Gomez ai pennelli (artista immenso e in costante crescita qualitativa) è il giusto tributo di commiato al grande Gianfranco Manfredi.
👍
<span style="color:red">9 ore fa</span>, Magic Wind dice:Uno dei più grandi disegnatori della scena internazionale, indubbiamente.
👍
<span style="color:red">5 ore fa</span>, Arthur_Morgan dice:Sono entusiasmato come non mi accadeva da un po’. Sarà il fascino, la magia di una storia a metà albo..
I disegni sono straordinari. Le mimiche facciali che Gomez conferisce ai personaggi hanno una resa quasi reale.
I paesaggi, e le atmosfere che vengono fuori dai pennelli sono meravigliose, quasi palpabili
La storia inizia in media res, senza spiegoni su dove siano i pard, su cosa ci facciano lì.
I dialoghi sono incredibilmente scarni e ridotti al minimo, ma comunque incisivi.<span style="color:red">5 ore fa</span>, Arthur_Morgan dice:@Arthur_Morgan concordo in toto, disegni, mimiche facciali e pure le inquadrature scelte: tutto magnifico da vedere!
La storia promette proprio bene 🙂
<span style="color:red">9 ore fa</span>, Mister P dice:Non so inserire la copertina del numero precedente, dove comincia la storia.
Se fosse possibile, io lo apprezzerei, un domani l'inizio della storia sarebbe più facilmente rintracciabile (ri se petto al solo numero)pur con una copertina di un'altra vicenda.
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11 minuti fa, borden dice:
Ricordando a memoria... ti direi che la commedia iniziale era essenzialmente una beffa per fregare le sue prede del momento, non per farsi davvero creder morto e scomparire. Infatti Mondego ha poi trovato altri clienti, era sempre sempre sulla piazza, non era mica andato in pensione.
Norton, uno di quei clienti, ha assoldato un killer perché giustamente non si fidava della Legge, prona a obbedire al denaro e ai potenti. Ma poi incontra casualmente Tex, che è diverso, e decide di fidarsi di lui. E poi, certo, voleva che la verità emergesse. Si sacrifica per questo. Semplice , no?
Sul piano intelligente per uccidere Bethanie, beh, Mondego mica è Fantomas, fa quel che può, ci prova . Si è pure ritrovato Tex e Carson tra i cabasisi, poveraccio. E comunque alla fine ottiene ciò che vuole.
Chiarissimo, grazie mille!
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Riletta oggi nelle Storie di giugno 25 (che ha un buon redazionale sulla vicenda storica).Non avevo letto o non ricordavo il primo albo, mentre ricordavo bene il finale con Bethanie.
Storia bellissima che migliora ad essere letta per intero.Come hanno già detto altri, i fatti e le stragi più crude non vengono spettacolarizzate e, inoltre, i personaggi positivi come l'ingegnere e lo sceriffo ben contrastano col cinismo di Wagoman, Bethanie,e con i nostri che fanno il loro.
Ben caratterizzato il personaggio di Mondego, tragico quello di Bill Norton, ma interessanti anche le spalle come Hector o Raul e il primo sceriffo.
Rimane qualche possibile incongruenza logica o curiosità del tipo
1 Ma Mondego era "morto"(nella bella e terribile strage iniziale: Boselli ci fa ben capire che il killer sarà gentiluomo-forse- simpatico, geniale e leale verso gli amici sì, ma sicuramente sanguinario e senza pietà)! Perchè non ha portato avanti ad oltranza la commedia, nonostante gli indubbi vantaggi? Vanagloria(risparmia l'ingegnere perchè riveli com'è andata)?
2 Mondego, così effettivamente e (texianamente) geniale, non poteva studiare un ulteriore piano astuto per eliminare Bethanie? Quello messo in opera sembrava (e forse voleva proprio essere?) disperato.
3 Norton più o meno sedotto (o interessato seduttore di Bethanie) aveva veramente bisogno di procurare quelle lettere a Tex? Esita, optando per la legge mentre ha già assoldato Mondego, o vuole solo che cmq emerga tutto?
Ma appunto sono solo possibili:
nella lettura si sospende assolutamente l'incredulitá.
Ho apprezzato il finale tragico molto di più di quello del Tex in edicola (ma quello con Rick Master's rimane chiaramente un finale aperto), direi una storia da 9,5. Probabilmente per me la migliore di Boselli, meglio degli Invincibili e dei Sette Assassini (per me!).👍E poi c'è il treno che è sempre un di più 😅
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<span style="color:red">30 minuti fa</span>, Tracce358 dice:
La storia del Little big horn... si vuole a tutti i costi fare vedere che Tex era lì presente alla fine di Custer ma come incide lui su una vicenda che è scritta nei libri di storia??.. zero assoluto il grande Aquila della Notte capo dei Navajos avrebbe tentato fino all'ultimo una mediazione rifiutata da entrambe le parti... nemmeno i peggio che maldestri tentativi di mediazione dei tragici conflitti a cui stiamo assistendo di questi tempi danno un tale senso di inutilità...
Vero, ma se si scelgono episodi così precisi e circoscritti è abbastanza normale che il "protagonista" si limiti quasi a un ruolo di testimone o appunto di mediatore fallito: non può cambiare il corso della storia (auspicabilmente) e altre soluzioni rischierebbero di trascendere, che so... Tex che scalpa Custer in stile Eleuterio Serpieri o Tex che muore con Custer (!) o Tex che aiuta i soldati sparando sui nativi, ma fallisce e viene graziato dagli indiani.
Per questo, anche se amo la storia (o proprio per questo), preferisco avventure che vivano nelle sue pieghe o che inventino episodi minori all'interno del periodo o delle guerre.Problemi simili li darebbe anche una rivisitazione di Alamo etc.
Per parte mia ricordo una storia sull'uccisione di Cesare col semplice tentativo di avvertirlo, tentativo ovviamente andato fallito: morire doveva e morì (pace all'anima dua e di tutti i morti).
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<span style="color:red">6 ore fa</span>, Diablero dice:
Comunque, a parte gli scherzi, consiglio a Joe7 di non prendere decisioni affrettate in un momento di rabbia...
Mi associo, liberissimo Joe7 di andarsene, ma è sempre triste un abbandono per questi motivi.
Poi, certo, ritengo corrette le proteste per l'espressione: un conto è una battuta nella furia della discussione, un conto reiterarla e farne una bandiera, quando rimane ancora possibile essere altrettanto chiari e, magari, rincarare dialetticamente la dose utilizzando parole diverse.
La Cavalcata del Destino non è piaciuta nemmeno a me, al di là dei singoli punti noti, trovo che sia meglio scrivere storie nuove o riprendere personaggi secondari di storie standard piuttosto che andare di fatto a stravolgere quanto narrato in un episodio chiave (che comunque io, personalmente, trovo toccante ma non eccelso- non mi linciate!- : apprezzo, ma non amo le storie di vendetta).
Non ho poi dubbi che l'IDEA alla base della Cavalcata fosse di scrivere una bella storia e di omaggiare GLB e la storia di Tex; tuttavia non sempre le intenzioni giungono ad effetto specie con prequel, sequel e spin off, raramente superiori all'originale e non di rado mal riusciti e che comunque soffrono sempre del confronto con l'originale.
Ma per quanto la Cavalcata non mi sia piaciuta e per quanto io comprenda quanto uno possa rimanere ferito nel vedersi stravolgere qualcosa a cui tiene, trovo sia importante trovare le parole per esprimere tutto ciò in maniera meno aspra.
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<span style="color:red">9 ore fa</span>, Letizia dice:
Confermo.
Tex 311, Il Ranch degli Uomini Perduti, settembre 1986, è di Gian Luigi Bonelli su tavole di Claudio Villa.
👍Infatti.
Preciso che anch'io leggiucchiavo già Tex dal barbiere-quei Tex sì di Nizzi*- ma "il Ranch degli uomini perduti", cui resto affezionato, fu il mio primo Tex comprato** perchè in edicola non c'erano I Grandi Classici Disney e allora mi conquistò la copertina di Galep.
(E del resto aiutò anche il fatto che io amavo avventura e film western che ci fosse Gemma, Wayne o fosse Ombre Rosse).
Tra l'altro ricordo che all'interno del 311, oltre alla storia di GLB(aggiustata da Sclavi, mi pare), c'è un piccolo redazionale sui "nuovi" disegnatori di Tex, tra cui Villa.
Un acquisto fortunato
*I Thugs etc, Il ritorno della Mano Rossa(!)dove già allora mi colpì l'invulnerabilità di Tex nel primo agguato e il finale un po' sotto tono: tutta 'sta "setta" per cosa, ma la storia MI PIACQUElo stesso.
** Di ritorno da 2 delle 4 otturazioni dentistiche previste, un "antidolorifico" di cui ancora ringrazio i miei :-)
<span style="color:red">4 ore fa</span>, Mister P dice:Belle disgressioni di vita vissuta ma sin troppo off topic. Torniamo in carreggiata, dai.
Scusate, letto dopo.
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<span style="color:red">7 ore fa</span>, Magic Wind dice:
Io mi limito a leggere e, nei limiti delle mie modeste capacità, ad analizzare i tratti stilistici di un autore. I “vezzi” di scrittura che gli contestate in questa storia Nizzi li ha avuti - se ne è accorto perfino Joe7 - fin dagli anni ’60 quando scriveva per Il Vittorioso. Quindi ottimo ritmo, dialoghi brillanti, ma un uso smodato di deus ex machina per risolvere le trame. Un tipo di scrittura che con l’aumentare della produzione si fa via via sempre più manierato, fino a raggiungere i livelli di sciatteria che conosciamo. Questo io ci vedo, e non essendo né uno psicologo né uno specialista di associazioni pindariche basate sul nulla [ ... ] più in là non mi spingo.
👍❤️
<span style="color:red">5 ore fa</span>, Mister P dice:Io ricordo che su TWO all'epoca molti feroci antinizziani dicevano "un tempo Nizzi sapeva scrivere". Anche tu non andavi troppo pesante con le storie vecchie di Nizzi. Ma è una cosa di cui abbiamo discusso già un paio di anni fa.
Edit: eccola
Grazie del link, bella discussione.
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Il 25/05/2025 at 18:43, Jeff_Weber dice:
Che ne dite delle varie versioni della copertina questo mese in edicola? Io avrei preferito la seconda bozza che mostra i tre protagonisti di questa avventura del passato di Tex.
Sì, anche io, ma quella scelta è comunque una belle copertina.
<span style="color:red">4 ore fa</span>, Dix Leroy dice:C'è un chiaro intento di contrastare l'immagine ed è voluto. E' una scelta precisa non dovuta a limitazioni del sistema di stampa. Si può mandare in edicola una immagine quasi identica all'originale, ma si preferisce scurire le zone scure e schiarire le zone chiare.Il risultato (comparando l'originale) è un bel pugno nell'occhio.
Grazie.Lo percepivo, ma non lo "vedevo" e non sapevo definirlo.
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<span style="color:red">54 minuti fa</span>, Il sassaroli dice:
Volete sapere una cosa? Sono sostanzialmente d'accordo con le critiche di Letizia, Diablero, joe7, eppure proprio non riesco a non farmela piacere, questa storia!
👍 Idem.
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Il 03/11/2021 at 23:15, Condor senza meta dice:
“Il ranch degli uomini perduti”, avendo per me un importante valore affettivo, essendo la prima che lessi da ragazzino, ha ricevuto un voto più alto.
Quantomeno le ultime sceneggiature del grande Bonelli hanno avuto il merito di far debuttare Villa e far fare il rodaggio sulla saga a Civitelli, due giganteschi artisti destinati a diventare colonne portanti della serie negli anni a seguire.
Una sorta d’investitura, un segno del destino.
Et tu? [Anche tu?]
Sottoscrivo il punto "una sorta d'investitura, un segno del destino"👍 😀
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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Magic Wind dice:
Il fascino di quella di Galep è ineguagliabile, soprattutto nella raffigurazione dello sasquatch
Concordo, ma anche l'inclinazione della testa del cavallo e di Tex (col fucile e Tiger ai lati) concorre a farti veramente entrare nella scena: per me è magnifica.
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<span style="color:red">16 ore fa</span>, Condor senza meta dice:
Tex è un personaggio ben definito...
Noi giovani di ieri lo abbiamo amato, oggi le nuove generazioni no, ma chissà se domani rigira nuovamente la ruota,
Ma anche sì!
<span style="color:red">6 ore fa</span>, Geronimo dice:@Tex_Willer90
Sul lessico: inseguire le mode è deleterio. DYD come Tex ebbero successo, non perché inseguivano le mode, ma perché le trascendevano. Sono andati avanti per la loro strada e si sono ritrovati a essere di culto. Se leggi i DYD di Sclavi sono bellissimi ancora oggi, se leggi GLB ti rendi conto della modernità, se leggi il piccolo sceriffo o Demon Hunter, ti imbarazzi e basta.Scrivere dell'attualità è una cosa, seguire le mode un'altra.
Se oggi nel 2025 si leggono ancora i fumetti classici (Tex di GLB, Alan Ford di Magnus e Bunker etc) è perché sono scritti bene e sono disegnati bene.Classico è ciò che resiste nel tempo, crogiuolo spietato, ma probante.
Un Classico è per sempre, varrà sempre la pena riprenderlo in mano.
Quindi concordo con Diablero e altri, in linea di massima non pensiamo tanto ad attualizzare Tex, ma semmai la Bonelli sforni nuovi personaggi.
Se ne è ancora capace, certo (mi auguro di sì, ma, forse a torto, non VEDO roseo...).
<span style="color:red">5 ore fa</span>, Tex_Willer90 dice:Apprezzo molto i vostri messaggi e critiche, li ho letti e capisco che la mia visione sia troppo azzardata o straniante...
però mi resta una domanda, io la mia soluzione alla domanda "Come rilanciare Tex?"
Perchè lo volete classico ma come personaggio scrittura e composizione delle tavole lo è già ed è andato comunque in "crisi" di vendite rispetto che so, all'inizio del 2000 (anno preso a caso tra i tanti).
Avete una soluzione credibile o la soluzione è quella di restare immobili aspettando la fine ?No, non ho soluzioni o le scriverei volentieri alla Bonelli😅: non mi dispiacerebbe continuare a comprare Tex ancora per anni e anni!
Trovo però che in linea di massima Tex o nuovi personaggi debbano reggersi su personaggi ben delineati e su storie BUONE, non necessariamente capolavori, ma comunque, almeno buone storie che si facciano leggere con piacere e magari siano appassionanti, storie in cui il colpo di scena stupisca il lettore, gli faccia riconsiderare il tutto, in senso entusiasmante o magari tragico, ma -personalmente spero non cinico (quello già lo si vive troppo spesso nella quotidianità, e sì, fumetto e letteratura sono ANCHE evasione)- e, invece, non storie scritte "solo per arrivare" al colpo di scena.
Trovo che invece il comparto grafico di Tex rimanga di ottimo livello.
Personalmente non sarei ostile non dico a una totale rottura della gabbia grafica, ma a lasciare comunque piu libertà almeno ai disegnatori più capaci (che so trattare col disegnatore 3/4 pagine a numero tra splash page o soluzioni diverse come vignette verticali, ovali, tagliate in diagonale o piedi, pugni, teste o armi che bordino dalla vignetta* etc) purché fossero funzionali alla comprensione/esaltazione della storia
e purché si mantenesse la leggibilità della storia (in generale apprezzo i cartonati, ma alcuni li ho trovati narrativamente difficili).
Ovviamente non credo certo che questo potrebbe fare la differenza da solo anzi, potrebbe far infastidire qualcuno 😅
Tuttavia, forse, un accoppiata tra esperto sceneggiatore e abile disegnatore potrebbe darci qualche
elemento di vivacità/dinamicità
pur senza snaturare serie e personaggio/i e evitando di doverli immettere solo nella sceneggiatura col rischio di andare fuori tono.Ma solo forse: tutto starebbe nel "come".
* Ricordo che negli anni '80 e '90 ce n'erano (veniva dai supereroi? Lo ignoro perchè non hanno mai fatto parte delle mie letture), ma, ad esempio, quando Allagalla ha ristampato Larry Yuma si erano fatti un vanto di aver "ricostretto" gli arti sbordanti di Boscatato all'interno delle vignette.
<span style="color:red">50 minuti fa</span>, Tex_Willer90 dice:Vedo che le prese in giro continuano...non commento oltre perchè certi commenti li prendo molto male e potrei risultare sgradevole...
Ma dai, no, non uscire dalla discussione*: non concordo con la tua soluzione, ma la discussione -se non la facciamo degenerare*-è interessante e anche grazie a te.
Personalmente non credo che il linguaggio di Tex vada attualizzato, semmai può essere necessario renderlo più agile, sintetico, ma, un po' come in un romanzo storico occorre dare una patina d'antico/locale (e una lingua italiana ben strutturata anche cone lessico), poi chi apprezza si aggiunge al pubblico di Tex, gli altri, no.
*È il problema di scrivere su un forum, magari uno legge la discussione e vuol fare un intervento scherzoso, ma questo non viene preso come tale.Scocciante, ma fa parte del gioco.
Del resto, senz'offesa e citato solo a mo' d'esempio, anche "buon estinzione allora", che esprime senz'altro solo delusione e disaccordo definitivo, letto come messaggio a sè suona piuttosto secco.
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<span style="color:red">23 ore fa</span>, Letizia dice:
Se lo studente legge Dostoevskij, è ovvio che il professore legga Tex
Esattamente! 😅
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<span style="color:red">31 minuti fa</span>, Condor senza meta dice:
Tuttavia, siamo poi così sicuri che la scrittura di Gianluigi Bonelli non venda ancora? Il successo iniziale della CSAC e la riproposta di questa ristampa dopo il Classic sembrerebbe indicare il contrario
Assolutamente, al linguaggio ci si dovrà (molto eventualmente) abituare, ma le belle storie piacciono sempre... e restano.Del resto proprio oggi un mio studente chiedeva di Dostoevskij che già aveva iniziato a leggere...
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1 ora fa, Frank Willer dice:
Salve a tutti!
Mi sono iscritto stamattina al forum, in quanto mi sono appassionato a Tex dopo la lettura del primo numero della nuova book collection... Probabilmente le lamentele circa la book collection sono motivate dal fatto che l'albo sia un cartonato, ma Bonelli lo ha presentato come occasione per i nuovi lettori ed i non collezionisti di scoprire le fantastiche prime storie di Tex. Avendone usufruito in questo modo, ho preferito l'assenza del colore per poter gustare le storie come se stessi maneggiando un albo dell'epoca al momento della sua uscita.
ma voi cosa ne pensate? Preferite fumetti a colori o in bianco e nero?
Ciao, benvenuto: come credo scoprirai anche solo leggendo qualche discussione nel forum i più preferiscono il bianco e nero. Devo dire che per quanto riguarda Tex -che nasce in bianco nero(ma potrebbe interessarti qualche discussione nella sezione sui "cartonati alla francese" nati con e per il colore)- la penso così anch'io e per le stesse tue considerazioni.Comunque qui c'è gente molto piú esperta di me sull'aspetto grafico e lascio la parola a loro.
Intanto Buona Pasqua!
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<span style="color:red">15 minuti fa</span>, Jim Brandon dice:
In realtà ho visto che alcuni hanno preso due copie, per avere sia quella in vendita, con bollino del prezzo, sia quella senza bollino, in omaggio con la serie regolare. In un certo senso, una variant
No, non mi ero accorto che quella sfusa aveva il bollino! 😲 Me la sono persa😲
Ho preso solo due numeri regolari, ma... la seconda copia è per il nipote!🤗
Nessuna possibilità che diventi lettore di Tex al momento -e tra l'altro
"La mano rossa" me l'aveva già letta- ma non sia mai che in futuro mi chieda qualche numero, chissà!
[Texone N.41] Ben il bugiardo
in Le storie inedite
Pubblicato · Modificato da Black Jim
Quel cavallo "fumettoso"-ma si può usare fumettoso commentando un fumetto (!?)- mi aveva spaventato, ma bei disegni.
La storia invece presenta personaggi interessanti come Ben e la maestrina e altri caratteri ben delineati come lo sceriffo e lo zio morti per colpa del bugiardo, il rapporto tra i fratelli banditi e quello tra Carlos e Jimena, ma concordo che i vari scioglimenti siano un po'sbrigativi.
Per me i personaggi più interessanti restano Gato e Jimena, del resto gli unici a cercare di creare qualche problema ai nostri, mentre Carlos e Ramon anche se hanno una truppa fedele, riescono ad evitare di farsi raggiungere da Tex e hanno un nascondiglio introvabile, alla fin fine si rivelano ben poco irresistibili.
Poi Tex per me può anche evitare i proiettili e sparare dopo (magari non sempre, eh), ma vorrei vederlo più in azione: ad esempio vederlo scalare la montagna o la parete prima di sorprendere (o di precipitare in testa) a qualcuno, una volta ci sta, ma due l'ho vissuto più come un buco di trama che un effetto sorpresa.
Tra l'altro due volte si materializza nella notte e un'altra appare dotato di radar o sonar quando vede Ben e Gato cmq celati sulla parete, Ben si sarà anche sporto, ma Gato che arrivava da dietro?
Ma questo è il meno, è lo stacco tra trama e scene di azione che mi ha un po' infastidito.
Detto ciò rimane un Texone godibile anche se niente di più.
Direi soggetto 6, sceneggiatura 6,5 e disegni 8.Un complessivo 7.