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Carlo Monni

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Tutto il contenuto pubblicato da Carlo Monni

  1. Perché "Peccato? il fatto che la storia riprenda da dove quella di Andreucci finiva è un male? "Non capisco davvero.
  2. Quando sparisci per mesi senza dare notizie o spiegazioni, credo che sia normale che i tuoi committenti si arrabbino e ti dicano :""Mai più".. Di sicuro niente storie lunghe per lui.
  3. Accipicchia, ho invertito i numeri. Nel 2043 io avrò appena 85 anni, cpnto decisamente di esserc.
  4. Ovvero 25 anni che è il tempo che separa il n. 400 dal 700. C'eravamo allora e ci saremo tra ancora nel 2034, vogliamo scommettere?
  5. No, era stata proprio pensata per questo formato. Certo, Boselli non si immaginava che Vannini ci avrebbe messo due anni a completarla. Si tratta di scelta voluta, è così ovvio: prima si completa il giro e solo dopo si ricomincia. Mi meraviglio che tu tu perda il tuo tempo a farti certe domande: i teorici del complotto sono dilettanti in confronto a te. Che io sappia no: è stata pensata per la lunghezza che ha. Certo, Boselli non pensava che Vannini ci mettesse due anni abbondanti a completarla .
  6. Vefi, a me non importa del tuo giudizio su Faraci: i gusti soggettivi in quanto tali non li discuto mai ed alcune delle tue opinioni le condivido perfino. Puntualizzavo solo il fatto che sembravi confondere il ruolo del soggettista e quello dello sceneggiatore tutto qui.
  7. Nel caso ti fosse sfuggito, il soggetto è ciò che stabilisce cosa accadrà nella storia. Se ci saranno cacce o inseguimenti sarà perché Cajelli così ha deciso e non perché Faraci ha deciso così di testa sua. Guarda "Carovana d'audaci", il cui soggetto era di Luca Barbieri, niente caccia, niente inseguimento. Il contributo di Faraci qui è dato dalla suddivisione in vignette e dai dialoghi. Diamo a Cesare quel che è di Cesare e soprattutto non accusiamolo ingiustamente di eventuali colpe non sue.
  8. Carlo Monni

    Galep 100

    Ah, stuzzicarmi non è poi così difficile.
  9. Come immaginavo, non hai capito un accidente di quel che ho detto. Io parlavo di stile, di modo di scrivere. Boselli ha uno stile per cui gli eventi che narra si risolvono invariabilmente nelle ultimissime pagine, idem per Manfredi, indipendentemente dal numero di pagine a disposizione. Ruju si trova a suo agio nel narrare storie con toni noir o melodrammatici. Faraci inizia una storia solitamente con una scena d'azione e poi spiega come ci si è arrivati. Nolitta usava il punto di vista del protagonista e non staccava praticamente mai da lui fino alla fine.. G.L. Bonelli e Nolitta, scrivevano a braccio spesso senza sapere dove sarebbero andati a parare o cambiando idea durante il percorso. Lo stesso vale per Boselli. Nizzi e Manfredi, d'altro canto, seguono un soggetto sostanzialmente rigido preparato in precedenza. Questo è stile, quella stessa cosa che rende Carlos Santana diverso da Jimi Hendrix o Eric Clapton e che li fa riconoscere a chi a orecchio sin dalle prime note anche quando si tratta di un brano nuovo mai sentito prima. Quello che dici tu ha a che fare con tutto questo quanto i cavoli hanno a che fare con la merenda.
  10. Vuoi una spiegazione? Eccoti accontentato: la scrittura è un processo creativo che riguarda innanzitutto l'immaginazione, l'avere un'idea, svilupparla e darle una forma, una direzione e poi mettere tutto su carta, cosa tutt'altro che semplice almeno all'inizio. Ogni scrittore ha un suo stile personale, debitore delle influenze che ha subito nella sua vita tramite fumetti, libri, film o pure e semplici esperienze di vita. Non esiste uno scrittore uguale ad un altro così come non esiste un essere umano uguale ad un altro, siamo tutti pezzi unici. Non puoi chiedere ad uno sceneggiatore di scrivere come un altro, non gli riuscirà mai davvero bene. Nizzi ci ha provato ed ha finito con l'andare in tilt. Quel che si può chiedere ad un autore è il rispetto del personaggio e questa è una questione di sostanza e non di forma Tu dici che esiste un solo modo di scrivere Tex. Sbagli e lo fai sotto due distinti profili. Il primo è semplice: la bontà di una storia di Tex non dipende e non può dipendere da cose come una scansione di vignette, dall'uso o non uso di didascalie o da come si susseguono gli eventi, dipende dal contenuto, dalla capacità di coinvolgere il lettore e di rispettare l'essenza del personaggio e del suo mondo. In secondo luogo quello che tu consideri l'unico modo di scrivere Tex, lo è in quanto filtrato dalla tua interpretazione di ciò che hai letto e che, come tale, non può che essere soggettiva. Non sei cambiato granché durante il tuo esilio: ti ergi ancora a portatore della verità e sei intollerante nei confronti di chi non la pensa come te. Ti sei' moderato, questo sì, ma un leopardo non può perdere le sue macchie e la tua vera natura salta fuori ogni tanto.
  11. Il fatto, mio caro maestro, è che scrivere non è come suonare e se non comprendi la differenza c'è poco da fare.
  12. In tutto il mondo conosciuto i fumetti escono in capitoli con un numero predeterminato di pagine, 20 per gli americani, 46 per i francesi, tanto per fare due esempi tipici ma i commenti sui finali affrettati li sento solo qui. Passiamo alla letteratura in prosa Isaac Asimov ed i suoi colleghi della cosiddetta Golden Age della fantascienza scrivevano racconti che dovevano avere una lunghezza compresa tra un minimo ed un massimo di parole ma nessuno ha mai pensato che savessero finali affrettati. La verità è che un autore non dico bravo ma semplicemente competente sa gestire il numero di pagine che ha a disposizione Se ne ha tante mette più cose, se ne ha poche esclude tutto quello che è superfluo. Un esempio tipico lo troviamo proprio nelle ultime storie di Pasquale Ruju. "Sparate sul pianista" ha tempi calibratissimi. Sono solo 32 pagine ma ci sta tutto quello che ci deve stare, non una di più, non una di meno e nessuna sensazione di frettolosità. La vicenda di "Wolfman" si conclude nelle ultime 16g pagine ancora una volta senza fretta ma con i tempi giusti. A Chunz dico solo che lui può trovare la cosa negativa quanto vuole ed è certo suo diritto pensarla così, ma questo non cambierà il lmodo di scrivere di Boselli e Manfredi, perché è così che viene loro naturale .
  13. Ci sono leggende dure a morire anche se non hanno fondamento e quella del limite dei due albi è una di queste. Non mi stancherò mai di ripeterlo: non esiste un limite di due albi, anzi Boselli, oltre a scriverne lui stesso, sollecita i suoi autori a scrivere storie di tre. Lui stesso ha spiegato più volte che 1) sono gli autori stessi a preferire la lunghezza di 220 pagine, 2) per realizzare una storia di tre albi un disegnatore medio ci mette almeno tre anni e quindi quelle storie le vedremo tra un po', 3) se un limite esiste è quello di storie di lunghezza pari a multipli di 110 pagine che, tra le altre cose, permette una migliore gestione della programmazione. Di mio aggiungo che quelli che a qualcuno sembrano finali affrettati (ma che io , piuttosto, definirei veloci) sono frutto non del limite di pagine ma di una cifra stilistica dello sceneggiatore. Sono tipici, ad esempio, di Boselli e Manfredi indipendentemente dalla lunghezza.
  14. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 21] Nueces Valley

    Devi anche chiederlo?
  15. In un qualunque film di Clark Gable?
  16. Quella vignetta ripetuta ha un significato molto preciso e quando avrai letto per bene capirai.
  17. Concordo solo su una cosa: Boselli non è al livello di Nizzi... gli è superiore e di parecchio anche.
  18. Tu hai un difetto serio ed è di trattare e tue opinioni come se fossero verità assolute ed innegabili. Ebbene, io le nego e le contesto. A distanza di anni la penso ancora allo stesso modo sulle storie da te citate. Quanto al paragone tra Cassano e Maradona, inverti l'ordine perché casomai Maradona è Boselli.
  19. Forse per la prima volta sono d'accordo con te al 100%.
  20. La vedo anch'io così. Infatti, uno dei pregi della storia che leggerete tra pochi giorni sta proprio nel fatto che finalmente Nizzi non cerca più di imitare lo stile di G.L. Bonelli ma scrive con il proprio. Del resto né Boselli né Ruju né tantomeno Manfredi scrivono come G.L. Bonelli ma secondo il loro stile personale. Non confondiamo lo stile di scrittura con il rispetto dei personaggi: sono due cose profondamente diverse.
  21. La memoria è sempre un fatto selettivo, quando poi si sposa con il tifo esasperato è pure peggio. Barbanera ritiene le storie di Nizzi le migliori storie di Tex mai scritte e, bontà sua, forse non mette nel conto quelle di G.L. Bonelli. Landi lo ritiene addirittura uno dei papà di Tex, affermazione che io personalmente ritengo un'eresia e voglio essere gentile. Parliamo di un autore che ha dato il meglio di sé in meno di dieci anni, ha proseguito in un'aurea mediocritas peri successivi sette ed è sprofondato subito dopo. Se penso alle migliori storie di Tex, mi vengono in mente sì diverse storie di Nizzi, ma anche tante di più di GLB, quasi tutte quelle di Nolitta e tantissime di Boselli. In più i nostri amici dimenticano una cosa importante: Nizzi ha quasi ottant'anni ormai ed il suo contributo non potrà che essere limitato nella quantità e nel tempo. Detto questo, se Nizzi scriverà con la qualità che ha dimostrato nella storia pubblicata nel Color di prossima uscita e di cui ho già comperato l'edizione variant a Lucca, sarò ben lieto di rivederlo all'opera.
  22. La firma di Medda è effettivamente apparsa in cinque albi ma solo tre sono stati scritti interamente da lui, gli altri lo sono solo in parte perché la storia Bande rivali" iniziava dopo una ventina di pagine del n. 403 e finiva dopo una trentina del 405. Idem Barbieri che ha fatto il soggetto di una sola storia apparsa in due albi. Il solito effetto ingaannatore delle storie spezzate.
  23. Carlo Monni

    [684/685] Wolfman

    Diciamo anche che il numero prefissato di pagine è la regola in tutto il mondo ed in tutte le pubblicazioni extra Bonelli in Italia prima e dopo che la SBE adottasse quel sistema nel 1968. e non è mai stato un problema per nessun sceneggiatore, mai. La fissa del "Se ci fossero state più pagine" o "Se ci fossero state meno pagine" è tipica del lettore non solo bonelliano ma più specificatamente dei lettori di Tex e Zagor. Non ricordo di aver mai sentito qualcuno lamentarsi che le storie del Comandante Mark erano di 64 pagine al mese e quasi tutte autoconclusive. Idem per i lettori abituali di Dylan Dog. o di quel capolavoro assoluto che è la Storia del West coi suoi capitoli di 96 pagine l'uno. Lo stesso Tex è andato avanti per anni in storie suddivise in capitoli settimanali multipli di 32 o 80 strisce e non ho mai avuto la sensazione che G.L. Bonelli ne soffrisse. Un bravo sceneggiatore sa usare lo spazio a sua disposizione per mettere quel che serve ed eliminare il superfluo. Hai 220 o 330 pagine a disposizione,, le puoi usare per metterci 20 pagine di Tex e soci che chiacchierano al ristorante, ne hai solo 32, passi subito al sodo. @Andrea67. Mi pare evidente che io e te leggiamo in modo diverso: tu ti lamenti che a pagina 95 ancora non è iniziato lo scontro finale o scoperto il nome dll'assassino ed io qinvece ho trovato quello scontro e quella rivelazione perfettamente equilibrati come tempi. Narrazione forse rapida, sincopata, ma mai frettolosa. Cosa avresti voluto. cinquanta pagine di lotta tra Wolfman e Tex? Altro che allungamento del brodo!
  24. Carlo Monni

    [684/685] Wolfman

    Esatto. Io aggungp due cose: la prima è che già quando ero un ragazzino il fatto che una storia iniziasse a metà albo o, peggio ancora a 10 o venti pagine dalla fine mi dava fastidio, è stiamo parlando del 1968 e non di l'altro ieri. Quando sono passati alla formula attuale la mia reazione è stata: era ora! Sono in minoranza nel vederla così ? Pazienza. La seconda è che il limite di due albi di cui insistentemente si ostina a parlare qualcuno semplicemente non esiste. Ci sono in lavorazione/programmazione diverse storie in tre albi e perfino una di quattro che vedremo a tempo debito Aggiungo anche una persona breve considerazione sui cosiddetti finali affrettati: a me il finale di "Wolfman" non è parso affatto affrettato, ma semmai veloce. Le due cose sono diverse La parte finale occupa 22 pagine e me sono sembrate più che sufficienti. Il resto sono scelte narrative ed è legittimo che ad alcuni piacciano e ad altri no. PREAVVISO DI SPOILER. La scelta di cambiare scena da pagina 101 a pag. 102 nel momento in cui le lame dei due contendenti scintillano a me è sembrata azzeccatissima: aggiunge suspence e pathos che culmina con l'arrivo di Wolfman e la sua caduta nella neve. A mio parere vedere lo scntto con Wolfman ferito che poi si trascina sino alla raduna non avrebbe aggiumto niente ed anzi sarebbe stato meno efficace. Le successive 12 pagine sono decisamente equilibrate ed il flashback sul delitto dura esattamente quanto doveva durare non una vignetta di più non una di meno. Nessuna sensazione di fretta insomma ma una gestione corretta dei tempi. Quanto poi al fatto che sarebbe irrealistico che Wolfman, così gravemente ferito trovi la forza di buttarsi su War Cry, mi limito a dire: se la scena è bella e funziona chi se ne frega del realismo.
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