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Carlo Monni

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  1. Carlo Monni

    [664/665] Partita Pericolosa

    D'altra parte, in più di una storia ho visto riferirsi ai militari come "portatori di stellette" quando le stellette sul colletto sono un ornamento esclusivo delle Forze Armate Italiane e sono sconosciute nelle altre nazioni. A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella seconda guerra mondiale in cui gli ufficiali americani di grado più alto avevano delle stellette sull'uniforme. Ricordavo bene Nell'esercito americano le stelle indicano i generali: una stella Brigadiere Generale (che era il grado di Robert Mitchum nel film da cui hai tratto la foto e che, infatti,è sulla spallina della giacca e sull'elmetto), due stelle Maggior Generale, tre stelle Tenente Generale, quattro stelle Generale (grado riservato solo ai Capi di Statoi Maggiore e ai comandanti dei Comandi Combattenti Unificati Interforze), cinque stelle, Generale dell'Esercito (o dell'Aviazione), grado concesso solo in tempo di guerra. Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado. A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella seconda guerra mondiale in cui gli ufficiali americani di grado più alto avevano delle stellette sull'uniforme. Ricordavo bene Nell'esercito americano le stelle indicano i generali: una stella Brigadiere Generale (che era il grado di Robert Mitchum nel film da cui hai tratto la foto e che, infatti,è sulla spallina della giacca e sull'elmetto), due stelle Maggior Generale, tre stelle Tenente Generale, quattro stelle Generale (grado riservato solo ai Capi di Statoi Maggiore e ai comandanti dei Comandi Combattenti Unificati Interforze), cinque stelle, Generale dell'Esercito (o dell'Aviazione), grado concesso solo in tempo di guerra. Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado. Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado. Non direi proprio, nell'esercito italiano 1 stelletta sulla spallina, proprio come Robert Mitchum sopra, significa sottotenente, 2 stelline tenente, 3 stelline capitano, poi salendo di grado c'è l'abbinamento stellette con simboli D'altra parte, in più di una storia ho visto riferirsi ai militari come "portatori di stellette" quando le stellette sul colletto sono un ornamento esclusivo delle Forze Armate Italiane e sono sconosciute nelle altre nazioni. A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella seconda guerra mondiale in cui gli ufficiali americani di grado più alto avevano delle stellette sull'uniforme. Ricordavo bene Nell'esercito americano le stelle indicano i generali: una stella Brigadiere Generale (che era il grado di Robert Mitchum nel film da cui hai tratto la foto e che, infatti,è sulla spallina della giacca e sull'elmetto), due stelle Maggior Generale, tre stelle Tenente Generale, quattro stelle Generale (grado riservato solo ai Capi di Statoi Maggiore e ai comandanti dei Comandi Combattenti Unificati Interforze), cinque stelle, Generale dell'Esercito (o dell'Aviazione), grado concesso solo in tempo di guerra. Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado. A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella secon Non direi proprio, nell'esercito italiano 1 stelletta sulla spallina, proprio come Robert Mitchum sopra, significa sottotenente, 2 stelline tenente, 3 stelline capitano, poi salendo di grado c'è l'abbinamento stellette con simboli Con tutto il rispetto, anche tu stai facendo confusione: un conto sono le stelle che indicano i gradi e che sono cucite sulla spallina e un altro sono le stellette (e non a caso si usa il diminutivo) che sono cucite nel colletto e nel bavero della divisa d'ordinanza e che sono un ornamento di tutte le divise dal soldato semplice al più alto in grado dei generali. Queste stellette sono un ornamento esclusivo delle forze armate italiane come prescritto da un Decreto del 1871. Nessun altra forza armata di altre nazioni le usa.- Queste stellette, ribadisco, non sono e non vanno confuse con le stelle che indicano i gradi. Nel sistema italiano abbiamo da una a tre stelle per gli ufficiali da sottotenente a capìtano, da una a tre stelle con la torre per quelli da maggiore a colonnello da una a quattro stelle con la greca per i generali. Negli USA si parte da Sottotenente, una sbarra dorata, tenente, una sbarra d'argento, capitano, due sbarre, maggiore foglia dorata, tenente colonnello, foglia argentata, colonnello aquila, generali da una a quattro stelle a seconda del rango. Se ve lo chiedete, il motivo per cui in USA il sottotenente ed il maggiore hanno i gradi dorati invece che argentati, questo dipende dal fatto che in origine non avevano insegne particolari: un maggiore si riconosceva perché portava la controspallina ed il sottotenente perché portava la spallina semplice. Quando fu abrogata la controspallina nel 1832, sostituita da spalline con le frangette (rimaste in uso sino al 1872). si decise di dare al maggiore la stessa insegna del tenente colonnello ma dorata per distinguerlo. Allo stesso modo con l'entrata in funzione delle nuove uniformi da campo nel 1917, che non avevano spalline particolari, si decise di rendere immediatamente riconoscibile il sottotenente dandogli la barretta dorata. Ecco il perché dell'anomalia per cui un grado dorato vale meno di uno argentato.
  2. Carlo Monni

    [664/665] Partita Pericolosa

    D'altra parte, in più di una storia ho visto riferirsi ai militari come "portatori di stellette" quando le stellette sul colletto sono un ornamento esclusivo delle Forze Armate Italiane e sono sconosciute nelle altre nazioni. A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella seconda guerra mondiale in cui gli ufficiali americani di grado più alto avevano delle stellette sull'uniforme. Ricordavo bene Nell'esercito americano le stelle indicano i generali: una stella Brigadiere Generale (che era il grado di Robert Mitchum nel film da cui hai tratto la foto e che, infatti,è sulla spallina della giacca e sull'elmetto), due stelle Maggior Generale, tre stelle Tenente Generale, quattro stelle Generale (grado riservato solo ai Capi di Statoi Maggiore e ai comandanti dei Comandi Combattenti Unificati Interforze), cinque stelle, Generale dell'Esercito (o dell'Aviazione), grado concesso solo in tempo di guerra. Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado.
  3. Vado un po' OT : il Kit Willer delle recenti storie sarà anche un po' timidone ma fa strage di cuori femminili. Tra le altre, la messicana con cui si sbaciucchiava sul Texone di Civitelli, la ragazzina di "Tombstone Epitaph" e nel prossimo futuro una ragazza nella storia di Ruju & Filippucci, un'altra in quella di Faraci & Venturi. E queste sono solo quelle di cui sono certo. Ometto alcuni sospetti che ho su altre storie future con presenze femminili.
  4. Allora... Boselli potrebbe essere più preciso di me ma intanto posso giià dirti che tutte queste storie si faranno prima o poi, Alcune sono già in lavorazione, altre aspettano solo che si liberi qualche disegnatore e che Boselli finisca una delle diciannove (tra Tex e Dampyr e altro) storie che sta scrivendo. Sono sicuramente in lavorazione: la storia che vede Tex contro lo Sceriffo Mallory. Sarà il n. 695, quello del settantennale, uscirà nel settembre 2018 e Ticci la sta già disegnando; una storia ambientata almeno parzialmente nel periodo in cui Tex lavorava nel Ranch paterno. Boselli è riservatissimo sul contenuto sia della storia che sta scrivendo per Pasquale Del Vecchio (un Maxi) che del n. 700 che sarà disegnato da Civitelli. Chissà che un paio di quegli spunti si concretizzi proprio lì. Peraltro i diversi anni di cui parla Ymalpas sono solo due. Boselli ne parlò, infatti, al Cartoomics 2014.
  5. Carlo Monni

    [664/665] Partita Pericolosa

    Molto semplice: nessuno si è premurato di avvertirlo che il Winchester non era in dotazione all'Esercito USA e evidentemente Boselli quando ha viso le tavole (questa storia risale al 2008, molto prima che lui diventasse il curatore) non ha ritenuto utile far ridisegnare tutti i fucili. Un'altro appunto, che era un errore tipico in anni passati e continua a vedersi ogni tanto ancora oggi: sulle spalline del maggiore c'è una stella, che nel sistema americano indica il grado più basso dei generali. Il grado di maggiore era rappresentato da una foglia d'acero dorata. Il sistema di indicare i gradi con le stelle ed eventualmente un altro simbolo è usato in Italia. Ma un disegnatore professionista non dovrebbe controllare questi importanti e basilari particolari ???????? Il disegnatore si basa spesso sulla documentazione inviata dalla casa editrice o dallo sceneggiatore. Oggi, grazie a internet, è possibile trovare questo genere di informazioni molto facilmente ma un tempo era quasi impossibile. Magari Nespolino si è basato per le divise su vecchi albi di Tex ed ha fatto l'errore.. Secondo me, poi, molti, magari compreso il curatore, nemmeno sanno com'è il sistema per identificare i gradi nell'esercito americano ora o nel 1880 ed adottano istintivamente il più familiare sistema italiano ignorando che quasi ogni esercito ha il suo. D'altra parte, in più di una storia ho visto riferirsi ai militari come "portatori di stellette" quando le stellette sul colletto sono un ornamento esclusivo delle Forze Armate Italiane e sono sconosciute nelle altre nazioni. Da qualche anno a questa parte, comunque, si fa più caso a questi particolari ed in genere si è più accurati nella ricostruzione di divise e insegne. In ogni caso sono errori di poco conto rispetto ad altri, come ha giustamente rilevato qualcuno.
  6. Carlo Monni

    [664/665] Partita Pericolosa

    Molto semplice: nessuno si è premurato di avvertirlo che il Winchester non era in dotazione all'Esercito USA e evidentemente Boselli quando ha viso le tavole (questa storia risale al 2008, molto prima che lui diventasse il curatore) non ha ritenuto utile far ridisegnare tutti i fucili. Un'altro appunto, che era un errore tipico in anni passati e continua a vedersi ogni tanto ancora oggi: sulle spalline del maggiore c'è una stella, che nel sistema americano indica il grado più basso dei generali. Il grado di maggiore era rappresentato da una foglia d'acero dorata. Il sistema di indicare i gradi con le stelle ed eventualmente un altro simbolo è usato in Italia.
  7. Carlo Monni

    Lupe

    Se Boselli non ci ha preso in giro, nel secondo albo vedremo Lupe nel presente. Io ci spero.
  8. Visto il poco tempo trascorso dal rapimento, direi che l'insorgere della cosiddetta Sindrome di Stoccolma è molto improbabile, quindi ritengo che Debra fosse la donna del capo da tempo. Non lo escluderei. ù Questo ha lasciato permesso anche me. Perché gli ha preso il fucile che era accanto al defunto Warren. Non fossilizzarti su una semplice preposizione.. Ha fatto il suo di gioco, mi sa. Non trarre altre conclusioni affettate. Silent Foot è apparso per la prima volta su "Luna insanguinata", ma Tex lo conosceva da prima, questo eera chiarissima in quella storia, quindi questa può porsi benissimo anche in un momento precedente (ma sempre successivo al loro primo incontro. Quanto alla qualifica di Tex, il dialogo recita: "Voi... non siete Apaches." Siamo Navajos". In quel contesto non c'è tempo di spiegare: "Sono il capo dei Navajos" etc. Nella pagina successiva è già giorno e Tex ha avuto il tempo di spiegare cose di sé che noi già sappiamo.
  9. Accade sempre più spesso. La politica di Boselli sembra quella di promuovere i titoli di lavorazione quando rispecchiano le famigerate condizioni generali della casa editrice ovvero non essere uguale ad un altro della serie o ad uno di albi di altre serie usciti di recente.. E questo è un signor titolo! "Partita pericolosa", ripetitivo, era invece provvisoriamente intitolato "tiro incrociato", ne l'uno ne l'altro convincente, ahimé! Segnalo che sarà l'albo numero 666, sarebbe stato perfetto per il ritorno del diabolico Yama! Se non fosse stato, chiamato a rimpiazzare Freghieri, sul Color, Civitelli avrebbe iniziato "Yama" con un anno e mezzo di anticipo e chissà, magari ce l'avrebbe fatta.
  10. Accade sempre più spesso. La politica di Boselli sembra quella di promuovere i titoli di lavorazione quando rispecchiano le famigerate condizioni generali della casa editrice ovvero non essere uguale ad un altro della serie o ad uno di albi di altre serie usciti di recente..
  11. Carlo Monni

    Le Domande A Leomacs

    Suppongo che intenda dire che non gli è stata assegnata una nuova storia di Tex, cosa che risponde al vero, peraltro. O almeno rispondeva al vero sino a poco tempo fa ma non nel senso che sottintende Francob, se ho ben interpretato le sue parole. La verità è che ha accettato una proposta di Roberto Recchioni di disegnare una storia di Dylan Dog e su quella è al lavoro attualmente se non l'ha appena finita. Com'è accaduto coi Cestaro, immagino che un suo ritorno su Tex sia nell'ordine delle cose. Non ce lò vedo Boselli a fare le le ripicche.
  12. Che è esattamente il suo lavoro. Il che dovrebbe rispondere a chi ipotizzava che come curatore Boselli potesse prevaricare sugli altri autori bocciando soggetti troppo belli per timore di essere oscurato. E sì: c'è chi ha anche espresso questo timore.
  13. Ho avuto la liberatoria da Boselli In pratica le cose stanno così: Boselli aveva avuto l'idea per un soggetto per Tisselli in cui Tex aiutava a fugire una donna bianca prigioniera dei Comanches e che aveva avuto un figlio dal loro capo. Contemporaneamente Ruju, completamente ignaro, presentava un soggetto molto simile dove, però, gli indiani erano Apaches ed il rapimento era più recente. Quando l'ha letto, Boselli l'ha trovato migliore del suo che ha così deciso di cestinare assegnando Tisselli a Ruju. L'accenno ai Comanches in seconda di copertina è stato un lapsus freudiano da parte di Boselli che non si è nemmeno accorto di averlo fatto.
  14. No. E se ne avessi la libertà, potrei anche raccontarti un gustoso aneddoto sui retroscena di questa discrepanza.
  15. Carlo Monni

    The Magnificent Outlaw

    Prima o poi dovrà farla la copertina, no? Se gli vengono delle idee adesso perché non dovrebbe buttarle giù? Tenuto conto dei termini di consegna del Texone. ovvero il febbraio 2017, prima di allora le bozze di copertina andranno preparate no?
  16. Carlo Monni

    The Magnificent Outlaw

    Fossi in Boselli, mi andrebbe benissimo.
  17. Ed ho saputo che tornerà ancora, presumibilmente in uno dei prossimi Texoni scritti da Boselli (non quello di Andreucci).
  18. Chi ha già in mano l'albo "Partita pericolosa" ed ha letto la pubblicità di questo in terza di copertina ormai sa che Tex e Tiger saranno affiancati da Silent Foot. Sarà un piacere rivedere il vecchio ma implacabile cercatore di piste già incontrato in "Luna insanguinata".
  19. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 09] La Pista Degli Agguati

    Credo di poterti smentire. Da quanto disse lo stesso Manfredi durante un incontro con un gruppetto di fans, il soggetto risale al 1993, all'epoca della pubblicazione della storia di Nolitta & Letteri sugli uomini giaguaro e gli fu chiesto da Sergio Bonelli stesso come riserva nel periodo duro della famigerata crisi di Nizzi. A quell'epoca Manfredi era agli esordi in SBE e gli furono affidati Dylan Dog e Nick Raider ed affrontò la sceneggiatura solo molto più tardi e decise di impostarla su quello che lui riteneva un binario classico.. Nel frattempo Boselli si era insediato stabilmente e Nizzi era tornato a lavorare, così non c'era necessità impellente di quella storia che fu accantonata. Stando a quanto raccontato da Nizzi in una sua intervista del 1998 circa, Sergio decise improvvisamente di affidarla a Repetto e destinarla alla neonata collana del Maxi Tex. Nel 2000 era ormai finita ma Sergio continuava a titubare, incerto se pubblicarla o meno. Alla fine ruppe gli indugi e decise per la pubblicazione dodici anni dopo la stesura del soggetto, quasi 10 dalla sceneggiatura e sette dalla conclusione dei disegni. Per un certo periodo Manfredi, che ancora non aveva capito che tipo fosse Sergio, pensò addirittura che in Redazione ci fosse qualcuno che remava contro di lui e non voleva che la storia fosse pubblicata. Stando sempre a quanto dice lui, ed io tendo a credergli perché Manfredi non si è mai fatto scrupoli a parlare schiettamente, la sceneggaitura non subì revisioni, se si eccettua qualche minimo aggiustamento dei dialoghi e l'aggiunta qua e là di qualche didascalia. Rimane la domanda sul perché Sergio tardò tanto a decidere prima di farla disegnare e poi a pubblicarla. Su questo posso offrire solo un'ipotesi, ovvero che temesse che la storia non incontrasse il gradimento dei lettori tradizionali. Lui era fatto così. Quanto al perché destinare la storia al Maxi, questa è più facile e non è solo un'ipotesi: all'epoca si pensava che quella di Manfredi sarebbe stata solo una partecipazione uan tantum. Nessuno prevedeva che nel luglio 2006 Nizzi avrebbe deciso improvvisamente di mollare lasciandosi alle spalle un paio di soggetti approvati ma non sceneggiati, almeno una sceneggiatura pronta, una lasciata a metà e soprattutto due disegnatori, Civitelli e Gomez, senza sceneggiatura. Furono chiamati in fretta e furia Bearrdi e Manfredi. Il primo rispose picche ed il secondo si dichiarò disponibile,. Il resto è storia. Per la cronaca, Nizzi ritornò ad ottobre circa, completò la sceneggiatura incompleta (quella di "Lo squadrone infernale" per chi volesse saperlo, sceneggiò uno dei soggetti, che aveva lasciati e poi, dopo aver realizzato le sceneggiature per "Sul sentiero dei ricordi" e "l'oro dei monti San Juan" si ritirò definitivamente A proposito dei disegni, nemmeno Manfredi ne fu soddisfatto. Si lamenta, infatti, della scarsa intesa con Repetto che non seguiva le sue indicazioni sul l'aspetto dei personaggi, tratteggiandoli come pareva a lui, delle espressioni facciali esagerate e del fatto che disegnava, tutti i cattivi e solo loro con i baffi. Ci si potrebbe chiedere perché la cosa gli desse tanto fastidio. P.S. Se è assolutamente vero che Repetto usa (usava?) sempre la stessa tipologia di facce, è anche vero che la cosa, anche su Tex, non è priva di precedenti. Nicolò faceva esattamente la stessa cosa. Io chiamavo il suo repertorio di visi e tipi fisici la sua Compagnia Stabile.
  20. Incredibile: mi trovo d'accordo con te praticamente al 100%.
  21. Ammetto che pensavo si trattasse di una licenza poetica E potresti anche aver ragione... almeno per i disegni. Il Colt Revolving Rifle Modello 1855 si basava sullo stesso principio della pistola ma i fucili disegnati da Bocci non hanno il tamburo ma il serbatoio.e quindi, in teoria sarebbero degli Spencer, inventati tre anni dopo, o un modello successivo. Del resto, l'imprecisione con le armi è un rimprovero che sento muovere spesso agli autori di Tex (Civitelli escluso) da miei conoscenti appassionati di armi. Evidentemente Boselli non è il tipo che bada a questi particolari, anche se secondo me dovrebbe. Sulle ricostruzioni storiche in genere sono piuttosto pignolo.
  22. Certo che si può fare: si tratta di due generi artistici il cui linguaggio tecnico si evoluto nel c orso degli anni e tornare indietro è impossibile. Quello che tu chiedi al fumetto è come se tu pretendessi dai musicisti moderni che usassero il clavicembalo al posto del pianoforte ed il liuto al posto della chitarra elettrica. UIl paragone è calzante. No. Un bravo scrittore sa sempre come organizzare la sua storia perché le cose fondamentali che vuol narrare entrino nel numero di pagine stabilito. altrimenti non è un bravo scrittore In tutto il mondo i fumetti sono prodotti in un numero stabilito di pagine o di suoi multipli. Negli USA un comic book ha dalle 20 alle 24 pagine di fumetto ed in quello spazio alcuni autori hanno prodotto autentici capolavori. In Francia gli albi sono di 48 pagine con 46 di fumetti ed anche lì vale lo stesso discorso. In altri media come la TV un telefilm ha una durata media cci 38/40 minuti. Perfino i libri hanno i loro limiti perché devono comunque rispettare la regola per cui un volume, per ragioni di stampa, deve essere composto di pagine che sono multipli di 16 o 8 o 4 in casi eccezionali. La durata predeterminata è la regola, non l'eccezione e questa eccezione era praticata anche in Italia solo dalla SBE. Rileggi bene il mio intervento. Quello che ho detto è stato: " In pratica tu stai chiedendo agli autori di cambiare il loro stesso modo di scrivere, di violentare il loro stile e scrivere come si scriveva quarant'anni fa.. Ci vuole poco a capire che non è fattibile." Mi riferivo esclusivamente alla tua idea che si dovrebbe scrivere come 40/50 anni fa e ribadisco quel che ho detto: imporre ad un autore di scrivere in un modo diverso da come sa fare e gli viene naturale è una cosa impossibile. Ti piaccia o meno, in certe cose indietro non si torna, non si può tornare. Per me questa è una questione di puro buon senso.e non altro. Nessuna pretesa di imporre il mio pensiero ma di esporlo sì. Boselli, Manfredi, Ruju, Faraci e qualunque altro autore ti venga in mente ha un proprio stile di narrare, di fare i dialoghi,di impostare la durata delle scene e del cambio di scena. Chiedere loro di scrivere in modo diverso è impossibile anche perché non ne sarebbero capaci. Anche il solo provarci sarebbe per loro frustrante e ciò si rifletterebbe inevitabilmente sulla qualità delle storie. E questo, lo ribadisco ancora è una cosa che non è difficile capire. Wasted Years, con cui raramente sono d'accordo, stavolta ha detto una cosa che condivido. "Le avventure moderne dell'autentico Tex e non del piccione o del Solone. Solo questo piacerebbe molto a chi ha amato il personaggio... Tornare indietro non ha senso" Tutto qui. Se questo è un forum di discussione, devi accettare che ciò che dici sia messo in discussione, appunto. Non sarà, invece, che tu hai un gusto "antiquato", nel che non ci sarebbe nulla di male intendiamoci.. Per il resto, non sarà che confondi la forma col contenuto? Le storie del passato sono belle (e molte ma non tutte lo sono e lo saranno sempre) non perché iniziavano a pag. 20 di un albo o finivano a pag. 90 di un altro o perché avevano le didascalie, ma perché avevano una forza narrativa capace di avvincere il lettore, cosa che a me capita ancor oggi con molte storie di Tex e di altri personaggi. Per quanto mi riguarda, quindi, la modernità non fa male alle storie.
  23. Quello che tu chiedi è semplicemente impossibile. In pratica tu stai chiedendo agli autori di cambiare il loro stesso modo di scrivere, di violentare il loro stile e scrivere come si scriveva quarant'anni fa.. Ci vuole poco a capire che non è fattibile. Per fare paragoni in altri campi sarebbe come se tu chiedessi a Mick Jagger di comporre alla maniera di Beethoven. So che spesso a taluni la cosa non piace e ci sono resistenze ma le cose si evolvono e il mondo della narrativa non fa eccezioni. Il linguaggio della narrativa si è evoluto sia nel fumetto che nella narrativa. Anche i romanzi, i film, i telefilm tecnicamente non si fanno più come 40 o 50 anni a e bisogna prenderne atto. Pretendere che si torni indietro è pura utopia. Quanto alle storie di lunghezza cosiddetta indefinita, ti dirò che già nel lontano 1969, alla tenera età di 11 io detestavo il fatto che una storia si concludesse (o viceversa iniziasse) a metà albo e sono stato ben contento quando quasi trent'anni dopo mi hanno finalmente accontentato. Oggi come oggi, le storie in multipli di un albo, oltre ad essere più più amichevoli nei confronti del lettore, specie occasionale (sapessi quanta gente ho conosciuto che in passato ha rinunciato a comprare questo o quell'albo perché c'era qualche manciata di pagine di conclusione della storia precedente), ma permettono anche una migliore gestione della programmazione specie in un periodo in cui i disegnatori hanno una media di dieci pagine al mese. Se qualche disegnatore fosse in ritardo con le consegne (come è accaduto di recente con Ticci),diventa più facile sostituire la sua storia con un'altra articolata su multipli di albo. Sull'anteprima in quarta di copertina mi trovi d'accordo anche se comprendo l'esigenza della casa editrice di pubblicizzare i propri prodotti. Peraltro, a me interessa di più il contenuto del contenitore e mi accontento che le storie mi piacciano.
  24. A proposito della storia di Carson, se qualcuno dovesse gridare all'errore perché ad un certo punto pare che si usino fucili a ripetizione, sono andato a controllare e la Colt ne aveva brevettato e messo in produzione un modello nel 1855 che però non ebbe la larga diffusione che avrebbero avuto lo Spencer e lo Henry a partire dal 1860.
  25. Premesso che io continuo a trovare strano chiamare "breve" una storia di 110 pagine, mi limito a far notare che le cosiddette "storie brevi" sono pubblicate in albi specificamente destinati a questo e vista la loro cadenza non mi pare che si possa parlare di proliferazione. Ma i gusti sono gusti, si sa.
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