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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 05/05/2020 in tutte le sezioni

  1. Hai detto con proprietà di linguaggio quello che neanche sapevo di sapere. Ottimo.
    1 point
  2. Quoto! Tex e Zagor sono sempre stati diversi, nella maniera in cui trattavano le parti "esotiche" (fantascienza e sovrannaturale), il fatto che dovrebbe essere più "realistico" (ma dove? In una serie dove si sono visti dinosauri, vichinghi, citta nascoste che vivono come nel 1500, maghi e stregoni, demoni, streghe, zombie, mummie, piante aliene, alieni che non erano piante, diableri che erano praticamente licantropi, etc.) è un errore di prospettiva, un considerare questa differenza una di "realismo" e non una di "stile". L'immaginario di Nolitta era quello dei film di fantascienza degli anni 50, e dei fumetti dell'epoca. Le parti "esotiche" in Zagor erano spettacolari, ben visibili (come nei film a cui faceva riferimento, lo spettatore doveva VEDERE il mostro), il suo licantropo è quello dei film Universal, il suo mostro della Laguna nera idem, Titan era quello dei fumetti di Brick Bradford, etc.. Questo dà alla fantascienza su Zagor un sapore tipicamente vintage, legato a quel tipo di immaginario, un po' cheesy, da effetti speciali con pochi soldi, più fantascientifico che horror (vedere anche il vampiro, che è quello di Cristopher Lee al cinema, non quello di Stoker). (per questo per me quando Burattini ci mette Terminator o Alien o uno smartphone, "tradisce" l'estetica e le caratteristiche della serie. Nel suo blog si difende dall'accusa assurda di aver messo robot, scegliendo non so quanto consciamente di rispondere solo alle critiche meno sensate. Il problema non è che ha messo robot, è che ha messo QUEI robot, così come ha messo moderni smartphones nascosti in un piccolo libro, e mostri da body horror che appartengono ad un immaginario estraneo) L'immaginario di GLBonelli era molto più legato alla letteratura. Ci chiede molto più di "immaginare" che non di vedere (non vediamo mai davvero come è fatto l'alieno, il Diablero appare a figura intera solo dopo che abbiamo visto la sua ombra e le sue vittime), `prende molto più sul serio i suoi mostri, che sono quelli legati a quel tipo di immaginario: città perdute, dinosauri al centro della terra come in Verne, spettri presi dalla letteratura gotica, demoni infernali. E anche quando prende elementi da film di fantascienza degli anni 50 (le piante aliene assassine) li sceglie fra quelli meno cheesy e più genuinamente horror (Tex ha davvero molto più a che fare con "esotici" Horror che non fantascientifici, anche questo lo differenzia da Zagor) Ma nessuno dei due era "un western realistico", dai, andiamo! Allora la Storia del West cosa diventa, iper-realista? Il problema di Nizzi, da questo punto di vista, è che lui l'immaginario horror o fantascientifico proprio non ce l'ha, il suo immaginario è fatto soprattutto di storie gialle, e quindi ha trasformato Tex in un detective che gira anche fra gli indiani come un poliziotto usando la fascia di Wampum come tesserino. Ma fra le tante "colpe" che gli dò, non gli dò questa: ciascun autore deve realizzare le storie che sente di più. Costringere Nizzi a fare storie che non "sentiva" sarebbe servito solo ad anticipare la sua crisi. Più che altro sarebbe dovuto essere l'editore a riconoscere il problema, e ad affiancarlo ad autori con un immaginario più horror (ma temo che invece a Sergio Bonelli questo "realismo" imposto a Tex piacesse, vedi le frequenti intrusioni della Storia nelle sue storie...)
    1 point
  3. Non ho la minima idea del perchè Leo non ami Patagonia. Ma leggere questa discussione mi ha fatto riflettere sul perchè non lo ami io. Prima di tutto, a scanso di equivoci, cosa vuol dire che "amo" una storia? Non è un giudizio di merito o di valore, è semplicemente una misura di quanto mi piaccia rileggerla, di quanto mi dispiacerebbe non averla più. Ci sono fumetti che riconosco essere di scarsa qualità che però ho letto da bambino che "amo" molto di più (e che ancora sfoglio quando passo davanti alla libreria) di capolavori del fumetto che però mi hanno lasciato più freddo (e che non ho mai più riletto). È una misura legata non tanto al giudizio estetico - critico, quanto ai gusti personali (e ai momenti in cui li abbiamo letti), Dal punto di vista dei disegni, Patagonia è un capolavoro. Dal punto di vista dei testi, non è per me fra le migliori storie di borden (forse limitato dal fatto di lavorare su un dettagliato soggetto di Sergio Bonelli), ma è comunque più che ottima. Qual è il problema? Ce ne sono diversi, che sono sfaccettature diverse del problema alla base della storia, presente già nel soggetto: il motivo per cui è stata realizzata e la funzione che dovrebbe avere per il lettore. .1) Patagonia è una storia più pedagogica che d'avventura. È stata scritta per raccontare ai lettori una tragedia della storia dei nativi sudamericani, quindi il suo scopo è informare più che intrattenere. So questo tipo di storie con il tempo i miei gusti hanno fatto una virata di 180 gradi. Da adolescente e diciamo fino ai quaranta circa le cercavo, ne ho comprate e lette davvero tante, e le consideravo superiori a quelle di "mero intrattenimento". Poi un po' per volta ho cominciato a leggerle con sempre meno gusto, e spesso, con autori meno capaci, annoiandomi. Ho cominciato a capire quante di queste opere (non Patagonia, qui parlo del motivo dei cambiamenti dei miei gusti) avevano un tono condiscendente, e raccontavano visioni distorte o vere e proprie falsità, quante voleva "indottrinare" più che informare. E quanto si basavano sulla "forza" del fatto raccontato, per mascherare quanto poco "valore aggiunto" dessero storia e disegni. Mi sono reso sempre più conto che i grandi autori avventurosi in genere erano molto, molto più bravi di gran parte degli autori "didattici", e soprattutto avevano molto più rispetto del lettore, mettendosi al suo "servizio", non trattandolo come uno scolaretto ignorante a cui inculcare nozioni. Certo, questo non vuol dire che non mi piacciano più i fumetti di divulgazione: semplicemente ora dò molta più importanza alle capacità di chi li realizza, voglio quel "valore aggiunto" dato dagli autori al mero fatto di cronaca, apprezzo di più i punti di vista personali con l'autore che si mette in mezzo (tipo Joe Sacco, che leggo ancora con piacere, o fra le opere del passato Maus, e per esempio ho trovato bellissima "Kobane Calling di Zerocalcare), mentre non sopporto più il tono paternalistico di chi vuole rifilarti la verità rivelata. Insomma, per farla breve, complice anche la "moda" attuale che li ha fatti proliferare come le cavallette, i fumetti "didattici" in genere mi hanno rotto i coglioni, li sopporto solo se li fa gente davvero molto brava che ti tratta da pari a pari. Beh, da questo punto di vista "Patagonia" gli autori bravi li ha, quindi non dovrebbe dare problemi, giusto? No., sbagliato. Perchè la mia antipatia attuale per le storie didattiche è solo il primo pezzo del puzzle. 2) Patagonia è una storia didattica che si traveste come storia di Tex. Oh, certo, lo fa BENISSIMO, Tex è lui, Kit è lui (sui personaggi in genere Boselli è una garanzia), Carson viene eliminato dalla storia in modo inelegante (bastava non mettercelo proprio, mica passa la vita attaccato a Tex, qualche momento libero ce l'avrà anche lui...), ma è un peccato per me trascurabile. Oltretutto, per quanto la Storia lo veda perdente (perchè persino Tex nulla può contro la Storia, quella con la S maiuscola, anche se comunque è riuscito a tenerla a bada abbastanza da dare ai Navajos un destino migliore e a non far morire per ora Cochise), è descritto comunque come un Tex eroico da cima a fondo. Il problema non è Tex, è il mondo intorno. Hanno preso Tex e l'hanno spostato dal suo west da film western classico, nel mondo "reale", dove non potrebbe nemmeno esistere un personaggio simile, dove è pesce fuor d'acqua con i suoi ideali e dove non può che essere alla fine sconfitto. È Tex, certo... ma non è una storia di Tex. È Tex usato per insegnarci un pezzo di storia, ed è questo l'obiettivo principale, il senso del soggetto di Sergio Bonelli (se siete curiosi, l'edizione Bao, che comunque ho preso per gustarmi al meglio gli splendidi disegni di Frisenda - che per me ormai da un bel po' ha largamente superato il suo maestro Milazzo - contiene il soggetto, così potete vedere cosa ha modificato Boselli). È un po' come i fumetti Marvel dove si vede il Dottor Destino piangere per i morti dell'11 settembre, metti un personaggio dei fumetti di fronte alla storia reale, e ne viene schiacciato. Mentre Tex è, sin da quando lo leggevo da bambino, un mondo diverso da quello reale. Un mondo dove la giustizia esiste, i "buoni" vincono, i malvagi vengono puniti. un mondo quindi migliore di quello reale.
    1 point
  4. Intanto Buon compleanno in ritardo! Nulla contro nessuno. Se mi conosci saprai che io non ho mai attaccato Nizzi per partito preso. Uno degli elementi che mi facevano preferire Tex ad altri western erano quelle storie in cui Bonelli si lasciava andare, non gliene fregava niente della veridicità o della logica e imbastiva trame misteriose, con atmosfere davvero indimenticabili. Nizzi copiò il patriarca del fumetto in molte delle sue caratteristiche, tranne questa, semplicemente perché a lui non piacevano. Quando dovette farlo, preferiva rigirare la frittata e trovare un fondo di razionale. A un certo punto anche i lettori furono del parere che Tex è il western "serio" e Zagor quello "fantastico" e probabilmente entrambi diventarono eccessivi nei rispettivi campi.
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  5. Il Tex che conosco io, in un caso del genere, se ne frega della legge. Se sei un verme lui ti castiga lo stesso! Dunque l'ossessione di Randy è ampiamente giustificata.
    1 point
  6. Al di là dei giudizi soggettivi di ciascun lettore sulle varie storie, che possono differire ma che sono tutti condivisibili; io penso che il tex color storie brevi sia un ottimo prodotto ! faccio i miei complementi agli autori che hanno saputo coniugare il Tex classico con atmosfere ed elementi innovativi, mi è piaciuto anche il giusto dosaggio di Autori eccezionali (Camuncoli e Rossi)ma non utilizzabili sulla serie normale con autori che invece arruolerei subito (Benevento ed Accardi). Faccio i miei complimenti per l'idea geniale di Recchioni( storia di Tex, ma al tempo stesso senza Tex); Boselli continua così! certo anche io spero in un sempre continuo miglioramento anche dei colori del Color Tex lungo al fine di uniformare il prodotto.
    1 point
  7. Forse perché ho la sfera di cristallo o la macchina del tempo? O forse magari l'ho letto e ho risposto dopo un po' perché sono lenta a scrivere? Ma, se vai a vedere la tua citazione nel messaggio, l'aggettivo è stato immortalato. Ti consiglio comunque di cancellare questi battibecchi: non ci fai certo una bella figura.
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