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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 20/03/2024 in tutte le sezioni

  1. A me sembra che la visione della società e l’idea che hanno della gente comune GLBonelli e Boselli siano abbastanza simili in Tex, tendenzialmente ottimistiche. Però, a mio parere, la visione del mondo e della natura umana che emerge da un fumetto, da un libro o un film si ricava anche da tanti altri aspetti: dal carattere del protagonista e dei personaggi secondari, dal rapporto tra loro, dalla trama, dall’atmosfera, soprattutto da come si conclude la storia; i criteri sono vari, ma tra questi non sottovaluterei i cambiamenti che subiscono i personaggi nel corso della vicenda: se uno stupido o un delinquente diventa via via più intelligente o onesto, sicuramente l’autore è più ottimista sulla natura umana di quanto lo sia chi descrive personaggi irrimediabilmente stupidi o delinquenti!... Di solito Boselli ha più fiducia di GLB nella possibilità degli esser umani di cambiare e migliorarsi, sia all’interno di una singola storia, che nel corso del tempo. Questo può piacere o meno, a seconda dei gusti, ma da questo punto di vista Boselli è certamente più ottimista di GLB. Non mi sembra una cosa da poco. Non sono d'accordo. Ogni autore ha i suoi leitmotiv, ce li hanno i grandi scrittori e registri, figuriamoci se non li ha uno sceneggiatore di serie a fumetti, che deve macinare centinaia e centinaia di pagine all’anno! Sono motivi ricorrenti che, proprio perché ripetuti, stanno a significare che sono molto “sentiti” dall’autore e fanno parte della sua visione del mondo. Che poi qualche volta vi sia un loro abuso è abbastanza scontato nei fumetti seriali, ma questo non significa che sia solo un semplice espediente narrativo. Sclavi ha ripetuto infinite volte il cliché del mostro che è più umano delle persone normali, e a un certo punto la cosa era diventata prevedibile e stucchevole, ma non per questo meno vera e rappresentativa della sua “visione” d’autore. Nelle sue storie migliori Boselli è riuscito a rappresentare in modo credibile personaggi che riescono a redimersi, cercando di riscattarsi (come poi d'altra parte ha fatto Tex all'inizio), in altre meno, ma in ogni caso - come ho detto - questo fa parte della sua visione del mondo tendenzialmente positiva. Allo stesso modo il valore dell’amicizia, presente anche in GLB, in Boselli è molto più marcato e sottolineato: il cameratismo della banda degli irlandesi ne “Gli invincibili”, l’amicizia tra Tex, Jethro e Glenn Corbett in “Jethro”, l’amicizia tra Kit Willer e Bronco Lane, la simpatia che si crea tra Carson e il delinquentello Luke Harrigan ne “La mano del morto”, ecc. ecc. Di esempi se ne potrebbero fare un bel po’... Boselli utilizza spesso lo schema narrativo di “Vent’anni dopo” di Dumas o se vogliamo di “It” di Stephen King: gli amici che si ritrovano dopo tanti anni per combattere ancora insieme contro nuovi o vecchi avversari. Amici che hanno mantenuto l’affetto, la solidarietà e lo spirito di un tempo. Se questo non è essere ottimisti sulla natura umana! Resta poi il fatto che storie come “Massacro” o “Apache Kid” o “Il tesoro di Victorio”, con finali non propriamente allegri, Boselli non le ha scritte in Tex, se non ricordo male. “Colorado belle” è quella più negativa, ma di solito Boselli anche quando scrive storie cupe oppure con finali amari cerca sempre di compensarli con elementi positivi; per esempio in “Cercatori di piste” il sergente Torrence alla fine viene vigliaccamente ucciso, eppure la sua comunità di disertori bianchi e indiani liberi (ottimisticamente) ha vinto. In “Apache Kid” o in “Linciaggio” non vince nessuno. E in “Gilas” Juan Ortega muore.
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  2. Riguardo a Nolitta: nelle sue storie, in realtà, c'è sempre molta empatia verso la gente comune, i "poveracci". Casomai quelli che si vede che gli stanno sulle scatole sono i borghesi e i potenti...
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  3. Nel post in cui parlavo dell'ottimismo e del pessimismo degli autori, facevo esplicitamente riferimento alla visione DEL MONDO, e della società, e della natura umana. Si vede da come la "gente normale" reagisce agli eroi e alle ingiustizie, non dalla storia persona di individui eccezionali (nel bene e nel male) come i protagonisti delle storie (il fatto di scrivere la storia di Stalin non significa che non hai una visione positiva della gente in generale, così come il fatto di avere una visione positiva della maggior parte della gente non implica che adesso devi descrivere positivamente tutti i "cattivi" di cui scrivi, da Stalin a Pol Pot...) La natura umana è sostanzialmente corrotta, tranne pochi individui (eroici, anche se magari a loro modo come Mister No) tutti gli altri tradiscono per denaro o per paura? È una visione possimistica, quella di Nolitta, vero? L'hai scritto anche tu... ma poi se vai a vedere PROPRIO PER QUESTA VISIONE così come non esistono i "buoni" nelle storie di Nolitta non esistono nemmeno i "cattivi": i suoi "cattivi" molto spesso sono malati o sono l'esempio della tesi di "The Killing Joke" di Alan Moore e Bolland: "basta una giornata storta per diventare il Joker". Il Re delle Aquile è prima di tutto una vittima che si sta vendicando, L'Uomo Lupo e Il Mostro della Lagona non sono responsabili dei loro atti, etc. Paradossalmente in Nolitta (almeno nelle storie di Zagor) i "cattivi" sono spesso MIGLIORI della società che li circonda, e ne sono le vere "vittime" (tesi trasportata di peso poi su Tex ne Il Giudice Maddox) Ecco, se fosse possibile valutare la visione della società di un autore da come tratta i suoi "mostri"... paradossalmente otterresti che i più "ottimismi" sul genere umano sono Nolitta e Tiziano Sclavi! Molto più di GL Bonelli e Borden! Infatti, gran parte dei loro "cattivi" sono le vere vittime... di un mondo marcio, violento, ostile, e di un umanità fondamentalmente stupida e cattiva che odia, uccide e che tutto distrugge! Che bell'ottimismo sulla natura umana! No, per giungere a risultati assurdi e senza senso, devi vedere come vedono la società e la gente comune, non i "mostri"... Poi, la frequenza della "redenzione del cattivo", non dice NULLA sulla loro visione della gente comune: ci dice semplicemente quanto "gli piace" quel trope. GL Bonelli lo usava in maniera infrequente, più che di vera e propria "redenzione" nei suoi cattivi si vede invece una propria dignità o grandezza. O, anche negli sgherro di basso rango colpiti a morte, c'è il tempo di fare quattro chiacchiere con Tex fumandosi l'ultima sigaretta. (In generale nelle storie di GL Bonelli quelli rappresentati in maniera davvero spregevole sono quelli che rubano in guanti bianchi con le carte bollate, i politicanti, i funzionari corrotti, i generali che mandano al macello i loro uomini sognando la gloria: chi ha il coraggio di affrontare Tex pistole in pugno è rappresentato generalmente molto meglio) Mentre invece... Boselli è OSSESSIONATO dal tema del "nemico che diventa amico"! Davvero! L'ha usato tante volte che ormai ci si fanno le battute sopra! E nota che i suoi "cattivi" in genere... fanno solo questo: da cattivi passano dalla parte della legge. Spesso senza "addurre una motivazione plausibile". Non hanno comportamenti "nobili" da "cattivi". I risultati quindi sono molto altalenanti, in alcune storie per me funziona benissimo (la Grande Invasione è quella dove per me riesce meglio ad affrontare il tema, proprio perchè per una volta in realtà il "cattivo" se non fosse stato ferito col cavolo che tornava...), in altre... aspetti con rassegnazione l'inevitabile voltafaccia del "buon cattivo" e pensi "l'ha fatto ancora!" Soprattutto, il "passaggio del tempo" è una delle altre cose che ama mettere nelle storie (che cos'è Tex Willer se non il mettere il passaggio del tempo dentro le storie di Tex, raccontando Tex non some un "eterno presente" ma come "la vita di..."? Questo passaggio del tempo lo applica alle amicizie, ma anche agli amori, ai rapporti familiari, agli odi... non ci vedo una "prevalenza" del tema dell'amicizia se non quando si "incrocia" appunto con l'ossessione del nemico-amico (quindi vediamo kit Willer diventare amico di un sacco di gente che non avrebbe alcun motivo per stimare, tipo "colpo di fulmine", anche quando non c'è il tempo di mezzo: ovvio che il tema compare - ossessivamente - anche in quelle storie)
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  4. Visto che in un'altra discussione si parlava di pessimismo e ottimismo degli autori di Tex, riprendo alcune cose che avevo scritto su questa storia in un altro topic. "Colorado Belle" è la storia più pessimista di Boselli, secondo me. Qui nessun cattivo accenna minimamente a modificare il proprio comportamento né meno che meno a redimersi (come avviene invece in tante altre sue avventure), solo il reverendo Morrow si modifica nel corso della vicenda, ma solo per una maggiore consapevolezza di quanto possa essere grande il Male commesso dagli uomini, non nel comportamento oppure nel carattere, che anzi sembra peggiorato ("Come è cambiato... E come è triste!" pensa il fantasma di Alice rivedendolo dopo anni in città, da dietro i vetri di una finestra). Tutta la vicenda ruota attorno ad Alice, l'ossessione di tutti, che la cercano senza trovarla, a partire da Kit Willer all'inizio, proseguendo col fratello e soprattutto con il capo dei banditi. Alla fine però l'oggetto del desiderio si scoprirà essere morto da tanto tempo in fondo a un pozzo. Assente ancora prima che iniziasse la sua ricerca. Di fatto "Colorado Belle" è una storia di fantasmi e di morti (il villain si chiama Deadman, non a caso), senza speranza e senza futuro. E infatti l'ultima vignetta della storia vede i Nostri di spalle (non frontalmente), andarsene dalla città fantasma nel grigiore e nel vento. In questo caso - contrariamente ad altre storie boselliane - il passare del tempo non è servito a molto. Nonostante questo, io penso che nel complesso Boselli come sceneggiatore di Tex sia più ottimista di GL Bonelli. A parte "Colorado Belle", la maggior parte dei suoi capolavori vede una maggiore fiducia nella natura umana e nella possibilità dei personaggi di cambiare, di redimersi, rispetto ai cattivi di GLB (che pure erano tutt'altro che monocordi, privi di sfumature e solamente negativi come qualcuno dice). L'elenco dei villain boselliani che non sono del tutto malvagi o che migliorano nel corso della storia - si sa - è sterminato (persino la sua Tigre nera è meno negativa di quella originale). In più nelle storie di Boselli è molto forte la componente dell'amicizia e dei legami che durano nel tempo (presente anche in GLB ma in modo minore). Basta pensare agli irlandesi ne "Gli invincibili", a "Jethro", al "Passato di Carson" o a tante altre storie in cui il passare del tempo non scalfisce i rapporti affettivi. Boselli è più romantico. Inoltre la visione del mondo di GLB si è in parte modificata dal 1948 agli anni '80, per cui anche il suo ottimismo si è un po' appannato col tempo. In Ruju, invece, i suoi personaggi più riusciti (e tormentati) o muoiono nel finale (spesso sacrificandosi), o rimangono sospesi in cerca di un'identità che non trovano (vedi Makua) o si salvano per un pelo dopo un lungo calvario (la recente "Pattuglia scomparsa"). Non una visione del mondo molto consolante. Il problema di molti personaggi di Ruju è che non sanno bene chi sono, divisi tra mondi diversi o divisi in loro stessi, a partire dal ranger della sua prima storia "La prova del fuoco", al bandito diventato frate, a Johnny di "Cuore Apache" e a tanti altri. Nolitta vince in pessimismo perché in lui è proprio tutta la società che è sbagliata, marcia, senza redenzione, vedi "Caccia all'uomo", "El Muerto" (i cittadini vigliacchi che non aiutano Tex), "Il segno di Cruzado", "Il colonnello Watson" "La grande minaccia". E in più gli amici spesso ti tradiscono ("Giungla crudele").
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