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Contenuto popolare

Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 21/03/2024 in tutte le sezioni

  1. Mi pare semplicissimo... Bounty Hunter è il termine che si usa quando il cacciatore di taglie è il "buono" della storia e porta indietro i ricercati vivi. Quando è il "cattivo" della storia e li ammazza si usa il termine spregiativo "Bounty Killer"... "Bounty killer" è ovvio che non può che essere spregiativo per qualcuno che (in teoria) dovrebbe cercare di catturare i ricercati e ammazzarli solo se fanno resistenza, specie se invece è un assassino che uccide a tradimento. Ed è un termine ovvio che viene in mente subito e quindi è molto diffuso, tipo usare "sbirro" al posto di "poliziotto"...in quanti titoli di film l'avete visto, anche se non è il termine "esatto"?
    1 point
  2. Buon primo albo, del resto l’atmosfera nordica è sempre una garanzia, con l’unico dubbio in merito alla troppa sicurezza con cui i blackfoot ritengono responsabili della strage le giubbe rosse: capisco lo shock del momento, però la situazione non mi convince troppo. Secondo numero in calo a causa di alcune scorciatoie già evidenziate, che a mio avviso complesivamente non affossano la storia ma ne abbassano l’indice di gradimento. In sostanza diverse situazioni che paiono ingarbugliate o di difficile risoluzione vengo districate con qualche semplificazione di troppo (abbandono dei propositi bellicosi da parte degli indiani, fuga di Big Frank, alcune azioni non troppo logiche di qualche personaggio). Qualche perplessità anche sull’effettiva vastità del territorio in cui si svolge la vicenda, visto che poi tutti i gruppi coinvolti sembrano essere abbastanza vicini tra loro e l’introvabile distilleria viene raggiunta con apparente facilità. Personaggi che fanno il loro, un pò impalpabili Boucher e la sua banda ma apprezzabili Lagarde e tutto sommato anche Big Frank. Simpatica Nadie. Font su ottimi livelli, soprattutto rispetto ad altre prove più recenti, come sempre a suo agio tra neve, montagne e foreste, in particolare nel primo albo: nel giudizio globalmente positivo che do a questa storia, i disegni hanno un ruolo importante. Volendo dare un voto, direi che un 6,5 abbondante ci può stare.
    1 point
  3. Ho sempre trovato estremamente toccanti le avventure di Tex ambientate durante la Guerra di Secessione, cui il Nostro si è di fatto trovato costretto a prendere parte suo malgrado, a causa della quale ha visto morire amici come Rod Vergil o John Walcott, assistendo contestualmente al compimento di orribili atti di crudeltà che gli hanno svelato il lato peggiore della natura umana. Di tali peculiarità non è certo privo questo Texone, in cui Tex e Kit Carson rievocano a quattro mani un'avventura vissuta insieme durante la guerra (la prima, e probabilmente anche l'unica), densa di azione, colpi di scena e tantissimo pathos, in cui pur paradossalmente militando su fronti opposti perseguono lo stesso obiettivo, quello di salvare la vita di alcuni coloni texani di origine tedesca, colpevoli di opporsi con fermezza allo schiavismo del Sud. L'obiettivo, purtroppo, è raggiunto solo in parte, ma i Nostri - coadiuvato da Damned Dick e dall'affascinante agente Pinkerton Kate Warne - riescono comunque a fare giustizia e ad uscirne moralmente vincitori. La sceneggiatura di Boselli, impostata come altre volte su un doppio binario narrativo, vede i due futuri pards (i due si conoscono, ma non sono ancora inseparabili) impegnati in una delicata missione, ciascuno per conto proprio: Tex, in compagnia dell'allora inseparabile Damned Dick, è incaricato da Kate Warne di condurre in salvo in Messico un buon numero di coloni tedeschi "rei" di essere fedeli all'Unione, senza sapere che al contempo ha assunto di propria iniziativa il medesimo impegno anche Carson, che pur formalmente fedele alla confederazione sudista intende evitare un massacro, inimicandosi in tal modo vari colleghi Rangers e, soprattutto, la soldataglia al comando del fanatico James Duff, ai cui ordini agiscono anche assassini incappucciati incaricati delle azioni più spregevoli (tra cui anche un tentato omicidio ai danni del Rangers, che naturalmente fallisce). Le due sottotrame procedono speditamente ed autonomamente in perfetta sincronia, dando modo ad entrambi i Nostri di risultare fondamentali, finendo poi per convergere nel finale, quando però il destino si mette di mezzo, ed una quarantina di coloni tedeschi, separatosi in precedenza dalla carovana, vengono brutalmente impiccati al culmine di uno scontro a fuoco con gli uomini di Duff. Tra essi c'è anche Konrad Bock, amido d'infanzia di Tex, costretto dunque a subire un trauma assai simile a quello che aveva avuto suo malgrado protagonista Rod Vergil. In un finale estremamente enfatico, Tex e Carson - più Damned Dick e Kate Warne, of course - rendono comunque giustizia a Bock ed alle altre vittime del vile massacro annientando una volta per tutte la masnada agli ordini di Duff, che dal canto suo rivela fatalmente la propria vera natura di sciacallo: vista la mala parata, non solo non esita a tentare la fuga, ma manifesta anche l'intenzione di fuggire col bottino per goderselo in Messico, in barba ai tanto decantati proclami "patriottici". In una sequenza piuttosto cruda ma al contempo toccante, Tex e Carson si gettano all'istante al suo inseguimento, ma invano: dopo aver eliminato un suo commilitone più genuinamente patriottico, un Duff comunque gravemente ferito non esita a darsi la morte con la propria pistola, onde evitare di subire un processo da yba giuria di odiati yankees. Se la sceneggiatura di Boselli risulta così coinvolgente, va da sé che buona parte del merito è da attribuire alla maestosa prova ai disegni di Dotti, autore di tavole curate nei minimi dettagli ma al contempo dal tratto molto pulito, senza eccessivi e soverchi orpelli. Senza dubbio, una delle sue migliori prestazioni di sempre sulle pagine di Tex
    1 point
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