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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 09/04/2024 in tutte le sezioni

  1. Esattamente il pensiero di Boselli. In futuro ci sono storie che potranno tranquillamente essere saltate perché non fondamentali, ma non questa sequenza Più che una speranza è una sicurezza per me.
    2 points
  2. Sono anch'io freschissimo reduce dalla lettura del Maxi, e pur dovendo premettere di aver tratto la sensazione di aver avuto a che fare con qualcosa di già letto, né tantomeno di aver avuto tra le mani due capolavori, mi preme al contempo precisare di poter definire entrambe le storie nel complesso abbastanza dignitose. La città che scotta, sceneggiata da Nizzi secondo il canovaccio a lui tanto caro del vecchio amico nei guai che contatta Tex ed i pards, ricorda in virtù di ciò tante altre vecchie storie del Ranger da lui scritte, per molti versi risulta abbastanza prevedibile e potrei segnalare almeno un paio di passaggi a vuoto a mio avviso piuttosto evidenti (lo farò però in una prossima occasione, onde evitare prematuri spoiler), ma nel complesso si lascia leggere scorrevolmente ed a conti fatti a mio giudizio è meglio di tante recenti uscite griffate Nizzi. Quel che invece non riesco proprio a farmi piacere sono i disegni di Torti, che con rispetto parlando continuo a ritenere totalmente inadeguati e decontestualizzati sulle pagine di Tex. Nel leggere L'alleato misterioso, invece, ho percepito nella sceneggiatura di Serra - su soggetto di Civitelli - ispirazioni piuttosto boselliane, più specificamente tratte da una delle sue storie più particolari (per gli stessi motivi di cui sopra, non specificherò ora quale). Una storia tutto sommato gradevole e piuttosto breve, che io definirei più opportunamente "una storia breve in bianco e nero ed un tantino dilungata", figlia di una sceneggiatura che poggia su una base classica con elementi che in parte la scompaginano, ben valorizzata dal buon lavoro della Mandanici ai disegni (buona caratterizzazione grafica dei personaggi e cura dei dettagli).
    1 point
  3. Non so se Boselli abbia mai visto la serie Tv The Terror (o letto il romanzo di Dan Simmons che ne è all’origine), però le vicende narrate sono molto simili. Per quanto mi riguarda, purtroppo, questa quadrupla è stata una discreta delusione. Non dico non raggiunga la sufficienza, però considerando la storia sul passaggio a nord-ovest che Boselli aveva scritto per Zagor (L’esploratore scomparso, capolavoro assoluto), o anche quella al Polo Sud (Antartica, ottima), qui il risultato finale onestamente non mi pare a quei livelli. Anche in questa avventura ci sono moltitudini di personaggi, ma mentre nelle storie sopra citate tutti erano sbozzati e gestiti adeguatamente qui tanti sembrano inseriti senza apparenti necessità (ad esempio Dallas e il moroso, francamente insopportabili), se non quella di fungere da carne da macello per il bodycount, che peraltro raggiunge vette elevatissime. E qui siamo al secondo punto critico, nel senso che in più di qualche tratto questa avventura artica mi è sembrata un crossover con Dampyr (i mostri che tagliano gole e smembrano corpi con artigli e zanne affilate mi hanno ricordato proprio i vampiri dampyriani). Il fantastico in Tex ha da sempre diritto di cittadinanza, ma qui forse si è esagerato un po’, anche con squartamenti e sgozzamenti vari, che non mi sono sembrati esattamente in linea con il mood della serie, e il risultato finale è una storia un po' "sui generis". Anche la caratterizzazione dei pards è abbastanza rivedibile. Kit Carson viene descritto come il pasticcione che si fa sempre scoprire, che viene lasciato indietro se c’è da correre e fare sul serio, che si lamenta e pensa sempre a mangiare: sembra quasi Cico. Tiger Jack, invece, è costantemente in modalità “grande scopritore di tracce”. Bruzzo inizia disegnando come Ticci in Sulle piste del Nord ma nel corso dei 4 albi cambia completamente stile e nel finale mi ha ricordato gli Esposito Bros.
    1 point
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