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TWF - Tex Willer Forum

juanraza85

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Tutto il contenuto pubblicato da juanraza85

  1. juanraza85

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Assolutamente d'accordo anche io... Già in generale sono ultrafavorevole alla maggiore attenzione possibile ai dettagli nelle storie di Tex, figuriamoci per uno degli elementi principali quale l'infinita varietà del mondo nativo. Sarebbe un peccato banalizzare e non cercare di rimarcare per quanto possibile le differenze tra tribù e tribù, ne va della qualità del prodotto che, io credo, trarrebbe solo vantaggi da una adeguata cura di tali peculiarità. Anzi, a dirla tutta, non solo la recente rivisitazione grafica di una figura pur marginale come Orso Grigio ha incontrato il mio plauso entusiastico, ma personalmente qualora si decidesse di ritoccare nella nuova serie anche Freccia Rossa - ovvero, renderlo graficamente più navajo - io sarei il primo ad approvare. Mi rendo però conto che, data l'importanza del personaggio, la cosa è di assai difficile attuazione. Me ne farò una ragione ...
  2. juanraza85

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    A me risulta che vi fossero/siano sia i Kiowa-Apache che i Kiowa, due tribù ben distinte l'una dall'altra... Il nome Kiowa-Apache, fondamentalmente, sarebbe però frutto di una classificazione a tavolino dei bianchi: popolo di origine incerta, probabilmente di ceppo South Athapascan, chiamavano sé stessi Naishan Dene (o, secondo altee versioni, Kataka), sembrano essere un ramo del gruppo apache stanziato nelle pianure, e sarebbero stati così denominati in virtù di una loro provvisoria alleanza con i Kiowa. Ovvero, un tale di nome W. P. Clark li notò sistemati di fianco ai Kiowa in un accampamento. Invece, i Kiowa sono un popolo di origini altrettanto incerte, appartenenti al ceppo Uto-Azteco come i Comanche, cui non a caso erano considerati strettamente connessi.
  3. juanraza85

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    A sostegno di quanto evidenziato da Natural Killer, posto un'immagine di La-Roo-Chuck-A-La-Shar, altrimenti noto come Capo Sole, dei Pawnee... Oltretutto, chi tra noi, come il sottoscritto, ha letto Magico Vento, ricorderà come egli sia comparso nel n° 64 I Lupi Blu...
  4. juanraza85

    [438/440] Gli Invincibili

    Tutta la lunga sequenza della battaglia nel cortile del fortilizio di Carrasco secondo me è da brividi... Se devo soffermarmi però su una scena in particolare, a me ha colpito di più Tex che, dopo aver dato manforte a Watts sparando nel mucchio degli accorrenti bandidos, riesce ad aggirarli rubando il cavallo di uno di loro per precipitarsi alla mitragliatrice e cavare definitivamente dai guai i compagni d'avventura. Menzione speciale, poi, per l'ultima, meravigliosa vignetta: Hutch che rivolge lo sguardo al cielo ed immagina di vedervi i volti dei suoi amici irlandesi, morti nel tentare l'impresa.
  5. juanraza85

    [Texone N. 15] Il Cavaliere Solitario

    Sere addietro, complice la penuria di alternative di qualsiasi tipo, ho deciso di andarmi a rileggere il Texone di Nizzi e Kubert, a parecchia distanza di tempo dall'ultima volta. Nell'ormai lontano 2012, novello del TWF e lettore magari ancora intriso di ingenuità e spirito critico ancora non completamente delineato, lo avevo definito senza mezzi termini il migliore, naturalmente per quanto mi riguardava, tra i Texoni che avessi letto sino ad allora. Negli anni, appunto, ritengo che il mio spirito critico si sia un po' affinato, sia pure forse ancora lungi dall'aver raggiunto il suo completamento, in ogni caso dalla mia ultima lettura de Il cavaliere solitario ho tratto una valutazione della storia ancora nel complesso più che positiva, di cui ho potuto apprezzare le sfumature, ma non scevra qua e là da alcuni passaggi che mi hanno convinto poco. Tra questi, non intendo citare il Tex diverso dal solito, non solo graficamente (Kubert lo ha reinterpretato in maniera assai personale, su questo non ci piove), ma anche e soprattutto nel modo di affrontare una vicenda dalle tinte di per sé assai fosche. Duro, granitico, freddamente determinato, più alla ricerca di vendetta che di giustizia: sicuramente un Tex cui siamo poco abituati, ma del resto sfido chiunque ad affrontare una questione del genere con distacco e nonchalance: impossibile pressoché per chiunque, a mio avviso, non provare (il passare poi eventualmente ai fatti è un altro paio di maniche, io non credo ne sarei capace) sentimenti simili dinanzi all'efferato omicidio di una famiglia di inoffensivi coloni, con tentata violenza ai danni di una ragazza, e successivamente l'omicidio a sangue freddo di un uomo, "colpevole" solamente di non avere con sé molto denaro. Insomma, dopotutto Tex non fa altro che adattarsi ad una vicenda cupa come probabilmente poche altre volte gli è capitato in tanti anni di carriera. Una vicenda di cui, in taluni frangenti, sembra addirittura subire il peso. In questa ottica, a mio avviso, può infatti spiegarsi il suo approccio più spietato ed emotivamente coinvolto del consueto: a parte l'essersi lasciato ingannare dalla messincena imbastita dai quattro assassini in montagna, in nessuna altra occasione, infatti, Tex avrebbe mai avuto lo stomaco di usare un delinquente da lui catturato, sia pure un individuo spregevole come Frank Barrett, per farlo passare per lui e cautelarsi dal fratello di costui, che in effetti convinto si tratti del Ranger spara e lo uccide, parimenti a me ha fatto davvero uno strano effetto, rileggendo la storia, vedere Tex sul punto di premere il grilletto ed uccidere a sangue freddo un altro individuo comunque spregevole come Russ Jenkins, che si ritrova invece anch'esso ucciso per errore dal fratello (pseudo)sceriffo. In mezzo a queste due circostanze, l'unico sprazzo di canonicità è la sparatoria tra lui e Luke Thorpe, dalla quale ovviamente esce sconfitto ed ucciso il bandito, invece in occasione dell'ultimo confronto con l'apache Jako il Nostro, la cui sete di vendetta si è forse in parte esaurita, si limita di suo ad umiliarlo in duello, con la volontà di trascinarlo in galera (salvo non poterlo poi fare, in quanto Jako è ucciso da una freccia nella schiena appena prima di accoltellare Tex a tradimento). Dal punto di vista pratico, si tratta comunque di espedienti narrativi che hanno "impedito" a Tex di giungere a consumare di prima mano una vendetta fredda e non da lui. Parallelamente, mi è piaciuto che ad ogni singolo conto regolato con i quattro balordi il Ranger sia stato coinvolto in sottotrame che gli hanno consentito, più o meno direttamente, di far conciliare la sua vendetta ad altre questioni comunque sia più riconducibili al concetto di giustizia come da lui inteso: con Frank Barrett, ha potuto ristabilire la legalità a Big Creek ai danni del prepotente rancher Ray Barrett e dello sceriffo corrotto che gli reggeva il sacco; a Richfield, dove aveva fatto tappa Luke Thorpe, ha modo di salvare una coppia di bravi figlioli dalle grinfie dello stesso Thorpe; ad Escalante, dove si era sistemato Russ Jenkins, con l'occasione ha potuto togliere di mezzo - per legittima difesa - anche il fratello di costui, lo (pseudo)sceriffo Bill Jenkins che si era autonominato; infine, poco prima di raggiungere Jako nel villaggio dove era andato a rintanarsi, Tex salva da tre balordi il giovane apache Choka, che in seguito gli ricambia la cortesia uccidendo l'infido Jako, di fatto permettendogli di concerto di vendicare la sorella che lo stesso Jako aveva ucciso tempo prima. Di contro, tra i dettagli che mi hanno lasciato perplesso, in primis il già citato agguato con sceneggiata in montagna, in cui non solo Tex casca in pieno (per quanto fosse emotivamente coinvolto, stranissimo abbia mostrato di avere una guardia così abbassata), ma che a mio avviso è stato comunque gestito male: d'accordo che nel fumetto ci può stare un minimo di sospensione dell'incredulità, d'accordo anche che gli arbusti hanno certamente attutito la caduta dell'incosciente Tex, ma da qui a far sì che se la sia cavata con ammaccature di poco conto ce ne passa. Altro passaggio che mi ha convinto poco, la dinamica del tentato omicidio di Sammy da parte di Frank Barrett: possibile che il capoccia Ray Barrett potesse non aver compreso da subito che a sparare fosse stato qualcuno da una certa distanza, quindi nessuno dei suoi uomini? Dulcis in fundo, Luke Thorpe che si rifugia presso un ghost town di cui il vecchio compare pentito Martin Frazer conosce esistenza ed ubicazione: ma davvero avrà pensato che Frazer, sapendo la sua ragazza nelle mani del bandito, sarebbe rimasto con le mani in mano senza avvertire il Ranger, che i compari di Luke avevano solo stordito? Capitolo disegni: senza dubbio il Tex di Kubert è assai lontano dalla raffigurazione canonica e mediamente standardizzata cui siamo abituati (in primis i capelli più lunghi del solito, che lo ringiovaniscono di almeno una decina d'anni), in compenso a me è sembrato un Tex dinamico e in grado di trasmettere graficamente, oltre ad una forte volontà di vendetta, anche una certa risolutezza. In termini complessivi, disegni molto crudi e con pochi fronzoli, ma a mio parere adattissimi al contesto cupo della storia.
  6. juanraza85

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Comprato stamani, e letto tutto di un fiato..! La seconda parte si mantiene sui ritmi veloci che abbiamo già assaporato nello scorso numero, ritmi decisamente adatti ad un giovane scavezzacollo dal sangue un po' caldo, ma dotato di un innato senso dell'onore. Diretta conseguenza di tale frenesia sono i continui mutamenti di scenario, che vedono Tex dover fronteggiare prima una minaccia e successivamente un'altra, sia pure con inframezzi di relax, prima presso il villaggio di Cochise, poi presso la baracca di un simpatico cercatore d'oro. A differenza del primo albo, invece, mi è sembrato che stavolta le sottotrame si siano intersecate di meno tra loro, nel senso che è stata data maggior priorità alla fuga di Tex ad al suo successivo incontro con Red Bill, facendo giusto un veloce cenno alla parallela vicenda in cui è coinvolta Tesah... In effetti, gli Apaches non pare facessero larghissimo uso di penne... E' anche vero che nel '68 furono raffigurati in tal guisa anche i Navajos, perdipiù relegati a vivere in teepee, e soprattutto il loro capo Freccia Rossa era adornato da un vistosissimo copricapo di piume, ma personalmente gradirei anche io che queste nuove avventure fossero meglio curate in certi dettagli. Con ciò senza nulla togliere ai bellissimi disegni di De Angelis, che si mantengono su standard decisamente elevati... P.S. solo io, quando Tex si ritrova ospite presso il villaggio di Cochise, ho avuto l'impressione che faccia gli occhi dolci, ricambiato (o magari viceversa, chi può dirlo con esattezza?), ad una giovane ed avvenente ragazza apache che porta via il suo piatto ??
  7. juanraza85

    Un nuovo nemico numero uno

    Da parte mia non aspettarti insulti , ma nemmeno un parere entusiastico. Dal mio punto di vista, sarebbe un espediente totalmente fuori luogo per i canoni di Tex, una "americanata" decisamente più adatta, per l'appunto, ai supereroi della Marvel (con tutto il rispetto, sia chiaro, per i prodotti di questa casa editrice e di chi li legge con passione). Del resto, prova a metterti nei panni degli autori - sceneggiatore e disegnatore - che avrebbero eventualmente l'onere di sviluppare una storia simile: per provare a gestire insieme in una sola storia tutti i nemici storici dei pards, rischierebbero davvero di precipitare negli abissi della follia ..!
  8. Ma possono comunque aspirare a un guadagno concreto: a me l' ipotesi di Barbanera sembra realistica, e se proprio Castle deve tornare, questa mi sembrerebbe una soluzione abbastanza buona. Non i Dickart visti nelle più recenti occasioni..! Effettivamente, prima di essere divorato dai sorci, Mefisto non sembrava affatto immune a prospettive di ricchezza materiale (si ricordino, a tal proposito, i diamanti nascosti nei sotterranei del suo rifugio in Florida, poi sottratti da Loa ed Otami), ma dopo la sua resurrezione - sic ! - almeno a me è parso evidente che il solo scopo della sua esistenza sembri diventato vendicarsi dei pards. Quanto a Yama, la recente apparizione lo ha mostrato al pari del padre intento a perseguire propositi di vendetta nei confronti di Tex e company, perdipiù avvalendosi della collaborazione di quattro esperti di magia nera, senza mostrare alcun interesse per fini più prosaici...
  9. Io invece, qualora riuscisse anche stavolta a scampare alla cattura e quindi alla morte (come sono pripenso a credere che accadrà), sarei curioso di vedere Castle agire totalmente in proprio insieme a Muggs, insomma senza necessariamente ripresentarlo al fianco di un altro arcinemico di Tex. E magari, date le sue ormai note spocchia e faccia di bronzo, potrebbe essere addirittura lui a lanciare deliberatamente una nuova sfida a Tex...
  10. Opinione che condivido in tutto e per tutto: è proprio la sua apparenza di personaggio anonimo e magari non immediatamente etichettabile come "cattivo" a renderlo, secondo me, un personaggio molto interessante e non scontato. Non è uno scienziato pazzo e deforme come il maestro, non è un folle alleato dei poteri oscuri come Mefisto e Yama, e nemmeno un trasformista senza freni morali né emozioni di alcun genere come Proteus. Insomma, trattasi forse di un nemico che di primo acchitto non "buca la pagina", non colpisce immediatamente la curiosità di tutti i lettori, ma è il classico avventuriero opportunista e senza troppi scrupoli (non saprei se sia legato a Muggs da sincera ed incondizionata amicizia, anzi qualora ricomparissero entrambi in futuro non sarebbe male che tale aspetto fosse in qualche modo approfondito), disposto a cavalcare qualsiasi onda - finché gli conviene - pur di ottenere ciò che vuole, dotato di una straordinaria astuzia ed una altrettanto straordinaria capacità di autopromuoversi con gli alleati di turno, compreso il Maestro che, come ho già detto, egli continua a definire "capo" per pura forma, giusto per evitare guai di sorta, ma non escludo abbia già pronti vari piani di riserva per fregarlo o, alla peggio, scaricarlo come fece col Supremo. E non credo nemmeno sia privo di carisma: in fondo, è lui che sta facendo il lavoro sporco per coinvolgere nel disegno criminale del Maestro gangs che non siano cinesi (ed anzi, nel caso dei Dusters, sono questi che si sono autoproposti ai due, quindi anche a Castle), e soprattutto, se fosse privo di carisma, dubito sarebbe mai riuscito ad imporre al Maestro di trovare rifugio in quel museo di freaks, dimostrandosi quindi assolutamente in grado di architettare piani contorti e non banali. L'unico aspetto sul quale dissento, Barba, è la possibilità che egli possa mai allearsi con Mefisto e Yama: entrambi i Dickart perseguono fondamentalmente scopi legati alla vendetta nei riguardi di Tex e, più in generale, legati all'universo della magia nera. Roba insomma, almeno secondo me, troppo fumosa e troppo poco concreta per un individuo pratico come Castle. Perché, un nuovo cattivo ricorrente, che non deve manco per forza essere uno tra Castle ed il Maestro, proprio no ??
  11. Ma Low Yet, in occasione dell'incontro/scontro con Tex, dimostra in maniera più che palese di non essere affatto entusiasta della scalata al potere sulle tong della premiata ditta Liddel & Castle (più Muggs), di conseguenza se il suo scopo, come a me è sembrato, era sin dall'inizio quello di parlamentare con Tex anche solo per capire se vi fossero margini per una sorta di alleanza, dalla quale - e da qui procedo per ipotesi, neanche troppo difficili da formulare - potrebbe augurarsi di aiutare la legge a stroncare il piano del Maestro e di Castle e, in virtù di ciò, chiedere in cambio per il futuro la chiusura di un occhio sui suoi traffici da parte della polizia. Per cui, dopo averci riflettuto meglio, mi sento di condividere le perplessità avanzate da Leo: che senso avrebbe avuto far uccidere il Ranger? Quale vantaggio ne avrebbe tratto, se non quello di fare un enorme favore al Maestro? Non credo avesse dato istruzione ai suoi di non lanciare dardi contro Tex, e meno ancora credo che i sicari fossero abili al punto da mancarlo deliberatamente (lo testimonia il goffo ed involontario suicidio di uno di essi, puntosi con un dardo avvelenato). Di certo, chi tradisce una volta può tradire anche una seconda, chi fa il doppio gioco può tranquillamente farne uno triplo, chi pretende di giocare a più tavoli come l'anziano capo banda cinese non può essere ritenuto affidabile. Per cui, non mi sento di escludere neanche che nel prossimo ed ultimo albo Low Yet possa riservare nuove sorprese... Castle tutto mi pare fuorché un personaggio anonimo e privo di carisma. Se fosse tale, dubito sarebbe riuscito a scalare posizioni nelle gerarchie della cerchia del Supremo prima, ed a riuscire ad apparire sostanzialmente alla pari col Maestro poi (formalmente, sostiene che il capo sia Liddel, ma mi sembra una mossa più che altro di facciata), come dimostra il fatto che non manchi affatto di iniziativa, vedasi al riguardo la sua decisione, avallata sia pur a denti stretti dal Maestro, di nascondersi dietro la facciata di tenutari e primi attori di un museo di personaggi bizzarri...
  12. In effetti, ora che fai notare questo aspetto per la seconda volta, mi sono anche io persuaso che il frangente dell'incontro/scontro tra Tex e la cricca di Low Yet avrebbe potuto e dovuto essere gestita meglio...
  13. Lo stesso sentore che ho anche io... Ed aggiungo l'ipotesi, per me e non solo tutt'altro che peregrina, che il biondo avventuriero potrebbe piantare in asso all'ultimo il Maestro, magari sacrificandolo per sfuggire alla cattura... Quanto alla considerazione che egli sembra avere per Tex, magari anche con un fondo di stima, sono comunque convinto sia legata a doppio filo con una sua forte volontà di rivincita, figlia del precedente scontro in cui, pur senza mai incontrarlo faccia a faccia, Tex ha mandato a ramengo i suoi progetti di ricchezza. Ad ulteriore sostegno della mia tesi, aggiungo l'impressione che sia più lui del Maestro, per quanto paradossale, a cercare in tutti i modi questa rivincita...
  14. Avendo imparato a conoscere il personaggio, cliché dell'avventuriero senza scrupoli che fondamentalmente sta sempre e comunque dalla PROPRIA parte, non lo si può assolutamente escludere, anzi ritengo anche io sia una ipotesi più che plausibile. Male che va, sono tuttora arciconvinto che si dileguerà all'ultimo anche questa volta, piantando bellamente in asso il provvisorio complice... Torno a ripetermi, a mio modesto quanto personale avviso è proprio il trattamento riservato a Pat la principale delle pochissime note stonate di questa (sinora) riuscitissima storia: dopo la sua lunghissima lontananza dall'universo texiano, mi sarei aspettato maggiore spazio per colui che tu definisci "bietolone" ... Di contro, sono però curioso di vedere quali progetti ha in serbo per lui Castle, ed in quale contorta maniera intende - credo ci siano ben pochi dubbi su questo - utilizzarlo suo malgrado contro Tex e Carson... Che Byrnes fosse rude nei modi e un pizzico presuntuoso, ma fondamentalmente onesto, io l'ho sostenuto sin dal mese scorso. Resto però al contempo dell'avviso che, a prescindere dalla crescente fiducia che sta dimostrando di concedere ai due pards, sia il classico alto ufficiale che mal digerisce la presenza nel proprio habitat di elementi che possano a loro modo pestargli i piedi, ovviamente senza farlo di proposito, o semplicemente possano rischiare di oscurarlo e privarlo dello scettro di primo attore. In altre parole, se da un lato credo sia ormai scongiurato il rischio che lui e Tex debbano chiarirsi a suon di cartoni in faccia, dall'altro non mi sento di escludere a priori che l'ispettore capo possa nuovamente trovarsi in disaccordo con il Ranger riguardo qualcosa... Dubbi circa Buntline, a dire il vero, personalmente non ne ho avuti, nel senso che sin dal primo momento - torno a ripetermi ancora una volta - ho avuto l'impressione che il ricatto che gli aveva sottoposto il delinquente non sussistesse granché (e si tratta dunque, secondo la mia opinione, di un'altra piccolissima falla nell'ingranaggio), poiché mi sembrava alquanto improbabile che i trascorsi burrascosi dell'eccentrico giornalista fossero sconosciuti a Byrnes, che ha dimostrato di non averlo molto in simpatia (e, dunque, non avrebbe certo lesinato di raccogliere più informazioni possibili su di lui) e che, soprattutto, ha dato comunque prova di saper fare il proprio mestiere... Mi permetto invece di magnificare, non avendolo fatto nel mio precedente post, la superba messinscena imbastita nelle Tombs. Davvero, fino a quando non è stata rivelata la verità ho creduto fosse drammaticamente autentica...
  15. Di bene, in meglio, in meglio ancora: in questo modo mi sento di poter esordire per riassumere le sensazioni che, sinora, mi sta offrendo la trasferta di Tex e Carson a New York, un crescendo continuo di emozioni, colpi di scena e, ovviamente, azione ed adrenalina. Dopo un primo albo sostanzialmente introduttivo, ed un secondo "di passaggio" (nel senso che il prosieguo della contestualizzazione della vicenda ha pco alla volta lasciato spazio ai primi vagiti di sana azione alla Tex), il terzo ci ha finalmente mostrato una decisa accelerazione nell'approccio al problema secondo i noti metodi dei due pards, che sembrano inoltre aver quasi definitivamente conquistato la fiducia del diffidente e saccente - per quanto nel complesso professionalmente capace - ispettore capo Byrnes. Di contro, anche Castle ed il Maestro si sono finalmente decisi ad alzare il tiro del loro contorto e non ancora del tutto chiarito piano criminale, rivelandosi semma ce ne fosse ancora bisogno avversari machiavellici ed astuti, insomma estremamente pericolosi, e soprattutto in grado di dimostrare in pochissimo tempo un carisma tale da asservire a sé, più o meno volenti, le principali gangs della città. Da applausi, a mio parere, la gestione in questo terzo albo di Buntline, personaggio con qualche sfumatura di grigio non ancora pienamente emersa (a tal riguardo, a mio parere il ricatto cui era stato sottoposto aveva le gambe troppo corte per risultare credibile), e soprattutto l'ambiguo gran capo delle tong di Manhattan, character che sicuramente non ha finito di regalare sorprese e, magari, anche improvvisi voltafaccia. Unica nota stonata, sempre a titolo personale, la gestione del buon Pat Mc Ryan, tenuto per oscuri motivi ancora al di fuori dei "giochi" principali: in altri termini, a mio avviso è un po' un peccato che, dopo essere ricomparso a distanza di quasi vent'anni, il simpatico colosso irlandese sia stato sinora relegato ad un ruolo meno che marginale. Si mantengono su standard magistrali anche i disegni di Dotti:in particolare, ho molto apprezzato, a pagina 33, una tavola dai profondi eco dampyriani.
  16. Tipica avventura di Tex di stampo prettamente misterioso ed esoterico, con l'immancabile e gradita presenza del Morisco, con in più la presenza dell'inedito elemento egizio, che sia pur per ovvi motivi assai insolito per un'avventura in terra messicana risulta invece assai ben contestualizzato nella vicenda, grazie alla sapiente gestione ed all'inventiva di Gianluigi Bonelli. Ho trovato infatti assai convincente l'espediente da lui scelto per giustificare la presenza di una piramide e di un millenario stregone egizio nel cuore del Messico, una trovata che a mio parere, nel contesto di una storia di siffatta impostazione, ha reso plausibili circostanze che, se considerate con piglio più realistico, non risulterebbero affatto tali. Personalmente, non mi è affatto dispiaciuta la suddivisione della storia in una prima parte "introduttiva", in cui di azione se ne è vista poca ma in compenso è stata presentata per bene la vicenda in tutti i suoi aspetti, ed in una seconda parte decisamente più adrenalinica. Superbamente caratterizzato l'antagonista Rakos/Sokar, circa il quale dopo questa ennesima lettura mi sento di condividere l'opinione recentemente espressa da Barbanera: trattasi, per come è stato mostrato, di un personaggio assai tormentato, in virtù di una imperdonabile leggerezza commessa millenni addietro, che passa da momenti in cui sembra l'incarnazione della pura malvagità (intesa come comportamento innato, come fosse la sola inclinazione che conosce e che porta avanti solo per assecondarla, quindi non in conseguenza di libero arbitrio) ad altri in cui muove quasi a compassione, consapevole del fatto che prima o poi si imbatterà in qualcuno che pronuncerà il suo impronunciabile nome segreto e lo condannerà a morte. Da questo punto di vista, oserei anzi dire che Rakos non dimostra di avere le idee particolarmente chiare: per quanto sembri sopportare con fatica il peso della maledizione che pende su di lui, anziché giungere a sperare che arrivi presto il momento in cui qualcuno pronunci il suo nome segreto (almeno, al suo posto io credo mi sarei comportato in tal modo ), nel momento in cui apprende che Morisco conosce il suo segreto ed è in grado di recargli la morte fa il diavolo a quattro (letteralmente) e tenta l'impossibile per fermare i pards. La tribù di yaquis al suo servizio, invece, rappresenta a mio avviso uno dei punti deboli della storia: non è ben chiaro quali vantaggi essi abbiano ottenuto dall'asservimento al sinistro Rakos, se non essere temuti e di fatto emarginati persino dalle altre tribù di yaquis presenti nella zona, ma soprattutto ho fatto fatica a comprendere la loro eccessiva arrendevolezza quando, dopo aver tentato invano di respingere Tex ed i pards all'imgresso della valle, non hanno mosso un dito nel momento in cui li hanno visti in procinto di entrare nel tempio e spedire Rakos nel mondo dei più. Certo, avevano appena subìto una pesantissima batosta ed avevano da tempo capito che la "cuccagna" era prossima a terminare, ma dal mio punto di vista si sono rassegnati sin troppo docilmente al destino che li attendeva, o magari più probabilmente dello stregone a loro non poteva fregare di meno (in ambedue i casi, il loro comportamento cozzerebbe non poco con l'atteggiamento deferente e devoto con cui si ponevano nei confronti dello stregone). Altro aspetto da non sottovalutare, il mancato incontro ravvicinato tra loro e Tex una volta cessato il pericolo: strano che Tex, diversamente da quanto accaduto in circostanze simili ed in altre vicende, non si sia sentito in dovere di lanciare loro l'ammonimento a rigare dritti. Comunque sia, il mio personale giudizio su questa storia non può che essere positivo, grazie anche al tratto di Letteri, davvero un fuoriclasse nel saper rendere egregiamente atmosfere orrorifiche e misteriose.
  17. Una storia ottimamente riuscita, benché non un capolavoro, che si lascia sempre rileggere assai volentieri, scorre bene senza mai annoiare, ha come sfondo una vicenda non banale e sotto alcuni aspetti anche affascinante. Mi preme anzitutto conferire un personale particolare merito a Nizzi per aver imbastito una sceneggiatura che, specie nella prima parte in cui la storia ha come teatro Riito, sperduto e desolato paesino ai margini del deserto, ha a mio avviso trasudato un'atmosfera di incalzante tensione che aleggiava nell'aria, al pari dello sceneggiatore di un film horror di primo livello. Atmosfera che, secondo me, è fondamentale in una storia come questa, dotata di una robusta dose di mistero. Inoltre, ho trovato che questa sia una delle storie in cui meglio emergono alcune differenze caratteriali tra Tex e Carson, comunque affiatati e complici come al loro solito: Tex mantiene sempre una calma imperturbabile, davvero dimostra di avere nervi d'acciaio, sa sempre cosa fare e quale decisione sia più opportuna da prendere, viceversa Carson si dimostra un po' più impressionabile (il che non sta a dire che sia un fifone, semplicemente è magari dotato di una sensibilità diversa sotto la scorza del brontolone). Differenza, questa, che emerge in modo particolare allorquando i due si trovano a bivaccare di notte ai margini della laguna, e gli yaquis al servizio di Velarde suonano la campana della nave perduta per tentare vanamente di attirarli in trappola. Davvero inconsueti, dal canto loro, gli antagonisti ed il loro modus operandi: personaggio senza dubbio interessante Juan Velarde, ex archeologo riciclatosi trafficante d'oppio in seguito a fortuite quanto incredibili circostanze, che forse avrebbe potuto essere caratterizzato e sfruttato meglio di come non lo sia stato. Ben imbastito, di conseguenza, il contesto in cui si trova ad operare: una comunità cinese nascosta agli occhi del mondo intero, stabilitasi in una valle sperduta due secoli prima a seguito di un incredibile naufragio, ed una tribù di yaquis asserviti da Velarde con l'oppio, dotati di piccoli ma velenosissimi dardi in grado di provocare una morte tanto rapida quanto atroce. Non pienamente sfruttata (ma Nizzi si è abbondantemente rifatto quando lo ha riproposto anni dopo), nemmeno la figura di Manuel Doberado, archeologo idealista e di stampo diametralmente opposto rispetto a Velarde. Caratterizzazione non troppo sfruttata, c'é da immaginare, anche in conseguenza della scelta di presentarcelo ancora convalescente dopo essere stato in coma per vari mesi a seguito della puntura di uno dei dardi avvelenati. Nel contesto, invece, trovo comunque ben riuscita la caratterizzazione del rapporto per certi versi "ambiguo" tra Velarde e Doberado, col primo che si erge di fatto a padrone dei destini del secondo, pur lasciando a suo modo intravedere inizialmente (molto meno nel finale) una sorta di stima ed affetto nei suoi riguardi, sentimenti che Doberado ricambia solo in parte, o meglio più sul piano dell'affetto che su quello della stima. Un plauso convinto anche ai disegni di Villa, di cui ho apprezzato in modo particolare la raffigurazione del deserto e della laguna, oltre che del Morisco.
  18. juanraza85

    Perchè?

    Se vai a rileggerti i miei due interventi nella discussione avrai certamente modo di constatare che io nemmeno ho dato addosso a Malunacio . Al contrario, ho sostenuto sin dal primo istante di essere convinto della sua buona fede, tutto ciò che gli "imputavo" era la scelta per la sua discussione di un titolo eccessivamente diretto e crudo, inoltre mi sono permesso di consigliargli di approfondire la sua cultura texiana leggendo albi su albi, anche affinché possa capire se Tex lo appassiona davvero o meno (resto infatti convinto fosse questo il motivo di fondo per cui aveva posto quella maldestra domanda, cui francamente per come era posta io ho ritenuto inutile rispondere). Successivamente, dal mio punto di vista Malunacio ha forse commesso l'errore di smettere di rispondere, senza quantomeno tentare di correggere il tiro o riformulare meglio il suo quesito (ed in tal caso, chissà, la voglia di rispondere mi sarebbe venuta), comunque sia mi auguro ripensi al suo proposito di abbandonare il TWF .
  19. Sono rimasto anche io assai contento per il buon Kit, ed al contempo mi è sorto un interrogativo magari un po' provocatorio: se in quella avventura fosse stato presente anche Tex, cosa sarebbe successo? Carson sarebbe riuscito lo stesso a finire in intimità con la bella Abbie ? O, piuttosto, avrebbe soprasseduto, vuoi perché ripreso dalle punzecchiature di Tex, o magari dalla proverbiale frenesia del pard, o magari per ambedue i motivi ?
  20. juanraza85

    Tex fa schifo?!

    Come ho detto in precedenza, e come parimenti sostiene dal canto suo Pecos, sono dell'idea che Malunacio abbia solamente peccato di ingenuità ed "indelicatezza" nel titolare la propria domanda. Credo, mi ripeto, che intendesse sinceramente stimolare un dibattito, e parallelamente soprattutto trovare risposte ad alcuni dubbi su Tex che mi pare di aver colto tra le righe del suo quesito e potrebbero "tormentarlo", e magari anche a suo modo "provocare" e farsi notare. Ma dal mio punto di vista NON ha assolutamente adoperato malizia nel fare ciò che ha fatto, è stato solo alquanto maldestro nel porsi. A mio avviso, il fatto stesso che abbia posto il quesito in maniera così poco circostanziata, per non dire (non si offenda il buon Malunacio ) naive, quindi assai diverso nei toni da altri casi in cui ci siamo recentemente imbattuti, è indicativo di bonaria maldestria. Fermo restando che, per conferire maggiore credibilità a ciò che si afferma, credo sia sempre opportuno citare qualche fonte...
  21. juanraza85

    Tex fa schifo?!

    Personalmente, mi sono fatto l'idea che Malunacio abbia posto il quesito in assoluta buona fede, ma senza dubbio in maniera troppo diretta, anzi a tutti gli effetti cruda. Non faccio fatica a credere si sia trattato di un errore dettato dall'inesperienza e dalla conoscenza ancora un po' scarna - come da lui stesso ammesso - di Tex in generale e, più nello specifico, di questo forum e delle sue dinamiche. Di conseguenza, quel che mi sento di suggerirgli, dal momento che ha "scoperto" da poco Tex e la sua domanda mi induce a credere che cercasse sostanzialmente di capire se valesse la pena insistere nel leggerlo e collezionarne gli albi, è di continuare a leggere le avventure di Aquile della Notte FREGANDOSENE COMPLETAMENTE DELLE RECENSIONI ALTRUI SIA SULLE SINGOLE STORIE CHE SULLA SERIE IN GENERALE, ED ANZI DI EVITARLE, AL FINE DI AVERE LA MENTE PIU' SGOMBRA DA IDEE PRECONCETTE ALLORQUANDO DOVRA' STILARE UN SUO PERSONALE BILANCIO . Il maiuscolo è voluto al fine di rimarcare il mio personalissimo consiglio, che ovviamente Malunacio è libero di non seguire, ma a mio avviso non c'è modo migliore affinché possa trovare da sé la risposta al quesito che ci ha posto stamani... P.S. effettivamente, se avesse indicato almeno un paio di fonti da cui aveva tratto recensioni negative su Tex avrebbe di certo fornito maggiore credibilità alle sue intenzioni di proporre un dibattito, cui comunque ribadisco di essere propenso a credere
  22. juanraza85

    [203/207] I Ribelli Del Canada

    @Carlo Monni e @Barbanera vi ringrazio delle esaurienti e preziose spiegazioni, che indubbiamente contestualizzano ed illustrano meglio le sfumature di questa storia e le scelte di sceneggiatura
  23. juanraza85

    [203/207] I Ribelli Del Canada

    Anche io sono tra coloro che hanno apprezzato molto questa storia, magari non particolarmente conforme ai classici canoni texiani (non a caso, Nolitta è sotto molti aspetti il meno texiano tra gli sceneggiatori di Tex), ma comunque sia una storia di tutto rispetto che ha il merito, almeno dal mio punto di vista, di manetenere costantemente elevate l'attenzione e le attese dei lettori che la leggono per la prima volta, e lascia poi la voglia di tornare ciclicamente a rileggerla di nuovo, come è successo a me più di una volta. Senza dubbio il Tex che giostra in questa avventura canadese è decisamente meno spaccamontagne di come siano stati abituati a vederlo, spesso e volentieri arriva secondo dietro i nemici di turno, ma per come la vedo io ci sta che, di tanto in tanto, il nostro possa apparire un po' più "umano": come tale, infatti, nemmeno Tex può, anzi DEVE, essere infallibile. Se, viceversa, si desidera leggere SEMPRE avventure in cui Tex si sbarazza di nemici "canonici" (vale a dire semplici banditi, pistoleri ed indiani, diversissimi da Mefisti, Tigri Nere e Maestri) con la medesima semplicità con la quale sbatte le palpebre, forse tanto varrebbe buttarsi a leggere esclusivamente avventure di supereroi della Marvel (con tutto il rispetto, sia chiaro ). Tex meno infallibile del solito, dunque, ma anche meno rigido del solito, vuoi ad inizio della storia quando fa il guascone nel saloon, vuoi nei suoi dialoghi con Jim Brandon: per i miei gusti, grasso che cola. Altrettanto vero che non mancano sbavature o punti deboli nella sceneggiatura. In riferimento alle prime, l'assenza di chiarezza circa i tempi di recupero di Brandon dopo essere rimasto ferito (la storia inizia ad agosto, il medico impone a Brandon dieci giorni di riposo per riprendersi dalla ferita, il calendario riporta ottobre: la lacuna mi pare evidente), quanto ai punti deboli della sceneggiatura personalmente ho avuto l'impressione che Nolitta, se da un lato ha dipinto un Tex meno spaccamontagne del solito e lo si può arrivare ad accettare, dall'altro mi è sembrato voler accentuare sin troppo l'incapacità dei mounties nell'opporsi adeguatamente ad una ribellione condotta da trappers ed indiani, ossia gente certamente pratica del posto ed esperta nell'arte della guerriglia, ma dipinta da Nolitta come una sorta di Invincibile Armata al cospetto di un'accozzaglia di imbelli soldatini. Ho trovato invece ben caratterizzati i personaggi principali. Notevole la contrapposizione tra l'antagonista idealista Roger Goudret, che nella sua lucida follia appare come mosso comunque da un ideale, ed il cugino Pierre, sanguinario malvivente per il quale evidentemente la rivolta messa in atto dagli ideali di Roger altro non è che un pretesto per dare sfogo a quella che sembra la sua naturale inclinazione alla delinquenza (per usare un eufemismo). Ricca di sfumature la figura del sergente Donovan, sì traditore ma a suo modo ancora contraddistinto da un barlume di onore e buonsenso, tale da indurlo in fin di vita a fornire un aiuto decisivo a Tex e Brandon. Suscita infine indubbia simpatia il buon Soublette, apparente pacioccone ma nei fatti quanto mai risoluto. Tutto sommato, insomma, una buonissima storia, illustrata da un Fusco ancora lontano dai livelli di eccellenza raggiunti negli anni successivi, ma comunque autore di disegni di grande livello.
  24. juanraza85

    Italiani e Tex

    Con o senza di lui, è comunque un dato di fatto inequivocabile che in Tex i personaggi di origine italiana comparsi si faticano a contare sulle dita di una mano. E, torno a ripetermi, per un minimo di realismo e rispetto per la storia trovo sia più che plausibile... O meglio, Storia.
  25. juanraza85

    Italiani e Tex

    In tal caso, sarebbe però più opportuno se si chiamasse Angel (pronuncia "Anghel")... Colgo comunque l'occasione per lanciare una petizione agli autori affinché nella prosima avventura a Frisco sia chiarita la sua origine, eventualmente italiana. P.S.
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