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juanraza85

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Tutto il contenuto pubblicato da juanraza85

  1. juanraza85

    Italiani e Tex

    Avete presente Angelo, il finto damerino esperto di savate ed amico di Lefty Potrero che spesso e volentieri affianca i pards nelle loro capatine a San Francisco? Si tratta chiaramente di un personaggio di contorno il cui background non è mai stato approfondito, ma dato il nome potrebbe anche essere italiano, no?
  2. juanraza85

    Italiani e Tex

    Beh, da quel che ne so l'emigrazione italiana negli Usa divenne massiccia solo sul finire dell'800, per cui credo ci possa stare che Tex abbi avuto poche occasioni di rapportarsi con italiani. Anche perché credo fossero ben pochi quelli che si avventurarono nel West, la maggior parte immagino si stabilissero ad Est. Ovviamente, se le mie nozioni fossero errate invito chiunque a correggermi... Un pettegolo di prima categoria Personaggio realmente esistito, come vera pare sia stata la circostanza che lo volle inviato da Custer a chiedere (invano) rinforzi, e per andare sul sicuro per via del suo inglese ancora incerto gli fu affidata una missiva con gli ordini opportunemente trascritti. Fantastici, rissosi ma simpatici Tutti a loro modo espressione dei luoghi comuni sugli italiani, e più in generale sugli immigrati di qualsiasi nazionalità, nell'America tardottocentesca...
  3. Anche io, stamani, ho avuto modo di acquistare e poter leggere le storie brevi a colori di quest'anno, rimanendone complessivamente abbastanza soddisfatto, avendo avuto l'accortezza - aspetto da non sottovalutare - di non leggere il precedente e più che esaustivo post al riguardo . Abbiamo due storie, La casacca magica e Golden Queen, forse non destinate a rimanere nella Leggenda ma di certo apprezzabili e, soprattutto, dal gran valore celebrativo del settntennale, pur essendo incentrate la prima su un giovanissimo Kit Willer e la sua amicizia col prode guerriero navajo Sole Ardente, e la seconda sul solo giovane Kit Carson, che possiamo goderci in tutto il suo savoir faire col gentil sesso, senza trucco né inganno pur senza contenuti troppo espliciti . Quanto alle altre tre storie - L'apache bianco, Juliet e Rivolta a Vicksburg - devo dire di essere rimasto in tutti e tre i casi ben impressionato dalla scelta dei rispettivi autori (ancor più da rimarcare dati gli spazi angusti) di regalarci tre vicende in cui, alla resa dei conti, nulla si rivela essere ciò che inizialmente sembrava, al netto di qualche passaggio che non mi ha molto convinto (ad esempio, ne L'apache bianco si intuisce sin da subito quella che sarà la piega della vicenda, mentre all'inizio di Juliet non si capisce bene, dato il sorprendente finale, cosa ci faccia la protagonista a spasso in una regione infestata da predoni apaches). Capitolo disegni e colorazioni: il tratto di Civitelli, pur essendo sempre garanzia di ottima qualità, a mio avviso rende molto ma molto meglio in bianco e nero (dove egli può dare pieno sfogo ai suoi fantastici giochi di sfumature e chiaroscuri), ed anche la colorazione da lui curata mi è francamente parsa un po' scialba. Decisamente migliore quella di Celestini, che ha senza dubbio valorizzato ancora di più il buon lavoro di Filippucci, Atzori e Venturi nelle rispettive storie. Santuzzi e Piazzalunga, invece, dal mio punto di vista hanno da un lato avuto il merito di lavorare molto sulle espressioni visive dei personaggi, ma d'altro canto si sono contraddistinti per disegni non molto dinamici, in parte però valorizzati dalla colorazione della Bendazzoli, probabilmente la migliore ammirata su questo albo, molto abile nel giostrare con le ombre.
  4. juanraza85

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Al fine di confutare la tua riflessione, ieri sera prima di coricarmi mi sono andato a rileggere Il magnifico fuorilegge, dove avviene il primo incontro tra Tex e Cochise, con il capo Chiricahua che chiede al giovane fuorilegge di diventare suo fratello di sangue, poiché Tex nei giorni precedenti, a prezzo di non indifferenti peripezie e rischi, ha salvato la nipote del condottiero apache dalle grinfie dei comancheros che infestavano la regione. A me sembra, dopotutto, un motivo sufficientemente valido affinché un apache decida di stabilire un patto di fratellanza con un bianco, sia in virtù del gesto di per sé, sia forse per via di retaggi culturali, sia soprattutto per ragioni di contesto: ovvero, il fatto che un bianco si fosse scomodato a liberare e riportare a casa una giovane della sua tribù doveva a quei tempi costituire per forza un evento eccezionale, più unico che raro. Se a ciò si aggiunge il fatto che Il magnifico fuorilegge, nella cronologia texiana ormai quasi unanimemente accettata, anticipa di poco Vivo o morto!, direi che dal mio punto di vista la fiducia incondizionata che Cochise ripone da subito in Tex ha piena ragion d'essere, a maggior ragione nell'economia narrativa .
  5. juanraza85

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Vivo o morto! credo segua di poco, dal punto di vista "cronologico", Il magnifico fuorilegge, Texone uscito lo scorso anno in cui ha appunto luogo il primo incontro tra Tex e Cochise. Dal punto di vista anagrafico, è ovvio che col metro attuale 20 anni suonino terribilmente pochi, tuttavia nella prima metà dell'900 e nel Selvaggio ovest credo che un ventenne medio avesse già avuto tali e tante esperienze di vita da potersi già considerare un uomo fatto e finito, o quasi. Ci può stare, inoltre, che un ventenne possa avere una personalità particolarmente spiccata, altrimenti che Eroe Intramontabile sarebbe ??
  6. Ho già espresso il mio parere sulla trasposizione fumettistica di Byrnes, e qui la ribadisco: per quel poco che lo si è visto all'opera, a me è sembrato un poliziotto fondamentalmente onesto, ma al tempo stesso uno di quelli che non va per il sottile quando vuole perseguire un obiettivo (nel caso in esame, far parlare il cinese), adoperando metodi tali da suscitare financo lo scetticismo di Tex, che pur non lesinando trattamenti a suon di pugni quando vuole far cantare qualcuno, lo fa sempre dopo essersi ragionevolmente convinto che il "malcapitato" abbia la coscienza sporca, e spesso e volentieri gli concede anche cavallerescamente la possibilità di difendersi (un pro forma, direbbe taluno ...). Detto ciò, ho maturato anche io l'impressione secondo cui, dietro i suoi modi comunque cortesi, non sopporti fino in fondo la presenza a New York di Tex e Carson, vedendola come un'intrusione indesiderata nella sua giurisdizione (né più né meno, insomma, di non pochi sceriffi dell'Ovest con cui il Ranger si è trovato a che fare, prescindendo dall loro onestà o meno), sentendosi un po' come "il gallo nel pollaio", atteggiamento che lo porta a negare fino all'evidenza la validità delle tesi dei due pards. Parimenti, non mi è parso di percepire che Tex e Carson si siano ancora pienamente sbottonati nei suoi confronti, non tanto per diffidenza quanto per un velo di persistente perplessità: per meglio dire, ho idea che i due pards non dubitino dell'integrità morale dell'ispettore capo, più semplicemente mi viene da pensare che la loro perplessità sia dovuta ad una non piena compatibilità di carattere (che ci potrebbe anche stare, diamine), e soprattutto a differenze di vedute sui metodi di indagine e sulle conclusioni investigative. Non escludo, pertanto, che tra Tex e Byrnes si possa ancora giungere ad un confronto chiarificatore a suon di sani cazzotti, beninteso con tanto di stretta di mano finale.
  7. Avventura decisamente insolita, quella vissuta da Tex e dai pards, nella quale forse per l'unica volta nella loro settantennale carriera si trovano al cospetto non di un nemico in carne ed ossa, che sia un singolo individuo, una banda o uno dei supernemici ricorrenti, ma una minaccia proveniente letteralmente dal cielo, e che giungono a percepire come tale solo a seguito di fortuite circostanze, e soprattutto grazie alla sapienza del Morisco, che scopre quanto pericolosi siano i "fiori della morte". Tex e soci, caso unico nella loro carriera, altro non fanno stavolta che limitarsi a portare dal loro dotto amico un campione dei ricci verdi, dopo che Carson ne ha frantumato uno a colpi di colt (di fatto, la sola "sparatoria" in cui uno dei pards viene impegnato nel corso della vicenda), per il resto si limitano a mettere sull'avviso coloro che vivono o si trovano a transitare nelle zone interessate dal bizzarro fenomeno, limitandosi quidi a fare da spettatori senza poter evitare un discreto numero di morti. In due parole, storia leggibile e piacevole da leggere, ma nulla di più. Risulta evidente, a mio modesto parere, la difficoltà che deve aver avuto Gianluigi Bonelli nel gestire una sceneggiatura in cui si è trovato a dover conciliare western e (pseudo)fantascienza, e dal mio punto di vista nemmeno Letteri ha dato il meglio di sé, essendomi il suo tratto parso meno netto e preciso del consueto.
  8. Un'altra delle colonne portanti della saga texiana, senza alcun dubbio, traboccante di suspence, mistero e soprattutto horror. Il tratto di Letteri ha sapientemente illustrato l'ottima sceneggiatura di GLB, imbastendo un connubio che credo non abbia potuto e tuttora non possa non tenere incollati a quelle pagine generazioni di lettori di Tex. Da incorniciarela caratterizzazione di colei che è a tutti gli effetti da considerarsi la principale antagonista della vicenda, la bellissima Mitla, vera artefice della minaccia che si staglia sulla Sierra del Hueso, pericolosissima dark lady pronta a tutto pur di salvaguardare la propria malvagia inclinazione, dotata di incredibili poteri come di insospettabili (almeno a prima vista) doti di combattente. Più limitato a mio avviso, perlomeno per il peso specifico che il suo personaggio ha avuto nell'economia della narrazione, l'apporto di Guaimas, che sostanzialmente altro non facceva che mutarsi in licantropo per effetto delle misteriose pozioni somministrategli da Mitla, ma a parte un paio di istantanee trasmetteva l'impressione di essere comunque subordinato alla compagna. Anche il quartetto dei pards, cui eccezionalmente si era aggiunto lo sfortunato ufficiale medico Walson (a proposito, piccola nota stonata: era proprio necessario farlo addentrare in Messico in uniforme militare americana?), è stato gestito dagli autori senza sbavature: pur acquisendo pian piano consapevolezza dell'effettiva portata della minaccia che li sovrastava, non hanno mai perso di vista l'obiettivo né tantomeno la necessaria lucidità per conseguirlo, commettendo tuttavia l'errore di voler cercare a tutti i costi di scoprire il rifugio dei due diableros, errore forse costato la vita a Walson. Come nei classici canoni texiani, i nostri sono giunti appena in tempo per salvare Morisco, Eusebio e gli apaches di Mangos dalla minaccia del diablero Guaimas, scaricandogli addosso una enorme quantità di pallottole ed uccidendolo, e sempre nel rispetto dei suddetti canoni il "destino" ha loro permesso di evitare di uccidere Mitla, pur consci della pericolosità della donna (Tiger, in verità, non ha mostrato tutti questi scrupoli), che ha trovato invece la morte a causa del morso di un serpente all'interno del proprio rifugio. Devo invece dire di aver trovato non impeccabilissimo l'utilizzo in questa storia del Morisco: non c'era sicuramente da aspettarselo a cavallo e con la colt in mano in prima linea contro i due diableros, non essendo egli uomo d'azione, ma personalmente mi pare sia stato relegato ad un ruolo sin troppo defilato, pressoché da spettatore. Durante l'assalto di Guaimas al bivacco, egli ha scelto con buonsenso di seguire pedissequamente le direttive dello stregone Mangos (personaggio senza dubbio interessante, uomo della medicina carismatico e dotato di conoscenze non indifferenti), senza partecipare attivamente all'azione di contrasto, e ritrovatosi di fatto inerme dinanzi alla minaccia del Diablero, salvato solo dal tempestivo arrivo dei pards e, prima ancora, dal coraggioso tentativo di Eusebio, che quasi a prezzo della propria vita ha dato la miglior prova possibile della sua assoluta fedeltà allo studioso. Sono infine rimasto affascinato da una domanda che il Morisco pone a Mangos, ed è rimasta fondamentalmente senza risposta: quali sono esattamente le ragioni che muovevano le azioni di Mitla e Guaimas? Pura crudeltà, amore perverso per la "cattiva medicina" oppure, più semplicemente, abitudine ormai acquisita nel percorrere tale cammino (dopo averne presumibilmente appreso i rudimenti da altri diableros) credendo di non averne altri da poter percorrere in alternativa?
  9. Un'altra delle pietre miliari di Tex, per quanto non sia tra quelle che compongono la mia personalissima hit parade. Comunque sia, il giudizio non può che essere estremamente positivo, trattandosi di una storia in cui non manca l'azione, e nella quale alla classica ambientazione western viene affiancato, e non sovrapposto, l'elemento magico-esoterico che tante soddisfazioni ha regalato a noi texofili. Gianluigi Bonelli è stato davvero un asso nel partire da una vicenda di "banale" criminalità quale un traffico di armi alla frontiera col Messico per poi far evolvere la storia in un tentativo di rivolta di un gruppo di discendenti degli aztechi, contraddistinto da un abbondante alone di sinistro mistero per via delle letali e misteriose pietre verdi estratte dal monaco vestito di rosso, un satanasso forse a suo modo ancor più satanasso (ha dalla sua il "posto di lavoro") di Mefisto. Soddisfacente anche la caratterizzazione degli antagonisti, su tutti Tulac, personaggio che al di là delle intenzioni bellicose sembra però mosso da un sincero ideale, ma anche El Dorado, desperado alleato degli aztechi per sete di denaro ma comunque a suo modo leale nei loro confronti, ed il suo luogotenente Marcos, individuo invece ambiguo e contraddistintosi per la tendenza a voler sempre tentare di giocare su più tavoli. Non in prima linea il buon Morisco, alla sua seconda apparizione nella serie, ma comunque preziosissimo nell'indirizzare Tex nella giusta direzione con le sue profonde e variegate conoscenze. Da notare anche il rapporto ancora abbastanza formale tra lui ed i pards, comprensibile per via della conoscenza all'epoca ancora scarsina, ma già decisamente improntato alla reciproca stima e fiducia. Curioso, viceversa, il rapporto paradossalmente più confidenziale e meno riverente rispetto alle più recenti apparizioni che ha nei confronti dello stregone il fedele aiutante Eusebio, il quale al contrario mostra senza nasconderlo troppo una accentuata diffidenza dei confronti di Tex e soci, per via della precedente vicenda di Esmeralda e, soprattutto, del profondo senso di appartenenza verso il popolo azteco di cui è discendente, che lo spinge a tentare a suo modo di boicottare la missione di Tex, senza però riuscire nell'intento a causa di circostanze parallele. Solo applausi, infine, per i disegni di Letteri, il cui tratto era forse unico nel saper rendere al meglio storie con contesti intrisi di mistero ed esoterismo, e di conseguenza nessuno al pari suo era forse bravo nel raffigurare lo stregone di Pilares.
  10. juanraza85

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Comprato e letto stamani, dopo essere entrato in edicola avvolto dal timore che la distribuzione dalle mie parti non avesse rispettato la scadenza prefissata , come alle volte è già capitato negli ultimi anni. Ma, per mia somma fortuna, così non è stato: non solo il primo numero di questa nuova serie è giunto puntuale, ma ha ampiamente soddisfatto le mie aspettative, alimentate dai commenti entusiastici di coloro che avevano avuto modo di procurarselo e leggerlo in anteprima. Ottimo esordio, storia dai ritmi assai veloci (e non potrebbe del resto essere altrimenti, data la presenza di un Tex ventenne e contraddistinto dalla temerarietà di chi vorrebbe spaccare il mondo), ma che al contempo nulla tolgono all'esaustività del racconto delle tante vicende che, a quanto mi è parso di capire scorrendo le pagine, sono tra loro concatenate (e lo sono con efficacia tale da non dare mai la senzazione che una di esse possa rischiare di sovrapporsi alle altre). Assai funzionali, in tale contesto di giovanile iperdinamicità, anche i superlativi disegni di De Angelis. Attendiamo di poter effettuare tra un mese la controprova con la seconda parte della storia, ma ho pochi dubbi sulla positività del responso . Questione già dibattuta anche dal sottoscritto nel recente passato, e devo riconoscere che la soluzione da te proposta - benché oramai non più applicabile, credo, per ovvi motivi editoriali - sembra assai assennata e, per quanto mi riguarda, condivisibilissima. Di certo, noi malati di Tex siamo più che disposti a scendere a compromessi per leggere le sue avventure, specie se belle, e di conseguenza ritengo non abbiamo troppe difficoltà a chiudere un occhio su "quisquilie" riguardanti il vil danaro ...
  11. Presentimento che anche io mi sento di condividere, Ely. Resta da vedere se sarà Tex a metterlo definitivamente ko... Ed aggiungo inoltre di avere parimenti il presentimento che NON sarà, invece, l'ultima volta che vedremo Nick Castle incrociare la strada di Tex...
  12. Devo ammettere che, per quanto come da lui stesso ammesso di assai difficile - per non dire impossibile - realizzazione, le coraggiose proposte di Texan hanno un che di affascinante e simpatico... Personalmente, mi sembrerebbe decisamente strano vedere Tex non essere più capo dei Navajos, e soprattutto dividersi in maniera "stabile" tra la Riserva, il Texas ed il Messico. E, per restare in tema di proposte, non vedrei alcun motivo di scandalo, invece, se uno dei tre pards più anziani di tanto in tanto si concedesse un'avventura più o meno galante tra una sparatoria/scazzottata e l'altra. Insomma, a mio parere i tempi potrebbero anche essere maturi per sdoganare definitivamente certi aspetti della vita privata dei pards che sono stati sempre assunti come impliciti...
  13. Ho riletto per l'ennesima volta questa storia meno di una settimana fa, e ne ho tratto lo stesso apprezzamento che provai dopo averla letta per la prima volta: quale miglior dimostrazione dell'ottima qualità del lavoro di Nizzi? E' piacevole e che si lascia leggere assai scorrevolmente, non mancando né imprevisti né scene d'azione, come non mancano nemmeno momenti "comici", tipo la disavventura di Carson con la portiera del Regency (scena tutto sommato divertente, a dimostrazione della scarsa abitudine dei pards a cotante comodità). Molto ben riuscite le figure di Pierre Toouissant alias Alabama e, soprattutto, dell'infido Requin, velenoso fino all'ultimo ed in grado di riuscire a far tendere una trappola a Tex e Carson (che dal canto loro se la cavano egregiamente) nonostante fosse caduto nelle loro mani. Decisamente meno incisivo, invece, l'apporto dato alla vicenda dagli altri personaggi - alleati o antagonisti - con cui Tex e Carson hanno avuto a che fare: la bella Julie Calvi, tolto il grande merito di aver fatto cantare Requin, si limita a seguire una vicenda parallela di vendetta personale (più che comprensibile, ci mancherebbe) ai danni di Louis Beaumont, gran burattinaio del traffico d'armi che però si dimostra avversario alquanto insipido, al pari del degno compare Corbett, disonesto capo della polizia di Boston. Superlativi i degni di Civitelli, capace di riprodurre una Boston pressoché identica a quella di fine '800, perdipiù ricoperta da una abbondante coltre di neve che ha ulteriormente impreziosito il lavoro del Maestro di Lucignano.
  14. In effetti nella prima apparizione del Maestro gli effetti del siero erano meno immediati, ma nulla vieta che col tempo Andrew Liddell possa aver perfezionato il venefico composto. Oltretutto, dal mio punto di vista, un individuo che minaccia stragi di innocenti - e prima uccidendo a caso ignari cittadini che non gli hanno fatto nulla né lo conoscono - a San Francisco e a New Orleans (e magari a breve farà altrettanto a New York) si merita appieno la definizione di "pazzo". E, dato il suo notevole bagaglio di conoscenza scientifico e non solo, credo ben si meriti anche l'epiteto di "scienziato". Ergo, secondo me il Maestro può a tutti gli effetti essere definito "scienziato pazzo" .
  15. Ma cos'é il Maestro se non uno "scienziato pazzo", perdonami ?? Per come la vedo io ci sta tutta la licenza del siero del Maestro: ricordandoci che, per quanto fondamentalmente impostato su basi realistiche, Tex è comunque sia un fumetto, per cui può starci un minimo di "sospensione dell'incredulità". Del resto, si può sempre desumere che i preparativi di evasione del Maestro abbiano potuto richiedere un certo lasso di tempo, durante il quale Castle può aver procurato al prigioniero gli ingredienti per approntare il siero (cosa di per sé non impossibile, dato che comunque nella solitudine della sua cella Liddel poteva di fatto fare tutto ciò che voleva, guardandosi solo da un misero spioncino da cui una guardia non poteva certo avere una visuale completa), e successivamente con l'ausilio di Castle possono aver turlupinato il malcapitato e corrotto secondino, avvelenandolo e facendolo passare per il Maestro, tenendolo poi in vita fino al patibolo. Messa così, sia pure in un contesto fumettistico non credo suoni tanto difficile da accettare...
  16. Mi è venuta ora in mente la bionda Kathleen, la prostituta apparsa in Muddy Creek, ove gioca comunque un ruolo non poco importante: inizialmente incaricata di irretire il giovane Steve al fine di farne un complice nei disegni criminali perpetrati nei confronti del padre da parte della cricca di Dillon, nel prosieguo della storia se ne innamora sinceramente e contribuisce a suo modo a riportarè il giovane sulla retta via... Non so se la si possa definire un personaggio "grigio", o più prosaicamente un personaggio che all'inizio è complice di un piano criminale e pian piano si ravvede, per questo attendo eventuali commenti al mio post ...
  17. Rispondo volentieri al tuo off topic, sttoscrivendo in pieno la tua considerazione: una copertina con un disegno simile avrebbe senza alcun dubbio "spaccato di brutto", probabilmente per motivi di copiyright non è stato possibile sfruttare questo capolavoro di Dotti. Certo, sarebbe stata perfetta che per il primo albo, magari senza il cinese svenuto a terra perché anch'esso un po' spoilerante... Mi sento parimenti di condividere quasi in toto queste giustissime osservazioni. Anche io, in particolare, ho tratto l'impressione che il Maestro non sia poi così ossessionato dal desiderio di vendetta, e che magari persegua altre priorità dalla sua presenza a New York, e che comunque ad essere animato dalla volontà di rivincita (più che vendetta vera e propria) nei confronti di Tex sia soprattutto Nick Castle, anche solo per un capriccio personale, come gli bruciasse che nella precedente occasione il Ranger abbia avuto la meglio. Da applausi, sinora, la caratterizzazione di Castle, personaggio quanto mai ambiguo e pericoloso, che in certi frangenti sembra in effetti imporsi sul Maestro (e ce ne vuole...), ed anche Muggs, a differenza della prima apparizione, ha assunto un ruolo assai più partecipe e potenzialmente interessante. Sembra proprio che, rispetto al passato, il Maestro abbia trovato alleati degni di tal nome, sia pur con il rischio che questi possano soppiantarlo (e non me ne stupirei affatto...).
  18. juanraza85

    [416/418] Cercatori Di Piste

    Ho riletto anche io proprio tra venerdì sera e ieri mattina questa storia, che al pari di molti altri ho sempre molto apprezzato e, come alcuni hanno sottolineato, anche io ho sempre ritenuto sia sempre stata un po' sottovalutata. Non rientrerà magari nel novero dei capolavori immarcescibili, questo forse no, ma dal mio punto di vista è senza dubbio una di quelle storie che tallona assai da vicino il ristretto gruppo dei suddetti capolavori. Molto ben tratteggiati Tex e Tiger in questa vicenda, in cui ho trovato messo in evidenza come poche altre volte il personalissimo concetto che Tex ha della Giustizia, un concetto che per mezzo dell'umanità e del buonsenso sa andare oltre quel che, legge alla mano, si può spesso intendere per "giustizia": quella di Tex, in altre parole, è Giustizia con la G maiuscola, intesa come difesa di chi si ritrova a subire un'angheria, di chi può anche avere commesso un errore in conseguenza di ingiustizie più gravi da egli subìte, a prescindere dal fatto che la legge - magari applicata in buona fede, ma pur sempre da esseri umani con i loro pregi e difetti, e soprattutto con la loro fallibilità, schematicità e "burocraticità" - dia torto a chi Tex decide di difendere e tutelare. Particolarmente ad hoc, di conseguenza, il confronto tra i due pards e la banda di tagliagole di Mickey Finn, elementi della peggior risma che però agivano dietro mandato federale, dunque perfettamente dalla parte della legge. Menzione speciale, e non potrebbe essere altrimenti, per Mickey Finn, individuo complesso ed indurito da un'esistenza complicata, oltre che contraddistinto dalla tipica psiche di chi non riesce proprio ad accettarsi per quello che è. Da incorniciare lo scontro finale tra lui e Tex, che si conclude con la morte in duello del cacciatore di taglie, che prima di spirare il suo ultimo respiro trova comunque la forza di accettare parzialmente la sua metà indiana, e soprattutto di esprimere il suo odio misto però ad una sorta di ammirazione nei confronti di Aquila della Notte. Parimenti da applausi la caratterizzazione, dal primo all'ultimo istante, del sergente Torrence, militare modello ma, al pari di Tex, insofferente alle regole ottuse ed ingiuste imposte dalla sua nemesi Craig, maggiore invidioso di lui perché sa di non poterlo eguagliare in carisma e doti militari. Nel corso della tragica vicenda, Torrence si mostra anche un perfetto capotribù, stimato e rispettato dai suoi uomini, sempre pronti ad accettare senza riserve qualsiasi sua decisione, che lui dal canto proprio sempre sottopone al loro parere. Estremamente toccante, per quanto non certo lieto, il finale della storia, che vede Torrence ormai pronto ad intraprendere una nuova esistenza senza divisa, non fosse per Craig che, frustrato per la degradazione con infamia e l'espulsione dall'esercito, lo uccide a sangue freddo. Un finale che lascia senza dubbio un grande amaro in bocca, ma che probabilmente contribuisce in larga misura a conferire tanto fascino a questa bellissima storia.
  19. juanraza85

    [Tex Willer N. 0]

    In verità costa 30 centesimi in meno Quindi 3,20 euro? Una gran differenza davvero ... Comunque ribadisco la mia convinzione circa la buona riuscita di Tex Willer...
  20. juanraza85

    [Tex Willer N. 0]

    Può darsi che la foliazione a 64 pagine si renda in futuro inevitabile anche per l'inedito e la nuova serie fungerebbe così da apripista. Io penso che anche per una casa editrice tradizionalista quale la SBE si aspetta un futuro di cambiamenti. Potremmo avere storie più brevi e a me sinceramente non dispiacerebbe. L'importante è che siano scritte e disegnate bene.  In effetti la tua è una osservazione pertinente, Texan, per quanto a me piace confidare che almeno la storica serie regolare rimarrà ancorata alle 110 pagine per albo. Anche io, come Old Pawnee Bill, avrei preferito che anche gli albi della nuova serie fossero di tale formato, anche in virtù del fatto che il costo sarà il medesimo del mensile, ma purtroppo o per fortuna la passione mi spingerà inevitabilmente a comprare lo stesso i nuovi albi del Tex giovane . Credo sia plausibile, riguardo al rapporto formato/prezzo, che la Bonelli intenda in tal modo, ed in maniera comunque legittima, combattere la crisi che attanaglia il mondo del fumetto e dell'editoria in generale (proprio per questo mi sento di condividere l'osservazione di Texan, per quanto mi auguro non abbia mai a verificarsi). Parlando comunque del numero 0, inutile dire che ha notevolmente stuzzicato il mio appetito, e le anteprime mi lasciano ben sperare nella qualità della nuova collana, sia per le trame che si intuiscono sia per i disegni: le premesse, da quel che ho visto, a me sembrano esserci tutte.
  21. @Barbanera, in effetti anche io, dopo aver visto Byrnes iniziare il terzo grado del cinese, mi sarei aspettato di assistere nelle pagine immediatamente successive ad un sonoro cazzotto assestato da Tex all'ispettore capo (figura che, nella realtà storica, fu effettivamente alquanto controversa). Attenendomi alla sua trasposizione fumettistica, approvo senza riserve l'immagine comunque contraddittoria che se ne sta dando, ossia quella di un ufficiale di polizia capace, fondamentalmente onesto, ma non sempre impeccabilmente professionale. Inoltre, credo non si possa neanche escludere che uno scambio di opinioni più o meno cavalleresco (magari con stretta di mano finale) tra Tex e Byrnes possa ancora avere luogo, dato che ci sono ancora due albi i pretesti potrebbero non mancare. Nel complesso, comunque, direi che anche il secondo albo ha soddisfatto le mie aspettative, pur essendo ancora per lo più "esplorativo", e mostrando un po' di autentica azione alla Tex solo nella parte conclusiva. Inutile aggiungere che, in conseguenza della lettura di questo secondo albo, la mia curiosità e la mia attesa di leggere la terza parte in edicola tra un mese è tantissima, in particolare non vedo l'ora di scoprire come Castle intenda utilizzare Pat per vendicarsi di Tex. Da una mente così contorta ci si può aspettare qualcosa di non banale...
  22. juanraza85

    [Tex Willer N. 0]

    Tavola bellissima, ma forse è persino riduttivo definirla tale. Comunque, non sarebbe male se fosse pubblicata all'interno del numero 0 ... Quanto alla donna misteriosa che vi compare, dato che non può trattarsi di Lily Dickart poiché quest'ultima da giovane era bionda, né sembra essere Lena Parker, che sia una antichissima fiamma di Tex creata appositamente per la nuova serie?
  23. Dipendesse da me prenderei immediatamente in considerazione un soggetto del genere, senza pensarci nemmeno mezza volta ! Complimenti davvero per la tua straordinaria inventiva, Barbanera, te li meriti tutti ..! P. S. Presumo tu abbia letto Gli eroi del Messico della collana Le Storie, uscito un paio di mesi or sono, il cui protagonista è appunto John Riley...
  24. juanraza85

    [45/46] La Voce Misteriosa

    A più di dieci anni dalla mia prima e sinora ultima lettura di questa storia, ho deciso di rileggerla nel pomeriggio, (ri)traendone un'impressione abbastanza positiva. Un'avventura decisamente fuori dagli schemi per Tex, alle prese con un assassino seriale reso folle da eventi tragici ed inverecondi, assecondato da una domestica folle quasi quanto lui (benché nel suo caso la ragione precisa della sua follia non è stata del tutto chiarita) ed assistito da una figlia incapace di gestirne la malattia. Lo stesso Tex si presenta nell'infrequente ruolo - ripreso altre volte negli anni successivi - di investigatore, ponendo parzialmente da parte i soliti efficaci metodi: per quel che mi riguarda, è stata una felice variazione. Non mi hanno invece del tutto convinto la caratterizzazione e soprattutto la gestione di colui che si cela sotto le sembianze dell'orango cacciatore di teste, Barrera: in particolare, non ho ben compreso la scelta di Galep (solito lavoro di grande livello) di disegnarlo sulla carrozzina anche quando si trova solo in casa con la figlia e la domestica. Mi è in sostanza rimasto un piccolo dubbio se la sua fosse una banale falsa invalidità oppure, per misteriosi motivi, la "voce" che sentiva risuonargli in testa ed ordinargli di compiere quegli atroci delitti determinasse in lui il sopravvento di un'altra personalità in grado di camminare e cavalcare ...
  25. Ho colpevolmente dimenticato di esprimere un giudizio sulla copertina, affidata - se non erro per la primissima volta - ai Cestaro Brothers... Semplicemente fantastica! Ed aggiungo che è comunque decisamente bello constatare che, a parte Villa e da poco Dotti (oltre alla guest star Piccinelli), Tex può contare su un elevato numero di potenziali copertinisti...
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