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pecos

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  1. pecos

    [513/514] Le Foreste Dell' Oregon

    La prima parte di questa storia doppia non è male e scivola via abbastanza piacevolmente, con l'ambientazione insolita che ricorda il primo Texone, un Gros-Jean in ottima forma, e diverse tavole dedicate alla descrizione del lavoro e della vita dei taglialegna che ho trovato decisamente riuscite. Nizzi non rinuncia nemmeno in questa storia all'elemento del giallo, e anzi fa della caccia all'infiltrato misterioso il perno della prima parte. Ma se "Le foreste dell'Oregon" è tutto sommato un buon primo albo, "I fucili di Shannon" è invece uno dei più penosi tra quelli che ho letto di recente. Qui Nizzi rovina tutto quanto di buono aveva costruito nella prima parte. Al di là dell'ignobile finale (di cui, come ora sappiamo, Nizzi non ha colpe), il resto è un polpettone che si trascina privo di mordente. L'identità della spia viene subito svelata con un'imbeccata senza che Tex ci metta nulla del suo, poi si continua con situazioni quasi imbarazzanti, e avversari talmente inconsistenti che Tex non ha nemmeno bisogno di sparare un solo colpo di pistola. Titolo dell'albo, poi, assolutamente incomprensibile. Insomma, una lettura ben poco appagante. Voto 5.
  2. pecos

    [508/510] Il Mercante Francese

    Questa tripla è una classica storia di Nizzi, non al livello dei tempi d'oro ma comunque una lettura piacevole e divertente. Non è priva di difetti: a parte l'onnipresente origliata, ho percepito un po' di ripetitività (i nostri devono gettarsi per ben due volte da una rupe per sfuggire ai nemici, una soluzione che denota anche qui una certa povertà di idee dello sceneggiatore), e il solito eccesso di spiegazioni (ogni azione viene prima discussa, poi mostrata, a volte raccontata di nuovo, togliendo vivacità e suspence). Ma al di là di questo, la storia è sicuramente buona, merito forse anche del suo ampio respiro. Non mi soffermo ora sui dettagli della trama, mi limito a un apprezzamento per il personaggio di Colter, davvero ben riuscito, e a rimarcare l'ottima gestione dei pards da parte di Nizzi, in particolare Tiger, un aspetto su cui si sono sempre concentrate le critiche dei detrattori. Opinabile invece la scelta di dedicare il titolo di un albo a Snake Bill, nemico in fin dei conti non particolarmente memorabile. Fusco in netto calo.
  3. pecos

    [511/512] Ritorno A Culver City

    Stessa impressione che ho avuto io.
  4. Qualche giorno fa ho riletto questo che ritengo un piccolo gioiello di Boselli, una delle sue storie "minori" rispetto ai capolavori della fascia 400-500, forse meno ambiziosa nelle sue intenzioni, e che non viene ricordata molto spesso dai lettori. Credo che sia assolutamente perfetta nella sua classicità e nella sua semplicità (ma si tratta di una semplicità solo apparente, perché l'elemento giallo presente nella trama dà vita ad un intreccio per niente banale, che si scioglie soltanto alla fine, con grande capacità di Boselli di mischiare le carte e tenere accesa l'attenzione). La storia è superbamente narrata, con dialoghi vivaci ed episodi così ben sceneggiati da risultare quasi indimenticabili (vedere quelli ricordati da Leo in un commento qui sopra). Inevitabile fare il paragone tra il Tex di questa storia e Shane, il prototipo dell'eroe western interpretato da Alan Ladd; fioccano anche le citazioni da quella pellicola, dalla scena del taglio della legna alla frase "La pistola è un oggetto come un altro! Dipende dall'uso che se ne fa" che Tex rivolge al giovane avvocato sotto la sua ala protettiva. Non so perché, ma avrei visto benissimo questa storia illustrata da Nicolò. Comunque i disegni di Letteri, anche se non più al meglio della forma, contribuiscono a creare quell'atmosfera classica che credo piacerà anche a un lettore come Texan, con cui abbiamo dialogato molto nei giorni scorsi, e a cui ne consiglio il recupero.
  5. Io sono entusiasta. Ovviamente mi pioveranno addosso le solite accuse di fan club boselliano, ma non vedo come non si possa essere contenti di tanta cura nella programmazione della testata. L'alternanza di Ruju e Boselli ai testi (con qualche incursione di Manfredi, a cui continuo a dare fiducia nonostante un paio di colpi a vuoto nelle ultime storie) è garanzia di storie belle e non banali. Boselli a tenere il timone, sue saranno le storie più importanti ed attese, con i grandi ritorni già iniziati quest'anno. Ruju ha definitivamente rimpiazzato Faraci come secondo sceneggiatore della serie. Ormai l'autore sardo non ha più nulla da confermare; se saprà mantenere il livello tenuto finora, sarà validissima spalla di Boselli. E magari sfornerà anche l'atteso capolavoro. Nella scaletta sarebbe doveroso prendere in considerazione anche le uscite speciali. I texoni in lavorazione, programmati con cura da Boselli già da diversi anni, si preannunciano impredibili; anche la collana Maxi, storicamente abbastanza bistrattata, sembra destinata a un rilancio. Personalmente ho solo il timore che le altre uscite collaterali siano diventate eccessive, con un proliferare di storielle brevi e brevissime che fanno piacere soltanto una tantum.
  6. pecos

    [511/512] Ritorno A Culver City

    Ho letto che l'idea originale di Civitelli era che il ragazzo accusato ingiustamente sarebbe dovuto essere il nipote di Tex (figlio di Sam). Senza dubbio un soggetto ai limiti, e non fatico a pensare a un intervento redazionale che lo riportasse su binari meno arrischiati. Non so in quanta parte attribuire le responsabilità di questo a Nizzi o all'editore, credo a quanto riferisce Ymalpas, certo è che la storia così come la leggiamo ne risulta a mio avviso un po' "monca". Non ho trovato tanto "fredda" la scena del ranch paterno (a parte, forse, il solo dialogo che ho riportato), quanto piuttosto avulsa dall'atmosfera del resto della storia, che appunto rimane una classica storia cittadina ma con poco a che vedere con il passato di Tex.
  7. pecos

    [511/512] Ritorno A Culver City

    Proseguendo la mia rilettura di alcune storie del Nizzi post 500, non potevo non riprendere questo ritorno a Culver City, mediamente piuttosto apprezzato dai lettori e ritenuto uno degli episodi più riusciti di questo periodo. Personalmente esco invece dalla rilettura non particolarmente convinto; se è vero che siamo al di sopra della media della produzione più recente di Nizzi, e che la sceneggiatura è priva di grossi difetti e incongruenze, tuttavia sento in alcune parti la solita mancanza di brio e di frizzantezza, con il difetto che la storia non arriva là dove sarebbe potuta arrivare in potenza. La delusione viene infatti anche dal fatto che il legame con "Il passato di Tex", di cui questa storia si pone come seguito ideale, è davvero labile, e si risolve tutto nella scena clou della visita al vecchio ranch e alle tombe di famiglia. Questa è una scena bella e toccante, principalmente per merito degli splendidi disegni di Civitelli, mentre le parole che Nizzi mette in bocca a Tex non sono sempre particolarmente coinvolgenti ("La casa ha subito qualche modifica ma sostanzialmente è rimasta la stessa, anche se oggi sono evidenti i segni dell'abbandono" - si poteva fare un po' meglio, dai). Ma da qui in poi i legami col passato sono praticamente abbandonati, e leggiamo una classica storia cittadina che potrebbe non avere nulla a che fare con la giovinezza di Tex. Avrei preferito vedere più legami con il passato del ranger. Per il resto, la storia scivola via senza infamia e senza lode, non è una brutta storia, il secondo albo soprattutto è abbastanza movimentato con diverse sparatorie ben scritte. Ma avverto una certa mancanza di pathos, dovuto anche al fatto che Nizzi ci racconta tutto per filo e per segno prima di farlo succedere. Anche i dialoghi mi sembrano privi di quella freschezza con cui in passato Nizzi aveva invece deliziato i lettori. Splendido Civitelli, la sequenza della diligenza che va a fermarsi sul ciglio del burrone è notevole. Il disegnatore, come suo solito, strizza anche l'occhio al lettore con qualche citazione dal cinema: Claudia Cardinale e Paolo Stoppa presi da "C'era una volta il West" a pagina 34, la camminata del Mucchio Selvaggio a pagina 104. E forse ci sono altri personaggi che non ho colto. Ah, ci sono anche le due copertine di "Il re del rodeo" e "La costa dei barbari" a pag. 52 del primo albo! Il voto per me è un più che sufficiente, che sale a 7 grazie alla parte grafica.
  8. pecos

    [552/553] Il Villaggio Assediato

    Sui difetti del Nizzi post 500 si è detto molto, ma sarebbe un errore fare di tutta l'erba un fascio: ci sono storie, come questa, che pur non essendo prive di difetti si fanno (ri)leggere con piacere e senza dubbio soddisfano il palato degli amanti delle atmosfere classiche. Ci sono personaggi ben caratterizzati, una location affascinante (e qui gran merito va anche al disegnatore), e qualche invenzione che movimenta la trama (come lo stratagemma di Tex di creare un campo minato lungo la main street). Non manca qualche incongruenza narrativa (sembra inizialmente che il villaggio sia del tutto isolato, con l'unica via d'accesso controllata dai banditi, cosa che impedisce la richiesta di soccorsi; tuttavia poi si scopre che i soccorsi sono a un solo giorno di marcia, e Tex e il vecchio trapper riescono senza problemi ad aggirare i banditi che sorvegliano il passo; infine, il vecchio trapper ritorna nel giro di una sola notte con uno squadrone di cavalleria, cosa del tutto inutile ai fini della trama). Ma in questo caso, quando la storia funziona e non si abusa di soluzioni scontate, è un difetto minore. Nizzi non rinuncia nemmeno in questo caso all'elemento del giallo, e anche se il colpo di scena è piuttosto telefonato, riesce comunque a movimentare la trama. Siamo certo lontani dal Nizzi frizzante degli anni d'oro, ma la sceneggiatura rimane a un livello più che accettabile.
  9. pecos

    [561/562] Soldi Sporchi

    Dipende da cosa c'era scritto nella sceneggiatura... E poi lo sceneggiatore dovrebbe vedere le tavole completate. Boselli le fa rifare, quelle dove ci sono errori...
  10. pecos

    [561/562] Soldi Sporchi

    No. Come ho detto sopra, non si tratta di fare le pulci alla storia, ma di evidenziare dei punti che svalutano la lettura e che me la rendono indigesta. Non riesco a godermi una storia se ci sono ripetutamente situazioni al limite dell'inverosimile, che fanno storcere il naso, che denotano scarsa cura dei dettagli da parte dell'autore, soprattutto se queste sono immerse in una sceneggiatura piatta e priva di verve. Nel commentare una storia, e motivare un giudizio negativo, non posso non prendere in considerazione tutti gli aspetti che hanno prodotto quel giudizio. Anche l'ultima di Faraci ha buchi narrativi che non ho evitato di commentare, e che mi hanno reso indigesta la lettura. Non voglio convincere nessuno, sono difetti a cui si può dare maggior o minor peso durante la lettura (per me sono aspetti fondamentali per la buona riuscita di un albo), voglio soltanto far capire perché considero questa storia, e molte altre del Nizzi post 500, mal riuscite. Mai detto che i dialoghi debbano essere ridotti all'osso, tutt'altro. Ho sempre amato la presenza di dialoghi, anche lunghi, e non sopporto gli albi senza alcuna parola parlata, che si leggono in venti minuti. Ma questo non ha nulla a che fare con l'eccesso di spiegazionismo. L'ho riportato perché in quelle battute di ironia non c'è traccia, c'è invece un Tex musone e antipatico (guardare le espressioni di Tex e Carson a pagina 37 del secondo albo). È solo un dettaglio minore, ovviamente, che non ha un gran peso nella valutazione finale della storia.
  11. pecos

    [561/562] Soldi Sporchi

    Sì, l'ho letta per quello! Non è affatto brutta! Certo, siamo lontani dai tempi d'oro, e c'è qualche "ingenuità" di troppo, ma si lascia leggere con piacere.
  12. pecos

    [561/562] Soldi Sporchi

    Ne ho parlato io nell'altro topic, avendola riletta qualche giorno fa e avendone un giudizio diametralmente opposto al tuo, che sono pronto a ribadire. Quello che lamento non è certo la mancanza dell'atmosfera classica, bensì una sceneggiatura per me piatta e senza emozioni, in cui - come scrivevo nell'altro topic - le scelte narrative sono tutte all'insegna dell'ovvietà, non c'è mai nessun guizzo, Nizzi sceglie sempre la via più banale e scontata per arrivare dove vuole. L'idea di base di questa storia, in particolare, non è certo male; il capitano Patton è potenzialmente un gran personaggio, con qualche tratto in comune con il tenente Bigelow di "Sei divise nella polvere" - ma che differenza con la storia di Manfredi! I problemi sono nella sceneggiatura, con una serie di difetti che rendono noiosa, se non indisponente, la lettura. Un primo esempio: Tex e Carson, dopo aver torchiato il gestore del trading post, si gettano all'inseguimento dei due complici, lasciando il primo libero come un fringuello e pensando di ritrovarlo lì ad aspettarli al loro ritorno, perché hanno ancora domande da rivolgergli. Ma dai! Non sta in piedi! Lui stesso poi non è certo un'aquila: vede Tex e Carson arrivare nel momento stesso in cui i suoi due complici fuggono, e poi risponde di non aver visto nessuno nelle ultime ore! Anche questa è un'assurdità, messa lì da Nizzi col solo scopo di dare a Tex un motivo per confermare i suoi sospetti e prenderlo a pugni, in modo che storia possa procedere. Potrei continuare con altri esempi di questo tipo, ci sono. Non si tratta di fare le pulci alla storia, ma di evidenziare dei punti che svalutano la lettura e che me la rendono indigesta. Nella lettura di una storia, per me, contano anche la coerenza, la verosimiglianza - se ci sono buchi narrativi, non posso uscirne soddisfatto. La lettura del primo albo, seppur con questi difetti, l'avevo trovata comunque abbastanza piacevole. Nel secondo albo poi abbiamo i difetti classici di Nizzi, che affossano del tutto la mia curiosità e il mio interesse: l'origlione e gli spiegoni. Tu parli degli origlioni come di un artifizio letterario a cui mettere freno: a te possono non dare nessun fastidio, ma io trovo l'abuso di questa strategia narrativa assolutamente irritante. Perché è troppo semplicistica! La cavalcata del capitano Patton, poi, è francamente imbarazzante, l'apoteosi dello spiegazionismo - mi sono sentito preso in giro, da lettore, a leggere pagine e pagine di pensieri del capitano che spiega a se stesso e a noi quanto era già del tutto evidente. Il tutto ribadito poi incredibilmente poche pagine dopo da Tex e Carson, che mentre inseguono la diligenza in fuga non hanno di meglio da fare che chiacchierare e ripetere tutto, a beneficio del lettore distratto. A te può non dare fastidio. A me questa scrittura fa cadere le braccia. Parli di empatia tra i due pards, senza dubbio uno dei punti di forza di Nizzi. Ma qui, all'arrivo di Carson con i soldati che salva Tex dall'attacco degli indiani, e alla battuta di Carson "Ci si rivede, satanasso! Come stai?", Tex risponde immusonito: "Ah, eccoti qui! Se aveste tardato un altro po' non vi sarebbe rimasto che seppellirci!", facendo storcere il naso a Carson: "Puah! Bella gratitudine... Abbiamo fatto quasi scoppiare i cavalli e tu hai il coraggio di lamentarti?!". Beh, non mi pare certo lo spirito classico di Tex, questo. Beh, non si può certo dire che il Carson di questa storia sia il personaggio brillante ritrovato con Boselli. Qui non combina niente dall'inizio alla fine, se non fare da spalla ingenua a Tex che può così esporre le sue idee. Per me è il contrario: è una scrittura, quella dell'ultimo Nizzi, che non mi appassiona, che mi annoia. Se il tanto acclamato manierismo si risolve in una serie di situazioni classiche ma ripetitive e senza verve, non posso dire di essere interessato. Ruju e Manfredi sono tutt'altra cosa, pur non essendo esenti da difetti. Non penso di poter essere accusato di idiosincrasie nei confronti di Nizzi. Ho iniziato a partecipare al forum soltanto in tempi recenti, quando ormai Nizzi aveva abbandonato, e il mio giudizio sull'autore me lo sono fatto leggendo le sue storie di mese in mese in edicola, senza alcuna influenza da parte di terzi. Ho appena riletto "Il villaggio assediato", e la storia non mi è dispiaciuta. Ho accolto con favore la notizia del suo ritorno su Tex, confidente che possa raccontarci ancora belle storie. Ma non voglio mettermi le fette di salame sugli occhi e nascondermi che è un autore che non riuscivo a sopportare nelle sue ultime apparizioni.
  13. pecos

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Ne ho scelte due, a caso. Come detto, non ricordavo le storie in particolare, ma ricordavo - bene - i difetti di Nizzi. Per riprendermi, sto rileggendo quella grande storia che è "I predatori del Grande Nord" (dove c'è un grande Nizzi).
  14. pecos

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Rileggerò anche queste! Come detto, ricordo solo vagamente le storie nizziane del periodo, mentre ricordo bene i difetti dell'autore: lo malsopportavo a tal punto da non aver mai avuto voglia di riprendere in mano quelle storie. Ciò non toglie che ci possa essere qualche cosa di buono, meglio non cadere nell'errore di fare di tutta l'erba un fascio... (così come non tutte le storie della fascia 400-500 sono buone storie, ci sono anche qui cose illeggibili - a mio parere - come "Oppio!")
  15. pecos

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Tornando in topic, sono andato a rileggermi qualche storia dell'ultimo Nizzi, stimolato proprio da questa discussione, per capire se a distanza di anni le impressioni che avevo avuto alla prima lettura fossero confermate. Ho scelto a caso (ricordando davvero poco delle storie del Nizzi post 500: lette una sola volta appena uscite e presto dimenticate, essendo ancora lontano dalle discussioni sui forum): mi sono riletto "Monctezuma" e "Soldi sporchi". Le sceneggiature evidenziano tutti i difetti dell'ultimo periodo di Nizzi su Tex. Quello che scrive è evidentemente un autore stanco, completamente privo di idee, svogliato. Le scelte narrative sono tutte all'insegna dell'ovvietà : non c'è mai nessun guizzo, Nizzi sceglie sempre la via più banale e scontata per arrivare dove vuole. Un piccolo elenco di difetti che ho ritrovato in queste storie: - le sparatorie sono spesso prive di mordente: tipicamente gli avversari hanno invariabilmente una mira da oratorio e Tex non fa nessuna fatica a evitare le loro pallottole e impiombarli; - gli origlioni: ci sono ben due origliate nella sola "Soldi sporchi" - come ho già scritto in precedenza, è una scelta narrativa abusata, semplicistica ed estremamente irritante; - gli spiegoni: pagine e pagine in cui Nizzi sente il dovere di spiegare e rispiegare quello che è successo o quello che succederà, per bocca o tramite i pensieri dei suoi personaggi; non ne consegue altro che noia e pesantezza. "Soldi sporchi" è davvero l'apoteosi degli spiegoni (rileggere per credere); - la piccionaggine di Tex: in "Monctezuma" Tex cade vittima di una banalissima imboscata (che dimostra l'estrema povertà di idee dello sceneggiatore: vuole che Tex sia prigioniero, e lo fa cadere in un tranello del tutto inverosimile). In "Soldi sporchi" Tex abbandona a se stesso un avversario a cui ha appena estorto una confessione a suon di sberle, per inseguire altri due complici in fuga, pensando che al suo ritorno lo ritroverà lì tranquillo ad aspettarlo! Non si premura nemmeno di legarlo! Un personaggio lontanissimo dal ranger astuto, sempre all'erta, che non sbaglia mai una mossa; - Carson ridotto all'ombra di se stesso, capace solo di pensare a birre fresche, senza un minimo di intraprendenza. Altri pards del tutto assenti. Questi sono alcuni dei difetti tipici delle storie di Nizzi di quel periodo. Difetti prevalentemente di sceneggiatura, perché i suoi soggetti, se sviluppati meglio, avrebbero potuto anche dare soddisfazioni. Tutto questo lasciando poi perdere i buchi narrativi. Insomma, dopo questa rilettura non sento davvero il bisogno di rivalutare il Nizzi post 500.
  16. pecos

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Davvero tu in queste storie ci vedi un West come "storia demitizzata in cui si procede per vendette e giustizie sommarie", dove "Tex persegue su una linea di giustizia ormai disarticolata dal Bene. Non è più un Buono, non un Cavaliere, ma un Punitore. Tex va a punire chi sbaglia talvolta con la stessa foga e la stessa cattiveria dei suoi avversari"? Faccio davvero fatica a capire come un giudizio del genere possa nascere dalla lettura di una storia come quella di Yama, che ha un impianto puramente glbonelliano. O di Luna insanguinata, chiaramente ispirato a Sentieri Selvaggi... O dalla storia di Mano Cattiva (che, tra l'altro, se non ricordo male non hai nemmeno finito di leggere). Onestamente, mi sembra un po' poco per dare giudizi così perentori e categorici.
  17. pecos

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Non c'entra niente il nozionismo. Mi sono sorpreso del fatto che non riconoscessi il Tex di GLB come un personaggio "fuorilegge, incendiario e guascone" (dove fuorilegge va inteso nel senso spiegato da Wasted, non nel senso di "ricercato").
  18. pecos

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Perfetta definizione del Tex di GLB. Questo è anche il Tex che conosco io. Texan si stupisce che ci siano varie e diverse interpretazioni di Tex, ma onestamente sentirlo mettere in dubbio questi aspetti del carattere di Tex mi fa pensare che alcune interpretazioni nascano piuttosto da una conoscenza superficiale del Tex di GLB. Come dice Borden, dove sono gli esempi concreti? Quello che leggo qui è soltanto un discorso puramente astratto su quella che potremmo chiamare "poetica del West" postmoderno, a cui Tex si sarebbe secondo te nel corso degli anni adattato. Ma se la poetica di cui parli è certamente presentissima nel cinema Western contemporaneo (da "Gli spietati" di Eastwood a Tarantino), e non solo nel Western, rimango scettico sul fatto che il discorso di possa adattare a Tex. O lo dimostri con qualche esempio, oppure tutto questo rimane un discorso fumoso che non convince per nulla. Tuo parere personale. Immagino che pensi lo stesso anche di Leone, Peckinpah, Eastwood... Non è però che tutti gli autori devono farsi portavoce dello stesso modo di sentire e rappresentare il West allo stesso modo di Ford. Si possono fare cose anche diverse. E possono piacere, sai. Anche a chi ama Ford. Apprezzare un autore non significa per forza condividere le sue idee. Qui continui a riproporci la tua lettura ideologica e politicizzata, che per quel che mi riguarda lascia il tempo che trova. Un caro saluto
  19. pecos

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Anche a me, che comunque con Nizzi non sono tenero, certe opinioni sembrano troppo dure. In ogni caso non credo che si possano mettere sulla stessa bilancia il primo Nizzi e l'ultimo Nizzi - due autori davvero diversi. Non riesco a fare un confronto e a dire da che parte pende l'asticella. Preferisco godermi la rilettura delle sue magnifiche storie e lasciare nel dimenticatoio le sue ultime fatiche, un brutto periodo che ci siamo lasciati alle spalle.
  20. pecos

    [678/679] Jethro!

    Arrivo anch'io a commentare "Jethro!" Per il momento, devo dire che la lettura è davvero appagante. Per chi ricorda "La grande invasione", è emozionante ritrovare due degli eroi di Fort Quitman, anche se la mancanza di Marcello ai pennelli si fa sentire (senza nulla togliere al bravissimo Mastantuono). È emozionante anche la narrazione di Boselli, a partire dall'incipit, fino alla cavalcata del Klan, il momento più alto dell'intero albo, anche graficamente (Mastantuono sontuoso in quelle vignette). Il difetto maggiore, dal mio punto di vista, sono i dialoghi, che ho trovato non particolarmente freschi, ma anzi piuttosto pesanti; non è la presenza di dialoghi che mi disturba (anzi, sono un amante degli albi dialogati, anche verbosi, dove le parole non sono ridotte all'osso), ma in questo caso mi hanno lasciato una sensazione di artificioso. Una parola sui commenti "politici" presenti nelle pagine precedenti del forum. Qui davvero non capisco: si è sempre ripetuto che il West di Tex non è un Tex realistico, storicizzato, ma è un West di fantasia, dove la realtà storica è piegata al gusto dell'Avventura. Tex non è la Storia del West, non è Ken Parker, non è Magico Vento. Allora perché fissarsi tanto su questo aspetto, sulla verosimiglianza della rappresentazione degli stati sudisti? Ma se la questione della rappresentazione del Sud è così spinosa, tanto che c'è disaccordo pure tra gli storici mi pare di capire, come pensate di poterne trovare una rappresentazione veritiera in Tex? Boselli ha fatto proprio quello che uno sceneggiatore di Tex deve fare: ha preso dei cattivi - indubbiamente cattivi, chi è più cattivo di un branco di fanatici razzisti - e li ha messi sulla strada di Tex. Punto. Niente politica, niente ideologia. C'è solo lo spunto della realtà storica - in questo caso il fanatismo del Klan - da cui parte la fantasia dell'autore che ci racconta una storia di fantasia. Sul personaggio di Corbett: ho gradito tantissimo la caratterizzazione che ne dà Boselli, che non si discosta per nulla da quella vista nell'avventura precedente. Molto peggio sarebbe stata una completa trasformazione di Corbett in una candida colomba. La scena che ha fatto storcere il naso a Texan è invece una chicca d'autore. Corbett è uno di quei personaggi che piacciono tanto a Boselli, una "canaglia" dalla parte dei buoni: come lui, ciascuno con sfaccettature diverse, Kid Rodelo, Juan Raza (a proposito, che fine ha fatto?), Mondego... Ogni tanto, se non esagera con la loro frequenza, personaggi di questo tipo ci possono stare. Anche perché uno come Barbanera non l'ha certo inventato lui. Mi fermo qui, attendiamo la seconda parte dove c'è tanta carne al fuoco da cuocere; speriamo che un albo non sia troppo poco per risolvere le due questioni aperte, nel presente e nel passato...
  21. pecos

    [676-677] Il ragazzo rapito

    Ho letto oggi quest'ultima fatica di Faraci. Si tratta, in fin dei conti, di uno spaghetti-western, di quelli che spopolavano nei cinema qualche decennio fa: un pistolero solitario, dal passato familiare tormentato, che si fa strada di massacro in massacro alla ricerca della vendetta personale. In tutto questo Tex però c'entra poco, tanto è vero che lui e Carson nel primo albo non fanno assolutamente nulla - se non gironzolare a caso, trovandosi per primi sulla scena di un massacro (senza peraltro capire ciò che era successo), poi capitando, non si sa bene come, a casa del principale antagonista, che in pratica gli rivela le sue malefatte senza che loro potessero sospettare di nulla, e infine, non paghi, aspettando che due piccioni gli cadano sotto il naso. Il ruolo di Tex in questa storia, in fondo, è soltanto quello di emettere il giudizio finale nei confronti del protagonista, Bowen; una scena ad effetto, ma un giudizio che, per come ci è stato presentato Bowen nel corso della storia, mi lascia comunque perplesso (soprattutto nella sua volontà di voler uccidere a tutti i costi il povero Cobbs: ma perché???). Nonostante questo, l'idea di base nella storia non è malvagia. Non mi è piaciuto però il modo di raccontarla. Il modo di procedere di Faraci è troppo ingarbugliato. Si va avanti con una narrazione con continui cambi di scena, in cui a poco a poco viene rivelato il ruolo dei vari personaggi, un tentativo di tenere il lettore sulle spine in una ricerca del colpo di scena e della sorpresa. Solo che alla fine si ha l'impressione che la storia faccia acqua da tutte le parti. E qui mi riallaccio ai commenti precedenti di Leo, che ha perfettamente esposto quelli che sono anche i miei dubbi alla fine della lettura. Inutile quindi ripetere quello che lui ha già scritto molto meglio di come saprei fare io, mi limito a dire che condivido in pieno le sue perplessità. Faraci quindi per me ancora non all'altezza, mi dispiace molto dirlo. Acciarino invece confeziona degli ottimi disegni, mi pare che il volto di Tex si avvicini a quello di Seijas. Una distrazione, forse, all'inizio del primo albo: nella sparatoria Bowen è evidentemente colpito al braccio destro, ma nelle pagine successive scompare ogni traccia della ferita, tant'è che con lo stesso braccio riesce a sollevare il ragazzino appeso al ciglio del burrone. Menzione d'onore infine per Villa - la copertina de "Il ragazzo rapito" è davvero stupenda.
  22. pecos

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Certo, ma ciò non toglie che il declino ci sia stato. L'opera di un autore va giudicata nel suo complesso. Anch'io lo ringrazio per le sue storie meravigliose, ma non per questo devo essere più indulgente verso le sue ultime prove, che non si possono certo "rivalutare" alla luce del Nizzi che fu.
  23. pecos

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Non credo che ci sia davvero bisogno di riabilitare la figura di Nizzi. La sua parabola su Tex la conosciamo tutti. In breve: autore di bellissime storie, con uno stile in grado di ricalcare da vicino quello di GLB, nel centinaio 300-400; ancora in grado di reggere sulle sue spalle buona parte della produzione texiana, con diverse belle storie ma complessivamente in netto declino, nel centinaio 400-500; stanco e demotivato nel sesto centinaio, dove ci ha lasciato storie davvero brutte. Il suo più grande merito è stato senza dubbio quello di aver preso sulle sue spalle l'eredità di GLB, e di essersi messo al servizio del personaggio forzando anche il suo stile per avvicinarsi il più possibile a quello di Bonelli. In tutto questo ci ha regalato bellissime avventure, a cui credo tutti i lettori sono più o meno legati. La sua colpa maggiore è stata secondo me quella di continuare a scrivere Tex anche quando non aveva evidentemente più nulla da dare al personaggio. Probabilmente una colpa non soltanto sua, ma anche di chi ha voluto che restasse a scrivere Tex - dei retroscena però non ne so nulla, quindi inutile parlarne. Personalmente, ricordo con passione le sue storie più belle. La mia preferita è la lunghissima "L'uomo con la frusta", ricordo addirittura perfettamente il momento esatto in cui l'ho letta per la prima volta. A seguire "La leggenda della vecchia missione". Su "Furia rossa", che indaga il passato di uno dei pards prima che arrivasse Boselli con la sua prima apparizione, non c'è nulla da dire: è un capolavoro. "La locanda dei fantasmi" e "La miniera del terrore", che ho sempre considerato storie gemelle, le rileggo sempre volentieri, insieme a "Intrigo a Santa Fe". Per non parlare di "Fuga da Anderville". Insomma, ha scritto storie stupende, che solo per gusto personale ritengo inferiori ai capolavori di Boselli, ma di cui riconosco il grande valore. Allo stesso tempo, ho invece rimosso dalla memoria tutta la sua produzione più recente. Negli ultimi tempi, ma ben prima di iniziare a frequentare i forum, ricordo bene la delusione che provavo nel leggere il suo nome sul tamburino di un nuovo albo appena preso in edicola: sapevo che per almeno due mesi avrei avuto a che fare con una storia che difficilmente mi sarebbe piaciuta. E la delusione era così forte da tenermi lontano, fino ad oggi, da una rilettura di quelle storie, mentre avrò riletto tutti gli albi firmati Boselli dello stesso periodo almeno tre-quattro volte. Cosa non andava in quell'ultimo Nizzi? Se ne sono dette tante. A me, quello che non andava era principalmente la pochezza delle sue sceneggiature: anche quando il soggetto mostrava una certa originalità, la carenza di idee rendeva le storie piatte, banali, senza emozioni. Io non sono uno di quei lettori a cui per essere contento basta che nell'albo ci sia Tex - il "vero" Tex, qualunque cosa significhi - qualche scazzottata, e via. Io voglio essere divertito, voglio leggere delle belle storie, voglio essere sorpreso dagli sceneggiatori. GLB era un maestro in questo: anche le storie più scontate, con soggetti debolissimi, erano impreziosite dalle sue invenzioni che le rendevano una diversa dall'altra, e sapevano sempre sorprendermi. Anche Boselli è molto bravo in questo, anche se in modo diverso. Il Nizzi degli ultimi anni, invece, non ci riusciva più. Un esempio di cosa intendo quando dico che un autore mi deve sorprendere con la sceneggiatura: se Tex viene messo in difficoltà in qualche modo, io so comunque che riuscirà a cavarsela; lo sceneggiatore deve allora far sì che io mi chieda: "come riuscirà a cavarsela questa volta?", deve incuriosirmi, e poi sorprendermi con qualche trovata originale. Deve trovare sempre nuove situazioni e nuove soluzioni, così la lettura diventa davvero appagante. L'esempio standard che posso portare, invece, riguardo a Nizzi, sono i suoi famosi origlioni: spesso, troppo spesso, la chiave di una sceneggiatura si trovava nella "spiata" di qualche personaggio minore. Un trucco che, se accettabile in qualche circostanza, diventa odioso quando se ne fa ricorso sistematico, come faceva Nizzi (in una sua storia ne ho contati addirittura cinque!); risulta un escamotage facilone con cui lo sceneggiatore privo di idee fa avanzare una storia. Come dicevo, credo che non ci sia da riabilitare la sua figura. Trovo legittimo osannarlo per la prima parte della sua produzione, e altrettanto legittimo criticarlo aspramente (nei limiti di una sana critica, ovviamente) per le sue storie più recenti.
  24. pecos

    [678/679] Jethro!

    Perché - se ne hai voglia, ovviamente - non lasci qualche recensione nei rispettivi topic, su "Mefisto!" e sulle altre storie recenti che hai letto dopo il tuo "ritorno a Tex"? Finora hai sempre fatto discorsi molto generali, mi piacerebbe leggere cosa ti piace e cosa non ti piace nello specifico di qualche storia particolare. Qui invece suggerisco di tornare a parlare di Jethro!
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