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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Dai, se la si finisce di portare a lungo l'equivoco e di citare avvocati difensori, querele, diritti d'autore e deliri di onnipotenza, la bevuta al banco la offro io. Non sia mai che, per galanteria, si faccia pagare una donna.
  2. Nel recente passato, anche il sottoscritto aveva proposto uno spunto di soggetto. Però a differenza tua pard, non posso nè dire che sia stato cassato, nè che abbia ricevuto la "green light", visto che Mauro non lo ha proprio filato di striscio. Voi che avete esperienza diretta in merito, dite che l'assenza di risposta è un potenziale segno positivo o equivale a dire che l'idea proposta era così pessima da indurlo al mutismo più assoluto?
  3. Condivido che bisogna portare rispetto al lavoro degli autori, ma le eventuali critiche vanno comunque fatte (in maniera civile ovviamente!), se no un forum che senso ha? Tuttavia, perdonami pard, ma non capisco perchè Mister P non può muovere un appunto a Ruju senza essere tacciato di stare su un piedistallo, mentre in passato si sono usati con nonchalance termini brutti e forti come "Mefistronzata" per stroncare un'altra storia. Due pesi e due misure?
  4. Credo si sia abbondantemente tracimato nell'argomento. Vi spiego semplicemente come la vedo io: il Tex dei romanzi di Letizia è un personaggio alternativo e non ufficiale, che dunque è libero di muoversi in un universo parallelo senza alcun stilema o "paletto" da seguire. Per i canoni della saga non è ovviamente il vero Tex (nè ha pretese di esserlo), per quelli della fanfiction l'autrice lo considera tale, sempre però nella cosiddetta "Terra 2". Il Tex che apparirà nella futura storia breve, col soggetto della stessa Letizia, sarà invece del tutto consono al vero Tex, se no Mauro non approvava l'idea. Sono due cose distinte e separate, sempre e comunque. Letizia è presuntuosa? No, è semplicemente una donna dalla spiccata ironia che si diverte tanto a giocare con le parole, e che riesce sempre abilmente a non far capire le sue reali intenzioni: è seria o sta scherzando? Poi le sue fanfiction possono essere lette o no, piacere o meno, ma tirare in ballo filosofie e tesi su verità presunte e quant'altro mi pare un tantino esagerato.
  5. Non per fare l'avvocato difensore (Letizia non ne ha affatto bisogno visto il caratterino ) ma la sua opera migliore è, a mio avviso, "Due Amori" un romanzo che non ha nulla a che vedere con il mondo di Tex. Oltretutto leggeremo in futuro una storia con un suo soggetto come anticipatoci da Mauro, evidentemente la nostra pard ama e sa scrivere.
  6. E' ovvio che ci troviamo al cospetto di quelle che in gergo si chiamano Fan Fiction, ovvero storie di fantasia non ufficiali scritte dai fans con protagonisti i propri eroi preferiti. Storie partorite solo per passione e che non hanno il minimo scopo di lucro, di conseguenza non credo che a un editore possa interessare di passare per vie legali per un simile hobby, a tal punto dovrebbe querelare pure il bambino o l'amatore che ricopia un disegno di Tex per metterlo in cameretta. Cambierebbe il discorso se si pubblicassero sotto Isbn per vendita, in tal caso l'autore sarebbe soggetto a querela per plagio non autorizzato, ma non è di certo il caso in questione. Essendo amante di anime giapponesi anni '80, ho notato che il web è pieno zeppo di fan fiction che si rifanno a serie famose come "Kimagore Orange Road" e similari e anche in tal caso i fans suppongo che non lo facciano minimamente per quattrini. Si dovrebbe tornare a non prendere tutto dannatamente sul serio, anche qui sul forum. L'ironia è una dote preziosa che purtroppo sta pian piano svanendo.
  7. Grazie a te cara Letizia, troppo buona. Essendo un disegnatore amatoriale, sono consapevole di non poter ambire alla realizzazione di capolavori. Cerco sempre di metterci passione e impegno, ma sono consapevole dei miei limiti. Ho voluto pure omaggiare il grande Civitelli, uno dei miei più grandi maestri di riferimento. Spero di essere riuscito a ottenere un buon esito.
  8. Condor senza meta

    [14] La Gola Segreta

    Seconda tappa del tour "Willer around the West". Dopo la scoppiettante avventura di Pecos City, Bonelli ricollega in continuity una seconda storia alquanto breve ma decisamente diversa come ambientazione e tematica. Abbandonati gli scenari cittadini, i due coraggiosi "pellegrini" fanno meta verso una location suggestiva e inquietante, ovvero il Monte Cattedrale dall'aspetto arcigno e pauroso. Se poi il luogo ha la sinistra fama di non far far ritorno ai suoi visitatori, il quadro della situazione è completo. Ma Tex e figlio imperterriti, non hanno affatto intenzione di farsi dissuadere da dicerie e superstizioni, e declinano pure il consiglio del capo indiano che accenna alla presenza di un dio maligno che uccide tra i contrafforti gli intrusi. L'introduzione è alquanto intrigante e pure il susseguirsi di misteri nelle tracce e ripetuti agguati subiti, movimentano la lettura e aizzano la curiosità. GLB escogita pure il colpo di scena della presenza di Lucky Sam, apparentemente uno sprovveduto cercatore d'oro incauto, ma che ben presto verrà smascherato da Tex. Non meno interessante la figura dei due fratelli indiani che addomesticano le pantere e danno un tocco esotico alla trama. Purtroppo la seconda parte non mantiene le premesse, forse a causa della brevità della storia, e il mistero si scioglie facilmente e si viene a scoprire che il tutto è dovuto a una "normale" associazione a delinquere di alcuni bianchi che sfruttano i Comanches per grattargli l'oro. I villain non vengono affatto valorizzati, in particolar modo la donna che impersona la "Sacra Pantera". Risulta estremamente esagerata anche la fretta con cui l'autore fa calare il sipario sulla loro presenza, (una vignetta e via!) con lo stesso Tex che lo specifica nel suo ultimo dialogo. Storia piacevole da leggere, ma troppo esile per meritare più di una risicata sufficienza. Per ciò che concerne i disegni, interessante notare l'accenno di presenza di alcuni retini (in una scena interna di una tenda indiana e nella vignetta "incriminata" della fallita fuga dei villain) e l'effetto notturno a linee fitte orizzontali (striscia 7 albetto "La gola segreta") che Galep userà molto nella tarda fase di carriera, anche nelle copertine. Non mancano alcune stranezze grafiche: - Il cinturone che Tex porge al figlio (striscia 9 sempre albetto "La gola segreta") sembra un po' troppo extralarge (stesso cuoio delle strisce che stringevano i polsi di Tex nella recente sfida mefistofelica? ); - La fiaschetta di acquavite che Sam porge a Mangas, oltre a sembrare più da trattoria campagnola, ha una dimensione tale da far sorgere un dubbio: dove la portava Sam visto che non c'è minimo accenno nelle vignette precedenti? Il mio voto finale è 6
  9. Gesto naturalissimo e splendido. L'emblema della maternità, del sacro cerchio della vita. Io trovo non sia per nulla volgare, fa parte del disegno naturale: il simbolo del legame indissolubile che lega una madre alla sua creatura. Dai non scherziamo, in un mondo che va alla rovescia, sono altri gli scandali e gli scempi! P.s Ho citato il tuo commento F80T per legarmi all'argomento, ovviamente il mio intervento non era rivolto a te, visto che noto che i nostri punti di vista sono sulla stessa frequenza d'onda.
  10. Scusami Andrea, ma se anche fosse qual è il problema? Il primo GLB era sovente dire che Tex andava a donne fra una storia e l'altra. Come resistere d'altronde a uno schianto di donna come Lupe? Da lettore posso pure capire la ritrosia dei tradizionalisti a vedere scene esplicite di sesso sulla saga (anch'io sono contrario in fondo), ma penso che l'idea della "cintura di castità" per il nostro eroe, sia alquanto bacchettona e implausibile. Della sua vita privata,Tex ha diritto di fare ciò che gli pare, mica si deve fare prete perchè è rimasto vedovo? A me basta che le sue avventure amorose non ci vengano narrate tra le vignettte, e se proprio non se ne può più fare a meno per marketing, si contatta Manara per un cartonato piccante e non se ne parli più! Scherzo eh... No flame please
  11. Condor senza meta

    [745/747] Vancouver

    Grazie della delucidazione Mac, lo ignoravo.
  12. Condor senza meta

    [745/747] Vancouver

    Perdonate la mia ignoranza in materia, ma mi è venuto un dubbio: Vancouver, per quanto vicina al confine con gli States, è pur sempre una cittadina canadese, quindi come mai in più di una circostanza si fa menzione allo sceriffo? Refuso o realmente anche in Canada si usava questa figura per far rispettare la legge? Non vorrei sbagliare, ma finora mi sembra che nelle trasferte canadesi abbiamo sempre incontrato le vermigle giacche della folkloristica Mounted Police, non le luccicanti stelle di latta tipiche a sud di confine.
  13. Dopo il battesimo del fuoco di Kit, ebbe inizio il breve tour "Willer around the world". Per l'esattezza dovrei dire, "attorno al sud-ovest" ma il senso si è capito; Bonelli infatti decise di escogitare l'idea della "gita" istruttiva di padre e figlio per conoscere il mondo e i pericoli che lo popolano. La prima tappa fu in quel di Pecos City; tappa non prevista ma presentatasi dopo il rinvenimento dello sceriffo del paese, freddato vigliaccamente d aun ignoto alle spalle. Inizia così una tipica avventura cittadina, non originalissima, ma molto effervescente. GLB dosa bene i tempi e spiattella varie trovate narrative che arricchiscono il piatto: per la prima volta Tex accetterà una stella di sceriffo, così come ci sarà il primo travestimento di Kit per trarre in inganno la cricca di Truscott o si inscena un piano astuto per far cadere in trappola i nemici. Attorno all'indagine del nostro ranger si muovono personaggi ben strutturati, vedi l'infido giudice Vermon o l'avido Sam Truscott, così come brillano pure le comparse positive come il dottore, prezioso alleato dei nostri nell'escogitare i piani, o la giovane figlioletta dello sceriffo ucciso. L'azione è ben mischiata con tanta ironia (dote che Bonelli possedeva in ampie dosi come vediamo) e sequenze molto a effetto come la fine tragica del giudice in fiamme, che fugge per le vie del paese come un'anima dannata in cerca d'espiazione. Divertente e un po' stereotipata la figura di Mamie, così come trovo davvero tanto spassosa la macchietta "Tim Birra" che avrà una breve parentesi di gloria sull'epilogo, dopo aver tracannato ettolitri di birra e versato litri di sudore per paura. Personaggio adatto per l'odierno San Martino, però per tizi simili offrire da bere significa dover stipulare prima un mutuo . A parte gli scherzi, Bonelli mostra di sapersi districare molto bene anche nei siparietti di alleggerimento, vedasi quello in cui Kit ferito, lascia in tronco (poverina!) la piccola fanciulla che gli teneva compagnia leggendogli la leggenda degli eroi di Alamo. Kit, Kit cosa mi combini? Erano ancora lontani i tempi in cui qualunque ballerina di saloon si poteva sedere sulle sue gambe. Episodio breve ma divertente, che rileggo con piacere, anche per merito dei disegni del grande Galep, efficaci e stilosi come sempre. P.s. Dispiace un po' constatare che le storie leggendarie delle origini abbiano pochi commenti e discussioni. Spero che la ristampa anastatica delle strisce aiuti i lettori, soprattutto quelli più giovani, a riscoprire (o rivalutare) queste scoppiettanti avventure bonelliane. Pochi commenti, è vero, ma quelli del pard Carlo Monni sono sempre molto interessanti e ricchi di chicche curiose. Complimenti a Carlo, un conoscitore della saga come pochi. Il mio voto finale è 7
  14. Condor senza meta

    [Maxi Tex N. 31] I Quattro Vendicatori

    A prescindere dal fatto che i gusti sono soggettivi e che, come si suol dire, "la bellezza sta negli occhi di chi guarda", ma dinanzi a un'illustrazione così strepitosa, come mettere in dubbio che l'arruolamento del grande Giampiero Casertano sia una ricchezza per la saga del nostro amato Tex? (Fonte: profilo Instagram dell'artista)
  15. Ennesimo episodio cardine della saga. Non tanto per la trama in sè, piacevole ma non certo trascendentale, piuttosto per l'ulteriore sviluppo della genesi dei personaggi. Abbiamo appreso dell'esistenza di Kit, in una scena in cui Tex e Tiger, interrati fino al collo, rischiano la pelle; lo abbiamo visto bambino legato al palo nella celeberrima avventura canadese e adesso, per la prima volta, Bonelli lo propone ragazzino "terribile" al fianco del padre. Seguendo l'onda del successo dei personaggi ragazzini in voga in quei periodi, GLB decise di proporne uno a sua volta e costituire così il futuro quartetto di pards divenuto canonico. Il leit motiv della storia è il particolare rapporto fra padre e figlio: Kit è impetuoso e cerca tutte le occasioni per mettersi in mostra, incurante dei rischi a cui va incontro, Tex prova a domarlo ed educarlo, ma l'esito è mediocre, anzi deve la vita al figlio in più di una circostanza. Magari qui Bonelli esagera e rischia di mettere un po' in ombra Tex, ma vuole presentare degnamente al lettore il piccolo Willer e il ragazzino deve assolutamente mostrare la stoffa del genitore. Tex in più di un'occasione si sente in dovere di sgridare il monellaccio, ma è chiaro di come in cuor suo, ne sia è orgoglioso. Una didascalia a inizio storia ci dice che avrebbe voluto garantirgli il "posto fisso" nell'Accademia militare ma si è dovuto rassegnare all'indole selvaggia del piccolo. Strano però che il ranger voglia arruolare il figlio, visto che sono note le sue idee contro i portatori di stellette, ma non sarà l'unica lieve incongruenza dell'episodio, visto che Carson, di colpo, viene indicato come scout: evidentemente la stella di ranger l'ha gettata alle ortiche. Molto bella la scena iniziale in cui Tex amorevolmente insegna al figlio i "trucchi del mestiere" e non lesina critiche appena vede lo scarso risultato delle prove di tiro. Magari si poteva rendere più consona la parentesi di apprendistato, visto che fin da subito Kit diviene quasi un asso con le armi in mano. Evidentemente Bonelli non voleva perdere altro tempo e aveva necessità di affiancare un piccolo eroe già pronto al suo protagonista. Al netto di tutto ciò, un Kit così scatenato ed efficace sarà difficile rivederlo in futuro, d'altronde crescendo d'età, l'interessante giochetto tra figlio discolo e padre premuroso non poteva più durare, di conseguenza il rampollo si è dapprima trasormato in un sbiadito clone di Tex e al giorno d'oggi ha perso appeal e una connotazione ben definita. Un accenno mi va di farlo alla grande ironia di Bonelli. Già la scena con Kit che fa esplodere la cassa di munizioni per "beffare" l'ordine del padre è divertente, per non parlare del siparietto con il militare del forte che confonde il messaggio del giovane e lo storpia (mi ha ricordato vagamente le gag di Catarella nei romanzi di Camilleri). Tornando alla trama in sè, si parte con lo spunto classico dell'ostacolo al progetto ferroviario ma questo rimane solo un pretesto, visto che più che altro si assiste a varie sequenze di agguati e una sfilata di avversari che vanno dagli inferociti apache al truce El Dorado; scene che vengono concatenate efficaciamente e che intrattengono, anche se il finale, a mio avviso, appare molto accelerato e la sequenza con gli Apache un po' troppo tirata per le lunghe. Anche i capi del complotto non bucano più di tanto la pagina, scelta non credo casuale, visto che la ribalta stavolta doveva essere tutta per Piccolo Falco. Dimenticavo di far notare di quanto Bonelli stia attento a far agire Kit in maniera tale di non essere troppo diseducativo per i suoi lettori coetanei, infatti il coraggioso ometto non spara per uccidere, non fuma e beve acqua, virtù quest'ultima che gli permette di salvare il padre e Carson (per la prima volta con le chiome canute) nella scena del vino drogato. Galep ha ormai trovato una definita caratterizzazione grafica dei personaggi e lo si nota vignetta dopo vignetta. Leggendo il dettagliato e interessante commento di @Carlo Monni, apprendo che Gamba iniziò proprio da queste strisce la sua collaborazione nella saga, inchiostrando le matite del papà di Tex e in effetti, guardando più attentamente le pagine, si percepisce anche il suo tocco nei disegni. Il mio voto finale è 7
  16. Non credo sia un'idea che possa spostare più di tanto le vendite. In effetti, pensandoci bene, si potrebbero dotare le macellerie di piccoli portachiavi di Tex, da consegnare a ogni etto di bistecche acquistate, con tanto di manifesto di Nizzi all'ingresso per promuovere l'iniziativa! A parte le battute, sarà per una questione generazionale o perchè i tempi cambiano, ma nel recente passato non ho fatto i salti di gioia quando sono state allegate medaglie, figurine e carte da gioco varie. Avevo espresso il mio disappunto in merito e ricordo che mi era stato detto che non c'era niente di male essendo un regalo. Sarà stato pure un regalo, ma per me rimane un'iniziativa un po' tamarra per una casa editrice storica come la Bonelli. Che poi in termine di risultato non credo che incida se la storia dell'albo non è all'altezza. Da ragazzino non mi perdevo quasi nessuna di simili iniziative con Topolino: erano i tempi in cui si raccoglieva di tutto, da macchine fotografiche con plastiche generate dal mais, a ricetrasmittenti e caramelle varie. Ma una cosa è proporre simili gadget a un fanciullo, un'altra a una platea di lettori di media e longeva età. Perchè in fondo quello succede, i ragazzini, al netto del gadget, temo che il fumetto non lo leggono e comprono comunque. Più sensata la strategia di farsi pubblicità con film, serie televisive, videogame, anime e diffusione digitale. Non so se basterà questo a rallentare l'emorraggia di lettori, ma è una strada più ovvia. Gadget per gadget, tanto vale aggiudicarsi i diritti di ristampa dei manga giapponesi che tirano di più fra i giovani e proporli nel mercato italiano, ma sarebbe snaturare la Bonelli e la sua storia, P.s. Ricordo come se fossi ieri, quando mio padre mi regalò per il compleanno il saloon della Plymobil. Già da piccolo avevo la passione per il west e quel regalo fu una gioia immensa. Era davvero carino e pieno di dettagli e mi divertii un mondo a montarlo e a giocarci. Ovviamente finì distrutto e mi dispiace, l'avrei conservato volentieri come reliquia di collezione col senno di poi. Chissà se in futuro si decida di sfruttare la passione dei collezionisti, con uscite settimanali contenenti pezzi da montare per realizzare modellini di saloon, banche, uffici di sceriffo o diligenze.
  17. Se quasi l'80% di forumisti che ha votato al sondaggio si è espresso contrario al ritorno di Mefisto e Yama, qualcosa vorrà pur dire. E' vero che il campione ristretto di utenti di un forum sia poco attendibile in termini statistici in mezzo a migliaia di lettori che acquistano gli albi, ma qualche indicazione traspare comunque. Sia piaciuta o meno, la maratona narrativa di Mauro chiude il cerchio e rimette a posto i tasselli del puzzle sparpagliati nelle ultime avventure mefistofeliche. Non mi stupisce che il curatore voglia archiviare la pratica, così come è possibilissimo che in futuro si possa cambiare idea per svariati motivi (soprattutto editoriali e di marketing), comunque, personalmente, ritengo che la lunghissima sfida tra i due acerrimi nemici non abbia più tanto da dire.
  18. Visto la facilità con cui un malintenzionato riesce ad aprire la camera anche senza chiave, spero almeno che tu abbia dormito con una colt sotto il cuscino e una sedia in bilico a contatto con la maniglia.
  19. Passino pure i mustacchi, ma il fisico statuario e arcigno? Il buon Ortiz allora rappresentò un personaggio alquanto anonimo, tanto valeva chiamarlo lo sceriffo Mac Allister e si risolveva qualsiasi incongruenza (d'altronde era presente solo nell'incipit per affibiare la missione ai pards) eppure la redazione se n'infischiò bellamente. A dire il vero pure Mastantuono si è preso una bella "licenza poetica" con Tenera Betulla, ma essendo un personaggio minore non è stato un male vederla in un fisico con maggiore sex appeal
  20. Errore che andava evitato alla fonte, poichè temo diventi oneroso e difficile correggere un personaggio in decine e decine di vignette, una volta che la storia è disegnata. Anch'io digerisco poco queste imprecisioni in una saga, capitò pure in passato con personaggi anche più "seriali" di Arkansans Joe: in una storia illustrata da Ortiz, proprio Mac Parland fu rappresentato come un omone arcigno e con i baffi, per non parlare della improponibile versione di Gross Jean che offrì Nicolò nella bonelliana storia del Mondo Perduto.
  21. Letizia è molto ironica e le piace tanto giocare con le parole. Non credo vada valutata per questi spezzoni che scrive sul forum, mi pare evidente che li pubblica per "giocare". E' ovvio che necessita un po' di tempo per aquisire i giusti meccanismi e i rudimenti del "mestiere", ma potrebbe riuscirci. Ho avuto modo di constatare che scrive bene.
  22. Come non essere d'accordo caro pard! Ticci è davvero un artista straordinario. Di maestri fumettisti come lui se n'è perso lo stampo!
  23. Seguendo lo schema della storia dei Dalton, Bonelli collegò senza stacco una successiva avventura al gioiello canadese. Nel primo caso a dire il vero, sia l'episodio "portante" (I fratelli Dalton) che il seguito (il dio puma) sono nettamente inferiori alla sequenza che narra la prima trasferta canadese del nostro eroe. Ho già tessuto le dovute lodi a "Il Tranello", ma tutto sommato non è malaccio nemmeno il seguito, sebbene è ovvio che il confronto è improponibile. GLB orchestra una trama semplice ma efficace. Non troviamo villain memorabili, ma la sceneggiatura è ariosa e diverte. Al netto di alcune ingenuità, quale il tentativo della banda di sviare le indagini con le impronte di orso (solo dopo l'uso di stupefacenti un investigatore può credere che simile animale possa aggredire per rapina ) o l'errore geografico di Jim Brandon che nomina a sproposito l'Alaska nel finale, non mancano alcuni idee interessanti, una su tutte l'intreccio amoroso fra Freda, la giovane indiana e Lassalle. Tex viene facilmente al bandolo della matassa e scatena una decisa controffensiva per liberare Gros Jean, che si rende protagonista di alcuni siparietti verbali ironici nell'episodio. Piombo a iosa, trappole e solito concentrato di azione che porta allo smantellamento della banda e all'epilogo sul mare con l'inseguimento e la definitiva sconfitta del capo della banda degli Orsi. Storia non trascendentale, ma piacevole e ideale proseguimento riempitivo del capolavoro che la precede. Molto emozionante la scena del primo addio dei nostri con i due amici canadesi. Poche vignette, parole contate ma un'innata capacità narrativa di un autore che pian piano alza sempre di più l'astina della qualità nella saga da lui ideata. Astina destinata negli anni ha raggiungere vette vertiginose. Come mia consueta abitudine, dovrei chiudere il commento spendendo alcune parole sul comparto grafico, ma cosa posso aggiungere in più rispetto a quello che finora ho scritto di Galep nelle precedenti recensioni? Se Bonelli rappresenta la mente, il compianto disegnatore sardo è il braccio e l'anima. Vignetta su vignetta, la dinamicità è assicurata e da non sottovalutare, la grande capacità di narrare graficamente con pochi tratti e orpelli, le trame scoppiettanti del collega sceneggiatore. Esito efficacissimo sia se si tratta di ambientare sequenze fra le fredde foreste, tra indiani e forti assediati, che se la scena si svolge fra le onde dell'oceano fra marinari dalle facce poco raccomandabili e velieri vari. Considerando i tempi ristrettissimi di lavorazione, quello che riusciva a fare Galep era quasi un autentico miracolo. Stima immensa. Il mio voto finale è 7
  24. Credo che la tua punizione Mauro se la fumi nella pipa! Con tutto il rispetto Diablero! P.s. Sto ovviamente scherzando anch'io, lo specifico perchè spesso in passato sono stato frainteso. Tuttavia rischi di tirarti la zappa sui piedi, visto che anche lui ancora aspetta che tu ti rilegga i Dampyr che ti ha "prescritto".
  25. Non potremo mai ringraziare abbastanza Bonelli Sr. per la sua creatura fumettistica ed è indubbia (almeno da parte mia) l'immensa stima per le sua opera di narratore, ma qui si rischia di idolatrarlo e secondo me questo è pur sempre un errore. Come tutti i grandi artisti, Gianluigi Bonelli ha avuto i suoi picchi e le sue cadute (era un uomo non una divinità d'altronde). Ha scritto pagine epiche del fumetto italiano e alcune volte delle ingenuità, soprattutto alle origini della saga e nella fase discendente di carriera, ma il suo merito è senza dubbio quello di aver creato (a sua immagine e somiglianza) un personaggio di straordinario successo, che ancor oggi, a settanta e rotti anni di distanza, tiene in piedi la più grande casa editrice del settore in Italia. Detto ciò però bisogna pur capire che è scritto nel corso dell'esistenza che le cose cambiano. Il compianto Bonelli non c'è più e la sua creatura (come tutti i grandi capolavori) sopravvive ancora ed è adesso affidata ad altri professionisti. La pregiata eredità artistica del patriarca del fumetto italiano rimane intatta nelle sue grandi storie, che possiamo rileggere ogni volta che vogliamo, ma non possiamo pretendere che i suoi eredi possano scrivere Tex come lui, per due buoni ragioni: non sono Bonelli e lo stile di scrittura attuale è cambiato, piaccia o no. Se non si accetta questo, forse è davvero il caso di smettere di comprare Tex. L'unica soluzione utopistica era quella di far cessare la produzione con la morte del padre creativo del personaggio ma è lapalissiana l'assurdità della cosa con una testata che vende cifre importanti di copie. Il vero Tex ne esce così snaturato? Per me no, si sta evolvendo con i tempi come è ovvio, ma se crocifiggiamo un autore (del calibro di Mauro poi) per aver deciso di prendersi una licenza di riscrittura, in un passaggio non del tutto chiaro perartro di una storia di sessanta anni fa, rischiamo di scoraggiare e vincolare la sua verve creativa atta a dare nuova linfa al personaggio. P.S. Sono fra quelli che non ha apprezzato oltremodo la maratona mefistofelica, non ho alcun problema ad ammetterlo, ma ritengo che la querelle è un tantino esagerata.
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