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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Concordo; di certo Brindisi, De Angelis e Del Vecchio sono di tutt'altra categoria, a mio modesto parere. Ho notato anch'io parecchia incostanza qualitativa tra le varie tavole: alcune, come quella di pagina 38, sono di buona fattura, ma di contro trovo che quella di pag. 43 sia davvero brutta. Le vignette 3-4 sono inchiostrate con tratto troppo grossolano e rappresentano delle fattezze di Tex tirate via e alquanto sproporzionate (soprattutto il profilo della 4); inoltre è davvero "curioso" il cavallo che bruca l'erba nella prima vignetta, con una testa piccola e collo da giraffa. Come già detto in un precedente commento, rivedo molto lo stile di Monti nei contrasti e in alcuni primi piani, ma non mancano visi molto stilizzati come quello di Katy a pagina 30, che sembra opera di Torti e sproporzioni fastidiose come quelle che appaiono nella rissa a pag.11: le prime due vignette non danno sensazione di proporzioni armoniose e pure alcune torsioni di busto (Tex nella vignetta 4 di tav. 13) mi sembrano alquanto eccessive. Nel complesso, finora, la prova di Aztori non mi sembra idonea per la serie Tex Willer, ma comprendo che ci muoviamo nel campo minato dei giudizi personali e potrei essere contestato da chi invece trova adatto il suo stile alquanto dinamico.
  2. Non mi stupisce che Letizia possa esserci riuscita: ho avuto modo di leggere le sue opere e denota padronanza di scrittura e un'innata di fantasia. Congratulazioni
  3. Preso solo stamattina e non ho ancora avuto modo di leggerlo. Sfogliando l'albo rapidamente, ho notato che i disegni di Atzori (artista che non conoscevo) mi ricordano vagamente quelli del compianto Vincenzo Monti, soprattutto per ciò che concerne il marcato contrasto fra il bianco e il nero nelle vignette.
  4. In proporzione alla notevole quantità di storie sfornate, sono una piccolissima percentuale, ma anche Mauro è incappato in alcune storie bruttine a mio avviso. E' fisiologico che accada!
  5. Per ragioni anagrafiche non l'ho visto giocare, ma so che veniva etichettato lo "sciagurato" Egidio per la quantità industriale di gol divorati. Certo che in rossonero a bidone non scherzò nemmeno Luther Blisset
  6. Beh... dubito che se non fosse stato l'editore, avrebbe avuto la minima chance di farsi pubblicare un polpettone simile. Povero Letteri piuttosto: dopo essersi sciroppato più di 600 tavole, ha subito pure la beffa di vedersene "tagliare" un bel mazzetto. Meno male che non apparivano gatti o posate da pesce in sceneggiatura, se no chi lo poteva sentire!
  7. Ho ribadito un tuo concetto pard? Scusa la ripetizione, non ho fatto caso al tuo commento. Spero che tu non mi voglia accusare di plagio
  8. Il "trionfo di Mefisto" potrebbe proprio essere quello di far fallire il piano del suo vecchio maestro Padma, per poi magari cadere sotto l'azione risolutiva di Tex. Manca poco e lo sapremo. Magari stiamo prendendo un grosso granchio. Certo che col "Titolo" dell'albo finale, Mauro è riuscito a metterci in difficoltà sul forum e farci ipotizzare le più svariate ipotesi.
  9. Come ipotizzai mesi fa: e se il piano di Padma sia proprio quello di permettere nuovamente a Narbas di riprendersi il suo corpo e rispedire Mefisto negli inferi?
  10. Comunque non sottovalutiamo un aspetto molto importante: una cosa è abbozzare un soggetto anche funzionale, tutt'altra storia comporre una sceneggiatura. Gestire i tempi, distribuire le sequenze di azione e intervallarle con le giuste pause, scegliere il taglio "visivo" delle scene, regolare i dialoghi per non intasare le vignette e donare le giuste indicazioni per il disegnatore non è affatto semplice. In fondo lo sceneggiatore è soggettista, montatore e regista allo stesso tempo. Esperienza e mestiere sono fondamentali pen non cascare in banali errori o snodi non convincenti. In fondo anche il soggetto migliore se non sviluppato con una degna sceneggiatura può divenire banale o noioso. Ci andrei piano a definire semplice scrivere un fumetto (non solo Tex!).
  11. Stavolta la domanda diretta e senza puntini di sospensione, mi dovrebbe impedire di "raggirarla" come feci nel simile topic relativo ai disegnatori. Ma da buon testa dura, lo faccio ugualmente. Sceneggiatore migliore (vecchia guardia): Gian Luigi Bonelli - [non potrebbe essere altrimenti visto che è il creatore del celeberrimo personaggio che adoriamo e non potremo mai ringraziarlo abbastanza per la sua opera.] Sceneggiatore migliore (nuova guardia): Mauro Boselli Sceneggiatore a cui sono particolarmente legato: il primo Claudio Nizzi - [ci son cresciuto con le sue storie del centinaio 300-400] Sceneggiatore che mi piace meno su Tex: Tito Faraci Sceneggiatore che più mi ha fatto sognare: Mauro Boselli - [storie come "Il passato di Carson" "Morte sul fiume" "Patagonia" "Gli invincibili" e "Gli eroi del Texas" sono un patrimonio artistico preziosissimo] Sceneggiatore poco adatto a Tex: Guido Nolitta - [grande autore ma mai in sintonia col personaggio anche al netto di qualche bella storia] Sceneggiatore più lineare: Pasquale Ruju - [ormai è nota la "zona Ruju" da me coniata per descivere quel limbo senza infamia nè grandi lodi in cui si attestano la stragrande maggioranza delle sue storie.] Sceneggiatore che potrebbe dare di più su Tex visto il suo valore: Gianfranco Manfredi Sceneggiatore che mi ha più deluso: l'ultimo Claudio Nizzi - [la seconda fase della sua carriera post 500 è stata una caduta costante e purtroppo non mi è piaciuto il suo inelegante commiato recente.] Sceneggiatore che non mi convince su Tex: Roberto Recchioni Sceneggiatore più simpatico: Giorgio Giusfredi Sceneggiatore presunta promessa per il futuro: Jacopo Rauch Sceneggiatore che rappresenta un grande rammarico: Giancarlo Berardi Sceneggiatore che mi incuriosirebbe su Tex: Alfredo Castelli Le mie scommesse per il futuro: Antonello Rizzo (Alias Barbanera), Carlo Monni e "Il suo vero nome" (Alias Letizia ) - [Faccio il tifo per voi pards]
  12. La scorsa notte ho finito di leggere questo cartonato, che di fatto chiude il mio recupero tardivo della serie. Dulcis in fundo mi verrebbe da dire, visto che reputo la storia una delle più interessanti uscita su questo formato finora. Mi son chiesto appena chiuso l'albo: è forse questa la prova migliore di Manfredi su Tex? Ho ripetutamente detto che stimo molto l'autore ma che su Tex difficilmente mi ha convinto, presumibilmente per la poca attinenza ai paletti del personaggio. Ma, mentre lottavo contro i morsi della stanchezza notturna e la bellezza delle tavole mi tenevano inchiodato alle splendide sequenze innevate, mi persuadevo di trovarmi al cospetto della prova "regina" dello sceneggiatore di Magico Vento. Per poi subito ricordarmi che Gianfranco fu pure l'autore dell'ottimo texone "Verso l'Oregon" e in quel frangente, fra uno sbadiglio e l'altro (visto la tarda ora), ho declassato il cartonato alla piazza d'onore ma la soddisfazione della lettura è comunque rimasta. Storia breve, come richiede il format, ma intensa. Sceneggiatura calibrata e molta azione. Il giovane Tex, sempre in fuga dalla legge, raggiunge l'innevato Montana (o Upper Missouri se vogliamo essere storicamente pignoli con le date) per aiutare una simpatica coppia di amici. Birdy è uno sfigato truffaldino dal cuore d'oro mentre Lily (si chiamano tutte così le donne nel west!) una coraggiosa e affascinante compagna che lo segue al Nord dopo le vicissitudini raccontataci nel flashback. Purtroppo non basta la buona volontà e l'esilio per fuggire dai guai, visto che l'arrivo del bieco Tyrrell stravolge gli equilibri del commercio delle pelli e porterà a un ignobile eccidio dei blackfeet per mera rappresaglia. L'arrivo di Tex risolverà la faccenda a suon di piombo e, sebbene il finale appare un tantino affrettato, la storia si fa apprezzare, anche grazie a sequenze movimentate come la lotta col grizzly con tanto di "ringraziamento" tentato dal bandito ferito, dopo il suo salvataggio. Un Tex deciso, verosimile, perfettamente in palla per una storia che suppongo abbia appassionato pure Mauro, visto che ha deciso di usarla come spunto di partenza per una delle sue più riuscite prove su Tex Willer. Bravo Manfredi, ma eccezionale Giulio De Vita, che in coppia col veterano Vattani, confeziona un autentico gioiello grafico. Ho trovato stupenda la sua rappresentazione paesaggista del freddo nord, con sfondi innevati da urlo e una pulizia ed eleganza di tratto che non teme confronti. Mi è molto piaciuta pure la rappresentazione del giovane Tex, così come brilla la dinamicità delle scene d'azione. Con disegni così precisi ed efficaci, la consueta ottima colorazione di Vattani permette di raggiungere un risultato elevatissimo di resa e di fatto, il comparto grafico impreziosisce oltremodo la già convincente sceneggiatura. Stanchezza e sonno a parte, la bellezza riesce sempre a farsi apprezzare e mi spiace che un artista così in gamba non faccia parte in pianta stabile dello staff texiano. Ho riposto il volume sul comodino altamente soddisfatto alla fine della lettura e pazienza se ho "rubato" tempo al doveroso sonno; storie simili meritano un "sacrificio" e qualche occhiaia in più al mattino dinanzi lo specchio. Il mio voto finale è 8
  13. Sfrutto i puntini di sospensione per interpretare a modo mio la domanda del topic ... che preferisco: Claudio Villa ... a cui sono più legato: Galep ... che preferisco (vecchia guardia): Giovanni Ticci ... che più ispira i miei disegni: Fabio Civitelli ... che ho rivalutato crescendo: Fernando Fusco ... che mi manca alquanto: Gugliemo Letteri ... che mi piace meno: Virgilio Muzzi ... che ritengo il più duttile e sottovalutato: Vincenzo Monti ... che ritengo il più elegante e pulito: Erio Nicolò ... che preferisco (nuova generazione): Pasquale Del Vecchio ... che adoro per il suo stile sporco e marcatamente western: Josè Ortiz ... che mi ha fatto sognare con le storie bellissime da lui disegnate: Carlo Raffaele Marcello ... che preferisco su Tex Willer: Bruno Brindisi ... che considero un ottimo acquisto su Tex: Giampiero Casertano ... che non mi fa impazzire: Ugolino Cossu ... che riconoscerei il suo stile pure a occhi chiusi: Giovanni Freghieri ... che su Tex non ha mai brillato seppur un grande del fumetto: Roberto Diso ... che rimpiango non sia in pianta stabile su Tex: Pasquale Frisenda ... che reputo adatto nelle storie "gotiche": Cestaro Bros ... che ho rivalutato (parte seconda): Corrado Mastantuono ... che rimpiango: Aldo Capitanio ... che ho amato più di tutti sul texone: Magnus ... che vorrei vedere all'opera su un texone: Luigi Siniscalchi. potrei continuare a lungo ma non mi sembra il caso , comunque la mia chilometrica lista la dice lunga di quanti mostri sacri di bravura prestano (o hanno prestato) la loro immensa arte per il nostro amato ranger; anche questo oggettivo fattore mi ha fatto innamorare della saga.
  14. Un volume completamente a se stante con la saga di Tex. Recuperato dopo alcuni anni, mi ritrovo a commentarlo in netto ritardo rispetto agli altri utenti del forum, ma, come ovvio, noto che la pubblicazione ha diviso nettamente la platea. Non è facile recensire un'opera simile, visto che occorre differenziare i fattori e osservare il tutto da diversi punti di vista. Paolo Eleuteri Serpieri non necessita presentazioni: è uno degli autori più raffinati e noti del panorama autorale fumettistico. Di fatto comprendo appieno che abbia voluto accettare una sfida simile, ovvero prestare il suo estro per il personaggio più longevo del comics nostrano. Da autore abituato a non essere "imbrigliato" da paletti editoriali, ha voluto prendersi le sue licenze e il suo omaggio è molto atipico e ardito in alcune scelte. Su questo aspetto tornerò dopo. Comprendo pure la riluttanza di Sergio Bonelli ad approvare un simile soggetto. E' noto quanto tenesse alla tradizione texiana nei panni di editore (come sceneggiatore un po' meno, ammettiamolo ma questa è un'altra storia che con questo commento non ci azzecca! ) Non è casuale dunque, che finchè fu in vita la storia non vide la luce. Mettendomi nei panni del curatore Mauro, capisco pure che l'occasione era ghiotta per lanciare un formato editoriale molto differente dal tradizionale bonelliano. Un albo alla francese, elegante, con gabbie stravolte, a colori e con carta e copertina di pregio. Poche pagine e un prezzo alto, ma al contempo un'opera di pregiata fattura che meritasse gli eurini spesi. Un albo "straordinario" come quello di Serpieri rappresentava un bel banco di prova: se l'operazione commerciale falliva, rimaneva un unicum fuori serie, nel caso contrario (come avvenne!) si poteva proseguire la nuova testata con altre uscite. Dal punto della proprietà e della direzione editoriale è facile prevedere che l'opportunità di proporre una nuova veste che garantisse ricavi extra era ben accetta e Serpieri era un ottimo "spot pubblicitario" per la pubblicazione. E per i lettori? Come anticipato, l'albo spaccò la platea fra pro e contro, ma d'altronde non poteva essere altrimenti. Serpieri stravolge la cronologia texiana, facendo incontrare Tex e Carson in un contesto del tutto diverso rispetto alla storia bonelliana. Si divertì a fornirci una rappresentazione grafica del giovane Tex molto diversa, con lunga chioma e un armamentario degno di un apache, con tanto di tomahawk al cinturone. Ancor meno consona la parte caratteriale, visto che il nostro appare molto cinico e spietato nella sua vendetta e si concede pure una scalpatura in diretta. Qui la voglia di buttare il volume mi è venuta lo ammetto. Non meno particolare la cornice del vecchio Carson richiuso in una casa di cura, che narra a un certo giornalista Bonelli (omaggio spudorato ma che stride in una serie come Tex) le imprese del giovane pard. Ne deduciamo che Carson, come preannunciato dalla strega papago, sopravvive a Tex e che fa una fine triste e mesta come tanti vecchietti rincitrulliti che hanno bisogno di pannolone e pappagallo. Personalmente la scena a me mette tristezza e non mi aiuta ad apprezzare le scelte narrative dell'autore. Considerandolo un unicum, mi decido ad accettare queste "stranezze" (usando un eufemismo) e vado avanti nella lettura, ma a tal punto, si potrebbero pure pubblicare le fantasiose fan fiction di @Letizia, con Kit sposato e i nipoti di Tex impegnati in Europa nella prima guerra mondiale. La sceneggiatura non è eccessivamente male, anche se troppo verbosa con ballon interminabili, ma il soggetto che stravolge il personaggio non mi va comunque giù e mi ricorda vagamente l'immensa delusione provata in sala quando vidi il film di Dylan Dog di alcuni anni fa. Ci sta una prova d'autore ma il grande Bonelli non oso immaginare come avrebbe reagito leggendo una roba simile. Sui disegni nulla da dire. Il talento di Serpieri è conclamato e il suo stile è molto adatto al western. La colorazione appare molto accesa e forse non del tutto al top, ma nel complesso il compato grafico è di pregiata fattura. Son certo che se i suoi celebri pennelli fossero stati affidati alla cura di uno sceneggiatore "della casa" l'esito mi avrebbe lasciato entusiasta. Così mi trovo così confuso che mi rifiuto pure di mettere la consueta valutazione. Non saprei proprio come regolarmi, visto che il voto alto dei disegni verrebbe azzerato da quello al soggetto. S.V.
  15. Hai ragione, però in tal caso questo non giustificherebbe il titolo "Il trionfo di Mefisto". Se Padma ottiene come premio la "sospirata" morte, il suo trapasso non rappresenta una sconfitta. Quindi in che consiste la sua illusoria vittoria? Forse sul figlio Yama e Lily che sembrano coltivare risentimenti nei confronti del "Vecchio pazzo" ? Staremo a vedere cosa tira fuori Mauro dal cilindro!
  16. Mi sbaglierò, ma temo che le sorti nefaste saranno quelle di Padma in questa epica battaglia conclusiva. Non so perchè credo possa essere lui l'indiziato a essere "sconfitto" e varcare il confine degli inferi.
  17. Condor senza meta

    [Maxi Tex N. 31] I Quattro Vendicatori

    A me, a dire il vero, piace poco il tono provocatorio del post di Diablero. Sotto un'indubbia capacità dialettica, maschera un sottile attacco a chi non la pensa come lui, del tutto fuori contesto in questo topic. Le critiche, anche quelle motivate o acute, rimangono sempre soggettive e definire "branco" chi la pensa diversamente, non lo condivido. Non credo che qui ci si associ per andare contro o a favore di quell'utente, ogni persona ha le sue idee e capacità critiche. Come è ovvio che nessuno ha la verità in tasca, di conseguenza catalogare i lettori in "furbi" e "sempliciotti che non capiscono quello che leggono" mi pare quanto meno bizzarro per non definire ingeneroso. In merito al maxi sono molto combattuto, i disegni di Casertano meritano, ma temo la tenuta dell'ultimo Nizzi su una storia con così tante pagine.
  18. Condor senza meta

    Il Mio Primo Tex

    Il mio primo Tex, fu la ristampa Tre Stelle dell'albo "Il ranch degli uomini perduti" come più volte ricordato sul forum. Il mio primo speciale invece fu il texone "Il segno del serpente" del grande Galep. Quanto rimasi estasiato da quel formato gigante! Nell'arco di pochi mesi il mio amore per Tex era prepotentemente sbocciato. Lessi quasi in contemporanea anche "Tex il grande" di Nizzi e Buzzelli: me lo prestò il mio compagnetto di banco che, come me, in quel periodo intraprese la lettura della saga e lo trovò in un mercatino se non ricordo male. Ho abbondantemente superato trentadue anni di letture texiane conti alla mano, eppur mi sembra ieri.
  19. Un bel cartonato. Mauro imbastisce una trama semplice ma molto efficace e personalmente reputo che ci stia di tanto in tanto un soggetto basilare, più classico e sviluppato attentamente con un'accurata sceneggiatura. Anche l'idea di recuperare il vecchio travestimento dell'uomo della morte ha la sua valenza emotiva e l'autore sceglie una motivazione non banale, visto che la superstizione del nemico può rappresentare il punto debole su cui agire per sconfiggerlo. Nelle poche tavole a disposizione, non mancano le scene importanti, quali l'assalto degli Utes al villaggio Navajo e la presunta morte di Tex precipitato nel precipizio. Snakeman è un nemico tosto e pericoloso, non tanto per il suo valore, ma più che altro per il suo ascendente sugli Utes, antichi nemici del popolo Navajo. Tex nel concitato finale lo elimina agilmente ma i danni causati dalla sua "propaganda d'odio" costa un tributo di sangue e dolore al villaggio. Molto attivi Piccolo Falco e Tiger, ma, come è giusto che sia, la parte del leone finale tocca all'indomito Tex. Molto poetica e d'impatto la teoria dell'aiuto soprannaturale ricevuto dalla dolce Lilyth: un Tex così malinconico e riflessivo poche volte ci è stato mostrato e personalmente mi è piaciuta molto questa prospettiva del nostro eroe, così come è molto struggente l'ultimo vignettone con l'amata donna che capeggia in cielo a simboleggiare l'immortale ricordo nel cuore del nostro amato ranger. Magari un po' più di esasperazione nel viso di Tiger al crollo di Tex, avrebbe spento le critiche degli utenti che reputano fuori luogo il suo proseguimento di caccia, ma per il resto l'episodio è davvero molto bello e degli ultimi cartonati letti. è senza alcun dubbio quello che mi è piaciuto maggiormente. Su Breccia ci sarebbe davvero tanto da dire, ma lo spazio di un breve commento è troppo ristretto per poterlo fare. Il suo Tex è atipico, inutile negarlo, così come non è il massimo del fascino la sua rappresentazione visiva di Lilyth, ma il resto della prova è di preziosissima fattura. La gabbia stavolta è poco ricercata e stravolta, ma i pennelli del grande artista argentino trovano comunque il modo di rendere speciale questo cartonato. La colorazione a primo impatto appare troppo marcata e accesa, ma comunque, considerando che (presumibilmente) è manuale, bisogna riconoscere che l'effetto ottenuto è davvero splendido. Uno stile pittorico che unito ai disegni valevoli crea qualcosa di magico e arricchisce la trama di Borden. Può piacere o meno, tuttavia è fuori dubbio che Breccia sia un autentico fuoriclasse e spero di poterlo rivedere sulla saga. In quanto alla colorazione manuale, il mio sogno sarebbe quello di vedere un cartonato colorato artigianalmente ad acquerello dal maestro Ticci, ma presumo sia ormai un po' difficile vederlo realizzato, tuttavia in sostituzione, vedrei molto bene anche un albo disegnato e tinteggiato cromaticamente a mano da Villa. Non so quanto sia possibile sperarlo, ma chissà se leggendo questo commento, entra una pulce nell'orecchio a Mauro. Il mio voto finale è 8
  20. Durante il lockdown, vidi in rete l'intervista rilasciata da Giusfredi, in cui descriveva la sua giornata tipo lavorativa durante quel difficilissimo periodo; di colpo mostrò un foglio in cui si intravedeva una bozza di sceneggiatura e in molti si accorsero che poteva trattarsi di qualcosa di atipico, un futuro cartonato per l'appunto. Fortunatamente di tempo da quei terribili mesi ne è passato e noi lettori abbiamo avuto pure modo di goderci la sua opera nel frattempo, affidata a Font, ormai un veterano della saga del ranger. Io ho avuto modo di leggerla solo ieri notte, nella mia lenta ma costante azione di recupero dei cartonati che mi sono sfuggiti all'epoca dell'uscita e adesso proverò a dir la mia. Giusfredi mostra di aver coraggio e opta per uno schema narrativo molto atipico e originale, ovvero usare come voce narrante quella del comprimario Joe Beauregard che scopriamo essere un ex ranger, che in passato, al tempo della grande invasione dei Comanche ha agito a fianco con i nostri. Con amara ironia e con un tono vagamente crepuscolare, Joe ci narra del suo passato e del suo grande amore, la giovane e bella Martha salvata dagli indiani durante la sua escursione con i pards e morta prematuramente mandando in frantumi il resto della sua esistenza. Tutto l'incipit è piacevole da leggere e intriga: Giusfredi cerca di farci empatizzare con la sua creatura letteraria, e nelle numerose didascalie di voce narrante non mancano sottili risvolti psicologici e una mal celata vena poetica. Purtroppo il debole della storia a mio avviso, consiste nel fatto che il soggetto, seppur interessante, funzionerebbe benissimo senza l'inserimento di Tex e Carson. L'autore ovviamente è "costretto" a inserire i nostri fra le pagine, ma l'opera non sembra del tutto riuscita. L'omaggio al capolavoro di Borden è chiaro, visto che il flashback si colloca esattamente ai tempi della "Grande invasione", ma la sequenza della sparatoria dei rangers con la banda comanche, annoia un po' e risulta slegata dall'incipit. Più che altro sembra posta di proposito per mettere in qualche modo in evidenza i nostri, se no ridotti a semplici comparse. Purtroppo anche la parte finale narrata al presente, mi fa questo effetto e la sparatoria finale, risulta drammatica ma scontata. Con un maggior coinvolgimento emotivo di Tex e Carson si sarebbe raggiunto un tocco di epicità maggiore, mentre per come è impostata la sceneggiatura, il rapporto con Joe sembra troppo freddo e anche qui ho avuto l'impressione che estromettendoli, la scena finale poteva comunque funzionare, se non addirittura risultare meglio. Riassumendo: buona l'idea e l'intenzione di soggetto, ma con una sceneggiatura che non è riuscita ad avvalorare a pieno lo spunto. Personalmente mi convince poco che Beauregard si infiltri nella banda, macchiandosi le mani di sangue innocente, per lasciar immacolato il cognatino dalla testa bacata. Già è dura da digerire che un ragazzo possa essere assoldato da una banda di delinquenti senza "agire", ma che poi un vecchio ranger non trovi di meglio da fare per redimerlo che uccidere a posto suo, mi stona. Inoltre per farla finire con il bandito capobanda doveva proprio attendere Tex dopo una lunga permanenza tra le file dei fuorilegge? Snodo che non mi convince. Ho invece trovato molto ben confenzionati i disegni di Font: l'artista spagnolo continua a proporci il suo stile molto caricaturale, soprattutto nelle figure anatomiche e l'espressioni dei volti, ma si supera con le ambientazioni e gli sfondi, che, grazie anche alle gabbie diverse, assumono ancor più efficacia. Per non tacere dell'ottimo lavoro di Vattani ai colori, che impreziosisce sfondi e paesaggi. Abituati alle colorazioni piatte da comando "secchiello" di Photoshop che contraddistinguono ristampe e "Color", simili esiti cromatici, ben curati e a tratti "pittorici", fanno strofinare gli occhi dalla gioia . Il mio voto finale è 6
  21. Albo dall'uscita travagliata, visto che fu posticipata per la concomitanza dell'attesissimo texone di Villa. In effetti al cospetto di quell'evento texiano, il cartonato sarebbe rimasto del tutto in ombra. Per la seconda volta l'onere di scrivere la sceneggiatura fu affidato a Ruju, mentre ai pennelli si rivide Milano, già presente in passato sulla regolare e in procinto a dedicarsi al mercato estero. Posso subito dire che la storia l'ho gradita maggiormente rispetto a "L'uomo delle pistole d'oro"; la trama scorre, il ritmo è apprezzabile e trovo discreta la personalizzazione dei personaggi. Portela è roso dall'odio e desideroso di vendetta per essere stato ingiustamente deturpato dagli uomini del prepotente (e contrabbandiere!) Don Leon Alverado. Ruju come di consueto ci dona una buona presenza femminile, nei panni della figlia del ricco ranchero, che riserverà sorprese al lettore. Una faina travestita da colomba che riuscirebbe pure a farla franca se sul finale non subisse l'influsso magico della bruja tutrice dello sfregiato Portela. Il tocco magico non stona, però bisogna ammettere che molti passaggi di questa storia mi ricordano il pistolero voodoo: dalla tamarraggine dei simboli scolpiti nelle pistole e la credenza di infallibiltà delle stesse, alla bruja potente che con la forza del pensiero riesce a condizionare il prossimo. Comunque almeno in questa storia le "forzature" metafisiche sono meno accentuate rispetto a quella bruttissima prova. Episodio nel complesso riuscito e discreta pure la prova di Milano, molto pulito ed efficace, anche se alcune parti appaiono meno curate. Mauro ha confidato che l'artista impiegò ben quattro anni per consegnare il lavoro, evidentemente parecchie "interferenze esterne" gli hanno impedito di dedicare sempre la necessaria concentrazione per confezionare la prova. I colori di Vattani assolvono bene il loro compito. Colorista esperto e affidabile. Il mio voto finale è 7
  22. Condor senza meta

    Le tre migliori storie di sempre

    Concordo Valerio; sebbene da sempre appassionato di statistiche e graduatorie, trovo siano troppo restrittive classifiche simili, a maggior ragione se bisogna tener conto di più di settant'anni di storie. Non mi cimento affatto stavolta, poichè già dopo aver stilato la lista, son certo che la rimetterei in discussione con dozzine di altri episodi meritevoli, dunque sarebbe una preferenza fine a se stessa.
  23. Sai Angelo, la scelta di sporcare così tanto il tratto, Brindisi l'ha presa per adeguarsi a Tex e al genere western in particolare. Io seguo Brindisi fin dal suo debutto su Dyd e la sua cifra stilistica originaria è tutt'altro che "sporca", caratterizzata soprattutto dalla "linea chiara" e tratto alquanto pulito e dettagliato. Col passare del tempo ha raggiunto una sintesi maggiore, anche per via del fatto che è un vero "velocista" ma sempre mantenendo uno stile determinato e pulito. Su Tex Willer ha optato per un'ulteriore evoluzione (da notare quanto ha variato rispetto al suo texone del 2002, vero debutto con l'universo di Aquila della Notte), poi è ovvio che ogni gusto è soggettivo e un autore può piacere o meno.
  24. Fare di necessità virtù! E' il caso del presente cartonato, proposto in emergenza per coprire un vuoto di programmazione nella serie, dovuto probabilmente a un imprevisto ritardo di consegna. Non è nemmeno il primo caso, visto che già con "Gli strangolatori" si optò per una ristampa, ma quantomeno in quella circostanza si sfruttò un anniversario, si scelse una storia "atipica" degli anni 70 e venne curata ex-novo la colorazione. Con l'uscita numero 10, i colori sono quelli piatti della CSAC e unica differenza con la ristampa di Repubblica, le quattro strisce per tavola e quel superfluo effetto anticato sullo sfondo, stile photoshop. Un po' pochino per giustificare il prezzo di copertina. Comunque noi ragioniamo da fan patiti mentre magari il lettore occasionale ha trovato interessante questo "recupero in extremis" . "A sud di Nogales" venne pure scelto anni fa da Repubblica, quando uscirono gli inserti settimanali dei maggiori fumetti italiani in B/N, evidentemente è una storia che si presta molto bene per le occasioni, diciamo particolari. Per inciso, posseggo pure quel volume, in parole povere questo smilzo episodio me lo ritrovo in tre diverse edizioni. Chiudo il commento dopo la recente rilettura (in formato cartonato stavolta ), postando il giudizio da me espresso nell'apposito post il 15 novembre 2018: [...] Con l'approssimarsi del numero celebrativo del centinaio, Bonelli, armandosi di "forbici e filo", confezionò un episodio dalla giusta taglia per entrare nel ridotto numero di pagine a disposizione. L'esito finale fu alquanto apprezzabile, sebbene risenta, come ovvio, del poco spazio. Il soggetto molto scarno, viene comunque valorizzato da una discreta sceneggiatura e molta azione, nella migliore tradizione western e texiana. Brillanti i dialoghi e la gestione dei quattro pards, che riescono a ritagliarsi una buona parte nelle poche pagine della storia. Pure ben congegnato appare il piano di Slade, con la trovata di ingannare gli inseguitori e far perdere le tracce del settimo bandito nel fiume, per mandarlo a Douglas in cerca di rinforzi per l'agguato alla vecchia miniera di Sulphur Springs. Tuttavia, a parte questa idea, gli antagonisti non danno mai l'impressione di grande consistenza e anche quando sembrano riuscire nell'intento di mettere in difficoltà i nostri, arriva con tempismo la cavalleria a togliere le castagne dal fuoco. Proprio l'epilogo, a mio avviso, molte volte visto in altre avventure, delude un po' le aspettative e lascia quella convinzione che si potesse escogitare qualcosa di diverso per chiudere la prova. Sempre più eleganti ed espressivi i disegni del maestro Ticci; esemplari per chiarezza e pulizia di stile, contraddistinti da magistrali contrasti fra bianco e nero e alcune inquadrature spettacolari. Il mio voto finale è 7
  25. Dopo "l'intoppo" del cartonato n.8, si riprende a risalire la china. Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma almeno la prova di Ruju (al debutto sul format e accoppiato per l'occasione a un ospite internazionale ai pennelli) quanto meno si rivela più coerente e coesa della storia che la precede. Tuttavia sono episodi simili che (imho) mostrano il limite di un formato striminzito come il cartonato alla francese: se da un lato una maggiore libertà creativa permette di stravolgere le gabbie e serrare i ritmi narrativi di sceneggiatura, dall'altro, la foliazione così ridotta, costringe l'autore a ridurre all'osso i soggetti, non potendo sviluppare in maniera ariosa la trama. Ruju se la cava bene, creando un villain notevole e sviluppando un buon ritmo, ma il succo della storia è alquanto basilare. Uno spunto trito e ritrito, quello della vendetta, arricchito stavolta da una maggiore violenza d'esecuzione, ma che in fondo conduce a una trama, sì scorrevole, ma alquanto telefonata. Il tipico "usato sicuro" che permette al buon Pasquale di non sfigurare, osando il minimo indispensabile. Come dicevo, si distingue Juan Gonzales fra i cattivi, e Ruju, anche stavolta seguendo una sua consuetudine, non perde l'occasione di appioppargli una mania per caratterizzarlo, ovvero il possesso di una coppia di pistole d'oro (vedasi l'arma di Makua, le pistole raccolte dal pistolero voodoo, il coltello del recente killer del color, le frecce dei nemici e via dicendo), la sua vendetta è feroce ma scontata, visto che sembra seguire una lista della spesa e ciò aiuterà i due giovani pards a prevedere le sue mosse. Mi è piaciuto poco il modo troppo sui generis con cui Gonzales si libera degli avversari nel flashback: con le mani legate dietro le spalle, riuscire a strappare una pistola e sparare alla cieca ai nemici (rangers esperti mica pivellini di primo pelo!), mi sembra eccessivo. Nell'epilogo sembrerebbe che Carson possa avere gloria nel duello decisivo col vecchio nemico, ma l'autore, conscio forse di aver messo Tex troppo in ombra, opta per lo stratagemma dell'ultima reazione del bandito sotto il pontile, per permettere al protagonista di sparare la pallottola decisiva. In conclusione posso riassumere dicendo che l'episodio è accettabile e più plausibile rispetto alla prova di Dixon, ma troppo lineare nello sviluppo per appassionarmi al punto di catalogarlo sopra la consueta "zona Ruju" . Non mi ha convintoo la prova grafica di Guera e non solo per la rappresentazione poco canonica dei due pards (Carson è troppo diverso e si fatica a riconoscerlo a mio avviso). Molto al limite pure le anatomie dei cavalli e la forma delle armi. Lo stile sporco si presta per il genere western, ma ho trovato alcune pose legnose e poco dinamiche e la colorazione appena sufficiente stavolta, non aiuta alla leggibilità delle vignette notturne. Non capisco inoltre perchè le fiammate di alcuni spari siano disegnate più in basso rispetto alla canna della pistola che le genera: suppongo sia una scelta voluta dal disegnatore, ma mi chiedo perchè non tutte le esplosioni presentino la stessa caratteristica, così facendo pare più l'opera di un artista ubriaco che altro . Il mio voto finale è 6
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