Pag. 105: "Lui stesso [Tex], animato da un furore selvaggio, pare tutt'uno col vento, mentre vola implacabile all'inseguimento dell'uomo che uccise Lilyth!"
Qui è la didascalia stessa a smentire l'interpretazione secondo cui Higgins ne "Il giuramento" era solo un pesce piccolo, un mero esecutore come centinaia di altri incontrati da Tex; no, in questa didascalia dallo stile così enfatico e roboante, Higgins viene presentato come "l'uomo che uccise Lilyth!"
Pag. 115: "Con lui non avrei fatto due volte lo stesso errore".
Qui il suo pensiero smentisce chiaramente coloro che hanno scritto che Tex, dopotutto, aveva voluto lasciare una possibilità di sopravvivenza a Higgins (teoria chiaramente insostenibile dopo una lettura attenta del "giuramento", come illustrato da Diablero).
No, è Tex stesso a definirlo un errore: cioè, lui era convinto di aver ucciso Higgins lasciandolo agonizzante nel deserto, ma ha commesso un errore di valutazione, ha fallito.
E così, nel settembre 2023, ho dovuto leggere che Tex ha fallito una delle missioni più importanti della sua vita, se non la più importante: la vendetta contro "l'uomo che uccise Lilyth!"... E sono venuto a saperlo dalla penna del mio sceneggiatore preferito dopo GL Bonelli, verso cui ho anche un legame di riconoscenza personale. La mia domanda è PERCHÉ? Come è possibile considerare il soggetto di questo albo come un omaggio al mito settantennale di Tex?
Per me è stata una grande delusione, certo addolcita dalla meravigliosa arte di Villa e dai bei colori di Vattani.