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PapeSatan

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Messaggi pubblicato da PapeSatan

  1. Piuttosto che comprare 4 numeri di "Tex Willer Extra" (3,50 euro x 4 uscite = 14 euro) avrei preferito che al texone "Per l'onore del Texas" fosse abbinata la ristampa di "Tra due bandiere" NELLO STESSO FORMATO. In tal caso avrei pagato più che volentieri fino a 14 euro per un'edizione in grande formato di una storia già posseduta, che avrebbe perciò fatto il giusto paio editoriale con il texone (l'originale + l'approfondimento).

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  2. Il 16/7/2023 at 18:50, borden dice:

    Puoi dirglielo, ma come leggi nella mia precedente mail, non posso toglierla a Moreno. Se un giorno vorrà  fare Tex probabilmente sarà col prossimo curatore

     

    Il prossimo curatore viene individuato e forgiato per tempo sul campo dall'attuale curatore oppure è una scelta insindacabile della direzione (e mal gliene incoglierebbe)? In ogni caso, chi sarebbe il tuo candidato?

  3. 23 minuti fa, Carlo Monni dice:

     

    Te lo dico brutalmente: non è che io fingo di non capire, sei tu che proprio non riesci a capire come funziona il sistema distributivo delle EDICOLE!

    Se rileggi con attenzione quello che ho scritto, ti renderai conto che stiamo dicendo la stessa cosa a proposito delle rese. Idem per @Diablero. I libri non c'entrano nulla. E suggerisco di fare un bel giretto in Francia, così si scoprirà che Hachette non vende solo i cartonati di Asterix... oppure al reparto editoriale del mio Spazio Conad, dove si trovano albi residuali usciti in origine in decine di copie anche MESI prima e tenuti fino ad esaurimento o "sfinimento" (specie Topolino e Diabolik) ma NON si trovano i quotidiani o le dispense settimanali, perchè NON é un'edicola e quindi non funziona come edicola.

  4. Per @Carlo Monni, che finge di non capire: quando dico che Mondadori e Panini probabilmente ammortizzano meglio perchè riempiono con i loro prodotti i suddetti canali "concentrati" molto più che le edicole, per "PRODOTTI" intendo esattamente i FUMETTI.

    Basta farsi un giro nel reparto editoriale di qualunque ipermercato: nello Spazio Conad da cui mi servo, le decine di copie dell'ultimo texone, di "Fratello di sangue" ma anche di Topolino o supereroi sono state spazzate via nel giro di pochissimi giorni, mentre il mio edicolante è triste nel vedere quelle sue quattro copie in croce ancora quasi tutte esposte... Da una parte si è venduto il 90% del distribuito (pure in maggior quantità assoluta), dall'altra sì e no il 50%. E non è un caso estemporaneo ma la regola, almeno dalle mie parti. La scelta di rendere disponibile ogni albo in ogni edicola é lodevole dal punto di vista etico e sociale, perché raggiunge tutti, ma ha l'effetto collaterale della dispersione, quindi delle rese, perché non sará mai possibile rifornire ogni edicola dell'esatto numero di copie previste vendute, mentre in una fumetteria o centro commerciale i grandi numeri dell'affluenza rendono più realizzabile, nell'arco temporale tra un'uscita e la successiva, il tutto esaurito o giù di lì.

  5. Ma il punto è proprio questo. L'alta percentuale di rese è conseguente al canale distributivo delle edicole, che in quanto capillare non consente una efficiente pianificazione delle vendite. I modelli distributivi che portano a minori rese sono quelli concentrati in un numero minore di punti vendita: librerie, fumetterie, reparti editoriali nei supermercati e centri commerciali, oltre, ovviamente, i nuovi canali digitali. Se le proposte del dato editore sono sbilanciate verso il cartaceo da edicola è chiaro che le rese diventano un problema. Problema che Mondadori e Panini probabilmente ammortizzano meglio perchè riempiono con i loro prodotti i suddetti canali "concentrati" molto più che le edicole. Idem Hachette in Francia.

  6. Non ci credo: Diablero che dà ragione a qualcun altro. :P

    Scherzi a parte, la cosa davvero interessante sarebbe capire perchè certi editori in certi Paesi riescono a tenere più bassa la quota di resi. Provo a cercare qualche fonte in rete, ma sembra che i dati sui resi (in editoria, non su Amazon) siano più segreti dei documenti sull'Area 51...

     

    ADDENDUM inserito successivamente:

    qui un report dell'ISTAT per l'anno 2021, che però si riferisce ai prodotti editoriali in genere, non ai soli fumetti:

    https://www.istat.it/it/files//2022/12/REPORT_PRODUZIONE_E_LETTURA_LIBRI_2021.pdf&ved=2ahUKEwi0oYWBiPL_AhX3gv0HHSqKCLkQFnoECAwQBg&usg=AOvVaw0tWGxa0Tmq9BA0Ljpsd_Qc

     

    Estraggo:

    "La quota di invenduto, pur rimanendo una caratteristica del mercato editoriale italiano, si ridimensiona: 
    il 21,4% degli operatori del settore dichiara giacenza e reso per oltre la metà dei titoli pubblicati (24,8% nel 2020). Tale quota è maggiore per i micro (25,3%) e i piccoli editori (17,4%) e molto più contenuta per i medi (7,8%) e per i grandi editori (5,2%) che hanno una maggiore capacità di programmare la produzione editoriale."

     

    Sono perciò una esigua minoranza gli editori che dichiarano resi per metà e oltre dei titoli pubblicati. Purtroppo, come detto, non c'è spaccatura tra i vari prodotti editoriali.

  7. <span style="color:red">5 ore fa</span>, Diablero dice:

     

    Mentre invece i costi di stampa te li paghi TUTTI, lo stato non ti rimborsa nulla, e quindi non conviene "stampare in perdita per avere lo sconto sull'IVA"....

    Il senso del mio discorso è che ogni editore con una sana pianificazione non stampa tanti albi solo per sentirsi dire "guarda quanti begli albi di questo editore ci sono in ogni edicola d'Italia". Stampa solo ed esclusivamente in base a modelli finanziari, dove la tassazione (o defiscalizzazione) gioca un ruolo fondamentale. L'editore, cioè, stampa quelli che, al netto delle rese medie misurate e quindi, meglio, in base alle vendite stimate, gli garantiscono il guadagno atteso. La percentuale di reso può dunque essere 50%, 25%, 75% o qualunque altra, tanto il prezzo di vendita moltiplicato per le vendite attese gli permette di rientrare dai costi.

    E' un concetto, quello della perdita di rete distributiva, che applicano tutti quelli che distribuiscono capillarmente, dai panettieri alle aziende distributrici di gas.

    Per l'efficienza operativa, però, è evidente che sia meglio il 25% che il 50% o il 75% di spreco. In Francia, per esempio Hachette sembra esserci riuscita. Non so dove recuperare un link, era una informazione che avevo letto su una rivista in aereo in un articolo che parlava della cartiera Fabriano. Ricordo che anche Panini era ben posizionata.

  8. Io ritengo che la percentuale di rese destinate al macero non sarà mai un elemento calibrato con attenzione dagli editori italiani fintanto che su detta percentuale (per la precisione, sul 95% di detta percentuale) insiste uno sgravio fiscale evidentemente conveniente. Questo aspetto, unitamente al fatto che i costi a perdere causa macero sono comunque riversati (al pari della materia prima, della manodopera e di altre componenti) sul prezzo di vendita, fa sì che non sia così determinante minimizzare le rese.

    Infatti, altri Paesi dove non c è una detassazione così forte dell'invenduto hanno percentuali di rese molto più basse, grazie a stampa e distribuzione più mirate per minimizzare i costi: tempo fa ho letto che in Francia nel 2018 o 2019 (non ricordo l'anno esatto) Hachette dichiarava solo il 14% di resi e che in Belgio i resi devono essere tenuti in magazzino per 1 anno dalla loro uscita e come tali sono perciò tassati, disincentivando così la loro proliferazione.

  9. I numeri effettivi, se esatti, sono oggettivi, rappresentano il consuntivo di gestione.

    Il dato che mi sorprende di più è l'elevato numero di resi (il 50% dello stampato). Anche ammettendo che una parte di essi sia riciclata come arretrati, lo spreco di materia prima e relativi costi, compresi quelli di distribuzione, mi sembra davvero esagerato.

    A me interesserebbe anche, se non di più, sapere le modalità con cui la SBE sonda il mercato per stabilire la strategia e le proposte editoriali da supportare. Probabilmente commissiona degli studi ad advisors e agenzie di marketing, ma perchè

    non lanciare sul suo sito web, pubblicizzandolo anche negli albi, un grande sondaggio con cui raccogliere i profili personali, i gusti, le opinioni, i suggerimenti direttamente dal pubblico? Magari abbinandolo a un concorso a premi che metta in palio buoni acquisto, abbonamenti a Digital Classic, tavole originali, volumi di pregio, pacchetti vacanze nei luoghi dei personaggi top della casa editrice...

  10. ROMA - Alleanza tra calcio e politica nella lotta all'antisemitismo con la dichiarazione d'intenti firmata al Viminale dal ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, dal ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, e dal coordinatore nazionale per la lotta contro l'antisemitismo, Giuseppe Pecoraro.

    Nel documento sono presenti vari impegni come il non assegnare ai calciatori la maglia 88, numero usato nei gruppi neonazisti per simbolizzare il saluto Heil Hitler poiché la 'h' è l'ottava lettera dell'alfabeto. Nel codice etico delle società inoltre, ha aggiunto il ministro Piantedosi, "viene recepito il riferimento alla definizione internazionale di antisemitismo. C'è quindi il divieto dell'uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo; la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche; la definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione. Sarà inoltre valutato positivamente l'atteggiamento proattivo delle società in questo campo".

    -

    Sarebbe bastato, senza tanta teatralità e senza suscitare polemiche strumentali, semplicemente imporre la numerazione progressiva dei numeri sulle maglie da 1 a salire, esattamente come ai Mondiali. Nessuna squadra avrà mai 88 calciatori in rosa e nessuno avrebbe obiettato alcunchè.

    Vietare espressamente l'88 attribuendogli solo e soltanto quel significato è come vietare le siringhe perchè c'è una minoranza che si buca. O come vietare l'uscita di "Minstrel Show" perchè potrebbe fare proseliti di emulazione.

  11. 2 ore fa, Bob Rock dice:

    Avevo premesso che sono stato influenzato dalla prefazione

    Consiglio valido in generale: le introduzioni vanno lette SEMPRE DOPO la storia, perchè se non sono PREfazioni ma spiegazioni ti spoilerano la storia o comunque ti condizionano la prima lettura. Nel dubbio, io posticipo.

  12. Botta e risposta Bob Rock - borden efficace e convincente.

    Chiedo però a @borden se avesse pensato al modo di non contraddire "Tra due bandiere" nel fatto che Carson faccia la conoscenza di Damned Dick solo dopo la guerra e non durante, come invece vediamo in "Per l'onore del Texas".

    Credo che l'abbia pensato a lungo ma che alla fine abbia dovuto accettare la contraddizione, altrimenti Carson e Tex (che viaggiava sempre con Damned Dick) non avrebbero potuto incontrarsi in "Per l'onore del Texas" e questo sarebbe perciò risultato un albo "binario" alquanto sconclusionato, con i due protagonisti impegnati in vicende del tutto parallele e mai convergenti, come appunto le rotaie di un binario.

  13. 38 minuti fa, Letizia dice:

     

    Ma qui una domanda sorge spontanea: serve stabilire chi ha ragione?

    E il Bos replica: chissenefrega.

    La risposta è già implicita nell'assenza della vignetta "B" (il "come"): non serve (il "chissenefrega" di Boselli), altrimenti Boselli ce l'avrebbe messa. Ciascuno, se vuole, se la può inventare nella propria mente, ma non in quella dell'autore.

  14. 1 ora fa, Letizia dice:

    Contesto.

    Trinità.

    Premessa A: Trinità dà le carte.

    Conseguenza C: Trinità si prende il piatto.

    B "non rilevante" che non serve essere dimostrato perché implicito in C.

    Meno male che B è stato inserito nel film perché l'unica cosa che conta è COME il fatto è successo.

    Se lo scopo dello sceneggiatore fosse stato far vedere Trinità che si riempie le tasche di soldi grazie ad una partita a carte, non avrebbe avuto importanza (e sarebbe stato noioso) far vedere le singole mani della partita.

    Ma lo scopo dello sceneggiatore non era far vedere il tizio che si riempie le tasche, ma far divertire lo spettatore con una sequenza lunga minuti (bada bene, non una "vignetta"). La sequenza che tu consideri "B" non è perciò un "B" ma per lo sceneggiatore è il fine, cioè il "C". Il "B" sarebbe il trucco da baro che si suppone Trinitá usi: infatti, come tutti i "B" inutili, non lo vediamo, perchè è rilevante il risultato truffaldino e comico, non il trucco da baro (il "COME") utilizzato per conseguirlo.

    Pensa ai giochi di prestigio di Silvan, fatti solo da "A" e "C", e ti sei data da sola la spiegazione.

    Analogamente, se Boselli avesse voluto dilettarci con Kate che fa fuori lo sventurato in modo sofisticato o "truffaldino" alla Trinità (chessò, prima si abbassa un spallina galeotta, poi soffia della cipria negli occhi spalancati dell'uomo, poi lo tramortisce con un colpo alla Bruce Lee) ce lo avrebbe fatto vedere in una SEQUENZA (e allora non sarebbe stato un "B" inutile, ma il "C"), ma è evidente che lo scopo di Boselli (il "C") è far vedere che l'uomo è stato tolto di mezzo. Il "COME" non è rilevante, infatti l'inutile vignetta "B" non c'è.

  15. La tipica vignetta "B" mancante tra "A" e "C" ha da sempre lo stesso ed unico scopo: evitare di far vedere qualcosa che saprebbe di inutile e noioso "spiegazionismo" (anche solo per immagini), che peraltro si presterebbe ad essere analizzato e probabilmente contestato, oltretutto col risultato di ottenere il polpettone di 300 pagine che rileva Boselli.

    Invece, la premessa è "A", la conseguenza è "C": quello che è rilevante in "B" non è COME succede ma il FATTO CHE succede, quindi non serve mostrarlo, perchè è già implicito in "C".

  16. <span style="color:red">5 ore fa</span>, Letizia dice:

    Questo vale non solo per le vicende inserite in un contesto storico ma anche, e soprattutto, per le storie di pura fantasia.

    Ritorno a Redrock ha una valenza diversa se hai letto Taglia 2000 dollari.

    Certamente, ma la storia, specie negli eventi che occupano numerosissime pagine nei libri (e la guerra di secessione americana é uno di quelli), presuppone un background ben maggiore di quello che puó essere facilmente ricostruito leggendo uno o più albi del passato di Tex richiamati da un asterisco a pie' di pagina, di pura fantasia, senza complessi agganci storici.

  17. La storia è inesauribile fonte di idee e personaggi. Cosa cambia, ai fini dello sviluppo di una trama, se quei fatti e quei personaggi a complemento del nostro sono realmente esistiti anzichè essere frutto esclusivo della fantasia dell'autore? Anzi, proprio perchè realmente esistiti forniscono solidità e realismo, quindi credibilità e coerenza, alla narrazione, che altrimenti, se inventata di sana pianta, potrebbe essere suscettibile di incongruenze, lacune, implausibilità. E poi voglio vedere quale autore riuscirebbe a inventarsi qualcosa di paragonabile alla guerra di secessione americana. Pure Margaret Mitchell ha inserito la sua narrazione e i suoi protagonisti di "Via col vento" nel contesto della guerra civile americana: il film che ne è stato tratto (non ho letto il libro) è unanimamente considerato dalla critica e da buona parte del pubblico un capolavoro e non a caso ho paragonato a quello il nostro "Per l'onore del Texas".

    Non sono assolutamente d'accordo con chi vorrebbe invitare @Exit a prestare fede al suo nome abbandonando il forum. Pur con affermazioni forse esagerate, o forse proprio grazie ad esse, ha espresso chiaramente il rischio che lui intravede nella saga: trasformare un personaggio di fantasia in un personaggio storico, costringendo perciò il lettore a conoscere antefatti e sèguiti (texiani o storici) di ogni vicenda narrata, non potendola invece gustare nella sua autoconsistenza e autoconclusività. Su questo non ha del tutto torto: sempre più spesso le storie di Tex presuppongono conoscenze e incastri di vicende e personaggi che solo i fedeli lettori di lunga data possono avere in mente senza bisogno di documentarsi o recuperare albi usciti nel passato. Questo è quanto affermai anch'io in altro thread a proposito del rischio di non riuscire a coinvolgere nuovi lettori che non hanno il background di conoscenze texiane.

  18. <span style="color:red">7 minuti fa</span>, Leo dice:

     

    Ma infatti io ti chiedevo un'interpretazione da lettore, non da autore :D

     

    Mi associo alla richiesta, avendolo domandato per primo agli amici forumisti come gioco.

     

    La mia versione immaginaria:  "... e salutami Carson. Digli che...  LUI NON E' COME GLI ALTRI" 

    Sottinteso:  gli altri che sono costretta a frequentare per mestiere (di spia, a scanso di equivoci), cioè Carson per me non è (stato) un burattino.

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