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TWF - Tex Willer Forum

PapeSatan

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  1. Il fatto che si discuta se Kit abbia avuto un rapporto con Manuela oppure no può apparire futile di primo acchito (tanto più che parliamo di un personaggio fumettistico, non di qualcuno in carne e ossa che possa aver attentato alla virtù di una nostra sorella) ma ad una analisi più profonda denota un grande pregio della sceneggiatura: far discutere, coinvolgere il lettore, dargli la libertà di poter credere che sia avvenuto quello che lui vuole immaginarsi, stimolare una riflessione sui costumi e sulla morale dell'epoca, persino su una situazione in apparenza futile e in una storia più che buona ma non certo un capolavoro. Paradossalmente, la discussione su questo tema è stata più effervescente rispetto a quella, molto più impegnativa dal punto di vista etico, relativa all'accettazione o meno del linciaggio tollerato da Kit che vediamo alla conclusione della storia. Fiumi di parole sono stati spesi nel thread su "Il passato di Cochis" della serie "Tex Willer" su Tex che lascia che Cochise torturi a morte il malcapitato, perchè appunto non c'era alcuna situazione peccaminosa a calamitare la discussione.
  2. La voluta e necessaria indeterminatezza può far supporre tutto e il contrario di tutto. Visto che la loro non è mai stata una storia d'amore (il freddo congedo tra i due, rassegnati ai propri destini, alla fine della storia, non è quello straziante di due innamorati ripetutamente separati a forza), o Kit e Manuela si sono fatti una sana scopata di puro sesso occasionale o Kit è andato a dormire nella camera libera sopra quella del soprastante nella stalla, dopo aver ricevuto il bacino della buonanotte.
  3. Certamente è così. Per quanto ci è dato di vedere (meglio, non vedere) non possiamo affatto escludere che anche Tex e Carson si abbandonino ogni tanto a orge sfrenate quando dormono in qualche posada o nella camera di un hotel. Il punto della "consumazione" tra Kit e Manuela non può che essere quello (visto peraltro che è farina del tuo sacco): sarebbe stato un ulteriore tocco di classe se, oltre al pur allusivo "dove eravamo rimasti?", avessimo visto Manuela rispondere a Kit "Entriamo! Ti ho mentito, la stanza sopra quella del soprastante nella stalla non è affatto libera" o qualcosa di simile.
  4. Li hai spiati dal buco della serratura? Guardone! Scherzi a parte, quale sarebbe il frangente in cui hai immaginato di collocare il fatidico evento? La risposta che dava di solito GLB ("lo spazio bianco tra una vignetta e l'altra") non vale...
  5. PapeSatan

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    Purchè chi non ha visto "War Horse" non faccia scadere la citazione ai livelli di Furia o di Francis il mulo parlante... Diciamo semplicemente che in guerra si lasciano a casa gli animali domestici?
  6. Proseguendo nella rilettura, senza le interruzioni mensili, degli albi post 700, è stato oggi il turno di questa storia. Confesso che la ricordavo poco e male, quindi la rilettura dei due albi consecutivi ha giovato alla comprensione e al piacere. Dico subito che gli albi sono due ma talmente densi di parole, più che di fatti, che mi è sembrato di leggerne ben di più. L'intensità della lettura è stata accentuata dalla complicata trama del piano congegnato da Tex, ma questo lo ritengo un pregio della storia, che comincia a catturare proprio da quando il piano comincia ad essere messo in atto, quindi nel secondo albo. La prima metà del primo albo non ha nulla da invidiare alle telenovelas brasiliane degli anni '80 ma richiede una sospensione dell'incredulità al massimo grado: infatti, quale ventenne libero da impegni resisterebbe a una coetanea fatalona che non vede l'ora di concedersi anima e corpo? Eppure Kit Willer ci riesce in tutte le occasioni. E' vero che è tutto un visto e non-visto, ma sappiamo bene che in definitiva è tutto un non-fatto: il saggio Boselli, con velata ironia, prima ci fa mostrare dall'esterno una finestra chiusa e i due lavoranti del ranch di Manuela compiacersi (con invidia) di quanto starà avvenendo di sopra, poi in realtà nella vignetta successiva ci rivela che là dentro i due piccioncini stanno ancora e solo cenando. E al termine della cena, Kit sarà destinato alla camera sopra quella del soprastante perchè "gli farà piacere restare vicino al suo cavallo". Anche l'ardita esclamazione di Kit a Manuela "potrei strapparti di dosso quei pantaloni", collocata nel contesto in cui viene pronunciata, ha tutto un altro significato rispetto a quello che tutti auspicheremmo. La relazione impossibile tra Kit e Manuela è tutta giocata sul casto ma pruriginoso "volere ma non potere" (perchè su "Tex" non si può). Un altro (Mister No, Dylan Dog, Trinità, James Bond, Mario Rossi...) si sarebbe buttato a capofitto: ecco la sospensione dell'incredulità al massimo grado, che faccio mia tranquillamente perchè so di stare leggendo "Tex". Chiusa la parentesi fotoromanzesca, la storia decolla nel secondo albo, come detto, con il piano escogitato da Tex. Monni e Boselli hanno ottimamente proposto e sviluppato una situazione che non si è vista molte volte su "Tex", almeno in tempi recenti: quella di Tex e Carson infiltrati sotto mentite spoglie nella banda del cattivo di turno, con l'aggiunta di tirarsi a forza dalla loro parte uno della banda, rendendo così tutto più sofisticato e sul filo del rasoio l'intreccio. Che, ribadisco, alla seconda lettura più attenta, mi ha avvinto, nonostante la verbosità di molti dialoghi. Purtroppo, non reputo i disegni all'altezza della storia. Il tratto è spesso rigido ed essenziale, ma al contrario dell'essenzialità mirata a enfatizzare il cuore della scena e a renderla immediatamente leggibile, qui l'essenzialità sembra piuttosto leggersi come approssimazione e ripetitività. Alcuni caratteri risultano poi talvolta snaturati, come Kit Willer con sembianze effeminate (sarà per questo che rifugge da Manuela? ) o Carson rappresentato con espressione sempre uguale, anche quando viene colto da impeto ormonale di fronte a quanto gli sta mostrando la procace cameriera della posada oppure quando si ritrova tra le braccia la discinta ragazza messicana fintamente fuggita dai suoi aguzzini. I miei voti: soggetto: 7 (interessanti lo spunto dei pards infiltrati e il piano diabolikamente architettato da Tex) sceneggiatura: 7 (mezzo punto in meno per la prima metà dell'albo di sapore telenovelistico brasileiro, che però diverte in quanto raro a vedersi in "Tex", e l'eccessiva verbosità generale di entrambi gli albi, altrimenti sarebbe stato un meritato 7,5). disegni: 5
  7. PapeSatan

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    Quando sono partito per il servizio di leva il mio fedele cane l'ho dovuto lasciare a casa, affidato ad amici, dove peraltro stava più al sicuro...
  8. PapeSatan

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    Una domanda che non ho mai visto circolare e a cui non puó più rispondere Giovanni Luigi Bonelli: per quale motivo GLB ha sentito il bisogno di far crescere tanto rapidamente il suo primo Tex giovanile, cosicché lo vediamo agire da solo per un lasso di tempo relativamente breve? La risposta che mi sono dato é duplice: da un lato GLB non poteva dosare in modo più diluito la crescita di Tex perché non immaginava un cosí duraturo successo; dall'altro, il mondo del Tex giovane fuorilegge appariva alquanto spoglio e a rischio di ripetitività, ed ecco perció che gli dà ben presto una moglie (ma solo per giustificare l'introduzione di un figlio), un figlio, altri due pards ricorrenti e quella maturità di ruolo, come capo dei Navajos e come ranger, che implica una maggior varietà di situazioni. Cosa ne pensate voi? In particolare @borden avrà certamente la chiave di lettura più diretta, essendo materialmente e spiritualmente impegnato a dare ampiezza e consistenza a quel periodo del giovane Tex cosí rapidamente bruciato da GLB.
  9. PapeSatan

    MIGLIORE ANNATA DI TEX (1970-1979)

    1971, 1972, 1973
  10. Quindi, dopo Mefisto, anche per la Tigre Nera Boselli è chiamato a ricostruire un grattacielo sulle macerie lasciate da Nizzi. Quale sará il prossimo lavoro di ristrutturazione di un personaggio a cui ridare dignità?
  11. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Sulle ultime due frasi cerco di spiegarmi meglio: supponiamo che una storia pur scritta per la foliazione di "Tex Willer" (62 pagine effettive) risulti necessitare, per un naturale ed ottimale compimento, di qualche pagina in più rispetto a un multiplo di 62 (es. 62+62+62+12), come appunto avvenuto occasionalmente per "Il trionfo di Mefisto" nella serie classica: sarebbe possibile, in via eccezionale, farla uscire in 3 albi da 62+62+74 pagine invece che in 4 da 62 o in 3 da 62, col rischio che in 4 albi sappia di brodo allungato e in 3 di brodo troppo ristretto? Non contemplo l'opzione di farla concludere nelle prime 12 pagine di un albo da 62 per non spezzare in due un albo che per sua natura nasce già succinto e con sub-episodi da tenere in una certa misura autoconsistenti. Però mi hai già risposto e non capisco proprio le critiche di chi si è lamentato delll'aumento (gratis) delle pagine: mica l'avete fatto su una storia di Nizzi?
  12. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    L'incremento estemporaneo di pagine che abbiamo visto ne "Il trionfo di Mefisto" é destinato a rimanere un caso isolato o potremo rivederlo anche in "Tex Willer" nel caso in cui la ragione artistica imponga un leggero sforamento delle canoniche 62 pagine effettive? Visto che su albo già snello non sarebbe opportuna una conclusione di storia che spezzi l'unità dell'albo... oppure potrebbe apparire forzato l'arrotondamento per eccesso all'albo intero...
  13. PapeSatan

    [Strisce Anastatiche di Tex]

    Concordo e aggiungerei anche le copertine degli Albi d'Oro. Le doti pittoriche di Galleppini sono testimoniate dai molti affreschi da lui lasciati soprattutto in Sardegna.
  14. PapeSatan

    MIGLIORE ANNATA DI TEX (1960-1969)

    1965, 1967, 1969
  15. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Io sono d'accordo con te. Tex è fratello di sangue di Cochise, partecipa profondamente al suo sentimento e, in un certo qual modo, è come se nella giustizia a Querquer Cochise e Tex fossero una sola persona. Quindi giusta sia la punizione inflitta tra sofferenze sia la presenza consapevole, "in diretta", di Tex, seppur oculatamente defilata.
  16. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Visto che hai letto "Sangue navajo" ti consiglio di leggere anche questo "Tex Willer" e capirai da solo la differenza. Nel merito, altri (a cominciare dalla massima autorità, l'autore stesso Boselli) hanno già risposto quello che non avrei saputo esprimere meglio.
  17. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    In un perbenismo e politically correct imperante, ho respirato una salutare boccata di ossigeno nel vedere il pluriomicida di donne e bambini espiare le sue pene sotto tortura (peraltro non mostrata ma solo fatta intuire). Tex mica lo fa di persona, né lo lascia sistematicamente fare ad altri: questo é un caso sporadico e ci sta tutto. Non ce lo vedo proprio il Tex giovane che dice: "No, non potete ucciderlo, ma lasciate che sia un giudice ad appendergli il cappio al collo dopo un regolare processo!". Stesso destino finale per il delinquente, ma volete togliere la soddisfazione agli indiani e darla a un giudice o un boia che non fanno altro che svolgere il proprio lavoro senza coinvolgimento emotivo personale?
  18. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Non è la frammentazione in sè a rendere poco fluida la lettura, ma la cadenza di frammentazione, cioè la dilatazione della storia nel tempo. Un fatto, ripeto, NECESSARIO, se l'articolazione della trama lo esige e la foliazione di edizione lo impone. Se, per assurdo, "Il passato di Cochise" fosse uscito non in 6 albi mensili da 64 pagine l'uno ma in 24 albetti settimanali da 16 pagine l'uno (cioè 48 strisce) saremmo ricaduti nella stessa condizione di lettura de "Il grande re" e simili, cioè maggiore frammentazione quantitativa ma maggiore continuità temporale nella lettura, comprensione e assimilazione (meno intervalli tra un albo e l'altro). Un risultato ancor migliore nella continuità di lettura si sarebbe teoricamente ottenuto con STRIPS giornaliere stile anni '30 (ricordate argutamente da Boselli), oppure, nel caso diametralmente opposto e ottenendo il massimo della fluidità di lettura e comprensione, con un unico grande volumone non frammentato (che probabilmente uscirà). Ovviamente riconosco che nelle varie configurazioni lo sceneggiatore avrebbe dovuto adottare strutture narrative diverse e calibrare in altro modo i "cliffhanger", per adattare il racconto al rispettivo diverso formato. Concludo ribadendo: il nocciolo della questione non è la frammentazione, cioè la struttura narrativa e di edizione, ma la distribuzione di questa frammentazione in un arco temporale, che più è dilatato e parcellizzato più nuoce alla leggibilità di una storia lunga e complessa. Credo di dire una banalità e quindi fatico a comprendere le obiezioni al mio auspicio che le storie lunghe e complesse dovrebbero essere fruibili dal lettore in modo il più possibile efficiente e "ottimizzato".
  19. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Errore mio, chiedo venia. Grazie per la segnalazione
  20. Gianluigi Bonelli = complessa semplicità = semplice complessità
  21. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Come ho scritto sopra, la mia era una provocazione rafforzativa del concetto espresso e non metto minimamente in dubbio la tua professionalità fatta di vena artistica e passione. Mi sono scusato se la provocazione poteva apparire offensiva.La maggiore frequenza di uscita va a favore del mio concetto di evitare il più possibile frammentazioni che, come ha ribattuto @Diablero ritenendo di confutare la mia tesi ma in pratica suffragandola, riguarda il TEMPO e non la quantità: cioè la frammentazione nella lettura e nella assimilazione di una storia lunga e complessa è tanto meno percepita quanto più alta è la frequenza di uscita delle parti. Perciò, tra tutte le possibili frammentazioni di storie lunghe e complesse, la cadenza giornaliera sarebbe l'ideale pure oggi. La mia non è una idea ma una constatazione pratica, di "ergonomia" nella lettura. Essendo fissata la cadenza di pubblicazione (mensile), ecco che il mio auspicio andrebbe verso un maggior accorpamento di pagine. Ma essendo fissata anche la foliazione, allora l'auspicio va a lunghezze non eccessive e non sistematiche, a beneficio della consecutività e autoconsistenza della lettura. In questa logica, sarei paradossalmente favorevole ad uscite settimanali di "Tex Willer", con 16 pagine settimanali anzichè 64 mensili, perchè la maggiore frammentazione quantitativa si tradurrebbe in una maggiore consecutività di lettura, cioè con minor intervallo tra una lettura e l'altra. Però De Angelis dovrebbe disegnare il quadruplo di copertine, Boselli cambiare la struttura narrativa, quadruplicare i cliffhanger al termine di ogni albetto... infattibile al giorno d'oggi. In conclusione, non sono affatto contrario alla frammentazione a puntate di una storia (una necessità, come ho scritto, se il progetto editoriale la prevede, come in "Tex Willer"), ma sto dicendo una semplice banalità: preferisco leggere 300 pagine di una storia lunga e complessa spezzata in 3 albi mensili da 100 pagine piuttosto che la stessa storia in 6 albi mensili da 50 pagine, anche se sono perfettamente consapevole (anche se @Carlo Monni crede di no) che le 300 pagine sarebbero scritte con una struttura narrativa differente in funzione dei rispettivi diversi formati.
  22. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    La La frammentazione non è mai un problema quando è una necessità. Tutti abbiamo sempre letto ogni libro a frammenti, tutti abbiamo sempre studiato un testo scolastico a frammenti, tutti abbiamo sempre visto uno sceneggiato televisivo a puntate. Ed è ovvio che ogni capitolo di libro od ogni puntata di uno sceneggiato vengono strutturati in funzione del contenitore spazio-temporale destinato a ospitarli. Il mio discorso è focalizzato su un preciso aspetto dela frammentazione: quella in storie LUNGHE e COMPLESSE insieme. Una storia lunga è editorialmente necessario che venga frammentata, ma la lettura non è penalizzata se la sequenza di frammentazione della vicenda segue uno sviluppo lineare e sequenziale: A -> B -> C -> ... Fateci caso: lo schema usato da GL Bonelli era principalmente questo perchè questo imponeva il formato albetto a striscia, dove ogni albetto doveva risultare un minimo autoconsistente, agganciato al precedente ma non necessariamente intrecciato con tutti i precedenti. Diverso è il caso in cui alla lunghezza si somma la complessità, intesa come rimandi, incastri, incroci, sospensioni e recuperi, tutti elementi eventualmente accentuati dalla numerosità di personaggi e sottotrame, dove lo schema narrativo non è più lineare e sequenziale (A -> B -> C -> ...) ma diventa intrusivo e ricorsivo (A -> B -> A -> C -> B...). Peraltro, leggere una striscia settimanale non richiedeva lo sforzo di dover rinfrescare la memoria, sia per la brevità di intervallo temporale tra una striscia e l'altra, sia per la sequenzialità dello sviluppo della storia, che non imponeva di tenere a mente e incastrare ogni singolo elemento di tutte le strisce precedenti. Pertanto, il modo di leggere e assimilare una sequenza di albi di "Tex Willer" è profondamente diverso dal modo di leggere e assimilare una sequenza di albetti a striscia. Sto comprando le ristampe anastatiche delle strisce, che leggo settimanalmente appena uscite, quindi parlo per esperienza diretta, anche se non risalente agli anni delle strisce originali. La mia voleva ovviamente essere una provocazione per enfatizzare il concetto di frammentazione penalizzante in storie lunghe e complesse: Boselli scrive la trama e perciò ha il piacere di conoscerla tutta e subito, noi invece dobbiamo attendere anche 5 mesi, come nell'ultimo caso, per avere il senso compiuto della vicenda. Non conosco Boselli personalmente ma è evidentissimo che trasmette professionalità, dedizione e passione ai massimi livelli, perciò la mia non voleva minimamente essere una illazione offensiva ma se questa è l'impressione che se ne può trarre mi scuso con l'interessato.
  23. Sottoscrivo ogni parola. Chi dice che GL Bonelli scriveva storie semplici per lettori ingenui non si rende conto che in realtà GL Bonelli scriveva storie molto articolate e solidamente strutturate ma con uno stile narrativo che a quei lettori le faceva percepire come immediatamente e facilmente comprensibili. Scrivere storie profonde ma farle apparire semplici per farle arrivare a tutti è dono comunicativo di pochi. In questo sta la grandezza di un narratore e "In nome della legge" è l'esempio più azzeccato.
  24. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Il vero nocciolo della questione, come ho scritto, è la FRAMMENTAZIONE (ovvero la CONTINUITÀ) di lettura, specialmente di una storia lunga e complessa. Ripeto citandomi testualmente : "La questione non sta tanto nella maggiore o minore lunghezza di una storia, ma nel fatto che più la trama è intricata e complessa, minore dovrebbe essere il numero di albi in cui essa viene frammentata, al fine di non penalizzare la comprensione della lettura." E' lapalissiano che il texone "Il magnifico fuorilegge" si legge meno frammentato, ossia con maggior continuità, dei vari "Tex Willer Extra" cadenzati mensilmente nei quali il texone è stato spezzato. Come è altrettanto lapalissiano che un albo in "formato bonelliano" si legge meno frammentato dei rispettivi albetti a striscia cadenzati settimanalmente in esso contenuti. Siccome "Tex Willer" esce mensilmente con un numero di pagine relativamente basso, il mio auspicio è che le storie lunghe e complesse (due attributi che, quando presenti insieme, aumentano esponenzialmente la frammentazione di lettura) siano centellinate. Siamo sicuri che dietro non ci sia ANCHE una scelta editoriale per tirare in lungo una collana che vende e che altrimenti sarebbe destinata a concludersi rapidamente non appena colmati i buchi narrativi della serie gigante? E che sarà mai... Hanno già rovinato i cliffhanger di 973 strisce settimanali pubblicandole aggregate nelle raccoltine, negli albi d'oro, nella prima serie gigante (1/29), nella seconda serie gigante...
  25. PapeSatan

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    La lunghezza di una storia si misura in numero di strisce o tavole, non in durata temporale di uscita in edicola. Se vogliamo ragionare in termini temporali, allora bisogna ricondursi virtualmente alle stesse unità di misura, altrimenti il confronto non ha alcun senso: dunque, se "Il passato di Cochise" fosse uscito nello stesso formato de "Il tranello" da 32 strisce ad albetto e con la stessa cadenza settimanale, avremmo atteso quasi 9 mesi anzichè 5 per leggerlo tutto (62 pagine × 3 strisce x 6 albi = 1116 strisce / 32 strisce a uscita settimanale = 35 settimane). Però il punto è un altro. La questione non sta tanto nella maggiore o minore lunghezza di una storia, ma nel fatto che più la trama è intricata e complessa, minore dovrebbe essere il numero di albi in cui essa viene frammentata, al fine di non penalizzare la comprensione della lettura. Infatti, leggere "Il tranello" in albo gigante mensile è più efficace che leggerlo a strisce settimanali, così come sarebbe stato più efficace leggere "Il passato di Cochise" in 3 albi e rotti in 3 mesi con foliazione da serie regolare anzichè in 6 albi con foliazione poco più che dimezzata nel doppio dei mesi.
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