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PapeSatan

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Tutto il contenuto pubblicato da PapeSatan

  1. PapeSatan

    [741/744] Sierra Nevada

    Ma se qualcuno si ostina a non capire che il condizionale nella famosa frase dibattuta é grammaticalmente corretto e assolutamente pertinente al senso di quasi certezza che Tex deve dare all'affermazione (ve lo immaginate invece un Tex scettico, di Boselli e non di Nizzi, che dubita che i suoi pard riescano nell'azione, affermando "Se mai putacaso doveste riuscire a nascondervi..."), quanto avrà sbattuto la testa quel qualcuno nel cercare di capire quel "eoni" di pag. 126 degno del miglior Catullo?
  2. PapeSatan

    [741/744] Sierra Nevada

    La prima opzione non è deterministica come le altre. Succede anche che sul più bello (o brutto, dipende da dove ti trovi rispetto al cappio) la corda venga spezzata da un preciso tiro d'arma da fuoco di un compare. Sergio Leone (e non solo) docet. Boselli saprebbe certamente replicare e magari per te non sarà un male.
  3. PapeSatan

    [741/744] Sierra Nevada

    Faccio veramente fatica a capire che fastidio abbia dato il lancio di una produzione Bonelli in una pagina aggiunta anzichè la classica terza o quarta di copertina, per di più in una bella veste cartonata a colori, staccabile se non piace, senza aumento di prezzo in un albo che peraltro ha la foliazione maggiorata ai soliti 4,40 euro. A meno che non si tratti del solito burlone a cui piace fare il bastian contrario per principio, e allora mollo qui il discorso, immantinente.
  4. PapeSatan

    [741/744] Sierra Nevada

    Non credo di spoilerare nulla, volendo esprimere unicamente il mio giudizio di gradimento. A partire dalll'incontro/scontro tra Tex & C. e la Guardia Rural di Caborca in avanti, cioé dalla fine del penultimo albo fino a tutto l'ultimo, il ritmo e la suspence finalmente crescono, la storia ha un filo logico e una conclusione ragionata, seppur buonista e prevedibile per quanto concerne Mefisto, la sceneggiatura é lineare e comprensibile nonostante la presenza di molti personaggi e frequenti cambi di scena.. Ció mi porta a dire che l'obiettivo di rimettere le cose a posto dopo le ultime indegne mefistolate é stato raggiunto, almeno per quella che era la mia aspettativa. Il deserto di Altar, come già ho rilevato a suo tempo per la Sierra Nevada, fa solo da sfondo alla vicenda: anche qui avrei gradito una maggior caratterizzazione e incidenza dell'ambiente naturale sul corso degli eventi, con maggiori insidie da affrontare. Due titoli suggestivi ma "eccessivi" per due paesaggi tutto sommato neutri nella vicenda. I miei voti alla quaterna di albi: sceneggiatura: 7,5 (un voto in meno a causa dei primi 2 albi un po' debolucci e interlocutori con qualche passaggio un po' troppo verboso) disegni: 7 (anche qui un voto in meno per i paesaggi un po' piatti, ma come detto sopra la "colpa" é più dei paesaggi non protagonisti che dell'apprezzatissimo disegnatore) Mi riservo di rileggere i 7 albi di fila tra qualche tempo a mente fredda per aggiornare eventualmente il mio giudizio a caldo. P.S. Aggiungo un'altra raffinatezza, oltre agli "eoni", che mi é parso di cogliere nella sceneggiatura di Boselli: quando Kit ammira il padre per la sua forza e perseveranza pensando tra sé e sé che, col doppio dei suoi anni, "non potrà andare avanti così all'infinito... o forse sí", vedo nello sguardo di Kit un ammiccamento di @borden verso il lettore e un velato doppio senso sull'auspicata continuità della serie ad oltranza...
  5. PapeSatan

    [741/744] Sierra Nevada

    Invece di soffermarvi su un errore congiuntivo che non esiste, perché il condizionale é l'unica forma verbale che esprime il senso di quasi certezza dell'evento, non di mera incerta ipotesi, dovreste piuttosto evidenziare la raffinatezza nell'uso della parola "eoni" nella vignetta a pag. 126 in bocca a Padma, senza farvi balenare in testa la quasi certezza che possa trattarsi di un errore ortografico solo perché non la capite...
  6. "Al cuore, Ramon! Al cuore!". Altro film comico perché a quell'imbecille di Ramon, dopo i primi colpi, non viene in mente di sparargli in mezzo agli occhi? Il genere cinematografico o fumettistico é irrilevante quando si decide di mettere in scena una "iperbole", come la chiamo io. Troviamo iperboli in Apocalypse Now, Il Padrino, Salvate il soldato Ryan, 2001 Odissea nello spazio, Fahrenheit 451... e potrei proseguire a oltranza... tutt'altro che comici, no? Dove non troviamo iperboli é in Rossellini e Visconti: realismo puro, non c'é nulla che non possa accadere nella vita reale. Ti piace quel genere? Massimo rispetto per l'arte, ma personalmente preferisco i titoli che ho elencato sopra, compreso Trinità. E Carson che fa il Trinità.
  7. Il fumetto é finzione. Va come vuole lo sceneggiatore, ma c'é una cosa che sappiamo sempre per certo, senza bisogno di saper leggere nella sua testa: il protagonista o, nel caso citato di Carson, il coprotagonista, si sa già che avrà la meglio, perció se al realismo si sostituisce l'iperbole (l'azione da "tamarro", come superficialmente definita da qualcuno) non solo non la critico ma anzi me la gusto con gaudio: "Ehi tu, elegantone!" "Dici a me?" "Sí, dico a te, pezzente!" "Ha detto a lei, señor!" "Butta il cinturone!" (e lui lo slaccia senza indugio e lo lascia cadere a terra, stendendosi sul travois a gustarsi la scena) "E adesso a te, sceriffo!" "Se ci provano li fa secchi!" Bang bang bang! Fine dellla storia. Tre contro uno. L'iperbole. Ovvio che doveva andare cosí. Mica mi sarei aspettato una sparatoria imponderabile e neorealista, come in una rapina alle poste di tre malviventi contro la guardia giurata all'uscio...
  8. Riprendo un tema che avevo già avviato in altra discussione: l'uso di nomi propri nei titoli degli albi. Nella serie "Tex Willer" abbiamo finora il 60% di titoli contenenti nomi propri, cioé più di 1 su 2. La tendenza sta prendendo piede anche nelle altre collane texiane. Ció da un lato denota la sempre maggiore difficoltà nel trovare titoli originali (mentre i nomi propri, potenzialmente infiniti, rappresentano un naturale e facile elemento di differenziazione). Dall'altro, peró, titoli cosï deterministici tolgono quell'aura di fantasia e immaginazione nel lettore che non sta seguendo assiduamente e continuativamente la saga, perché circoscrivono il contesto e creano l'aspettativa a un preciso nome o luogo, che per il lettore occasionale potrebbe risultare non familiare. Meglio un titolo come "Trappola per Jim Callahan" oppure, per fare un esempio, "Trappola mortale" o "La diabolica trappola", se sono un occasionale da invogliare ad acquistare l'albo con interesse e curiosità? Meglio "I contrabbandieri di Lagrange" oppure, più semplicemente, "I contrabbandieri" o, più articolato, "I contrabbandieri della baia"? Io, se fossi un neofita, troverei più allettanti le seconde versioni, perché non devo temere di essermi perso le apparizioni precedenti del personaggio o i prodromi della vicenda, temendo quindi di non capire pienamente l'albo. Che ne pensate?
  9. In effetti sarei anch'io favorevole a vedere un numero di pagine maggiore, ma solo se lo disegna Gomez o pochissimi altri, altrimenti diventa l'ennesimo color solo più grande. Questa collana dovrebbe rimanere qualcosa di distintivo, un tocco di bacchetta magica, fugace ma incisiva, e non ricalcare cliché già visti, la cui realizzazione più corposa richiederebbe oltretutto più tempo tra un'uscita e l'altra e il rischio di non incontrare la disponibilità di maestri disegnatori abitualmente impegnati in altro, come è il caso di Gomez.
  10. Comincio subito dal "top": i disegni e la colorazione. Emozionanti e coinvolgenti, semplicemente strepitosi. Molte sequenze hanno un respiro epico enfatizzato dal taglio cinematografico, che esalta il paesaggio e l'azione. Peró, proprio l'azione é il punto debole di questo albo: paradossalmente, ce n'é troppa. La trama come ottimamente riassunta in quarta di copertina sarebbe limpidamente lineare, ma sviluppata nell'albo appare ora contorta, ora convulsa, caotica. Nel bilancio tra azione e poetica, la prima, rappresentata principalmente da sparatorie (troppe), sovrasta la seconda, limitata a pochi dialoghi (essenzialmente quelli con la bambina). Yellow Bird ha un ruolo meno centrale di quello che mi sarei aspettato. Forse é giusto cosí: la leggenda deve aleggiare, non invadere. Peró la poetica ne é risultata minimizzata. La mia seconda lettura, che ho effettuato a distanza di un paio d'ore dalla prima, mi ha confermato la prima valutazione sull'interessante soggetto (voto 7) ma non fluido sviluppo della pur raffinata sceneggiatura (voto 6,5) e ha rafforzato ulteriormente il mio primo giudizio su disegni e colori (voto 9).
  11. Per me GLB rimane ineguagliabile (attenzione: ineguagliabile non significa necessariamente il migliore narrativamente parlando) perché, lavorando su un terreno ancora vergine, ha potuto dare sfogo alla fantasia creando un universo di soggetti estremamente variegati e suggestivi, costruendo il "mondo di Tex". Le sue storie erano scritte spesso in modo istintivo, diretto, certamente dettato dall'iiniziale formato a striscia ma totalmente nelle sue corde, risultando peraltro assolutamente efficace e avvincente. Dopo di lui gli autori hanno dovuto fare i conti con una miriade di soggetti e "topoi" già affrontati, perció piû che sull'originalità e la fantasia si sono distinti per riuscite variazioni sul tema e per una narrazione più articolata, più ragionata, più costruita, dovendo sempre tenere a mente il modello per non tradirlo. Inoltre, sono cambiati (e tanto!) i tempi, cioé le sensibilità, le aspettative, il costume, la cultura e anche i registri narrativi: quindi, ogni confronto tra autori di epoche diverse é senz'altro utile e interessante per cogliere affinità e differenze, ma fare classifiche é, a mio modo di vedere, solo un divertente passatempo. Fermo restando che ogni mia eventuale classifica non contemplerebbe i "fuori classifica", come Maradona nel calcio e GLB nella texianità.
  12. PapeSatan

    [741/744] Sierra Nevada

    Dal sito Bonelli, presentando "il trionfo di Mefisto": "E se a vincere, per una volta, fossero le forze del Male? La trappola tesa da Yama e Mefisto si stringe attorno ai nostri eroi. Se il redivivo Yama è in grado di sconfiggere Padma, come potranno Tex i suoi pards affrontare lui e il potentissimo padre, usando solo le loro armi da fuoco e l’incerta carta segreta rappresentata da Narbas? Sull’isola misteriosa nel golfo di California, Mefisto attende lo scontro finale che lo vedrà vittorioso sul suo più acerrimo nemico." E allora alla provocazione rispondo con una provocazione: non sia mai che davvero Tex viene ucciso (con tutta la combriccola), ponendo fine alla serie regolare e facendo progredire ad libitum la serie "Tex Willer", dove da un Tex ventenne a un Tex cinquantenne c'ê materiale per andare avanti almeno fino all'anno 2070? Ribadisco, per i puristi della lingua, che é una provocazione, cioé sto scherzando. Ma sul serio dico: l'occasione non sarà forse propizia, anche considerando l'aumento della foliazione, per aumentare il prezzo di copertina, visto che da inizio di un certo conflitto (ma io direi dall'uscita dalla fase critica di una certa pandemia) tutto é aumentato a dismisura, carta compresa, eccetto il nostro amato fumetto?
  13. PapeSatan

    [Maxi Tex N. 31] I Quattro Vendicatori

    Più che la sterile diatriba Nizzi-sí/Nizzi-no, troverei interessante sapere, se @borden lo ritiene, se e quanto il curatore é dovuto intervenire sulla sceneggiatura di Nizzi per correggere eventualmente il tiro. I casi sono due: o é intervenuto il necessario per rendere ben riuscita la storia, oppure non é intervenuto significativamente e allora ciò é indice di una storia ben riuscita fin dal principio (in entrambi i casi, ovviamente, dal punto di vista del curatore, che in ogni caso é il bollino di garanzia della pubblicazione). Scarto totalmente la terza opzione: non essere intervenuto per timore reverenziale, perché molto semplicemente una storia non riuscita non sarebbe stata validata per la pubblicazione da @borden. La facile conclusione é che comprerò l'albo e che mi aspetto che sia ben riuscito anche per me.
  14. PapeSatan

    Il Mio Primo Tex

    Da imberbe adolescente compravo Zagor mentre l'amico che frequentavo più spesso comprava Tex. In realtà li comprava suo padre e poi li leggeva anche lui. Talvolta ci scambiavamo qualche albo ed é cosí che mi avvicinai a Tex, che valutavo un fumetto più maturo, più adulto, più "da grandi" rispetto a Zagor. Impossibile ricordare a distanza di mezzo secolo il primo Tex da lui passatomi e da me letto, mentre ricordo perfettamente quale fu il primo Tex comprato in edicola allorché decisi di iniziare la raccolta: il nr 248, "Il marchio di Satana". Splendida storia, avvincente e suggestiva, mi convinse della bontà della mia scelta di affiancare a Zagor un secondo fumetto. Che poi divennero 3 con Diabolik, 4 con Alan Ford, 5 con Mister No, 6 con Martin Mystere, 7 con Comandante Mark. Oggi mi é rimasto solo Tex, cresciuto a dismisura nel numero e nei vari formati, del resto non avrei saputo dove mettere tutto il resto.
  15. La copertina sembra ispirare meglio il titolo "Ai confini della privacy" . Mi piace, una scena classica mai rappresentata prima d'ora, se non erro, in nessuna copertina delle serie maggiori di casa Bonelli.
  16. Una curiosa coincidenza: se apri la pagina di ricerca di Google, senza cercare la definizione di "ocra", hai un ottimo esempio di giallo ocra nella seconda lettera "o" del logo multicolore "Google".
  17. In confronto a certi abiti carnevaleschi che nelle odierne passerelle vengono spacciati per haute couture a prezzi da capogiro, la blusa di Kit é di assoluta sobria eleganza. Tutto é relativo, quindi opinabile. C'é gente che starebbe bene vestita anche solo con un sacco di patate e chi pur indossando uno smoking di Armani ha il portamento e la goffaggine di un ippopotamo.
  18. Mi spiego meglio. Il quartetto é formato da personaggi e personalità complementari: il giovane, l'adulto, il maturo, l'indiano. Nel quartetto Kit Willer é da sempre e sempre dovrà restare "il giovane". La saga di Tex é atemporale, nel senso che i personaggi non invecchiano pur vivendo avventure e incontrando personaggi che spaziano nell'arco di qualche decennio. Perció Kit deve rimanere riconoscibile e iconizzato con la sua blusa da ragazzo quale lui é da sempre e per sempre, esattamente come Tex con la sua camicia gialla, Carson con il suo pizzetto, Tiger con la sua fascia e i suoi pantaloni sfrangiati. Fa parte dell'iconografia del personaggio, cambiarla a tavolino vorrebbe significare dare una connotazione volutamente diversa al personaggio: piú maturo, piú sobrio, piú "neutro". Invece la blusa sgargiante serve esattamente a visualizzare intuitivamente quello che Kit ancora é: un ragazzo cresciuto, maturato, ma con l'indole e l'impeto (e lo stile del vestiario) ancora da ragazzo. Non é forse più "arlecchinesca" la tenuta a quadrettoni con pantaloni alla zuava e cappellino da cacciatore di cervi con cui l'iconografia classica ci ha rappresentato il maturo (e non ragazzo) personaggio di Sherlock Holmes?
  19. Non sono un esperto in pettorine ma sono un appassionato ciclista (ormai più spettatore che praticante). Ebbene, quando un professionista scende a 80km/h dai 2500 metri del Colle del Galibier in una giornata fredda, il pratico foglio di giornale sul petto é d'obbligo... figuriamoci se potesero disporre di una pettorina in pelle. Lo scopo, evidentemente, é proteggere dai collassi di freddo gli organi vitali: cuore, polmoni e apparato digerente. Ma perché, di grazia? Robin vestito come il maturo Batman non sarebbe Robin ma Batman dei poveri. Alcor vestito come il maturo Actarus non sarebbe Alcor ma Goldrake dei poveri. Richie Cunningham vestito come il maturo Arthur Fonzarelli non sarebbe Richie ma Fonzie dei poveri. Lasciamo ai giovani imberbi gli abiti di gioventù con cui sono immediatamente riconoscibili, anche se possono apparire pacchiani e fuori dai nostri canoni stilistici odierni. Kit Willer deve rimanere con una personalità ed irruenza giovanile (lui il giovane, Tex l'adulto, Carson il maturo) altrimenti cessa la sua ragion d'essere nel quartetto e rischia di diventare un doppione minore di Tex (il "Tex dei poveri").
  20. PapeSatan

    [741/744] Sierra Nevada

    Mi pareva scontato dire che dietro l'evasione ci fosse Mefisto perchê il modo con cui l'avrebbe fatta evadere non sarebbe stata la classica strattonata delle sbarre della cella con la fune legata al cavallo... Ecco perché sarebbero stati mobilitati Tex & C. Nella finzione sceneggiata a fini della nostra lettura, ovviamente, perché nella realtà... ehm... la realtà in Tex non c'entra. In pratica quello che é successo qui, solo qualche anno prima, senza flashback.
  21. Chiaramente i colori sgargianti dell'abbigliamento di Kit Willer sono un retaggio dell'abbigliamento giovanile dei suoi iniziali 12-14 anni con cui é entrato nella saga. A quell'età nessun adolescente si veste (o viene vestito) in modo sobrio, Kit non fa eccezione. In seguito, pur crescendo, é rimasto ancorato a quei colori (crescendo si presume che abbia comprato le taglie superiori di quello stesso modello ) per la necessità di differenziarlo a colpo d'occhio dal padre e per continuare a denotarne l'indole e l'impeto da ragazzo. Mettergli addosso i vestiti di Tex o di Carson non farebbe altro che omologarlo. Sul fatto che quei colori accostati siano oggi un pugno nell'occhio sorvolerei tranquillamente, nel West i ragazzi non si vestivano da Converse o Gaudí (e magari nell'Ottocento accostare rosso e verde faceva chic...).
  22. PapeSatan

    [741/744] Sierra Nevada

    Se fosse successo, ci sarebbe stato sicuramente il coinvolgimento di Tex e soci nelle iindagini, dando il via ad una avventura simile a questa alla ricerca di Mefisto e sorella, solo ambientata qualche tempo prima, senza bisogno di flash-back. Mefisto ha spiegato perché ha dovuto lasciar passare del tempo e del resto non mi pare che la sorella sia sempre stata una prorità per Mefisto, fin da quando sembró abbandonarla nella fuga che concluse il primo incontro con Tex in "Fuorilegge", per poi non pensarci piú di tanto nelle avventure successive. Letto "Il ritorno di Padma". L'albo si snoda tutto attraverso un duello a distanza, mentale, tra Mefisto e i nostri, tra i quali Padma sembra un amico di vecchia data, mentre avrei immaginato un approccio graduale, magari diffidente all'inizio e poi via via piú saldo. Il ritmo lento di questa seconda parte della saga, almeno finora nella mia percezione, si confà a quello che é a tutti gli effetti un inseguimento non ravvicinato in attesa dello scontro finale e sia volutamente in contrasto con il ritmo decisamente piú tumultuoso della prima tripla. Boselli sta creando l'aspettativa, nel frattempo riannoda i fili delle vicende pregresse, in modo che il tutto sia comprensibile e gustabile anche dai neofiti che non hanno letto le storie precedenti: ció comporta qualche verbosità di troppo, ma comunque non pesante (peró Mefisto che, a proposito di Tex, esclama " E' la mia nemesi!" é troppo da "nerd" o da fumetto supereroistico). Finora tutta la famiglia Dickart sembra tirare nella stessa direzione, ma non mi sorprenderebbe una Lily che a un certo punto avesse una crisi di coscienza, non dico rimorsi ma forse il desiderio di tornare a quella vita sognata che il fratello ha traviato, come traspare da qualche dialogo, e decidesse cosí di abbandonare la causa del fratello e del nipote, salvo peró morire sul campo ma in atto di pentimento, come nelle migliori tragedie greche.
  23. La camicia gialla di Tex é ormai iconica come lo é la t-shirt nera di Giorgio Armani o lo era il maglioncino blu di Marchionne. Neanche quelle erano divise e nessuno ne ha/aveva un solo esemplare (ciascuno dei quali costava un occhio della testa), perché non puó essere lo stesso per la camicia di Tex? Seppur l'abito non fa il monaco, il monaco lo riconosci subito dall'abito. Ho visto Armani in smoking alla Scala e Marchionne in tuta al box Ferrari, così come ho visto Tex nei panni di Aquila della Notte oppure con giaccone di pelle e sciarpa nelle avventure nel Grande Nord. Dunque tutto normale, avanti cosí.
  24. PapeSatan

    [Color Tex N. 21] La gazza ladra

    Grazie per la delucidazione. Sono andato a rileggermi la discussione e hai centrato perfettamente il punto. Effettivamente ritengo che sarebbe stato meglio anche qui limitarsi a mostrare il risultato senza spiegare il "come", che francamente mi appare molto piû debole di una spiegazione lasciata nel limbo e all'intuito del lettore. Sarebbe interessante capire se Ruju (o Boselli, come curatore) si sia lasciato influenzare da quella prima vicenda.
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