A differenza degli altri pards, io ho apprezzato molto la storia.
All'inizio, c'è una scena che con il prosieguo non c'entra nulla ed è quindi strano che GLB abbia voluto inserirla, ma la cosa va a tutto vantaggio della verosimiglianza della saga e quindi non mi dispiace: Tex non parte subito alla ricerca del ragazzo rapito perché deve dirimere, da capo dei navajos, una contesa tra pastori. Io pensavo che questo differimento fosse funzionale alla trama, e invece no!: Tex deve davvero soltanto adempiere al suo compito di leader della comunità navajo. Quindi, perché parta l'avventura, il lettore deve attendere le incombenze del capo navajo: scelta narrativa curiosa, ma che non mi è affatto dispiaciuta.
La storia prosegue con il bel rapporto che si viene a creare con Rick Anders, costretto a seguire i due tizzoni infernali in un'avventura puramente western a cui lui, investigatore di città, non è abituato. E' bello vedere come il Pinkerton non condivida i metodi brutali dei suoi occasionali compagni: egli ritiene infatti che col miele si ottenga di più che con il bastone, e quando a un certo punto i nostri distruggono un locale, Anders pensa: "e questi sono rappresentanti della legge" : divertentissimo. Poco più tardi, l'investigatore fa una domanda che chiunque di noi potrebbe fare a Tex: "era proprio necessario" massacrare persone e distruggere locali? E' necessario essere così arroganti e violenti, com'era il Tex glbonelliano più di quello dei suoi successori? Lasciamo rispondere Tex: "che lo crediate o no, io sono un tipo tranquillo [l'ha detto davvero!!! ] che passerebbe volentieri il suo tempo andando a caccia o domando mustangs..." ma la missione del ranger è quella di distruggere i lupi e gli avvoltoi dalla forma umana: belle parole, che fanno capire quanto anche Tex, se non si fosse scelto quella missione di portatore di giustizia alla quale non intende sottrarsi, farebbe piuttosto un'altra vita, nelle praterie con i suoi indiani. Sarà vero? Forse Nuvola Rossa non gli disse, un giorno, di andare in cerca di avventure, ché la vita alla riserva gli stava stretta? Forse quest'affermazione di Tex, che ricorda la marvelliana "grandi poteri, grandi responsabilità" (perché anche Tex ha i super-poteri, in fin dei conti), non è sincera, o forse lo è e semplicemente il ranger non si rende conto che non potrebbe fare altra vita che quella che si è scelta. Quale che sia la verità, mi piacciono sempre queste riflessioni sulla propria vita fatte dai personaggi texiani, come anche quella di Tex ne Il Colonnello Watson o quella di Kit Willer in Colorado Belle.
La storia continua bene fino all'albo L'Indiano Bianco, che invece fa registrare un calo rispetto al piacere di lettura degli albi precedenti. Non solo Tex e company vengono presi in trappola, non solo si parla sempre di "Willer e dei suoi scagnozzi" (come se Carson fosse uno scagnozzo di Tex e non avesse invece la stessa identica fama di duro del West da prima dello stesso Tex!!! ), non solo i nostri, ormai condannati, sono salvati dalla cavalleria come tante volte in futuro, con scelta non sempre felice, farà accadere Nizzi; oltre a tutto ciò, c'è alla fine un'altra scena non funzionale alla storia, vale a dire quella - invero un po' fuori contesto - del disertore.
La storia si apre e si chiude quindi con scene che con la trama principale non c'entrano nulla: ma mentre la prima, come detto, è perfettamente calata nel contesto texiano, la seconda invece è del tutto gratuita; forse l'intento di GLB era far vedere la saggezza di Tom Foster/Capelli Gialli, ma davvero questa sequenza a mio parere non aggiunge molto alla figura, in verità evanescente, dell' "indiano bianco".
In definitiva, a parte un finale non del tutto soddisfacente, ritengo la storia comunque significativa per i dialoghi e il bel personaggio di Rick Anders.