Reduce dal brillante ritorno di Yama, Boselli, a pochi mesi di distanza, tira fuori dal cilindro un ennesimo colpo a effetto, riproponendo sulle pagine della regolare le gesta di Jethro, personaggio noto ai lettori per la sua apparizione nella splendida storia degli “Eroi del Texas”. Non sarà nemmeno l’ultimo ritorno del 2017, visto che a distanza ravvicinata il curatore scriverà la storia con Lupe, ma quella la affronteremo nell’apposita sessione e per adesso soffermiamoci solo sull’episodio in questione. L’autore riprende con ispirazione uno spunto gettato nell’epilogo della celebre prova che chiudeva alla grande il centenario 400-500, infatti proprio in uno degli ultimi dialoghi Tex accenna al figlio che in passato aveva avuto modo di aiutare Jethro nella sua sacrosanta vendetta e adesso ci viene raccontato come. Dal seme gettato anni prima, Borden fa fiorire un’ottima storia e quello che più colpisce, l’originale struttura narrativa scelta, che esula dal consueto racconto di Tex attorno al fuoco del bivacco. La cornice al flashback si svolge al presente, con la vessazione subita da Jethro a causa del prepotente di turno che vuole rubargli la terra; nell’attesa dell’assalto finale, l’ex galeotto narra al figlio la vecchia vicenda che lo vide protagonista assieme ai due vecchi amici: Glenn Corbett e naturalmente un giovane Tex Willer. Veniamo catapultati in un Mississippi ostile, in cui le sanguinose ferite della guerra civile appena conclusa, sono lontane del rimarginare. Boselli mostra la sua abilità creando un’atmosfera cupa, asfissiante, in cui odio razziale e rancore si tagliano col coltello. Rivediamo tra le pagine di Tex le orride tuniche del KKK e assistiamo alle tante contraddizioni di un paese stravolto dalla guerra e in balia all’odio verso gli incolpevoli uomini di colore, trattati ancora come schiavi e vessati senza pietà. Aldilà della trama del flashback, che alla fine vedrà ovviamente i nostri far valer le loro ragioni a suon di piombo e pugni, ciò che più si apprezza è il certosino lavoro sulle personalità che l’autore cura come di consueto. Dal villain, fino al più meschino razzista di paese, dal dottore dal cuore nero come la pece, alla dolce Mary e la sua famiglia, ogni personaggio è ben inserito nel contesto e appare plausibile e funzionale. Splendida poi la figura di Corbett, che anche in questa prova risulta essere una delle migliori creature di carta partorite dall’instancabile vena creativa di Borden. Un eroe controverso, ma generoso. Testa calda e violento con chi merita (vedasi la soppressione a sangue freddo del commesso razzista) ma legato agli ideali di amicizia e alla lotta contro la discriminazione razziale. Il trio Glenn, Jethro e Tex è un piacere vederlo all’opera e dispiace un po’ sapere che non accadrà più. Il finale nel presente con Tex che viene in aiuto dell’amico Jethro e il figlio, chiude in maniera egregia la prova, ma personalmente il vero capolavoro di Mauro sono le ultime tre tavole, in cui ci mostra con un pathos e una malinconia immensa l’ultimo saluto, avvenuto tanti anni prima, fra Tex e Glenn. Una sequenza narrativa altamente poetica che si incastra perfettamente con la storia di un decennio fa e commuove il lettore, che già conosce il triste (e ingiusto) destino dell’ex guerrigliero del Kansas. Non so come spiegarlo, ma reputo simili scene delle vere perle compositive del curatore che arricchiscono oltremodo la saga che amiamo. Classe sopraffina al servizio del personaggio, e grasso che cola per gli appassionati che non possono che essere entusiasti di una tale gestione che ridona lustro alla serie. Mastantuono contribuisce alla grande alla riuscita dell’episodio, con il suo stile claustrofobico adattissimo alla tematica. Il disegnatore, ormai a suo agio sulla saga, palesa i suoi notevoli miglioramenti e si ritaglia il giusto posto nella schiera degli autori texiani. Molto apprezzabile il suo gioco di contrasto fra bianchi e neri, così come risultano più dolci e armoniose le sue anatomie, con una buona resa delle espressioni facciali. Stile personale che non accontenta tutti, ma che a mio avviso si sposa perfettamente con Tex. Unica nota stonata, l’eccessiva “licenza” sulle caratterizzazioni grafiche di Jethro e Corbett, che personalmente (e non sono il solo leggendo i precedenti commenti) mi sembrano troppo distanti da quelle originarie create dall’indimenticabile Marcello. Il mio voto finale è 9