Provare a dare una motivazione al male più puro?
A volte può risultare operazione impossibile e infatti in questo classico senza tempo Gian Luigi Bonelli non ci prova nemmeno, preferendo trascinare il lettore in una storia dall’atmosfera fantastica dove la tensione si auto-alimenta e l’orrore si colora dei bagliori rossastri della luna comanche.
In queste notti temute dagli indiani apache della Sierra dell’Hueso a dominare sono le creature fameliche guidate dalla mefistofelica Mitla, una bellezza eterea e sfuggente che sembra non avere passato né futuro, forse partorita dal deserto stesso o meglio ancora dagli abissi più profondi dell’inferno, Mitla e suo fratello Guaimas trovano rifugio nel vecchio tempio in rovina della principessa Esmeralda, e da lì lanciano le loro scorribande di caccia selvaggia, non prima però di aver compiuto riti stregoneschi a base di misteriosi funghi e fiori neri.
Nel finale il buon Morisco si rammarica per non essere riuscito a svelare i misteri dei due Diableros ma il più saggio Mangus gli rivela che nessun mistero andava svelato, nessuna rivelazione li attendeva “ Un Diablero è un Diablero e basta. Nascono già così, con la mente piena di cattive cose e il cuore malvagio!”
E anche lo stesso lettore, che fino a quel momento si era fatto più di una domanda cercando un movente alle azioni criminali di Mitla e al suo odio primitivo verso gli indiani si rende finalmente conto che non esiste spiegazione razionale, e che in fondo è giusto così perché il punto di forza di questa storia non va cercato nelle motivazioni degli antagonisti ma nel fascino delle atmosfere dominate dalla tensione e dalla paura.
Tutto questo ci appare chiaramente già dal lungo incipit con il primo attacco dei Diableros, Mitla che come un fantasma si muove nel deserto della Sierra evocando la morte imminente e implacabile, l’indiano che si rifugia nella grotta braccato dai lupi e da ombre muta-forma, il fuoco come unica speranza di salvezza contro la follia incombente, e poi ancora El Morisco e il fido Eusebio inseguiti da un orda di lupi famelici e da una creatura inarrestabile e non più umana, fino ad arrivare ad un assalto finale di brutale violenza dove solo l’intervento risolutivo di Tex e dei suoi pards pone fine all’orrore.
E dopo un susseguirsi di situazioni emozionanti e ricche di azione GL Bonelli cala il sipario lasciando la sua malefica regina della notte vinta dal caso e da un destino beffardo, una soluzione narrativa forse di “comodo” che tuttavia chiude più che degnamente una storia molto bella, un racconto che si rilegge sempre con grande piacere e che nonostante il passare degli anni mantiene intatto il suo fascino.
Terza storia con protagonista il mitico brujo El Morisco (uno dei miei personaggi preferiti), alle matite ancora un bravissimo Letteri (creatore grafico del personaggio) perfettamente a suo agio in questo tipo di ambientazioni e atmosfere, come del resto aveva già dimostrato nelle precedenti avventure Il tesoro del tempio (a cui questa avventura si ricollega) ed El Morisco, al tempo quando le tematiche viravano sul fantastico/horror il disegnatore romano era una sicurezza assoluta tenendo tranquillamente il passo del fuoriclasse Galep.
Storia: 8+ Disegni 8