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TWF - Tex Willer Forum

Winchester73

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  1. Concordo con chi mette quest' avventura ai livelli di "Il passato di Carson. Il primo albo incentrato sulla giovinezza dei personaggi e sulle guerre nelle grandi pianure, lungi dal costituire un prologo, resta per me la parte migliore, un magistrale romanzo di formazione. Font non mi fa impazzire ma in queste pagine sembra davvero di sentire l'odore di prateria e dei bivacchi. Tex e Tiger Jack fanno la loro bella figura e un personaggio storico come North incuriosisce parecchio. Con il ritorno al presente le atmosfere si fanno più crepuscolari mantenendo inalterata la loro bellezza e non mancano momenti di tensione, ben caratterizzati anche da personaggi minori come lo sceriffo. La storia perde un po' di mordente e diventa prolissa solo nella parte finale, perché in sostanza il processo a un semplice sgherro di Dutronc diventa il motore degli eventi, anche se ho apprezzato ancora una volta la veridicità storica, per cui la "giustizia di frontiera" all'epoca veniva amministrata in saloon improvvisati a tribunali proprio come quelli descritti da Boselli. Un po' veloce la "conversione" di Colpo Coraggioso, ma mentre tutto sembrava volgere in tragedia, un happy ending come questo ogni tanto non guasta! In sostanza, la storia resta appena al di sotto di un capolavoro, a mio avviso avrebbe meritato lo spazio di un albo in più per poter sviluppare meglio il finale.
  2. Sono un nuovo utente e vorrei rispondere a questa appassionante discussione, nella speranza possa suscitare nuovi spunti al netto di polemiche. Come notato giustamente da alcuni, penso che ogni lettore di Tex sia maggiormente legato all'autore con cui è cresciuto; come detto rispondendo a un altro sondaggio, il mio, per ragioni puramente anagrafiche, è Nizzi. Ciò non toglie che se vogliamo parlare del vero Tex, e dunque del miglior sceneggiatore, è innegabile che questo sia GianLuigi Bonelli. Sembra scontato, al limite della tautologia, ma non lo è affatto: Gbl, oltre ad essere il padre del personaggio, aveva una capacità di innovazione e di spaziare tra generi unica, mantenendo però sempre uno stile asciutto e conciso. Tornando al tema della discussione, dopo parecchi anni adesso sto rileggendo Tex, mischiando i periodi storici e perciò gli autori, spaziando piacevolmente dall'uno all'altro. E ciò che noto è senz'altro una maggiore coralità del racconto nel Tex di Boselli. Può piacere o no (a me non tanto), può dare eccellenti risultati in alcuni casi, in altri affatto. Detto ciò, io penso che non si possa parlare tanto di snaturazione di un personaggio, e neanche di innovazione, quanto di maturazione. Mi spiego meglio: rileggendo le storie, quello che noto è come se il personaggio di Tex fosse passato effettivamente attraverso le epoche, invecchiando. Il vero Tex, quello che adoro, è quello dinamico, irriverente, anarchico, di Gbl, quello che sfascia tutto e che butta fuori dalla finestra senatori, piccoli delinquenti e pezzi grossi senza guardare in faccia a nessuno. Rispetto a questo Tex ribelle, testa calda, e perciò "giovanile*, quello di Nizzi è più simile a un puro uomo di legge di mezza età, che a volte può anche sbagliare, ma che sa sempre cavarsela grazie a un intuito simile a quello di un investigatore. Con Boselli, complice la coralità del racconto, è come se tutte le caratteristiche di sventatezza del personaggio vengano a sparire. Tex è un uomo maturo e saggio, meno "incendiario" e più "pompiere", che mette una pezza alle diverse situazioni e vi dà una parola risolutiva; sono i personaggi di contorno nelle varie storie ad assumere quelle caratteristiche di scavezzacollo che Tex aveva, e in questo senso, penso si possa dire che il Tex di Boselli non sia il vero Tex. Come non lo era quello di Nizzi che, a mio avviso, proprio per "imitare" lo stile del nuovo arrivato Boselli, nella fase finale della sua carriera abbia snaturato il suo, rendendo spesso le sue storie meno concise, con risultati disastrosi. In sintesi, io credo che Boselli abbia un'enciclopedica ed autentica passione per il West, e l'occhio di un Tex maturo, similmente al suo, si estende su tutta la frontiera e sui personaggi che egli incontra. Leggendo alcune sue storie mi sembra di rivedermi quando ero ragazzino e giocavo con i cowboys Playmobil, inventandone di ogni. Una fantasia e passione autentiche che spesso sono state in grado di creare storie epiche,e questo è il West, e perciò questo è anche Tex.
  3. Le avventure con El Morisco sono sempre una garanzia. In questa il nostro brujo ruba quasi la scena ai due pards, nel duello a distanza con il sacerdote egiziano Rakos. Che belli i disegni di Letteri, alcune immagini ed inquadrature sono da antologia del filone "soprannaturale" di Tex. E c'era anche il rischio di cadere me trash dato il soggetto "esotico", ma i disegni sono nel segno del puro classicismo texiano, al contrario di altre storie in cui invece il risultato è distonico (penso a "fantasmi nel deserto" o a quella dell'incontro con i vichinghi). Pur non essendo particolarmente misteriosa o paurosa, questa storia è semplicemente bella: dai disegni appunto, al modo in cui è tratteggiato Rakos il cui destino è malinconico più che infernale. Una storia d'orrore intrisa quindi di un certo romanticismo, con fantastici disegni, molte parti in cui ci si dilunga in spiegazioni ma anche molte sparatorie contro nemici di ogni sorta e winchesters in azione
  4. Riletta oggi. La prima volta mi piacque per via dell'esordio dei Cestaro che portava una ventata di novità dal punto di vista grafico (anche se il loro stile è molto simile al primo Villa) e da lì in poi sempre più esordi di nuovi disegnatori sulla serie regolare. Tutto ciò è positivo, ma a livello di sceneggiatura...tutto estremamente scontato e banale. Il tema dell'amicizia tra un giovane fuorilegge e un bandito "per caso" ripresa da una storia di qualche anno prima "Morte di un amico", il crollo nervoso di Sheldon nel finale unico elemento interessante, anche se non basta questo a salvare una storia da 4. A parte gli ottimi disegni, una trama assolutamente priva di nerbo e originalità con un Tex anonimo, che però vedo ha suscitato entusiasmo, mentre per esempio l'avventura precedente con la caccia al tesoro in Messico - coinvolgente e zeppa di azione originale - ha ricevuto mille critiche solo perché un topo ha fatto imbizzarrire un cavallo provocando il crollo di una galleria o per le parole di Carson su Montales... Mah.. de gustibus
  5. Lo penso anch'io, riletta quest'avventura oggi, l'ho trovata proprio boselliana, con tanta azione e molta attenzione dedicata alla banda dei "cattivi", dei brutti ceffi senza scrupoli ben disegnati dal Fusco del primo periodo. Detto questo, la storia è divertente ma personalmente Il Carnicero non mi ha mai esaltato come antagonista, sia in questa storia che nel seguito di Nizzi
  6. È incredibile come, riletta a distanza di anni, questa storia mi lasci lo stesso senso di inquietudine: le rovine della vecchia missione che si stagliano nel deserto, la campana, quell'ombra del frate sul muro... Un mistero soprannaturale (religioso) intriso di profonda umanità e disperazione - dunque di realismo, nonostante l'elemento onirico. D'altra parte siamo in Messico, terra di sangue e superstizioni. Una delle mie preferite, complici anche i bei disegni di Ticci una garanzia, e merito di una sceneggiatura concisa che oltre al dramma è capace di regalare momenti divertenti. Penso alle numerose vignette pensate in cui Carson commenta tra se stesso le azioni di Tex che in certi casi anticipano le mosse del pard, dimostrandone una conoscenza perfetta esemplare di un'amicizia fraterna. In altri casi nel corso della storia il vecchio Kit si trova totalmente spiazzato dai comportamenti impulsivi di Tex, il quale nel momento stesso in cui gli espone un piano compie azioni imprevedibili, quasi a sottolineare una lucida follia che ho trovato spassosa. Che altro dire di questo che per me è un capolavoro? L'avventura fila via liscia, anche lo scontro iniziale con i messicani al pueblo di Morelos, pur essendo un momento del viaggio dei pards totalmente estraneo agli esiti della vicenda, è strutturato alla grande. A tal proposito, ricordo che alla prima lettura mi aspettavo che "I tre killers" che danno il titolo al secondo albo sarebbero stati proprio i tre messicani del primo, che avrebbero potuto ottenere vendetta per il trattamento subito e al tempo stesso ottenere i soldi dai Cardenas per l'eliminazione dei Rangers...
  7. A tratti lenta e satura di dialoghi, quest'avventura resta per me un piccolo capolavoro. Merito anche dei disegni di Letteri, qui come in Oklahoma al suo apice. La storia si può dividere facilmente in tre parti: il prologo fulminante nella città di Tucson, con Tex assoluto protagonista, violento e irriverente; la parte centrale molto classica dove il ritmo rallenta seguendo pedissequamente le tracce dei trafficanti d'armi nel deserto; l'ottimo finale che si trasforma in un racconto corale, con Ely Parker, lo sceriffo Rupert, i due affaristi Winter e Stone con i loro sicari, divenendo quasi un noir (Washington, l'agguato alla stazione, la fuga nella città morta). Si è detto molto soprattutto del primo albo "Tucson", che ricordo con piacere, in quanto è stata una delle mie prime storie lette (in versione tuttotex) e a distanza di anni mi accorgo ora che le considerazioni contro il razzismo, l'atteggiamento inflessibile e insofferente all'ipocrisia e alle menzogne dei potenti, al limite di un'irriverenza anarchica, presente in questa storia hanno influenzato molto il mio carattere e la mia visione del mondo.
  8. Disegni spettacolari di Fusco, mentre a livello d sceneggiatura come già detto i 4 pards al completo become detto non deludono. Mi è piaciuta molto la parte centrale con la guerra tra gli Shoshone di Colter e i Blackfeet, anche il finale con il salto nel fiume, il battello e l'assalto incendiario a forte è molto bello. Punti dolenti i cattivi bianchi, che danno il nome ai primi due albi ma che sono piuttosto insipidi (soprattutto Snake Bill, mentre Charbonne è il classico piccolo vile affarista alla Glb) e la prima parte abbastanza ripetitiva, con tre falliti attentati ai danni dei pards pressoché identici.
  9. Ottimo riempitivo, storia concisa, poco sorprendente forse, ma zeppa di sparatorie e momenti di tensione tragica. L'inizio sembra essere la solita avventura di Tex in una città ostile, il nostro inizia a mandare alcuni cittadini al cimitero, poi so entra nel vivo dell'azione con l'assalto dinamitardo alla prigione, e la fuga grazie all'intervento provvidenziale di Carson. Non un capolavoro, ma avercene oggi di storie brevi così! Qui si apprezza la logica ferrea di Bonelli, che non cede mai a facili sentimentalismi o a retorica affrontando il tema del razzismo, dall'inizio fino alla fine, con il dignitoso e spietato gesto del nero che lascia affogare nel fiume il villain. Anche gli altri protagonisti della storia, il giocatore d'azzardo Ed e il ricco Boone, vengono descritti in modo assolutamente asciutto, ma la loro comparsa dà un'ulteriore senso morale al racconto, perché di fronte all'ingiustizia e al pericolo non sarà un vecchio amico (Boone) ma uno sconosciuto senza nessun pregiudizio (Ed) ad aiutare Tex.
  10. Riletta oggi, ricollegandomi alle precedenti discussioni non trovo il limite della storia tanto in Juan Raza - un Tex decentrato e l'azione corale sono cifre stilistiche di Boselli, lo sappiamo - quanto nel traditore Vance. Penso che non ci sia stato nessun antagonista texiano talmente odioso, insulso, fuori luogo, sconclusionato, come questo damerino biondo - che tra l'altro ti accorgi subito della sua colpevolezza dietro il sorriso finto. Anche i banditi messicani sono personaggi senza nerbo né senso. Di questa storia salvo l'abilità dello sceneggiatore che semina una serie di indizi nel primo albo per poi terminare con un finale sospeso, divertendosi poi nel secondo albo a depistare gli stessi indizi. In questo senso ho preferito il primo albo rispetto al seguito, con la trama che sembra concludersi troppo precipitosamente. La qualità del giallo e della storia in se non è esaltante, senza dubbio però il lavoro di Boselli è stato al limite di un montaggio cinematografico. Sui disegni si è già detto tutto, un Letteri stanco e sottotono fa piangere il cuore
  11. Ho letto alcune interessanti discussioni a riguardo su questo forum se il Tex di Nolitta fosse il vero Tex, e personalmente lo trovo piuttosto distante dal personaggio, però di questa storia come de "Il solitario del west" e più tardi "La strage di Red Hill" conservo solo bellissimi ricordi. Comunque può capitare di mollare una serie, io mi sono allontanato da Tex a metà 500, sia per ragioni personali, sia perché le storie erano diventate noiose (e lo dico pure da fan sfegatato di Nizzi!)
  12. Personalmente il Fusco maturo è ai livelli di Ticci, del primo Fusco non mi piacciono i volti, soprattutto quello di Tex. Detto questo, hai usato la parola giusta, I ribelli del Canada è una storia epica. a proposito di volti, avete notato che Soublette è molto simile al trapper comprimario di "Corvo rosso non avrai il mio scalpo"?, prima capelli lunghi e baffi poi pelato (per evitare di farsi scappare nel film, per non essere riconosciuto nel fumetto)
  13. Storia stranissima questa...Vive quasi completamente di dialoghi nella sua prima parte - molti dei quali assolutamente ininfluenti e insignificanti ai fini dello svolgimento trama - ha un'impennata di violenza nella parte centrale (il massacro del forte delle giubbe rosse), e vede i suoi protagonisti legati al palo della tortura per tutta la durata dell'ultimo albo... Eppure, letta, riletta, era e rimane un capolavoro. Forse sono proprio quei dialoghi a tratti scanzonati, a tratti drammatici, a creare un'atmosfera tale che pare davvero di essere in Canada. Indiscutibile il fascino delle giubbe rosse, per me la bellezza di questa storia non sta tanto nei personaggi (anche lo stra citato Donovan, l'ho trovato assolutamente ne'carne né pesce), quanto proprio nell'abilità con cui Nolitta è riuscito a creare un'atmosfera, prima del decollo dell'azione vera e propria - l'albo "Tortura" ti lascia veramente incollato alle pagine e col fiato sospeso. In sintesi, la mia preferita del ciclo texiano del grande nord. PS molti hanno sottolineato la bellezza dei disegni, per me Fusco è anche migliore di Ticci, il suo stile all'inizio era differente, forse ancora acerbo, fatto sta che se proprio devo trovare un difetto in questa storia ho trovato esagerati i sorrisi a bocca spalancata che abbondano specie nella prima parte, la faccia sconvolta che fa Tex poi quando si trova di fronte al massacro al forte è veramente inguardabile e anche poco attinente al personaggio..
  14. Vero, senza considerare la scena in cui Tex si fa beccare dal sergente e torna docile sotto le coperte, come detto da un altro utente. Comunque quante volte Tex si è fatto piccionare, anche nelle storie di Bonelli e di Nolitta? Fa parte del gioco, fa muovere le storie in certi casi, e comunque non dà l'idea di un Tex perdente in ultima analisi.
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