
Winchester73
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Non sono un amante dei "ritorni" ma devo dire che questa storia non mi è affatto dispiaciuta, vuoi per i disegni di Villa, per la lunghezza superiore a quella standard, per aver fatto tornare il personaggio di Higgins. L'idea di fare tornare i butterati non era male! Potevano essere evitate certe ridondanze, come la sequenza degli indiani nel deserto e il finale con gli spettri... ma questa mi pare essere una costante degli ultimi Tex. Avere idee nuove dopo 700 numeri è difficile, non bisogna essere integralisti, dunque ben vengano i ritorni..più che la questione dei ritorni in sé, ciò che non mi piace è il modo eccessivamente emozionale in cui vengono gestiti... quasi patetico direi. Ma questo va incontro al pubblico del giorno d'oggi, abituato ad avere un impatto in primo luogo emozionale. Lo vediamo anche nelle serie TV, e in tutto ciò che ci circonda anche nella realtà dei social (che è una contraddizione in termini): non conta più la sostanza ma l'impatto emotivo, come se fossimo all' interno di una grande soap opera (e in questo forse tornando a Tex Nolitta era stato all' avanguardia). Ma tutto questo ha ben poco a che vedere con il povero Tex... quanto rimpiango il Tex asciutto e concreto di Bonelli, e anche il Tex sbirro e ottuso di Nizzi all'occorrenza. Questa spasmodica ricerca di emozioni, di colpi di scena, rende le storie decisamente patetiche. Tex non è una soap opera! Fatta questa considerazione generale sui "ritorni" e sull'ultima produzione di Tex, ripeto che questa storia non mi è dispiaciuta, perché è stata ben scritta, Boselli ha un'abilità quasi cinematografica nell'inserire sapientemente degli elementi all' interno della storia per poi farli emergere in seguito sotto forma di colpi di scena, nulla è stato lasciato al caso, i siparietti tra i pards sul treno stemperano l'eccessivo pathos di cui dicevo sopra, e la figura di Ely Parker assume un ruolo finalmente attivo all' interno di una storia.
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[120/121] Dugan, Il Bandito
Winchester73 replied to Pedro Galindez's topic in Le Storie dal 101 al 200
In mezzo a una serie di capolavori, "Dugan il bandito" ha non sfigura affatto. Oltre ad introdurre il tema dell'oro dei navajos l'atmosfera della storia, che di per sé è piuttosto semplice, ha un che di cupo: il Navajo torturato con le formiche rosse, vecchi pueblos popolati da scheletri e serpenti, i totem e le gallerie nelle montagne. all'epoca in cui la lessi (intorno ai dieci anni) mi impressionarono parecchio, riletta oggi sono dettagli apparentemente insignificanti ma che danno un tocco in più, come pennellate a un quadro. Non c'è niente da dire: papà Bonelli era il migliore. -
Sottovalutata... Vero che il Nizzi della striscia 400/500 era sotto tono, ma proprio per questo a mio avviso rendeva molto di più in storie brevi, senza troppe origliate ad allungare il brodo. "Vendetta Navajo" e "Moctezuma" più tardi, coadiuvati da illustri disegnatori, ne sono un esempio.
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Rilette dopo anni le storie della striscia 400, questa è quasi meglio dell'epico "Il passato di Carson". Sarà che i disegni di Marcello si adattano alla perfezione all'atmosfera di frontiera, i tagliagole messicani mezzosangue sono perfetti nella loro caratterizzazione e soprattutto realistici (al contrario dei per me odiosi "sette assassini" della coppia Boselli-Marcello). La scena iniziale a Tulac nella sua semplicità e velocità d'azione è memorabile. Poi la storia scivola via che è un piacere, con un grande Tiger Jack e un nemico ambiguo come Mickey Finn.
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[141/145] In Nome Della Legge
Winchester73 replied to Pedro Galindez's topic in Le Storie dal 101 al 200
Riletta oggi dopo anni. Che dire, all'unanimità uno dei capolavori. I disegni di Nicolò perfetti per l'occasione, Tex che nel mitico album "La cella della morte" appare solo all'inizio e alla fine, ma che nonostante ciò è sempre protagonista; il rispetto e l'onorabilità di Aquila della notte alleggiano tra indiani, cowboys e militari durante i loschi traffici del nuovo agente indiano, e questo è meraviglioso. Anche la questione dell'uomo di Flagstaff è stata orchestrata alla grande da Bonelli e la sua uscita di scena a mio modo di vedere è stata emozionante (il nemico che allo specchio si dice :"È stata una bella partita, Marcus Parker" prima di premere il grilletto"). L'unico vero grande rammarico di questa storia resta uno soltanto, ed anche piuttosto imperdonabile: che quel gran gradasso di Murdock non sia finito riempito di piombo. Era il minimo che si meritava... -
Concordo con chi mette quest' avventura ai livelli di "Il passato di Carson. Il primo albo incentrato sulla giovinezza dei personaggi e sulle guerre nelle grandi pianure, lungi dal costituire un prologo, resta per me la parte migliore, un magistrale romanzo di formazione. Font non mi fa impazzire ma in queste pagine sembra davvero di sentire l'odore di prateria e dei bivacchi. Tex e Tiger Jack fanno la loro bella figura e un personaggio storico come North incuriosisce parecchio. Con il ritorno al presente le atmosfere si fanno più crepuscolari mantenendo inalterata la loro bellezza e non mancano momenti di tensione, ben caratterizzati anche da personaggi minori come lo sceriffo. La storia perde un po' di mordente e diventa prolissa solo nella parte finale, perché in sostanza il processo a un semplice sgherro di Dutronc diventa il motore degli eventi, anche se ho apprezzato ancora una volta la veridicità storica, per cui la "giustizia di frontiera" all'epoca veniva amministrata in saloon improvvisati a tribunali proprio come quelli descritti da Boselli. Un po' veloce la "conversione" di Colpo Coraggioso, ma mentre tutto sembrava volgere in tragedia, un happy ending come questo ogni tanto non guasta! In sostanza, la storia resta appena al di sotto di un capolavoro, a mio avviso avrebbe meritato lo spazio di un albo in più per poter sviluppare meglio il finale.
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?????? Mah
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Sono un nuovo utente e vorrei rispondere a questa appassionante discussione, nella speranza possa suscitare nuovi spunti al netto di polemiche. Come notato giustamente da alcuni, penso che ogni lettore di Tex sia maggiormente legato all'autore con cui è cresciuto; come detto rispondendo a un altro sondaggio, il mio, per ragioni puramente anagrafiche, è Nizzi. Ciò non toglie che se vogliamo parlare del vero Tex, e dunque del miglior sceneggiatore, è innegabile che questo sia GianLuigi Bonelli. Sembra scontato, al limite della tautologia, ma non lo è affatto: Gbl, oltre ad essere il padre del personaggio, aveva una capacità di innovazione e di spaziare tra generi unica, mantenendo però sempre uno stile asciutto e conciso. Tornando al tema della discussione, dopo parecchi anni adesso sto rileggendo Tex, mischiando i periodi storici e perciò gli autori, spaziando piacevolmente dall'uno all'altro. E ciò che noto è senz'altro una maggiore coralità del racconto nel Tex di Boselli. Può piacere o no (a me non tanto), può dare eccellenti risultati in alcuni casi, in altri affatto. Detto ciò, io penso che non si possa parlare tanto di snaturazione di un personaggio, e neanche di innovazione, quanto di maturazione. Mi spiego meglio: rileggendo le storie, quello che noto è come se il personaggio di Tex fosse passato effettivamente attraverso le epoche, invecchiando. Il vero Tex, quello che adoro, è quello dinamico, irriverente, anarchico, di Gbl, quello che sfascia tutto e che butta fuori dalla finestra senatori, piccoli delinquenti e pezzi grossi senza guardare in faccia a nessuno. Rispetto a questo Tex ribelle, testa calda, e perciò "giovanile*, quello di Nizzi è più simile a un puro uomo di legge di mezza età, che a volte può anche sbagliare, ma che sa sempre cavarsela grazie a un intuito simile a quello di un investigatore. Con Boselli, complice la coralità del racconto, è come se tutte le caratteristiche di sventatezza del personaggio vengano a sparire. Tex è un uomo maturo e saggio, meno "incendiario" e più "pompiere", che mette una pezza alle diverse situazioni e vi dà una parola risolutiva; sono i personaggi di contorno nelle varie storie ad assumere quelle caratteristiche di scavezzacollo che Tex aveva, e in questo senso, penso si possa dire che il Tex di Boselli non sia il vero Tex. Come non lo era quello di Nizzi che, a mio avviso, proprio per "imitare" lo stile del nuovo arrivato Boselli, nella fase finale della sua carriera abbia snaturato il suo, rendendo spesso le sue storie meno concise, con risultati disastrosi. In sintesi, io credo che Boselli abbia un'enciclopedica ed autentica passione per il West, e l'occhio di un Tex maturo, similmente al suo, si estende su tutta la frontiera e sui personaggi che egli incontra. Leggendo alcune sue storie mi sembra di rivedermi quando ero ragazzino e giocavo con i cowboys Playmobil, inventandone di ogni. Una fantasia e passione autentiche che spesso sono state in grado di creare storie epiche,e questo è il West, e perciò questo è anche Tex.
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[228/229] La Piramide Misteriosa
Winchester73 replied to Pedro Galindez's topic in Le Storie dal 201 al 300
Le avventure con El Morisco sono sempre una garanzia. In questa il nostro brujo ruba quasi la scena ai due pards, nel duello a distanza con il sacerdote egiziano Rakos. Che belli i disegni di Letteri, alcune immagini ed inquadrature sono da antologia del filone "soprannaturale" di Tex. E c'era anche il rischio di cadere me trash dato il soggetto "esotico", ma i disegni sono nel segno del puro classicismo texiano, al contrario di altre storie in cui invece il risultato è distonico (penso a "fantasmi nel deserto" o a quella dell'incontro con i vichinghi). Pur non essendo particolarmente misteriosa o paurosa, questa storia è semplicemente bella: dai disegni appunto, al modo in cui è tratteggiato Rakos il cui destino è malinconico più che infernale. Una storia d'orrore intrisa quindi di un certo romanticismo, con fantastici disegni, molte parti in cui ci si dilunga in spiegazioni ma anche molte sparatorie contro nemici di ogni sorta e winchesters in azione -
Riletta oggi. La prima volta mi piacque per via dell'esordio dei Cestaro che portava una ventata di novità dal punto di vista grafico (anche se il loro stile è molto simile al primo Villa) e da lì in poi sempre più esordi di nuovi disegnatori sulla serie regolare. Tutto ciò è positivo, ma a livello di sceneggiatura...tutto estremamente scontato e banale. Il tema dell'amicizia tra un giovane fuorilegge e un bandito "per caso" ripresa da una storia di qualche anno prima "Morte di un amico", il crollo nervoso di Sheldon nel finale unico elemento interessante, anche se non basta questo a salvare una storia da 4. A parte gli ottimi disegni, una trama assolutamente priva di nerbo e originalità con un Tex anonimo, che però vedo ha suscitato entusiasmo, mentre per esempio l'avventura precedente con la caccia al tesoro in Messico - coinvolgente e zeppa di azione originale - ha ricevuto mille critiche solo perché un topo ha fatto imbizzarrire un cavallo provocando il crollo di una galleria o per le parole di Carson su Montales... Mah.. de gustibus
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Lo penso anch'io, riletta quest'avventura oggi, l'ho trovata proprio boselliana, con tanta azione e molta attenzione dedicata alla banda dei "cattivi", dei brutti ceffi senza scrupoli ben disegnati dal Fusco del primo periodo. Detto questo, la storia è divertente ma personalmente Il Carnicero non mi ha mai esaltato come antagonista, sia in questa storia che nel seguito di Nizzi
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È incredibile come, riletta a distanza di anni, questa storia mi lasci lo stesso senso di inquietudine: le rovine della vecchia missione che si stagliano nel deserto, la campana, quell'ombra del frate sul muro... Un mistero soprannaturale (religioso) intriso di profonda umanità e disperazione - dunque di realismo, nonostante l'elemento onirico. D'altra parte siamo in Messico, terra di sangue e superstizioni. Una delle mie preferite, complici anche i bei disegni di Ticci una garanzia, e merito di una sceneggiatura concisa che oltre al dramma è capace di regalare momenti divertenti. Penso alle numerose vignette pensate in cui Carson commenta tra se stesso le azioni di Tex che in certi casi anticipano le mosse del pard, dimostrandone una conoscenza perfetta esemplare di un'amicizia fraterna. In altri casi nel corso della storia il vecchio Kit si trova totalmente spiazzato dai comportamenti impulsivi di Tex, il quale nel momento stesso in cui gli espone un piano compie azioni imprevedibili, quasi a sottolineare una lucida follia che ho trovato spassosa. Che altro dire di questo che per me è un capolavoro? L'avventura fila via liscia, anche lo scontro iniziale con i messicani al pueblo di Morelos, pur essendo un momento del viaggio dei pards totalmente estraneo agli esiti della vicenda, è strutturato alla grande. A tal proposito, ricordo che alla prima lettura mi aspettavo che "I tre killers" che danno il titolo al secondo albo sarebbero stati proprio i tre messicani del primo, che avrebbero potuto ottenere vendetta per il trattamento subito e al tempo stesso ottenere i soldi dai Cardenas per l'eliminazione dei Rangers...
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A tratti lenta e satura di dialoghi, quest'avventura resta per me un piccolo capolavoro. Merito anche dei disegni di Letteri, qui come in Oklahoma al suo apice. La storia si può dividere facilmente in tre parti: il prologo fulminante nella città di Tucson, con Tex assoluto protagonista, violento e irriverente; la parte centrale molto classica dove il ritmo rallenta seguendo pedissequamente le tracce dei trafficanti d'armi nel deserto; l'ottimo finale che si trasforma in un racconto corale, con Ely Parker, lo sceriffo Rupert, i due affaristi Winter e Stone con i loro sicari, divenendo quasi un noir (Washington, l'agguato alla stazione, la fuga nella città morta). Si è detto molto soprattutto del primo albo "Tucson", che ricordo con piacere, in quanto è stata una delle mie prime storie lette (in versione tuttotex) e a distanza di anni mi accorgo ora che le considerazioni contro il razzismo, l'atteggiamento inflessibile e insofferente all'ipocrisia e alle menzogne dei potenti, al limite di un'irriverenza anarchica, presente in questa storia hanno influenzato molto il mio carattere e la mia visione del mondo.
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[508/510] Il Mercante Francese
Winchester73 replied to Pedro Galindez's topic in Le Storie dal 501 al 600
Disegni spettacolari di Fusco, mentre a livello d sceneggiatura come già detto i 4 pards al completo become detto non deludono. Mi è piaciuta molto la parte centrale con la guerra tra gli Shoshone di Colter e i Blackfeet, anche il finale con il salto nel fiume, il battello e l'assalto incendiario a forte è molto bello. Punti dolenti i cattivi bianchi, che danno il nome ai primi due albi ma che sono piuttosto insipidi (soprattutto Snake Bill, mentre Charbonne è il classico piccolo vile affarista alla Glb) e la prima parte abbastanza ripetitiva, con tre falliti attentati ai danni dei pards pressoché identici. -
Ottimo riempitivo, storia concisa, poco sorprendente forse, ma zeppa di sparatorie e momenti di tensione tragica. L'inizio sembra essere la solita avventura di Tex in una città ostile, il nostro inizia a mandare alcuni cittadini al cimitero, poi so entra nel vivo dell'azione con l'assalto dinamitardo alla prigione, e la fuga grazie all'intervento provvidenziale di Carson. Non un capolavoro, ma avercene oggi di storie brevi così! Qui si apprezza la logica ferrea di Bonelli, che non cede mai a facili sentimentalismi o a retorica affrontando il tema del razzismo, dall'inizio fino alla fine, con il dignitoso e spietato gesto del nero che lascia affogare nel fiume il villain. Anche gli altri protagonisti della storia, il giocatore d'azzardo Ed e il ricco Boone, vengono descritti in modo assolutamente asciutto, ma la loro comparsa dà un'ulteriore senso morale al racconto, perché di fronte all'ingiustizia e al pericolo non sarà un vecchio amico (Boone) ma uno sconosciuto senza nessun pregiudizio (Ed) ad aiutare Tex.