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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 16/02/2024 in tutte le sezioni

  1. @Tenente Castillo so che la storia mi era piaciuta, ma non la ricordo così nel dettaglio. Però mi fido, in previsione di una futura rilettura preparerò il fazzoletto
    1 point
  2. Io, invece, a suo tempo fui abbastanza colpito dalla morte del giovane papago Pagua ne Gli spiriti del deserto. Dopo aver aiutato Tex e Kit contro una banda di Pima al soldo del losco Juan Velarde, il giovane si becca una freccia nella schiena che si rivela inevitabilmente fatale, ma egli muore comunque felice perché consapevole, avendo ucciso quattro nemici, di aver vendicato i due fratelli uccisi tempo prima dai medesimi avversari. Una scena che mi colpisce ogni volta che mi capita di leggerla, tanto che ho voluto postarla.
    1 point
  3. Mi collego al forum per lasciare un commento su questa storia dopo la rilettura (volgarità, questa, della quale mi ero liberato; ma la convalescenza si concede qualche frivolezza...) e vedo che il pard @Poe ha messo "mi piace" al vecchio commento che pubblicai al tempo dell'acquisto. Ma dato che quello che provo rileggendo i miei vecchi messaggi è un misto tra vergogna e autoammonimento del tipo: "Quante figure da pirla ti saresti risparmiato se avessi sempre evitato di scrivere", NON mi farò traviare e non rileggerò il mio vecchio messaggio (dell'oblio del quale il tempo trascorso mi ha, deo gratias, locupletato). Mamma mia. Mamma mia. Come già detto in un'altra discussione me lo ricordavo bello, ma non così bello: e non perché all'epoca non l'avessi apprezzato; semplicemente all'epoca non capivo niente, mentre oggi quando leggo qualcosa riesco anche a capirlo, più o meno. C'è tutto: c'è la via boselliana al texismo, quel misto di avventura da fogliettone, Tex bonelliano e stilemi tipici di Boselli che costituisce il tratto distintivo delle sue storie migliori. Era da molto tempo che non rileggevo una storia del Tex moderno: negli ultimi mesi mi sto rileggendo, ma molto a rilento, i primissimi albi della serie, trovandoli deliziosi; si tratta, però, di un piacere molto diverso. Leggere il GLB della fine degli anni Quaranta e dei primi anni Cinquanta non è, in fondo, troppo diverso dal leggere i miei classici greci e latini: ci sono cresciuto dentro, ma si tratta sempre di codici culturali lontani dai miei, il piacere dell'immersione nei quali è parte integrante della lettura e del godimento della storia. Si tratta, insomma, di un'avventura in cui riflessione intellettuale e fruizione narrativa hanno una parte sostanzialmente paritetica. Non così col Tex moderno, intendendo per tale quello canonizzato da GLB nel secondo centinaio: ci sono cresciuto dentro allo stesso modo, però mi ci calo istintivamente, non ho bisogno di indossare la toga o impaesarmi in qualche modo. Tutta questa inutile supercazzola (inutile al pari di tutti i miei millesettecento messaggi e passa, quindi me la si perdonerà) è che mi sono goduto questa storia un mondo: Boselli sa sempre (o quasi: in questa storia però sempre) costruire il tutto con grande abilità (l'ho già detto altrove: più invecchio, più mi focalizzo sulla struttura, laddove a vent'anni la mia attenzione andava soprattutto alle singole scene e al dettaglio), offrendo una vicenda nella quale tutto torna o in cui, quando qualcosa non torna, alla fine passa inosservato perché non era poi così importante. In alcuni momenti sembra di intravedere una smagliatura; ma ecco che centocinquanta pagine dopo si capisce che quella smagliatura non era tale. Insomma, gran bella cosa. Non parlo dei personaggi e della vicenda perché di sicuro dissi già qualcosa all'epoca e, anche se di sicuro scrissi cose ridicole, ripetersi è una volgarità imperdonabile. Perfino più che esprimere la propria opinione. Piccola nota personale: a diciott'anni provai a inviare un paio di soggetti a @borden per Dampyr (terrificanti, ma non nel senso buono) e lui giustamente li cassò. Non mi sarebbe dispiaciuto scrivere fumetti, da ragazzo. Ma se mi avessero detto che avrei potuto vedere una mia storia disegnata da Font (o da Ortiz, per fare un altro esempio), avrei storto la bocca. Ebbene: undici anni dopo, sepolta ormai da tempo qualsiasi velleità di scrittura narrativa per costruirmi un lavoro vero (ammesso che insegnare a scuola e in università sia un lavoro più vero che scrivere ), mi ritrovo a dire: "Accidenti. Se fossi uno sceneggiatore di fumetti, sarebbe un piacere e un onore poter scrivere una storia per Font*". Bella la recitazione dei personaggi, ottime le atmosfere. Un superbo tratto di narratore ed evocatore di atmosfere. Vero che poi calerà, com'è anche normale vista l'età, ma è, almeno finché l'ho letto su Tex con l'ultima storia che comprai, "Winnipeg", un grandissimo disegnatore di fumetti. Molto belli anche i retini, che scompaiono a un tratto durante la battaglia nella villa di Boydon. *= per Ortiz, com'è noto, nessuno sceneggiatore può più scrivere alcunché.
    1 point
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