Vi dirò che a me "La città che scotta" è piaciuta un botto.
Certo, è una storia di ordinaria amministrazione, niente che non sia già stato visto e rivisto, però oh, considerato le ultime prove di Nizzi (e per "ultime" intendo quelle uscite da fine anni '90 in poi" questa è grasso che cola.
Un Tex solido e granitico che gioca al gatto con il topo con i cattivi di turno e che conduce abilmente il suo piano con un unico scivolone che nell'economia del racconto non fa gridare allo scandalo.
Tutti e quattro i pards presenti, ognuno con un lavoro da svolgere, un cattivo odioso, la giusta dose di sparatorie.
Nessun origlione (o meglio, l'unico che c'è fa anche la figura del fesso, quasi come se Nizzi avesse voluto ironizzare su questo punto), nessun cinturone slacciato dal primo che passa, nessun Carson che fa la figura del vecchio scemo, nessuna pausa pranzo fuori contesto ad ingozzarsi di bistecche e patatine.
Io ci ho ritrovato le atmosfere di quei film western di una volta con John Wayne.
Mi azzardo a dire che se Nizzi avesse mantenuto più o meno questo livello nel corso degli anni, a quest'ora i forum dedicati a Tex avrebbero molti thread in meno e discussioni molto più corte 🤣
Riguardo a Torti, penso di essere fra i pochissimi che apprezzano il suo tratto, perlomeno per come lo ha declinato sulle pagine di Tex, infatti qui mi è piaciuto un sacco. Un west polveroso, figlio dell'interpretazione di Ticci con qualche spruzzata del Fusco più grottesco.
Magari è un'impressione mia, ma le storie che Nizzi ha scritto per Torti sono le migliori tra quelle pubblicate dopo il suo ritorno, o perlomeno sono quelle prive dei proverbiali difetti della sua scrittura.
"L'alleato misterioso", su soggetto di Civitelli, è una storia di una sessantina di pagine che diventa prevedibile dopo pochissime scene a causa di un'incauta frase dello sceriffo.
Io non so se Serra l'abbia voluta inserire per fornire volontariamente un indizio al lettore prima della fine o se ha pensato che nessuno se ne sarebbe accorto, fatto sta che mi ha bruciato la sorpresa finale. E pazienza.
Sceneggiatura in linea con le ultime dell'autore sardo (che ormai risalgono a diversi anni fa), cioè con dialoghi brevi, secchi e maggiore spazio al disegno. Forse, data la brevità del racconto, si poteva fare qualcosa in più.
Alla fine è una storia breve che poteva essere senza infamia e senza lode, ma l'effetto spoiler le ha fatto guadagnare un'infamia. Il problema è che non trovo la lode.
I disegni della Mandanici belli, ma non ci vivrei.