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Hellingen

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  1. Hellingen

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Tra gli albi speciali del primo periodo , questo è per uno dei più belli e coinvolgenti, a tratti il migliore in assoluto. La storia parte in modo misterioso, nell' accettare e svolgere la missione affidatagli dal generale Davis Tex e Carson (Carson in realtà recita un ruolo apparentemente marginale in questa storia ma non poco importante ai fini della narrazione) si dimostrano dall' inizio alla fine determinati ma fatalisti nel modo più umano possibile. Il Tex che agisce in carcere si prende la scena (pur potendo contare sull'aiuto del direttore e di un secondino) ed è tra i migliori che si possano desiderare. Lega e fraternizza in un certo senso con i detenuti, ne comprende le fragilità; rimane consapevole del suo ruolo e della fortuna necessaria al buon esito del suo compito ma lascia trasparire i dubbi in merito alla sottile immoralità del suo comportamento, anche se necessario per uno scopo più importante, cioè evitare lo spargimento di sangue il più possibile. Come per tutte le grandi storie, riusciamo da lettori a immedesimarci fino in fondo al dramma dei vinti (i soldati e la gente del Sud) senza esserne soltanto giudici. Non solo Fremont si rivela un grande personaggio, ma con le sue decisioni mette in risalto anche tutti i caratteri dello stato maggiore del generale Jackson (un chiaro omaggio sembrerebbe anche dalla fisionomia al noto generale Stonewall Jackson, morto durante la guerra). Nizzi ancora una volta mette in risalto l'influenza negativa che il denaro esercita sulla mente umana nella celebre scena della caduta nel burrone del sacco di soldi e di chi cerca di salvarlo dimenticando se stesso. Forse l'unica parte un po' debole di questa storia è la fuga dal carcere, un po' troppo semplice, di Tex e Fremont, e la scomparsa repentina di alcuni personaggi della prigione che avrebbero meritato magari qualche pagina in più. I disegni sono molto adatti a questa storia perché sono a mio parere molto leggibili e mettono in risalto i tratti importanti dei personaggi, anche se non li rivedrei bene in altre storie ambientate ad esempio in delle foreste o in paesaggi dove è in risalto l' ambiente naturale. Inoltre sarebbe stato un po' più azzeccato per una questione di verosimiglianza non rappresentare i carcerati in modo così "civile" come è stato fatto, almeno negli abiti. Qui non so se la responsabilità sia stata più di Nizzi o di Wilson, forse è stata una scelta voluta, per attribuire maggiore carisma ai detenuti e sottolineare come in ogni prigione ci siano delle regole diverse. Nonostante queste piccole cose che si sarebbero potute magari aggiustare, "L' ultimo ribelle" è una storia indimenticabile, una di quelle che rimangono nella mente anche a distanza di molti anni, e che rileggerò sempre volentieri.
  2. Hellingen

    [736/737] Le frecce dei nemici

    Ruju finora si è fatto apprezzare proprio per le sue storie auto-conclusive, e di solito evita i ritorni, ma quel ragazzino sembra effettivamente costruito per una seconda apparizione. Resta da vedere quando e se succederà... secondo me potrebbero riproporlo cresciuto tra 6-7 anni, quasi sicuramente a capo di una rivolta indiana o qualcosa del genere. In quel caso mi augurerò di essere smentito e di trovare il personaggio in un ruolo un po' più originale, cosa che lo renderebbe già più interessante da riscoprire.
  3. Hellingen

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    Ammetto di non conoscere molto il tuo vissuto sul forum, e ti chiedo scusa. Purtroppo il tuo intervento è giunto nel momento in cui si parlava proprio della non necessità di ricordare sempre e comunque la famosa uscita polemica di Nizzi, e questo potrebbe aver inasprito i toni più del dovuto. Io sono contro la cancel culture, e non mi piace il clima da tribunale militare che si crea spesso nei confronti di Nizzi. In poche parole, stiamo parlando di un autore e delle sue storie, poi certo, c'è il modo in cui si può essere posto, ha sbagliato e tutto, poteva aver avuto anche le sue ragioni poiché noi non siamo chissachi per giudicare in modo assoluto, ma non è possibile che ogni benedetta volta in cui esce Nizzi inedito si deve rimescolare la stessa minestra. Letizia dice che non dovrei usare la parola astio, ma se l'ho usata è perché SEMBRA che ci sia un vero e proprio astio verso Nizzi. Perciò forse non sono del tutto pazzo. Spero che questa mia spiegazione sia sufficiente, mi scuso se ho avuto un comportamento sbagliato, ma invito anche alcuni di voi a riflettere un attimo, se potete, sul modo e la frequenza in cui criticate Nizzi. E l' attinenza con le discussioni. Invito, non obbligo non bavaglio, non sia mai. Non dubito dell' intelligenza di nessuno, siamo tutti lettori con pregi e difetti, si può litigare e avere opinioni diverse. Buon pomeriggio a tutti.
  4. Hellingen

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    Bene, ci starò attento, scusami forse tu hai frequentato una scuola migliore della mia. Io sarò superficiale ma tu a quanto pare aspettavi al varco un mio " azzardo", ho sbagliato io a rispondere. Sono stato uno sciocco. Resta il fatto che sei stata tu a continuare un discorso che per me era già chiuso, distruggendo in modo SUPERFICIALE la storia di Nizzi e accusandomi di voler mettere il bavaglio a qualcuno. Come avevo già spiegato nella risposta a Diablero. Per quanto mi riguarda la chiuderei qui, poiché tutto questo inquina la discussione, e non vorrei mai che qualcuno mi accusasse ancora perché ho osato (questa volta si) chiedere un po' di buon senso. Pace e bene.
  5. Hellingen

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    Invece lo terminerò con piacere. Pensare che ho votato Porter Rockwell, se non sbaglio un tuo personaggio, come il migliore del 2023. E mi era piaciuto davvero. Sai perché ti dico questo? Perché anche tu sei dannatamente prevenuta quando si tratta di Nizzi. Leggere una storia con occhi cattivi purtroppo non può che far arrivare un cattivo giudizio, perciò non te la prendere ma il tuo giudizio non lo reputo molto attendibile, non in questo specifico caso. Per il resto potete ripetere fino alla nausea gli esempi negativi riguardo Nizzi e la sua produzione, le congetture, potete trovare il torbido anche dove non c'è, ma appesantisce la discussione, e molto. Fortunatamente la maggior parte dei lettori non hanno questo vostro astio (portato all' estremo) nei confronti degli altri autori, per quanto le loro prove risultino a volte deludenti. Per questo solo quando c'è di mezzo Nizzi le discussioni vanno in questa direzione, in questo clima da tribunale militare, e con gli altri autori invece no.
  6. Hellingen

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    Come volevasi dimostrare, c'è una volontà a sottolineare sempre questa cosa, ormai vecchia. Le storie non sono chiuse nel cassetto, perché alla Bonelli hanno ancora la mente aperta per fortuna, e vanno oltre gli screzi tra autori, riconoscendo il valore oggettivo delle storie e i meriti professionali di chi le scrive. Fatevene una ragione. Non è questo il punto, e lo sai benissimo. A parte il tuo velato sarcasmo nei miei confronti , su una cosa hai certamente ragione: leggere una storia a fumetti di Nizzi mi diverte di più del gossip su Nizzi. Si lo so grazie lo stesso per il chiarimento.
  7. Hellingen

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    Non ho chiamato i moderatori per non farti parlare di Nizzi come ti pare, tanto sappiamo già quale è il tuo pensiero, semplicemente trovo stucchevole rimescolare sempre la stessa minestra ogni volta che c'è Nizzi di mezzo, usando sempre gli stessi esempi e gli stessi argomenti. Non trovi che sia una richiesta lecita? Ti ho citato, non a caso , poiché troverei molto più interessante e utile alla discussione che tu partissi almeno dalla lettura del maxi attualmente in edicola (che io sto leggendo e non ho ancora terminato, per la cronaca), piuttosto che rifarti a storie già citate più volte, sempre da te e sempre per mettere l'accento ai difetti...vuoi dirmi che non è così? Il mio era un invito ad essere un po' più costruttivo nei commenti, senza sempre andare in un' unica direzione, e poiché tu ti metti subito sulla difensiva, aggiungo che sei stato molto più sgradevole in questa tua risposta piuttosto che nel post precedente, perché ti sei messo subito a fare la vittima, senza capire che il mio richiamo ai moderatori era soltanto per regolare la discussione, non zittire le critiche a Nizzi o zittire Diablero. Mi dispiace se c'è stato questo malinteso, ma non credo di aver fatto male, in questo caso. Detto ciò, non mi nascondo e resto dell' idea che le critiche nei confronti di Nizzi mosse da te e da alcuni utenti più prevenuti dovrebbero moderarsi nei toni e nella frequenza, basandosi almeno sulla lettura delle storie inedite e poi , eventualmente, ricollegarsi al resto ( l'abbandono di Nizzi, le parti di vecchie storie che non vi piacciono ecc) Passo e chiudo, da parte mia non c'è niente contro di te, sappilo. Ma non mi piace che ogni volta ci si basi sui soliti preconcetti quando sul forum ci sono dei nuovi lettori o curiosi che vorrebbero godersi le storie senza la solita retorica volta ad azzoppare in partenza una storia "perché è di Nizzi".
  8. Hellingen

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    O magari Nizzi ha ancora un pubblico, è un nome importante e vende, e ci sono dei disegnatori che lo stimano e lavorano volentieri con lui. Magari anche tanti sceneggiatori hanno imparato qualcosa da lui. Dal momento che Nizzi non è più in redazione, l' insofferenza nei suoi confronti sarebbe puramente psicologica, qualora ci fosse, e non credo sia tale da arrivare ad uno smaltimento "punitivo" delle sue storie. Sono pronte, si pubblicano, nel frattempo altri autori sono al lavoro sulle prossime storie. Io la vedo così. Pregherei i moderatori per quanto possibile di vigilare un minimo su certi contenuti, che vanno puntualmente ad alimentare flame e sviare la discussione quando c'è Nizzi di mezzo Come questo, che non c'entra niente con la discussione riguardo questo maxi Tex. @Diableroperché non leggi il maxi Tex attuale in edicola e ci dai un tuo commento al posto di ripetere sempre le stesse cose? Senza offesa
  9. Proseguendo il recupero dei cartonati, ho letto "La Frustata" e sono rimasto tutto sommato contento. Pensavo peggio dalla copertina (immaginavo un soggetto riciclato con un salvataggio di una donna da malvagi latifondisti per essere riconsegnata al suo innamorato), invece il soggetto, pur rimanendo nei canoni di una storia breve senza troppe pretese, si è rivelato migliore del previsto. I disegni sono buoni così come la colorazione (Vattani tende ad ingrigire i colori, personalmente non è una cosa che mi piace molto, ma a parte questo ha fatto un bel lavoro). Il personaggio del capo banda Portela funziona assieme alla vecchia strega proprio perché non si dice molto di loro (se fosse stato un maxi si sarebbe arrivati alla loro infanzia magari) e si spiega al lettore solo il necessario per fare scorrere la storia, lasciando il giusto spazio all' immaginazione riguardo il desiderio di vendetta dell' antagonista, fino ad avere un chiarimento parziale alla fine dell' albo. La tematica principale della storia oltre alla vendetta è l' avidità, vista la centralità del carico d'argento e la frase chiarificatrice dei nostri riguardo Don Leon: "certa gente non si contenta mai". Allo stesso tempo, Ruju saggiamente ci mostra come l' avidità non sia solo una malattia dei ricchi ma coinvolge tutte le classi sociali ( la scena migliore è infatti la sparatoria tra Tex armato di dinamite, Portela e i banditi, in cui nessuno vuole rinunciare a niente). Carson e Tex hanno un momento di debolezza comprensibile dopo la cena e rischiano di finire male per colpa della figlia di Don Leon, ma se la cavano ancora una volta grazie all' inappetenza di Tex, mentre Carson russa. Ecco, qui ho visto una piccola debacle, poiché si cade in un cliché già visto, però serve a far partire il colpo di scena della figlia malvagia. Forse si poteva pensare qualcos'altro. Mi associo alla maggior parte dei lettori e forumisti riguardo il problema generale di questi cartonati: dopo averne letti una decina in poco tempo, è evidente che si presentano a volte in modo pomposo per titoli , disegni e formato, ma non possono andare oltre un certo livello, proprio per questioni di spazio e di struttura (almeno con Tex). Nonostante ciò, finché non andranno oltre certi prezzi, resteranno appetibili per un pubblico di appassionati che vogliono quel qualcosa in più da leggere per rifarsi gli occhi. A "La frustata" di Ruju e Milano do un 7 complessivo meritato.
  10. Hellingen

    [Texone N. 12] Gli Assassini

    Storia che assieme al precedente "L'ultima frontiera" va a costituire un picco qualitativo per la collana e per i due principali sceneggiatori, Nizzi prima e poi Boselli. Complici gli ottimi disegni di Parlov e Font (quest ultimo apparentemente ancora un po' timoroso di metterci troppo del suo nelle tavole di Tex, sembra prendere qualcosina da Ticci o da qualche vecchio disegnatore nella resa dei volti dei protagonisti) le due storie sono rimaste nella memoria di molti lettori. Riguardo il titolo del texone in questione sono d' accordo con Sergio Bonelli: chiamarlo "I regolatori" sarebbe stato strano, un po' da "ingegneri" mentre "Gli assassini" suona meglio. La storia è inizialmente composta da pochi elementi che potrebbero lasciar intuire una non eccessiva presenza di personaggi e lascia spazio all' azione serrata piuttosto che alle trame complesse e intrecciate... ma si viene presto smentiti. O meglio , l' azione rimane e la trama si complica (almeno questa è stata la mia impressione). Dopo le prime pagine si rimane inevitabilmente intrappolati nella vicenda leggendo "Gli assassini", sembra veramente di stare al fianco di Mitch nel suo sentiero di vendetta o di Tex e Carson al bivacco in cui trovano una vecchia carta bruciata sui monti, mentre a San Francisco ci si trova quasi intontiti dall' evolversi dei fatti, tra il porto e il quartiere cinese. Nel mezzo una menzione speciale al vecchio indiano cieco delle montagne, perfetto nello spezzare la tensione. Lungo tutto l' albo i personaggi sono infatti furbi, imprevedibili; abbiamo il ragazzo appostato nella fumeria d'oppio ad aspettare qualcosa che neanche lui sa immaginare, una rete di informazioni a compartimenti stagni... poi il clou: la mitragliatrice che spunta dal carro nel mezzo della festa dei cinesi e l' uccisione in carcere di Dude per mano di un sicario. Fino a quel momento siamo ad un livello altissimo di narrazione. Purtroppo, e dico purtroppo, il finale non mi ha soddisfatto; cioè la storia resta un capolavoro, ma le ultime 40 pagine circa non sono all' altezza delle aspettative che ci si può fare leggendo tutta la parte precedente, secondo me si è chiusa la storia un po' in fretta per colpa del poco spazio rimasto. Prima Tex afferma che Dude non aveva dato molte informazioni, poi lo stesso Dude muore e viene liquidato come colui che avrebbe potuto dire di più ma non lo ha fatto. Fino a qui tutto fila. Più tardi però lo sceneggiatore sembra ripensarci e si arriva a parlare di cappucci , di passaggi segreti, di campane udite nel mare e di luci. Soluzioni arrivate molto probabilmente in corso d'opera. Altrimenti se anche Dude avesse parlato a Tex dell' isola nella baia di San Francisco, dei passaggi segreti da lui costruiti, delle campane udite durante il viaggio, perché non farne menzione già a Mitch nella palestra? Perché non darne un piccolo accenno per preparare un minimo il lettore? C'era stata si la fuga della "vedova" sulla nave ma niente più. La pista sarebbe stata quasi irrimediabilmente perduta. Per ovviare a questo la scena si sposta sull'oceano alla ricerca dell' isola, si vede un faro associabile immediatamente alla luce percepita da Dude (e non si capisce ancora bene cosa vuol dire) , si ode una campana nella notte, i dialoghi colmano la lacuna. Insomma entrano in scena nuovi elementi fino a prima del tutto sconosciuti. Più avanti esce fuori che il cattivo è lo zio di Mitch e che la "vedova" aveva salvato la vita al ragazzo (questo in realtà era intuibile poiché la si vedeva stupita e spaventata dalla foto nel medaglione del ragazzo già in precedenza). Tex nelle ultime pagine dimostra una padronanza dei mezzi e un'efficienza rare anche per lui, non si spiega poi da dove arriva l' arco con le frecce incendiarie e la dinamite piazzata sulle barche...tra l' altro al buio. Vediamo poi la morte di Miller alla missione dei frati, avvenuta una settimana dopo i fatti dell' isola e con Tex perfettamente coordinato negli spostamenti. Tutto sommato sono espedienti interessanti presi singolarmente, accettabili in linea di massima ma poco adatti ad una storia di questo livello perchè ravvicinati fra loro ed evidentemente volti a chiudere una bellissima e coinvolgente storia, che avrebbe dovuto finire in modo meno grottesco rispetto allo zio arrestato in Messico, perciò sono un po' deluso dal finale. Comunque, uno dei migliori texoni.
  11. Cartonato letto ieri, non mi ha coinvolto particolarmente. La prima parte meglio della seconda per merito soprattutto di Kit Carson e dei militari. La storia della bambina che viene accompagnata dal vecchio per incontrare il padre che in realtà è il disertore mi sa appunto, di vecchio. Il personaggio di Yellow Bird è interessante ma l' ho trovato un po' "gonfiato" fin dall'inizio (il tuffo nella cascata, il fatto che appare sempre all' improvviso). Ci sono in realtà un po' di forzature in questa storia, gli anni passano ma i personaggi continuano ad apparire in modo perfettamente puntuale e coordinato nonostante si trovino a chilometri l' uno dall'altro. Il cavallo che cade e il disertore che si salva non l' ho capito bene, sembra un ripensamento finale dello sceneggiatore. Nota divertente: il capo degli indiani sembra uno dei Kiss 😅. A parte questo, disegni buoni, la colorazione non mi ha colpito molto ( bella ma forse a tratti un po' troppo grigiastra). Mi aspettavo un po' di più da questo cartonato, peccato.
  12. Hellingen

    [736/737] Le frecce dei nemici

    Una storia gradevole, un buon soggetto . A parte il refuso dei Kiowa nel primo albo è un po' affrettato il finale del secondo albo, diciamo dal momento in cui Carson e il ragazzo comanche sono proprio lì ad aspettare i loro compagni all' uscita del tunnel sotterraneo (di cui però Carson non conosceva l' esistenza se ho letto bene, perché era rimasto sotto la mesa) fino alla fine. Mi ha fatto ridere la pag. 112, con una massa enorme di cavalieri che arrivano all' improvviso perché hanno seguito "le tracce" (?) Fuori luogo secondo me. Si poteva risolvere già con la dispersione dei nemici, senza bisogno della carica.. Quercia Rossa personaggio ben riuscito così come Chogan, bene anche la parentesi dedicata ai ragazzi fatti prigionieri e i dialoghi a loro dedicati. Voto alla storia 7- (penalizzata dalle ultime pagine) Disegni 7
  13. Hellingen

    [Texone N. 06] La Grande Rapina

    Giusto, è davvero una bellissima storia, con anche un certo valore storico nel racconto del vecchio west. Questa è una di quelle storie che tengono incollato il lettore, in cui i personaggi devono usare la testa ma si lasciano anche travolgere dalle emozioni del momento (come accade nella vita reale). Una scena per me indimenticabile (oltre al finale) è quella in cui i fratelli ladri vengono raggiunti dal moribondo che li avvisa del tradimento del loro ex socio. Sfumature di un' epoca in cui la vita della frontiera scorreva più o meno tranquilla fino a che qualcosa o qualcuno , giunti magari dal deserto, non arrivavano a portarti sulla pista dell' oro, della vendetta o di chissà cos'altro.
  14. Hellingen

    [762/764] Il Mistero del Monte Rainier

    Secondo me c'è di fondo un discorso sul tipo di fumetto che si va a disegnare e su quanto i lettori e la casa editrice tollerano i diversi tipi di disegno. In passato i lettori tendevano di più ad affezionarsi ad un fumetto anche per un unico tipo di disegno. Tex in questo senso è un esempio lampante, perciò non è strano che un disegno molto o troppo affollato possa dare un po' fastidio, cioè può essere bello da vedere ma non adattissimo al vecchio Tex. Oggi i lettori hanno sviluppato gusti diversi, hanno più termini di paragone, si cerca di proporre nuove soluzioni. Perciò il disegno equilibrato ma leggermente espressivo di Ticci o dei primi disegnatori che è poi quello che più o meno tutti visualizzano quando pensano a Tex (assieme a quello di Galep) e che pur lasciava un minimo di spazio (come è naturale) allo stile personale del disegnatore, è stato affiancato ad altri tipi di disegno. Se avessero detto a Bocci di non esagerare con i dettagli forse non l'avrebbe fatto, il che non vuol dire imporgli cosa fare, solo ricordargli che Tex ha 75 anni e tutto sommato non è proprio un fumetto per sperimentare troppo. Bocci è molto bravo, però non credo dovrebbe fare come fa su Tex perché il fumetto bonelliano classico non si presta ad essere una lettura pesante, cioè il lettore deve poter cogliere subito la vignetta e ciò che rappresenta. Poi il dettaglio, il tratto, chi più chi meno. Però il disegno deve essere riconoscibile. Anche Cossu a volte, con la sua linea chiara, (o quelli simili a lui) diventa poco leggibile perché l' occhio non riesce a distinguere bene le figure.
  15. Hellingen

    Chi volete sui prossimi Texoni?

    Un altro grande nome straniero che meriterebbe: José Munoz
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