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Poe

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Tutto il contenuto pubblicato da Poe

  1. Guardando qualche giorno fa il vecchio film “La parete di fango” del 1958 (storia di due carcerati, un bianco e un nero, che scappano dal furgone blindato della polizia, legati tra loro da una catena e quindi costretti a restare insieme nella fuga, pur non andando d’accordo), mi è venuta un’idea per un soggetto di “Tex Willer”: La fuga Il fuorilegge Tex viene arrestato. Siamo in uno stato del Sud e nel viaggio di trasferimento verso una prigione, durante un violento temporale, il nostro giovane eroe riesce a fuggire insieme ad altri 5 detenuti. Uno è un nero, Joe, un altro è un ragazzo tutto sommato più sbandato che delinquente, Red, altri due invece sono criminali incalliti (complici che devono recuperare il bottino di una rapina e vorrebbero eliminarsi a vicenda) e un quinto di poche parole, enigmatico. I sei scappano in una palude (quasi tutta la storia è ambientata lì) inseguiti dallo sceriffo e da una posse con i cani. Varie vicissitudini (sabbie mobili, pericoli naturali, indiani, ecc.) ma anche molti conflitti tra loro: i due rapinatori sono razzisti e vorrebbero abbandonare o uccidere Joe, il nero, inoltre - come ho detto - tentano di nascosto di eliminarsi a vicenda per il bottino, infine nella palude incontrano brave persone che cercano di aggredire ma Tex si oppone e le difende. Anche il quinto uomo enigmatico sembra, a volte, voler rallentare la fuga (si scoprirà che è un ex sceriffo arrestato per corruzione che vorrebbe riscattarsi facendo fallire la fuga dei detenuti), entrando in conflitto con gli altri. Alla fine, dopo varie avventure e dopo essere sfuggiti ai cani e agli inseguitori, Tex, Joe e Red riescono a salire al volo su un treno che passa vicino alla palude e in un punto preciso rallenta (era il loro obiettivo sin dall’inizio). Gli altri tre muoiono durante l’inseguimento, uno ucciso da Tex per difendere Joe. Stanco e malridotto, Tex saluta i suoi compagni di fuga di cui è diventato amico, e nelle ultime vignette lo vediamo recuperare Dinamite e ripartire per l’Arizona. ...Ok, di storie con carcerati c’è già la splendida “La grande invasione”, ma qui la novità è che Tex fa parte di loro, è un fuggiasco in mezzo ad altri fuggiaschi, inseguito e braccato come loro. Il rischio è semmai di fare personaggi troppo simili a quelli già visti (per esempio Joe non dovrebbe essere come Jethro), ma questo è un rischio che si corre in tutte le storie…
  2. Poe

    [556/557] Morte Nella Nebbia

    Sempre un piacere rileggere questa storia di Boselli/Font. Non annoia mai, e anche se sai già cosa succederà e come finirà continui a sfogliare le pagine come se non lo sapessi, e questo è il pregio delle grandi storie. Non ci sono forzature, lungaggini, dialoghi prolissi, ma azione ben congegnata, ottimi personaggi, sequenze memorabili da antologia (l'apparizione della posse nella nebbia e il doppio scontro a Quemado), disegni di Font splendidi. E poi ritmo, pathos e coinvolgimento del lettore: Boselli ce la metta propria tutta per suscitare prima suspense, poi indignazione e rabbia per l'ottusità e la malvagità degli antagonisti, infine dispiacere per la morte di Bronco Lane e Catlett, unito a desiderio di giustizia e vendetta verso Langdon. Alcuni giudizi che condivido: Insomma, una delle migliori della fascia 500, seconda solo a "Colorado Belle", "I lupi rossi", "Missouri"...
  3. Mmm... io non ci scommetterei sull'identità del Siats. Quello che sembra, da questo primo albo, potrebbe essere solo un abile depistaggio. E l'odio del "mostro" verso gli Utes potrebbe essere motivato da qualcos'altro che scopriremo solo nel secondo albo, magari legato alla mitologia della tribù, o a un passato oscuro e segreto degli Utes di cui né Tex né noi sappiamo ancora niente. Vedremo...
  4. La pensi così, ma non tutto è questione di opinioni... Il genere western non è caratterizzato dal fatto che è ambientato nel West, come dici tu. Innanzitutto il concetto di West - secondo il tuo ragionamento - andrebbe perlomeno allargato a tutti gli Stati Uniti dell'800, visto che, per esempio, molte storie di Tex sono ambientate a Washington, a New York, a Boston, ecc. che sono a Est non a Ovest. Poi, seguendo il tuo ragionamento, allora anche "Piccole donne" è un romanzo western. (E' ambientato durante la Guerra civile.) Anche "Le avventure di Tom Sawyer" è un famoso romanzo western, no? (Ambientato lungo il Mississippi). E che dire dei racconti di Edgar Allan Poe? Non sono horror come tutti pensano, sono western, perché ambientati in cittadine americane dell'800. E tutti gli scrittori americani che scrivevano nell'800 romanzi d'amore, storie psicologiche, storie di fantasmi ambientandole negli Stati Uniti? Tutti scrittori western? "Paperino nel West"? Un classico fumetto western! "La febbre dell'oro" di Charlie Chaplin? Un western! Stanlio e Ollio ne "I fanciulli del West"? Celebre film western! E poi... se una storia di vampiri ambientata in Texas nell'800 secondo te è un western, allora una storia di vampiri ambientata nel Medioevo cos'è, un romanzo storico? E se fosse ambientata in Italia nel 2022 cosa sarebbe, fantascienza solo perché nel futuro? No, è sempre una storia horror (ambientata in tempi e luoghi diversi).
  5. Il western è caratterizzato non solo dal periodo storico e dal luogo geografico (che non è solo il West, ma anche il Grande Nord e il Messico, così come non solo la fine dell'800 ma tutto l'800 e anche la fine del '700), ma da tematiche ben precise. E questo vale per tutti i generi: le tematiche sono fondamentali, oltre all'ambientazione. Se ambiento una storia d'amore su Marte nel 2110 e la vicenda parla SOLO di sentimenti e di conflitti passionali non è una storia di fantascienza è una storia d'amore (su Marte). Se nel Texas del 1880 c'è un vampiro che di notte ammazza tutti non è un western è un horror (ambientato nel West invece che in Transilvania). Il problema, semmai, è che i generi non sono così rigidi come li si definisce in teoria, e molte storie - spesso le migliori - sono al confine tra generi diversi. Anzi, quando si vuol fare i complimenti a uno scrittore o regista di genere si dice: "ha trasceso il genere, l'ha superato, ecc.", perché di solito le opere migliori sono quelle che vanno oltre le gabbie schematiche dei generi. Simenon è un grande scrittore perché i suoi gialli sono anche romanzi psicologici e sociali. Stephen King è un grande scrittore perché i suoi horror sono anche grandi affreschi dell'America di oggi, ecc. Una storia può appartenere a un genere ma essere influenzato da tanti altri (Tex spesso è così). Domanda: a quale genera appartiene allora? Dipende da "quanto" viene influenzato da altri generi. Esempio: "Blade runner" è un film di fantascienza senza ogni dubbio. Eppure è molto simile a un noir (la città buia, il detective che insegue i cattivi, il tono malinconico, la dark lady, ecc.), la trama e l'ambientazione sono molto noir, però è certamente un film di fantascienza. Perché? Solo perché ci sono le astronavi, gli androidi e siamo nel futuro? No, perché ci sono tematiche ben specifiche tipiche della fantascienza (il rapporto macchina/uomo, i finti ricordi innestati nella mente, la difficoltà di capire se chi ti sta di fronte è umano o androide, il rapporto creato/creatore), tematiche che nei noir non sono presenti. Quindi è fantascienza (con elementi noir). Tex è un western mescolato a tanti altri generi (GL Bonelli l'ha voluto così), e a volte alcune storie fuoriescono dal western ("Il figlio di Mefisto" direi che non si può definire western). Nizzi mescola il western soprattutto col giallo/poliziesco e con la commedia, ma alla fine in gran parte - non tutte - le sue restano storie western. Possono piacere o non piacere, ma western sono. Che poi lui, come preferenze e come carattere, prediliga - o sia più adatto - ad altri tipi di storie e generi, questo può essere. Non lo so. Forse se non lo avessero ingaggiato su Tex, lui avrebbe scritto tutt'altro dal western nella sua vita. Può darsi, chi lo sa. Resta il fatto che si è adattato a fare fumetti western e li ha fatti. Gli esempi più chiari sono quelli delle storie indiane: "Fiamme sull'Arizona", "Sioux", "Le colline del vento", "Messaggero di morte", "Custer", ecc. Ha studiato GL Bonelli, ha ripreso certe sue tematiche da "Sangue Navajo" in poi, le ha sviluppate e ha scritto storie western perfettamente classiche. D'altra parte anche Ken Parker - forse la serie western più osannata di sempre - è molto influenzato dal giallo. Berardi e Milazzo addirittura non volevano fare western: nelle interviste hanno sempre dichiarato che negli anni '70 avrebbero voluto fare tutto tranne il western. Poi all'epoca il genere di moda era quello e la Bonelli quello gli ha chiesto di scrivere. E Berardi e Milazzo nel loro West ci hanno messo un po' di tutto, con tantissime trame gialle (e veramente gialle, di quelle che facevi fatica a capire chi era il colpevole, non come quelle di Nizzi che si intuisce subito), e però Ken Parker western è. Non per i cavalli e le pistole, ma perché tutte le tematiche tipiche, fondamentali e fondanti del genere sono ben presenti e ben sviluppate. Quindi Berardi e Milazzo, senza volerlo, hanno scoperto di avere in fondo in fondo un animo da "cowboy". (Ora con Julia non più)... Al massimo di Nizzi si può dire che lui invece ha un animo da Nick Raider, più che da Tex. Mentre invece Boselli è un texiano al 100%, lo si capisce subito, anche se dichiara di amare più l'horror del western (e infatti ha creato Dampyr).
  6. Poe

    [Color Tex N. 19] Il killer fantasma

    Non sono molto d'accordo... Ken Parker è un western moderno, revisionista, crepuscolare, la "mestizia" quindi non la definirei "edificante", tutt'altro. E' molto vera e sentita, non una moda del periodo, lo si ricava anche rileggendolo dopo tanti anni. Alcune storie ancora oggi sono dei veri e propri pugni allo stomaco. (Come, d'altra parte, i western migliori di quel periodo: riguardatevi "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" o "Nessuna pietà per Ulzana" o "Il mucchio selvaggio".) Meno che meno Ken Parker è "politically correct", questa semmai è Julia. Il trapper di Berardi e Milazzo è molto "incorrect" e molto atipico, anche per il periodo in cui è stato scritto, a volte fa saltare per aria il pezzo grosso della città a sangue freddo ("Mine town"), altre volte si comporta come un buon samaritano, oppure come un bravo detective della Pinkerton, altre ancora come un ribelle... Insomma non è ideologico, e il rispetto che manifesta per le minoranze non è puramente formale o sotto sotto ipocrita (questo di solito si intende con "politically correct"), ma sostanziale, di chi cerca di evitare pregiudizi sforzandosi di avere una visione realistica della società, e distribuendo pregi e difetti un po' a tutti, ma senza dimenticare i veri rapporti di forza (Berardi, se non ricordo male una sua intervista, diceva che il suo riferimento letterario principale era addirittura Giovanni Verga!) Tex è un'altra cosa, e non farei paragoni. Non è neanche intrattenimento puro e semplice: Cito da un'intervista a Sergio Bonelli: "Il fumetto [parlava dei fumetti Bonelli] sembra una cosetta popolare, ma invece è una cosa complicata, importante, con una struttura raffinata. Bisogna aver voglia di capirla, mettere in relazione parola e disegni, trama e azione».
  7. Poe

    [Color Tex N. 19] Il killer fantasma

    Infatti è come un jack-in-the-box, un pupazzetto a molla che esce da una scatola per spaventare i bambini (o gli ingenui). Un bluff insomma. E credo che il finale "fiacco" sia voluto da Manfredi, o perlomeno lo sceneggiatore di sicuro è consapevole della magra figura che sta facendo fare al tanto temuto killer, visto che nel duello finale fa dire a Tex: "non ti facevo così pappamolla Jack", "fatti sotto pagliaccio", "anche come tiratore non vali un granché", "sei una vera delusione Jack", "sei prevedibile". Insomma, tutti si aspettavano un trucco, un colpo di scena, qualcosa di imprevisto e invece Jack-in-the -box (che spara male e fa a pugni anche peggio) tira fuori un banale coltello, che Tex neutralizza in un secondo. Viene il sospetto che Manfredi, più che per carenza di fantasia, abbia scelto di "sgonfiare" il cattivone nel finale, trasformandolo, appunto, in un bluff, in uno spauracchio, in un babau tutto fumo niente arrosto. E d'altra parte in Tex questo sta diventando ultimamente un tema ricorrente: pistoleri infallibili che si rivelano scarsissimi, feroci capi indiani ribelli che in realtà sono vigliacchi e incapaci, terribili tribù o sette sanguinarie che vengono sgominate in quattro e quattr'otto, sicari senza scrupoli o guerrieri irriducibili che vengono ammorbiditi con appena due sberle... Non ci sono più i cattivi di una volta, verrebbe da dire! Manfredi però, in questo caso, credo lo faccia apposta. Sarà un segno dei tempi? Uno specchio - inconsapevole - della nostra società dove i personaggi mediatici (di qualunque tipo) sono spesso palloni gonfiati che piano piano si afflosciano miseramente...? Persone sopravvalutate grazie a una fama abilmente alimentata ma immeritata, di cui dopo un po' si scopre l'inconsistenza? P.S.: Se non ho letto male il topic dei compleanni: auguri per i 33!
  8. Finora la storia (che mi sta piacendo) sembra ispirarsi, oltre che a Glb, ancor di più a Sergio Bonelli, con personaggi mossi dall'odio e dal desiderio personale di vendetta (il maggiore Conroy a cui gli Utes hanno sterminato la famiglia e il misterioso Siats, vittima di torti non ancora precisati), uomini malvagi ma che hanno subito lutti o ingiustizie in passato, come amava caratterizzarli Sergio Bonelli. Il principale movente dei personaggi di GLB di solito erano invece gli interessi economici (che anche qui comunque non mancano), oppure - nei militari - l'ottusità e il desiderio di gloria. Gli indiani - e alcune minoranze etniche - erano a volte mossi dall'utopia impossibile di tornare a vivere come in passato, quando i bianchi ancora non c'erano (vedi per es. Lucero o i tanti aztechi nel corso della serie) oppure semplicemente dal desiderio di ribellarsi o - individualmente - dalla sete di potere. I vendicatori in GLB di solito sono malvagi, sconfitti e umiliati da Tex, in cerca di rivincita (Mefisto, Yama, Proteus, Frazer, Diamond Jim...), meno complessi di quelli di Sergio Bonelli (sia su Zagor che su Tex), che preferiva caratteri di vendicatori psicologicamente più sfaccettati o non del tutto negativi. Anche se, come sempre, ci sono eccezioni (vedi "La voce misteriosa" di GLB che infatti era una delle storie preferite di Sergio Bonelli). Vedremo come alla fine risulteranno qui, nella seconda parte di questa storia... Intanto, si può già dire che i disegni di Benevento sono molto buoni e adatti al tipo di avventura. Non oso immaginare come sarebbe stata questa storia con i disegni di Cossu appena visti sul Color!
  9. Poe

    [Color Tex N. 19] Il killer fantasma

    La storia e i testi di Manfredi sono più che discreti, ma il problema sono i disegni. So che a diversi lettori Cossu piace, io lo trovo totalmente inadatto a Tex, o a un qualunque altro fumetto western. Parere personale. Le sue cittadine del West mi sembrano quinte di cartapesta o set cinematografici pronti per le riprese di un film (anzi, di un telefilm). Guardi le case e i saloon e ti chiedi se dietro c'è qualcosa, o sono solo facciate appoggiate momentaneamente lì. Le strade non hanno polvere, i prati sembrano di erba sintetica, il cielo è perfettamente limpido senza una nuvola. Sì, all'inizio c'è il vento che soffia, ma ti viene da pensare che forse c'è un grosso ventilatore nascosto da qualche parte che ne crea l'illusione. I personaggi risultano poco espressivi e, quando lo sono, la recitazione è stereotipata, da attori poco credibili. I loro abiti impeccabili sembrano finti, le scene dinamiche sono piuttosto rigide e statiche. Quasi non ci sono ombre, così l'atmosfera che si crea è quella di un mondo fuori dal tempo, più che quella di un western con elementi thriller. L'immedesimazione del lettore nella vicenda e nei personaggi , a questo punto, è parecchio difficile. E i colori non aiutano. Insomma, Cossu lo avrei visto bene a disegnare "Le avventure di Tintin" più che Tex, che è un fumetto tendenzialmente realistico.
  10. Leggendo un'intervista a Mauro Boselli sul sito "Badtaste" di due mesi fa circa (si trova facilmente su internet) ho trovato una sua risposta interessante sul tema western. Domanda: Quattro sono le storiche penne di “Tex” che hanno interpretato il personaggio secondo le proprie inclinazioni, pur rimanendogli sempre fedele: Gianluigi e Sergio Bonelli, Claudio Nizzi e ovviamente tu, che sei anche il suo attuale editor. Vorrei che ci descrivessi, dunque, le caratteristiche peculiari di ognuno di questi quattro, grandi “Tex”. Risposta: "A mio parere il “Tex” di Gianluigi Bonelli è il classico western epico e d’azione: in breve, il mito del Vecchio West. Sergio Bonelli interpreta dal canto suo l’evoluzione del western in chiave moderna, ovvero problematico e drammatico. Con Claudio Nizzi si torna al mito del Vecchio West ma sotto forma di commedia, sullo stile dei film di Burt Kennedy degli anni 60: la familiarità del West, direi. Ciò che invece ho cercato di fare io è stato di recuperare quella dimensione epica, classica – che amo molto – rendendola un po’ più complessa, con un pizzico di romanticismo. Nella collana “Tex Willer”, che vede la gioventù del protagonista, come ben sai, possiamo dire a ragione che il romanticismo galoppa."
  11. Poe

    [Tex Willer N. 10 / 13] Pinkerton Lady

    “Pinkerton Lady” è secondo me una delle migliori storie di Boselli in assoluto e la migliore finora della serie “Tex Willer”. I pregi sono tanti, già messi in luce da chi l’ha apprezzata (qui sul forum tutti, mi pare): i meravigliosi disegni di De Angelis, la trama ben orchestrata, il ritmo scoppiettante, la freschezza dei personaggi, ecc. Sottolineo solo alcune cose: 1) L’imprevedibilità della storia. Condivido questo giudizio: Si parla a volte di schemi narrativi ripetitivi, e spesso è così, be’ qui direi che la vicenda non segue nessuno schema abituale per Tex, e l’intreccio è piuttosto insolito, un misto di generi (western, spy story, commedia romantica, un po’ di politica, un pizzico di magia) il tutto ben amalgamato, e più originale, per esempio, del pur sempre ottimo “L’agente federale”. 2) I cinque personaggi principali. E’ raro trovare una storia con dei protagonisti così ben delineati e caratterizzati, con tante sfaccettature e sfumature psicologiche, personaggi a tutto tondo che sembrano vivere di vita propria e che non si dimenticano facilmente: Kate Warren e Lily, Lincoln e Mefisto, e poi Tex, che di fatto è un personaggio sorprendente rispetto al Tex maturo della serie regolare e a quello giovane di GL Bonelli, una specie di sua “espansione”. Così come splendide sono le “riscritture” dei caratteri di Lily e Mefisto. 3) E poi c’è l’aspetto “politico”. Boselli nell’introduzione, dopo aver parlato di Lincoln, scrive: “Niente paura: la politica è solo un pretesto per un’altra avventura a rompicollo del nostro Tex”. E’ vero, ma non del tutto, perché in realtà il finale della storia consegna al lettore un messaggio piuttosto esplicito, quando Lincoln prende la parola in un comizio e vengono citati i suoi discorsi contro la schiavitù, contro la discriminazione per il colore della pelle e a favore dell’uguaglianza. Concetti validi nel 1858, come oggi e come sempre: “Tutti gli uomini sono stati creati uguali. Uguali! E hanno uguali diritti!... La perfezione umana non esiste… ma almeno cerchiamo di tener presente quella perfezione. Non allontaniamoci dalla verità e dalla giustizia… cerchiamo invece di avvicinarci a quegli ideali”. Insomma il personaggio di Lincoln non è solo un pretesto narrativo per una vicenda avventurosa, ma del futuro presidente vengono messi ben in luce il pensiero e le idee politiche (che Tex al comizio pare condividere). Ma ancora più significativa è l’ultima pagina. La storia poteva benissimo concludersi con le parole di Lincoln e Tex che se ne va a cavallo, verso l’orizzonte, e sarebbe già stata una buona conclusione. Invece ci sono ancora le ultime vignette, in cui il Nostro, andandosene, incontra un uomo su un carretto trainato da un asino, un povero contadino con famiglia al seguito, che chiede: “Arrivo tardi per il dibattito? Chi sta vincendo?”. E Tex gli risponde: “Questo non lo so. Ma Douglas [lo sfidante di Lincoln] difende la proprietà e la legge… Lincoln invece è per la giustizia.” A quel punto il contadino, interdetto, domanda: “E non sono la stessa cosa?” E Tex: “No, amigo, purtroppo spesso non sono proprio la stessa cosa!” Una frase che non è solo quella di un fuorilegge braccato ingiustamente dagli sceriffi, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti di Tex, valido allora nel Tex giovane (a questo punto potremmo dire ispirato dal pensiero di Lincoln, anche se già il padre in “Nueces Valley” in realtà l’aveva educato a simili ideali), così come nel Tex più maturo, diventato ranger ma a modo suo. E come anche in quello che fra un po’ - nella serie “Tex Willer” - combatterà in Messico insieme a Montales contro leggi ingiuste e a favore di una giustizia vera (almeno nei fumetti).
  12. Visto che l'andamento della serie regolare negli ultimi mesi mi sembra un argomento di discussione molto sentito, ho provato a dare un voto alle storie più recenti per vedere com'è la situazione, secondo me. Premetto che i voti alle storie li do raramente perché: 1) non credo di essere molto bravo a dare una valutazione numerica 2) spesso è impossibile farlo, in certe storie con pro e contro. Comunque ecco qua: L’assedio di Mezcali 5 I forzati di Dryfork 6,5 La rupe del diavolo 6 Netdahe! 7,5 Sulla cattiva strada 6 Guatemala 7 Il monaco guerriero 6 Il pistolero vudu 6 Una colt per Manuela 6,5 Agente indiano 8 La media delle ultime 10 storie è 6,5. Non è molto ma non è neanche un disastro. Secondo me c'è stato un po' di calo, ma non così terribile come per qualcuno. Come ho già detto in precedenza, ci sono sempre stati periodi di alti e bassi anche in passato (tra 200-300 non ne parliamo!), quindi non farei tante tragedie. Il tutto rientra poi nel discorso sulla sovrapproduzione e sull'impossibilità di mantenere uno standard troppo elevato con... quante sono?... 35 uscite annuali, credo, tra Tex, Tex Willer e tutto il resto. E comunque il mio quinto senso e mezzo (come direbbe Dylan), mi dice che "Il mostro del gran lago salato" ed "Erebus" saranno belle storie.
  13. Poe

    [729 BIS] Agente indiano

    Oltretutto - faccio notare - tutto questo nel topic di una storia, l'"Agente indiano", che finora tutti hanno apprezzato ed elogiato. E se ci si lamenta anche quando la storia è bella e bisognerebbe essere contenti e soddisfatti, allora... Per non parlare del fatto che la serie regolare di Tex ha sempre avuto, come tutte le serie longeve, alti e bassi. Forse solo il centinaio 100-200 - non a caso definito periodo d'oro - non ha subito grandi cali (che poi a ben vedere qualche piccolo scivolone l'ha avuto), tutti gli altri presentano un bel po' di storie di qualità non eccelsa mescolate a grandi storie. Direi che è normale e fisiologico. Per quanto mi riguarda, il fatto di avere ogni mese una bella storia di Tex Willer mi ripaga di eventuali delusioni sulla serie regolare. Vi pare poco? In passato non succedeva, ti beccavi magari una ciofeca di Nizzi o Faraci e però quel mese non c'era nient'altro come compensazione. Ops, chiedo scusa per aver citato Nizzi fuori contesto...
  14. Poe

    [729 BIS] Agente indiano

    Mamma mia! E' vero che viviamo in tempi difficili ma non pensavo fino a questo punto: qua bisogna toccare ferro! "Morte", "agonia", "malattia terminale", "fine del fumetto", e fra un po' anche la fine del mondo!... Il fumetto sta vivendo un periodo di declino, che dura da parecchio, ma questo non vuol dire che dobbiamo decretarne la fine. A parte che è un po' difficile prevedere il futuro, questi discorsi si facevano già negli anni '80, perché i ragazzini guardavano la tv e basta e non gliene fregava niente della lettura, e poi... poi è arrivato il boom di Dylan Dog! Tutte le volte che c'è un periodo di crisi, ci sono sempre i catastrofisti che decretano la fine di qualcosa; negli anni '60 i critici parlavano di fine del romanzo, negli anni '70 di fine del cinema, nell'89 addirittura di fine della storia, negli anni '90 la fine del rock, e così via... Le edicole sono in crisi, è vero, ma le librerie non sono mai state così piene di fumetti: questo non vuol dire che le cose vanno bene, anzi, vanno male, ma ci saranno altre forme di distribuzione e i fumetti probabilmente diventeranno un prodotto culturale di nicchia (sta già succedendo) come tanti altri prodotti culturali di nicchia: la poesia, il teatro, la lirica, il jazz, la musica popolare, la danza contemporanea, gli spettacoli di marionette, ecc.... Così come nello sport non c'è solo il calcio e il tennis, ma il tiro con l'arco, il lancio del giavellotto, la canoa, ping-pong... Sport per pochi, come i fumetti, che diventeranno - se continua così - sempre più prodotti culturali per pochi... Ma poi chi lo sa, la tendenza potrebbe invertirsi fra quarant'anni... E non c'è bisogno di essere ottimisti per dire questo, solo possibilisti. Insomma se proprio dobbiamo essere catastrofisti, io mi preoccuperei più dei disastri ambientali che della morte del fumetto... Per quanto riguarda Tex, ha ragione Diablero, "il troppo stroppia", la quantità riduce la qualità, e però dobbiamo rassegnarci all'iperproduzione. Ma - aggiungo io - senza lamentarci troppo, perché Tex (compreso Tex Willer) in confronto ad altre serie è ancora vivo e non un morto vivente, e dopo 72 anni la qualità media delle storie è ancora alta. (E poi c'è il Tabellone delle storie in lavorazione per i prossimi anni che mi conforta molto...) Non sono d'accordo con Diablero, invece, quando dice che non ci sono molti disegnatori in grado di fare decentemente Tex. Se alla Bonelli c'è scarsità di sceneggiatori, a me non pare di disegnatori: basta leggere ogni tanto altre testate, o solo buttare un occhio, per vedere che ci sono un sacco di disegnatori di Dylan, Dampyr, Dragonero, ecc., sia anziani che giovani, che potrebbero disegnare più che egregiamente Tex. E ne abbiamo avuto la prova da poco con Casertano, che è riuscito ad adattarsi bene al western, pur non avendolo mai disegnato.
  15. Poe

    [729 BIS] Agente indiano

    E pensare che all'annuncio dell'uscita di un numero bis quasi tutti avevano (avevamo) storto il naso, pensando a una storia "riempitivo". Invece questa rischia addirittura di essere la migliore storia dell'anno di Tex! (Ma speriamo anche in "Erebus". E senza dimenticare la piccola perla di "Giubba rossa" di Boselli/Biglia vista sul Magazine). Ottima veramente da tutti i punti di vista: sceneggiatura e disegni. Interessante il nuovo personaggio di Hubbell, che si spera di rivedere. Felice di rivedere un Tiger in gran forma! Per quanto riguarda la cronologia, sono d'accordo con le osservazioni critiche: Ma, secondo me, la cosa meno condivisibile è la rappresentazione grafica di Kit - come ha scritto anche Diablero - fatta dal pur bravissimo Dotti (e da Villa in copertina, al suo seguito). Qualunque età abbia Kit (13, 14, 15 anni non mi importa più di tanto) è comunque diversissimo dal Kit di Galep di quel periodo ("Il fuoco", n. 16). Prima di leggerla, guardando solo la copertina, avevo pensato addirittura a un Kit collocato tra il n. 10 "Il tranello", quando è un bambino di 5-6 anni, e il Kit del n. 12 adolescente (qualunque età abbia). Invece il Kit di questa storia è addirittura successivo a "Il figlio di Tex". L'effetto è un po' quello che si ha quando leggi "Trapper" e vedi il Pat Mac Ryan di Nicolò diversissimo da quello originario di Galep. Voglio dire, Dotti avrebbe dovuto prendere come riferimento grafico il Kit di Galep del n. 16 e dintorni, cercare di renderlo simile il più possibile. Poi, va be', la storia è valida, e alla fine è quello che conta...
  16. Ah, ecco, mi ricordava qualcosa... Me l'ero proprio scordato! Chiamiamolo Bob, allora...
  17. Be' l'azione in realtà c'è: all'inizio quando Tex salva Bierce dall'impiccagione, ma soprattutto la parte centrale quando si scontra con i razziatori sbandati (io l'ho liquidata in una riga ma si può ampliare in una serie di imboscate e sparatorie all'interno della villa e nella piantagione), e poi la parte finale quando Tex fugge dal campo sudista inseguito (anche qui si può allungare a piacimento con scene d'azione). Le citazioni da Bierce si possono ridurre e l'espediente del racconto/flashback - faccio notare - è stato usato anche nel primo Speciale Tex Willer (e con ottimi risultati a mio parere)... P.S: il nome Lee è il primo che mi è venuto in mente (e poi è breve!). Non me ne intendo molto di gradi militari (magari era un tenente), né di nomi sudisti. E neanche di soggetti, a dir la verità...
  18. L’idea di questo soggetto mi è venuta ieri dopo aver letto "Dampyr Color" in cui, tra gli altri, compare il personaggio storico di Ambrose Bierce, scrittore che partecipò da giovane alla Guerra Civile americana. Perché non farlo incontrare con Tex, ho pensato, magari in uno speciale della serie “Tex Willer” quando verrà narrato il suo periodo bellico? E magari ispirandosi proprio ai famosi “Racconti di soldati” (come aveva fatto anche Berardi in Ken Parker)? Però in modo diverso, prendendo spunto dai racconti ma in modo “realistico”, non troppo macabro o stravagante, così da adattarli al mondo di Tex. Per cui il soggetto è questo: Dopo Shiloh 1862. Tex in solitaria (è momentaneamente separato da Damned Dick) si trova ad assistere all’impiccagione di un soldato nordista al ponte di Owl Creek (come nel famoso racconto) e lo salva sparando alla corda all’ultimo momento. Il soldato, che è Ambrose Bierce in persona, finisce in fondo al fiume trascinato dalla corrente. Tex viene inseguito dai sudisti, ma dopo uno scontro a fuoco riesce a seminarli e a ritrovare Bierce sulla sponda. I due passano la notte in un vecchia chiesa diroccata (atmosfera gotica), fanno conoscenza tra loro e scoprono che entrambi hanno partecipato da poco alla battaglia di Shiloh. Tex racconta l’episodio in cui ha incontrato l’amico morente Rod Virgil (lo vediamo in un flashback che riprende quello di “Tramonto rosso”); Bierce racconta a sua volta una situazione simile, in cui ha dovuto uccidere sul campo di battaglia un ufficiale suo amico, ferito gravemente, per non farlo soffrire (vedi il racconto “Il colpo di grazia”). Anche qui vediamo la breve storia in flashback. Mentre parlano, i due sentono degli strani rumori nel buio, qualcuno che striscia. Chi sarà? E’ un soldato sudista che, ferito a una gamba e a una spalla da Tex qualche ora prima, sta vagando nella notte in cerca di aiuto (vedi il racconto “Chickamauga”). Tex e Bierce lo curano e il soldato sudista, che si chiama Lee, racconta (altro breve flashback) un episodio della battaglia di Shiloh a cui ha partecipato anche lui e dove, mentre era di sentinella, ha ucciso un soldato nordista scoprendo solo alla fine che era suo fratello arruolatosi col nemico (vedi “Il tordo beffeggiatore”). Il giorno dopo i tre, con un solo cavallo, si dirigono verso una villa di ricchi sudisti, che Lee - ferito - conosce, e dove possono aiutarli. Vi giungono ma trovano solo morte e distruzione, gli unici sopravvissuti sono un ragazzino sordomuto (ancora da “Chickamauga”, e anche qui si potrebbe fare un flashback col bambino che ricorda tra sé e sé) e uno schiavo nero. La strage è stata compiuta non da soldati ma da razziatori, sbandati o disertori che sono ancora nei dintorni e con cui Tex si scontra in una serie di combattimenti feroci, insieme a Bierce e agli altri. I nemici però sono troppi e stanno avendo la meglio, quando arriva un drappello di sudisti a salvarli. Tex e Bierce, però, vengono arrestati e condotti al campo sudista dove il comandante decide di fucilarli il giorno dopo (vedi il racconto “Parker Adderson”). Prima di congedarli per la loro ultima notte in prigione, il comandante sudista quasi si scusa per essere costretto a fucilarli, lo fa malvolentieri, ma purtroppo la guerra civile è crudele e divide gli amici e i familiari, e racconta (altro flashback) di quando ha dovuto obbedire all’ordine di bombardare la casa dove vivevano sua moglie e suo figlio (vedi “Il fatto della Tacca di Coulter”) oppure - altra possibile versione - ha sparato a suo padre a cavallo, che era un nordista, perché non rivelasse la loro posizione (vedi il racconto “Un cavaliere nel cielo”). Tex, invece, la pensa diversamente: per quanto difficile, alla fine c’è sempre la possibilità di fare la scelta giusta, dice, anche in una guerra. Tex e Bierce vengono poi condotti in prigione, ma Lee di nascosto li libera e li fa scappare nottetempo dal campo. Tex gli dice di fuggire insieme a loro, anche se ferito, ma Lee preferisce accettare le conseguenze del suo gesto (vedi “Storia di una coscienza”). Comunque Tex e Bierce scappano, vengono inseguiti, ecc., ma alla fine si ricongiungono con Damned Dick. Ambrose Bierce si accomiata da Tex augurandosi che la guerra finisca presto: lui vorrebbe andarsene a San Francisco, dice, a fare lo scrittore e il giornalista, di materiale per i suoi racconti ne ha anche troppo!
  19. Quante sono le storie in cui Kit Willer ha un ruolo veramente di rilievo nella serie? Secondo me molto poche. Andando a memoria: "Il figlio di Tex" n. 12 di GL Bonelli, "Giungla crudele" di Nolitta, "L'uomo senza passato" di Nizzi, "Morte nella nebbia/Uccidete Kit Willer" di Boselli. Poi ce ne sono tante altre in cui Kit è importante (es. "Salt River", "El supremo", "I rangers di Finnegan"), ma meno. Ecco, sono d'accordo che il ruolo di Kit in questa storia di Monni/Boselli non solo è rilevante, ma anche diverso dal solito (in senso positivo). E secondo me dovrebbe essere sfruttato di più questo lato del suo carattere "più maturo". Concordo!
  20. Per le storie di Tex ci puo' anche stare, per il resto delle storie reali, non funziona. Questa è una grande verità filosofica: nel mondo della fantasia, a differenza della realtà, si ricordano soprattutto le storie belle.
  21. Poe

    [27/28] Assedio Al Posto N°6

    Storia indimenticabile, epica, che si legge tutta d'un fiato. Una serie di scene d'azione drammatiche, che si susseguono una dopo l'altra senza respiro, in un crescendo di intensità. Personaggi che si salvano dalla furia degli Apaches per cadere poco dopo vittima del destino, lasciando il lettore amareggiato e sempre più coinvolto nella vicenda. I quattro pards eroici e determinati come non mai, mix di abilità nel combattimento e di intelligenza strategica. Sicuramente una delle migliori storie del primo centinaio, sia per la sceneggiatura di GL Bonelli che per gli splendidi disegni di Galep, con un'atmosfera molto film anni '50 (uscì infatti a striscia nel 1956). Memorabili i personaggi tragici dello scout Puzzy John, del ragazzino orfano Dick e del comandante dell'avamposto n. 6 (che poi si riscatta), così come tutta la parte della fuga di Tex e dei soldati per sfuggire all'assedio. Ma anche l'inizio, con gli indiani che sembrano una valanga che tutto travolge, e il massacro molto realistico (per l'epoca) della famiglia nella fattoria e l'altrettanto feroce distruzione della città di Aultman (che anticipa un po' quella più famosa di Goldeena, in "Massacro"). Nella memoria restano impresse anche le cartine geografiche del territorio, che ogni tanto compaiono per spiegare i piani dei nemici e le contromosse di Tex, con ben segnati gli avamposti, le montagne, i valichi, ecc., che rendono la vicenda più realistica e maggiore l'immedesimazione del lettore, come se la storia fosse accaduta veramente.
  22. Anche a me, guardando l'anteprima, il soggetto fa ben sperare... Così come la scelta di affidare i disegni a Benevento. Che non solo è bravo (vedi "La figlia di Satania") ma mi sembra molto adatto al genere di avventura, visto che ha disegnato anche storie "mostruose" per Dampyr e Lukas, ed è bravissimo a creare atmosfere inquietanti. E quando c'è un ottimo disegnatore, ne hai già più della metà vinta...
  23. A proposito di finali in cui Tex si fa giustizia da solo, c'è anche quello della storia "L'oro del Colorado/Grand Canyon" in cui le carogne che hanno ucciso gli indiani del Pueblo vengono lasciati in balia delle onde, senza pagaie, ad affrontare le rapide del Grand Canyon, senza nessunissima possibilità di salvarsi. E Tex lo dice chiaramente: impossibile che sopravvivano senza pagaie. Non è la stessa cosa che lasciarli in mano a chi li vuole linciare, ma il risultato non cambia. E comunque, era per dire che GL Bonelli non aveva paletti fissi, quando la storia lo richiedeva sceglieva il finale più appropriato, anche se "scorretto". In "Tucson" la scena è ambigua: Tex fa volare dalla finestra un delinquente rompendogli il collo, ma non sembra accidentale, pare piuttosto che l'abbia fatto apposta dalla rabbia e dallo schifo che il tizio gli faceva (complottava per rubare le terre agli indiani). Poi capita a volte che qualche carogna venga fatta fuori da qualcuno che si vuole vendicare e i pards commentino: be' tutto sommato è meglio così, ci siamo risparmiati la fatica di farlo impiccare. O una frase del genere.
  24. Mah... non so cosa ti aspettassi, un matrimonio? Un funerale? Una rottura definitiva? E' un finale più originale di altri in situazioni simili, nei fumetti. Kit non scarica Manuela, è una relazione a distanza, diremmo oggi, basata sulla libertà di entrambi. Cosa c'è di male? E cosa c'entra Checco Zalone lo sai solo tu... Be', visto che Boselli è il curatore della serie e l'autore principale da non so quanti anni, non credo debba chiedere il permesso a Nizzi per fare una modifica. Quante volte Nizzi ha cambiato situazioni e personaggi del passato? Forse che "Il ritorno della mano rossa" c'entra qualcosa con la Mano Rossa di GL Bonelli? Per dire la prima storia che mi viene in mente. Il rapporto fra Fiore di Luna e Kit, per gli indiani, così come per quasi tutti i popoli del passato, era l'equivalente di un matrimonio. Prova a tagliare via con le forbici le vignette in cui compare Tex, e poi vedrai che la storia cambia molto! Il finto rapimento era solo un'ipotesi che non si è verificata. Che li conoscano di fama non vuol dire che li abbiano mai visti di persona... Oppure tutti gli abitanti dell'Arizona hanno visto di persona Tex e Carson? E, comunque, sì, la nostra credibilità è importante, altrimenti quante centinaia di ferite e di pallottole avrebbe ricevuto Tex in tutti questi anni? Tante da renderlo ormai un catorcio umano...
  25. Be' qui si va molto sul soggettivo e sui gusti personali, comunque se fossi in te seguirei "Tex nuova ristampa": la storia in edicola (471/472 Le colline della morte) però la puoi saltare, è bruttina, ma dopo cominciano una serie di storie di Boselli molto belle: La lunga pista, La miniera del fantasma, Matador, La grande invasione e, nel mezzo, Le colline dei Sioux di Nizzi. Poi, per carità, anche nella fascia 600-700 ci sono belle storie, ma più avanti, mi sembra. Comunque qui nel forum nella sezione "I Classici" (le storie dal 401 al 500, oppure dal 601 al 700) puoi leggere commenti che possono aiutarti nella scelta. Anche se spesso c'è chi dà 9 a una storia e chi gli assegna un 4!
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