Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

Poe

Allevatore
  • Contatore Interventi Texiani

    667
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    45

Tutto il contenuto pubblicato da Poe

  1. Poe

    TOP 12 Mauro Boselli

    Questa mi sa un po' di provocazione...
  2. Poe

    TOP 12 Mauro Boselli

    Concordo! Saranno anche fumetti d'evasione, Tex, Ken Parker, Dylan Dog, e chi non li ha mai letti penserà che noi appassionati siamo un po' matti (e forse un po' lo siamo!) , ma certamente hanno contribuito alla formazione culturale (e non solo) di tanti, non meno di libri, film, quadri, ecc. - anzi, in qualche caso di più -, insomma come una qualsiasi forma artistica (artistico-artigianale) che ti aiuta a riflettere, a emozionarti, a divertirti, e ti accompagna per anni come - per dirla con le parole di Sclavi - "come una specie di sogno che, incredibilmente, continua con la stessa meraviglia di quando eri bambino".
  3. Poe

    TOP 12 Mauro Boselli

    Be', dal post traspare evidente il tuo grande affetto per le storie di Boselli. Non solo avventure, ma qualcosa di più. Se fossi in lui sarei molto contento di avere un lettore così appassionato e competente, al punto che gli farei persino un regalo... E quale regalo migliore una miniserie su Kit Carson?
  4. Poe

    La mia personale Top 50 di Tex

    Ottima scelta! Anche a me è sempre piaciuta questa storia, l'atmosfera cupa da film horror, ma allo stesso tempo molto realistica, senza elementi sovrannaturali. E poi Tex e Carson da soli contro tutti, con "tutti" che vuol dire davvero l'intera cittadina di pazzoidi, nessuno escluso, come avversari! Da antologia il finale con la fuga dalla chiesa in fiamme... Per variare un po' le trame, ogni tanto non sarebbero male anche oggi storie simili, tenebrose e misteriose ma realistiche.
  5. Poe

    TOP 12 Mauro Boselli

    Gli Oscar 2020 sono stati assegnati e, visto che i forumisti amano i sondaggi e le classifiche, proviamo con questa sulle migliori storie scritte da Boselli. Top 12 perché 10 era troppo poco (anche 12 non basta, lo so, ma meglio non esagerare). La mia Top 12 di Boselli Serie regolare 1) Il passato di Carson 2) Gli invincibili 3) Missouri 4) Jethro 5) Colorado Belle 6) La grande invasione Albi speciali (compreso Tex Willer) 1) Patagonia 2) Nueces Valley 3) Il magnifico fuorilegge 4) Nei territori del Nord-Ovest 5) L’inesorabile 6) L’agente federale Lo so, restano fuori un sacco di belle storie (Luna insanguinata, I giustizieri di Las Vegas, L’ombra del Maestro, I sabotatori, El Supremo, Gli assassini, La vendetta delle ombre, I rangers di Finnegan, Pinkerton Lady, I razziatori del Nueces, ecc.) ma è un gioco… Chi sta scrivendo la sua personale top 50 sarà facilitato, visto che di fatto la classifica l'ha già pronta. Tra qualche settimana, se parteciperanno in molti, farò la classifica finale.
  6. Poe

    [135-137] Diablero!

    E' così. E aggiungerei che quello che rende memorabili le grandi storie, oltre alla trama, ai personaggi e ai dialoghi, sono anche le singole sequenze, e in "Diablero" ce ne sono tantissime, che ti rimangono impresse nel ricordo anche dopo anni e anni che non le rileggi. Quella iniziale, con i due ragazzi apaches che vedono l'apparizione della bellissima ragazza nel plenilunio e la inseguono ignari del mostruoso Diablero che li aspetta dietro i cactus. L'ombra del Diablero che si staglia contro la parete della grotta dove si è nascosto l'altro apache. La fascinosa Mitla che ascolta la lucertola che le si arrampica sul braccio e le parla all'orecchio. I sotterranei dell'antico tempio dove la Diablera si aggira per prendere i funghi magici e dove morirà. La trasformazione, tra le urla bestiali, del Diablero. Il mostro che di ramo in ramo insegue, insieme al branco di lupi, El Morisco ed Eusebio. Mitla che lo incita ad uccidere. Il Diablero che solleva Eusebio e sta per scaraventarlo contro El Morisco mentre Tex gli urla di buttarsi a terra. Ecc. ecc. Basta sfogliare velocemente i due albi per rendersi conto di quante sequenze eccezionali si susseguono una dopo l'altra (grazie soprattutto ai meravigliosi disegni di Letteri), e quanta fantasia metteva GL Bonelli nelle sue avventure. Non è così scontato, ci sono storie - magari anche discrete, anche buone - che le leggi e dopo qualche settimana non ti rimane in mente quasi nessuna immagine, forse qualche dialogo riuscito, qualche volto, qualche paesaggio ben disegnato, ma poco altro.
  7. Poe

    [726/727] Il pistolero vudu

    Cambio editoriale. Ma secondo me è meglio così, il bianco e nero è meglio, e da quanto ha appena detto Boselli la stampa è ottima.
  8. Poe

    [724/725] Il monaco guerriero

    Il tema della storia non è il razzismo, ma lo sfruttamento dei lavoratori cinesi malpagati e trattati come schiavi, costretti a un lavoro massacrate dall'alba al tramonto per una paga ridicola. Un po' come nella precedente "Guatemala" Ruju si era soffermato sulle dinamiche economiche, descrivendo minuziosamente (nei dialoghi dei due Kit con i pezzi grossi locali) il potere dei grandi proprietari terrieri sui lavoratori indios, i loro agganci con la politica, gli affaristi stranieri e persino l'esercito, qui Zamberletti pone al centro del soggetto una tematica sociale, di critica sociale e lavorativa. (Sarà un segno dei tempi in cui stiamo vivendo?) Poi però i personaggi che dovrebbero dare corpo alla storia risultano - come anche in Ruju - un po' stereotipati e manichei: da una parte i buoni (Gregorio e Lai Chen) non sufficientemente caratterizzati e monocordi - a mio parere -, personaggi a cui il lettore non si affeziona particolarmente; dall'altra i cattivi piuttosto anonimi (ma Ruju in Guatemala in realtà riesce a dipingere bene i vari affaristi e politici all'inizio, perdendosi solo per strada verso la fine) e purtroppo ben poco memorabili. Anche i due personaggi femminili (Susan e Zhen) sono convenzionali e antiquati, del tipo "brave ragazze angeliche in pericolo e da salvare", entrambe innamorate dei bravi ragazzi della vicenda (il vicesceriffo e Lai Chen). Un po' di delusione anche per le scene d'azione del monaco Shaolin. Non si pretende Bruce Lee, ma insomma qualcosina di più dinamico e spettacolare sarebbe stato gradito! Nota positiva: un Kit Carson in splendida forma, coprotagonista alla pari con Tex. (Personalmente apprezzo molto le storie in cui i pard agiscono in parallelo per poi riunirsi nel finale). Nota negativa: il volto di Tex di Candita, quasi sempre corrucciato con le labbra strette, e soprattutto replicato più volte in fotocopia. Confrontate il suo volto (nel n. 725) in rapida sequenza a p. 42, 45, 46, 48, 49: stessa inquadratura frontale e più o meno la stessa espressione. Solo verso la fine della storia affiora in Tex qualche sorriso e uno sguardo un po' diverso. Insomma, Zamberletti e Candita ne devono mangiare ancora di panini... O meglio, di bistecche e patatine!
  9. Poe

    Le tre migliori storie di sempre

    Anch'io apprezzo i Pearl Jam e Bruce Springsteen, ma ascolto con altrettanto piacere i Rolling Stones, i Doors, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, Bob Dylan e non solo perché sono precursori, ma proprio perché hanno scritto canzoni splendide ancora godibilissime. Alcune sono datate, ma la maggior parte sembra scritta ieri... E chi potrebbe dire il contrario? Al di là di tutti i discorsi, c'è sempre il fatto che uno ama le storie ben fatte, chiunque le abbia scritte: Il passato di Carson come sulle Piste del Nord, Patagonia come Sangue navajo o come Fuga da Anderville. Forse sei un Texiano/Ken Parkeriano che ama i bei personaggi complessi e una minore centralità dell'eroe. Ma oggi, dopo più di 70 anni di Tex, credo sia così per tanti lettori. Per questo Boselli mette d'accordo un po' tutti, mi sembra, di qualunque "corrente" del partito texiano uno sia. Perché è l'unico che sa mescolare con equilibrio la classicità texiana con la modernità delle trame e dei personaggi... Non so se c'è un topic sui personaggi migliori di tutta la serie, ma sarebbe una bella idea farlo (o rispolverarlo se c'è già).
  10. Poe

    Barbanera tra GLB, Nizzi e Boselli

    Temo che su questo argomento continueremo ad avere opinioni opposte. GL Bonelli ha ogni tanto canovacci che si ripetono, ma questo è normale in una serie che dura per decenni. Tutti hanno degli schemi o dei cliché che si ripetono, anche Boselli, che pure cerca di variare il più possibile, anche Berardi su Julia, Nolitta su Mister No, ecc. ecc. Bonelli, a mio parere, nonostante ciò, riusciva a trovare trame molto diverse e molto originali nelle sue storie. Tu, a quanto pare, pensi di no. Va bene, ok, però non appellarti alle maggioranze quando ti è comodo, mentre tu per primo sei in assoluta minoranza in altri giudizi! Detto questo, ha ragione Valerio: Meglio parlare delle singole storie o dei singoli personaggi, che degli autori in generale. E "Lotta sul mare", per me, è una grande storia. "La Congiura" meno. Aspettiamo però l'analisi critica di Diablero, quando avrà tempo, prima di affilare i coltelli...
  11. Poe

    [Maxi Tex N. 21] Nueces Valley

    Be' io non farei la distinzione tra LETTORE e CRITICO, perché qui nessuno è critico o aspira ad esserlo - mi sembra - ma fra LETTORE SEMPLICE, che legge per il puro piacere di gustare una bella storia (e non c'è niente di male), e il LETTORE CRITICO, che oltre a provare piacere nella lettura cerca anche di ragionarci sopra, e finisce per cogliere anche piccoli difetti che magari non rovinano la storia - se è bella - ma che comunque non può non notare. Nello specifico, tra i piccoli difetti di alcune storie di Tex a me viene da notare che a volte certi dialoghi o pensieri, soprattutto nei momenti d'azione, risultano un po' pesanti e non necessari, rallentando il ritmo della storia. Questo è chiaro, nessuno pretende una sceneggiatura alla Ken Parker, semplicemente qualche ballons in meno per non rallentare troppo l'azione, tutto qui. Anche per le parolacce... Ci mancherebbe altro! Criticavo solo il termine rivolto ai Comanche: "razza di bricconi!" che, diciamolo, è un pochino antico... Per dindirindina!
  12. Poe

    Barbanera tra GLB, Nizzi e Boselli

    Non so se sia questa la spiegazione dell'amore incondizionato della maggior parte degli utenti per il Nizzi del cosiddetto periodo d'oro (io non sono tra questi e non lo considero un periodo d'oro il 290-400), perché poi molti delle ultime generazioni in realtà sono cresciuti con Boselli e amano sia Boselli che Nizzi (ma Nizzi di più, è vero, perché se critichi Boselli ok, lo accettano, ma Nizzi del cosiddetto periodo d'oro no, non si tocca!). Mi sembra che sia in corso, piuttosto, una poca comprensione e una sottovalutazione di GL Bonelli e delle sue storie migliori, viste come ormai un po' datate e poco complesse. E' questa la cosa strana. Perché se uno mi dice: "Preferisco Boselli perché fa storie e personaggi più complessi di quelli di GL", ok, potrei in qualche modo capirlo, anche a me piace molto Boselli, ma se poi mi mette come termine di paragone Nizzi, le cui storie - con poche eccezioni - non mi sembrano così complesse e profonde, anche se piacevoli (quelle migliori), allora non capisco. "La congiura", "L'uomo senza passato", "La Tigre nera" saranno anche buone storie (grazie soprattutto ai disegni di Villa), divertenti da leggere, ma tutti 'sti capolavori da doverli difendere a spada tratta ogni volta che li si cita a me non sembrano proprio. E soprattutto - al di là dei gusti personali, per carità - le storie di Nizzi sono certamente meno originali di quelle di GL Bonelli. Così come il Barbanera gigione di Nizzi è certo meno interessante di quello di GL. Però non vorrei riaprire la diatriba Nizzi sì/Nizzi no... Scusate se ci sono cascato! Chiudo il discorso e non lo riapro più!
  13. Poe

    [Maxi Tex N. 21] Nueces Valley

    E dopo i tanti elogi che ho fatto nel post precedente, ora qualche critica. Il difetto principale di Boselli, secondo me, sono i dialoghi troppo lunghi e non sempre necessari, scritti o per paura che il lettore non capisca o per ansia di voler dire tutto (un po’ la sindrome del “secchione”, che a una semplice domanda del prof si sente in dovere di riassumere tutto il libro!). Naturalmente non mi riferisco agli ottimi dialoghi che permettono di mettere in luce il carattere dei personaggi, le sfumature della loro psicologia o il contesto in cui si muovono, che sono fondamentali e interessanti, e anzi fanno spesso la differenza se confrontati con le sceneggiature più “piatte” di altri autori. Parlo di quei dialoghi che rallentano l’azione e appesantiscono inutilmente la lettura. Un esempio: nello scontro iniziale tra Jim Bridger in solitaria e i Comanche (da p. 22 a p. 35 del Maxi) metà dei baloons con i pensieri del mountain man potevano, a mio parere, essere tolti e la sequenza avrebbe funzionato bene lo stesso, anzi anche meglio. A p. 23 Jim pensa, osservando i nemici di nascosto: “Il tipo sta senza dubbio spiegando al leader che ha visto le tracce dei carri! Vuole convincerlo ad attaccare i pionieri.” Frase, secondo me inutile, in quanto la situazione è abbastanza chiara al lettore senza la spiegazione. O perlomeno poteva essere riassunta in un più efficace e drammatico: “Vogliono attaccare la carovana!” A p. 25 “Ora è meglio filarsela… Ma non senza recuperare il mio coltello e il suo tomahawk… costui poteva non essere solo” Anche qui i disegni di Pasquale Del Vecchio non hanno bisogno di commenti, si vede bene che Jim sta recuperando le armi. Subito dopo: “E’ improbabile che quel guerriero fosse l’unico a pattugliare i dintorni nel campo…” Frase totalmente inutile, è stato appena detto che probabilmente il guerriero non era solo. A p. 28 scontro a fuoco coi Comanche e Jim si rivolge al cavallo: “Magari a te non dispiacerebbe cambiare padrone e diventare uno di quei cavalli dipinti dei Quahadi Comanche…” Frase inutile. Ma ancora meno interessante quella dopo: “Sappi però che avresti vita breve. I comanche sono eccellenti cavalieri, ma padroni spietati”. Ecco questa è quello che dicevo prima, la sindrome di chi deve raccontarti a tutti i costi come vengono trattati i cavalli dai Comanche anche quando non è proprio il caso, visto che in quel momento il nostro eroe sta rischiando la pelle e a noi non interessa una cippa dei loro cavalli! Insomma di ballons da togliere per rendere più fluida e tesa l’azione ce ne sarebbero parecchi, secondo me (ballons che tra l’altro libererebbero spazio per gli ottimi disegni). Infine, l’ultima osservazione: a p. 26 Jim urla ai Comanche: “Quel cavallo è mio, razza di bricconi!” Ecco, non dico di usare il linguaggio scurrile della serie “Deadwood DicK”, tipo "figli di p...", ma anche “razza di bricconi” non mi sembra proprio il massimo dell’efficacia. Un po’ troppo vintage, diciamo.
  14. Poe

    OSCAR TEXIANI PER IL 2020 (FINALISSIMA)

    I miei voti: Storia: Tex l'inesorabile Cover: L'Odissea della Belle Star Personaggio: Ramona P.S.: è vero che tutti i gusti son gusti, ma la copertina di Carnevale "La vendetta delle ombre" era nettamente migliore di quella di "Tex l'inesorabile", e meritava di vincere. Ma tant'è... P.P.S.: sui forumisti che non leggono "Tex Willer". Vergogna!... Vuol dire che siete persone così abitudinarie da non avere nemmeno la curiosità di leggere una nuova serie del vostro personaggio preferito che non sia quella classica! Peggio per voi: non sapete che divertimento vi perdete!
  15. Poe

    LO STAFF DI DISEGNATORI DI TEX NEL 2021

    Io, invece, non amo molto Freghieri. In Dylan Dog era partito bene, poi è diventato sempre meno originale, con le donnine fascinose tutte simili tra loro, tutte uscite da una rivista femminile. Spero piuttosto di rivedere presto e in modo continuativo Laura Zuccheri. A proposito, come mai non si fanno gli Oscar annuali anche per i disegnatori?... Vabbe' che l'anno scorso avrebbe vinto Villa, senza alcun dubbio...
  16. Poe

    [Tex Willer N. 29 / 33] Sull'alto Missouri

    Tex nel grande Nord, il giovane Kit Carson, Blackfoot e belle ragazze, testi di Boselli, disegni di Pasquale Del Vecchio... Io ho già stabilito che questa sarà la storia che tra un anno indicherò come la mia preferita nel sondaggio del 2021! A scatola chiusa!
  17. Poe

    [Maxi Tex N. 21] Nueces Valley

    Quando mi capita di riprendere in mano le storie di GL Bonelli o Nizzi, belle o brutte che siano, il mio giudizio, rispetto alla prima volta che le avevo lette, di solito non cambia: se mi erano piaciute continuano a piacermi, se mi avevano deluso continuano a deludermi. Con quelle di Nolitta, invece, il ricordo che ne avevo risulta migliore di come mi appaiono adesso; cioè, con poche eccezioni, ora trovo che siano meno interessanti di come mi erano sembrate all’inizio. Le storie di Boselli, all’opposto, più le rileggo più le apprezzo. Non solo quelle belle, anche le meno riuscite a una seconda rilettura si rivelano comunque migliori. Probabilmente perché sono avventure più complesse, con più personaggi e più sfumature, che si colgono e si apprezzano meglio con calma e più attenzione nelle riletture. Tutta ‘sta premessa per dire alla fine una cosa semplice: “Nueces Valley” mi era piaciuta un sacco la prima volta e mi piace ancora di più oggi che l’ho ripresa in mano. Indubbiamente se facessi il gioco della mia classifica personale scoprirei che ha guadagnato molte posizioni, piazzandosi ora tra i posti più alti di tutta la saga settantennale di Tex (ma non riesco a buttare giù una mia classifica dettagliata, troppo difficile). In questa storia troviamo le età della vita: l’infanzia e la prima giovinezza (Tex), la maturità (Ken Willer, Jim Bridger, Tex attuale) e la vecchiaia (Jim Bridger). Poi c’è la morte (Mae), purtroppo prematura. Una storia di rapporti umani, di amore coniugale, di genitori e figli, di “maestri” e "allievi", ma soprattutto di amici. La terza parte con Jim Bridger ottantenne non è un’appendice inutile, è la chiusura del cerchio (la vecchiaia, come detto), ma anche il ritorno dell’amico (Tex) che deve ripagare il suo debito di riconoscenza, perché l’essenza dell’amicizia - continua a dirci Boselli nelle sue storie - è non dimenticarsi degli amici col passare del tempo (come purtroppo accade spesso) e riconoscere che abbiamo nei loro confronti un debito di riconoscenza, se vera amicizia è stata. Molti i momenti memorabili, troppi. Provo a segnalare alcune tra le pagine più riuscite (dal Maxi del 2017). (E un grazie a Pasquale Del Vecchio!!) - pag. 21 Jim Bridger che cavalca da solo nella prateria assolata verso il tramonto - p. 62 Mae che si tocca il pancione e dice: “Nascerà in maggio” - p. 65 i visi di Tex e Sam al funerale della madre - p. 73 Gunny Bill che dice che all’occorrenza lui fa anche da madre - p. 93 Tex undicenne che si addormenta mentre mangia i fagioli, dopo il primo giorno dietro la mandria - p. 112 il primo scontro a fuoco di Tex ragazzino, a cavallo dietro Jim Bridger, che gli evita di cadere - p. 128 Ken Willer che dà lezioni di antirazzismo - p. 137 Ken Willer sulla tomba della moglie a raccontarle come crescono i figli - p. 141 Tex a 17 anni che sembra nato con la pistola in pugno - p. 179 San Francisco - p. 218 la ragazza che voleva incastrare Tex e gli amici gettata nella baia - p. 225 il vecchio Jim Bridger che si fa rispettare - p. 231 Tex che gli dice: “Non sono più un ragazzo da un pezzo” - p. 265 la ballata a suon di pugni di Jim Bridger, che a 80 anni non è ancora finito - p. 270 (l’ultima, la più toccante) il viso di Mae, con un velo di tristezza, che chiede: “Ma in quella terra selvaggia, come crescerà nostro figlio?" Poi i pionieri in marcia...
  18. Poe

    [04] L'eroe Del Messico

    Al di là che una storia sia bella o brutta, che piaccia o non piaccia, resta il fatto che Tex che compare in "L'eroe del Messico" è molto diverso dall'immagine che ha di lui chi non conosce bene questo periodo, chi non lo ricorda più o non l'ha neanche mai letto. Qui abbiamo addirittura un Tex rivoluzionario!... Un eroe che partecipa da protagonista alla Rivoluzione messicana (romanzata, modificata e semplificata, ovviamente), che ne è addirittura la mente che pianifica le strategie più adatte, che dà consigli non solo a Montales ma anche al futuro presidente del Messico, che fa persino discorsi sociali e politici, che si fa scrupolo di non uccidere i soldati perché anche loro vittime e uomini del popolo oppresso (e qui anticipa un po' la mentalità che avrà in "Sangue Navajo", distinguendo tra soldati e ufficiali), che parla di giustizia e pace tra gli stati (non dimentichiamo che la storia è stata scritta nel 1949, poco dopo la Seconda guerra mondiale). Che è il dialogo che ho citato io nel post precedente... Insomma tutto un altro Tex rispetto all'immagine semplificata del fuorilegge scavezzacollo e spaccone, dal grilletto facile e dal pugno pesante. Certo, è anche questo, il Tex delle origini, ma molto altro. E Boselli lo sa bene, visto come lo sta gestendo sulla serie "Tex Willer". Sono molto curioso di vedere come Boselli porterà piano piano il Tex dei "Razziatori del Nueces" a diventare "l'eroe del Messico". Mi sa che ne vedremo delle belle...
  19. Poe

    [04] L'eroe Del Messico

    Rileggere ogni tanto le prime storie di GL Bonelli aiuta a sfatare i luoghi comuni che si sono sedimentati negli anni sul Tex delle origini, che sarebbe - secondo versioni semplicistiche - un Tex ancora istintivo, poco riflessivo, un ammazzasette protagonista di storielle dalla trama non troppo originale, che sarebbe maturato solo con “Sangue Navajo” oppure dopo, verso il n. 100 o giù di lì. Be’, basta riprendere in mano “L’eroe del Messico” (n. 4 della serie Tex Gigante) per rendersi conto che non è proprio così. L’episodio narra il primo incontro di Tex con il ribelle Montales e l’aiuto che Tex gli fornisce per vincere la Rivoluzione messicana. Tra scontri con i militari, scorribande e azioni di guerriglia, fughe, smascheramento di traditori, assalti al treno e rocambolesche evasioni, il momento più importante della vicenda è il dialogo tra Montales e Tex, che lo ha appena liberato: Tex: “Sto pensando a quei soldati che ho dovuto uccidere quando eravamo sul tetto… Quando sparavano non facevano che obbedire a un ordine superiore… Dovremo cambiare tattica d’ora in avanti! Dovremo cercare di colpire i capi… quelli che stanno comodi e sicuri dietro a una scrivania e mandano al macello gli altri… Dobbiamo accattivarci la simpatia del popolo. Far capire ai soldati che noi lottiamo non contro di loro, ma contro gli sfruttatori del paese…” Montales lo guarda ammirato. Tex: “Se noi li priviamo dei capi… a chi obbediranno?... Spareranno essi senza averne l’ordine contro coloro che si battono per difendere i poveri e gli oppressi? No, Montales, essi non spareranno!... Passeranno sempre più numerosi dalla tua parte!” E Montales, quasi commosso: “Caramba. Sei un grande hombre, Tex.” “No, Montales, sono solo uno che si è unito a te perché lottavi per un ideale di giustizia.” “Tex non dire altro, qua la mano... D’ora in poi tu sarai il cervello della banda e io sarò fiero di essere il tuo braccio destro!” Insomma non proprio una storiellina banale banale con cowboy e indiani e tanti bang bang!... Da citare anche il finale, con il nuovo presidente del Messico Manuel Perez che offre a Tex una carica prestigiosa nel nuovo governo. Tex ovviamente rifiuta, concludendo il suo discorso così: “Ebbene se volete saldarlo [il debito di riconoscenza] fate che non scorra più sangue sulla frontiera. Fate che la pace, la comprensione, il pacifico commercio siano il sereno epilogo di tante inutili lotte fra soldati americani e messicani!” Abbracci e giornali messicani che inneggiano all’eroe Tex Willer e alla pace ritrovata. Certo, la storia presenta ingenuità, incongruenze, GL Bonelli non è ancora del tutto a sua agio con le storie lunghe e alcuni episodi potevano essere meglio sviluppati (bisognerà aspettare “Il Tranello” per avere il primo vero capolavoro della serie), ma certamente questo “L’eroe del Messico” rimane come uno splendido esempio di grande fumetto popolare d’avventura, piacevole da leggere e divertente da riscoprire.
  20. Concordo con coloro che hanno accolto favorevolmente questa bella e crepuscolare storia di Giusfredi (giovane promessa che lascia ben sperare per le sue prossime avventure su Tex Willer). Aggiungo solo qualche considerazione critica. Se il personaggio di Joe Beauregard è il vero protagonista de “L’ultima missione” (suo il punto di vista, sue tutte le riflessioni importanti, suo lo scavo psicologico), non si può non notare, al confronto, la scarsa caratterizzazione di Tex e Carson, quasi pure funzioni narrative nella vicenda. Sia chiaro, io ho sempre criticato chi rimprovera a Boselli la poca centralità di Tex o l’eccesso di personaggi nelle sue storie che metterebbero in ombra il nostro ranger. Sono giudizi sbagliati perché Boselli riesce sempre a dare una grande importanza a Tex, anche quando gli mette al fianco comprimari di spessore. Qui, però, Giusfredi decide di assegnare a Tex e a Carson il ruolo per lo più di “accompagnatori” di Joe Beauregard nella sua ultima missione, scegliendo, tra l'altro, di usare nei loro dialoghi uno stile secco, laconico, probabilmente per accentuare l’atmosfera malinconica. Così facendo, però, finisce per sviluppare poco il legame d’amicizia tra il vecchio ranger sul viale del tramonto e i nostri Tex e Carson, i quali hanno, sì, il loro spazio narrativo, tra torme di Comanches e spietati comancheros, ma di fatto sono trattati come puri personaggi di sola azione. Non c’è un dialogo interessante di Tex (o di Carson), una sua riflessione, un cenno all’antica amicizia o, non so, al passato, alla morte o a un qualsiasi contenuto che non sia: “Li seguiamo…”, “Tieniti alla larga dalle piste battute”, “Verso quelle rocce, presto”, “Io andrò a Ovest”, “Buttate le armi”, “Prendi il winchester”, “Attenti alle vostre spalle…” ecc. La cosa di per sé non sarebbe poi così insolita, se questa fosse una semplice storia d’azione come ne abbiamo viste tante, ma siccome Giusfredi punta più in alto, vuole dare alla vicenda uno spessore maggiore, succede che i monologhi interiori molto belli di Joe Beauregard finiscono per stridere un po’ - a mio parere - con la “piattezza” di Tex e Carson, troppo limitati a semplici pistole che sparano. Tra l’altro, le varie riflessioni di Beauregard sono tutte per la moglie, per il giovane che ha preso una brutta strada, il padre, il suo cappello, ecc, ma neanche una riservata a Tex e Carson. Per spiegarmi meglio, pensiamo alla famosa storia di Ken Parker, “Adah”. Lì Berardi adotta il punto di vista della schiava di colore Adah e fa comparire Ken Parker solo alla fine, per poche pagine, eppure sufficienti per darci un bel ritratto dello scout, visto dalla prospettiva inedita di un altro personaggio, visto e giudicato, cioè, con gli occhi di Adah, in modo che, paradossalmente, mai come in questa storia - in cui Ken appare pochissimo - noi lo conosciamo meglio. Qui Giufredi non fa fare a Beauregard una mezza riflessione su Tex e Carson che non sia l’iniziale e stereotipata frase: “Nel west non esiste un solo, dannato figlio di coyote più in gamba di quei due”. Insomma, risolve il problema della centralità di Tex facendolo semplicemente sparare per molte pagine, senza però dargli quello spessore caratteriale che meriterebbe. Comunque, nonostante questo, “L’ultima missione” la giudico una gran bella storia.
  21. Poe

    [211/213] Tucson!

    Ottima storia della collaudata ditta GL Bonelli/Letteri (quest'ultimo ancora in grandissima forma), una delle migliori del terzo centinaio (200-300), una delle preferite di Boselli (come ha dichiarato). Tre albi che descrivono meravigliosamente il “ring” di Tucson, l’associazione segreta che cercava di provocare incidenti per far sì che l’esercito cacciasse via gli Apaches, lasciando così la regione aperta alla speculazione terriera. Una vicenda che GL Bonelli narra nei minimi dettagli, ricostruendo ogni anello della catena criminale, dai trafficanti di armi e whisky ai notabili di Tucson (affaristi, proprietari di alberghi e saloon, giornalisti, ecc.), su su fino a portare i Nostri a Washington a smascherare le complicità politiche al Dipartimento degli Affari indiani (dove incontrano per la prima volta Ely Parker). Un esempio perfetto di “realismo” bonelliano, con dialoghi molto curati, pieni di considerazioni a volte un po’ prolisse ma non gratuite, che hanno appunto lo scopo di descrivere ogni protagonista, anche secondario, e ogni aspetto della complessa vicenda. Ottima storia ma non un capolavoro, secondo me. Per due motivi: il primo è che molte situazioni sono già state viste in altri albi famosi e, sebbene riprese abilmente da GL, sanno di non troppo originale (per es. i due pards che si introducono nottetempo nella casa del pezzo grosso e poi lo malmenano, scena ripresa da “Sulle piste del Nord” e “La notte degli assassini; oppure il finale coi due criminali uccisi, per ironia della sorte, dagli Apaches che volevano sobillare, ripresa da “I cacciatori di scalpi”, ecc.). Il secondo motivo è che, per quanto molto bella, la storia non ha sequenze particolarmente memorabili. Gli scontri a fuoco in città o nella prateria, l’agguato alla stazione nel finale o altre scene d’azione non hanno guizzi particolari di originalità, sono tutte ben costruite, per carità, ma prive di momenti speciali che ti restano impressi. E infatti, anche nei commenti qui sopra, la maggior parte dei lettori dopo tanti anni ricorda soprattutto - oltre alla trama generale - la girandola di pestaggi nel primo albo. Insomma, dopo 30 anni esatti da "Il totem misterioso" (“Tucson “ è del 1978), GL Bonelli ci regala soprattutto una storia che è un po’ una summa di Tex, un punto d'arrivo, una specie di riassunto - efficace e perfettamente narrato - del suo mondo, della sua filosofia di vita, del suo rapporto con gli indiani, del suo disprezzo per gli intrallazzatori di ogni tipo, del suo concetto di giustizia.
  22. Nel caso di Yama. Per due volte viene dato per morto da Bonelli e poi ritorna. Alla fine de "Il veliero maledetto" viene trascinato al largo dalla tempesta e trasformato in leggenda (il vascello fantasma) e poi alla fine de "Il ritorno di Yama" quando precipita nel fiume sotterraneo (ritornerà ne "L'ombra di Mefisto"). Poi ci sarebbe il caso di "El Muerto", ma si parla di Nolitta e la questione è un po' diversa. Resta il fatto che GL Bonelli, con poche eccezioni, i morti li dava per morti definitivamente.
  23. Poe

    Tex nei Supplementi Linus

    A proposito di "gallinacci in divisa", mi ha stupito invece, rileggendo di recente "Il figlio di Tex", la didascalia iniziale della storia (che non ricordavo) in cui Bonelli scrive: "Tex sperava in cuor suo di indirizzare il figlio, attraverso gli studi superiori, alla carriera militare." Chi l'avrebbe mai immaginato che Tex avesse solo sognato una carriera militare per Kit Willer?... Molto strano, sia per il personaggio Tex, che per Bonelli.
  24. Poe

    [45/46] La Voce Misteriosa

    Riproposta a colori in "Tex classic". E la domanda è sempre la stessa: può una storia che vede Tex alle prese con uno scimmione armato di machete che cavalca di notte su un nero destriero in cerca di vittime da decapitare, essere emozionante, coinvolgente e non risultare ridicola? E la risposta, dopo tanti anni dalla sua uscita, è sempre la stessa: sì. GL Bonelli riesce a costruire una vicenda semplice ma piena di atmosfera, di mistero, una storia "folle", surreale, ma allo stesso tempo credibile (nel mondo della fantasia). Merito molto dei disegni curati di Galep, delle sue splendide sequenze notturne (in cui era insuperabile) e dei personaggi atipici ben delineati. Una follia omicida in cui la vittima di passate violente si trasforma a sua volta in carnefice. Un' ossessione di morte che deve ripetere all'infinito il trauma subito per poter placare la Voce misteriosa che rimbomba nella testa dell'assassino. Un delirio di sangue e teste umane da tagliare. Un Tex comprensivo e più umano del solito, sia nella paura come nella capacità di comprendere i conflitti interiori degli altri, un Tex anche meno manesco, visto che l'unica sfida da saloon la risolve a braccio di ferro! Bello il finale e il flash back sugli orrori vissuti dall'assassino nel Borneo. Memorabile e mitica la sequenza notturna di Tex inseguito dallo scimmione che gli si avventa addosso pensando: "Un uomo! Una vittima per placare la Voce!". E la pistola di Tex che fa "click...click"...
  25. Poe

    [12/13] Il Figlio Di Tex

    Bella come analogia! Ma se vogliamo Kit Willer più autonomo e protagonista (e storie un po' più originali), basterebbe farlo agire "in parallelo" con Tex, come ha fatto per esempio Boselli in "Salt river" (solo che lì il buon Kit finisce per prendere un sacco di botte in testa, ingannato dalla bella di turno!). Invece, una storia con padre e figlio impegnati in una missione su due piste diverse ma convergenti, potrebbe mettere in luce una personalità più indipendente, più "da giovane", di Kit e magari - perché no - far emergere anche opinioni diverse da quelle di Tex. E non potrebbe finire, come alcuni episodi del primissimo Kit, con il figlio che toglie le castagne dal fuoco al padre? O che lo precede nella scoperta di un inganno? Una delle scene più belle de "Il figlio di Tex" è proprio quando Tex e Carson, narcotizzati dal sonnifero nel vino, vengono trascinati fuori dall'albergo in fiamme proprio dal giovane Kit che, non avendo bevuto, può a fatica salvarli. Variare ogni tanto gli schemi narrativi non farebbe male...
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.