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Poe

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Tutto il contenuto pubblicato da Poe

  1. Poe

    [701/702] La regina dei vampiri

    Cioè, davvero Diego Cajelli sta facendo il rider perché non ha lavoro?! Nessuno in Italia che gli offra un lavoro da sceneggiatore?!
  2. Poe

    [51/53] Sangue Navajo

    “Sangue Navajo” è stata pubblicata quasi 50 anni fa, tra il 1961 e il 1962. Esatto. Questa è infatti una storia che va contestualizzata nel periodo in cui è stata scritta per capirne l’importanza, per valutarne gli elementi anticipatori e apprezzarne fino in fondo la bellezza. Un vero e proprio manifesto del Tex pensiero (del Bonelli pensiero) del suo concetto di giustizia, del suo antirazzismo, del suo essere contro la guerra (la rivolta è non violenta), contro ogni autoritarismo, così come contro ogni marciume politico. Ma allo stesso tempo è una godibilissima storia d’azione, tesa, emozionante, con un ritmo sostenuto, senza momenti vuoti, con una trama articolata, matura. Una storia eccezionale fin dalla copertina: Tex rivolto verso il lettore, in posa, con una mano sulla spalla di Tiger, entrambi con i fucili appoggiati, non con armi in pugno e in posizione dinamica, come di solito. Sembra quasi anticipare le copertine statiche e in posa di Ken Parker. E qui Tex, in effetti, come il biondo scout di Berardi e Milazzo, è totalmente dalla parte dei nativi contro tutto e tutti, con la differenza che Ken Parker quando in “Omicidio a Washingthon” denuncia al Congresso americano lo sterminio dei pellirossa finisce con una pallottola in testa, che gli farà perdere la memoria (ma siamo in un’altra epoca, nel 1977), mentre qui Tex scatena una guerra indiana, ma senza neppure un morto, riuscendo alla fine ad ottenere giustizia. E GL Bonelli è bravissimo a farci immergere nella vicenda come fosse un’impresa quasi possibile, attivando la nostra sospensione dell’incredulità al punto da darci l’impressione di leggere una storia quasi verosimile (nonostante i totem nei villaggi navajo!). In alcuni commenti letti, si dice che Tex non sia mai stato così riflessivo e maturo come in questa storia, rispetto al Tex impulsivo dei primi albi: è vero solo in parte, perché già in altre storie il nostro aveva dimostrato la sua intelligenza strategica e la sua visione “politica”, a partire per esempio dall’ "Eroe del Messico", durante la rivoluzione con Montales, anche lì un concentrato di azione unita alla riflessione. Certamente qui Tex risulta più sicuro e autorevole sia nel muovere ogni pedina, che nel pianificare tutte le mosse, e lo dice chiaramente lui stesso: “Una campagna militare come quella che si prospetta… richiede molti sacrifici e denaro… avrà bisogno dell’autorizzazione del Ministero della guerra… lasciate che l’opinione pubblica venga informata della realtà dei fatti e poi vedrete… Se non avessi saputo queste cose non mi sarei certo addossato la responsabilità che ho ora sulle spalle.” Non un semplice atto di ribellione, quindi, ma una partita ben calcolata che si gioca sia sul piano militare, che mediatico (altrettanto importante è il personaggio del giornalista Floyd, con cui, non a caso, si conclude la storia). Il paragone con “Vendetta indiana”, pur con un soggetto simile, è secondo me un po’ superficiale, essendo quest’ultima una storia appunto di vendetta e soprattutto di antimilitarismo (il nemico è il folle razzista colonnello Arlington), mentre “Sangue Navajo” è una storia di giustizia e il nemico è un intero “sistema”, rappresentato non solo dai militari, ma soprattutto dai due assassini dei ragazzi navajo (due ricchi notabili, stimati cittadini), così come dal governatore, dai politici, dagli affaristi, dalla gente comune e dalla loro mentalità di superiorità razziale, per cui gli indiani sono solo un intralcio al progresso, e chi non la pensa così viene zittito (il tentato linciaggio del giornalista). Insomma un affresco sociale che va al di là dello scontro indiani contro militari. L’altra differenza tra le due storie è che in “Vendetta indiana” prevale la rabbia (per esempio nel pestaggio di Arlington), in “Sangue Navajo”, alla vista dei corpi dei giovani uccisi, prevale la compassione (Tex che si toglie il cappello commosso); la rabbia arriverà solo quando Kit verrà ferito a tradimento dal Colonnello (che per questo verrà rapato a zero). Insomma una grandissima storia, e in sole 193 pagine, meno di due albi attuali! GL Bonelli avrà avuto i suoi limiti (come tutti) ma non scriveva storie né semplici né ripetitive (soprattutto se confrontate con il fumetto popolare del 1961).
  3. Per la precisione in 265 albi, scritti tra l'altro nell'arco di più di 30 anni, non dimentichiamolo. Non mi sembra una cosa grave. Anche perché ognuna delle 7 storie di Mefisto è totalmente diversa da quella precedente. L'unica brutta è l'ultima, "L'ombra di Mefisto", le altre sono tutte riuscite bene o benissimo, 2 sono veri e propri capolavori ("La gola della morte", "Il figlio di Mefisto"). Berardi su Julia quante volte ha fatto comparire l'arcinemica Myrna? Una decina? Non ricordo, forse di più e in soli 20 anni. Non mi sembra un grave problema se le storie sono riuscite e non ripetitive... Anche sul resto del giudizio su GL Bonelli non sono d'accordo per niente, ma ognuno ha la sua opinione... Dico solo che di personaggi interessanti GL ne ha creati a bizzeffe, fin dai primi numeri, il problema è che magari non li si conosce neanche.
  4. Eresia sì! Carson poco considerato da GL Bonelli? Ma quando mai! Si potrebbero fare decine e decine di esempi... Il problema, secondo me, è che le vecchie storie (soprattutto quelle prima del 100) non vengono più rilette o le si dimentica, per cui si danno giudizi schiacciati tutti sul presente o sul recente passato. Ormai GL Bonelli viene considerato uno che non sapeva creare personaggi psicologicamente complessi, che scriveva storie monocordi e troppo lineari, che era troppo prolisso, ecc. Sono solo stereotipi. Il fatto che non abbia mai descritto il passato di Carson, e non l'abbia reso protagonista di una storia tutta sua, non vuol dire che il vecchio cammello sia stato un personaggio non abbastanza considerato... E questo vale anche per gli altri pards.
  5. Leggere "Giubba rossa" di Boselli e Biglia mi ha fatto tornare in mente alcune splendide storie di Gino D'Antonio in "Storia del West", per l'argomento, l'atmosfera, i personaggi, persino il tipo di dialoghi (anche se qui Boselli a volte eccede un po' in verbosità). L'ambiguità della posizione di Jim Brandon (amico degli indiani, ma portatore di una civiltà potenzialmente distruttiva nei loro confronti) e i suoi discorsi sull'inevitabilità del progresso mi hanno ricordato molto Bill Adams (uno dei protagonisti, per chi non lo sapesse, di "Storia del West"). Come lui Jim Brandon, a un certo punto della storia, si mette in discussione: "Avevo sbagliato ogni mossa... ero davvero uno sbirro stupido, arrogante, presuntuoso") e gli stessi Blakfoot glielo dicono: "Una mezza verità è peggio di una menzogna" (riferendosi alla minimizzazione dei pericoli della costruzione di una ferrovia sul loro territorio). Poi però il finale della vicenda è ottimistico, un po' troppo ottimismo, secondo me: i Blackfoot diventano fedeli sudditi del Canada, la civiltà non è un pericolo, dice Jim Brandon, andrà tutto bene. Ecco, qui Bill Adams avrebbe avuto perlomeno il dubbio se quello che stava facendo era davvero il bene degli indiani, e se il progresso sarebbe stato davvero tutto rose e fiori... D'accordo, siamo su Tex, non su Storia del West, ma un finale più problematico, o perlomeno dubbioso, non mi sarebbe dispiaciuto. Forse anche perché ho ancora in mente il fumetto capolavoro di Joe Sacco "Tributo alla terra", che ho letto l'anno scorso e che descrive lo sfruttamento economico e ambientale subito dai Territori del Nordovest del Canada da parte di compagnie minerarie, poi petrolifere, dall''800 fino ai nostri giorni. Una storia conflittuale vista dal punto di vista di una tribù, i Dene. Consigliatissimo a chi ama il fumetto, gli indiani e i bellissimi disegni di Joe Sacco.
  6. Poe

    [701/702] La regina dei vampiri

    Nell'intervista dice chiaramente: "Non sto lavorando per la Bonelli... per una serie di motivi che non sto a dire". Poi racconta che sta scrivendo una serie western per il mercato estero (Brasile) disegnata da Pedro Mauro, che uscirà nel 2022. Sembra voglia dire che non sta scrivendo adesso perché la Bonelli non ha necessità di nuove storie, però poi forse riprenderà... Commento mio personale: mi dispiace perché Gianfranco Manfredi è secondo me uno dei migliori sceneggiatori bonelliani (Magico Vento, Volto nascosto, alcune storie - non tutte - di Cani sciolti...), non utilizzarlo è uno spreco. Per Tex purtroppo non ha fatto grandissime storie, secondo me (solo discrete), però sempre meglio di altri sceneggiatori... Io, come ho scritto da un'altra parte, lo vedrei bene anche come uno degli sceneggiatori che potrebbe continuare la miniserie di Deadwood Dick, personaggio molto nelle sue corde. Temo però che la Bonelli, soprattutto in questo periodo, abbia altri progetti... Ma sbaglia!
  7. Poe

    Ancora Su Tex & Zagor

    L'idea forte del crossover potrebbe essere l'incontro di Cico e Kit Carson giovane, che si ritrovano allo stesso tavolo a mangiare bistecche e patatine.
  8. Poe

    [91] Vendetta Indiana

    Che è quello che fai spesso anche tu, mi pare... Il discorso secondo me è così. Se uno dice (esempio inventato): "Il passato di Carson non mi è piaciuto per niente e mi sono annoiato da morire!", ok, è un giudizio soggettivo, ognuno ha i suoi gusti, discutibili fin che si vuole ma da accettare. (Magari con un'alzata di spalle.) Se uno invece dice: "Il passato di Carson è noioso, poco emozionante e Boselli fa storie con troppi personaggi", non è più una questione di gusto personale ma è un giudizio preciso sulla storia e sull'autore e quindi criticabile e attaccabile. E, in questo caso, molto criticabile e molto attaccabile!!
  9. Poe

    [91] Vendetta Indiana

    Certo che conta, ma questo vale per tutti... Ognuno è legato soprattutto alle storie e agli autori che ha letto per primi e a cui è affezionato (e questo non è un male!), che siano Bonelli, Nizzi o Boselli. Poi uno, se si è letto tutti i 700 e passa albi e ha quindi una visione d'insieme, è anche in grado - se si sforza - di essere maggiormente obiettivo (per quanto sia possibile esserlo). Che le storie di Boselli siano mediamente più complesse e articolate di quelle di GL Bonelli non ci piove, che siano anche più attuali e vicine ai gusti dei lettori d'oggi non c'è dubbio , ma questo non sminuisce le altrettanto ottime storie di GL, la maggior parte ancora godibili nonostante scritte in un'altra epoca. Aggiungo poi che i paragoni tra storie recenti e storie passate a volte possono essere utili, altre volte rischiano di essere fuorvianti (e inutili), dipende da come li si fa...
  10. Poe

    [91] Vendetta Indiana

    Parlare poi della freddezza di GL Bonelli commentando "Vendetta indiana" (storia intensa ed emotiva) mi sembra un po' paradossale... Bonelli sapeva scrivere storie e sequenze drammatiche come pochi altri: Apache Kid, Massacro, La notte degli assassini, Una campana per Lucero, Tramonto rosso, Il tranello, ecc. ecc. Storie drammatiche, non melodrammatiche come quelle di altri autori, che spesso calcano la mano verso il patetico, il facile sentimentalismo (un esempio a caso: "Il ragazzo selvaggio"). Per non parlare del ritmo narrativo e della capacità di sintesi che aveva Bonelli: chi riuscirebbe a narrare una rivolta indiana come appunto "Vendetta indiana", dando spazio sia a Tex, sia agli indiani, sia ai militari, in un solo albo?
  11. Poe

    Annata di Tex 2020

    Ci perde per forza perché le giornate di Boselli sono sempre di 24 ore e le storie che scrive non possono raddoppiare (visto che scrive anche Dampyr). Ci sono altri autori sulla serie regolare, certamente, ma andate a rivedervi il sondaggio sulle storie migliori del centinaio 600-700: sono quasi tutte, al 95%, di Boselli le storie preferite da tutti (da Luna insanguinata, a Jethro, ai Sabotatori, a El Supremo, ecc. ecc.). Quindi la qualità della serie regolare, secondo me, con meno storie di Boselli all'anno, calerà per forza. Speriamo non molto...
  12. Poe

    Annata di Tex 2020

    Sì, la serie Tex Willer sta riuscendo benissimo. Tutti i lettori che conosco ne sono entusiasti, e anche qui nel forum piace (quasi) a tutti, mi sembra. Complimenti! Si sente quando delle storie sono scritte con passione, entusiasmo e cognizione di causa. (Anche se questo purtroppo comporta che la serie regolare perda qualcosa; ma non si può aver tutto, no?... )
  13. Poe

    Annata di Tex 2020

    Le storie migliori di Tex nel 2020? 1) I due Texoni (Boselli-Villa e Boselli-Carnevale) 2) Tex Willer: "L'agente federale" e "I razziatori del Nueces" (Boselli-Rubini e Boselli-Brindisi) Disegni migliori? Oltre a Villa e Carnevale, ricorderei anche Andreucci ("Un uomo tranquillo") Le storie peggiori? Quelle di Nizzi. La serie regolare a livello medio. L'aumento delle storie, secondo me, abbassa sempre il livello medio.
  14. Be' la copertina scartata, oltre che poco dinamica, comunica un'idea diversa rispetto a quella poi scelta. Carson qui ha un'espressione mesta che, in contrasto con quella allegra da giovane e con il sole che tramonta alle sue spalle, sembra quasi indurci a pensare che lui rimpianga la giovinezza felice ormai passata, mentre il presente non è altro che un lento procedere un po' malinconico verso il futuro. Tex lo guarda ed è con lui, certo, ma in modo diverso rispetto alla copertina poi pubblicata, dove i due pard, oltre che dinamici, sembrano un'unica cosa, ancora pronti e scattanti insieme nell'affrontare la salita (della vita). Che è poi anche la psicologia di Carson che emerge dalla storia di Boselli: un vecchio cammello che, nonostante la nostalgia, prosegue il suo percorso senza troppi rimpianti, come invece non riesce a fare Lena, ancorata al passato.
  15. Poe

    [721/724] Attentato a Montales

    A parte il duello-pantomima, in questa storia (nei te albi) Tiger ha ben poco rilievo, non parla quasi mai, è un puro comprimario. Ho riletto di recente le mitiche storie di GL Bonelli "Dakotas" ("La notte degli assassini"") e "Una campana per Lucero" e lì Tiger è un personaggio vero, a tutto tondo, esprime le sue opinioni (anzi è Tex che a a volte gli chiede un parere), ha una sua personalità ben definita, un suo ruolo ben preciso. Qui no, Riju lo mette in secondo piano, non lo sa ben gestire: chi leggesse una storia di Tex per la prima volta avrebbe un'immagine di Tiger molto diversa da com'è in realtà. Magari uno può non farci caso, ma se fa il confronto con una storia di GL Bonelli con i quattro pard la differenza è lampante.
  16. Poe

    [721/724] Attentato a Montales

    Credo che, per come viene rappresentato, sia lui che i suoi compari, l'intenzione sia di mostrarli come vigliacchi che se le prendono solo con piccole comunità indifese, e il loro "culto" una pagliacciata per far impressione agli ingenui. Non veri e propri fanatici disposti a morire per qualche causa (infatti, sono al soldo di speculatori come dei comuni sicari, e non c'è alcun accenno a una causa). I dialoghi del tipo anche prima che venga pestato lo mostrano anche personalmente come un borioso pallone gonfiato ben poco abile, che crede di intimorire la gente anche quando è loro prigioniero. Il fatto che praticamente chieda pietà alla prima sberla completa il ritratto, ed è coerente con come sono rappresentati dall'inizio. Sì, probabilmente è così, l'intento è quello di rappresentarli come "palloni gonfiati", forti soprattutto con i deboli. Sta di fatto però che il tipo che spiffera tutto e subito a Tex sembra crederci davvero. "La negra muerte" - dice - "diventerà un impero e quella sarà la nostra capitale"; e poco dopo, parlando di sacrifici umani che vengono compiuti al loro "signore dell'oltretomba", lo chiama "il dio della negra muerte, il nostro protettore" e dalla sua espressione sembra convinto di quello che dice. Comunque sì, effettivamente come avversari mi sembrano tanto boriosi quanto incapaci, visto che non ne azzeccano una in nessuno scontro. Detto questo (e un po' dispiaciuto per un Tiger stereotipato), nel complesso la storia è interessante e l'aspetto politico ben delineato. Forse in nessuna storia di Tex è descritto così bene lo sfruttamento economico sociale capitalistico, i legami tra politica, affari e ingerenze straniere. Non a caso il prossimo albo si intitola "Colpo di stato" e anch'io prevedo che ne vedremo delle belle...
  17. Poe

    Aurelio Galleppini

    Faccia da scemo??!!?... Non ha la faccia da duro??!?... E' triste??!?... Non esprime nulla???!!????... Boh!...
  18. Poe

    [721/724] Attentato a Montales

    Trovato inaspettatamente in edicola "La negra muerte" e appena letto. Purtroppo è un albo non del tutto convincente. Mi dispiace perché "Guatemala" mi era piaciuto molto. Qui la parte migliore è quella con Carson e Kit che fingono di essere affaristi (belli i dialoghi, i personaggi incontrati, e persino i disegni di Biglia sembrano migliori), deludente le scene d'azione con Tex, Tiger (usato malissimo) e Gregorio (anche lui più un burattino che un personaggio). Le cose che non funzionano sono parecchie, dai dialoghi, agli scontri a fuoco orchestrati male, a certi passaggi narrativi molto forzati, almeno secondo me... Non aggiungo altro per evitare spoiler. Cito solo l'esempio del fanatico assassino assetato di sangue che diventa una mammoletta dopo appena due sberle di Tex: una volta tipi così si suicidavano pur di non parlare!
  19. E' proprio così. Ci sono storie assolutamente straordinarie che riescono a divertire e allo stesso tempo a far riflettere, a emozionare, a creare un'atmosfera particolare che ti affascina ogni volta che le rileggi. E "il passato di Carson" è una di queste. Sono storie piene di sfumature che bisogna imparare a cogliere e ad apprezzare.
  20. Poe

    [01] [Almanacco 1994] La Ballata Di Zeke Colter

    E pensare che qui si stava parlando di quanto era poetica la Ballata di Zeke Colter! Un centinaio di commenti fa...
  21. Poe

    [Speciale Tex Willer N. 02] Un uomo tranquillo

    Recchioni fa andare via Sam non per fare una "scena ad effetto", ma perché - come hai notato anche tu - deve tener conto della storia di GL Bonelli nel "Passato di Tex" (ripreso da Boselli in Tex Willer) che prevede l'abbandono del ranch da parte di Sam per rifarsi una vita a Culver City (dove poi verrà ucciso). Ora è vero che messa così, la vicenda stride un po', ma si può anche ipotizzare che Sam, dopo aver difeso strenuamente la terra di famiglia, se ne vada proprio per non ricordare (lui uomo pacifico) la "strage" che ha compiuto. Insomma prima la difende per principio e per non subire le prepotenze senza reagire come ha fatto in passato, poi la abbandona perché pensa che sia meglio ricominciare una nuova vita altrove, dove non ha brutti ricordi. Secondo me ci può stare. Le incongruenze vere della storia, come sottolineato un po' da tutti, sono: la pistola di Gunny riesumata e Susan che viene messa in pericolo. E qui Recchioni avrebbe almeno potuto prendere spunto da "Mezzogiorno di fuoco" in cui Grace Kelly viene allontanata da Gary Cooper, ma poi lei torna per aiutarlo, mettendosi nei guai... Comunque sono d'accordo sui voti, anche per il 10 al bravissimo Andreucci!
  22. Poe

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Non ti sembra una frase un po' ingenua (anche se condivisibile, sia ben chiaro!), a fronte della grande conoscenza che dimostri di avere di tutta la storia di Tex? Voglio dire, quante storie mediocri o scritte male, o disegnate peggio sono state pubblicate negli ultimi trent'anni, anche sulla serie regolare? Figuriamoci sui Color, sui Maxi, ecc... dove spesso vengono dirottate le storie peggiori. E questo anche in epoche in cui la pubblicazione di albi paralleli alla serie regolare non era così abnorme come adesso. Secondo me è già un miracolo che oggi, dopo 70 anni e con le migliaia di pagine da pubblicare ogni anno, ancora vengano scritte ottime storie su Tex. Se fosse per me, la Bonelli dovrebbe mandare in edicola solo Tex mensile, il Texone, 1 cartonato alla francese all'anno, la serie Tex Willer e basta. Così potrebbe scriverle quasi tutte Boselli con l'aiuto di Riju e basta. La quantità eccessiva non va mai d'accordo con la qualità, si sa. Poi però c'è l'aspetto economico, e visto che le altre serie bonelliane non vanno benissimo, meglio spremere Tex, questa è la realtà. Inutile però stupirsi se dopo alcune storie vengono fuori male (Nizzi o non Nizzi).
  23. Chi è veramente Lucero/Don Fabio Esqueda? Uno spietato apache mescalero che vuole vendicarsi dei soprusi degli odiati bianchi e contemporaneamente derubarli dell’oro necessario per acquistare la terra dove il suo popolo potrò tornare a essere libero? Oppure un ricco proprietario terriero che crede di essere ancora un mescalero, ma che invece, a forza di vivere con i bianchi e come i bianchi, è diventato (senza rendersene conto) come loro, cioè avido, calcolatore e desideroso di potere? Questo è il dubbio che assale il lettore mentre sfoglia la splendida storia di “Una campana per Lucero”, indubbio capolavoro di GL Bonelli & Letteri del 1973. La risposta, a mio modesto parere, è: entrambe le persone. Sì, perché la bellezza e l’originalità di questa storia sta proprio nella doppiezza dell’antagonista, nella sua natura contraddittoria, se vogliamo schizofrenica: Lucero vuole veramente comprare la terra per il suo popolo e per sua madre, ed è sincero quando afferma che vuole dare loro un futuro di speranza e libertà, ma allo stesso tempo (contagiato dalla sete di ricchezza e di potere) vuole esserne lui il futuro dominatore e capo. Lo dice esplicitamente nel dialogo più bello e chiarificatore con la madre (p. 64 del n. 153): Lucero: “Ancora qualche incursione… e avremo tanto oro da poter comprare quanto basterà per vivere da guerrieri liberi su terra nostra!” Madre di Lucero: “Parli come un bianco, figlio.” Lucero: “Ci hanno scacciati dalle terre dei tre fiumi, e a noi è rimasta un'unica speranza. Quella di poter tornare a vivere come nei tempi antichi, ma su terre protette dal mio oro e dal mio nome.” Madre: “Figlio, forse hai il cuore puro, ma la tua mente vede un sogno che svanirà...” Un sogno, appunto, un’utopia impossibile, quella di poter tornare a vivere come in passato, quando i bianchi ancora non c’erano, ma utilizzando gli stessi loro metodi (le rapine alla diligenza, il calcolo, l'inganno e qualsiasi mezzo che giustifichi il fine), su un territorio libero e selvaggio ma “protetto dal mio oro e dal mio nome”. E’ chiaro che un’utopia simile sarebbe fallita in ogni caso, anche senza l’arrivo dei nostri eroi, oppure si sarebbe trasformata in chissà quale distopia (ed è per questo che su tutta la storia Bonelli fa gravare un senso di Destino tragico inevitabile). Lucero non è diventato del tutto un bianco, ma non è nemmeno rimasto un vero apache. E’ tutt’e due, e nessuno dei due, un uomo doppio in mezzo a due civiltà, con due maschere, ma che piano piano vede predominare quella “bianca”. E infatti Bonelli lo fa morire da uomo bianco, non da apache, col crocefisso in mano, pentito dei suoi omicidi sulla tomba della vittima, nel luogo dove è avvenuta la sua "civilizzazione", lontano dai suoi mescaleros. Dice bene juanraza85: Una delle vette di GL Bonelli, stranamente mai raccolta in volume (mi pare). E sarebbe ora di farlo, perché di aspetti interessanti e originali questa storia ne ha davvero tanti (la trama con gli indiani travestiti da pastori, l'incapacità di Tex e dei pard di comprendere il loro nemico o anche solamente di vedere che faccia abbia, ecc. ecc.) come si legge anche in alcuni ottimi commenti qui sopra.
  24. Poe

    [250/252] Giungla Crudele

    I tre albi di “Giungla crudele” cominciano con Kit Willer chino sull’amico navajo morto e Tex che scende da cavallo (come nella bella copertina) per consolare il figlio (“ora si tratta di onorare la sua memoria nella maniera più degna”, gli dice) e finisce con una scena simile ma opposta: Tex chino sul corpo morto dell’amico Phil (il traditore misterioso) mentre Kit cerca di consolare il padre: “Non tormentarti, pa’… chissà, forse neanche lui sarebbe in grado di dare risposta ai tuoi interrogativi”, gli dice riferendosi ai motivi del suo tradimento. In queste due splendide scene speculari è racchiusa la vicenda personale e il rapporto padre-figlio tra Tex e Kit, che è il tema centrale della storia, e che mai come in questa avventura era stato messo così in evidenza precedentemente. Alla fine il cerchio si chiude e Kit riesce a elaborare il lutto per la morte dell’amico navajo grazie anche al padre, che l’ha aiutato e “protetto” per tutto il viaggio, ed ora il figlio può a sua volta aiutare il padre cercando di attenuare la sua delusione per l’amicizia tradita. Nolitta (al suo meglio su Tex) riesce a costruire una storia bellissima, fatta di personaggi memorabili e di vicende avventurose in terre esotiche, come mai era stato visto su Tex (la precedente storia in luoghi esotici “Il tiranno dell’isola” di GL Bonelli è decisamente meno riuscita), un’avventura con la A maiuscola: spedizioni nella giungla, viaggi sotto piogge tropicali, zanzare e ragni velenosi, tribù indios, marines... Pericoli esterni , ma anche nemici interni (il giallo dei misteriosi traditori). Tutto a un ritmo sostenuto e incalzante (scazzottate, agguati, animali pericolosi, ecc.), ben calibrato, ma senza eccedere, lasciandosi il tempo, tra un pericolo e l’altro, di approfondire i rapporti tra i personaggi, mai banali (il fotografo, l’amico/nemico Phil, l’indio Boruca), e di filosofeggiare sul colonialismo, sulla corruzione dei politicanti di Washington, sull'amicizia. Dialoghi mai noiosi, anche se non del tutto texiani (ma è un bel po’ difficile, se non impossibile, riprodurre quelli di GL Bonelli). Non un western ambientato in Centro America, ma una storia originale, che non si limita a cambiare gli sfondi riproducendo gli stessi cliché. Un modello valido ancora oggi di come si possa coniugare la tradizione texiana con elementi innovativi o poco sfruttati (in questo caso il tema del viaggio e dell’esplorazione in terre ignote). Scene da ricordare: Kit affranto per la morte dell’amico, la scazzottata durante il ricevimento dell’ambasciatore, la morte del marine ferito lasciato indietro, e tante splendide immagini (come sempre) di paesaggi naturali by Giovanni Ticci, in una delle sue prove più riuscite (ma quali non lo sono?). Scritta nel 1981, esattamente 40 anni fa!
  25. Poe

    [01] [Almanacco 1994] La Ballata Di Zeke Colter

    Su questo sono d'accordo, fare paragoni con storie molto diverse tra loro non ha molto senso. Ma la deviazione del discorso era partita proprio da affermazioni assolutistiche che sembravano voler significare: fare una storia breve di alto livello è rarissimo, quasi solo Nizzi con questa c'è riuscito (mio riassunto di alcuni post). Opinione molto discutibile... che infatti è stata messa in discussione. Lungi da me denigrare "La ballata di Zeke Colter". Ben vengano gli apporti "moderni" alla tradizione, quando sapientemente realizzati.
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