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Carlo Monni

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Tutto il contenuto pubblicato da Carlo Monni

  1. Carlo Monni

    [688/689] Il messaggero cinese

    Aspetta e vedrai. A mio parere le prime sorprese arriveranno ai primi di marzo in occasione di Cartoomics, poi chissà? Non dimenticare che il compleanno effettivo di Tex è settembre. Vuol che sparino tutte le cartucce prima di allora? Secondo me il meglio se tengono per allora .
  2. Carlo Monni

    Tex Classic

    Galep non ha ritagliato nulla., caso mai lo ha fatto la rRedazione. Le prime 43 copertine del cosiddetto Tex Gigante, con l'eccezione forse dei num. 17 e 18, sono state realizzate in Redazione intervenendo sulle copertine degli Albi d'oro.. Non necessariamente sugli originali però ma anche su riproduzioni. I disegni aggiuntivi erano perlopiù di Franco Bignotti.
  3. Carlo Monni

    Dopo Il 700

    Sugli skinwalkers Boselli (soggetto) e Burattini (sceneggiatura) con Torricelli ai disegni hanno già realzzitoun'avventura di Zagor ("La strega della Sierra") più di ventì'anni fa. In effetti andrebbero bene anche per Tex,. Sarebbe il caso farci un pensierino.
  4. Che vuol dire "Vivere in Bonellilandia"? Io compro quel che mi piace e se mi interessa davvero lo compro. e non sto a guardare se costa dieci centesimi o quel che è in più e sono convinto che sia così anche per Ymalpas. Per il resto mi accodo al commento di NK.
  5. Carlo Monni

    Tex e il razzismo

    Io sono nato nel 1958 e per tutti quelli della mia generazioni negro era solo il termine per indicare le persone di colore senza alcun connotato o intenzione offensiva poi improvvisamente, credo negli anni 80, è diventato un insulto ed onestamente non ho mai capito come mai o perché . Mi sono chiesto spesso al riguardo cosa dovrebbero fare tutti coloro che parlano Spagnolo, lingua in cui negro vuol dire semplicemente nero, inventarsi un altro termine per indicare quel colore. Quanto agli epiteti usati da G.L. Bonelli mi vanno benissimo quando è chiaro che sono insulti rivolti agli avversari in quanto tali e non alla categoria a cui appartengono. Il Tex che conosco io non avrebbe remore a chiamare: "Muso di carbone" un avversario con cui si sta battendo ma non chiamerebbe mai così i neri nel loro complesso.. Per ciò che riguarda "Il ponte della battaglia", ed altre storie, verrebbe da pensare che qualcuno vorrebbe che i neri su Tex fossero sempre e solo mostrati come cattivi meglio se affiliati a qualche sinistra setta e che gli dia fastidio vederli apparire in chiave positiva. Insomma si ha l'impressione che si vorrebbe che Tex i neri ed i gialli li pestasse sempre invece di aiutarli. Mi sbaglio, devo sbagliarmi per forza.
  6. Carlo Monni

    Dopo Il 700

    Pre,messo che per me ci sono storie di Zagor più brutte, anche se tu avessi ragione, non sarebbe la prima volta che un personaggio apparso in una storia brutta, e Blondie non era nemmeno l'antagonista principale ma solo un intermezzo, si rivela interessante e dego di interesse in una storia successiva.
  7. Allora te lo dico io. Tu puoi volere quello che ti pare ma grazie a Dio non sei tu a decidere. Come tu hai il diritto incontestabile di avere le tue opinioni, così ognuno di noi ha il sacrosanto diritto di contestarle e quindi di ritenere che sbagli e dirtelo quando è il caso. Aldilà dei tuoi gusti nel cui merito non entro, una cosa che ti contesto da sempre è il tono ultimativo con cui spesso esprimi le tue opinioni quasi fossero verità incontestabili ed il tono infastidito se non addirittura talvolta risentito con cui reagisci quando qualcuno osa controbattere alle tue argomentazioni.
  8. Ma certo. Mi è sempre parso evidente.
  9. Ci sono anche altre ispirazioni: l'idea dello sceriffo senza pistola, figlio di un famoso sceriffo del passato e la gag dello scambio di persona all'arrivo della diligenza sono prese dal film "Partita d'azzardo" con James Stewart e Marlene Dietrich, in più ci sono anche elementi di "L'uomo che uccise Liberty Valance" , "un dollaro d'onore" ed altri film ancora Boselli è sempre stato bravissimo a prendere un po' qua ed un po' là e rielaborare il tutto in maniera originale.
  10. Carlo Monni

    [688/689] Il messaggero cinese

    Non hai capito niente invece e quanto a Brindisi, pazienta. No: Cossu disegna così, lo ha sempre fatto: è un esponente di quella che viene chiamata linea chiara, poco nero nelle sue vignette Sul definire discutibili i suoi disegni non mi soffermo, ognuno ha i suoi gusti: ciò che appare discutibile a qualcuno può sembrare ottimo a qualcun altro. Personalmente non mi fanno impazzire ma li trovo comunque accettabili.
  11. Anche a me, ma, ahimè, c'è chi non lo apprezza e perfino chi lo trova caricaturale, pensa te.
  12. Che il tuo amico si lamenta troppo e tra un po' si lamenterà ancora di più. Infatti. Da come l'ho capita io, la storia comincia dove siera fermata quella di Andreucci, tutto qui ed è una cosa che nei primi albi succedeva praticamente sempre. Non ne è il seguito.
  13. Perché "Peccato? il fatto che la storia riprenda da dove quella di Andreucci finiva è un male? "Non capisco davvero.
  14. Quando sparisci per mesi senza dare notizie o spiegazioni, credo che sia normale che i tuoi committenti si arrabbino e ti dicano :""Mai più".. Di sicuro niente storie lunghe per lui.
  15. Accipicchia, ho invertito i numeri. Nel 2043 io avrò appena 85 anni, cpnto decisamente di esserc.
  16. Ovvero 25 anni che è il tempo che separa il n. 400 dal 700. C'eravamo allora e ci saremo tra ancora nel 2034, vogliamo scommettere?
  17. No, era stata proprio pensata per questo formato. Certo, Boselli non si immaginava che Vannini ci avrebbe messo due anni a completarla. Si tratta di scelta voluta, è così ovvio: prima si completa il giro e solo dopo si ricomincia. Mi meraviglio che tu tu perda il tuo tempo a farti certe domande: i teorici del complotto sono dilettanti in confronto a te. Che io sappia no: è stata pensata per la lunghezza che ha. Certo, Boselli non pensava che Vannini ci mettesse due anni abbondanti a completarla .
  18. Vefi, a me non importa del tuo giudizio su Faraci: i gusti soggettivi in quanto tali non li discuto mai ed alcune delle tue opinioni le condivido perfino. Puntualizzavo solo il fatto che sembravi confondere il ruolo del soggettista e quello dello sceneggiatore tutto qui.
  19. Nel caso ti fosse sfuggito, il soggetto è ciò che stabilisce cosa accadrà nella storia. Se ci saranno cacce o inseguimenti sarà perché Cajelli così ha deciso e non perché Faraci ha deciso così di testa sua. Guarda "Carovana d'audaci", il cui soggetto era di Luca Barbieri, niente caccia, niente inseguimento. Il contributo di Faraci qui è dato dalla suddivisione in vignette e dai dialoghi. Diamo a Cesare quel che è di Cesare e soprattutto non accusiamolo ingiustamente di eventuali colpe non sue.
  20. Carlo Monni

    Galep 100

    Ah, stuzzicarmi non è poi così difficile.
  21. Come immaginavo, non hai capito un accidente di quel che ho detto. Io parlavo di stile, di modo di scrivere. Boselli ha uno stile per cui gli eventi che narra si risolvono invariabilmente nelle ultimissime pagine, idem per Manfredi, indipendentemente dal numero di pagine a disposizione. Ruju si trova a suo agio nel narrare storie con toni noir o melodrammatici. Faraci inizia una storia solitamente con una scena d'azione e poi spiega come ci si è arrivati. Nolitta usava il punto di vista del protagonista e non staccava praticamente mai da lui fino alla fine.. G.L. Bonelli e Nolitta, scrivevano a braccio spesso senza sapere dove sarebbero andati a parare o cambiando idea durante il percorso. Lo stesso vale per Boselli. Nizzi e Manfredi, d'altro canto, seguono un soggetto sostanzialmente rigido preparato in precedenza. Questo è stile, quella stessa cosa che rende Carlos Santana diverso da Jimi Hendrix o Eric Clapton e che li fa riconoscere a chi a orecchio sin dalle prime note anche quando si tratta di un brano nuovo mai sentito prima. Quello che dici tu ha a che fare con tutto questo quanto i cavoli hanno a che fare con la merenda.
  22. Vuoi una spiegazione? Eccoti accontentato: la scrittura è un processo creativo che riguarda innanzitutto l'immaginazione, l'avere un'idea, svilupparla e darle una forma, una direzione e poi mettere tutto su carta, cosa tutt'altro che semplice almeno all'inizio. Ogni scrittore ha un suo stile personale, debitore delle influenze che ha subito nella sua vita tramite fumetti, libri, film o pure e semplici esperienze di vita. Non esiste uno scrittore uguale ad un altro così come non esiste un essere umano uguale ad un altro, siamo tutti pezzi unici. Non puoi chiedere ad uno sceneggiatore di scrivere come un altro, non gli riuscirà mai davvero bene. Nizzi ci ha provato ed ha finito con l'andare in tilt. Quel che si può chiedere ad un autore è il rispetto del personaggio e questa è una questione di sostanza e non di forma Tu dici che esiste un solo modo di scrivere Tex. Sbagli e lo fai sotto due distinti profili. Il primo è semplice: la bontà di una storia di Tex non dipende e non può dipendere da cose come una scansione di vignette, dall'uso o non uso di didascalie o da come si susseguono gli eventi, dipende dal contenuto, dalla capacità di coinvolgere il lettore e di rispettare l'essenza del personaggio e del suo mondo. In secondo luogo quello che tu consideri l'unico modo di scrivere Tex, lo è in quanto filtrato dalla tua interpretazione di ciò che hai letto e che, come tale, non può che essere soggettiva. Non sei cambiato granché durante il tuo esilio: ti ergi ancora a portatore della verità e sei intollerante nei confronti di chi non la pensa come te. Ti sei' moderato, questo sì, ma un leopardo non può perdere le sue macchie e la tua vera natura salta fuori ogni tanto.
  23. Il fatto, mio caro maestro, è che scrivere non è come suonare e se non comprendi la differenza c'è poco da fare.
  24. In tutto il mondo conosciuto i fumetti escono in capitoli con un numero predeterminato di pagine, 20 per gli americani, 46 per i francesi, tanto per fare due esempi tipici ma i commenti sui finali affrettati li sento solo qui. Passiamo alla letteratura in prosa Isaac Asimov ed i suoi colleghi della cosiddetta Golden Age della fantascienza scrivevano racconti che dovevano avere una lunghezza compresa tra un minimo ed un massimo di parole ma nessuno ha mai pensato che savessero finali affrettati. La verità è che un autore non dico bravo ma semplicemente competente sa gestire il numero di pagine che ha a disposizione Se ne ha tante mette più cose, se ne ha poche esclude tutto quello che è superfluo. Un esempio tipico lo troviamo proprio nelle ultime storie di Pasquale Ruju. "Sparate sul pianista" ha tempi calibratissimi. Sono solo 32 pagine ma ci sta tutto quello che ci deve stare, non una di più, non una di meno e nessuna sensazione di frettolosità. La vicenda di "Wolfman" si conclude nelle ultime 16g pagine ancora una volta senza fretta ma con i tempi giusti. A Chunz dico solo che lui può trovare la cosa negativa quanto vuole ed è certo suo diritto pensarla così, ma questo non cambierà il lmodo di scrivere di Boselli e Manfredi, perché è così che viene loro naturale .
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